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SETTIMA SERIE

AVVERTENZA

l. Questo volume, secondo della serie VII, è compreso, in quanto ai limiti cronologici, tra il 27 aprile 1923 e il 22 febbraio 1924. Esso, cioè, va dall'allontanamento degli elementi del Partito Popolare dal primo Ministero Mussolini all'annessione di Fiume al Regno d'Italia: comprende pertanto, in tutti i suoi sviluppi, una questione internazionale di molto peso nel quadro della politica estera del fascismo: quella della crisi determinata dall'eccidio di Janina e dalla occupazione di Corfù.

2. Come il precedente, questo volume si compone soprattutto della documentazione tratta dall'Archivio Storico del Ministero degli Affari Esteri: l'Archivio della Cifra per i telegrammi di gabinetto, di grande registrazione e, iniziando dal gennaio 1924, di piccola 1'egistrazione (in arrivo, voli. 538, 553, 554, e in partenza, voli. 539, 556); lo stesso Archivio della Cifra per i telegrammi ordinari (in arrivo, voli. 528, 529, 530, 531, 532, 540, 541, e in partenza, voli. 534, 535, 536, 537, 548); l'Archivio di Gabinetto; l'Archivio della Direzione Generale degli Affari Politici; l'Archivio dell'Ambasciata di Londra; l'Archivio, infine, dell'Ufficio Stampa.

Per la ricostruzione dell'episodio di Corfù, si sono potuti sfruttare, per gentile interessamento dell'ammiraglio Giuseppe Fioravanzo, i documenti dell'Ufficio Storico della Marina, ed in parte riprodurli. Per alcune notizie contenute nelle note, si è potuto far riferimento altresì ad alcuni fondi conservati nell'Archivio Centrale dello Stato: e precisamente all'Archivio della Presidenza del Consiglio, ai Verbali delle deliberazioni del Consiglio dei Ministri ed all'Archivio della Segreteria di Mussolini.

Poche le ricerche fruttuose negli archivi privati. Per la gentilezza del Conte Filippo De Bosdari -e col cortese tramite dell'amico prof. Giorgio Cencetti si sono potuti utilizzare alcuni documenti e soprattutto le Memorie inedite del Conte Alessandro De Bosdari, in quegli anni ambasciatore a Berlino; l'Archivio Caetani ci ha consentito di integrare in qualche parte la documentazione; informazioni e consigli su alcune questioni si sono avuti dal cav. Giovanni Giuriat1, dal sen. Raffaele Guariglia e dall'Ambasciatore Giacomo Paulucci de' Calboli.

3. -Per le abbreviazioni si fa riferimento, come già per il volume precedente, ai criteri dell'avvertenza generale con le modifiche contenute nella tavola premessa al vol. XIII della serie VIII. Qui basta avvertire che la sigla (U S M) sta ad indicare l'Ufficio Storico della Marina; e che la sigla (p. r.) indica i telegrammi di piccola registrazione. 4. -Nel momento di licenziare il volume sento il dovere di ringraziare, oltre le personalità già ricordate, l'amico prof. Mario Toscano, vicepresidente della Commissione, per l'accurata revisione del testo, ed il prof. Renato Mori, Direttore dell'Archivio Storico del Ministero, che, ·come sempre, ha messo al servizio della Commissione, con larghezza e competenza, i fondi documentari affidati alle sue cure. Un ringraziamento particolare sento di dovere al dott. Giampiero Carocci ed alle sue preziose collaboratrici Emma Minniti e Luciana Scaramella.

RuGGERO MoscATI


DOCUMENTI
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IL DELEGATO ALLA CONFERENZA DI LOSANNA, MONTAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. RR. 3448/299/215. Losanna, 27 aprile 1923, ore 23,50 (per. ore 5 del 28).

Worovsky ha informato ufficialmente Segretario Generale Conferenza sua presenza Losanna in qualità di delegato Russia comunicandogli contemporaneamente che I.;egazione di Svizzera a Berlino ha rifiutato vistare passaporti corriere diplomatico russo e richiedendo perciò intervento Segretario presso il Governo federale. D'altra parte quest'ultimo ha domandato Ambasciata di Francia Berna se Russia sia rappresentata ufficialmente attuale Conferenza ed Ambasciata Berna ha girata domanda a Segretario Conferenza. Rumbold e Generale Pellé coi quali ho discusso questione hanno manifestato avviso decisamente contrario riconoscimento ufficiale di Worovsky non avendo delegazione russa risposto alla lettera del Segretario Generale in data 12 corrente di cui telegramma lndelli n. 272/189 (l) lettera autorizzata dai tre Governi invitanti. Ho fatto presente opportunità ritardare decisione circa riconoscimento o meno qualità ufficiale Worovski fino a che questi non abbia risposto predetta lettera e convenienza pel momento !imitarci sollecitare tale risposta ed al tramite del Segretario Generale. Sono riuscito far accogliere tale punto di vista ma non ho potuto però oppormi decisione concorde miei colleghi e Segretario Generale presente che qualora Worovski non rispondesse per lunedì o rispondesse evasivamente Segretario Generale sarà costretto rispondere Governo svizzero che Delegazione russa non ha qualità ufficiosa. Rilevo che delegazione francese e inglese sono vivamente preoccupate presenza Worovski che affermano essere venuto qui solo per sobillare turchi e compromettere firma. D'altra parte Governo federale non gradisce affatto presenza delegato russo. Guariglia vedrà stasera Worovski e lo metterà confidenzialmente al corrente situazione e atteggiamento tenuto da Delegazione italiana.

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IL DELEGATO ALLA CONFERENZA DI LOSANNA, MONTAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. RR. 3451/303/219. Losanna, 28 aprile 1923, ore 2,15 (per. ore 5).

Mio telegramma 299/215 (2).

Guariglia ha informato stasera confidenzialmente Worovsky della situazione mettendo in valore atteggiamento nostra Delegazione di cui egli è sembrato soddisfatto. Worovsky ha detto però di avere già stasera stessa, in

l

5 -Documenti diplomatici · Serie VII · Vol. II

risposta ad una telefonata di Massigli sollecitante riscontro a lettera 12 aprile, inviato una lettera al Segretario generale Conferenza. In tale lettera, di cui Worovsky ci ha mandato copia solo dopo colloquio con Guariglia, dichiara: l) di avere risposto lettera del 12-aprile mediante una nota diretta a Ministero degli Affari Esteri Italiano nella persuasione che questi ne avrebbe comunicato contenuto ad altri governi invitanti ed a Segretario Generale Conferenza; 2) che dovendo dedursi dalla sollecitazione telefonica di Massigli che Governo Italiano non ha comunicato suddetta nota alleati ne ripete ora testo cioè che lavori commissione stretti non sono terminati nella seduta primo febbraio come è provato da verbale n. 8, che occorre convocare nuovamente commissione per stabilire testo definitivo convenzione e firmarla, che Cicerin non ha mai affermato si rifiuterebbe firmare una convenzione stretti ma solo constatato progetto alleati elaborato senza partecipazione delegazione russa contraria interessi Russia; 3) quanto modificare eventuali vedute governo soviets egli Worovsky non potere pronunciarsi essendo impossibile comunicare liberamente con il suo Governo; 4) non volere credere che Potenze invitanti abbiano ricorso a metodi polizieschi per eliminare Russia da Conferenza contrariamente invito rivoltole dagli alleati 14 novembre 1922. Worovsky ha aggiunto Guariglia che se non gli fosse riconosciuta qualità delegato ufficiale e governo svizzero non permettesse in conseguenza venuta corriere diplomatico egli avrebbe lasciato Losanna e governo russo avrebbe altamente protestato contro ingiusto traitamento fattogli. Guariglia gli ha risposto che domani prevedibilmente delegati alleati avrebbero discusso risposta delegazione russa, che Delegazione italiana avrebbe fatto il possibile per esercitare azione conciliatrice il cui successo era però molto dubbio stante atteggiamento recisamente contrario delegati francese e inglese, che in ogni modo conveniva Worovsky non prendesse brusche decisioni per non compromettere maggiormente questione. Approfittando del fatto che lettera Worovsky non contiene un rifiuto esplicito firmare convenzione stretti e sembra riservi decisioni definitive governo russo studierò col dovuto tatto cercare ridurre intransigenza colleghi alleati ma temo che scorretto accenno a « metodi polizieschi » abbia compromessa questione.

(l) -Non pubblicato. (2) -Pubblicato al n. precedente.
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IL MINISTRO A VIENNA, ORSINI BARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 3462/341. Vienna, 28 aprile 1923, ore 14 (per. ore 17,15).

Nella seduta del Consiglio Nazionale iersera il Cancelliere ha parlato del suo viaggio in Italia senza dire alcuna parola della sua visita al Vaticano. Ha parlato dell'imminente conclusione del trattato di commercio e ha detto di avere constatato come in Italia il Governo si rende conto delle speciali condizioni dell'Austria e della necessità per questa di cercare di giungere ad avere coi vicini e principalmente con l'Italia speciali rapporti economici. Ha dichiarato la sua gratitudine per le accoglienze ricevute e la sicurezza acquisita che V. E. è sempre pronto ad intervenire nelle questioni in corso con l'Italia per condurle ad un risultato buono anche per l'Austria. Ha accennato alla questione della regolarizzazione del confine della Carinzia, il traffico di frontiera per la Sudbahn il cui accordo non è stato ancora presentato al Consiglio Nazionale perchè occorre avere il parere del Commissario della Lega delle Nazioni e della Commissione delle Riparazioni e quello del Comitato di controllo. Passando alle questioni del risanamento Cancelliere ha detto di avere la convinzione ehe

V. E. comprende bene quanto sia meglio per l'Europa tutta che l'Austria sia conservata e posta sopra una nuova base economica sana. Egli spera quindi che il Governo austriaco in tutte le questioni che possano sorgere in relazione all'opera di risanamento, potrà calcolare sull'appoggio del Governo d'Italia.

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IL DELEGATO ALLA CONFERENZA DI LOSANNA, MONTAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 3474/310/226. Losanna, 28 aprile 1923, ore 23,30 (per. ore 1,30 del 29).

Mio telegramma n. 303/219 (1).

Oggi ci siamo riuniti per esaminare lettera Worovski. Avendo Pellé e Rumbold cominciato col rilevare che Governo italiano non sembrava avere comunicato a Governi di Londra e Parigi lettera indirizzatagli da Worovsky in risposta a nota del 12 aprile del Segretariato Generale della Conferenza, ho risposto non poterli seguire in tale discussione non essendo in grado di rispondere. Come prevedevo colleghi erano irritatissimi per accenno fatto da Worovski a «metodo poliziesco». Ho fatto di tutto per evitare si desse qui una soluzione affrettata ed impulsiva alla questione e cosi è stato stabilito deferire la decisione ai nostri Governi coll'intesa che nel frattempo Segretariato Generale della Conferenza si asterrà da qualsiasi comunicazione a Worovski. Rimaniamo quindi in attesa d'istruzioni dei rispettivi Governi.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL DELEGATO ALLA CONFERENZA DI LOSANNA, MONTAGNA

T. 1643. Roma, 28 aprile 1923.

Telegramma della S. V. n. 295/211 (2).

Approvo linea di condotta adottata di servirsi questione riparazioni come

materia di negoziato per soluzione altre questioni e V. S. continui a seguirla

fino a quando ciò sarà possibile senza venire in aperto contrasto con delega

zioni alleate.

Prima di decidere circa ultimo limite cui ridursi al momento opportuno,

prego V. S. telegrafarmi se con stralcio sette milioni rappresentanti contro

valore navi ed interessi relativi, Inghilterra intendesi soddisfatta per reclami propri sudditi o pretende partecipare anche per un terzo alla parte residuale di cinque milioni. Tale ultima soluzione sarebbe assolutamente ingiusta ed ella vorrà opportunamente farlo presente suoi colleghi, sembrandomi d'altronde sicuro che otterrà appoggio incondizionato francese su questa tesi.

(l) -Pubblicato al n. 2. (2) -Trasmesso alle ore 17,15 del giorno 27 e pervenuto alle ore 3 del 28, non pubblicato.
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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA

T. R. 1650. Roma, 28 aprile 1923, ore 22.

Ringrazio vivamente V. E. del telegramma 683 (l) che ho letto con il più vivo interesse. Concordo in massima sui suoi giudizi circa duplice delicata nostra posizione riguardo questione della Ruhr e sue possibili conseguenze. Alle considerazioni da lei accennate però molte altre potrebbero aggiungersi. Sarei anzi molto grato a V. E. se volesse maggiormente determinare il suo pensiero circa possibile nostra richiesta di una eguale libertà d'azione nel Settore Orientale verso Austria e Jugoslavia. La prego altresì di continuare a tenermi minutamente al corrente di ogni eventuale nuovo progetto finanziario francese o modifica dell'esistente per definitiva soluzione questione riparazioni. È superfluo che io richiami la sua atteazi.one sui pericoli e sulle gravi complicazioni cui si andrebbe incontro se costì qualcuno pensasse di sostenere seriamente una soluzione di pagamenti privilegiati per la Francia a titolo di indennizzo per le spese da essa incontrate per la occupazione della Ruhr.

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IL MINISTRO AL CAIRO, ALDROVANDI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 3484/63. n Cairo, 29 aprile 1923, ore 14 (per. ore 17,30).

Ho inviato al Senusso seguente comunicazione: «All'Emiro Saied Mohamed Idris el Senussi. Heliopolis. Ho l'onore di comunicarvi che il Governo italiano ha dovuto prendere in considerazione la sistematica violazione da parte vostra degli accordi già intervenuti tra il Governo italiano e voi. Tale violazione è giunta al punto che voi avete stretto segrete intese coi ribelli della Tripolitania ed avete usurpato la sovranità italiana in entrambe le Colonie libiche, accettando emirato su di esse. Debbo pertanto dichiararvi, d'ordine del mio Governo, che il Governo del Re denunzia gli accordi intervenuti tra il Governo italiano e voi. F.to Aldrovandi Inviato Straordinario e Ministro Plenipotenziario di

S. M. _il Re d'Italia».

Ho inviato testo comunicazione in italiano con allegata traduzione in arabo. Prego telegrafarmi se la dichiarazione sarà pubblicata in Italia nel qual caso la pubblico in Egitto (1).

(l) Pubblicato al n. 751 del vol. precedente.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL DELEGATO ALLA CONFERENZA DI LOSANNA, MONTAGNA

T. 1667. Roma, 30 aprile 1923, ore 14,30.

Suoi telegrammi circa partecipazione Russia e per ultimo telegramma

n. 310/266 (2).

Effettivamente Worovsky mi diresse prima di partire per Losanna nota di protesta contro il contenuto della lettera a lui rivolta il 12 aprile da Massigli, specificando i motivi di tale protesta presso a poco nei termini di cui al telegramma della S. V. n. 303/219 (3). Nessun accenno però era fatto nella suddetta nota (della quale invio ad ogni buon fine copia alla S. V. col corriere) (4) ad eventuale desiderio che da parte nostra ne venisse data comunicazione ai governi alleati.

Segretario Generale di questo Ministero espose inoltre a Worovsky, in un colloquio ch'ebbe con lui dopo la ricezione della nota stessa, atteggiamento del R. Governo in proposito facendogli presente come nostro punto di vista favorevole ad intervento russo fosse stato ripetutamente manifestato ai Governi alleati i quali erano però rimasti fermi nel loro modo di vedere. Senatore Contarini gli consigliò quindi rispondere alla lettera di Massigli manifestando chiaramente le proteste e considerazioni di cui alla già citata nota, e gli lasciò comprendere come R. Governo non solo non si sarebbe opposto ad un eventuale riesame a Losanna del regime degli stretti in senso più favorevole ai desiderata russi, ma lo avrebbe anche appoggiato qualora altre potenze invitanti entrassero . in quest'ordine di idee.

Tanto le comunico per sua norma, mentre approvo linea di condotta seguita da codesta delegazione nella questione.

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IL MINISTRO A BUCAREST, ALOISI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 3509/88. Bucarest, 30 aprile 1923, ore 23,40 (per. ore 3,30 del l maggio).

Stamane avuto luogo lunga conferenza con questo Ministro Affari Esteri insieme Ministro Finanze. Quest'ultimo è la figura predominante dell'attuale gabinetto liberale ed ha molta autorità anche presso il fratello Presidente del

Consiglio che nulla fa senza di lui consenso. Abbiamo esaminato questione buoni tesoro e quelle pendenti fra i due paesi che fanno oggetto dei miei telegrammi successivi. Ho trovato il Ministro nelle migliori disposizioni far stringere maggiori rapporti economici tra i due paesi ma molta intransigenza nel Ministro delle Finanze circa soluzione di quelle questioni finanziarie già formanti accordo tra il Governo romeno ed altre nazioni, e che a noi interessano particolarmente. Conversazione tra me e Vintila Bratianu è stata improntata a maggiore cortesia e franchezza, ma ha avuto passaggi duri dato il carattere del Ministro delle Finanze. Il quale è oggetto quotidiani attacchi dell'opposizione e stampa per la sua politica finanziaria che scredita Romania all'estero. È mia opinione che occorra molta tenacia per ottenere corrispondenti vari problemi. Dopo domani avrò altra conferenza con Ministro Affari Esteri circa altre questioni non finanziarie.

(l) -Trasmessa copia al Ministero delle Colonie direttamente dall'Ufficio cifra. (Nota del documento). (2) -Pubblicato al n. 4. (3) -Pubblicato al n. 2. (4) -Non pubblicata.
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IL MINISTRO A BUCAREST, ALOISI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 3510/89. Bucarest, 30 aprile 1923, ore 23,20 (per. ore 4,30 del l maggio). Seguito mio telegramma n. 88 (1).

Bratianu mi ha subito dichiarato che prima di procedere consolidamento buoni tesoro si era assicurato consenso R. Governo, ma se avesse potuto prevedere attuale opposizione italiana egli non avrebbe fatto operazione. Ho risposto e dimostrato che il Governo italiano per dare prova di amicizia non ha voluto ostacolare operazione consolidamento che doveva portare grandi vantaggi Romania e che perciò istituto aveva soltanto autorizzato Banca Commerciale offrire pubblica conversione facoltativa buoni tesoro. Vi era perciò un malinteso, circa il quale scriverò speciale rapporto. Ho quindi esposto Bratianu impossibilità detentori italiani accettare consolidamento e necessità assoluta dati rapporti attuali politico-economici due paesi, di addivenire ad altre condizioni di consolidamento e ad un'altra soluzione poichè detentori italiani si trovavano assoluta necessità commerciare senza troppo grave perdita buoni tesoro. Bratianu ha risposto che trovasi nell'impossibilità assoluta, per gli accordi presi a Londra, di fare agli italiani condizioni speciali che sarebbero oppugnate dai detentori inglesi. Ho allora emesso proposta di fare venire Bucarest Commissione italiana rappresentante consorzio detentori buoni tesoro per metterla in contatto Commissione romena da lui nominata onde trovare soluzione la quale, secondo mio personale avviso, poteva essere quella di ottenere che una parte buoni tesoro potesse servire a pagare dazi esportazione ed altri come apporto capitale italiano in una società sfruttamento itala-romena da costituirsi. Bratianu ha risposto che per la stessa ragione degli impegni presi cogli accordi di Londra, non poteva accogliere idea Commissione mista nè pagamento dazi esportazione con buoni tesoro. Ne è seguita una lunga discussione Bratianu pretendendo che

detentori italiani non avevano capito vantaggi consolidamento e che Governo italiano aveva torto appoggiarli. Ho risposto energicamente per ribattere argomenti ed alla fine per non inasprire la questione ho dichiarato che occorreva venire ad una soluzione pratica. E poichè egli credeva che italiani non fossero sufficientemente illuminati, una discussione tra lui e la Commissione italiana che aveva pieni poteri dal Consorzio sarebbe servita allo scopo. Egli ha condiviso la mia maniera di vedere e si è dichiarato pronto ricevere la Commissione. Allora ho opposto al Ministro delle Finanze quesito: se commissione italiana procederà qui costituzione società italo-romena per sfruttamento petroli od agricola egli avrebbe appoggiato tale iniziativa. Bratianu si era prima trincerato dietro incompetenza del Ministro finanze a decidere su tali argomenti ma quando gli ho dimostrato che tale proposta rientrava nel quadro sua politica economicofinanziaria da lui esposta Camera dei Deputati ed essendo Ministro Affari Esteri presente veniva sostenere mia tesi ha dichiarato che sosterrà tale soluzione.

Ne ho profittato per farmi ripetere dichiarazioni già fatte mio predecessore e che cioè se altre nazioni otterranno concessioni petrolifere l'Italia ne profitterà ugualmente. Da informazioni oggi assunte, la costituzione di una società italo-romena per lo sfruttamento di petroli e agricola, è di possibile realizzazione. Sottopongo quindi E. V. proposta per invio immediato Bucarest Commissione rappresentanza consorzio detentori buoni tesoro per le seguenti ragioni:

l) Commissione si renderà qui conto difficoltà risoluzione problema, sospendendo così pari tempo fino soluzione, campagna giornali italiani od altre manifestazioni dannose relazioni tra i due paesi.

2) Bratianu misurerà meglio resistenza e ragioni italiane e tanto più appoggierà risoluzione risolutiva della costituzione società italo-romena.

3) Riuscendo costituire società si risolverà doppio problema dei buoni tesoro e della concessione sfruttamento petroli (o agricola per emigrazione secondo istruzioni che V. E. vorrà impartirmi).

Ma occorre che la Commissione sia prevenuta delle idee del signor Bratianu esposte nel presente telegramma.

(l) Pubblicato al n. precedente.

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IL MINISTRO A BUDAPEST, CARACCIOLO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 3528/141. Budapest, 1 maggio 1923, ore 21,45 (peT. ore 2 deL 2).

Ministro degli Affari Esteri mi ha intrattenuto sugli scopi principali del viaggio Presidente del Consiglio Bethlen e Ministro delle Finanze Kallay a Parigi Londra e Roma. Mi ha parlato lungamente delle tdstissime condizioni finanziarie dell'Ungheria che solo un prestito all'estero poteva salvare e perciò necessitava ottenere un lungo rinvio dei pagamenti in conto riparazioni. Temendo oltre modo che un accordo finanziario con l'Inghilterra ci tolga per molti anni ogni preponderanza in questo Stato gli ho chiesto se erano state intavolate trattative con qualche gruppo bancario e di quale Stato.

Daruvarj mi ha risposto non vi sono state finora serie trattative con alcuni gruppi speciali ma che governo ungherese intendeva rivolgersi in pari tempo ai maggiori gruppi bancari d'America Inghilterra Francia e Italia non volendo far accordo speciale con uno Stato solo. Mi ha soggiunto che fortunatamente la situazione politica dell'Ungheria era differente da quella dell'Austria e che le Grandi Potenze nel salvarla avevano dovuto salvaguardare il suo governo quasi comunista mentre l'Ungheria avendo un forte governo poteva difendersi da se stessa da qualsiasi politica demagogica. Mi ha espresso a sua volta il desiderio del Presidente del Consiglio Bethlen che io mi trovi presente a Roma durante la sua breve permanenza.

Governo britannico avrebbe dato seri affidamenti a quello Ungherese per una favorevole soluzione del rinvio dei pagamenti.

Ministro degli Affari Esteri mi ha soggiunto, non nascondendomi i suoi dubbi, che Benes gli avrebbe pure fatto dire che il suo governo appoggierà a Parigi la domanda di rinvio dei pagamenti. D'altra parte sono venuto a conoscenza che Ministri della Piccola Intesa a Budapest si sono riuniti per chiedere garanzie militari nel caso della conclusione del prestito.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA

T. 1682. Roma, 2 maggio 1923, ore 15.

Attiro attenzione di V. E. su dispaccio Reuter di cui al mio telegramma

n. 1681 (1).

È superfluo confermarLe che definizione questione Giubaland in occasione prossima visita Sovrani ci riuscirebbe sommamente grata e che anzi giudicheremmo tale atto quasi indispensabile.

Qualora però queste non fossero le intenzioni del Foreign Office sarebbe oltremodo desiderabile evitare comunicazioni come quelle della Reuter destinate a nutrire inutili speranze che darebbero poi luogo a disillusioni ed amari commenti molto inopportuni nell'attuale circostanza.

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IL DELEGATO ALLA CONFERENZA DI LOSANNA, MONTAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 3554/325/241. Losanna, 2 maggio 1923, ore 17,30 (per. ore 19,25).

Miei telegrammi n. 284/201 (2) ed analoghi successivi nonchè telegramma di V. E. n. 1672 (3). Ieri sera in un prolungato ab_boccamento di carattere generale con Ismet, questi, avendovi io fatto incidentalmente cadere il discorso, oppose la consueta

telegramma.

intransigenza alla mia richiesta che ritirasse la riserva circa Castelrosso. Ciò nondimeno confermo le mie primitive impressioni circa la reale intenzione della Delegazione turca. Ripeto che nella questione temesi sopratutto la duplicità di Curzon. A questo proposito mi risulterebbe che la Delegazione britannica ha telegrafato da vari giorni a Londra facendo una proposta per affrettare la soluzione da noi desiderata, ma fino ad oggi essa non ha ricevuto risposta. Pellé è invece in possesso di istruzioni continuare ad appoggiarci. Intanto, come meglio ,specificato altrove, in uno degli articoli circa la ripartizione delle quote del debito pubblico ottomano, ho fatto mantenere la formula che ci obbliga al pagamento degli arretrati pel Dodecaneso solo sino all'anno 1920. Mi adopero ancora, ove possibile, per provocare la creazione di casi simili di nostra oppoSIZIOne per munirmi in ultima analisi di maggiori materie di scambio. Prego comunicare Rodi (1).

(l) Trasmesso in pari data, a firma Contarini, non pubblicato in quanto il contenuto del comunicato Reuter è implicitamente riassunto, nella sua parte principale, nel presente

(2) -Pubblicato al n. 743 del vol. precedente. (3) -Trasmesso il l maggio alle ore 17, a firma Arlotta, non pubblicato, col quale si comunicava a Montagna la notizia, proveniente da Romano Avezzana, del proposito francese di mantenere a Losanna il fronte unico alleato.
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L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 3574/383. Londra, 2 maggio 1923, ore 22,15 (per. ore 3,40 del 3).

Telegramma di V. E. n. 1630 (2).

Ho intrattenuto Curzon della questione di Castelrosso secondo le istruzioni di V. E. Egli mi ha fatto rilevare che Rumbold aveva fortemente appoggiato la nostra delegazione a Losanna e mi ha dichiarato che la rappresentanza britannica colà avrebbe continuato a mantenere lo stesso solidale atteggiamento. Egli ha aggiunto che davanti ad una collaborazione così solidale da parte degli alleati egli nutriva fiducia che i turchi avrebbero finito per cedere. Stimo opportuno aggiungere a V. E. che avendo Montagna manifestato dei dubbi sulla sincerità dell'azione di Curzon non ho creduto doverlo ringraziare per l'atteggiamento britannico. Ho anzi creduto dover insistere sulla necessità di una costante solidarietà fra gli alleati circa una questione che ci stava sommamente a cuore. Dalla conversazione non ho rilevato che Curzon potesse fare un doppio gioco incoraggiando di sottomano turchi alla resistenza e perciò sarebbe opportuno che Montagna fornisse qualche precisione e qualche dato sui motivi che lo inducono a nutrire suoi dubbi di slealtà onde io possa in altre occasioni conformare il mio linguaggio maggiormente in relazione al reale stato delle cose.

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 3579/386. Londra, 2 maggio 1923, ore 22,15 (per. ore 5,15 del 3).

Oggi ho preso congedo da Curzon dicendogli che mi recavo per pochi giorni a Roma per assistere visita Sovrani Inghilterra; Curzon ha tenuto ripetermi

quanto gli rincrescesse di non poter accompagnare suoi Sovrani in Italia ed essere presente a questa manifestazione di amicizia italo-inglese aggiunse chE: il rincrescimento era tanto più grande in quanto gli veniva meno un'occasione di incontrarsi con V. E. per cui mi ha delineato sentimenti di profonda stima e simpatia.

In questi ultimi giorni non ho mancato di cercare con ogni mezzo, valendomi anche di quanto V. E. mi ha comunicato col telegramma n. 3440 (1), di indurre Curzon a recarsi Roma. Ma ho dovuto convincermi effettivamente egli non è in grado per le noté ragioni di salute di sopportare fatiche di un lungo e rapido viaggio. Mi risulta inoltre che anche il Re Giorgio ha fatto il suo possibile per essere accompagnato da Curzon il quale si è dovuto scusare adducendo le medesime ragioni.

Ad ogni buon fine credo opportuno aggiungere che dopo partenza di Bonar Law Curzon ha avuto incarico di presiedere i Consigli dei Ministri. Mi risulta inoltre che è stata discussa la questione se un altro membro del Governo potesse accompagnare Sovrano nel suo viaggio all'estero. Questione è stata risolta negativamente stante il precedente che la Regina Vittoria in un suo viaggio a Berlino non avendo potuto essere accompagnata dal Ministro degli Esteri vi si recò senza essere accompagnata da nessun altro membro del Governo.

(l) -Il telegramma fu trasmesso anche a Parigi, Londra e Costantinopoli. (2) -Trasmesso il 27 aprile alle ore 1,30, non pubblicato.
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IL DELEGATO ALLA CONFERENZA DI LOSANNA, MONTAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 3569/332/247. Losanna, 3 maggio 1923, ore l (per. ore 2,35).

Telegramma di V. E. 1674 (2), mio telegramma 239 e fine mio telegramma

n. 237/243 (3).

Stasera Pellé mi ha dato lettura di vari telegrammi con cui Poincaré ilo ha messo al corrente del modo di vedere del governo francese e dell'azione che il medesimo fa svolgere a Londra circa le riparazioni turco-alleate. Ho notato identità fra la posizione e linea di condotta francese ed italiana. Pellé ha d'altro canto ricevuto istruzioni di intrattenere analogamente Rumbold, il che egli ha fatto già nella serata. Tanto il collega francese che io ci siamo convinti chle Rumbold è nel maggiore imbarazzo di fronte all'atteggiamento dell'Italia e della Francia, la quale cosa lascierebbe intuire che di fronte ai turchi l'arbitraria decisione di Curzon è acquisita. Resta a vedere in base a quale mercato (4).

(l) -Trasmesso il 6 aprile alle ore 1,20, non pubblicato, col quale Mussolini faceva pressioniperchè Curzon si recasse in Italia con i sovrani inglesi. (2) -Trasmesso il l maggio alle ore 18 a Romano Avezzana, non pubblicato, relativo alla questione delle riparazioni turche. (3) -Telegramma 3533/323/239, trasmesso il 2 maggio alle ore l e pervenuto alle ore 4,30 e telegramma 3558/327/243, trasmesso il 2 maggio alle ore 19,20 e pervenuto alle ore 21, non pubblicati, relativi alla questione delle riparazioni turche. (4) -Il telegramma fu trasmesso anche a Londra, Parigi e Costantinopoli.
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IL DELEGATO ALLA CONFERENZA DI LOSANNA, MONTAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. CONF. 3570/343/248. Losanna, 3 maggio 1923, ore 1 (per. ore 2,35).

Mio telegramma n. 325/241 (1).

Pellé mi ha detto che dal canto suo non avrebbe obiezioni ad accedere alla richiesta turca circa fissazione frontiera Maritza in cambio del ritiro da parte turchi della riserva per Castelrosso. In via riservata mi ha aggiunto che Rumbold al quale ne aveva parlato giorni fa gli ha detto iersera non essere incline alla cosa preferendo riservare tutte le concessioni che si possono fare ai turchi al mercato dell'ultim'ora. Questo potrebbe essere il verbo della risposta che Rumbold attendeva da Londra. Me lo aspettavo. In tale stato di cose, salvo che non riceviamo formale affidamento da Curzon circa appoggio per una pronta completa soluzione a noi favorevole della questione di Castelrosso, non mi presterò al giuoco del Ministro degli Affari Esteri britannico.

18

L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. RR. 212/389. Londra, 3 maggio 1923, ore 2,25 (per. ore 14).

Decifri Ella stessa.

Curzon che ho visto oggi mi ha detto di aver ricevuto un momento prima che entrassi nota tedesca che contiene preannunzio nuove proposte per riparazioni. Ha aggiunto che non le aveva ancora esaminate e che quindi non era in grado comunicarmi neppure in modo sommario le sue prime impressioni. Mi ha detto che in seguito a questo nuovo passo tedesco gli Alleati dovevano stare in guardia e non prestarsi al probabile giuoco del Governo germanico di dividere maggiormente Alleati stessi come gli sembra esso avesse di mira. Perciò egli si proponeva di non far ,conoscere suo modo di vedere a Berlino se non dopo aver avuto uno scambio di idee con gli Alleati. Espresse sua fiducia che anche V. E. vorrà seguire stessa procedura. Ho risposto che V. E. sarebbe stato d'accordo con lui per tradurre in pratica quella comunità di intenti ormai stabilita fra i due Governi su questione riparazioni. Curzon che si mostrava preoccupato dell'atteggiamento già preso da Poincaré ancor prima di conoscere contenuto delle proposte tedesche, mi ha spontaneamente assicurato che dopo esame delle proposte di Berlino avrebbe ripreso meco conversazioni confidenziali per stabilire il da farsi. Mi ha detto che era molto lieto imminente viaggio a Roma in modo che al mio ritorno avrei potuto comunicargli con la massima sollecitudine pensiero di V. E. Dall'insieme della conversazione ho ricevuto sicura impressione: l) che Curzon non si pronuncierà ufficialmente sulla nuova

comunicazione tedesca se non dopo che si sia pronunciato esplicitamente Governo francese; 2) che permane vivissima preoccupazione di non peggiorare situazione urtando in un modo qualsiasi suscettibilità Poincaré.

(l) Pubblicato al n. 13.

19

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA

T. GAB. RR. P. 81. Roma, 3 maggio 1923, ore 24.

Decifri Ella stessa.

Telegramma di V. E. n. 389 (1).

Prego assicurare Curzon, che intendo anch'io, dopo esaminato il progetto tedesco, avere con lui uno scambio d'idee, prima di prendere qualsiasi determinazione.

20

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL DELEGATO ALLA COMMISSIONE PER LE RIPARAZIONI DI PARIGI, SALVAGO-RAGGI

T. 1701. Roma, 3 maggio 1923, ore 24.

Suo telegramma 3564 (2).

R. Incaricato d'Affari a Budapest mi aveva informato con suo telegramma 17 corrente (3) che in relazione piano restaurazione finanziaria Ungheria Presidente del Consiglio Ungherese si sarebbe recato a Parigi Londra e Roma accompagnato da Ministro delle Finanze. Scopo principale del viaggio sarebbe stato quello di ottenere dalla Commissione Riparazioni autorizzazione trattare prestito all'estero giudicato indispensabile per risolvere questioni finanziarie. Gli ho risposto che avrei veduto con piacere Bethlen per intrattenermi con lui sulle questioni che interessano i nostri due paesi; e che per quanto concerneva la questione delle riparazioni in particolare ero disposto in massima ad assumere l'atteggiamento più benevolo possibile.

Nel frattempo mi è pure pervenuta nota di questa Ambasciata britannica con cui il Governo inglese comunicava che in seguito notizie inviate~li dal suo Ministro a Budapest circa condizioni finanziarie ungheresi sulla base rapporto di Sir William Goode, esso è persuaso che allo stato delle cose converrebbe che gli alleati si accordassero su una proroga di venti anni per il pagamento delle riparazioni ungheresi, in modo che l'Ungheria sciolta dai pegni relativi alle riparazioni potesse contrarre un prestito.

Il Governo britannico ha chiesto quindi che da parte nostra venisse data benevola accoglienza ad una simile richiesta qualora essa venisse presentata

dal Governo ungherese alla Commissione delle Riparazioni. Ho risposto che

R. Governo, animato da favorevoli disposizioni, prendeva in esame tale possibilità concordando in massima nel punto di vista del Governo britannico.

Da quanto precede V. E. potrà trarre norma per i colloqui che avranno luogo in argomento presso codesta Commissione.

(l) -Pubblicato al n. precedente (2) -Trasmesso il 22 aprile alle eire 12 e pervenuto alle ore 15, non pubblicato, col quale Salvago-Raggi chiedeva istruzioni in merito al viaggio di Bethlen a Parigi. (3) -Del 17 aprile, pubblicato al n. 720 del vol. precedente.
21

IL DELEGATO ALLA CONFERENZA DI LOSANNA, MONTAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 3643/341/255. Losanna, 5 maggio 1923, ore 0,15 (per. ore 3).

Telegramma di V. E. n. 1702 (1).

Non posso che confermare i miei telegrammi analoghi e segnatamente mio telegramma n. 343/248 (2) i quali forniscono indicazioni che mi sembrano sufficienti circa intenzioni di Curzon. Notisi contegno di questa Delegazione britannica di fronte alle mie insistenze perchè que,stione di Castelrosso non sia lasciata trascinare. Appoggio fino ad ora datoci in sede comitato dalla Delegazione britannica non serve a distruggere dubbio circa lealtà di Curzon che fece inserire a verbale dopo la seduta del 27 marzo a Londra che egli ci avrebbe appoggiati «nella prima fase» delle trattative. A mio subordinato avviso occorre ottenere da Curzon dichiarazioni esplicite che annullino quelle sue riserve e che questa Delegazione britannica sia solidale con noi non solo nei limiti di un formale atteggiamento ma anche nell'azione che svolgiamo per conseguire completa soddisfazione dai turchi prima che si giunga alla stretta della Conferenza.

22

IL MINISTRO A VIENNA, ORSINI BARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 3666/356. Vienna, 5 maggio 1923, ore 15 (per. ore 18,30).

Ieri sera Commissario Generale Lega delle Nazioni è venuto a consegnarmi risposta scritta alla mia comunicazione relativa al telegramma di V. E. numero 1662 (3).

Invio per corriere testo ( 4). Risposta contiene anzi tutto promessa usare tutta la sua influenza per arrivare risanamento finanze austriache nel termine previsto dal protocollo Ginevra. Rammarica non potere per il momento far avanzare questione nomina esperto monopolio tabacchi.

Quanto a nomina del Consigliere straniero Banca Zimmermann afferma aver fatto tutto il possibile per addivenire proroga e nomina altro candidato

lasciando cadere Schnyder ma banchieri Londra si oppongono nella forma più positiva ad ogni ritardo allegando che successo emissione prestito dipende da sollecita nomina del Consigliere e che non è possibile trovare un altro candidato altrettanto qualificato per quel posto quanto Schnyder. In tale stato di cose Commissario scrive che metterebbe in pericolo prestito se esitasse domandare nomina Schnyder.

Per vincere opposizione italiana a questa nomina ha offerto a Biancheri ed offre oggi nomina di un ingegnere italiano per studiare forze idriche in Austria. Commissario rinnova assicurazione che esaminerà seriamente ogni domanda di una società italo-austriaca tendente esercire linee Sudbahn situate nel territorio austriaco. Commissario verbalmente si è rivolto a me perchè metta in evidenza importanza concessione che egli è disposto a fare al

R. Governo incaricando ingegnere italiano studiare forze idrauliche. Egli affiderebbe a noi di proporre questo esperto che se dotato, oltre capacità tecnica, anche di abilità commerciale potrebbe aprire all'Italia vasto rimunerato campo d'azione politicamente di grande importanza. Commissario mi prega inoltre fare rilevare a V. E. che continuando nella sua opposizione allo Schnyder Italia mette in pericolo opera ricostruzione e si mette contro all'opinione pubblica cecoslovacca francese ed inglese.

Parlamento austriaco ormai ha approvato progetto di legge; nomina Schnyder sarà fatta non appena Consiglio d'amministrazione Banca nella sua prossima riunione alla fine di questa od al principio prossima settimana avrà consentito onorario Schnyder progettato a 3000 sterline annue.

(l) -Trasmesso il 3 maggio alle ore 24, non pubblicato, col quale veniva comunicato a Montagna il telegramma pubblicato al n. 14. (2) -Pubblicato al n. 17. (3) -Trasmesso il 29 aprile alle ore 23,30, non pubblicato, relativo alla questione del risanamento finanziario dell'Austria ed alla opposizione italiana alla nomina di Schnyder. (4) -Non pubblicato.
23

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL MINISTRO A BUCAREST, ALOISI

T. 1723. Roma, 6 maggio 1923, ore 2.

Telegramma della S. V. n. 84 (1).

Ho ricevuto signor Constantinescu e l'ho intrattenuto sulla questione consolidamento Buoni Tesoro, su quella delle espropriazioni in danno di Italiani nonchè circa ditta Romeo per la quale ultima segue dispaccio (2).

Pur senza entrare nei particolari che gli sono stati poi esposti e con lui discussi in apposito colloquio dall'onorevole Angelini in nome del consorzio portatori buoni tesoro, ho vivamente raccomandato la soluzione di tali questioni facendogli rilevare come da essa precipuamente dipenderà lo stabilirsi di quei rapporti politici invocati dalla Rumania e che è nostro desiderio di creare con tale stato. Signor Constantinescu ha promesso di appoggiare 1i nostri desiderata.

Quanto precede per notizia e norma di linguaggio della S. V. tenendo però presente che per ovvie ragioni delicatezza verso propri colleghi gabinetto, Constantinescu tiene a non apparire come aver preso parte preponderante nella trattativa, specialmente dato carattere privato suo recente viaggio a Roma.

(l) -Tel. 3444/84, trasmesso il 27 aprile alle ore 21,20 e pervenuto alle ore 3,30 del 28, non pubblicato, col quale Aloisi annunciava l'arrivo in incognito a Roma del ministro romeno dell'Agricoltura e Demanio, Constantinescu. (2) -Non pubblicato.
24

IL MINISTRO A SOFIA, RINELLA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. 3695/112. Sofia, 6 maggio 1923, ore 20,30 (per. ore 15).

Mi riferisco al telegramma di V. E. 1621 (1).

Ho comunicato verbalmente disposizioni favorevoli questo governo che se ne è mostrato particolarmente lieto e soddisfatto. Stamboliski amò confermarmi suoi sentimenti amicizia e ripetè che Bulgaria desidera avere appoggio costante Italia come altri Stati balcanici godono protezione qualche grande Potenza. Va rilevato da qualche tempo mutato atteggiamento governo bulgaro a nostro riguardo: resistenza e tergiversazione finora opposte interessi italiani vanno gradatamente sciogliendosi per dar luogo maggiore considerazione e buona volontà. Quistioni minori sono ora agevolmente risolte mentre vertenze importanti sono avviate soluzioni. Senza essere eccessivamente ottimista non mancherò coltivare questo indubitabile mutamento che conforta mie ininterrotte premure per spingere relazioni tra i due paesi su terreno fertile di utili risultati.

25

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE BOSDARI

T. GAB. RR. 86. Roma, 6 maggio 1923, ore 24.

Decifri Ella stessa.

Telegramma di V. E. n. 1171 (2).

V. E. non ignora che erano in corso conversazioni tra Governo italiano ed inglese a proposito delle proposte tedesche e si era giunti all'intesa di procedere ad uno scambio di idee fra tutti i governi alleati prima di rispondere alla nota tedesca.

Tale intesa non ha però potuto avere pratica attuazione a causa della precipitosa decisione del Governo francese di formulare risposta senza previa consultazione cogli alleati. Dopo ciò mi sembrerebbe dannoso nell'interesse generale ai fini di una possibile azione pacificatrice di rispondere affrettatamente anch'io da solo senza prima accertare se il governo inglese non intenda accordarsi per una risposta se non identica almeno analoga a quella italiana. Una risposta semplicemente italiana dopo quella franco-belga non potrebbe non avere che un carattere semplicemente formale mentre l'accordo col governo inglese potrebbe dar luogo ad una comunicazione con qualche carattere sostanziale. Non essendo sicuro dell'esito dell'attuale nostra conversazione a Londra

non sembrami conveniente d'informare codesto governo di tutto quanto le ho riferito; ma V. E. potrà far comprendere a codesto Ministro Affari Esteri che ritardo della nostra risposta è causato dal desiderio di conoscere preventivamente pensiero ed atteggiamento del governo britannico per vedere se nostra risposta possa rappresentare qualche cosa in più d'un semplice atto formale.

(l) -Trasmesso il 27 aprile alle ore 1,30 non pubblicato, col quale Mussolini comunicava la decisione di appoggiare la Bulgaria nella sua vertenza con la Grecia per le atrocità da questa commesse in Tracia Occidentale. (2) -Tel. gab. personale trasmesso alle ore 2 e pervenuto allo: 17,40 del giorno 6, non pubblicato, col quale De Bosdari faceva pressioni per una sollecita e cortese risposta italiana alla nota tedesca.
26

IL MINISTRO A BUCAREST, ALOISI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

R. 1084/267. Bucarest, 7 maggio 1923.

Non avendo ancora visto il Presidente del Consiglio a causa della di lui assenza dalla Capitale, egli si è affrettato a ricevermi avant'ieri lungamente al suo domicilio privato.

Esporrò per sommi capi le dichiarazioni più interessanti che egli ha volUto farmi.

Dopo avere ricordato le grandi linee delle relazioni italo-romene dal riconoscimento ufficiale italiano del regno di Romania, all'inizio della grande guerra, ha dimostrato il parallelismo delle due politiche che hanno gli stessi identici fini. Ciò che lo ha indotto al momento di entrare in guerra, ad insistere presso Francia, Inghilterra e Russia, le quali facevano potenti pressioni affinchè la Romania prendesse subito le armi, affinchè l'Italia entrasse contemporaneamente nella lotta. Ma senza risultato.

Malgrado questo primo insuccesso, che attribuisce al nostro Governo, egli fu di opinione che per far fronte ai problemi della pace a Parigi, l'Italia e la Romania dovessero presentarsi in accordo completo, abbinando la questione Adriatica con quella delle rivendicazioni romene.

Ma la vostra delegazione, ha affermato il Signor Bratiano, ha creduto che avrebbe risolto più facilmente da sola la questione di Fiume. E noi dal canto nostro dovemmo affrontare da soli le difficoltà per il Banato.

I risultati nei due casi non sono stati incoraggianti e tali da consigliare ai due paesi di ritornare alla loro politica comune.

Il signor Bratiano ha continuato:

«In seguito poi alla nostra azione militare in Ungheria, dove eravamo andati dietro domanda delle grandi Potenze e per mettere un argine al bolscevismo, mi è dispiaciuto che la nota comminatoria con la quale il Comando Supremo ci ingiungeva di ritirarci da Budapest, ci fosse fatta rimettere dal Governo del signor Nitti, dal vostro Ministro in Bucarest».

Il signor Bratiano mi ha poi citato l'azione del Colonnello Romanelli ed io ho creduto di ribattere prontamente questi due argomenti relativi alla nostra politica in Ungheria.

In seguito ha parlato della Conferenza di Genova, dove all'inizio non si è potuto felicitare della decisione nelle direttive della politica italiana, che sono. state migliorate alla fine della Conferenza stessa, tanto che egli ebbe con S. E. Facta una cordiale conversazione al riguardo.

Come conseguenza di questa lunga esposizione il signor Bratiano mi ha detto: « Ho voluto rievocare tutti questi fatti non per discuterli ma solo per dimostrarvi che non potevamo in questi ultimi anni fare affidamento su decise direttive della politica italiana e per dirvi che constatiamo in Romania con grande soddisfazione i cambiamenti intervenuti in Italia e per rallegrarci del nuovo Governo d'autorità sul qua'le anche noi facciamo affidamento».

Mi ha quindi parlato della politica attuale della Romania verso l'Italia e verso gli altri Stati.

Ricordando che a similitudine dell'Inghilterra, anche la Romania, nelle debite proporzioni, deve nella sua politica estera tener conto di due fattori: i suoi interessi generali e quelli transitori; l'interesse principa·le della politica generale romena consiste nelle sue relazioni con la Russia e quindi, come l'Italia con il mondo slavo. Per riassumere il suo pensiero il Signor Bratiano ha detto: « Se il comunismo è una iattura per la Russia e per le ripercussioni politiche ed economiche che esso ha in tutto il mondo, è invece una fortuna per l'Italia e per la Romania. Quindi le tendenze generali della politica romena devono essere basate sull'Italia».

Ma per combattere attualmente il comunismo e le sue ripercussioni economiche, la Romania ha bisogno di prender parte al blocco delle piccole Potenze dell'Europa Centrale. Di qui la sua adesione alla Piccola Intesa che risponde ad un interesse occasionale e transitorio.

Ma, ha continuato il signor Bratiano, «come il ponte di Traiano si dice che unisca i romeni agli slavi, cosi la Romania è il ponte che unisce l'Italia alla Piccola Intesa». Quindi la presenza della Romania in questo raggruppamento di Stati, costituisce una garanzia per l'Italia.

Continuando a parlare delle relazioni con gli altri Stati, il signor Bratiano accennò all'Ungheria con la quale, anche nell'interesse Italiano, la Romania dovrebbe avere legami di buon vicinato e normali. Ma questo non potrà avvenire se l'Ungheria non abbandona la mentalità formatasi dopo l'armistizio. Pe!." far ciò occorre: l) che l'Ungheria si persuada di non poter nutrire speranza alcuna in una prossima ricostituzione territoriale; 2) che queste speranze non siano date dalle potenze.

Dopo quanto avevo detto precedentemente, non ho rilevato l'allusione per quello che ci riguarda, tanto più che il signor Duca, Ministro degli Affari Esteri, mi aveva detto che era stato completamente rassicurato sulle intenzioni del Governo di Roma.

Le relazioni romeno-bulgare migliorano, ma il signor Bratiano mi ha fatto rilevare, in appoggio alla teoria precedentemente espostami, che i bulgari si sentono slavi, e che da rapporti ricevuti ed informazioni concordanti, si disegna un riavvicinamento della Bulgaria alla Jugoslavia. Lo stesso ha detto per la Cecoslovacchia.

Politica economica. -Il signor Bratiano mi ha confermato le grandi linee della politica economica del suo Gabinetto e cioè di opposizione assoluta allo sta-· bilimento in Romania di accaparramento economico da parte di capitali stranieri. Egli veglierà e lotterà con tutti i mezzi a che la Romania e le sue industrie non cadano sotto il controllo di qualche sindacato. Ciò, egli dice, è anche nell'interesse

6 -Documenti diplomatici • Serie VII · Vol. II

dell'Italia, che deve preferire una Romania libera da qualsiasi monopolio estero, specialmente per la politica dei petroli. Disse che trattando oggi di politica estera non si può non dare a quella dei petroli il posto speciale che occupa. Qui rilevò l'importanza dei giacimenti petroliferi romeni i quali, oltre il vantaggio di dare prodotti superiori ai giacimenti Messicani e di Asia Minore, hanno il grande vantaggio su questi ultimi che possono dirigersi su tutta l'Europa senza attraversare i mari, ciò che in tempo di guerra rappresenta una garanzia per le Potenze Europee che possono ottenerli.

Il suo Governo mira perciò ad assicurare allo Stato tutta la produzione del suolo. Nel mettere in pratica tale politica egli prova le più grandi difficoltà create dalle grandi Società petrolifere estere, che menano una violenta campagna nella stampa romena ed estera, parallelamente alla propaganda ungherese anti-romena.

Il Governo liberale continuerà la lotta ma non contro il capitale estero, di cui la Romania ha grande bisogno e forse fra poco; ma tale capitale estero, come ha detto il Presidente del Consiglio, deve venirci in aiuto per concorrere insieme al capitale romeno alla nostra riorganizzazione economica ed alla messa in valore delle nostre enormi risorse delle quali intendiamo restare padroni. Il capitale estero deve quindi inquadrarsi nella nostra politica finanziaria. E poichè l'Italia non sarà dimenticata, egli, dopo aver messo in rilievo l'importanza finanziaria anglo-sassone, mi ha rivolto questa precisa domanda:

c: Può l'Italia impegnarsi a fornirci al momento opportuno dei capitali italiani ed in maniera continuativa; cioè: è l'Italia in misura di concorrere con capitali ad intraprese romene e continuare ad alimentarle, obbligandoci a trattare soltanto con Roma e non attraverso Parigi e Londra? ».

Non avendo istruzioni al riguardo e pur sapendo la nostra tendenza ad attirare in Italia il capitale straniero, ho creduto tuttavia di rispondere subito affermativamente, una risposta differente od esitante potendo pregiudicare l'avvenire. Ho poi soggiunto: in Italia siamo fieri dello sviluppo economico che in tutti i campi abbiamo raggiunto con le nostre forze, sviluppo non ancora ben conosciuto all'estero e perciò siamo specialmente gelosi che la nostra forza economica non sia tenuta dagli altri Stati nel debito conto. Certo non disconosciamo l'importanza della forza finanziaria anglo-sassone, ma insieme alle altre nazioni l'Italia vuole il suo posto in Romania.

Il signor Bratiano mi ha riconfermato allora che terrà conto di tale risposta.

Ho ringraziato il signor Bratiano di quanto aveva voluto dichiararmi circa le relazioni politiche tra i due paesi, ed a mia volta gli ho dimostrato, secondo le istruzioni impartitemi da V. E., la necessità e l'urgenza di sbarazzare prima il terreno da tutte le questioni pendenti. Gli ho esposto il risultato della conversazione che avevo avuto col signor Duca e col di lui fratello Ministro delle Finanze (signor Vintila Bratiano), che egli ha pienamente approvato.

Circa le questioni finanziarie egli non ha voluto entrare in dettagli, dicendomi di avere illimitata fiducia nel Ministro delle Finanze, non perchè fosse suo fratello, ma perchè credeva avesse una competenza da tutti riconosciuta. Ad ogni modo egli mi ha promesso tutto il suo appoggio e la sua influenza presso i due Ministri per spingerli ad assecondarmi in tutti i modi nel programma che vado a svolgere, e cioè di liquidare immediatamente gli ostacoli presenti ed ini

ziare una attiva propaganda e azione di italianità onde creare una opinione più fattiva per ridare all'Italia il posto che qui le spetta.

Nello svolgimento di tale programma incontreremo seri ostacoli, costituiti da altre influenze straniere che hanno già preso in Romania profonde radici e che dispongono di mezzi finanziari adatti; ma poichè a difetto di questi, noi dobbiamo contare soltanto sulle nostre energie, mi lusingo che V. E., approvando quanto ho avuto l'onore di esporre e rendendosi conto dello sforzo da fare, voglia esser largo verso questa R. Legazione di altri aiuti non finanziari, per l'attuazione del programma che mi permetterò di sottoporre alla Sua alta attenzione.

Il signor Bratiano sembrava sincero nella esposizione dei fatti e dei suo1 sentimenti; preoccupato di ristabilire relazioni di buon vicinato con l'Ungheria; inquieto circa il rinascere dell'idea slava nelle Nazioni della Piccola Intesa; ed in fine, pure a causa della lotta che deve sostenere contro i gruppi finanziari inglesi e francesi, disposto a ristabilire l'equilibrio con un nostro eventuale concorso finanziario.

In queste condizioni e se mi riescirà effettivamente di liquidare le pendenze in corso, si potrà creare qui in Romania uno stato d'opinione del quale l'E. V., potrà disporre per appoggiare qualsiasi politica d'italianità nei Balcani (1).

27

L'AMBASCIATORE A BRUXELLES, RUSPOLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. RR. 235/53. Bruxelles, 8 maggio 1923, ore 16,25 (per. ore 20,15).

Jaspar mi ha pregato intervenire presso V. E. perchè la risposta italiana alla nota germanica non sia identica a quella inglese nel caso che questa non si ispirasse alla risposta franco-belga. Secondo lui una nota identica italo-inglese che fosse in contrasto con quella rimessa dai Governi di Parigi e Bruxelles produrrebbe l'incresciosa impressione della costituzione di un blocco anglo-italiano di fronte ad un blocco franco-belga e rafforzerebbe inevitabilmente resistenza della Germania. Egli prega pure V. E. volersi informare per quanto è possibile alla nota franco-belga. Gli ho detto che telegraferei a V. E. ma che affrettare risposta fatta a Berlino dalla Francia e dal Belgio con manifesta intenzione di non volerla discutere con due altri alleati non mi sembrava fosse di natura da facilitare compito che si chiedeva all'E. V. A quanto mi ha nuovamente dichiarato Jaspar egli mise tutto in opera per decidere Poincaré a consultare Italia e Inghilterra ma si urtò ad una opposizione irriducibile alla quale fu costretto cedere non potendo Belgio separarsi dalla Francia riuscendo soltanto a ritardare di 24 ore presentazione nota che Poincaré voleva brevissima e recisa e che egli ottenne avesse invece carattere di confutazione degli argomenti tedeschi e lasciasse adito possibili discussioni.

(l) Annotazione di Arlotta in data 22 maggio: • In visione a S. E. il Presidente, esprimendo il subordinato parere che l'Ufficio sia autorizzato a preparare una breve risposta in senso di approvazione ed incoraggiamento ».

28

IL DELEGATO ALLA CONFERENZA DI LOSANNA, MONTAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. u. R. 3761/362/275. Losanna, 9 maggio 1923, ore 19,55 (per. ore 22,20).

Mio telegramma posta n. 358 di ieri (1).

Stamane prima della seduta del secondo comitato Venizelos ha voluto intrattenere i tre delegati alleati per fare loro comunicazioni sul suo atteggiamento nella questione finanziaria da trattarsi nella riunione.

Avvertito con ritardo non ho assistito alla prima parte dell'abboccamento. Immediatamente dopo ,la seduta però nell'ormai consueto quotidiano incontro a tre, Rumbold ha messo me al corrente di quanto era occorso e precisato con Pellé le gravi dichiarazioni fatte loro da Venizelos.

Questi ha detto essere stato informato da Atene che il governo greco si disponeva ad indirizzare un ultimatum alla Turchia per esigere il regolamento immediato delle questioni seguenti:

l) violazione cassaforte e sede delle banche elleniche a Smirne e Costantinopoli;

2) maltrattamento dei prigionieri greci rimasti in Anatolia;

3) continuate espulsioni della popolazione greca dell'Asia Minore.

Rumbold avrebbe fatto notare a Venizelos che della prima e della seconda questione si stanno già seriamente occupando gli alleati (come è stato da noi deciso nei giorni scorsi invieremo anche una nota verbale ad Ismet Pascià per suggerirgli una soluzione soddisfacente circa i prigionieri greci) e che riguardo alla terza nessun accenno era pervenuto ai governi alleati che esse espulsioni persistessero. Venizelos aveva allora subito aggiunto di avere telegrafato ad Atene sconsigliando tale passo, ma avvertendo che se dovesse esservi questione di ultimatum alla Turchia fosse preferibile basarlo sulla divergenza relativa alle riparazioni greco-turche.

Compreso della serietà della cosa bo chiesto a Rumbold e Pellé se essi si fossero adoperati a frenare i bollori bellici greci rappresentando loro rischio che i medesimi implicavano. Non avendo ritratta impressione che i miei colleghi lo avessero per lo meno fatto a sufficienza mi sono affrettato a richiamare la loro attenzione sulla gravità delle premesse e delle conseguenze sottolineando doversi trattare di un nuovo «bluff» di Venizelos che probabilmente ha attinenza ad obbiettivi di politica interna. Essere infatti a nostra conoscenza che l'esercito greco in Tracia Occidentale è numericamente inferiore a quanto pretende Venizelos, privo della coesione necessaria e dello spirito combattivo per impegnarsi comunque in una nuova guerra. Rumbold mi ha ribattuto che le informazioni pervenute al governo britannico portano a conclusioni diametralmente opposte, che concordano con le assicurazioni di Venizelos il quale fu sempre positivo e veritiero nei suoi apprezzamenti sulla efficienza bellica dell'esercito greco.

Non ho potuto trattenermi daH'osservare che gli avvenimenti d'Anatolia non l'hanno provato. Nonostante ciò e le ragioni da me addotte non sono riuscito a far ricredere Rumbold il quale ha senz'altro affermato che l'esercito greco è in grado ora di cacciare i turchi dalla Tracia Orientale.

Conoscendo l'uomo, tale ostinazione non mi ha sorpreso, ma non mi sono reso conto del silenzio di Pellé rotto solo per affermare che esercito turco è in condizioni pessime. Non so se e in quale misura modi di vedute dei miei due colleghi rispecchino idee dei loro govemi, ma in caso affermativo temo che potremmo trovarci di fronte ad un ritorno impenitente -e di cui ignoro finalità -ad errori pure recenti, di giudizi e di calcolo nella condotta in specie britannica della politica orientale; errori dei quaH ora stiamo tutti pagando a caro prezzo le conseguenze. Mi sembra d'altra parte che dinanzi alla minaccia di una nuova avventura militare greca si eriga non solo H pericolo per noi di rottura negoziati di pace con un susseguente peggioramento di condizioni in una ripresa, ma i pericoli di una conflagrazione balcanica e probabilmente di un incendio anche più vasto.

Ciò è tanto più deplorevole che allo stato delle cose può prevedersi che laddove non avvengano complicazioni ed urti è molto probabile di condurre alla pat:e la Turchia. Il colpo di testa ventilato dai greci costituirebbe una delle eventualità qui sopra deprecate a danno del favorevole esito del'la Conferenza.

Trasmetterò a mezzo corriere venerdì Costantinopoli Atene e domenica Parigi e Londra.

(l) Non pubblicato.

29

IL DELEGATO ALLA CONFERENZA DI LOSANNA, MONTAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. RR. 3765/366/279. Losanna, 9 maggio 1923, ore 22,40 (per. ore 0,20 dellO).

Mio telegramma n. 362/275 (1).

Credo dover richiamare l'attenzione dell'E. V. sul fatto che Rumbold non solo si è astenuto dal far presente a Venizelos tutti i pericoli che deriverebbero per l'esito delle attuali trattative a Losanna da un gesto avventato del governo greco, ma ha insistito poi particolarmente con me e Pellé, come ho riferito col predetto telegramma, sulla considerevole efficienza bellica dell'esercito greco. Tale contegno di Rumbold mi sembra poter giustificare qualche dubbio sulla possibilità di un eventuale mutamento delle direttive inglesi finora cosi chiaramente rivolte alla conclusione della pace, e ciò specialmente se si tenga conto dell'inevitabHe ripercussione che ha a Losanna la questione delle riparazioni tedesche.

V. E. giudicherà pertanto se non convenga far qualche opportuna indagine a Londra sulla persistenza delle chiare intenzioni inglesi e nel caso questa avesse subito qualche mutamento telegrafarmi il pensiero del R. Governo onde aver una norma in qualsiasi eventualità. Non ho potuto ancora intrattenermi da solo con

Pellé per conoscere le sue impressioni al riguardo ma non manca nella delegazione francese chi ammette la possibilità che una minaccia greca unitamente ad un fermo e concorde atteggiamento alleato gioverebbe per ridurre l'intransigenza turca nelle questioni economiche e finanziarie che tanto interessano la Francia.

V. E. giudicherà pure se non convenga nell'interesse della conclusione della pace far presente a Parigi il rischio cui una simile condotta esporrebbe specialmente la Francia il cui attuale interesse dovrebbe essere piuttosto di cercare di eliminare 'la possibilità di complicazioni in Oriente.

(l) Pubblicato al n. precedente.

30

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL DELEGATO ALLA CONFERENZA DI LOSANNA, MONTAGNA

T. 1751. Roma, 9 maggio 1923, ore 23,50.

Suo telegramma 353/266 {l) ed analoghi precedenti.

Approvo atteggiamento tenuto nella questione partecipazione americana ai lavori di codesta Conferenza. Non dubito che col necessario tatto Ella saprà opportunamente regolare azione nostra Delegazione in modo da non apparire troppo aspramente contraria a punto di vista britannico.

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IL DELEGATO ALLA CONFERENZA DI LOSANNA, MONTAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 37911373/285. Losanna, 10 maggio 1923, ore 20,15 (per. ore 0,30 dell'll).

Miei telegrammi nn. 362/275 e 366/279 (2).

Ho avuto testè un lungo abboccamento con Pellé il quale è alquanto preoccupato; mi ha detto che Rumbold stamane gli si è mostrato ancora più fermo nel suo punto di vista circa la serietà delle dichiarazioni di Venizelos e 'la consistenza delle minacce greche. Ho creduto perciò opportuno sviluppare al mio collega francese i miei argomenti di ieri riassumendo la questione nei termini seguenti: nelle intenzioni di Venizelos va il colpo di testa od il «bluff». La seconda ipotesi mi sembrava più probabile, ma al pari della prima, pericolosa per la sorte della Conferenza che noi tutti vogliamo sinceramente sia la pace. Essere comunque evidente che Venizelos impotente a risolvere da sè con i turchi la questione delle riparazioni mira ad un tempo a farne uno dei capisaldi dei negoziati in corso ed a legarci al carro dei suoi maneggi. Ciò premesso non mi pareva fosse il caso di porre a repentaglio la conclusione della pace per una questione per noi di meno che secondaria importanza; conveniva quindi che da parte degli alleati

ci si adoperasse a distruggere le illusioni di Venizelos ed a calmare le escandescenze belliche, limitandosi a corrispondere al manovratore cretese questo semplice ed inequivoco appoggio morale che fino ad oggi non gli abbiamo negato. Il generale Pellé ha completamente condiviso il mio modo di vedere e mi ha aggiunto che in tale senso avrebbe anche egli telegrafato al suo Governo. Propongo di abboccarmi a solo anche con Rumbold, ma intanto non potrei escludere che egli pensi e si esprima sotto la influenza delle male arti di Venizelos esercitate su di lui e su gli altri membri della delegazione britannica. Se cosi, sarà meno difficile che venga allontanata queHa nube che si profila sulla ·conferenza di Losanna. Per mia opportuna norma gradirei tuttavia una risposta al mio telegramma 366/279.

Trasmetterò per corriere a Parigi Londra Costantinopoli.

(l) -Tel. 3710/353/266, trasmesso alle ore 16,55 del 7 e pervenuto alle ore 18,25, non pubblicato come gli analoghi precedenti, relativo all'appoggio dato da Montagna per la partecipazione degli Stati Uniti ai lavori della conferenza. (2) -Pubblicati ai nn. 28 e 29.
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IL DELEGATO ALLA CONFERENZA DI LOSANNA, MONTAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 3798/374/286. Losanna, 10 maggio 1923, ore 23 (per. ore 1,50 deU'll). Giungemi in questo momento notizia che stasera alle ore 9 e un quarto tre individui svizzeri sedicentisi fascisti hanno ucciso a colpi di rivoltella Worovsky nella sua camera all'Hotel Cecil. Sembra anche che altri due membri delegazione

russa siano stati uccisi o feriti. Mancano fino ad ora particolari che telegraferò appena possibile.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, PREZIOSI

T. RR. 1778. Roma, 11 maggio 1923, ore 1,30.

Mio telegramma n. 1546 (1).

Delegazione italiana Commissione riparazioni mi informa che discussione proposte Bethlen ha incontrato opposizione Stati Piccola Intesa e che Francia senza mostrarsi del tutto sfavorevole, ha domandato inchiesta preliminare su condizioni Ungheria e che parte ricavato prestiti sia destinata riparazioni. Stati Piccola Intesa si sono raggruppati intorno Francia che appare come la sola protettrice loro interessi. Questione minaccia cosi di assumere carattere politico.

Codesto Governo sa come l'Italia intenda agevolare Ungheria quanto più può, ed è certamente al corrente atteggiamento favorevole assunto dal rappresentante italiano in seno alla Commissione delle riparazioni. R. Governo intende però che non si determini una situazione per la quale sua azione possa apparire meno amichevole verso Stati Piccola Intesa. Ciò che sarebbe in diretta opposizione

coi suoi intendimenti, ed assume che punto di vista inglese sia lo stesso. A questo scopo occorre in via assoluta che questione sia mantenuta nello stretto campo tecnico della determinazione del modo in cui le finanze ungheresi possano essere restaurate. Nè questo dovrebbe essere impossibile, se ·le divergenze esistenti sieno conciliate in un piano organico che per il suo contenuto e per la sua forma, non possa essere respinto dagli Stati interessati, senza far apparire la volontà di opporsi alla restaurazione ungherese.

Credo che all'elaborazione d'un tale piano potrebbero vantaggiosamente intendere le due Delegazioni italiana e inglese che all'uopo converrebbe si mantenessero in più stretti rapporti, chiedendo intanto il rinvio deHa discussione della domanda Bethlen per il tempo necessario alla preparazione del piano stesso.

In questo senso dò istruzioni a Salvago (1). Istruzioni analoghe dovrebbe ricevere d'urgenza Delegato inglese.

(l) Pubblicato al n. 723 del vol. precedente.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL DELEGATO ALLA CONFERENZA DI LOSANNA, MONTAGNA

T. 1788. Roma, 11 maggio 1923, ore 17,30.

Telegramma di V. S. n. 286 (2).

Prego V. S. volere informare in massima propria condotta a quella altre Delegazioni tenendo però presente posizione speciale di Worovsky quale capo della Delegazione commerciale russa accreditata ufficialmente in Italia.

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IL DELEGATO ALLA CONFERENZA DI LOSANNA, MONTAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 3830/377/289. Losanna, 11 maggio 1923, ore 18,05 (per. ore 20,30).

Prima della seduta stamane ho creduto dover prospettare nella solita riunione con colleghi alleati opportunità dire qualche parola di cordoglio per assassinio Worovsky, mettendo in rilievo il fatto che, a parte questione Delegazione russa dovesse o meno considerarsi ufficialmente riconosciuta nell'attuale fase conferenza, trattavasi di persona che aveva preso parte con tutti noi in qualità di Delegato suo Governo ai precedenti lavori conferenza. Colleghi francese ed inglese ma specialmente questo ultimo si sono mostrati assolutamente contrari a tale mio suggerimento su cui pertanto sono stato costretto non insistere. Ho ritenuto però opportuno inviare R. Console Guisi presso capo ufficio stampa russo Ahrens (anche egli gravemente ferito) per esprimergli condoglianze Delegazione italiana per assassinio Worovsky capo della missione economica russa ufficialmente accreditata Roma. Ahrens si è detto molto grato di ciò ed ha aggiunto che anche suo Governo si mostrerebbe sensibHe a ta'le attenzione.

(l) -Con telegramma in pari data n. 1777, non pubblicato. (2) -Pubblicato al n. 32.
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L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, PREZIOSI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. nn. 3874/441. Londra, 11 maggio 1923, ore 21 (per. ore 3,55 del 13).

Telegramma di V. E. 1776 (1).

Uffici competenti del Foreign Office non erano ieri perfettamente al corrente del passo di Venizelos. Essi erano invece assai bene informati delle tendenze estremiste manifestate recentemente dal Governo rivoluzionario di Atene e dei suoi propositi più volte riaffermati di porre fine una volta per sempre, e senza troppo badare ai mezzi, ad una situazione che col ·suo prolungarsi diviene insostenibile.

Stessi uffici attribuivano spontaneo nuovo atteggiamento di Venizelos ad ordini e pressioni del Governo rivoluzionario, aggiungendo che riconosciute qualità di Venizelos davano affidamento che al momento opportuno egli potesse incanalare e moderare propositi intemperanti e bellicosi del Governo di Atene. Ciò stante detti uffici parevano rimanere tranquilli sul corso ulteriore degli eventi ed anzi ripetevano opinione ottimista già espressa da Curzon circa favorevoli risultati Conferenza Losanna.

Stamane ho voluto chiedere a Crowe che giudizio portasse su azione di Venizelos, alla quale è stato accennato anche da un giornale della sera. Crowe si è mostrato assai riservato. Mi ha detto che Foreign Office lasciava grande libertà al Delegato Inglese a Losanna e che egli non aveva ancora notizie dirette di Rumbold circa la questione di cui si parlava. Egli ha aggiunto tuttavia senza darvi speciale peso che interessi greci erano certamente stati assai pregiudicati dalla chiusura delle sedi della Banca di Atene e che anzi doveva rilevarsi che un'azione più efficace non si era potuta adottare dagli Alleati contro note misure turche in seguito alla contraria opinione manifestata dal rappresentante italiano. Gli ho replicato che non compredevo la sua osservazione. Gli ho ricordato mia richiesta di giorni fa in base al telegramma di V. E. 1731 (2) rilevando con altre opportune osservazioni che egli stesso non aveva saputo darmi che informazioni assai generiche sull'atteggiamento britannico lasciato in definitiva nelle mani delle autorità inglesi locali che avevano del resto sempre proceduto di pieno accordo con colleghi italiano e francese. Ho cercato quindi di ricondurre il discorso su propositi di Venizelos ma Crowe ha mantenuto suo riserbo dicendo che questione turca gli appare in certo modo confusa. La mia impressione è che effettivamente al Foreign Office si sia alquanto incerti circa affare Losanna. Mi sembra infatti che da una parte al Foreign Office non sfugge tendenza della Francia verso la Grecia e Venizelos e possibili disposizioni di essa a cercare nella Grecia quell'aiuto verso la Turchia che pare le venga meno a Londra (secondo informazioni mie Poincaré si lagnerebbe fortemente che Curzon lo abbia trascurato sia nella questione concessione Chester sia in quella dei concentramenti turchi sulla frontiera della Siria, mio telegramma 430 (2), e sia

infine nell'evacuazione della Mesopotamia decretata senza alcun preventivo avviso, mio telegramma 414) (l) e che dall'altra parte al Foreign Office non si voglia

o non si sappia rinunziare alla antica fiducia nella fedeltà capacità ed equilibrio di Venizelos.

(l) -Trasmesso il giorno 10, oltre che a Londra, a Parigi, Costantinopoli, Atene e Losanna, non pubblicato, col quale Mussolini comunicava la notizia del progettato ultimatum di Venizelos alla Turchia. (2) -Non pubblicato.
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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A MADRID, PAULUCCI DE' CALBOLI

T. R. 1801. Roma, 12 maggio 1923, ore 2.

A questo Ambasciatore di Spagna che parte oggi per Madrid ove intende adoperarsi nel modo più efficace, per risoluzione questione nostro accordo commerciale con la Spagna, ho consegnato un pro-memoria di cui Le trasmetto copia per corriere (2) e che qui sotto brevemente riassumo:

«Ricordato che l'attuale modus vivendi non tutela sufficientemente le esportazioni italiane e non sembra neppure corrispondere agli interessi spagnuoli essendo decaduto il trattamento di favore che alcune merci spagnuole godevano in Italia con l'accordo del 1914, si fa presente la necessità di addivenire a Roma con la maggior possibile urgenza ai negoziati per un nuovo trattato di commercio che tenga conto nella massima misura possibile degli interessi dei due Paesi. Tale meta sarà tanto più facilmente raggiunta se i rispettivi negoziatori avranno istruzioni di ricercare vantaggi da conseguire specialmente nel campo di quei prodotti per i quali l'economia di un paese può considerarsi complementare di quella dell'aUro. Il R. Governo proponendosi ottenere per le merci di produzione italiana eque riduzioni di dazio e parità di trattamento con gli altri paesi, reputa necessario che la Delegazione spagnuola sia munita delle facoltà a ciò necessarie».

Prego l'E. V. di voler esercitare azione parallela a queHa dell'Ambasciatore di Spagna, illustrando a codesto Governo i concetti espressi nel pro-memoria riassunto al fine di ottenere che trattative possano aver luogo al più presto e negoziatori spagnuoli abbiano istruzioni tali da consentire raggiungimento accordo.

Occorrerà anche V. E. chiarisca in quale modo codesto Governo intende darci effettivo godimento dazi superiori 20 % per merci che ci interessano. In ogni modo è opportuno E. V. prospetti aggravamento situazione verificatosi dopo fallimento missione Comm. Pugliesi e necessità uscire subito tale situazione.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, PREZIOSI

T. RR. PRECEDENZA ASSOLUTA 1835. Roma, 14 maggio 1923, ore 15.

Occorre che V. S. insista presso Crowe sull'aspetto politico che ha assunto la questione ungherese in seno alla Commissione delle Riparazioni e sulla necessità

che anche codesto Governo intervenga prontamente per ricondurla nell'ambito che le è proprio. Sono pa'lesi i danni che derivano dal permanere della situazione presente. La Francia appare lo stato che tutela gli interessi della Piccola Intesa. L'Italia e l'Inghilterra quelli che li avversano. La nostra politica verso la Picco'la Intesa che è politica di pace e di amicizia ne resta pregiudicata: nè i divisati prov· vedimenti a favore dell'Ungheria possono riuscire nel loro intento se suscitino la opposizione degli a1tri Stati minori ed aumentino gl'ingiustificati sospetti della Piccola Intesa. I nostri sacrifici riuscirebbero di pregiudizio invece che di vantaggio perchè altri potrebbe approfittare della situazione per trascinarla in un atteggiamento di ostilità che certamente deve essere anche unito aUa politica del Governo inglese.

È indispensabile che la nostra posizione venga chiarita. Occorre che i Governi di Praga, di Bucarest e di Belgrado ed i rispettivi rappresentanti nella Commissione delle riparazioni si persuadano che i nostri intendimenti mirano semplicemente a sistemare la situazione ungherese per evitare che l'Ungheria possa divenire elemento perturbatore nell'interesse generale della ricostruzione nell'Europa Centrale. Occorre a'ltresi che il Quai d'Orsay sia richiamato sulla necessità che la Francia non mantenga ulteriormente la questione nel campo politico ma cooperi a restituirla in quello economico che le è proprio.

In questo senso telegrafo a Romano (1), a Salvago e alle nostre Legazioni presso gli Stati della Piccola Intesa (2); ma è indispensabile che codesto Governo valutando senza maggiore indugio la serietà della questione delle sue ripercussioni politiche, faccia anche esso agire i propri rappresentanti ed invii istruzioni precise al suo Delegato presso la Commissione delle riparazioni.

Intanto ritengo necessario un rinvio oltre che per quest'opera di chiarimento e di persuasione per preparare un adeguato piano di moratoria come accennavo nel telegramma precedente. L'Ungheria deve persuadersi che un breve rinvio nelle condizioni attuali è nel suo stesso interesse.

Prego agire subito presso Foreign Office, la prossima riunione della Commissione delle riparazioni essendo fissata per martedi ed importando che i suoi deliberati si inspirino a queste necessità.

(l) -Non pubblicato. (2) -Non pubblicata.
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IL DELEGATO ALLA CONFERENZA DI LOSANNA, MONTAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. RR. 3908/399/310. Losanna, 14 maggio 1923, ore 18,45 (per. ore 22,25).

Telegramma di V. E. n. 1827 (3).

Alla scadenza lasso di tempo chiestomi mi recai da Ismet a chiedergli risposta attesa da Angora circa Castelrosso. Ritrassi conferma mia primitiva impressione che egli non avesse mai telegrafato e mi parve comprendere che non gli occorresse

di farlo. Da quello indicato abbiamo iniziato una serie di incontri privati quasi quotidiani fra noi due per escogitare insieme formula componimento circa più gravi questioni controverse innanzi conferenza. Ho dato a tali incontri carattere assolutamente personale e di spiccata cordialità allo scopo facilitare opera pace ma in primo luogo per risolvere a nostro favore questione Castelrosso, cabotaggio e Libia, che sono state così oggetto continuo scambi di vedute in tutte quel:le nostre conversazioni. Mi proponevo riferire in proposito a V. E. appena esse avessero fatto capo ad un risultato positivo. Per ora sono riuscito a convincere Ismet della convenienza reciproca che simili questioni vengano regolate direttamente tra Delegazione italiana e turca. Mentre Nogara tratta da tempo con gli esperti competenti turchi accordo per cabotaggio, Guariglia ha agito analogamente per questione Libia ed adesso attende arrivo NiccoU per stringere. Io continuo negoziare per Castelrosso dirigendo qui mio tenace e paziente sforzo a fare consacrare favorevolmente affidamenti verbali di Ismet in impegni positivi scritti. Non escludo abbia a riuscirvi sopratutto se elementi perturbatori esterni sopraggiungeranno a creare complicazioni nell'andamento generale della conferenza. Non mancherò continuare riferire circa ulteriore sviluppo mia difficile azione.

(l) -Con telegramma in pari data n. 1836, col quale Romano Avezzana era invitato a dare comunicazione della questione a Salvago-Raggi. (2) -Con telegrammi nn. 1837 e 1838, trasmessi alle ore 17 ,30. (3) -Trasmesso alle ore l del giorno 13, non pubblicato, con cui Mussolini faceva pressioniin relazione a quanto comunicato da Montagna nel doc. pubblicato al n. 743 del vol. precedente.
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L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 3924/785. Parigi, 14 maggio 1923, ore 22,04 (per. ore 2 del15).

Telegramma n. 390/301 di Montagna (1).

Anche a Parigi si è preoccupati dell'atteggiamento di Venizelos nella questione della Grecia che sembra di voler provocare una ripresa delle ostilità con la Turchia. Poincaré mi ha detto che l'Inghilterra era in grado meglio della Francia di esercitare una efficace pressione sulla Grecia allo scopo di condurla a propositi più ragionevoli. Ha aggiunto che aveva ricevuto da Losanna migliori notizie sull'atteggiamento dei turchi (2).

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L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, PREZIOSI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. R. 3949/454. Londra, 15 maggio 1923, ore 3 (per. ore 18,15).

Per soddisfare desiderio di questa Colonia di acclamare Sovrani inglesi al loro arrivo dall'Italia avevo preso opportuni accordi con Foreign Office ed autorità di Corte, che mi hanno usato ogni maggiore cortesia e facilitazioni.

Cordiale manifestazione nostra Colonia riuscì ieri sera assai bella ed imponente. Le LL. MM. mi espressero tutto il loro compiacimento per memorabile accoglienza ricevuta in Italia. Loro parole e specialmente quelle di S. M. la Regina erano ispirate da profonda intima soddisfazione. Anche Principe di Galles si espresse meco in termini assai calorosi. S. M. il Re desiderò gli presentassi dirigente questo gruppo fascista con cui dianzi aveva voluto intratt,enersi pure Principe Ereditario. Dovunque raccolgo cordiali manifestazioni di estrema soddisfazione. Curzon mi ha rilevato che accoglienze furono oltremodo entusiastiche e Crowe mi ha detto che visita Reali avrà effetti durativi e che accoglienza di Roma ha sorpassato qua,lunque cosa siasi potuto immaginare. Stampa reca tuttora articoli inneggianti e mi riferisco al mio telegramma in chiaro 446 e 451 (1).

(l) -Tel. 3888/390/301, trasmesso anche a Parigi alle ore 22,45 del 13, non pubblicato,relativo a una dichiarazione fatta a Montagna da Ismet pascià essere la Turchia pronta a respingere un eventuale attacco militare greco. (2) -Il telegramma fu trasmesso anche a Losanna, Costantinopoli ed Atene.
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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL MINISTRO A BUCAREST, ALOISI

T. R. 1850. Roma, 15 maggio 1923, ore 22,30.

Miei telegrammi nn. 1837 1838 (2).

Mi viene riferito che la maggiore opposizione alla iniziativa inglese che il R. Governo appoggia, viene dal Governo Romeno. Esprima a codesto ministro degli Esteri la mia sorpresa dati i rapporti fra i nostri Paesi che proprio a Bucarest si possano nutrire dubbi sugli intendimenti dell'Italia. Può assicurarlo che ho sempre inteso di mantenere il principio delle riparazioni ungheresi cui Italia è del resto direttamente interessata e gli dica che confido in una maggiore comprensione per parte sua e quindi in una maggiore arrendevolezza.

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IL DELEGATO ALLA CONFERENZA DI LOSANNA, MONTAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 3992/413/321. Losanna, 16 maggio 1923, ore 18,20 (per. ore 20).

Mio telegramma 399/310 (3).

Nella nostra quotidiana conversazione privata intrattenni iersera come di consueto, Ismet Pascià, circa le tre questioni controverse di nostro particolare interesse.

Riguardo quella del cabotaggio e dei libici ho già riferito ed attendo la risposta di V. E. per concludere. Quanto a Castelrosso Ismet Pascià confermando il principio dell'accordo definitivo diretto, mi dichiarò formalmente che avrebbe rinunziato aUa sua

pretesa quando fosse accettata integralmente dalla Conferenza, per la dichiarazione giudiziaria, la formula che porta il mio nome.

Mi sono mostrato indignato per simile inattuabile mercanteggiamento con quale egli non esitava a mettermi in posizione equivoca di fronte agli Alleati e ad impegnarmi al di là del consentibile. Aggiunsi che questo rinvio premeditato deHa questione alla fine della conferenza non si sarebbe risolto a vantaggio della Delegazione turca.

Mutato contegno di Ismet Pascià che nei giorni scorsi mostravasi disposto a soddisfarei, rileva ora la sua mira di sfruttare all'estremo limite con ricatti il mio fermo proposito di raggiungere il nostro scopo per Castelrosso. Temo che la Delegazione turca abbia per lo meno intuito che non posso contare sull'appoggio britannico.

(l) -Tel 3900/446 e 3946/451, trasmessi rispettivamente alle ore 14 del giorno 14 e alle ore 3 del 15, giunti alle ore 16,35 del 14 e 17,15 del 15, non pubblicati. (2) -Cfr. la nota 2 a pag. 27. (3) -Pubblicato al n. 39.
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L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 4008/793. Parigi, 17 maggio 1923, ore 0,25 (per. ore 2,35). Più volte nella Conferenza degli Ambasciatori la Delegazione britannica in occasione delle .rimostranze francesi per gli ostacoli frapposti dalla Germania al funzionamento della Commissione di controllo militare si è opposta a consentire qualsiasi pressione eccependo che lo stato di esasperazione suscitato dalla occupazione della Ruhr rendeva il Governo germanico impotente a garantire gli Ufficiali della Commissione di controllo nell'esercizio del loro mandato. Tale situazione si è riprodotta oggi. La Delegazione francese ha richiamato l'attenzione della Conferenza sul rapporto della Commissione di Berlino che segnalava una recrudescenza di attività militare e parecchie violazioni delle clausole militari del trattato ed ha chiesto che si facesse a Berlino un passo per imporre la ripresa delle operazioni di control'lo. Il Delegato britannico vi si è opposto ed ha dato lettura di una lunga nota che concludeva nel senso che occorreva aspettare per far valere tali esigenze la fine della situazione anormale creata dalla occupazione francese. Cambon ha protestato contro questa nota osservando in primo luogo che la questione della Ruhr è di natura politica di spettanza dei Governi e che esula dalla competenza della Conferenza degli Ambasciatori. Ha confutato che sia impossibile riprendere l'esecuzione del controllo. Ha rilevato con l'appoggio dell'Ambasciatore del Belgio il pericolo a cui la Francia ed il Belgio erano esposti per lo spirito di rivincita che si andava accentuando in Germania e per gli evidenti segni di una preparazione militare in atto. Considerando poi come anteriore alla presente discussione la presentazione della nota britannica, ha chiesto egualmente che i Delegati interpellino i governi rispettivi sulla richiesta franco-belga di esigere dalla Germania la ripresa del controllo militare. Nell'attesa delle istruzioni che V. E. vorrà farmi pervenire in proposito, credo opportuno richiamare l'attenzione di V. E. su questo persistente atteggiamento della Delegazione britannica la quale esprime il pensiero informa

tore della politica inglese nella sua continuità forse meglio di qualsiasi dichiarazione del Governo di Londra.

Appare dalle varie sue manifestazioni che ho segnalato in parecchie circostanze un orientamento verso la Germania che non può lasciarsi passare inosservato. La stessa questione della Ruhr per quanto possa preoccupare l'Inghilterra non è sufficiente a spiegarlo. L'accrescersi di forze che ne verrebbe alla Francia qua,lora la vertenza della Ruhr si risolvesse a suo vantaggio, più che rompere consoliderebbe equilibrio tra le forze deHa Germania e della Francia lasciando ·all'Inghilterra l'arbitrio della bilancia. Sono piuttosto tratto a credere che la direzione che va prendendo la politica inglese sia determinata dal programma navale della Francia e dalla prevalenza che in tale programma è data all'armamento dei sommergibili e deH'aviazione. L'Inghilterra non può chiudere gli occhi alla possibilità che la Francia da sola ed ancora più in un'eventuale, per quanto lontana, unione con l'Italia le chiuda il passaggio del Mediterraneo e la via dell'Oriente. Quando si consideri l'interesse che l'Inghilterra va sempre più annettendo alla via del Danubio ed i recenti accordi deHa finanza inglese e tedesca per controllare l~ via di Bagdad (mio telegramma gab. 789 (1)), non è azzardato supporre che essa miri ad un'intesa con la Germania per assicurarsi il transito attraverso il continente verso l'Asia.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'INCARICATO D'AFFARI AD ATENE, DE FACENDIS, E ALL'ALTO COMMISSARIO A COSTANTINOPOLI, MAISSA.

T. 1879. Roma, 18 maggio 1923, ore 3.

Questo Ambasciatore di Inghilterra mi ha rimesso nota colla quale mi informa che, in relazione a richiesta di istruzioni fatta dai generali alleati a Costantinopoli per l'evenienza che la minacciata avanzata greca in Tracia Orientale avesse a verificarsi, Governo britannico ha dato istruzioni al proprio rappresentante ad Atene di mettere nuovamente ed energicamente in guardia il Governo ellenico contro l'eventuale possibilità che quest'ultimo tolleri che venga creata daHe autorità militari greche una situazione che possa condurre alla riapertura delle ostilità tra Grecia e Turchia, il che sarebbe contrario alle precise dichiarazioni del Ministro degli Affari Esteri ellenico e del signor Venizelos i quali hanno dato assicurazione a Losanna nel senso che non sarebbe stata permessa la riapertura delle ostilità fino a quando non fosse stato riconosciuto vano ogni possibile sforzo per giungere ad una soluzione pacifica. Rappresentante britannico ad Atene ha avuto inoltre istruzione dichiarare a codesto Governo che Potenze alleate vedrebbero col più intenso disfavore un eventuale cosi stolto modo di procedere della Grecia cui in nessun caso potrebbe venir permesso di approfittare degli eventuali risultati di una rinnovata azione militare. Nota termina chiedendo che vengano date dal R. Governo analoghe istruzioni alla S. V. ed informando che simile richiesta è stata da Londra diretta a Parigi.

Condividendo pienamente punto di vista inglese che ho anzi io stesso contribuito a determinare nelle recenti conversazioni svolte recentemente sullo argomento pel tramite della R. Ambasciata a Londra e della Delegazione a Losanna nonchè con questa Ambasciata d'Inghilterra, prego V. S. prendere di urgenza accordi col suo collega britannico ed eventualmente anche con quel•lo francese se avrà ricevuto analoghe istruzioni e compiere nel modo che Ella giudicherà più conveniente passo presso codesto Governo allo scopo desiderato telegrafandomi risultato (1).

(Per Costantinopoli). Governo britannico esprime parere da me condiviso che in attesa esito passo di cui al presente telegramma non sia il caso di dare speciali istruzioni ai Generali alleati a Costantinopoli.

(l) Tel. 4006/789, trasmesso alle ore 21,30 del giorno 16 e pervenuto alle ore 1,20 del 17, non pubblicato.

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IL MINISTRO A PRAGA, CHIARAMONTE BORDONARO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 4064/112. Praga, 18 maggio 1923, ore 17,45 (per. ore 24). Nel parlarmi dell'Ungheria Benès mi ha detto che egli ritiene sempre più indispensabile una chiara intesa tra il Governo italiano e Governo czecoslovacco non solo per stabilire comune efficace azione consolidamento di quello Stato che è interesse tanto dell'Italia come della Czecoslovacchia e della pace europea ma anche per dimostrare alla opinione pubblica infondatezza voci tendenziose che ad ogni occasione si fanno circolare sulle mire deHa politica tanto della Piccola Intesa verso l'Italia quanto del•l'Italia verso la Piccola Intesa. Ha aggiunto che questa sua idea non è ancora matura e che non saprebbe

ancora dire in che forma proporre l'attuazione e che si riservava di parlarmene dopo aver consultato Governi di Belgrado e di Bucarest.

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IL DELEGATO ALLA CONFERENZA DI LOSANNA, MONTAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 4093/427/333. Losanna, 19 maggio 1923, ore 19 (per. ore 21). Ho telegrafato ad Atene quanto segue: «Ho rivolto rimostranze a Venizelos per il contegno scorretto di alcuni giorna'ii ateniesi nell'attaccare sistematicamente mia persona per l'azione che svolgo Losanna quale delegato italiano. Gli ho lasciato intendere essere evidente che a ciò non sia estranea qualche ispirazione da parte della stessa delegazione ellenica che sola è in grado fornire certi particolari dei dibattiti. Venizelos si è sforzato giustificare

cosa ma ha finito per deplorarla ed assicurarmi che avrebbe immediatamente telegrafato Atene onde riprovevole inconveniente cessi».

(l) Il telegramma fu trasmesso fino a qui anche a Londra, Pari~:"i e Losanna.

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L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 4096 (1). Parigi, 19 maggio 1923, ore 21,45 (per. ore 0,15 del 20).

Suo telegramma n. 1836 (2).

Informo V. E. che una conversazione avuta con Seydoux ho ricevuto impressione che difficilmente la Francia abbandonerà posizione presa nella questione del prestito ungherese. Sembra assai difficile di scindere in tale questione il lato politico da quello economico. Predominio che l'Inghilterra prenderebbe in Ungheria ed al quale non vi sarebbe più contropeso da parte della Francia ed anche dell'Ita'lia se queste due nazioni si spogliassero di quei diritti che derivano loro dal trattato, procura a Parigi non poca preoccupazione. Il desiderio di escludere la Francia e l'Italia da ogni ingerenza nell'Europa Centrale era già apparso nel progetto delle riparazioni presentato dall'Inghilterra a Parigi il 2 gennaio e fu uno dei motivi politici per i quali venne considerato inaccettabile. Il nuovo tentativo inglese innestato sul prestito ungherese spinge più che mai la _Francia ad appoggiare la Piccola Intesa che non può essere abbandonata in un momento in cui la situazione europea si va di nuovo oscurando. Sarò grato a V. E. se vorrà farmi conoscere per norma mia il tenore delle conversazioni avute con Bethlen a Roma tanto più che non mi sono noti tutti gli altri eventuali elementi della situazione.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, PREZIOSI

T. 1912. Roma, 19 maggio 1923, ore 24.

Questo Ministro di Jugoslavia mi ha rimesso una nota verbale colla quale il Governo di Belgrado rammarica di non poter accedere al punto di vista delle Potenze amiche nei riguardi del prestito e della moratoria ungherese ed esprime la speranza che i suoi giusti interessi siano tenuti in favorevole considerazione. Con telegrammi a parte ho comunicato alla S. V. le notizie pervenutemi dalle RR. Legazioni a Belgrado, Praga e Bucarest allo stesso proposito (3). Contemporaneamente ho ri-cevuto da questa Ambasciata d'Inghilterra una nota verbale nella quale si esprime l'avviso che l'assistenza finanziaria dell'Ungheria debba rimanere nel campo tecnico evitandosi che le deliberazioni della Commissione riparazioni si accompagnino a condizioni tali che le facciano venir meno al loro scopo.

7 -Documenti diplomatici • Serie VII · Vol. II

Ho risposto a Graham che condividevo l'avviso da lui espressomi e che in questo senso avevo anche svolta opportuna azione presso gli Stati interessati. Che però avevo dovuto constatare come sussista tuttora opposizione, che in taluni casi assume carattere marcato. Che era anzi avvenuto che si cercasse di interpretare l'azione italiana in modo da lasciare supporre l'esistenza di propositi politici del R. Governo, che erano del tutto estranei alla sua azione come è ben conosciuto. Ho concluso col confermare che il Governo italiano mantiene le sue disposizioni favorevoli alle proposte inglesi nei riguardi della ricostruzione ungherese ma che nell'interesse della loro riuscita ritenevo indispensabile che un'adeguata azione fosse svolta anche dal Governo britannico.

Prego intrattenere opportunamente al riguardo codesto Governo.

(l) -Manca il numero di protocollo particolare. (2) -Cfr. la nota l a pag. 27. (3) -Telegrammi nn. 1906, 1907, 1908, trasmessi in pari data, non pubblicati, coi quali Mussolini comunicava a Preziosi le risposte negative opposte dai governi di Belgrado, Bucarest e Praga alle pressioni italiane perchè recedessero dal punto di vista francese sulla questionedel prestito all'Ungheria.
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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE BOSDARI

T. GAB. 109. Roma, 20 maggio 1923, ore 14,10.

Telegramma di V. E. n. 176 Gabinetto (1).

Nostra nota di risposta al memorandum tedesco espone in modo chiaro esplicito e lea,le il punto di vista italiano. Sono perciò sicuro che V. E. dall'attento esame di essa, si sia posto in condizione di sostenere con la dovuta efficacia ed utilità l'atteggiamento italiano nella questione.

Posso tuttavia aggiungere per sua opportuna norma alcune considerazioni non scevre d'importanza. La nota italiana doveva essere redatta in termini analoghi a quella inglese e fummo quindi costretti per non rischiare di rimanere appartati, e nell'impossibilità di continuare a svolgere una azione d'influenza moderatrice con danno della stessa Germania, di attenerci fondamentalmente alla linea adottata dal Governo inglese. Ciò anche nella preveggenza di preparare una soluzione. Al punto in cui stanno le cose non è possibile di iniziare un'azione diplomatica con speranza di riuscita se prima la Germania non dimostri l'effettiva sua buona volontà di pagare mettendosi per una via nella quale le promesse di pagamento non rimangano in un campo vago ed ipotetico ma si veggano pronte a essere tradotte in atto. Come ci venne assicurato che il memorandum tedesco aveva soprattutto lo scopo di costituire il primo atto per una possibile ripresa delle conversazioni, così le note italiana ed inglese hanno lo scopo fondamentale di permettere un ulteriore svolgimento di esse, secondo si rileva dalla loro chiusa.

L'azione utile che V. E. può e deve spiegare presso il Governo tedesco è di convincerlo che questa è 'l'unica via nella quale può trovare aiuto all'estero.

V. E. mi riferisce poi che codesto Ministro degli Affari Esteri le avrebbe osservato che nè la nota inglese nè l'italiana contengono pratici suggerimenti

per aiutare il Governo tedesco a fare altre proposte. Debbo rilevare che suggerimenti di determinati provvedimenti contenuti in una pubblicà nota potevano esseve interpretati come delle condizioni, che potevano apparire quasi imposte alla Germania, e ritengo perciò che se tali suggerimenti vi fossero stati m Governo tedesco li avrebbe presi in cattiva parte. Nè devesi dimenticare che qualunque idea pratica o progetto concreto esposto al pubblico prima di essere tradotto in atto, sarebbe con ogni verosimiglianza anticipatamente smontato da quanti abbiano interesse che _alla soluzione pacifi.ca non si arrivi.

(1), rei. gab. personale 250/176, trasmesso alle ore 8,17 del giorno 15 e pervenuto alle ore 10,10, non pubblicato, relativo a pressioni di Rosenberg su De Bosdari per ottenere dall'Italia un maggiore appoggio nella questione delle riparazioni.

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IL MINISTRO A VIENNA, ORSINI BARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 4176/393. Vienna, 22 maggio 1923, ore 16 (per. ore 19,15).

Non interpellato mi guarderei dallo esprimere mio parere sulla situazione creataci dal Commissario Generale della Lega delle Nazioni con la sua ostinazione nel voler conseguive la nomina del signor Schnyder, se coll'accettare ciò passivamente quando a tutti è nota l'opposizione da noi fatta a quel signore, non temessi pregiudizievole per il nostro prestigio di fronte a questa pubblica opinione e non si corresse il rischio di aumentare in questo Governo e specialmente nel Ministro delle Finanze la tendenza a negligere l'Italia e la parola del Governo italiano. In regola questa tendenza è più evidente anche in affari singoli per esempio la banca..... (l) concessioni società per azioni Castigliani per il quale il Ministro Finanze non rispetta le formali assicurazioni datemi per mezzo del Cancelliere e del Ministro degli Affari Esteri. Se noi subissimo oggi questa attitudine e se domani concedessimo il consenso per il nuovo prestito senza avere avuto piena soddisfazione de1la nostra richiesta il valore della nostra parola qui, già minata dalla concorrenza internazionale, sarebbe gravemente compromesso. Riterrei quindi opportuno da parte nostra avvenisse, sia di fronte a Zimmermann che sempre più va assumendo pose da autocrate sia di fronte al Governo, una affermazione tale da non lasciare in alcun dubbio della nostra decisione di far valere ad ogni costo quella posizione che le armi ed i nostri interessi qui ci hanno procurato.

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IL DELEGATO ALLA CONFERENZA DI LOSANNA, MONTAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 4154/443/347. Losanna, 22 maggio 1923, ore 18 (per. ore 20).

Mio telegramma n. 441/345 (2).

Dopo ciò che è occorso a Londra (vedere anche telegramma n. 450 di Preziosi in data 14 corrente, n. 3937 di collezione (3)) non sembra esservi dubbio

che, sia pure implicitamente, la Francia ha abbandonata la posizione che aveva assunta insieme a noi !asciandoci soli di fronte all'Inghilterra nella questione delle riparazioni. Ciò pertanto faccio voti che siamo ancora in tempo di agire nel senso prospettato nel mio telegramma n. 420/326 (1).

(l) -Gruppo indecifrato. (2) -Tel 4136/441/345, trasmesso alle ore 1,45 del giorno 22 e pervenuto alle ore 4, non pubblicato, relativo alle discussioni Montagna-Rumbold sulla questione delle riparazioni turche. (3) -Trasmesso alle ore 21,50 del giorno 14 e pervenuto alle ore 5,10 del 15, non pubblicato, relativo a colloqui avuti da Preziosi sulla questione delle riparazioni turche con il consigliere d'ambasciata francese a Londra e con Lindsay.
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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA

T. 1948. Roma, 23 maggio 1923, ore 24.

Da ogni parte mi giungono insistenti premure perchè il Governo italiano aderisca al prestito ed invii per 'il giorno 28 il deposito dei buoni collaterali della quota italiana mettendo in rilievo che ogni ritardo può seriamente compromettere il prestito stesso.

Ministro delle Finanze avrebbe desiderato che nostra adesione fosse subor

dinata alla formale accettazione da parte dei Governi francese ed inglese del

controllo italiano permanente del monopolio dei tabacchi austriaci.

Dai telegrammi che le sono stati comunicati avrà rilevato che amministrazioni inglesi si sono già in massima dichiarate favorevoli, mentre, a quanto

V. E. telegrafa, il Governo francese è riluttante a dare la sua adesione e focrse l'indurrà ad ammettere che la riorganizzazione del monopolio austriaco sia affidata ad un italiano senza impegnarsi per l'eventuale controllo permanente.

Al punto in cui stanno le cose, poichè si minaccia di far risalire a noi la responsabilità della mancata effettuazione del prestito, ho deciso di andare avanti dando istruzioni che siano intanto depositati i buoni collaterali neHa misura necessaria e alla data indicata.

Dando questa prova di conciliazione non intendo però di rinunciare alla nostra richiesta del controllo monopolio tabacchi. Prego perciò l'E. V. di insistere efficacemente a mio nome presso Poincaré acciocchè il Governo francese dia la sua amichevole adesione.

Nulla giustifica la riluttanza francese, dal punto di vista politico. Il Governo francese certamente desidera che l'Italia continui a collaborare con esso per assicurare all'Austria una possibilità di vita che consenta di combattere giustificatamente la tendenza della sua unione alla Germania. Deve però rendersi conto che per il popolo italiano i termini di tale questione non risultano così evidenti come per il francese e che perciò nella situazione finanziaria odierna italiana non è possibile di chiedergli oltre alla rinunzia aUe riparazioni dovutegli anche dei sacrifici finanziari senza creare delle ragioni di cointeressamento attraverso le quali esso possa essere reso cosciente e convinto della necessità che la questione austriaca politicamente richiede.

Ciò va detto chiaramente al signor Poincaré perchè egli possa valutare le conseguenze che potrebbe avere un atteggiamento ostile della Francia in questa questione.

Il telegramma pubblicato nel testo fu trasmesso anche a Parigi e Londra.

(l) Tel. 4024/420/326, trasmesso alle ore 18,55 del giorno 17 e pervenuto alle ore 20,20, non pubblicato, nel quale Montagna consigliava di servirsi della questione delle riparazioni turche come contropartita per avere l'appoggio alleato nella questione di Castelrosso.

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IL MINISTRO A VIENNA, ORSINI BARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. R. 4235/402. Vienna, 24 maggio 1923, ore 19 (per. ore 21).

Nel suo viaggio dall'Italia Presidente del Consiglio ungherese si è fermato ieri poche ore a Vienna visitando Cancelliere e Ministro degli Affari Esteri. Al Cancelliere avrebbe manifestato tutta la sua soddisfazione per le assicurazioni avute da V. E. Non si tratterebbe di patto sottoscritto fra i due Governi italiano e ungherese ma di assicurazioni più che formali per una politica armonica tra Roma Vienna e Budapest che sulla base dei trattati di San Germano e di Trianon senza urtare o suscitare sospetti nei vicini ha di mira riorganizzazione delle due parti della monarchia ed una certa unità di azione. Conte Bethlen ha detto essere possibile realizzare ciò verso Praga data moderazione di cui dà prova Benes mentre invece sull'Ungheria pesa cattiva volontà Governo S.H.S. Domani saranno ripresi qui negoziati austro-ungarici per risolvere questioni economiche e finanziarie tuttora pendenti.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA

T. GAB. U. S. PRECEDENZA ASSOLUTA 112. Roma, 25 maggio 1923, ore 2.

Decifri Ella stessa.

Ho serie ragioni di ritenere che Governo greco sia ormai deciso a riprendere senza indugio operazioni militari iniziando attacco contro turchi. Esso crede che il suo esercito sia sufficientemente preparato e che anche nel peggior caso la sua azione riuscirebbe a migliorare la posizione della Grecia. La situazione dell'Oriente e quella ancor più delicata esistente nell'Europa centrale a causa della questione della Ruhr impongono di considerare tale eventualità con la massima urgenza ma con ogni ponderazione potendo essere origine ed incentivo di complicazioni molto gravi di carattere generale. È certamente indispensabile svolgere un'ulteriore azione degli alleati veramente efficace per tentare con ogni possibile mezzo di scongiurare il pericolo, ma d'altra parte, al punto in cui stanno le cose, mi sembrerebbe anche molto prudente per il caso in cui quest'azione non raggiungesse il risultato desiderato di esaminare quale utile collaborazione potrebbesi stabilire sia per localizzare quanto più è possibile il conflitto sia per tentare di precisare i limiti nei quali dovrebbesi cercare di farlo svolgere. Tenendo conto della speciale situazione in cui si trova la Francia, non mi sembra dubbio che un'intima collaborazione angloitaliana, qualora si stabilisse e fosse ben determinata, oltre a rappresentare un'efficace tutela per i rispettivi interessi dei due paesi costituirebbe una forza di grande valore nell'interesse generale e anche in quello particolare della Francia. V. E. vorrà quindi prendere immediato contatto con Curzon per farmi conoscere il suo pensiero, essendomi necessario stabilire d'urgenza quale possa essere linea di condotta del Governo italiano nelle diverse eventualità rimanendo sempre mio desiderio agire d'accordo con lui nei riguardi del Governo francese nella questione della Ruhr e delle riparazioni.

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IL DELEGATO ALLA CONFERENZA DI LOSANNA, MONTAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 4258/471/372. Losanna, 25 maggio 1923, ore 19,25 (per. ore 22).

Ieri Alexandris mi disse in forma assai involuta che codesta Legazione di Grecia dopo aver a sua richiesta presentito R. Ministero degli Affari Esteri gli ha fatto conoscere che V. E. lo riceverebbe volentieri in occasione del suo prossimo passaggio per Roma. Il Ministro greco mi ha rivolto premure onde gli ottenga telegraficamente conferma di tale pretesa benevola disposizione di

V. E. Nella circostanza mi ha decantato propositi attuale Governo ellenico annodare stretti vincoli amicizia coll'Italia lasciando intravvedere largamente opportunità intrapresa lavori pubblici e concessioni economiche a favore dei nostri connazionali.

Non ho potuto trattenermi fargli notare che avevamo sentito sovente ripetere simile canzone dalla bocca di uomini _di Governo greci e che lo stesso Venizelos in momenti..... (l) politici ci aveva promesso mari e monti, ma senza che in realtà ottenessimo mai nulla. Gli aggiunsi che intanto numerose questioni che riguardano interessi italiani rimangono insolute in Grecia con grave danno dei nostri connazionali. Alexandris mi rispose che ora uomini e circostanze sono radicalmente mutati nel suo Paese.

Premesso che entrata e discorso del genere furono sempre ed unicamente usati dai greci ad effetto utilitario immediato, come nel presente caso di Alexandris che mira a riportare successo personale ripresa relazioni ufficiali fra i due Governi a scopo di politica interna non collimante con i nostri interessi, pregola telegrafarmi come V. E. considera richiesta Ministro ellenico (2).

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IL DELEGATO ALLA CONFERENZA DI LOSANNA, MONTAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 4311/478/378. Losanna, 27 maggio 1923, ore 18,45 (per. ore 20,45).

Telegramma di V. E. 1963 (3) che mi pervenne ieri mattina per tempo.

Subito dopo seduta Comitato politico ieri mattina provocai riunione a tre. Sebbene di fronte a gravità situazione ambedue miei colleghi fossero ansiosi conoscere se avevo ricevuto istruzioni li informai che non erano giunte assi

curandoli che le attendevo in giornata. Insistei pertanto che nella riunione privata nel pomeriggio si evitasse fare qualsiasi accenno alla questione delle riparazioni alleate e che qualora Ismet Pascià la ,sollevasse gli si rispondesse in modo evasivo o dilatorio la qual cosa sarebbe stata facile nella ipotesi probabile che delegato turco non fosse in grado annunziare accettazione esplicita proposta transazione composizione vertenza riparazioni greche. Nel caso contrario riserva doveva essere ugualmente mantenuta in attesa della decisione italiana. In ogni modo -ho detto ai miei colleghi -essa non poteva che giovare in quanto ne risultava ancora più importanza eventuale rinunzia alleati a favore Turchia. In realtà io ho tenuto a temporeggiare e ciò per assicurarmi tempo strettamente necessario per tentare sfruttare nostro sacrificio agli effetti più sollecita soluzione questione Castelrosso. Rumbold e Pellé furono costretti associarsi mio punto di vista. Il secondo che poco dopo presiedè ristretta adunata ufficiosa capi delegazione sebbene si verificasse la meno comoda delle due alternative sopra prospettate, manovrò in guisa che Ismet si acconciasse attendere ulteriormente circa nostra decisione riparazioni alleate. Fu convenuto persino che nelle comunicazioni alla stampa non se ne facesse alcun cenno. Tutta la giornata rimase assorbita da quella riunione. Assicuratomi per la sera stessa tardi un appuntamento con Ismet mi recai in precedenza alle ore 22 da Rumbold a comunicargli in anticipo a titolo amichevole e strettamente confidenziale le dichiarazioni prescrittemi da V. E. il che non mi ha impedito di parlargli in termini precisi, stringenti e crudi. Come risulta chiaramente anche da vari telegrammi anteriori a V. E. sulla questione, io lo avevo del resto già fatto in ripetute occasioni mettendo in serio imbarazzo il mio collega. In sintesi ho posto in rilievo riprovevole modo di procedere del suo Governo, nostra posizione netta e lampante scevra di ogni responsabilità, decisione circostanziata presa da R. Governo ed infine enorme sacrificio che questo faceva. Rumbold mi ha ascoltato confuso e mi ha ringraziato della cortesia da me usatagli di metterlo subito al corrente delle decisioni del R. Governo ed a mia richiesta mi ha promesso che non avrebbe neppure riferito a Londra in merito al mio passo personale che avrebbe considerato come non avvenuto. Rimanemmo d'accordo che avrei però fatto il passo formale in una riunione a tre fissata per stamane alle 11. Essendo riuscito a creare atmosfera favorevole ottenni da Rumbold divenuto spiccatamente cortese, il suo impegno preciso di mettersi subito all'opera con me affrettare risoluzione vertenza Castelrosso. All'uopo mi dichiarò per la prima volta essere pronto a che offrissimo in cambio ai turchi adesione alle loro note domande circa corso della Maritza e isolotto Tenedos. Agiremo in conformità di conserva sino da domani. Ebbi poi cordiale interessante abboccamento con Ismet il quale tenne a ringraziarmi per l'aiuto da me corri:spostogli ad uscire nel migliore modo dalla insidiosa vertenza colla Grecia. Gli preannunziai a titolo confidenziale decisione degli alleati circa riparazioni -della qual cosa egli si mostrò assai soddisfatto -gli rappresentai grave sacrificio che comportava per noi rinunzia ed infine allusi a Castelrosso. Mi disse anche egli per la prima volta che non mi avrebbe fatto difficoltà. Stamane in riunione a tre ho fatto chiare ordinate ed esplicite dichiarazioni esattamente come dettatomi da V. E. Tanto Rumbold che Pellé ne hanno preso atto e mi hanno detto che ne riferirebbero ai governi rispettivi. Rumbold dal canto suo

ha espresso a titolo personale suo vivo rincrescimento per il ritiro da parte del suo Governo dell'impegno del 4 febbraio (l) ha riconosciuto non esistere alcuna connessione tra le questioni riparazioni greche e turco-alleate insinuata dai turchi, ha convenuto nell'enorme sacrificio imposto ai danneggiati italiani dalla guerra aggiungendo che anche quelli britannici subivano la stessa sorte, ha ringraziato per la decisione del R. Governo. Osservo che allo stato delle cose a Losanna ed in specie dopo defezione francese, non vi era altra via di uscita. Da parte mia spero di avere anche in questa delicatissima e complessa questione corrisposto appieno nella lettera e nello spirito alle direttive di V. E. Ho telegrafato quanto precede a Parigi e Londra e Roma, avvertendo ad ogni buon fine che ieri sera appena finita nostra conversazione e qualche istante prima di congedarmi venne rimesso a Rumbold il testo decifrato di un telegramma con cui codesto Ambasciatore Britannico riferiva di aver formulato rimostranze al R. Governo (2) sulla questione oggetto nostro abboccamento e che era stato costì informato che istruzioni erano già state dirette a me nel senso nostra adesione punto di vista inglese restando bene inteso che anche noti buoni del tesoro turchi venivano destinati in conto riparazioni. Faccio presente che Rumbold mi diede lettura del telegramma in via strettamente riservata e personale.

(l) -Gruppo indecifrato. (2) -II telegramma fu trasmesso anche ad Atene. (3) -Trasmesso alle ore 23,30 del giorno 25, non pubblicato, col quale 1\'Iussolini invitava Montagna a fare energiche pressioni su Rumbold e su Pellé perché l'Inghilterra recedesse dall'atteggiamento assunto in merito alle riparazioni greco-turche.
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L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. 275/487. Londra, 27 maggio 1923, ore 21,15 (per. ore 3 del 28).

Telegramma di V. E. Gabinetto n. 112 (3).

Come risulta da tutta precedente corrispondenza in proposito Gran Bretagna pur aderendo ai passi da noi proposti presso il Governo ellenico non è mai stata soverchiamente allarmata dall'attitudine bellicosa greca ed ha sempre nutrito fiducia che a Losanna si sarebbe raggiunto l'accordo. Governo Britannico non ignora nuovo spirito combattivo dell'esercito greco di Tracia nè il desiderio di rivincita del Governo rivoluzionario d'Atene, ma nello stesso tempo conta sul senno politico e l'opera moderata di Venizelos la cui azione presso Governanti d'Atene è assai diversa da quella chè appare a Losanna nelle conversazioni coi rappresentanti esteri.

Il Governo britannico ha anche convinzione che Turchia desidera ormai concludere pace e a esso risulta altresì che il Governo di Angora sarebbe ora disposto a passare oltre ad eventuale nuova energica manifestazione di intransigenza da parte Gran Bretagna.

Con questo convincimento Gran Bretagna assiste piuttosto con calma alle schermaglie Venizelos Ismet Pascià, convinto che si finirà col raggiungere accordo a Losanna in corrispondenza del suo stesso indiscutibile desiderio di pace e del suo chiaro e ben definito programma diplomatico per Oriente. Ciò stante

ed in presenza delle notizie che pervengono da Losanna che accordo grecoturco sta per essere raggiunto, credo opportuno per il momento sospendere comunicazione di cui al telegramma di V. E. Continuo contatto e ininterrotto scambio di idee che mantengo con Curzon e Foreign Office costituiscono già di fatto azione diplomatica prescritta da V. E. e mi riservo di dare ad essa preci~o sviluppo voluto dall'E. V. qualora situazione che ne costituisce presupposto si delineasse effettivamente.

(l) -Cfr. il doc. n. 455 del vol. precedente. (2) -Con lettera urgentissima del 25 maggio, non pubblicata. (3) -Pubblicato al n. 55.
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IL DELEGATO ALLA CONFERENZA DI LOSANNA, MONTAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 4319/486/383. Losanna, 28 maggio 1923, ore 2,30 (per. ore 3,30).

In questo momento termina prolungato colloquio con Ismet Pascià che si è lasciato convincere da me a ritirare la sua riserva circa Castelrosso impegnandosi formalmente dare di ciò comunicazione alla prossima riunione del Comitato politico. Dal canto mio ho assunto corrispettivo impegno ritirare la nostra riserva circa pagamento quota debito pubblico ottomano pel Dodecanneso e addivenire ad accordo itala-turco al di fuori del trattato per delimitazione Castelrosso.

Domani informerò a titolo privato e confidenziale Rumbold del risultato da me direttamente ottenuto. È indispensabile tenere segreta notizia sino a quando delegato turco non avrà adempiuto alla formalità summenzionata in sede comitato.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL MINISTRO A RIGA, PIACENTINI

T. 1984. Roma, 28 maggio 1923, ore 16,30.

V. S. dovrà recarsi Mosca assumere temporanea reggenza quella Delegazione in sostituzione Amadori che verrà reggere provvisoriamente Riga durante sua assenza. Amadori lascerà Mosca dopo fatte consegne a V. S. Ella porterà cifrari P. 2 e P. 3 di cui deve esclusivamente servirsi. Suo compito appena giunto a Mosca sarà di compiere inchiesta interna per accertare andamento delegazione e raccogliere elementi circa modo in cui possono essere stati deci· frati o altrimenti conosciuti telegrammi scambiati fra Amadori e questo Ministero (1). Ella mostrerà presenti istruzioni ad Amadori chiarendo che date difficoltà a cui ha dato luogo divulgazione suoi telegrammi sua situazione Mosca era divenuta delicatissima. Suo contegno di fronte autorità locali sarà di serena chiarificazione della situazione sulla base della inesistenza di qualsiasi proposito del Governo italiano di mutare attuali rapporti con Russia. Per partire pregola attendere telegramma di conferma.

(l) I telegrammi nn. 766 e 770, il secondo dei quali è pubblicato al n. 721 del vol. precedente, dijll'Amadori furono pubbblicati sul Manchester Guardian. Con telespresso n. 929 del giorno 25, non pubblicato, Amadori escludeva che responsabile dell'indiscezione fosse il personale della delegazione.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA

T. GAB. S. 115. Roma, 30 maggio 1923, ore 13.

Telegramma di V. E. 487 (1).

Istruzioni di cui al mio telegramma Gabinetto n. 112 (2) oltre lo scopo immediato di conoscere intendimenti codesto Governo per una possibile collaborazione anglo-italiana nella probabile eventualità di un conflitto greco-turco avevano anche quello di approfittare delle circostanze per rendersi conto dell'effettiva portata delle rélazioni politiche tra il Governo inglese e la Grecia nei confronti di quelle esistenti colla Turchia per giudicare fino a qual punto esse avrebbero potuto avere qualche influenza di fronte a quelle con l'Italia.

Tale conoscenza ci sarebbe stata senza dubbio anche di assai valida norma di previsione e conseguente nostra linea di condotta nelle prossime discussioni per risolvere questione controversa del Dodecaneso.

Apprezzo le ragioni che hanno indotto V. E. a non fare il passo suggerito ma d'altra parte sarebbe stato forse preferibile di non lasciarsi ,sfuggire la favorevole occasione per avvicinare Lord Curzon nel senso indicatole.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA

T. GAB. s. 116. Roma, 30 maggio 1923, ore 13,30.

Decifri Ella stessa.

Con telegramma 28 corrente (3) Ambasciatore Berlino mi aveva preannunziato presentazione confidenziale di un memorandum tedesco ai soli Gabinetti di Roma e di Londra, aggiungendo che Rosenberg sperava che Italia Inghilterra trovando memorandum equo e ragionevole si sarebbero indotte a fargli pervenire le loro osservazioni ed approvazione e a persuadere Francia e Belgio ad aprire trattative. In tal caso memorandum sarebbe stato ufficialmente e pubblicamente comunicato a tutti i Governi interessati. Fino a tal momento doveva tenersi segreto.

Neurath infatti mi rimise ieri un riassunto del memorandum che il Governo germanico intende presentare ai Governi alleati allo scopo di spiegare e completare la nota del 2 maggio. Memorandum è accompagnato da un promemoria complementare riservatissimo in cui si domandano i miei consigli.

Comunicazione pressochè analoga deve essere stata fatta al Foreign Office, col quale prego V. E. mettersi subito in relazione. È fuor di dubbio che come in occasione del precedente memorandum tedesco sia interesse comune e generale che i due Governi italiano e inglese

procedano d'accordo. Attendo quindi conoscere quali comunicazioni verranno fatte in proposito a V. E.

A prima impressione la nota tedesca rappresenterebbe un progresso su quella del 2 maggio in quanto contiene indicazioni precise nei riguardi di alcune garanzie per la cifra di 20 miliardi; ma lascia ancora vaghi e indeterminati molti altri punti ed insiste nella cifra già giudicata insufficiente. Un primo scambio di vedute tra i nostri due Governi potrebbe tendere a determinare maggiori precisioni e miglioramenti indispensabili nelle proposte tedesche.

(l) -Pubblicato al n. 58. (2) -Pubblicato al n. 55. (3) -Tel. gab. n. 276/196, trasmesso alle ore 15 e pervenuto alle ore 18,20, non pubblicato.
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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL DELEGATO ALLA CONFERENZA DI LOSANNA, MONTAGNA

T. 2011. Roma, 30 maggio 1923, ore 23.

Telegramma di V. S. n. 391 (1).

Interrogare nuovamente Governo russo circa sue intenzioni per Convenzione Stretti sembrerebbe logica conseguenza dell'invito che gli fu fatto in passato di partecipare ai relativi negoziati a Losanna. In caso di risposta affermativa firma potrebbe occorrendo avvenire anche fuori della Svizzera. Quanto al riconoscimento de jure ricordo che non sarebbe la prima volta che vengono firmati col Governo di Mosca accordi a contenuto politico, lasciando tuttavia impregiudicata la questione del riconoscimento (es. patto di non aggressione).

Data però probabilità che Delegati Alleati non condividano suddetto punto di vista e che in tal caso non ci conviene insistere troppo, potrà allora adottarsi prima soluzione dalla S. V. prospettata.

Non sembra però che possa assolutamente farsi a meno di lasciare ai Russi la possibilità di aderire al protocollo degli Stretti nè che di ciò sia fatta espii-cita menzione nel protocollo stesso.

64

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON, CAETANI

T. GAB. s. P. 117. Roma, 31 maggio 1923, ore 21,30.

Ringrazioti vivamente tua lettera 7 maggio (2) per cui riservomi telegrafarti nuovamente in dettaglio. Ti dico intanto subito esser d'avviso che continuando opera chiarimento cosi bene avviata con Jung, tu possa oramai avvicinare Segretario Stato nel senso indicato tuo telegramma n. 165 del l maggio (3), seguendo direttive mio telegramma n. 57 (4), affine di farti precisare in via

confidenziale possibilità e limite di un eventuale accordo. Esamineremo insieme in occasione tua venuta in Italia elementi concreti ricavati tali conversazioni per decidere il piano d'azione e predisporre opportunamente opinione pubblica nella quale sono ancora concetti errati. Pur rendendomi conto necessità di mantenere carattere autonomo nostre obbligazioni verso Stati Unìti, riterrei di grande utilità e giovamento anche considerazioni di politica generale di trovare una formula per cui si potesse stabilire una tal quale indiretta correlazione soluzione que,stione riparazioni tedesche.

Riservomi anche su questo punto inviarti ulteriori disposizioni.

(l) -Tel. n. 4371/495/391, trasmesso alle ore 23 del giorno 29 e pervenuto alle ore 2 del 30, non pubblicato, relativo alla questione della partecipazione o meno della Russia alla firma della convenzione per gli Stretti. (2) -Non pubblicata. (3) -Trasmesso alle ore 20,21 e pervenuto alle ore 9,30 del 2, non pubblicato, relativo ai contatti tra Jung e Hoover. (4) -Pubblicato al n. 712 del vol. precedente.
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L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. s. 283/492. Londra, l giugno 1923. Decifri Ella stessa. Telegramma di V. E. 116 (1). Ho veduto subito Curzon. Segretario di Stato mi ha detto che due giorni fa questo Ambasciatore di Germania gli aveva dichiarato che, d'ordine del suo Governo, doveva confidenzialmente rimettergli un memorandum circa riparazioni onde poscia conoscere suo avviso e ricevere opportuni consigli. Curzon aveva declinato ricevere memorandum osservando che non poteva ricevere comunicazione di alcuna proposta che non fosse stata contemporaneamente comunicata a tutti gli altri alleati: che si rifiutava inoltre di dare qualsiasi consiglio giacchè spetta al Governo tedesco di fare spontaneamente proposte tali da corrispondere all'ormai noto pensiero degli alleati. Curzon mi disse quindi di avere riferito oggi stesso quanto precede a questo Ambasciatore Francia, che poco prima della mia visita si era recato a chiedergli se avesse notizia delle nuove proposte tedesche. Ho osservato a Curzon che una così rigida procedura non avrebbe probabilmente evitato gli stessi inconvenienti verificatisi nella fase chiusasi testè con le note risposte a Berlino. Curzon mi ha ripetuto gli stessi concetti espressimi già in passato: e che cioè il dare concreti consigli alla Germania potrebbe condurre i due alleati a stabilire una inopportuna solidarietà con essa ed involgere altresì la loro responsabilità verso Germania stessa per il caso in cui Francia non accettasse le conseguenti proposte tedesche. Ciò stante egli continua a ritenere essere più opportuno limitarsi a dar alla Germania soltanto consigli generici di procedere a ragionevoli proposte allo scopo di poter poscia aprire in base ad esse una utile conversazione tra tutti gli alleati. Ho fatto rilevare a Curzon che comunque, pur lasciando per ora da parte Germania, poteva intanto riuscire assai utile uno scambio d'idee fra l'Italia ed Inghilterra sulle recenti comunicazioni tedesche. Curzon mi ha risposto che suo vivo desiderio era proprio quello di mantenere con V. E. il più intimo contatto, contando sempre sulla di lei stretta cooperazione per la soluzione del grave

problema. Se non che gli pareva che egli non potesse dopo surriferite e così esplicite sue dichiarazioni ai colleghi di Francia e Germania, procedere con noi ad

uno scambio di vedute su di un memorandum che egli aveva rifiutato di ricevere e che non desiderava conoscere non soltanto per le ragioni su esposte ma anche per la considerazione che un tal fatto costituiva un atto poco rrguardoso verso Francia. Ho replicato che pur apprezzando al loro giusto valore le sue osservazioni e pur dividendo pienamente i motivi di riguardo dovuti alla Francia, io non potevo non rilevare che sua linea di condotta ci avrebbe tuttora lasciati in un circolo vizioso o nella situazione stessa precedente alle ultime proposte tedesche. Ma Curzon ha ribattuto che secondo lui la Germania andava facendo spontaneamente dei passi avanti e che atteggiamento riservato tenuto dagli alleati sino ad ora contribuiva a spingere Germania a fare proposte concrete e ragionevoli.

In definitiva pensiero di Curzon è che occorre spingere Germania a fare pr<>poste ragionevoli ma senza che ciò implichi responsabilità dei due alleati, sia nel caso che essi possano restare obbligati verso Germania a fare accettare dalla Francia proposte stesse e sia nel senso che Francia possa attualmente avere ragione di lagnarsi con alleati per aver essi preso a sua insaputa intese sia pure generiche col Governo tedesco. Che ciò pertanto occorre aspettare spontanee preannunziate proposte tedesche per poi tentare sulla base di esse aprire una conversazione interalleata allo scopo di raggiungere soluzione.

Avendo io chiesto infine quale atteggiamento avrebbe egli preso nel caso Francia rifiutasse prendere in considerazione anche eventuali proposte eque tedesche Curzon mi ha detto che in tale ipotesi egli si era tracciato seguente linea di condotta: l) procedere ad un preciso accordo tra Roma e Londra; 2) cercare di attirare Bruxelles nell'orbita inglese (a questo proposito mi ha detto nutrire poca fiducia in un deciso atteggiamento belga che ad ogni istante fa qui aperture per una intima collaborazione cedendo poi costantemente pressioni Poincaré); 3) provocare una « conversazione » e non già « conferenza » con Poincaré magari a Parigi allo scopo persuaderlo aderire accordo previamente raggiunto fra Roma Londra ed eventualmente Bruxelles. Qualora Francia si rifiutasse aderire a tal accordo dichiarare senz'altro a Poincaré che ogni alleato si ritiene sciolto da ogni solidarietà e riprendere piena libertà azione. Curzon mi ha accennato che in quest'ultimo caso nasceva possibilità giungere colla Germania ad accordo separato per riparazioni.

Da tutto quanto precede risulta che punto di vista Curzon in questa nuova fase rimane quello stesso da me replicatamente riferito. Resta a vedere se nel suaccennato caso di dissenso colla Francia Curzon voglia poi effettivamente andare fino alle estreme conseguenze del piano da me accennato.

(l) Pubblicato al n. 62.

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L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. P. R. 285 (1). Parigi, 4 giugno 1923, ore 0,30 (per. ore 3).

Il discorso pronunciato a Nantes da Briand pone sempre maggiormente in rilievo la campagna che si va disegnando in Francia per orientare opinione pub

blica contro blocco nazionale prevalente alla Camera. Antico Presidente del Consiglio non ha mancato di servirsi anch'egli dei recenti incidenti provocati dai realisti di Daudet. È da aspettarsi che a scopi di politica interna per far prevalere il partito radicale socialista e sostenere il Senato nel suo conflitto con la Camera dei Deputati, sotto pretesto di voler salvare la Repubblica, che in realtà non corre alcun pericolo, si delinei una campagna contro il fascismo italiano di cui si depreca influenza morale che esso esercita sopra una parte dell'opinione pubblica francese. Movimento di carattere sovversivo che in questi ultimi tempi ha anche accelerato il suo ritmo per riunire ed organizzare quanti più elementi possano raccogliersi fra comunisti francesi ed italiani in una azione contro il Governo italiano, si vedrà rinforzato da questo inopinato aiuto che i partiti costituzionali di sinistra gli porteranno pur proponendosi scopi diversi. Ho motivo di ritenere che si annodino relazioni fra uomini politici italiani e francesi per fornire, a questi ultimi, incoraggiamento ad una propaganda antifascista che svolgendosi liberamente in Francia, possa avere la sua ripercussione nel Regno. Reputo doveroso informare V. E. che affievolirsi del presente regime, può imbaldanzire queste correnti le quali in tanto sono frenate, in quanto Ella rappresenta tutta la potenza integrale dello Stato italiano nelle sue relazioni internazionali.

(l) Manca il numero di protocollo particolare.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA

T. GAB. s. 119. Roma, 4 giugno 1923, ore 21,15.

Decifri Ella stessa.

Telegramma di V. E. n. 492 (1).

Come Le è noto comunicazione di Neurath mi venne fatta quasi contemporaneamente all'annuncio di essa da parte del nostro Ambasciatore a Berlino e senza che vi fosse perciò alcuna possibilità di un preliminare scambio di vedute con codesto Governo. Non conoscendo quindi quali potessero essere le idee di Lord Curzon non potevo agire in modo diverso da ciò che ho fatto, informandola subito e telegrafandoLe al n. 116 (2) che attendevo Sue comunicazioni prima di prendere qualsiasi decisione.

Curzon ha invece creduto di declinare a priori il ricevere il memorandum tedesco senza preavvisarmi, chiarendo il suo punto di vista, di ritenere cioè, di non poter ricevere comunicazione di alcuna proposta che non fosse contemporaneamente rivolta a tutti gli altri alleati e di rifiutarsi di dare qualsiasi consiglio, spettando al Governo tedesco di fare proposte tali da corrispondere all'ormai noto pensiero degli alleati.

Poichè Curzon tutto ciò ha immediatamente comunicato all'Ambasciatore di Germania, comprendo benissimo l'impossibilità per lui di desistere da tale atteggiamento, nè ho difficoltà di seguirlo sembrandomi che danni maggiori di

qualsiasi altro potrebbero esser quelli derivanti da una discorde azione angloitaliana.

Non vi è dubbio che la via prescelta dal Ministro degli Esteri inglese sia la più semplice e facile, se non la più conclusiva, ma debbo ad ogni buon fine fare alcune osservazioni, anche perchè ne resti tra·ccia nel carteggio ufficiale.

La prima più che altro formale di non rendermi conto del perchè Curzon ritenesse o ritenga di compromettersi prendendo visione di un memoriale comunicatogli confidenzialmente dall'Ambasciatore di Germania. Di promemoria e comunicazioni ufficiali, altri ve ne sono stati in passato, poco compromettenti perchè poco conclusivi. La compromissione in questo caso poteva certamente esservi, ma solo nella risposta, specialmente se essa avesse potuto giungere più tardi al punto temuto da Curzon di implicare un qualunque impegno verso la Germania di esser favorevoli alle sue proposte. Ma il prendere visione di un memorandum non può implicare alcuna responsabilità.

Parimenti non so capire in che cosa ciò possa costituire un atto poco riguardoso verso la Francia. Poichè è esclusa qualsiasi idea di una intesa anche generica col Governo tedesco all'insaputa della Francia, non sembra possa costituire mancanza di riguardo l'occuparsi della questione per trovare una via di uscita che possa essere anche accetta al Governo francese.

Nè le cose vanno in modo da non destare le vive preoccupazioni di tutti, nè la Francia stessa non può fare a meno di desiderare che si giunga ad una situazione in cui essa possa por termine allo spreco di forze e di energie che è costretta a fare, non giungendo ad una definitiva soluzione.

Naturalmente dirò a Neurath che d'accordo col Gabinetto di Londra è stato riconosciuto più conveniente che il Governo tedesco rivolgesse la sua offerta a tutti gli Alleati.

Prego però l'E. V. telegrafarmi d'urgenza più esattamente quali dichiarazioni Curzon abbia fatto a codesto Ambasciatore di Francia allo scopo di mantenere anche qui possibile uniformità di linguaggio. Debbo a questo proposito ricordare che comunicazione tedesca non solo era stata fatta riservatamente, ma Rosenberg aveva detto a Bosdari che se si fosse risaputa, la avrebbe smentita.

(l) -Pubblicato al n. 65. (2) -Pubblicato al n. 62.
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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA

T. GAB. S. 120. Roma, 4 giugno 1923.

In risposta suo telegramma concernente campagna antifascista (l) elementi francesi voglia tener presente quanto segue: l) Governo fascista solidissimo; 2) rappresentando la Nazione ogni offesa fascismo finisce in definitiva per essere offesa Nazione Stato fascista. Voglia fare intendere con tutte le cautele della procedura diplomatica agli elementi responsabili politica francese che campagna antifascista potrebbe alterare cordialità relazioni fra i due popoli.

(l) Pubblicato al n. 66.

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IL DELEGATO ALLA CONFERENZA DI LOSANNA, MONTAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 4533/524/419. Losanna, 5 giugno 1923, ore 1,15 (per. ore 3).

Telegramma di V. E. 2052 (1).

Nostro telegramma stampa odierno n. 29 (2).

Ho potuto conformarmi fedelmente nella lettera e nello spirito alle precise istruzioni e direttive di V. E. circa definitivo regolamento questione Castelrosso. Stamane fra me e Ismet Pascià avvenuto in via riservata scambio lettere, originali e copie rispettive delle quali (3) trasmesso a mezzo corriere. Questo pomeriggio in seno comitato politico primo delegato turco ha puramente e semplicemente ritirato richiesta isola; dal canto mio ho preso atto scambiandoci ripetute cortesie. È così rimasto solennemente sanzionato dalla Conferenza impegno che 8 giorni addietro Ismet aveva in via privata assunto verso di me ed abbiamo ottenuto senza aiuto di altri, ·senza corrispondere alcun' compenso sostanziale (rinunzia alla riserva circa quota debito pubblico ottomano per il Dodecanneso era già stata decisa in marzo a Londra ed io avevo qui sollevato e mantenuto obiezioni solo artificialmente) piena soddisfazione in una questione di amor proprio nazionale che fino dall'inizio si presentava irta di

difficoltà e che ha costituito un sensibile impaccio per la nostra delegazione

durante la seconda fase conferenza. Col riconoscimento nostra sovranità Castelrosso abbiamo oramai risolto favorevolmente nel miglior modo possibile tutte le questioni a prevalente interesse italiano dinanzi conferenza.

Trasmetterò per corriere Londra, Parigi, Costantinopoli, Atene, Rodi.

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L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. R. 289 (4). Parigi, 5 giugno 1923, ore 21,15 (per. ore l del 6).

Ho fatto notare così al Presidente del Consiglio come al signor Peretti tutto il pericolo che per ragioni politica interna vari partiti ricorressero all'artificio di critiche e attacchi contro il fascismo italiano. Non era nell'interesse neppure dei radico-socialisti di introdurre nelle loro competizioni un Governo estero che rappresentava saldamente tutta la Nazione tanto più che l'opinione pubblica italiana non era molto ben disposta verso la Francia e che un tentativo diretto sia pure inconsciamente a valersi di un elemento internazionale poteva provocare una ripercussione che avrebbe potuto danneggiare i rapporti fra i due paesi. Non ho nascosto che questa rappresentazione io facevo come

pubblicato.

naturale tutore di tali relazioni ed ho pregato che fossero dati alla stampa gli opportuni avvertimenti. Lo stesso discorso ho tenuto a vari uomini politici e lo terrò probabilmente domani ad Herriot che è il più influente tra i capi del partito radicale-socialista. Mi riservo ritornare sull'argomento.

(l) -Trasmesso alle ore 22 del giorno 3, non pubblicato, relativo alla questione di Castelrosso. (2) -Tel n. 4526/29 trasmesso alle ore 20,10 del giorno 4 e pervenuto alle ore 22,45. non (3) -Non pubblicate. (4) -Manca il numero di protocollo particolare.
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L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. P. R. 300 (1). Parigi, 8 giugno 1923, ore 22,20 (per. ore 1,40 del 9).

Peretti mi ha dato assicurazione che tutti gli organi della stampa influenzabili da parte del Governo erano stati avvertiti allo scopo di evitare allusioni di commenti che potessero portare ombra alle giustificate suscettibilità del Governo italiano e che il Capo del Servizio Stampa del Ministero non avrebbe mancato di sorvegliare perchè queste direttive fossero seguite.

Spero tra giorni di ottenere impegno con uguale risultato per alcuni degli organi radicali più importanti ma naturalmente nessuna azione mi è possibile sugli organi comunisti di ..... (2) sovversivi dei quali del resto non credo eh~

V. E. si curi.

Ho pure fatto passi perchè sia esercitata una maggiore sorveglianza e si proceda eventualmente alla espulsione di quegli agitatori italiani più attivi che si adoperano a pervertire masse operaie. Di essi ho fornito elenco al Governo francese.

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IL MINISTRO A VIENNA, ORSINI BARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

R. GAB. CONF. 1816/551. Vienna, 8 giugno 1923.

Sono stato fatto informare confidenzialmente di quanto, in un recente colloquio avuto con questo Ministro federale degli Esteri, avrebbe detto questo Nunzio pontificio sui rapporti tra il Vaticano e V. E.

Quando tre mesi or sono il nuovo Nunzio Monsignor Sibilia giunse a Vienna, usando della loquacità che lo distingue, andava dicendo a tutti quanta fosse la fiducia del Vaticano in V. E., quanto cordiali e fiduciosi fossero i rapporti tra V. E. e le più alte sfere della Curia Romana.

Nel colloquio avuto recentemente invece, egli avrebbe spiegato al Ministro

degli Esteri, perchè lo ripetesse al Cancelliere, come in Vaticano sia subentrata

alla primitiva fiducia una certa riserva verso di Lei e verso le sue direttive di

politica interna ed esterna.

8 -Documenti diplomatici -Serie VII -Vol. Il

La persona che m'informava di quanto precede aggiungeva che il Ministro aveva riportato l'impressione dalle parole del Nunzio essere queste rispondenti più che alle istruzioni o alle intenzioni del Vaticano, a qualche cenno della direzione del partito popolare.

Qui si è atteso invano la promessa visita di Don Sturzo. Forse è per la bocca di Monsignor Sibilia che egli ha fatto pervenire a Monsignor Seipel il consiglio di riserva in attesa di mutamenti o di altri desiderati avvenimenti.

(l) -Manca il numero di protocollo particolare. (2) -Gruppo indecifrato.
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IL MINISTRO A VIENNA, ORSINI BARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

R. 1826/556. Vienna, 9 giugno 1923.

In quest'ultima settimana ho constatato sia personalmente, sia sulla base dei rapporti dei RR. Consoli, una ripresa di manifestazioni antitaliane nella stampa, non nei grandi giornali viennesi, i quali mantengono, seguendo le direttive dell'Ufficio Stampa della Cancelleria federale, verso il nostro paese un'attitudine riservata, mai dismessa anche nelle occasioni ben frequenti di nuovi sacrifizi da parte dell'Italia a favore della Repubblica austriaca, ma sibbene nei giornali delle varie regioni della Stiria, della Carinzia, d'lnnsbruck, di Linz. E simili manifestazioni, qualche volta servite con un umorismo di bassa lega, non si trovano soltanto nei giornali socialisti, ma ancor più nei fogli del partito tedesco nazionale.

Come è nostro dovere, i Consoli presso i capitani provinciali ed io presso il Governo federale richiamiamo su di esse volta per volta l'attenzione delle competenti autorità sopra le conseguenze politiche del continuare di una simile campagna, protestiamo contro gl'insulti. In risposta riceviamo espressioni di rammarico, di scusa, la promessa d'intervenire, accompagnata sempre però dalla dichiarazione che data la libertà della stampa in Austria nulla possono le autorità contro l'abuso di quella libertà.

In una conversazione avuta ieri col Ministro degli Esteri, ho di nuovo esposti i miei reclami e rinnovate le più serie proteste contro questo stato di cose. Egli ha preso visione di alcuni articoli che come «campione :. gli avevo portati. Mi ha rinnovato l'espressione del suo rammarico, e mi ha detto che avrebbe riferito al Cancelliere le mie rimostranze, sollecitando il suo personale intervento presso i Capi dei partiti della Maggioranza, allo scopo di portare rimedio a quegli abusi. Il Ministro mi raccomandava però di dare istruzioni anche ai RR. Consoli a Graz, a Villach e in Tirolo di continuare a premere sui Capitani provinciali. allo stesso scopo. Ben sovente questi hanno sui giornalisti della provincia una presa maggiore di quella delle autorità federali.

Ho rinnovato istruzioni in tal senso ai RR. Consoli.

Evidentemente l'aumentare di quegli abusi della libertà di stampa ha per motivo ragioni locali e contingenti, e ben spesso, come rilevo esaminando i casi constatati nella stampa del Tirolo, gli articoli incriminati, che nella medesima appaiono, sono repliche o contro repliche a lettere o ad articoli pubblicati

in certi giornali dell'Alto Adige. Occorre inoltre tener conto che ormai in Austria è cominciata la lotta elettorale. Ogni notizia, ogni invenzione, ogni sensazionale rivelazione è sfruttata dall'un partito o dall'altro per difesa o propaganda delle proprie aspirazioni. E siccome il partito tedesco nazionale è quello che si presenta alla lotta in condizioni peggiori, sono i suoi giornali quelli che usano linguaggio più veemente e che fanno il maggior chiasso.

Questo dico non già per scusare, ma per illuminare i lamentati abusi.

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L'AMBASCIATORE A MADRID, PAULUCCI DE' CALBOLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. P. RR. 308/123/41. Madrid, 12 giugno 1923, ore 1 (per. ore 11). Decifri Ella stessa. Nell'occasione di una colazione intima offerta dall'Ambasciatore Reynoso al Ministro degli Affari Esteri cui assisteva come quarto invitato per desiderio dello stesso Ministro il nostro Addetto Militare che fui lieto aver testimonio, il Signor Alba mi ha fatto le dichiarazioni seguenti: egli desidera iniziare subito negoziati per trattato di commercio con noi, lamentandosi però che a causa malattia principale delegato tecnico e ritardo trattative commerciali con altri 5 paesi gli sia impossibile inviare Roma delegato spagnuolo come era nostro diritto e come aveva promesso. Egli chiede quindi a V. E. permettere che negoziati si facciano invece Madrid, cedendo, come del resto Francia Inghilterra ed altri paesi ne avevano dato esempio, davanti caso forza maggiore. Alle mie obiezioni circa disastrosa impressione che produrrebbe in Italia un secondo possibile insuccesso che si aggiungesse al primo di due mesi fa, Alba ha risposto che si trattava allora di una modifica modus vivendi contrario spirito legge spagnuola mentre egli mi prometteva formalmente sin ora che il trattato sarebbe stato concluso ed «approvato dalla maggioranza di cui egli dispone». Anche in Consiglio dei Ministri e davanti Commissione egli aveva detto senza sottintesi che se trattati avevano un interesse economico ne avevano pur uno politico e che nel caso presente il politico era ben superiore all'economico. Unica difficoltà era nostro dazio proibitivo pesce sotto olio ed io mi sono permesso esporgli allora le necessità politiche che ci imponevano protezione industrie similari della Venezia Giulia, ma era una mia idea personale che forse con premio di esportazione avremmo superate difficoltà. Alba mi ha aggiunto che era sicuro che la nostra industria elettrica potrà conquistare mercato spagnuolo; ha tenuto a bada sino ad oggi negoziatori tedeschi i quali su questa industria fanno grande assegnamento. Il Ministro concluse che ferma e solida amicizia che deve legare due Paesi contro nemico comune per la difesa Mediterraneo sarà cementata da questo trattato e vieppiù solida uscirà dal viaggio Roma che è assoluta intenzione dei Sovrani e del Governo fare nell'autunno, viaggio per il quale credeva necessario guadagnare sin da ora adesione alto e basso clero.

Reynoso che parte domani porterà lettere particolari Alba con queste stesse dichiarazioni.

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. s. 309/520. Londra, 12 giugno 1923, ore 14,35 (per. ore 0,25 del 13).

Decifri Ella stessa.

Ho avuto ieri sera colloquio con Curzon circa riparazioni nel quale mi sono inspirato al contenuto del telegramma di V. E. 123 (1). Segretario di Stato aveva perfetta conoscenza del discorso pronunciato da V. E. in Senato.

In massima egli è d'accordo sulla convenienza di dovere agire in modo da non lasciarsi sfuggire occasione per riprendere conversazione ed i contatti generali fra gli alleati, ma nello stesso tempo si dimostra assai fermo nel volere profittare della presente circostanza per chiarire situazione britannica nei riguardi della Francia rispetto a tutto il problema delle riparazioni e della politica francese circa Ruhr.

Secondo quanto mi è stato dato rilevare dalla conversazione il concetto che domina in questo momento nella mente di Curzon è di fare precedere ad ogni altro passo od intesa un completo chiarimento dei rapporti anglo-francesi in dipendenza delle responsabilità in corso per l'occupazione della Ruhr malgrado deciso assoluto contrario atteggiamento del Governo inglese. E ciò allo scopo rafforzare prestigio del Governo del signor Baldwin ma anche di premere efficacemente sul Governo francese con questione sistemazione del debito francese. Alla mia precisa domanda di conoscere suo pensiero circa memorandum tedesco e procedura da seguire nei riguardi della Francia Belgio e Germania Curzon mi ha risposto che secondo suo modo di vedere non occorreva affrettarsi a concertarsi sopra risposta da dare a Berlino e che nelle attuali condizioni non riteneva opportuno pronunciarsi ancora in alcun modo sul contenuto della proposta tedesca. Tale modo di vedere che è poi un vero e proprio atteggiamento di attesa viene indirettamente a conciliare l'interesse principale inglese da me accennato dianzi di procedere ad un preliminare e completo chiarimento anglo-francese. Da quanto precede e dalle cose dettemi da Curzon ho potuto rilevare che segretario Stato ha fatto suo il pensiero di Crowe da me riferito a V. E. col mio telegramma 511 (2) dandovi anche maggiore sviluppo ed un principio di esecuzione.

Curzon mi ha infatti riferito una conversazione avuta con questo mio collega di Francia il quale d'ordine del suo governo era venuto a chiedergli di agire a Berlino per fare cessare resistenza passiva tedesca, condizione indispensabile secondo Poincaré per intavolare una conversazione fra alleati e con Germania. Ambasciatore Francia aveva accennato susseguentemente in modo vago ad una progressiva evacuazione della Ruhr; alla intangibilità dei noti

buoni A e B; ad una possibile riduzione dei buoni C e alla riduzione dei debiti francesi verso Inghilterra e America. Curzon fermandosi specialmente sulla prima parte della comunicazione aveva risposto che non poteva aderirvi senza ottenere prima alcuni chiarimenti e porre certe condizioni e cioè: l) cosa intendeva Francia per cessazione resistenza passiva se si riferiva cioè alla naturale resistenza che la popolazione faceva avanti alla invasione straniera o ad atti specifici del Governo Germa~ico; 2) che cosa Governo Francese intendeva dare alla Germania in compenso perchè essa potesse privarsi della sola arma di cui disponeva contro l'azione francese nella Ruhr riconosciuta illegale tanto dalla Germania che da Inghilterra stessa; 3) che cosa intendeva la Francia dare all'Inghilterra perchè agisse a Berlino nel senso desiderato (con ciò Curzon faceva allusione al regolamento di tutta la questione delle riparazioni e dei debiti interalleati); 4) quali fossero precisamente le idee di Poincaré circa evacuazione della Ruhr, il tempo ed il modo di effettuarla. Curzon aspetta precisa risposta a queste sue domande per procedere eventualmente presto nell'azione iniziata sia nei riguardi particolari dell'Inghilterra e Francia sia nei riguardi della conversazione generale fra alleati e specialmente dell'Italia che è desideroso iniziare. Curzon mi ha promesso tenerci costantemente informati ed intanto spera che anche V. E. nell'attuale situazione riconoscerà opportunità non essere necessaria una immediata risposta alla Germania nè opportuno affrettare a pronunciarsi sul contenuto dell'ultimo memorandum tedesco. A complemento precedenti informazioni aggiungo essere intendimento di Curzon che al momento opportuno un piano sulle riparazioni eventualmente concordato fra gli alleati debba poi essere discusso colla stessa Germania in guisa che essa vi dia la sua libera approvazione essendo questa la migliore garanzia per futura esecuzione del piano medesimo ciò in contrasto col punto di vista di Poincaré, giusta il quale eventuale piano concordato fra gli alleati dovrebbe essere semplicemente e senza discussione comunicato alla Germania perchè vi aderisse. Non mancherò telegrafare ulteriormente appena riceverò nuove informazioni da questo Ministero Affari Esteri.

(l) -Trasmesso alle ore 22,30 del giorno 9, non pubblic3to, col quale Mussolini impartiva a Della Torretta l'istruzione di condurre le conversazioni sulla questione della Ruhr sulla base delle dichiarazioni contenute al riguardo nel discorso pronunciato da Mussolini stesso il giorno 8 al senato. (2) -Tel. gab. riservatissimo n. 299/511, trasmesso alle ore 21,05 del giorno 8 e pervenutoalle 3 del 9, non pubblicato, nel quale Della Torretta riferiva 11 punto di vista di Crowe sulla questione, analogo a quello di Curzon.
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APPUNTO DEL SEGRETARIO DELL'UFFICIO IV DELLA DIREZIONE GENERALE AFFARI POLITICI COMMERCIALI E PRIVATI DI EUROPA LEVANTE, MARCHETTI, PER IL DIRETTORE DELLA DIREZIONE GENERALE, ARLOTTA.

Roma, 13 giugno 1923.

Il 29 novembre scorso, in seguito agli assassinii politici di Atene, che sono nella memoria di tutti, il R. Governo rompeva le regolari relazioni diplomatiche col Governo ellenico.

Tale decisione, che fu analoga a quella presa da tutti agli altri Governi ad eccezione di quello francese, era dettata da naturali ragioni sentimentali ed anche dalla coscienza che non poteva un popolo come l'italiano ignorare, e quindi non bollare con la sua rampogna, procedimenti che da secoli sono sorpassati e condannati da ogni paese civile.

A prescindere dai suaccennati assassinii, vere e proprie ragioni giuridiche per negare il nostro riconoscimento all'attuale governo di Atene mi sembra non

esistano per noi. In seguito ad un colpo di stato un sovrano ha abdicato in Grecia. Un altro gli è succeduto. In nome di quest'ultimo, formalmente almeno, l'attuale Governo funziona.

Sono affari interni della Grecia in cui noi, a stretto rigore di diritto, non siamo chiamati ad entrare. Noi non siamo tra le Potenze garanti della costituzione ellenica: delle quali tre, del resto, la Russia non è in condizioni di pronunciarsi e la Francia ha riconosciuto l'attuale Governo.

Allo stato delle cose, venuta meno l'unica causa di serio conflitto che potevamo avere con la Grecia, il problema dell'Anatolia, non vi è nessuna ragione per cui una tensione di rapporti debba permanere tra Italia e Grecia. In linea generale è anzi desiderabile un riavvicinamento. Si tratta di decidere se convenga a noi di tentarlo, in questo momento, e con l'attuale Governo.

Osservo:

l) Tale nostro riavvicinamento può essere consigliato da affidamenti che possiamo ricevere di veder finalmente definitivamente risolta, con nostra soddisfazione, la questione delle isole, la quale rappresenta pure un problema che non può tenersi eternamente in sospeso.

2) Tale nostro riavvicinamento o una tendenza ad esso possono essere valorizzati nei confronti della Jugoslavia.

Tra Belgrado e Atene non corrono i migliori rapporti. Se ha potuto, dopo tanti anni, realizzarsi finalmente una intesa sulla questione della zona franca jugoslava a Salonicco, non è dubbio che le modalità della questione stessa daranno alimento a ulteriori dissensi, ed in ogni caso la pratica attuazione del progetto sarà, in ogni tempo, origine di scosse e di urto tra i due Paesi. BeLgrado si è ancora ultimamente adoperata ad ostacolare la tendenza della Grecia di entrare a far parte della Piccola Intesa.

Benchè il recentissimo colpo di scena in Bulgaria abbia seriamente turbato il Governo S.H.S., il quale perde, con Stambuliski, un uomo che per fini personali andava legando il suo carro alla politica jugoslava; e benchè quindi, a quanto è lecito prevedere, Belgrado cercherà di gettar ponti verso la Grecia, sembra prevedibile che il Governo Jugoslavo non possa rimanere indifferente ad un nostro mutato orientamento verso la Grecia.

Osservo d'altro lato:

l) Il nostro eventuale riavvicinamento alla Grecia andrebbe condotto in modo da non ferire l'Inghilterra, che abbiamo fino ad oggi seguito nel suo atteggiamento verso l'attuale Governo, e non potrebbe non vedere con sospetto la nostra mutata condotta.

2) È vano lusingarsi che esso possa portare frutti durevoli. Ammesso anche che l'attuale Governo ellenico abbia vita lunga (e ciò sembra possibile dato che gli antivenizelisti sono ormai ridotti a personalità di poco conto e di poco seguito -e dato che i capi militari contrari al nuovo regime paiono non essere concordi, ed aver rinunciato ad azioni violentemente aggressive), non può dimenticarsi che esso è composto di uomini facenti capo a Venizelos, e quasi tutti animati da sentimenti a noi nettamente ostili.

È certo che sarebbe pel Governo greco un considerevole successo di ottenere il riconoscimento dell'Italia, e come tale questo avvenimento sarebbe da esso sfruttato a fini di politica interna.

Ma la situazione della Grecia ed il suo prevedibile avvenire politico sono tali che essa è destinata ad oscillare tra Francia e Inghilterra, contro od almeno senza l'Italia, la quale non è in Grecia nè amata nè temuta.

Concludendo: sembra che il nostro riavvicinamento alla Grecia, od anche solo il nostro riconoscimento di quel Governo, dovrebbe essere subordinato a considerevoli, immediati, concreti vantaggi, che dovrebbero sopratutto consistere nel regolamento a nostra favore di parecchie questioni da tempo in pendenza col Governo ellenico.

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L'AMBASCIATORE A MADRID, PAULUCCI DE' CALBOLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

R. R. P. 1410/403. Madrid, 13 giugno 1923. Se i rapporti ufficiali fra Spagna e Francia sembrano tuttora cordiali, appare invece vieppiù acuito oggidì quel senso di astio, se non di odio, che caratterizza il pensiero ed il linguaggio della gran maggioranza di questo popolo, quando è questione della Francia. L'intransigenza ostinata di cui la Repubblica dà prova nella questione della Ruhr e più ancora le sue smodate ambizioni marocchine che si urtano direttamente alle modeste pretese spagnuole (vedasi

mio rapporto 1409/402 in data d'oggi (l)) sono evidentemente la causa di questo stato d'animo troppo facile ad osservare perchè nessuno ne fa mistero.

S. M. il Re non perde occasione di alludere alle arti subdole colle quali i pericolosi vicini cercano di farsi avanti in tutti i modi: il Ministro degli Esteri tiene a ripetere con una certa soddisfazone che l'edificio franco-belga presenta varie crepe e che nel suo ultimo viaggio a Bruxelles i Ministri di Re Alberto gli manifestarono il loro dolore pel modo col quale la Francia trattava l'alleata fedele e la banca parigina combatteva la valuta belga. Senatori, deputati, giornalisti di tutti i partiti guardano la Francia come alla responsabile di tutto ciò che succede in !spagna e principalmente in Catalogna. E cosi per naturale reazione la simpatia di questo Paese si volge in questi ultimi tempi all'Italia ed in particolar modo a quel nuovo Governo nazionale che ha fatto capire che anche da fratelli non si tollerano sopraffazioni, tenendo un dignitoso linguaggio contro certi sogni di imperialismo e di egemonia.

Segnalo a tal proposito all'attenzione del R. Ministero un importante articolo (l) che non manca di logica e di ironia, che l'organo principale del partito cattolico dedica stamane al Governo francese elargitore di larghi prestiti alla Polonia ed alla Rumania, nonostante le cattive condizioni delle proprie finanze.

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IL DELEGATO ALLA CONFERENZA DI LOSANNA, MONTAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 4753/549/441. Losanna, 14 giugno 1923, ore 1 (per. ore 3).

Avendo avuto sentore che Venizelos stava architettando disegno di concludere pace separata greco-turca prima conclusione Trattato di Losanna ed avendo

intuito che quegli teneva a parte dei suoi propositi delegazione inglese, nella riunione a tre di stamane ne ho chiesto a Rumbold il quale mi ha risposto affermativamente ed ha aggiunto che nel corso della giornata avremmo ricevuto una nota al riguardo dal primo Delegato ellenico. Essa infatti mi è giunta stasera. Costituisce un vero monumento di improntitudine e sarà interessante vedere quale accoglienza avrà da parte degli alleati. Venizelos vi afferma che l'inatteso prolungamento dei negoziati e le voci (invero immaginarie) di sospensione Conferenza preoccupano pubblica opinione ellenica. La Grecia non può restare in armi ed ha bisogno assoluto di smobilitare. Le difficoltà sopravvenute nelle trattative fra gli alleati e la Turchia lasciano prevedere discussione per almeno altre due settimane. Di fronte a tali prospettive Venizelos chiede appoggio delegati alleati per immediata conclusione preliminari di pace con la Turchia, comprendenti clausole essenziali progetto Trattato, onde Grecia possa smobilitare e dedicarsi alla propria ricostruzione interna pur rimanendo a collaborare a Losanna all'accordo completo. Negoziati preliminari di pace non solo non potrebbero nuocere, ma affretterebbero conclusione pace generale definitiva. Mantenimento mobilitazione greca avrebbe potuto giovare ulteriori trattative solo nel caso che turchi avessero temuto propositi delle Potenze e riprendere ostilità, ma essendo tale eventualità assolutamente e definitivamente esclusa nel pensiero delle Potenze medesime, progetto greco non modifica situazione. Al contrario esso varrà a rendere turchi più concilianti in quanto essi vi ravviseranno indizi sicuri che Potenze invitanti sono decise alla sospensione della Conferenza piuttosto che cedere alla Turchia nelle questioni rimaste insolute. Trattative per i detti preliminari di pace non possono essere differite perchè se si arriverà fra qualche giorno alla sospensione della Conferenza Ismet lascierà Losanna e simili negoziati non saranno più possibili restando libero il campo a deplorevoli sorprese. Mi sorge il dubbio che il passo greco nasconda una manovra inglese

per forzare Francia a mostrarsi più arrendevole nelle questioni che qui tuttavia si dibattono e che sono di suo prevalente interesse. Se così non fosse non dovrebbe risultare difficile contenere simili ironici esuberanti conati di Venizelos (1).

. 79.

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL MINISTRO A SOFIA, RINELLA

T. 2162. Roma, 14 giugno 1923, ore 22,30.

Suo telegramma n. 140 (2).

Conviene evidentemente che suo atteggiamento tenga conto specie nelle sue manifestazioni esterne di quel grado di riserva indispensabile almeno per ora, e che risulta dall'altro telegramma della S. V. n. 141 (3) essere anche per momento osservata dai suoi colleghi di Francia e d'Inghilterra.

Comunque le valga di norma anche avvenire che al Ministro Radeff il quale nell'annunziarmi intendimenti del nuovo governo mi chiedeva quali potrebbero essere le nostre relazioni verso di quello, feci subito osservare che esse avrebbero potuto essere più o meno benevole a seconda del modo con cui il Governo stesso si sarebbe regolato nei riguardi dei nostri interessi sia generali, che particolari in Bulgaria.

(l) Non pubblicato.

(l) -Il telegramma fu trasmesso anche a Parigi, Londra, Costantinopoli e Atene. (2) -Tel. n. 4703/140, trasmesso alle ore 21,30 del giorno 11 e pervenuto alle 12,15 del 12, non pubblicato, col quale Rinella chiedeva istruzioni circa il contegno da tenere nei confronti del nuovo governo bulgaro. (3) -Tel. n. 4751/141, trasmesso alle ore 22,50 del giorno 13 e pervenuto alle 4 del 14, non pubblicato, relativo ai rapporti serbo-bulgari in relazione al nuovo governo di Sofia.
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IL MINISTRO A SOFIA, RINELLA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 4790/144. Sofia, 14 giugno 1923, ore 22,30 (per. ore 18,40 deL 15).

Ministro degli Affari Esteri che ha ricevuto oggi per la prima volta il Corpo diplomatico, parlandomi in italiano, ha esternato sentimenti di devozione e di gratitudine in relazione alle confortanti notizie giuntegli dall'Italia che prima fra le nazioni consente credito ai propositi di onestà e lealtà e di sacrificic della Bulgaria. Con Stamboliski sono caduti gli esponenti maggiori della pro· paganda bolscevica russa che si affermava nel paese con mezzi ingenti. Ha confermato che i pochi uomini arruolati per imprescindibili necessità di pubblica sicurezza saranno al più presto licenziati essendo Governo bulgaro fermamente deciso al rigoroso rispetto del trattato di pace. Era quindi da attendersi che i vicini avrebbero considerato avvenimenti con calma. Ha dichiarato che l'ordine è ristabilito ovunque e che tutti i servizi pubblici funzionano regolarmente. Ho preso atto di tali dichiarazioni rammentando costante desiderio del R. Governo di mantenere relazioni amichevoli con la Bulgaria sebbene di tali favorevoli disposizioni non si fosse mai tenuto debito conto con pregiudizio certo degli interessi bulgari. Ha replicato confermando sentimenti di riconoscenza verso l'Italia e assicurandomi che interessi italiani saranno curati con particolare riguardo e nostre vertenze risolte prontamente.

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L'INCARICATO D'AFFARI AD ATENE, DE FACENDIS, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. RR. 316/171. Atene, 14 giugno 1923, ore 24 (per. ore 3 deL 15).

Alexandris che ha fatto pubblicare grandi cose circa sua azione Losanna Bucarest nel riferire al Re Giorgio risultati sua missione ha assicurato che V. E. di propria iniziativa lo aveva invitato Roma per discutere circa rapporti italagreci precisando anche che un tale formale invito lo aveva raggiunto a Belgrado, ma che egli era rimasto e rimaneva indeciso circa seguito da darvi. S. M. che è rimasto naturalmente incredulo dinnanzi a siffatta affermazione, mi ha fatto confidenzialmente chiedere se mi risultasse qualche cosa al riguardo. Ho risposto al Maresciallo di Corte che nulla sapevo di preciso, ma che mi sembrava assai più plausibile sollecitazioni in tal senso fossero partite da Alexandris, il quale ripetutamente ha tentato far ricevere da V. E., al solo fine s'intende di politica interna, un suo successore diplomatico (1). È superfluo io metta in rilievo che la richiesta di S. M. era ispirata dal desiderio di avere conferma della infondatezza delle asserzioni di Alexandris, posizione del quale e dei governanti attuali, Re Giorgio non vedrebbe certo volentieri fosse rafforzata da appoggi di V. E., ciò che porterebbe al dannoso prolungamento dell'attuale situazione incostituzionale. Re Giorgio, che ha avuto sempre chiara visione situazione suo paese, ha voluto intensamente pace e si adopera ora con molto tatto e circospezione affinchè Grecia ritrovi equilibrio e conveniente assetto interno. Giudicherà V. E. se sia il caso telegrafarmi qitalche informazione circa progettato viaggio Alexandris a Roma (2).

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IL DELEGATO ALLA CONFERENZA DI LOSANNA, MONTAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 4776/551/442. Losanna, 15 giugno 1923, ore 2,25 (per. ore 3,50). Mio telegramma n. 549/441 (3). Nella riunione a tre stamane abbiamo esaminato anche lettera Venizelos.

Constatato insidioso atteggiamento di quest'ultimo che non abbiamo Pellé ed io escluso essersi forse inteso con Ismet Pascià, ho proposto che occorreva rispondere senza indugio con una nota collettiva breve e recisa per rammentare a Venizelos grandi servizi resi dalle delegazioni alleate alla Grecia in tutto il corso delle trattative di pace, manifestare la nostra sorpresa di fronte alla sua richiesta, ribattergli non essere affatto nostra impressione che la Conferenza debba sospendersi od interrompersi, dirgli che non ritenevamo essere più lontani firma trattato, infine per invitarlo desistere dai progetti negoziati preliminari di pace.. Ho inoltre chiarito essere tale linea di condotta dettata dal duplice scopo rintuzzare tracotanza delegato greco e tagliar corto sue manovre pregiudizievoli interessi alleati in rapporto sorte conferenza. Due colleghi avendo pienamente aderito mio punto di vista si è dato incarico Pellé redigere nota che si è fatta pervenire stasera Venizelos. Il redattore, contrariamente agli accordi intevenuti, ha attenuato ultimo punto della nota nel senso di esprimere speranza -invece che invito formale -che Grecia rinunzierà suo proposito. Ho fatto esplicitamente notare tale dissonanza a Rumbold il quale ha iillsistito perchè non vi si apportassero mutamenti (4).

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IL MINISTRO A BELGRADO, NEGROTTO CAMBIASO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 4818/238. Belgrado, 16 giugno 1923, ore 19,30 (per. ore 23).

Stampa serba continua a considerare avvenimenti in Bulgaria come diretti contro lo Stato jugoslavo. Ne rileva i pericoli ed invoca dal Governo misure

energiche. Constata con dispiacere azione incerta e lenta degli alleati ed attitudine poco amichevole dell'Italia che avrebbe favorito rivoluzione per indebolire Jugoslavia ponendosi dalla parte dei suoi nemici.

(l) -Sic. Ma alla decifrazione errata potrebbe sostituirsi: c farsi ricevere da V. E. al solo scopo s'intende di politica interna e di un suo successo diplomatico •. (2) -Il telegramma fu trasmesso anche a Losanna. (3) -Pubblicato al n. 78. (4) -Il telegramma fu trasmesso anche a Parigi, Londra, Costantinopoli e Atene.
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IL DELEGATO ALLA CONFERENZA DI LOSANNA, MONTAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 4817/557/448. Losanna, 16 giugno 1923, ore 20 (per. ore 21,10).

Mio telegramma n. 551/442 (1).

Venizelos, come prevedibile, ha con nota di ieri replicato alla nostra comunicazione collettiva nel senso esclusione.... (2). Conferenza non ha ragione di insistere sulla sua richiesta appoggio alleati per anticipati preliminari di pace grecoturchi. Egli però aggiunge che Grecia rifiutasi considerare eventualità sospensione Conferenza e conseguentemente ritardo pace generale, tale sospensione potendo avere effetto atteggiamento poco amichevole e quasi ostile potenze invitanti verso Grecia nel caso questa fosse costretta ricorrere alle armi per tutelare suoi vitali interessi. Grecia quindi tiene o ad avere pronta pace sulla base negoziato Losanna o a poter liberamente imporla all'avversario colla ripresa delle ostilità. Esamineremo se e quale risposta convenga dare a questa nuova acida ed intemperante comunicazione di Venizelos. Trasmetto testo per corriere (3). Telegraferò per corriere Parigi Londra Atene Costantinopoli.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI (4), ALL'INCARICATO D'AFFARI AD ATENE, DE FACENDIS

T. GAB. R. 126. Roma, 16 giugno 1923, ore 20,30.

Suo telegramma Gabinetto n. 171 (5). Come V. S. ha ben preveduto termini questione viaggio Alexandris Roma sono molto diversi da quelli da lui riferiti a Re Giorgio.

Durante permanenza Alexandris Losanna questo Incaricato d'Affari di Grecia fece insistenti approcci confidenziali presso questo Ministero perchè Ministro Affari esteri ellenico (che dichiarava aver scelto via dell'Italia per ritornare in patria) fosse da me ricevuto al suo passaggio per Roma avendo importanti comunicazioni da farmi. Gli fu risposto che venendo Alexandris alla Capitale egli avrebbe potuto parlare col Segretario generale di questo Ministero e che se in ·seguito a tale conversazione se ne fosse ravvisata l'opportunità non era escluso che potessi sentirlo anch'io.

In conseguenza se egli veniva per dire delle cose serie ed importanti aveva la sicurezza di essere ricevuto.

Alexandris fu poi costretto a partire improvvisamente per Belgrado e Bucarest e di là ha continuato ad insistere per avere una conversazione, dichiarandosi pronto a venire a Roma.

Risultando da nostre riservate informazioni che Alexandris vuole proporre una collaborazione economica industriale italiana e che d'altra parte l'accoglienza a lui fatta a Belgrado e a Bucarest lascia supporre la possibilità d'intese politiche con quegli Stati non ho creduto oppormi alla sua venuta che ritengo avverrà nel corso della prossima settimana.

(l) -Pubblicato al n. 82. (2) -Gruppo indecifrato. (3) -Non pubblicato. (4) -Il telegramma è a firma di Mussolini, sebbene egli fosse assente da Roma fin dalla mattina del giorno 16. (5) -Pubblicato al n. 81.
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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL MINISTRO A BELGRADO, NEGROTTO CAMBIASO

T. GAB. 125. Roma, 16 giugno 1923, ore 21,30.

Decifri Ella stessa.

Non so quanto siano attendibili notizie per preparativi militari jugoslavi in seguito avvenimenti bulgari. Facciél. sapere nel momento più indicato governo Belgrado quanto segue:

l) che Italia non considera violato trattato Neuilly; 2) che Italia agirà su governo Sofia perchè si astenga da tutto ciò che può turbare statu quo territoriale balcanico;

3) che un'azione militare jugoslava contro Bulgaria non potrebbe essere approvata da governo italiano sopratutto per le sue conseguenze d'ordine generale e cioè come minaccia pace balcanica e quindi pace europea (1).

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L'INCARICATO D'AFFARI A PRAGA, BARBARO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 4855/151. Praga, 18 giugno 1923, ore 22,10 (per. ore 1,55 del 19).

Giornali sera pubblicano corrispondenze da Zagabria concernenti dichiarazioni Nincic capi partito Scupcina su ragioni determinanti Serbia desistere progetto intervento Bulgaria. Romania avrebbe manifestato sua contrarietà intervento malgrado segreto per ragioni sentimentali monarchia. Cecoslovacchia soltanto manifestò propria solidarietà. Grecia seguì linea di condotta romena, Francia lasciò mani libere. Risulta però Governo S.H.S. che rivoluzione bulgara era stata finanziata dall'Italia che avrebbe altresì preparato movimento albanese contro Jugoslavia. Condottieri macedoni non disporrebbero infatti che di lire italiane. Anche in Ungheria manifesterebbesi movimento magiaro, non ritenuto pericoloso Piccola Intesa non essendo

concorde contro essa. Ascesa leva dimostrato rivoluzione essere stata riguardata come vittoria capitalista. Da..... (l) viene inviata notizia che Serbia sarebb€ stata ufficiosamente prevenuta dall'Italia di non immischfarsi questioni interne Bulgaria e non voler far da sola parte custode trattato di Neuilly poichè simile mandato spetta Grandi Potenze. Prego autorizzarmi eventualmente smentire quanto di falso o tendenzioso è contenuto nelle corrispondenze su riportate.

(l) La minuta è di pugno di Mussolini, sebbene egli fosse assente da Roma.

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IL DELEGATO ALLA CONFERENZA DI LOSANNA, MONTAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 4868/565/455. Losanna, 19 giugno 1923, ore 12,25 (per. ore 14,25).

Mio telegramma 448 (2) e mio telespresso n. 496 (3).

A mio avviso sarebbe stato opportuno che alla replica Venizelos circa preliminari di pace greco-turchi avessimo risposto in termini recisi riferendoci almeno puramente e semplicemente alla nostra nota collettiva del 14 corrente (4).

I miei colleghi avendo con insistenza espresso parere contrario è stato deciso di non dare alla cosa alcun seguito. Trasmetterò per corriere a Parigi Londra Costantinopoli e Atene.

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L'INCARICATO D'AFFARI AD ATENE, DE FACENDIS, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. 323/172. Atene, 19 giugno 1923, ore 16,15 (per. ore 20,20).

Telegramma di V. E. n. 126 (5).

Alexandris è partito per Brindisi Roma. Non conosce Ministro Affari Esteri ordini di V. E., essendo stati da me eseguiti... (l) come di persona ambiziosa e di mediocre valore.

Stampa ufficiosa commenta con soddisfazione viaggio Alexandris e prossimo incontro con V. E. indice ripresa normali rapporti fra Italia Grecia di fatto interrotti dopo note condanne. Avvenimento inatteso ha destato sorpresa nei circoli esteri e nell'elemento locale antirivoluzionario.

Metaxas diceva ieri non aver fiducia azione Alexandris mancante sincerità e base costituzionale. Sarebbe certo assai utile intesa economica industriale fra i due paesi. Governo greco che non ignora programma di ricostruzione economica perseguito oggi tenacemente dall'Italia come finalità superiore ha scelto abilmente piattaforma per sormontare vuoto esistente fra Italia e Grecia

cercando migliorare sua posizione internazionale rafforzarla all'interno. Ove fosse possibile realizzare qualche cosa in materia nell'attuale situazione sarà forse utile tener presente mancanza trattato di commercio italo-greco da cui deriva non poco pregiudizio ai nostri interessi.

Alexandris come qui si assicura porterà discussione sul Dodecanneso questione essendo stata vivamente agitata in questi giorni in vista suo viaggio Roma. Partigiani ed avversari con natura diversa di spirito attendono sicuramente telegramma annunziante successo come già da Belgrado e da Bucarest ove però insistenze dell'attuale Governo per ammissione Grecia Piccola Intesa sembra abbiano trovato chiara opposizione alla quale non è estraneo in forza legami dinastici appoggio monarchia e ritorno Governo legale (1).

(l) -Gruppo indecifrato. (2) -Pubblicato al n. 84. (3) -Non pubblicato (4) -Cfr. il n. 82. · (5) -Pubblicato al n. 85.
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IL MINISTRO A SOFIA, RINELLA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 4924/154. Sofia, 21 giugno 1923, ore 21 (per. ore 3 del 22).

Telegramma di V. E. 2205 (2).

Ministro degli Affari Esteri si è mostrato subito soddisfatto sinceramente commosso della risposta data da V. E. affermando che dal Primo Ministro della Grande Italia moderna non poteva attendersi parole più dignitose e nello stesso tempo confortevoli in stridente contrasto col rigido formalismo manifestato altrove. La comunicazione gli è stata tanto più gradita in quanto che redatta in italiano. Ha soggiunto che nell'espressione di V. E. Governo Bulgaro ha visto un sostegno che non andrà dimenticato. Si faranno sforzi assidui per imitare esempio di Roma instaurando in Bulgaria rispetto gerarchia disciplina ordine e cooperazione tra le classi. Tali manifestazioni sono apparse sincere e rispondenti a veri sentimenti di riconoscenza. Non mancherò approfittarne per svolgimento più utile nostri interessi.

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IL SEGRETARIO GENERALE DEGLI ESTERI, CONTARINI, AGLI AMBASCIATORI A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, A LONDRA, DELLA TORRETTA, ALL'ALTO COMMISSARIO A COSTANTINOPOLI, MAISSA, AL DELEGATO ALLA CONFERENZA DI LOSANNA, MONTAGNA, E ALL'INCARICATO D'AFFARI AD ATENE, DE FACENDIS.

T. 2215. Roma, 21 giugno 1923, ore 24.

Per opportuna eventuale norma di linguaggio ritengo conveniente informare V. E. di quanto segue. Ministro degli Affari Esteri di Grecia Alexandris il quale nel recarsi a Losanna nell'aprile scorso era passato per Roma ed aveva fatto approcci per

essere qui ricevuto senza che sua richiesta fosse accolta, ha di recente rinnc:r vato ufficiosamente pel tramite di questa Legazione di Grecia con insistenza sua domanda per poter conversare sulla situazione italo-greca.

Non sembrando conveniente persistere ancora nel rifiuto gli fu fatto sapere che se avesse avuto cose importanti da comunicare sarebbe stato ricevuto. In occasione del suo nuovo viaggio attuale a Losanna si è quindi fermato a Roma (dove è giunto stamane) in attesa del ritorno del Presidente dalla Sicilia.

Questo colloquio non deve però in alcun modo interpretarsi come un mutamento dell'indirizzo della politica italiana verso la Grecia nè come cambiamento dell'attitudine di fatto assunta dall'Italia nei riguardi dell'attuale Governo ellenico (1).

(l) -fl telegramma fu trasmesso anche a Losanna. (2) -Trasmesso alle ore 24 del giorno 20 anche a Londra e Parigi, non pubblicato, col quale Mussolini comunicava il contenuto di un suo telegramma al ministro degli esteri bulgaro, in cui rispondeva ad un messaggio augurale inviatogli da quest'ultimo, con generiche paroledi saluto e di augurio.
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L'INCARICATO D'AFFARI AD ATENE, DE FACENDIS, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 4994/178. Atene, 24 giugno 1923, ore 14,30 (per. ore 16,05).

Telegrammi di V. E. 2215 (2) e mio telegramma 172 (3).

Giornali ufficiosi pubblicano seguente comunicato da Roma in data di ieri: «Oggi alle quattro pomeridiane Alexandris è stato ricevuto da Mussolini. Colloquio è durato 2 ore ed è stato cordialissimo. Alexandris ha fatto seguente dichiarazione: 'Furono esaminate e risolte questioni economiche. Rapporti diplomatici vengono ripresi e nessuna discussione ebbe luogo circa Dodecanneso. Scopo mio viaggio è stato felicemente compiuto. Parto stasera per Atene'». Ministero Affari Esteri ha pubblicato comunicato sul convegno confermando predette dichiarazioni di Alexandris circa risultato suo viaggio ( 4).

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI GRECO, ALEXANDRIS, AL SEGRETARIO GENERALE DEGLI ESTERI, CONTARINI

L. P. Roma, 24 giugno 1923.

Je m'en voudrais de quitter Rome sans vous avoir encore une fois exprimé toute ma joie pour l'accord obtenu hier et tous mes vifs remerciements pour la part si active que vous avez bien voulu prendre à sa préparation. Vous y avez puissemment contribué et ce m'est là un gage de plus des sentiments qui vous animent envers mon pays, à la gratitude duquel vous avez acquis un titre cor.sidérable.

(l) -Il telegramma fu trasmesso anche a Bucarest, Belgrado e Sofia. (2) -Pubblicato al n. 91. (3) -Pubblicato al n. 89. (4) -Il telegramma fu trasmesso anche a Losanna.
94

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'INCARICATO D'AFFARI AD ATENE, DE FACENDIS, E AL DELEGATO ALLA CONFERENZA DI LOSANNA, MONTAGNA

T. 2249. Roma, 25 giugno 1923, ore 24.

(Per Atene). Suo telegramma n. 178 (1).

(Per Losanna). Telegramma del R. Incaricato d'Affari in Atene.

(Per tutti). In seguito alla conversazione da me avuta il 23 corrente col Ministro degli Affari Esteri greco venne diramato il seguente comunicato Stefani concordato con Alexandris:

«Oggi ha avuto luogo a Palazzo Chigi un colloquio tra l'onorevole Mussolini ed il Ministro degli Affari Esteri di Grecia Signor Alexandris. Nella lunga conversazione sono stati esaminati taluni importanti problemi economici che interessano i due paesi ed è stata riconosciuta l'utilità che le relazioni esistenti fra i due Stati possano essere ripristinate nella loro normalità».

Qualunque comunicazione o commento inteso comunque a variare ed amplificare il senso e la portata di quanto esposto col suddetto testo devesi pertanto considerare tendenziosa e non conforme alla esatta verità.

Non si è mancato di far rilevare oggi verbalmente al rappresentante di questa Legazione di Grecia come ogni tentativo del gabinetto ellenico di avvalersi del colloquio in questione per forzarci la mano sia non solo intempestivo ma probabilmente risulterebbe dannoso alle stesse nostre buone intenzioni di ripristinare, al momento che potremmo giudicare opportuno, normali relazioni con la Grecia (2).

95

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'INCARICATO D'AFFARI AD ATENE, DE FACENDIS

T. 2252. Roma, 25 giugno 1923.

Il signor Alexandris <che ho ricevuto dopo molte insistenze ha fatto diramare in Grecia e altrove un comunicato che amplifica oltre misura portata e contenuto colloquio. Sta di fatto che nessuna intesa precisa fu conclusa nemmeno in ordine economico conversazione mantennesi anche per questo punto sulle generali. Di categorico ci fu mio rifiuto (sottolineato da silenzio Alexandris) a mettere in discussione Dodecanneso. Dichiarai testualmente che non esisteva una questione italo-greca circa il Dodecanneso. Quanto al riconoscimento regime nonchè ristabilimento normali relazioni diplomatiche mi limitai ad affermare che non avevo nulla in contrario pregiudizialmente riservandomi scelta modo e momento. In tal senso fu diramato apposito comunicato Stefani

che Alexandris pur dopo averlo sottoscritto ha interpretato in senso estensivo per uso interno del suo Governo. Invito V. E. a tener presente quanto sopra per ciò che concerne rapporti italo-greci (1).

(l) -Pubblicato al n. 92. (2) -Il telegramma fu trasmesso anche a Londra, Parigi, Costantinopoli, Bucarest, Belgrado e Sofia.
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IL MINISTRO A BELGRADO, NEGROTTO CAMBIASO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

R. 2614/408. Belgrado, 25 giugno 1923.

Il discorso pronunciato dal Ministro degli Affari Esteri alla Skupscina sugli avvenimenti di Bulgaria e di cui unisco un esemplare nella traduzione francese (2) ha contribuito a calmare gli allarmi ed a condurre l'opinione pubblica ad un esame più realistico della situazione.

È rimasto però un sentimento di amarezza per lo scacco diplomatico subito dalla Jugoslavia che alcuni fogli -anche a scopo di opposizione al Governo -mettono ad arte in evidenza. Il blando appoggio promesso dai Governi della Piccola Intesa specialmente dalla Rumania ha offerto lo spunto ad articoli per dimostrare la necessità di un più stretto accordo di impegni più precisi anche quando sieno in giuoco interessi che non toccano da vicino uno

o l'altro degli Alleati. Sopratutto contro la Rumania sono state dirette le accuse di tiepida simpatia, di inefficace collaborazione e peggio. Si è voluto mettere in relazione la sua attitudine con ragioni monarchiche cosicchè la stampa ha riportato la notizia -ufficialmente smentita di poi -del fidanzamento della Principessa Liliana col Re Boris.

Ai grandi Alleati l'opinione pubblica non ha risparmiato critiche e rimproveri. La Francia naturalmente è stata risparmiata quantunque qualche accenno sia apparso qua e là, ma il contegno dell'Inghilterra, cui si attribuisce principalmente il mancato inv1o della nota di protesta a Sofia da parte dd Governo S.H.S., è molto commentato.

La campagna contro il nostro Paese aveva assunto proporzioni tali che mi indussero ad attirare su di essa la seria attenzione del Signor Nincich. La smentita alle pretese sue dichiarazioni sulla diretta ingerenza dell'Italia nel colpo di Stato bulgaro -dichiarazioni che mi risulta realmente essere pura invenzione -e l'azione che è stata esercitata sulla stampa di Belgrado hanno prodotto un certo effetto.

Il Signor Nincich mi dichiarò a questo proposito che l'opposizione aveva profittato della favorevole occasione per combattere il Governo toccando la corda nazionalista ma mi assicurò che la campagna giornalistica non poteva esercitare alcuna influenza sulle direttive della sua politica che mirano allo stabilimento di stretti rapporti di amicizia con l'Italia.

Contro questa politica si dimostra accanito oppositore più di ogni altro il partito, tradizionalmente italofobo, che fa capo a Mons. Korosec. Questi alla

! -Documenti diplomatici -Serie VII -'lo L Il

Camera interrompendo le dichiarazioni di Nincic esclamò che in Italia « vi sono uomìni i quali chiedono la guerra preventiva contro la Jugoslavia», ed in una intervista vuolsi abbia affermato di « possedere la prove del finanziamento da parte dell'Italia della rivoluzione bulgara». Del resto sono noti i sentimenti che animano verso di noi il Capo del partito popolare sloveno ed ii programma di rivendicazioni nazionali, da lui stesso enunciati in passato che va fino all'Isonzo, per non meravigliarci di simili tendenziosi e falsi apprezzamenti.

Il Governo S.H.S. manifesta frattanto una estrema riserva nel giudicare la situazione bulgara e nello stabilire contatti ufficiali col Governo di Sofia. Il nuovo Incaricato d'Affari di Bulgaria, giunto qui da parecchi giorni, non è riuscito ancora ad essere ricevuto dal Signor Nincic mentre gli uomini del passato regime continuano indisturbati la loro propaganda ed a lanciare a mezzo della stampa notizie false od esagerate sulle condizioni interne del paese.

Tuttavia sono d'avviso che il Governo del Signor Pasich, come d'altronde

ne ha già dato prova, non desidera affatto complicazioni e, alieno da avven

ture pericolose, cercherà di sfruttare la nuova situazione secondo gli interessi

della Jugoslavia.

(l) -n telegramma fu trasmesso anche a Parigi, Londra, Cosbntinopoli, Bucarest, Sofia, Belgrado, Losanna e Rodi. La minuta è di pugno di Mussolini. (2) -Non pubblicato.
97

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A MADRID, PAULUCCI DE' CALBOLI

T. GAB. 130. Roma, 27 giugno 1923, ore 20,30.

Ho avuto interessante colloquio con Ambasciatore Spagnuolo reduce Madrid. Quanto trattato commercio egli mi ha riconfermato buone disposizioni Governo spagnuolo. Informo V. E. che mio divisamento è iniziare concludere trattative entro prossimo mese. Quanto viaggio S. M. Alfonso si è accennato queste possibili date: 20-26 ottobre o ultima decade novembre. Argomenti politici per intese più intime fra due paesi saranno affrontati subito dopo conclusione favorevole trattato commercio (1).

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI GRECO, ALEXANDRIS, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

L. P. Losanna, 27 giugno 1923.

Notre Chargé d'Affaires à Rome me télégraphie, que d'après ce que M. Contarini lui a communiqué, vous avez manifesté quelque mauvaise humeur par suite du bruit qu'on aurait fait à Athènes autour de notre entrevue. Permettezmoi, M. le Président, de vous affirmer, qu'à Athènes le Gouvernement s'est borné à publier notre communiqué commun, sans le faire suivre d'aucun commentaire. En ce qui concerne la reprise de nos relations diplomatiques, j'ai télégraphié à mon gouvernement ce qui suit:

«J'ai demandé à M. Mussolini s'il considère nos relations comme rétablies et il m'a répondu: sans doute, puisque vous vous trouvez dans ·Ce ·cabinet. Je lui ai encore posé la question si notre Chargé d'Affaires peut venir le visiter ainsi que le Ministère des Affaires Etrangères et il m'a répliqué affermativement. Comme il a été, d'autre part, question de ce que l'Angleterre fait dépendre des élections la reprise de ses relations avec la Grèce, il m'a déclaré que quant à lui il ne pense nullement de la méme manière, il a méme commenté, par une phrase fameuse, le désir général des Anglais que tout le monde fasse coute que coute des élections. Il a enfin corrigé de sa propre main le communiqué que je vous adresse ».

Voici ce que j'ai télégraphié. J'ai en outre donné deux interviews à l'agence Havas et au « Petit Parisien », que je joins à ma présente (l): on y voit combien peu j'ai parlé de nos relations diplomatiques.

En revanche c'est moi qui pourrais avoir à faire un reproche amicale à

M. Contarini: alors que le communiqué, rédigé de concert entre nous, disait textuellement: « ..... che le relazioni..... siano ripristinate nella loro normalità », l'agence Stefani a publié: «possano essere ripristinate nella loro normalità», ce qui est un peu différent. Je ne doute pas que l'erreur se fut glissé dans la copie du communiqué (2).

Ce que je désire davantage souligner à V. E. c'est l'excellente impression qu'a produit en Grèce le résultat de notre entrevue. Notre décision, notamment, sur la collaboration de nos deux pays sur le terrain économique a été accueillie par l'opinion publique avec enthousiasme et la :Qresse, indépendamment de nuance politique a écrit à cet égard des articles chaleureux. J'y vois la meilleure preuve de ce que, grace à la sage clairvoyance de V. E., nous avons accompli une reuvre dont nos deux pays éprouveront bientòt les heureuses conséquences dans le domaine de leur économie nationale.

(l) La minuta è di pugno di Mussolini.

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L'INCARICATO D'AFFARI AD ATENE, DE FACENDIS, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T.GAB. RR. 5071/182. Atene, 28 gi.ugno 1923, ore 23 (per. ore 2,10 del 29).

Telegramma di V. E. 2249 (3).

Attraverso comunicazioni e notizie incerte e spesso contraddittorie circa convegno Alexandris con V. E. vi è stato in questi giorni una insolita ondata di buona stampa verso l'Italia. Senonchè speranza ritorno cordiali relazioni fra i due Paesi si avvia verso disillusione che ritengo non sarebbe utile avesse epilogo in una animosità più grave con maggiore danno per nostri interessi e soddisfazione di certi circoli esteri. Ciò premesso mi permetto pregare V. E. volere considerare se pure mantenendo intatto nostro atteggiamento di riserva non sarebbe forse il caso di apportarvi qualche attenuazione di forma (4).

(l) -Non pubblicate. (2) -Effettivamente la correzione lamentata dall'Alexandris fu fatta a matita da una mano non identificabile sulla minuta dattiloscritta, in data 23 giugno, del comunicato. In un primo tempo la correzione diceva: c Possano essere sollecitamente ripristinate •. (3) -Pubblicato al n. 94. (4) -Il telegramma fu trasmesso anche a Losanna.
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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA

T. 2282. Roma, 28 giugno 1923, ore 24.

Governi francese inglese e spagnuolo dopo lunghe e laboriose trattative si sono messi d'accordo di fare esaminare quistione Tangeri da una riunione di esperti eh~ avverrà fra giorni a Londra. V. E. conosce termini questione,• insistente richiesta italiana di non essere esclusa regolamento tale quistione, recisa opposizione francese basata sugli accordi per la Libia di non ammettere l'Italia come potenza interessata. Prego perciò V. E. di voler indagare e telegrafarmi se attuale riunione di Londra abbia soltanto carattere consultivo ovvero anche deliberativo per poter R. Governo presentare eventualmente opportune riserve per le quali prego V. E. comunicarmi Suo apprezzato parere (1).

101

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA

T. 2284. Roma, 28 giugno 1923, ore 24.

Recente accordo anglo francese per cittadinanza stranieri in Tunisia prova che Governo francese si prepara opporci fatti compiuti quando si discuterà rinnovazione nostre convenzioni '96 per la Tunisia. Attuale campagna di codesta stampa dimostra che Governo cerca anche di agitare opinione pubblica contro i pochi diritti che tali convenzioni riconoscono all'Italia.

Prego perciò V. E. riferirmi, dopo aver considerato importanza e delicatezza quistione che acuita potrebbe nuocere buoni rapporti fra due paesi, se riterrebbe opportuno che R. Governo si faccia fin d'ora parte diligente chiedendo che siano al più presto aperte trattative per rinnovazione. Per tale nostra richiesta si potrebbe prendere pretesto da nota verbale francese del 28 marzo e dal discorso fatto a V. E. dal signor Poincaré di cui al Suo rapporto n. 531 del 7 aprile (2).

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, A VITTORIO EMANUELE III, A SAN ROSSORE

L. Roma, 29 giugno 1923.

L'Ambasciatore degli Stati Uniti ha molto insistito con me per avermi a una colazione intima da lui, affermando dovermi intrattenere tranquillamente di un affare assai importante che gli stava molto a cuore. La colazione ha avuto

luogo ieri e l'affare di cui voleva intrattenermi è una proposta di viaggio di

V. M. e di S. M. la Regina negli Stati Uniti di America.

Il Signor Child, dopo aver patrocinato la bontà del progetto, mi ha rimesso degli appunti (l) che io mi permetto di trasmettere tal quali li ho ricevuti a

V. M., acciocchè possa prenderne visione.

Ritengo mio dovere far presente a V. M. che io considero l'effettuazione di tale viaggio di una somma utilità nell'interesse del Paese. Data la situazione economica e finanziaria nella quale oggi si trova l'Italia non vi è dubbio che la ripresa di correnti emigratorie verso gli Stati Uniti e la collaborazione di capitali americani rappresentano due elementi d'importanza vitale per noi. Oltre ai vantaggi economici l'intesa cogli Stati Uniti gioverebbe immensamente all'Italia, sia in modo diretto, sia anche per l'indiscutibile influenza che eserciterebbe nelle sue relazioni con altri Stati che dovrebbero valorizzarla maggiormente e fra questi va messa in prima linea l'Inghilterra.

L'epoca del viaggio per la fine di Settembre sembrerebbe molto indicata. Attendo naturalmente di conoscere in proposito il pensiero della M. V.

(l) -Il telegramma fu trasmesso anche a Londra, Madrid e Tangeri. (2) -Non pubblicati.
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IL SEGRETARIO GENERALE DEGLI ESTERI, CONTARINI, AL DELEGATO ALLA CONFERENZA DI LOSANNA, MONTAGNA

T. 2310. Roma, 30 giugno 1923, ore 24.

Prego V. S. telegrafarmi suo avviso in merito proposta De Facendis contenuta suo telegramma riservato 182 (2) circa relazioni italo-greche.

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IL CAPO DELLA DELEGAZIONE ECONOMICA A MOSCA, PIACENTINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 5151/1107. Mosca, 2 luglio 1923 (per. ore 4,20).

Sono stato ricevuto da Litvinoff. Ho esposto criteri R. Governo conthiuare rapporti economici italo-russi rendendoli possibilmente più estesi e più concreti. Ho ribadito pregiudiziale propaganda politica. Litvinoff mi ha risposto intensificazione rapporti economici italo-russi formare propositi e desideri del Governo russo che ritiene Italia e Russia possono su questo terreno trafficare notevolmente. Aggiunse però il Governo russo non vede necessità nè possibilità addivenire al Trattato di commercio definitivo se non abbia luogo prima riconoscimento « de. jure » dell'attuale Governo russo da parte del R. Governo. Accoglienza e conversazione improntata massima cordialità.

(l) -Non pubblicati. (2) -Pubblicato al n. 99.
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IL DELEGATO ALLA CONFERENZA DI LOSANNA, MONTAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 5194/601/489. Ouchy, 2 luglio 1923, ore 12,30.

Telegramma di V. E. 2310 (1).

Allo stato delle cose non vedo utilità pratica della proposta De Facendis. Non mi sembra il caso di preoccuparci del malumore degli uomini che oggi governano Grecia contro la volontà del Paese. Se tuttavia per ragioni che io ignoro R. Governo stima opportuno mutare fin da ora nei rapporti con il Governo greco indirizzo politico, credo non si dovrebbe arrivare al ristabilimento di rapporti normali se governo medesimo non ci abbia prima dato prove palpabili della sua buona volontà regolando senza indugio e soddisfacentemente tutte le numerose controversie fra i due paesi rimaste insolute e che implicano rilevanti interessi nostri connazionali. Cito ad esempio trattato commercio, noto reclamo Serpieri, questione riconoscimento nazionalità italiana libici Creta, definitiva concessione mineraria forestale del Pindo già concordata e consacrata in atti, ecc. ecc. Prego farmi conoscere decisioni R. Governo su quanto precede.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL REGGENTE LA LEGAZIONE A FIUME, CASTELLI

T. 2347. Roma, 3 luglio 1923, ore 2.

Taluni giornali romani riferiscono dichiarazioni mirabolanti che io avrei fatto signori Bonsembiante Ciardi promettendo tra altro soluzione problema Fiume entro luglio. Voglia V. S. rimettere cose a posto smentire o fare smentire simili ,storie che conducono a esaltamenti ingiustificati seguiti da delusioni depressioni. Solita associazione commercianti Fiumani bussa nuovamente denari. Voglia riferirmi su misure ordine immediato che potrebbero essere adottate per alleviare disagio. Giornale Zanelliano pubblica che 41 militi della milizia volontaria sarebbero stati deferiti Tribunale militare. Attendo notizie telegrafiche. Sorvegli attentamente situazione.

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IL DELEGATO ALLA SOCIETA DELLE NAZIONI, SALANDRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 5210 (2). Ginevra, 4 luglio 1923, ore 2,30 (per. ore 5).

Sottocomitato prestito greco udita esposizione progetto Nansen assistere rifugiati e relazione Commissione finanziaria ha sentito i rappresentanti governo greco. Dopo lunga discussione delegò commissione composta tre com

missari finanziari fra cui italiano, Nansen, osservatore americano e rappresentante governo greco per formulare proposte concrete debitamente esaminate sottocomitato specialmente in relazione intervento Lega Nazioni per controllo erogazione fondi a favore rifugiati e condizioni necessarie eventuale prestito escludendo garanzia dei governi esteri.

Tendenza rappresentante governo greco sarebbe tentare ottenere garanzia governi esteri mentre tendenza concorde italiana francese e belga è di rifiutare assolutamente discussione su questo punto. In ciò concordano anche inglesi i quali però si preoccupano sorte rifugiati.

Aggiungo che delegato francese si dimostra contrario favorire prestito e per parte mia incoraggio tale disposizione.

(l) -Pubblicato al n. 103. (2) -Manca il numero di protocollo particolare.
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IL SEGRETARIO GENERALE DEGLI ESTERI, CONTARINI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA

T. GAB. P. 134. Roma, 5 luglio 1923, ore 16,40.

Decifri Ella stessa.

Abbenchè io mi renda perfettamente conto della situazione e della convenienza per noi di mantenere nella questione della Ruhr un'attitudine riservata prima dell'inizio delle conversazioni ufficiali, stimo opportuno prevenirti che qui si ha ingiustamente impressione che noi siamo tagliati fuori e si commenta non benevolmente nostra inazione. Ritengo indtspensabile che accanto alle notizie delle conversazioni di Curzon con Ambasciatori francese e belga fosse pubblicata nei giornali qualche informazione circa tuoi colloqui (1).

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL REGGENTE LA LEGAZIONE A FIUME, CASTELLI

T. GAB. RR. PRECEDENZA ASSOLUTA 136. Roma, 5 luglio 1923, ore 22.

Prefetto Udine telegrafa Ministro Interno nei seguenti termini: « Sottoprefetto Cividale comunica che per confidenze avute da persona tornata da Fiume consta che in quella città legionari completamente equipaggiati attendono ordini Comandante D'Annunzio che dovrebbe recarsi colà a mezzo aeroplano».

Prego V. S. indagare accuratamente e telegrafarmi immediatamente quanto risulti disponendo rigorosa vigilanza. Per questa notizia avverto che Ministero Marina è stato preavvisato per opportuna vigilanza coste e Prefetto Brescia invitato vigilare D'Annunzio.

gabinetto nn. 346/565 e 345/566, trasmessi il 4 luglio alle ore 23,45, non pubblicati.

(l) Il contenuto dei colloqui fu trasmesso da Della Torretta a Mussolini con telegrammi

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. s. 3491571. Londra, 5 luglio 1923, ore 22,55 (per. ore 7 del 6).

Dalle cose dettemi iersera da Curzon e da me riferite coi miei telegrammi Gab. Segreto 565 e 566 (l) V. E. avrà potuto rilevare quanto delicata e grave sia diventata la situazione e quale profonda crisi traversano i rapporti anglo-francesi.

Curzon è un convinto sostenitore della politica dell'Intesa ed è fermamente persuaso che tale politica è necessaria al mantenimento della pace ed al ritorno ad una situazione normale in Europa. Sono perciò persuaso che ancora oggi, malgrado tutto, se Poincaré con un atteggiamento meno rigido e più riguardoso per l'Inghilterra ne desse la possibilità, Curzon, facendo tacere ogni rancore e superando tutte le difficoltà interne, gli verrebbe incontro per giungere ad una formula di compromesso. Infatti egli pone la maggior cura perchè l'opinione pubblica non abbia esatta coscienza del tono e del contenuto delle sue conversazioni con questo Ambasciatore di Francia e si sforza di fare tenere alla stampa un linguaggio bensi fermo e dignitoso ma nello stesso tempo moderato. Mi risulta inoltre che in Consiglio dei Ministri ieri è stata esaminata situazione e ne fu riconosciuta gravità. Contrariamente però all'uso dopo Consiglio dei Ministri non fu fatto alla stampa alcun comunicato.

Ho riferito ieri a V. E. Curzon sta esaminando eventualità di una azione diplomatica al di fuori della Francia per giungere colla Germania ad una soluzione del problema delle riparazioni. In ciò egli spinto anche dal concetto diventato ormai dominante in tutti i circoli politici e finanziari che l'aggiustamento del pagamento del debito britannico all'America deve essere immediatamente seguito dal pagamento delle riparazioni tedesche all'Inghilterra. Per quanto riguarda più direttamente Italia e rapporti italo-inglesi, mi permetto sottoporre a V. E. le seguenti considerazioni: Curzon conosce ed apprezza pensiero di V. E. circa attuale crisi. Egli sa che V. E. ha approvato l'impostazione della questione nei riguardi della Francia. Tutta la stampa ha riprodotto e commenta assai favorevolmente dichiarazioni da V. E. fatte in consiglio Ministri (2) rilevando l'identità di vedute tra i Governi di Roma e Londra. Dopo il colloquio di ieri malgrado che io abbia avuto poca occasione di interloquire, essendosi Curzon dilungato a comunicarmi le conversazioni avute coi miei colleghi francese e belga egli ha fatto annunziare dal « Times », dando così il tono a tutta la stampa che l'Ambasciatore d'Italia aveva avuto lunga conversaz;ione con lui e che «vi era ragione di credere che il Governo britannico e d'Italia stavano esaminando la questione delle riparazioni in completa armonia». Curzon quindi si aspetta che se circostanze lo spingeranno a promuovere quell'azione separata dalla Francia che già da tempo medita (mio telegramma Gabinetto 492 del l giugno) (3) e della quale torna oggi a parlare troverà consenziente V. E. e ci porrà la richiesta di continuare ad essere d'accordo con lui.

~uccessivo.

In tale circostanza noi dovremmo considerare oltre le gravi conseguenze insite alla nuova situazione anche il fatto che le intese intercorse fra PirelU e Niemeyer finora altro non rappresentano che un accordo di tecnici sottoposto alla considerazione dei due rispettivi Governi.

Sarò grato all'E. V. impartirmi istruzioni per norma di linguaggio e di condotta qualora la crisi conducesse a far mettere in pratica programma prospettato da Curzon.

(l) -Cfr. la nota l a pag. 71. (2) -Del 3 luglio. Le dichiarazioni di Mussolini furono pubblicate dalla stampa del giorno

(3) Pubblicato.al n. 65.

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L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 5263/1020. Parigi, 5 luglio 1923, ore 23 (per. ore 2 del 6).

Ambasciatore del Belgio mi ha detto che alle comunicazioni fattegli dal Barone Moncheur di cui Ella conosce il tenore, Curzon aveva risposto ·che le spiegazioni dategli circa trasformazione dell'occupazione militare della Ruhr in occupazione civile avevano bisogno di essere completate per consentire un allettamento sufficiente ad indurre la Germania a desistere dalla sua resistenza. Con ciò, mi diceva Ambasciatore del Belgio, l'Inghilterra non rinunzia ad esigere posteriormente, in sede di regolamento generale della questione delle riparazioni, l'evacuazione completa del bacino. Lo stesso Ambasciatore del Belgio, che ha parlato col Presidente della Repubblica sulla situazione, aggiungeva che Millerand riteneva fosse nelle consuetudini di Curzon di somministrare doccie scozzesi a coloro che intende ridurre ad accettare i suoi progetti e che perciò poteva anche avvenire che alle minaccie di questi giorni seguissero da parte della Gran Bretagna attitudini più miti. Il momento è tuttavia della maggiore gravità. La minaccia inglese di trattare separatamente colla Germania ha già prodotto una emozione che si è ripercossa sui cambi. È legittimo dubitare che essa possa essere effettuata, poichè un accordo diretto non converrebbe neppure alla stessa Germania. Venendo meno infatti l'elemento moderatore della presenza inglese ed il ravvicinamento anglo-tedesco facendo apparire alla Francia ancora più acuto e vicino il pericolo di una rivincita germanica, ne conseguirebbe che la Francia stessa sarebbe probabilmente portata a prendere gravissime decisioni per allontanare la realizzazione di una minaccia che incombe su tutta la sua politica. Tuttavia opinione pubblica inglese potrebbe esercitare una tale pressione sul suo governo da obbligarlo a prèndere una risoluzione che sarebbe per la pace dell'Europa la peggiore. Noi stessi non potremmo vedere senza grande preoccupazione il verificarsi di una tale eventualità. Ci troveremmo infatti di fronte al quesito se quella interdipendenza tra i crediti inglesi ed americani col pagamento delle riparazioni che è la base della nostra politica sarebbe tuttavia possibile nella nuova situazione che nascerebbe. E data pure questa possibilità, converrebbe tener presente anche l'altra questione del pagamento delle riparazioni

in natura che probabilmente la Germania non potrebbe più darci per gli atti che la Francia sarebbe indotta a prendere a suo riguardo. La posizione dell'Italia fondandosi sul concetto dell'E. V. di non essere asservita nè alla politica inglese nè a quella francese ma ispirata soltanto alla tutela dei propri interessi, senza alcun sentimento di amore o di odio per le nazioni alleate, dovrebbe essere riesaminata in piena libertà di fronte a questo nuovo avvenimento. Azione dell'Italia basata sino ad ora sul mantenimento dell'accordo fra gli alleati non potrebbe che divenire indipendente se la Francia e l'Inghilterra rompessero il contatto.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA

T. GAB. s. 137o Roma, 5 luglio 1923.

Decifri Ella stessa.

Suoi telegrammi n. 565 e 566 (1).

Nei suoi colloqui con Curzon, con cui Ella vorrà tenere assidui contatti e

che vorrà ringraziare per giudizio espresso su mie recenti dichiarazioni in Consiglio dei Ministri, voglia V. E. tener conto delle seguenti ·Considerazioni:

l) ogni giorno di ritardo ri.ella soluzione del problema della Ruhr aumenta il malessere europeo italiano, nonché la possibilità di una catastrofe interna tedesca;

2) Italia non può per ragioni evidenti assumere iniziative dirette per risolvere il conflitto; 3) Governo italiano pensa che soltanto un'azione combinata italo-inglese può avere apprezzabili risultati;

4) accordo italo-inglese in cui oltre basi già fissate nelle conversazioni

londinesi Pirelli-Niemeyer, Italia possa trovare alcune pratiche garanzie per il

caso si giungesse ad una rottura colla Francia;

5) realizzato questo accordo i due Governi dovrebbero presentare un

progetto di sistemazione del problema delle riparazioni accettabile da parte fran

cese e da parte tedesca o quanto meno idoneo ad aprire negoziati;

6) dovrebbe anche essere ripreso in considerazione un eventuale sistema

di garanzie per sicurezza Francia, per quanto i progetti di tal genere abbiano

sin qui urtato contro la realtà;

7) finalmente se intransigenza francese rendesse impossibile accordo, In

ghilterra e Italia dovrebbero riprendere libertà azione nei confronti Francia e

Germania.

Voglia telegrafarmi non appena avrà intrattenuto Curzon su quanto esposto.

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IL CONSOLE A TUNISI, BEVERINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

R. s. 4214/566. Tunisi, 5 luglio 1923 (per. il 9).

Ho l'onore di riferire alla E. V. una conversazione che ho avuto col signor Lucien Saint, Residente Generale di Francia.

Ieri mattina, il signor Fourner, capo di Gabinetto del Residente Generale, mi telefonava che il signor Saint desiderava parlarmi prima di partire per la Francia, ma che, essendo molto occupato in questi momenti, non poteva allontanarsi dall'Ufficio; mi pregava perciò di recarmi alla Residenza se mi fosse possibile.

Risposi che sarei passato in mattinata.

Recatomi alle 11 a. m., alla Residenza, il signor Saint mi disse che aveva desiderato vedermi per intrattenermi della prossima venuta nelle acque di Tunisi delle due navi-scuola italiane e della esibizione del film fascista «A NOI»; temeva che in queste due occasioni potessero verificarsi per parte della Colonia italiana o degli equipaggi delle dette navi delle manifestazioni pubbliche che potessero urtare la suscettibilità dei francesi o degli indigeni e degenerare in torbidi. Mi pregava perciò di prendere le opportune misure, e ciò anche a nome del Governo francese.

Il signor Saint prendeva l'occasione per rilevare lo stato di animosità che regna fra le due Colonie italiane e francesi; affermava che ciò si era manifestato in seguito alla ,conferenza del ·comm. Bastianini; lamentava questo stato di cose, tanto più ,che vedeva così distrutta l'opera da lui spesa durante tre anni per l'affiatamento delle due colonie, come ammiratore dell'Italia e amico degli Italiani.

Questo stato di animosità si osservava in tutte le cose e con dispiacere aveva notato come in occasione della cerimonia dell'inaugurazione del monumento agli italiani caduti in guerra, io non avessi avuto una parola per la Francia, mentre egli nel suo discorso aveva largamente parlato dell'Italia.

Risposi che era abbastanza naturale che neHa inaugurazione di un monumenti ai caduti italiani egli avesse parlato dell'Italia, ma che io, parlando come interprete della Colonia, avevo dovuto !imitarmi a esprimere tutta l'ammirazione, tutto l'affetto e tutta la riconoscenza della Colonia verso i Fratelli caduti per la Patria: perciò io, monarchico e Console di Sua Maestà, non avevo neppure accennato al mio Re, perchè lo spirito dei presenti fosse tutto coi nostri morti gloriosi. Facevo tuttavia osservare che alla fine del discorso avevo salutato i soldati di Francia e che, terminata la cerimonia, ero andato con tutta la Colonia a deporre fiori sul monumento ai Caduti francesi.

Sbrigato così il piccolo attacco personale, ho dichiarato al signor Saint

che anch'io constatavo con rincrescimento eguale al suo la poca cordialità dei

rapporti esistenti fra le due colonie, ma che non credevo affatto che ciò dipen

desse dalla conferenza del comm. Bastianini, il quale anzi aveva sempre racco

mandato in pubblico e in privato il rispetto alle locali autorità. Causa del ma

lanimo io ritenevo essere la campagna qui condotta senza tatto e senza misura

contro l'esenzione degli italiani dell'imposta sui benefici di guerra nei pubblici

comizi e nella stampa locale, perfino in quella ufficiosa, come la Dépeche Tu

nisienne.

Accennavo all'opera nefasta dell'avv. Darmon in questa occasione. Aggiun

gevo clie molto avevano contribuito a creare questo stato di animosità anche i

funzionari inferiori francesi con la loro intemperanza di linguaggio e ne portavo

esempi.

Avendomi il Residente Generale osservato che i giornali italiani avevano

da un po' di tempo assunto un contegno aspro e ostile verso la Francia, replicai

che essi avevano risposto ai vari attacchi dei comizianti e degli scrittori tipo

Orliac; ammettevo però che nello stato attuale di eccitazione vi fossero tol'ti

da una parte e dall'altra.

Per parte mia assicuravo il Residente Generale che avrei continuato ad adoperarmi per mantenere le buone relazioni fra le due colonie; speravo però altrettanto dalle Autorità francesi, sopratutto dalle minori.

Quanto all'arrivo delle navi-scuola, io finora ero solo informato del loro itinerario e non sapevo quando sarebbero qui giunte; ero certo in ogni caso della buona condotta e della perfetta disciplina dei marinai italiani, nè credevo affatto che l'entusiasmo della popolazione italiana avrebbe passato i giusti limiti di un caldo patriottismo.

Per ciò che concerneva la prossima esibizione del film A NOI ritenevo che avrebbe cagionato una intima soddisfazione di patriottismo nella Colonia, ma non vedevo come potesse degenerare in manifestazioni turbolente.

La discussione si mantenne sempre nei limiti della massima urbanità e ci lasciammo con cordiali parole. Da tutta questa conversazione parmi risulti:

l) il sospetto per parte del Governo francese e più ancora per parte delle Autorità del Protettorato che si voglia qui fare una politica non solo patriotticamente italiana, ma anche ostile alla Francia;

2) il timore che in oc·casione della esibizione del film A NOI i social-comunisti di Tunisi vogliano ripetere quanto già fecero i loro compagni di Algeri. Ed è certo che qui le cose finirebbero assai diversamente.

(l) Cfr. la nota l a pag. 71.

114

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL MINISTRO A SOFIA, RINELLA

T. 2373. Roma, 6 luglio 1923, ore 3.

Suo telegramma n. 173 (1).

Nel prendere atto assicurazioni di codesto Governo circa soluzione nostri reclami Ella vorrà far comprendere che R. Governo attende fatti e non parole, contrariamente a quanto venne sistematicamente praticato da cessato Governo di Stamboliski.

È questa una condizione indispensabile affinchè codesto Governo possa invocare anche per l'avvenire, appoggio dell'Italia.

(l) Tel. n. 5237/173, trasmesso alle ore 3,30 del giorno 4 e p~rvenuto alle 2 del 5, non pubblicato, col quale Rinella informava Mussolini di aver avuto dal presidente del consigliobulgaro assicurazioni circa la soluzione delle pendenze italo-bulgare.

115

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL REGGENTE LA LEGAZIONE A FIUME, CASTELLI

T. RR. 2379. Roma, 6 luglio 1923, ore 13.

Mio telegramma n. 136 (1).

Anche Prefetto Venezia segnala concentramento legionari a Fiume e sog

giunge che collegando questa alle precedenti informazioni obbiettivo potrebbe

essere Dalmazia.

Sono sempre in attesa di notizie da parte di V. S.

116

IL REGGENTE LA LEGAZIONE A FIUME, CASTELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. 357/587. Fiume, 7 luglio 1923, 01·e 20,30 (per. ore 21,50).

Rispondo al telegramma di V. E. n. 2379 riservatissimo (2).

Seguito mio telegramma n. 580 (3). Gruppo Legionari Fiume ridotti poche centinaia inscritti è stato recentemente sciolto dicesi per espresso mandato D'Annunzio. Principali esponenti tentano ora creare proseliti attirando operai in associazione di classe in contrapposto sindacato ma limitano loro azione ad una insistente propaganda anti fascista. Allo stato delle cose è assolutamente da escludere un movimento in grande partente da qui. Qualche preoccupazione mi desta invece atteggiamento fascio locale che secondo informazioni riservate si propone di provocare incidenti con Jugoslavia per far rompere trattative di Roma. In una seduta segreta del Fascio si sarebbe persino detto che ciò corrisponde ad istruzioni particolari ricevute Roma recente viaggio fiduciario. Ho diffidato personalmente Capo del Fascio a non creare imbarazzi al Governo ed ho dato disposizioni alle autorità militari perchè confine sia strettamente vigilato giorno e notte e perchè sia energicamente represso ogni tentativo violenza contro chiunque. Milizia volontaria si mantiene disciplinata.

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L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

R. s. 2692/290. Parigi, 7 luglio 1923 (per. il 10).

Come ebbi già a telegrafare a V. E. in data 29 giugno u. s., n. 977 (4) la situazione che si va creando a Tunisi in seguito ai vari provvedimenti coi quali, da una parte l'Amministrazione della Reggenza sotto la pressione della colonia

francese appoggiata dall'influente gruppo coloniale parlamentare che fa capo a Sarraut cerca di eludere le clausole dell'accordo del 1896, e dall'altra il Governo Centrale tende con proposte legislative ad equiparare il protettorato alle Colonie di diretto dominio, aveva già attratto tutta la mia attenzione. Non vi ha dubbio che le relazioni fra i due Paesi siano implicitamente inquinate così dall'azione sopraccennata come dallo stato d'incertezza generato dalla denunzia dell'accordo del 1896, che venendo rinnovato di tre mesi in tre mesi, rappresenta una costante minaccia per la cordialità di tali rapporti.

Dai discorsi di carattere generale che ho già avuto occasione di tenere al riguardo col Presidente del Consiglio e più ancora dall'inchiesta che ho potuto fare negli uffici tecnici del Quai d'Orsay e nei circoli politici coloniali, risulta che sia fermo il proposito di sopprimere i privilegi riconosciuti ai nostri connazionali dell'accordo del 1896 e di estendere praticamente il regime coloniale anche alla Tunisia; e che l'aperta esecuzione di questo intendimento sia esclusivamente ritardata dalla situazione politica, rendendosi conto il Governo francese dell'effetto che l'adozione di simile misura produrrebbe in Italia.

V. E. mi ha chiesto col telegramma del 29 giugno n. 2284 (1), se io credessi venuto il momento di intavolare negoziati col Governo francese per il rinnovamento della Convenzione italo-tunis.ina. Di questo nostro desiderio e della necessità di eliminare una così grave causa di attrito tra i due Paesi, io ho tenuto discorso così col signor Peretti della Rocca che col signor Seydoux, ma non col Presidente del Consiglio. Ed ho creduto preferibile di non abbordare ufficialmente la questione con lui perchè nel periodo critico che traversa la Francia, minacciata di isolamento nella questione delle riparazioni, non vi ha dubbio che alla parola Tunisi Poincaré risponderebbe con la parola Ruhr. Mi sono perciò limitato sopra tutto col signor Seydoux che è uno dei più ascoltati consiglieri del Presidente del Consiglio, ad esporre le altre ragioni di Stato che consigliano il rinnovamento senz'altro dell'accordo in questione, facendo rilevare le ragioni storiche e la sensibilità politica dell'opinione pubblica italiana rispetto alla questione tunisina, come tali da prendere il sopravvento su qualsiasi ragionamento di carattere giuridico e sulle vociferazioni di un gruppo coloniale, la cui soddisfazione sarebbe stata sproporzionata alle conseguenze internazionali che potrebbero derivarne.

Seydoux, che in massima consente nel nostro modo di vedere, attende il ritorno di Beaumarchais da Londra, dove questi ora si trova come esperto francese nel Consiglio per Tangeri, per discutere più ampiamente insieme la questione. Beaumarchais è il funzionario che tratta al Ministero degli Esteri gli affari di Africa e perciò anche quelli riguardanti la Tunisia.

È mio intendimento salvo contrarie istruzioni dell'E. V. di continuare per ora in questo metodo finchè non sia certa la posizione che V. E. deciderà di prendere nella questione delle riparazioni, qualora il diss'dio franco-inglese giungesse ad un distacco tra i due paesi. Poichè se avvenisse che la tutela degli interessi italiani dovesse consigliarci di definire con la Francia più che con l'Inghilterra il modo di assicurarci il pagamento delle riparazioni dovuteci dalla Germania, e perciò di prendere in qualche misura partito per la Francia, io do

vrei suggerire a V. E., prima di far nota qualsiasi decisione in tal senso, di farla precedere da una dichiarazione, forse anche pubblica, dalla quale risultasse, tutta l'importanza che la definizione della questione tunisina, secondo i nostri modesti e legittimi desideri, ha per le relazioni fra i due Stati.

Sarebbe infatti singolare che il regime concordato fra le due Nazioni quando i rapporti fra di esse erano tesi, dovesse essere menomato dopo una guerra combattuta insieme e nel momento stesso in cui l'Italia desse alla Francia un nuovo e preziosissimo appoggio.

Che se invece i nostri interessi ci portassero a patteggiare con l'Inghilterra,

o meglio contro la politica francese come dannosa alla pacificazione europea, in tal caso io continuerei a svolgere la mia azione aspettando un'occasione propizia per condurla a buon esito.

(l) -Pubblicato al n. 109. (2) -Pubblicato al n. precedente. (3) -Tel. gab. 354/580, trasmesso alle ore 9,20 del giorno 7 e pervenuto alle 10,50, non pubblicato, nel quale Castelli smentiva le notizie di cui ai documenti pubblicati ai nn. 109 e 115. (4) -Tel. 5113/977, trasmesso alle ore 22,10 e pervenuto alle 23,55, non pubblicato.

(l) Pubblicato al n. 101.

118

IL DELEGATO ALLA SOCIETA DELLE NAZIONI, SALANDRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 5323 {1). Ginevra, 8 luglio 1923, ore 9,35 (per. ore 13,31). Dopo ripetute insistenze, a cui egli opponeva pretesti dilatori, delegato francese mi dichiarò ieri che suo Governo subordinava assenso nomina Attolico Segretario Generale aggiunto a formale impegno da assumere da me mediante scambio lettere che Governo italiano in caso di vacanza posto Segretario Generale ora occupato da Drummond avrebbe appoggiato candidatura di un francese. Risposi subito non ritenermi autorizzato assumere nome Governo impegno per avvenire e mancarmi tempo richiedere autorizzazione di V. E. per la prossima chiusura lavori Consiglio. Espressi rincrescimento che nuova condizione Governo francese mi fosse dichiarata ultim'ora. Mi permetto aggiungere mio parere che in nessun caso si dovrebbe accettare atto che metterebbe in mano Francia segretario generale cioè massimo potere effettivo Società delle Nazioni. Lo stesso Attolico condivide stessa opinione. Condotta Delegato francese è stata poco sincera per aver rivelato pensiero solo quando era assicurato transazione Sarre. Questione Attolico rimane intanto sospesa ma ritengo che Governo Francese non consentirà mai pareggiamento di funzionari italiani con funzionari

francesi. Aggiungerò verbalmente altri dettagli. Consiglio terminò iersera suoi lavori. Parto oggi Roma.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AGLI AMBASCIATORI A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, A LONDRA, DELLA TORRETTA, E A BRUXELLES, RUSPOLI

T. GAB. S. 144. Roma, 8 luglio 1923, ore 20,30.

Giornali riferendo viaggio Benès Bruxelles Londra Parigi accennano possibilità mediazione. Notizia sembrami inattendibile anche per ripetute dichiara

zioni Poincaré escludenti qualsiasi mediazione. Comunque se questa possibilità si profilasse prego V. E. agire perchè non si avveri non essendo interesse Italia aumentare prestigio capo Piccola Intesa e uomo larvatamente ostile nuovo ordine cose italiane oltrechè poco dignitosa per tutti grandi alleati.

(l) Manca il numero di protocollo particolare.

120

IL DELEGATO ALLA CONFERENZA DI LOSANNA, MONTAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. u. 53331623/511. Losanna, 9 luglio 1923, ore 3,25 (per. ore 6,35).

Comunicazioni che in questi giorni verranno fatte al Governo di Mosca circa firma convenzione Stretti -di cui ho comunicato testo a V. E. con telegramma posta n. 537 del 28 giugno (l) -prevedono possibilità che delegati russi vi procedano anche fuori di Losanna. A questo proposito Pellé mi ha detto stasera che suo Governo, dato stato delle relazioni che intercedono fra Francia e Russia, non vedrebbe con piacere che tale atto potesse avere luogo a Parigi malgrado che sia questa capitale ove rimarranno depositati atti conferenza. Pellé ha avuto ciò stante istruzioni presentirmi se R. Governo avrebbe difficoltà che nelle comunicazioni da farsi a Mosca venisse indicata Roma ove già esiste missione Soviet come località ;per eventuale firma convenzioni Stretti da parte dei delegati russi. Mi sono riservato interpellare V. E. che prego di voler farmi conoscere maggiore possibile urgenza pensiero R. Governo al riguardo.

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IL MINISTRO A BELGRADO, NEGROTTO CAMBIASO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 53411262. Belgrado, 9 luglio 1923, ore 12,40 (per. ore 16,30).

Tutti i giornali pubblicano telegrammi da Roma i quali, sulla fede di notizie riportate dall'Avanti e dalla Voce Repubblicana accennano a preparativi che farebbe il Presidente del Governo fiumano per la prossima annessione di Fiume all'Italia. Aggiungono che da parte di elementi fascisti si starebbe organizzando una spedizione in Dalmazia di cui gli organi governativi si mostrano preoccupati e prendono misure preventive. Alcuni fogli di opposizione invitano il Governo a non lasciarsi cogliere alla sprovvista.

La stampa in generale e quella croata in particolare mettono in guardia il Governo contro la proposta attribuita al R. Governo di una ambiguità del trattato di Rapallo sulla base dell'attribuzione dt Fiume all'Italia.

(l) Non pubblicato.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AI RAPPRESENTANTI DIPLOMATICI ALL'ESTERO

T. 2428. Roma, 9 luglio 1923, ore 22,30.

Atteggiamento stampa dev'essere attentamente vigilato ed energicamente controbattuto anche quando trattisi di attacchi fascismo che oggi è governo nazionale. Sopratutto occorre smentire immediatamente articoli notizie su pretesa instabilità governo fascista che è invece solidissimo popolare amato da tutti e sostenuto da tutta la gioventù italiana.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA

T. GAB. s. 145. Roma, 9 luglio 1923, ore 22,30.

Decifri Ella stessa.

Suo telegramma n. 583 (1).

Rispondo all'invito fattole da Curzon cui V. E. vorrà d'urgenza comunicare miei fondamentali suggerimenti.

Sarei d'avviso che il primo scopo di proporsi da raggiungere con la nota sia la determinazione delle condizioni di una specie d'armistizio. Queste condizioni potrebbero consistere nella cessazione della resistenza passiva da parte della Germania con la conseguente sospensione di qualsiasi operazione di carattere militare da parte francese e l'istituzione di una successiva azione di controllo finanziario economico di carattere esclusivamente civile.

Contemporaneamente a questa specie di armistizio dovrebbe aver luogo la convocazione di una conferenza sufficientemente preparata per giungere rapidamente ad un programma di accordo. La conferenza dovrebbe essere in un primo tempo esclusivamente interaUeata, ma stabilito l'accordo nelle linee generali, potrebbe essere anche consultata la Germania.

Naturalmente per facilitare l'accordo, la conferenza dovrebbe essere preceduta da una riunione di esperti che potrebbe convocarsi subito. Quanto al merito e sostanza dell'accordo, l'Italia pensa che si debba partire dalla Conferenza di Londra e precisamente da quella dichiarazione unanime ed ufficiale che abbinava il problema delle riparazioni con quello dei debiti. Inghilterra ha oggi come allora, chiave di volta della situazione. La Francia non potrebbe pretendere di rimanere nella Ruhr e mantenere le sue richieste di pagamento di 132 miliardi se la sistemazione delle riparazioni contenesse favorevoli elementi per la soluzione ragionevole dei debiti. Altrettanto dicasi per l'Italia. Una manifestazione di liberalità inglese non potrebbe non avPre favorevoli ripercussioni nei

Io -Documenti diplomatici • Serie VII -Vol. II

rapporti finanziari dell'Europa con l'America, malgrado la sistemazione dei rap

porti finanziari anglo-americani quando, come sarebbe il caso, la sistemazione

economica dell'Europa, si avviasse anche per mezzo di questo elemento ad entra

re nel campo delle possibilità concrete. La cifra del debito tedesco potrebbe

essere così ridotta in proporzione al condono dei debiti in limiti molto ragio

nevoli ed il pagamento stabilito in un piano comodo e razionale. Dovrebbe

concedersi una moratoria di quattro anni per i pagamenti in denaro e equamente

regolati quelli in natura. Potrebbesi contemporaneamente provvedere per il rego

lamento dei debiti degli Stati minori con criteri di equanimità.

Questi i capisaldi di un accordo da essere naturalmente sviluppati e perfe

zionati. Essi si identificano sostanzialmente col punto di vista italiano, che essen

dosi dimostrato fin da Parigi intermedio tra quello inglese e quello francese po

trebbe forse, salvo qualche riduzione, meglio di ogni altro affidare in definitiva

per quella intesa generale dietro compromesso alla quale Francia e Germania

non potrebbero sfuggire senza mettersi contro opinione pubblica mondiale.

Nostri esperti, che saranno Londra in modo da poter prendere contatto con

Tesoreria giovedì mattina, potranno giovare ad affrettare i lavori d'intesa. Essi

potrebbero infatti intrattenersi subit~ con Niemeyer sui dettagli dell'accordo

definitivo elaborando così ad un tempo il materiale per le intese di cui al secon

do paragrafo del mio telegramma n. 143 (1). Riterrei utile di avere preventiva co

municazione del documento inglese prima che esso acquisti forma definitiva.

(l) Tel. gab. 359/583, trasmesso alle ore 20,35 del giorno 7 e pervenuto alle 1,30 de11'8, non pubblicato, col quale Della Torretta comunicava a Mussolini l'invito di Curzon a preparare di comune accordo una nota italo-inglese in risposta al memorandum tedesco sulle riparazioni.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL SEGRETARIO GENERALE DEL PARTITO FASCISTA, BIANCHI

TELESPR. U. R. 01058/38. Roma, 9 luglio 1923.

Da informazioni riservate di questo Ministero risulterebbe come, nel Fa

scio di Fiume, si vada formando uno stato d'animo e maturando propositi che,

se avessero anche una minima parte di attuazione, riuscirebbero dannosissimi

allo svolgimento della nostra politica e perciò richiedono un prudente tempe

stivo intervento della competente autorità. Sarebbe, cioè, in animo di taluni

elementi di quel Fascio, di provocare ad arte incidenti colla Jugoslavia, allo

scopo di far rompere le trattative in corso a Roma; ed in una seduta segreta

del Fascio stesso, si sarebbe perfino sostenuto che tale piano corrisponde ad

istruzioni particolari ricevute a Roma da fiduciario in un suo recente viaggio.

Nel portare quanto precede alla conoscenza della S. V., la prego di voler immediatamente prendere le disposizioni necessarie acciocchè tale stato d'animo venga corretto con energiche direttive, e con quelle provvidenze che valgano ad impedire qualsiasi atto od attitudine sconsigliata, e tale da poter creare al

R. Governo degli imbarazzi nello svolgimento della politica nazionale. Gradirò assicurazione.

terzo alleato •.

(l) Trasmesso alle ore 21 del giorno 7, non pubblicato nel quale Mussolini si preoccupava in modo particolare di stabilire una intesa italo-inglese c contro eventuale risentimento

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IL DELEGATO ALLA CONFERENZA DI LOSANNA, MONTAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 5398/6311518. Losanna, 11 luglio 1923, ore 13,40 (per. ore 19,45).

Mio telegramma 614/502 (1).

Pellé ha ricevuto telegramma che lo informa Governo francese sta facendo pratiche Londra per indurre Governo inglese stabilire nel protocollo Losanna relativo conferma modifi·che Trattato di Sèvres circa minoranze Grecia, soppressione preambolo detto Trattato mediante il quale Francia ed Inghilterra hanno rinunziato diritto controllo sorveglianza su Grecia derivante da tratta~i di Londra 1832-63-64. In tal modo Francia ed Inghilterra verrebbero conservare diritto Potenze protettrici sulla Grecia. Rumbold non ha ancora istruzioni Londra in proposito ed ignora accoglienza che suo governo farà proposta. Trattandosi di questione di speciale importanza politica e che non ha diretta relazione con trattato di pace Turchia prego telegrafarmi per norma mia condotta punto di vista R. Governo tenendo presente che qualora esso fosse contrario proposta francese occorrerebbe svolgere immediata azione Londra Parigi. A mio avviso sarebbe necessario fare tutto il possibile per ottenere Governo francese rinunzi sua proposta evidentemente contraria nostri interessi e che costituirebbe radicale mutamento di una situazione politica stipulata mediante trattato internazionale sia pure non ratificato. Un tale nostro atteggiamento potrebbe essere d'altra parte opportunamente sfruttato nei riguardi nostri rapporti con Grecia. Ho telegrafato quanto precede Parigi e Londra trasmetterò per corriere Costantinopoli Atene.

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IL MINISTRO A BELGRADO, NEGROTTO CAMBIASO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. RR. 5415/269. Belgrado, 11 luglio 1923, ore 22 (per. ore 2,40 del 12).

Nincich, in via del tutto privata mi ha detto che Consiglio Ministri ha lungamente esaminato nostre proposte per _sistemazione questioni fiumane e che risposta dovrebbe essere concretata fra due o tre giorni. Indipendenza Fiume non è a suo avviso, diviso anche da Pasich, principio immutabile ed egli personalmente preferisce altra soluzione a quella del condominium. Tuttavia concessioni proposte non sono sufficienti per dare soddisfazione all'opinione pubblica nè sopratutto per ottenere dal Parlamento modificazione del Trattato di Rapallo. Avendogli chiesto se Governo S. H. S. avrebbe presentato controproposte e quali, rispose affermativamente (2) mantenendosi riservato circa la loro natura. Soltanto in termini vaghi accennò all'eventuale scambio con Zara. Al che credetti di

non pubblicato.

Mussolini, in data 19 luglio, non pubblicato.

osservare in via personale che tale soluzione non sarebbe presa sul serio. Nincich si limitò rispondere che non vi era ancora nulla di definitivo e che comunque controproposte avrebbero potuto formare oggetto ulteriori discussioni e trattative fra i due Governi.

(l) -Tel. n. 5249/614/502, trasmesso alle ore 12,15 del giorno 5 e pervenuto alle 14,30, (2) -Cfr., in proposito, un memor3ndum del ministro jugoslavo a Roma, Antonievi é, a
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IL MINISTRO A PRAGA, CHIARAMONTE BORDONARO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 5443/170. Praga, 12 luglio 1923, ore 17,35 (per. ore 22). Nulla risulta qui pretesa mediazione di Benès tra Parigi e Londra. Giornali si limitano riportare commenti stampa francese e inglese. Un telegramma da Parigi al Prager Tageblatt che il giornale intitola « Gelosia dell'Italia » dice che in quei circoli competenti si ha l'impressione che l'Italia non vedrebbe volentieri una mediazione della Piccola Intesa tra Francia e Inghilterra. A giudicare dai precedenti e dalle dichiarazioni recentemente

fatte da Benès credo voce mediazione infondata e tale ooinione è condivisa in questi circoli diplomatici.

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L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 5487l 1063. Parigi, 14 luglio 1923, ore 1,30 (per. ore 5). Fra le leggi rapidamente sottoposte alla Camera nella seduta di chiusura è stata inclusa ed approvata la legge sull'acquisto della nazionalità in Tunisia di ctii al mio rapporto del 7 corrente (1). Non mi è stato oggi possibile parlarne a Poincaré che in questo giorno è invisibile, ma ho espresso a Seydoux perchè glielo riferisse tutto il mio rammarico per questa frettolosa e intempestiva decisione presa dal Governo francese. Benchè la legge non toccasse i nostri connazionali mentre è in vigore accordo tunisino e quantunque fosse dubbio che l'Italia riconoscesse alla Francia il diritto di legiferare in materia di nazionalità in territorio di protettorato, la semplice enunciazione di una legge di cui si era fatto a meno per tanti anni avrebbe prodotto una penosissima impressione in Italia e trovavo inspiegabile che si fosse scelto il momento attuale per proporla

e farla votare. Ne riparlerò al Presidente del Consiglio non appena mi sarà possibile.

(l) Pubblicato al n. 117.

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IL CAPO DELLA DELEGAZIONE ECONOMICA A MOSCA, PIACENTINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 5531/1142. Mosca, 14 Luglio 1923, ore 15,50 (per. ore 21,30 del 15).

Mio telegramma 1109 (1). Ulteriori informazioni concordi a favore di Jordanski uomo alieno dalla politica estremista dedito agli studi e di carattere riservato. Circoli politici estremisti hanno accolto con sorpresa nomina Jordanski a Roma considerandolo elemento poco attivo. Governo russo ha voluto invece scegliendo elemento moderato dare una prova di riguardo all'Italia odierna.

Jordanski non ha mai avuto missioni all'estero. Sin dal tempo degli Czar faceva giornalista con tendenze socialiste ma molto abilmente e moderatamente perchè dalla polizia Czaresca fu sempre lasciato tranquillo.

Presentemente era vice direttore Ufficio stampa Governo Soviet. Dato unanime riconoscimento onestà serietà moderatezza ho comunicato per iscritto al Commissariato per gli Affari Esteri gradimento R. Governo.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA

T. 2481. Roma, 14 Luglio 1923, ore 16.

Suo telegramma n. 1063 (2).

Nel colloquio che V. E. vorrà espressamente sollecitare da Poincaré gli faccia rilevare nel modo più preciso tutto il doloroso stupore che ha destato in me e nel R. Governo l'approvazione precipitata di una legge della quale non poteva indubbiamente sentirsi così immediato bisogno da non permettere che col previo completamento di opportune trattative per una sistemazione stabile dei nostri interessi in Tunisi cercasse di evitare la disastrosa ripercussione che il provvedimento, considerato qui da tutti indistintamente come poco amichevole verso di noi, produrrà nel pubblico italiano.

Se Governo Francese condivide, come spero poter ritenere, mio vivo desiderio che continuazione buoni rapporti tra i due paesi non sia seriamente compromessa, occorre fare in modo di dar subito la prova che l'approvazione di tale legge non è diretta contro l'Italia. Sembrami che solo mezzo efficace sia di procedere immediatamente ad una rinnovazione della convenzione del 1896 per una durata non minore di dieci anni.

In ogni caso è necessario mantenere sempre riserva contro diritto Francia legiferare in materia.

lativo a informazioni su Jordanskij.

(l) -Tel. 5152/1109, trasmesso il giorno 2 e pervenuto alle ore 4,30, non pubblicato, re (2) -Pubblicato al n. 128.
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L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. s. 375/602. Londra, 14 luglio 1923, ore 21,30 (per. ore 1,40 del15).

Mio telegramma Gabinetto n. 595 (1). Benès è venuto a vedermi. Ho avuto con lui lunga conversazione. Dalle cose dettemi ho avuto conferma su quanto già telegrafato a V. E.

Per la questione riparazioni mi ha detto che trovandosi all'estero per altri affari, interessato come tutti alla situazione generale europea, aveva cercato di informarsi personalmente del reale stato delle cose. Egli ha ripetutamente affermato essere interesse della Cecoslovacchia che la Germania non cada nel caos ed ha espresso speranza che attuale dissenso anglo-francese possa essere superato.

Senza accennarmi a pressioni ricevute da Curzon e da circoli finanziari per quanto riguarda la realizzazione del prestito ungherese mi ha detto spontaneamente che egli non era animato da sentimenti ostili all'Ungheria e che non voleva umiliarla. Ha soggiunto essere interesse della Cecoslovacchia che l'Ungheria risorga economicamente e che era sua intenzione iniziare verso Ungheria stessa la politica già praticata con successo verso l'Austria; ma che però era necessario ottenere prima certe assicurazioni da Budapest.

Mi ha detto inoltre che come facente parte della Piccola Intesa avrebbe agito a Belgrado ed a Bucarest perchè i due Governi entrassero in questo ordine d'idee.

Ha tenuto a dichiararmi che essendosi espresso in tal senso con Curzon credeva suo dovere informarne immediatamente per il mio tramite l'E. V., essendo l'Italia la più interessata nelle questioni dell'Europa centrale ed essendo sempre in lui vivissimo desiderio collaborare con l'Italia. Mi ha detto infine che essendo venuto a Londra e passato per Parigi sentiva dovere e nutriva il vivissimo desiderio venire a Roma incontrarsi con V. E. ed avere uno scambio d'idee. Mi ha incaricato perciò riferire a V. E. quanto segue: Dopo Londra egli doveva recarsi Praga per prepararsi alla apertura della prossima conferenza dei rappresentanti della Piccola Intesa in Romania. Dopo la conferenza, e sempre che

V. E. lo consentisse, verrebbe a Roma. Ciò potrebbe avere luogo verso fine di agosto o primi settembre. Benès sarebbe grato di fargli pervenire una risposta a Praga. Benès lascierà Londra stasera.

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L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

R. s. 2784/1028. Parigi, 14 luglio 1923 (per. il 18).

Con quella mancanza di senso politico che lo caratterizza, Poincaré ha lasciato presentare ed approvare frettolosamente alla Camera dei Deputati, nella

stione del prestito ungherese.

seduta di chiusura della sessione, il noto progetto di legge sulla nazionalità in

Tunisia, di cui al mio rapporto del 2 corrente n. 2614 (1).

Mentre confermo il discorso da me fatto a Seydoux e di cui al mio tele

gramma n. 1063 (2), riterrei opportuno presentare anzitutto una nota per affermare

che il Governo italiano non saprebbe riconoscere ad una Potenza protettrice il

diritto di legiferare circa lo Statuto dei sudditi stranieri nati nel Paese di pro

tettorato, nè potrebbe ammettere che disposizioni del genere deroghino a Con

venzioni in vigore e di cui essa è parte .contraente. Tale nota io redigerei in

base al testo del mio telegramma n. 1068 (3).

Vedrà poi V. E. se non sia il caso di profittare del fatto che la nostra Ca

mera è aperta per farsi interpellare in proposito ed avere così modo di formu

lare analoghe dichiarazioni curando che esse poi facciano oggetto di uno spe

ciale comunicato Stefani.

Allo stato delle cose è bene che il Governo e l'opinione pubblica francese

siano richiamati alla considerazione del pericolo che la questione di Tunisi può

rappresentare per i rapporti fra i due Paesi se si continui a trattarla con la leg

gerezza di cui da qualche tempo danno prova tanto questo Governo quanto

la Residenza Generale a Tunisi.

(l) Tel. segreto n. 37~/595. trasmesso alle ore 14.25 del giorno 13. non pubblicato. nel quale Della Torretta smentlva la voce che Benes a Londra aYcsse cercato di fare opera mediatrice circa la questione tedesca e dava ragguagli sul suo atteggiamento circa la que

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L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, AURITI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 5553/505. Vienna, 16 luglio 1923, ore 15 (per. ore 23,55).

Mi permetto attirare attenzione di V. E. su articolo segnalato da questo Ufficio stampa n. 797 pubblicato dalla Neues Wiener Tageblatt cui credo codesto Ministero sia abbonato, relativamente attuale indipendenza finanziaria austriaca dall'Italia. Esso risponde a nuova situazione internazionale ed a nuovo stato d'animo Austria di cui mi sembra opportuno tenere conto. Lasciando che Austria andasse a Ginevra noi malgrado riconoscimento teori~o preminenza nostri interessi abbiamo praticamente perduto qui nostra preponderanza. Soccorso finanziario ottenuto da tutti Stati mentre ha diminuito indipendenza Austria ad essi l'ha accresciuta di fronte a noi. Da dò e dalla nostra precedente temporanea rirrunzia circa crediti verso Austria sono rimasti indeboliti nostri mezzi più efficace pressione su questo stato con danno conseguente per ogni nostra trattativa.

(l) -Rapporto segreto n. 2614/966, pervenuto il giorno 10, non pubblicato. (2) -Pubblicato al n. 128. (3) -Tel. n. 5518/1068, trasmesso alle ore 22 del giorno 14 e pervenuto alle l del 15, non pubblicato.
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L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 5556/1075. Parigi, 16 luglio 1923, ore 22,10 (per. ore 2,40 del 17).

Telegrammi di V. E. 2481 (l) e 2497 (2).

Ho avuto una lunga conversazione con Poincaré relativamente alla legge sulla nazionalità in Tunisia, e alla impressione che essa aveva prodotto su V. E. e sul Governo italiano ed al nostro desiderio che fosse rinnovata la Convenzione italo-tunisina del 1896, così per correggere il significato che la nostra opinione pubblica sarebbe stata portata a dare alla legge sopra menzionata che per uscire dallo stato di precarietà prodotto dalla denunzia della convenzione di cui si risentivano i rapporti tra i due Paesi. Ho pure contestato il diritto della Francia a legiferare materie di nazionalità nel territorio del protettorato, come pure ho rilevato che la legge stessa non fosse applicabile ai nostri connazionali garantiti dalla convenzione. Non ripeterò a V. E. gli argomenti addotti dal Presidente del Consiglio francese in opposizione alla nostra tesi, circa la capacità di legiferare del Governo francese in Tunisia riguardo allo statuto personale degli stranieri. Mi limiterò ad enumerare le conclusioni alle quali è venuto Poincaré. Egli ha riconosciuto inopportunità politica della legge e si è scusato dicendo che era spinta a sua insaputa sopratutto dagli elementi algerini e coloniali che sono fortissimi alla Camera, e che questi stessi elementi avevano tutto disposto perchè la legge fosse pure presentata ed approvata dal Senato prima delle sue vacanzP.. Egli vi si era opposto e, senza assumere pel momento impegni, si riservava ali~ ripresa dei lavori parlamentari la possibilità di rinviare l'esame della legge da parte del Senato. Attraverso una discussione abbastanza vivace ma che ho tenuto nei limiti cortesi Poincaré ha riconosciuto l'importanza politica della questione degli italiani in Tunisia per il mantenimento dei buoni rapporti con l'Italia. Egli però ritiene che se si venisse oggi coll'attuale Parlamento ad una discussione per un nuovo accordo o per una rinnovazione pura e semplice di quella esistente così come chiediamo, non avrebbe avuto la forza di farla accettare. Egli pertanto prenderà impegno di non denunziare accordo esistente, ritenendo migliore consiglio di lasciare le cose come erano ed attendere il momento propizio per trovare una soluzione soddisfacente per i due Paesi. Questo momento poteva presentare una qualche occasione in cui vi fossero parecchie questioni da sistemare in modo da dar tempo a compensazione di vantaggi. Ma per ora non è il caso non vedendo in che cosa l'Italia e la Francia potessero specialmente accordarsi avendo poi perduto il momento favorevole di farlo durante le trattative di pace. Riconosceva infine che anche se la legge sulla nazionalità fosse approvata non era applicabile agli italiani finchè durasse la convenzione. Mi ha assicurato, concludendo, che egli non dimenticava che l'Italia e la Francia avevano combattuto insieme per cui non avrebbe mai compiuti atti che avessero potuto essere ragione di dissidi fra di loro. Giudicherà

V. -E. se questi affidamenti siano sufficienti. Nel caso affermativo io li riassumerei in una lettera a Poincaré perchè ne rimanga traccia senza però abbordare la questione di diritto relativamente alla capacità di legiferare. Se invece V. E. crede che si debba insistere sarà bene che V. E. ne parli a codesto Incaricato di Affari di Francia informandomi della conversazione avvenuta ed allora io. riprenderò i passi per chiedere il rinnovamento puro e semplice della convenzione.

8()

(l) -Pubblicato al n. 130. (2) -Trasmesso alle ore 11,30 del giorno 15, non pubblicato, col quale Mussolini sollecitava Romano Avezzana ad avere un colloquio con Poincaré sulla questione di Tunisi.
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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA

T. '2522. Roma, 17 luglio 1923.

Telegramma di V. E. n. 1068 (1).

Prendo atto delle dichiarazioni personali di Poincaré relative al suo impegno di non denunciare l'accordo esistente con l'Italia per la Tunisia, ma egli stesso comprenderà come tale impegno non possa costituire per ogni eventualità avvenire una garanzia sufficiente che ci permetta di considerare l'importantissima questione come risolta. Ho fatto presente alla E. V. col mio telegramma

n. -2481 (2) ed anche più specificatamente confermato con l'altro telegramma n. -2497 (3), essere assolutamente indispensabile eliminare prontamente di fronte all'opinione pubblica italiana unanimamente concorde la profonda impressione prodotta dalla recente legge che minaccia i nostri stessi buoni rapporti colla Francia, coll'addivenire senza indugio ad una soluzione definitiva del delicato problema.

Feci presente ieri stesso chiaramente tutto ciò a questo Incaricato d'Affari di Francia, il quale mi ha assicurato che ne avrebbe immediatamente informato il suo Governo.

Prego V. E. ripetere al più presto quando sopra al signor Poincaré, reiterandogli la richiesta formale del R. Governo che si proceda fin d'ora al rinnovo della Convenzione del 1896, telegrafandomi risultato del Suo passo.

Per Sua norma, aggiungo che sarei disposto ad accettare un periodo di rinnovamento inferiore ai dieci anni ma in nessun caso minore di cinque.

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L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. 381/1079. Parigi, 17 luglio 1923, ore 22,50 (per. ore 3,45 del 18).

Telegramma di V. E. Gab. n. 148 (4). Benès è venuto a vedermi stamane. Per ciò che riguarda il convegno che egli si propone di avere con V. E. mi ha confermato quanto ha telegrafato

Tomasi della Torretta e cioè che egli cercherà di abboccarsi con V. E. dopo il convegno di Sinaja.

Avendogli chiesti i motivi per i quali questo incontro non poteva aver luogo prima, come mi aveva fatto ritenere il Ministro Cecoslovacchia a Parigi, Benès mi ha risposto che gli mancava il tempo materiale per recarsi in Italia, ma che egli teneva moltissimo ad abboccarsi con V. E. !Jer cui avrebbe fatto chiedere, per mezzo del Ministro a Praga, una data nel mese di agosto. Benès mi ha parlato lungamente del parallelismo interessi italiani e cecoslovacchi nell'Europa Centrale e della possibilità di appianare gli interessi divergenti mediante accordi con noi. Egli si proponeva perciò di trattare con V. E. tutta questa situazione come pure di negoziare trattato di commercio e di prendere accordi sulla questione delle riparazioni (beni trasferiti ecc.). Mi ha pregato pure di informare V. E. che nel trattato di commercio che sta per concludersi con la Francia vi sono alcuni punti che possono a prima vista parere lesivi agli interessi italiani, ma che egli si propone di ripararvi con le trattative che avrebbe fatte in Italia.

(l) -Cfr. la nota 3 a pag. 87. (2) -Pubblicato al n. 130. (3) -Cfr. la nota 2 a pag. 88. (4) -Trasmesso a Parigi e Praga alle ore 16 del giorno 16, non pubblicato, col quale Mussolini comunicava il testo del documento pubblicato al n. 131.
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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AGLI AMBASCIATORI A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, A LONDRA, DELLA TORRETTA, E AL MINISTRO A PRAGA, CHIARAMONTE BORDONARO

T. 2540. Roma, 19 luglio 1923, ore 11. Alcuni giornali jugoslavi nonostante recente smentita italiana seguitano pubblicare notizie allarmanti su questione fiumana accennando persino organizzazione colpi di mano nella quale si fa anche nome di un autorevolissimo membro del R. Governo. Tali notizie sono semplicemente fantastiche ed assurde. Lo stato della questione fiumana ed atteggiamento del R. Governo sono stati recentemente precisati nella loro reale situazione nel seguente comunicato Stefani: « Alcuni giornali stranieri hanno pubblicato in questi giorni informazioni sugli intendimenti e sull'atteggiamento del Governo Italiano nei riguardi questione fiumana che non sono esatti. Sta di fatto che problema assetto Fiume preoccupa R. Governo il quale ritiene assolutamente indispensabile arrivare rapida soluzione equa e stabile del complesso problema. Induzioni e informazioni che circa tali atteggiamenti si diffondono sono quindi premature. Sulla situazione interna Fiume sono state nella stessa occasione diffuse voci allarmanti accennandosi anche a movimenti e preparativi bellici. Tali informazioni sono del tutto fantastiche». Nulla è sopravvenuto fino ad oggi che possa autorizzare diverse affermazioni. L'Italia, forte del suo diritto, non ha nessuna ragione per cercare risolvere questione Fiume con la violenza.

Nel caso che codesta stampa si facesse eco di tali notizie, prego V. E. agire in modo da illuminarla ed orientarla nel senso di quanto precede (1).

(l) Il telegramma fu trasmesso anche a Belgrado.

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L'INCARICATO D'AFFARI AD ATENE, DE FACENDIS, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. R. 5606/200. Atene, 19 luglio 1923, ore 22,10 (per. ore 24). Contegno di questi governanti ha assunto carattere di più accentuata asprezza a nostro riguardo. Pur astenendosi dal solito linguaggio irrispettoso verso di noi per non mostrarsi in contraddizione con quanto era stato diffuso circa felici risultati viaggio Alexandris a Roma appare chiaro dall'atteggiamento delle diverse Amministrazioni proponimento ostruzionistico adottato a nostro riguardo. Questioni di espropriazione liquidazione di crediti e perfino affari giudiziari trovano ostacoli evidentemente preordinati a creare resistenza passiva e conseguente pregiudizio nostri interessi. Questa Legazione continua ad agire con fermezza e serena energia e con i mezzi consentiti dallo stato dei rapporti diplomatici per fare fronte a tale inconsulto comportamento del Governo greco; ritiene tuttavia doveroso far consapevole V. E. di quanto precede per quelle misure che,

ove siffatto stato di cose assumesse più gravi proporzioni, R. Governo intendesse eventualmente adottare.

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. P. RR. 389/620. Londra, 19 luglio 1923, ore 22,40 (per. ore 4,35 del 20). Decifri Ella stessa. Da tutta mia precedente corrispondenza telegrafica V. E. ha potuto rendersi conto delle varie fasi attraverso le quali è passato atteggiamento britannico circa riparazioni e come pensiero di Curzon o per propria maturazione o per adattamento alle note forze moderatrici esistenti nel Gabinetto e nel partito conservatore oggi dominante si sia andato modificando fino a scartare il pensiero di azione separata e concentrare invece tutti gli sforzi per riattirare governo francese nell'orbita di una comune azione interalleata. La crisi dunque che abbiamo attraversato e che certamente si è presentata più minacciosa di quelle che l'hanno preceduta, è destinata ad essere superata

se, sopratutto, come qui si ha l'impressione, da !)arte francese si verrà incontro alla arrendevolezza britannica.

V. E. è anche edotta che nei momenti più critici della crisi Curzon ha pensato che unico mezzo di far cedere la Francia era quello di denunziare all'opinione pubblica mondiale la politica di Poincaré preparando contemporaneamente un equo progetto di sistemazione delle riparazioni in guisa da obbligare poi il Governo francese ad aderirvi.

Curzon contava in tale evenienza di aver con sè solidale l'Italia e da parte nostra gli era stato dichiarato che in caso di rottura con la Francia noi avremmo potuto seguirlo se si fossero perfezionati gli accordi di esperti già esistenti e se i due governi si fossero politicamente maggiormente avvicinati e reciprocamente sostenuti per far fronte ai possibili risentimenti francesi. V. E. considerata la urgenza di agire e la gravità del momento fece opportunamente partire Pirelli

ed Alberti per Londra perchè io potessi avere in caso di bisogno subito a mia

disposizione gli esperti tecnici sia per completare e sviluppare gli accordi esi

stenti, sia per contribuire alla preparazione di un progetto per le riparazioni.

Senonchè la situazione è andata rapidamente modificandosi e almeno pel mo

mento è scartata l'ipotesi di una rottura colla Francia e di una conseguente azio

ne separata da essa. L'andamento delle riunioni fra gli esperti italiani e britan

nici ha naturalmente risentito del contraccolpo della mutantesi situazione politica.

Venuta infatti a mancare la premessa che aveva provocato tale riunione, gli esperti

hanno ritenuto preferibile sospendere discussione.

Non ho mancato da parte mia di profittare dell'occasione per indurre go

verno britannico a rendere definitivi gli accordi degli esperti, agendo presso

Curzon. Ma Tesoreria è stata restìa a consigliare Foreign Office di assumere

gli impegni precisi nel momento in cui la situazione si presenta incerta avvian

dosi a divenire come quella dell'aprile u. s. quandb fu deciso di lasciare agli

impegni presi il solo valore di raccomandazioni di esperti.

Situazione generale per il momento appare analoga a quella delineatasi nella precedente crisi. Soltanto sforzi inglesi per un componimento generale riposano oggi sopra una nuova base. Per il passato punto di partenza era infatti una già determinata somma giudicata corrispondente alla reale capacità finanziaria della Germania; ora tale somma dovrà essere invece determinata da una Commissione imparziale. Ora stante ·correlazione fra riparazioni e debiti interalleati predetto mutamento richiede da parte nostra una speciale circospezione per le conseguenze che ne possono derivare.

Sono stato iersera informato che il Governo britannico penserebbe di accompagnare il progetto di risposta al memorandum tedesco oltre che dalla nota di accompagnamento di cui al mio tel. gab. 607 (1), da altro documento in cui verrebbe toccata la questione dei debiti. Sembrerebbe quindi che dall'insieme di questi tre documenti dovrebbero risultare abbastanza chiari i punti di vista del Governo Britannico sulle varie questioni che si riattaccano a quelle delle riparazioni (debiti, metodo per l'evacuazione della Ruhr, pegni ecc.) in guisa da preparare più completamente il terreno a quelle conversazioni fra alleati alle quali mi ha accennato Curzon (mio telegr. n. 607) (l) e del quale non ha ancora nella sua mente fissato la forma.

In tali circootanze pare dunque che si determini per ciascun Governo alleato l'opportunità di precisare le condizioni ed i limiti delle eventuali rispettive adesioni al programma britannico quale apparirà in modo concreto dai documenti che sta per comunicare.

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IL DELEGATO ALLA CONFERENZA DI LOSANNA, MONTAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 56231665/549. Losanna, 20 luglio 1923, ore 2,30 (per. ore 8,20).

Ieri l'altro all'Italia spettò l'onore di chiudere lavori conferenza nella persona del suo delegato. Ciò mi offerse occasione ribadire con una breve sintesi

morale e politica carattere conciliativo cui è stata improntata durante tutta la conferenza azione della Delegazione italiana. Non potetti pertanto fare neppure allusione ad un altro aspetto della nostra attività la quale nella massima parte è stata celata: gli sforzi continui e pertinaci per spianare via irta di ostacoli alla pace, senza venir meno ai doveri di lealtà verso alcuno. Mi è occorso più di una volta alla insaputa stessa delle parti più ài.rettamente interessate di escogitare ed insinuare rimedi e soluzioni che ci hanno in pratica avvicinato alla meta che in certi momenti appariva irraggiungibile. A partire dalla fine di maggio allorchè quasi tutte le questioni attinenti interessi italiani erano state regolate abbiamo avuto maggiormente mano libera per dedicare tutte le nostre energie a quel fine pacifista. Non un inciampo, non uno screzio da nessuna parte. Appunto durante ultima stasi della conferenza quando tutto pareva arrestato che più intenso e produttivo è stato il nostro lavoro direttivo e di persuasione. A titolo d'esempio accenno che devesi ad esso se Ismet Pascià s'indusse a mostrarsi arrendevole nella questione evacuazione forze navali. Il che condusse al componimento della grave controversia· circa le clausole relative alle note concessioni francesi ed inglesi. Devesi ad esso se all'ultimo momento potè essere evitato che, sentendosi lesa nei suoi interessi, avesse fatto qualche tentativo intralciare pace. Qualche grande Potenza è uscita dalla Conferenza con parziale sacrificio e delusa, ma anche dal punto di vista della politica generale l'Italia non ne ha sofferto il benchè minimo danno. Malgrado complessità e delicatezza del compito svolto dalla Delegazione italiana rapporti fra essa e tutte le altre delegazioni sonosi mantenuti cordiali e di mutua fiducia. Le relazioni fra l'Italia, gli alleati, America ed altri paesi non possono che giovarsi di quanto è avvenuto a Losanna. In quanto ai nostri rapporti con la Turchia possiamo affermare non solo che essi escono migliorati dalla conferenza ma forse l'Italia fra tutti i paesi qui rappresentati è quella che ne risulta più avvantaggiata. Occorre ora in altro campo valorizzare e sfruttare questi vantaggi. Ismet Pascià è venuto vedermi spontaneamente per ringraziare in modo particolare l'Italia per il contegno amichevole tenuto sempre verso la Turchia e per il forte contributo da essa arrecato alla conclusione della pace. Incontro fu cordiale e si prolungò per varie ore. Quando stasera sono andato restituirgli visita egli dalla fine dei lavori non aveva visto ancora nessun altro delegato straniero. Ha voluto, dicendomelo nascostamente, dare una preferenza all'Italia. Dal canto mio ho profittato dei due amichevoli abboccamenti per spingere soluzione di alcune questioni estranee al trattato che ci interessano e per assicurarmi il suo appoggio ad Angora in favore di concessioni che rappresentanti di gruppi italiani stanno trattando. Ismet Pascià mi ha detto formalmente di avere già telegrafato aggiungendomi che ogni iniziativa italiana sarebbe da lui e dal suo Governo considerata con simpatia dopo quanto è avvenuto a Losanna. Di tutto riferirò meglio con speciale rapporto (l) e con la relazione orale che avrò l'onore di fare al mio arrivo a Roma nella ventura settimana. Trasmetterò per corriere Parigi Londra Costantinopoli Atene.

(l) Tel. segreto n. 378/607, trasmesso alle ore 21,55 del giorno 16 e pervenuto alle 4 del 17, non pubblicato.

(l) Inviato in pari data, non pubblicato.

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IL DELEGATO ALLA CONFERENZA DI LOSANNA, MONTAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 5668/6711554. Losanna, 21 luglio 1923, ore 19,45 (per. ore 23,45). Mio telegramma 541 (1). Discutendosi ieri dettagli cerimonia firma trattato Pellé e Rumbold espres

sero avviso occorreva limitare invio ai soli Rappresentanti a Berna delle Potenze firmatarie trattato affermando che tale era anche opinione Ambasciatori di Francia e Inghilterra in quella capitale i quali avevano dibattuto questione. Scopo limitazione era escludere non solo rappresentanti Germania ed Austria ma specialmente Nunzio Apostolico circa la cui precedenza pende vertenza coll'Ambasciatore di Francia malgrado, a quanto mi si dice, governo federale abbia risolto questione in favore Nunzio Apostolico.

Feci presente ai colleghi assoluta inopportunità tale decisione per ragioni di protocollo essendo d'uso che Corpo diplomatico al completo intervenga cerimonia presenziata dal Capo dello Stato sia per ragioni di speciale deferenza verso la S. Sede cui rappresentante pur non partecipando Conferenza ne ha seguito vigilmente lavori per tutelare interessi religiosi cattolici oriente. Rumbold pur dichiarando non rappresentare una Potenza cattolica appoggiava Pellé che spinto da Ambasciatore di Francia Berna sosteneva energicamente sua tesi. Malgrado tale ostinazione rappresentante francese dopo nuovo efficace sforzo di persuasione sono riuscito convincere miei colleghi adottare unica procedura ragionevole cioè invitare tutto il corpo diplomatico.

Essi hanno finito per cedere sopratutto perchè ho fatto bene comprendere loro che in caso contrario, pur aderendo decisione presa da essi a maggioranza, avrei messo in rilievo che non cambiavo per questo mio punto di vista specie nei riguardi Nunzio Apostolico.

V. E. giudicherà se, come sembra, convenga fare segnalare alla Segreteria di Stato quanto precede mettendo in evidenza diversità contegno delegazione francese ed italiana poichè all'efficace intervento di quest'ultima devesi essere stato evitato incidente certo spiacevole per la S. Sede.

Ho telegrafato quanto precede Berna e trasmetterò per corriere Londra Parigi.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA

T. GAB. S. 181.

Roma, 21 luglio 1923, ore 21. Decifri Ella stessa. Telegramma di V. E. Gab. n. 627 e seguenti (2). Mi riservo d'inviare definitive conclusive istruzioni dopo avere esaminato contenuto documenti preannunziatimi (3). Mi affretto intanto farle per

~l) Te!. n. 5574/656/541, trasmesso. alle ore 0,25 del giorno 18 e pervenuto alle 4,10, non pubblicato, col quale Montagna annunciava la firma del trattato di Losanna oer il giorno 24.

sulla questione delle rinarazioni. . (3) Il progetto inglese di risposta al memorandum tedesco sulle riparazioni e la nota

di accompagnamento.

venire mia approvazione per la risposta data da V. E. a Crowe con cu1 mclden

talmente ha fatto rilevare quale maggiore utilità per un'azione comune avrebbe

avuta la formula definitiva approvazione da parte dei due Governi degli accor

di degli esperti.

Ciò avrebbe permesso di spiegare un'azione più decisa e perciò più efficace

per raggiungere l'accordo generale non essendo costretti a tener conto degli

eventuali atteggiamenti del Governo di Parigi.

Confermo comunque che Governo italiano è disposto a fare tutto quanto

è possibile per giungere alla definitiva soluzione del problema delle riparazioni.

(2) Te~egrammi nn.. 39~/627, 393/632, 394/633, 395/628, 395/629, 396/tl34, trasmessi il 20 e 21 luglio, non pubblicati, relativi alla risposta inglese ad una nota tedesca del 7 giugno

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IL MINISTRO A SOFIA, RINELLA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 56881187. Sofia, 22 luglio 1923, ore 10 (per. ore 19).

Telegramma di V. E. n. 2541 (1).

Linea di condotta tracciata dal nostro delegato nella commissione interalleata è stata da me suggerita come quella che meglio risponde alla situazione ed alle convenienze politiche. Trattato di pace fissando gravi limitazioni nei riguardi militari rende arduo sviluppo della Bulgaria come stato indipendente ed è stata causa principale delle sue fluttuanti azioni per cercare appoggio e sostegno che la aiutassero ad uscire da un isolamento penoso in mezzo a stati diffidenti e molesti. Stamboliski credette risolvere il problema gettandosi sotto la influenza jugoslava. Conviene all'Italia incoraggiare la tendenza del nuovo Governo verso le Potenze occidentali e proseguire sua azione moderatrice tanto più che nello stesso senso appare avviarsi direttive Francia ed Inghilterra, Un atteggiamento diverso ci alienerebbe senza risultati la simpatia e la fiducia della Bulgaria che vanno rafforzando persuasione circa reali vantaggi che presenta incremento cordiali rapporti con Italia. È nostro interesse indubbiamente alimentare questi propositi che possono formare base di proficuo sviluppo economico e politico in oriente. Per norma mia prego V. E. comunicarmi se approva questo modo di vedere.

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IL MINISTRO A PRAGA, CHIARAMONTE BORDONARO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. 404/185. Praga, 24 luglio 1923, ore 18,40 (per. ore 22,35).

Telegramma di Gabinetto n. 148 (2).

Benès mi ha parlato dei colloqui avuti con Romano Avezzana e Tomasi Della Torretta a Parigi e Londra. Mi ha detto partito da Praga coll'idea andare trattare questione interessante esclusivamente suo paese viaggio ha assunto per

Bulgaria.

necessità di cose carattere informativo su situazione generale europea e poichè non si credesse che egli volesse lasciare da parte l'Italia o giudicasse di minore importanza delle altre grandi potenze si era affrettato mettersi in contatto coi RR. Ambasciatori e sollecitare, pel loro tramite, colloquio con V. E. Conferenza di Sinaia, fissata pel 28 corrente, e già una volta rimandata per causa sua, lo ha obbligato a tornare subito senza potersi recare ora in Italia. Di ritorno da Sinaia trascorrerà qualche settimana di congedo parte in Slovacchia, parte sul lago di Como, per trovarsi poi 3 settembre a Ginevra alla riunione Società delle Nazioni. Egli mi ha espresso nuovamente suo desiderio incontrarsi con V. E. per discutere non solo questione generale Europa ed Europa centrale, ma anche questioni particolari interessanti Italia e Cecoslovacchia, tra cui in primo luogo quelle attinenti prossime trattative per accordo tariffe di commercio. Incontro potrebbe avvenire fine agosto a Roma o in qualunque altra città d'Italia a V. E. facesse comodo trovare quella epoca per i suoi progetti. Mi ha pregato comunicare quanto precede a V. E. e fargli avere una risposta al suo ritorno da Sinaia, che avverrà ai primissimi di agosto.

(l) -Trasmesso alle ore 11 del giorno 19, non pubblicato, relativo al controllo militare in (2) -Cfr. la nota 4 a pag. 89.
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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA

T. GAB. RR. 152. Roma, 24 Zuglio 1923, ore 20,15.

Ho ricevuto solo stamane copia del progetto inglese di risposta al Governo tedesco e della nota che l'accompagna, dei quali documtnti avevo però avuto un largo riassunto telegrafico dalla R. Ambasciata. Mi astengo di darne comunicazione all'E. V. in seguito al suo telegramma n. 1112 (1). Prima di manifestare mio. pensiero a Londra riterrei assai utile conoscere punto di vista del Governo francese. Pregola quindi avere in proposito al più presto una esauriente conversazione con il signor Poincaré e riferirmi telegraficamente oltre agli eventuali proponimenti del Governo francese, quale secondo l'E. V. dal punto di vista della politica generale e anche particolare delle nostre relazioni con la Francia, potrebbe essere il contegno più efficace che ci converrebbe seguire nella presente situazione.

Sul lato tecnico della questione prego anche farmi telegrafare parere Delegazione italiana Commissione riparazioni.

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L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. 405 bis/1131. Parigi, 26 luglio 1923, ore 1,35 (per. ore 6,30). Telegramma V. E. 152 segreto (2). Non ho potuto parlare oggi con Poincaré che è stato impegnato tutta la

giornata.

Egli mi ha fatto dire che mi avrebbe veduto domani mattina giovedì rinviando per ricevermi la sua partenza. Posso intanto confermare a V. E. quanto ho telegrafato ieri sera (l) rispetto agli intendimenti del governo francese. Aggiungo che essi essendo stati comunicati a Bruxelles avrebbero ricevuto nei punti essenziali adesione del governo belga malgrado il vivissimo desiderio di questo ultimo di vedere accordo raggiunto -fra la Francia e Inghilterra.

Mentre mi riservo di telegra'fare dopo intervista che avrò reol Presidente del Consiglio in seguito alle maggiori delucidazioni che mi saranno date e che possano modificare quindi i miei apprezzamenti, credo opportuno esprimere un giudizio preliminare sulla situazione.

Premetto che a formularlo mi manca un elemento importantissimo e cioè quello dello stato dei nostri rapporti con l'Inghilterra e degli intendimenti reali r:lel governo britannico verso la Francia e nei riguardi del problema delle riparazioni. In altre parole, è la Gran Bretagna disposta a separarsi realmente dalla Francia nel caso che questa, come farà probabilmente, insista nell'esigere la capitolazione incondizionata della Germania, il mantenimento dello stato di pagamento dell'anno 1921, la ripudiazione di un corpo di esperti per valutare la capacità di pagamenti della Germania ed il mantenimento della Ruhr come pegno fino all'adempimento completo degli obblighi della Germania stessa? Ed in tal caso, è essa disposta ad un accordo separato con Germania ed alla cancellazione dei nostri debiti?

Solo V. E. sulle informazioni ed i rapporti ricevuti da Tomasi Della Torretta può dar risposta a questa domanda.

Io posso solo per ipotesi ammettere che ciò non sia, ed in tale eventualità io reputo che la nostra posizione tornerebbe essere quella -progettata da V. E. nella conferenza di Londra dove fu scritto -che nel concetto italiano il pagamento dei debiti deve rimanere condizionato al pagamento delle riparazioni. Il progetto di risposta alla Germania formulato dall'Inghilterra è un documento vuoto di significato se non lo si considera in connessione con la nota di risposta e con un accordo preliminare ·con la Francia, Inghilterra, l'Italia e Belgio sulla questione delle riparazioni. Inviare alla Germania una nota di contenuto vago senza essere previamente sicuri dell'accordo degli alleati nelle questioni che più profondamente li dividono sarebbe avviarli ad una sicura discordia ed incoraggiare la Germania nella sua resistenza senza salvarla dalla rovina che la minaccia. Se Poincaré domani mi confermerà che egli non ritiene utile di rispondere alla Germania senza che vi sia previamente un accordo fra le nazioni alleate, io non potrei che condividere intimamente il suo parere (senza naturalmente pronunciarmi in proposito) poichè non vedrei in questo passo nessuna garanzia dei nostri più vitali interessi. Diverso sarebbe il caso se constasse a V. E. che Inghilterra è per entrare in una decisa politica che separandola dalla Francia la conducesse ad appoggiarsi apertamente alla Germania e all'Italia. Io ne dubito, giacchè esiste tuttora una certa ripugnanza nell'opinione pubblica inglese a legarsi con recente nemico e teme concorrente perchè non abbiamo avuto negli ultimi tempi segni da dedurre che l'Inghilterra riconosca all'Italia ancora un

II -Documenti diplomatici . Serie VII · Vol. II

peso decisivo nel compenso finanziario europeo. Ma se i miei dubbi fossero infondati, malgrado ombra in cui cadrebbe la nostra politic-a messa al seguito di quella britannica, sarebbe da considerare, per ragioni d'ordine generale, la possibilità di aderire al concetto inglese che si propone sopratutto isolando la Francia ed obbligandola ad evacuare la Ruhr, di ristabilire compensi finanziari minati dalla Francia stessa e di impedire quell'accordo della metallurgia francese col carbone tedesco che è la conseguenza inevitabile della capitolazione germanica e che sarebbe oltremodo pregiudizievole all'Inghilterra ed in grado assai minore anche a noi. A tali considerazioni favorevoli ad una eventuale poli~ tica con l'Inghilterra in questo frangente, si contrappongono gli interessi econo~ miei emigratori e coloniali che dipendono dai nostri rapporti con la Francia. A meno di un deciso operante accordo con Inghilterra, la Francia è in grado pro~ curarci serissimi danni sia con la denuncia degli accordi economici che con restrizioni alla nostra emigrazione, la quale oggi in Francia trova il principale sbocco, che denunziando infine accordo di Tunisi, punto, come V. E. sa, sensibilissimo per l'opinione pubblica italiana. Nel discorso che io terrò domani con Poincaré oltre a chiedergli quali sono i proponimenti della Francia rispetto alle proposte britanniche mi propongo di domandargli, a titolo personale, se l'Italia nel prendere la decisione riguardo alla risposta che si prepara a dare all'Inghilterra, deve considerare la situazione dal punto di vista esclusivamente delle riparazioni, ovvero se in questa sua decisione possono pesare anche i leali affidamenti che le questioni pendenti fra la Francia e l'Italia, inclusa quella di Tunisi, saranno risolte tenendo conto dei nostri interessi e della nostra suscettibilità

nazionale. Solo dopo questo colloquio sarò in grado rispondere con maggior

precisione su quello che, a parere mio, potrebbe essere attitudine dell'Italia,

così dal punto di vista della politica generale, che da quello delle sue relazioni

con questo Governo.

(l) -Tel n. 5695/1112, trasmesso alle ore 21,40 del giorno 22 e pervenuto alle 0,30 del 23, non pubblicato, col quale Romano Avezzana comunicava di aver ricevuto copia del progettoinglese di risposta alla nota tedesca sulle riparazioni e della nota di accompagnamento. (2) -Pubblicato al n. precedente.

(l) Tel. gab. segreto n. 405/1124, trasmesso alle ore 22 del giorno 23 (e non 25) c pervenuto alle 23,30 del 24, non pubblicato, relativo alle reazioni negative del governofrancese alle proposte inglesi.

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L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. s. 410/1133. Parigi, 26 luglio 1923, ore 19,35 (per. ore 0,20 del 27).

Seguito del telegramma precedente (1).

Poincaré mi ha chiesto quale interpretazione doveva darsi a quella parte

della nota di copertura inglese in cui è detto che il Governo italiano era d'ac

cordo con quello britannico nel ritenere che nota tedesca del 7 giugno non

rappresentava un ·progresso sufficiente su quella del 2 maggio per giustificare

di prenderla in accurata considerazione in vista di un ritorno ad una risposta

comune. E cioè se si dovesse intendere che il Governo italiano è completamente

d'accordo con quello inglese nel passo fatto relativo alle riparazioni. Gli ho

risposto che io non avevo elementi per darne interpretazione ufficiale o ufficiosa

ma che dalla lettera del testo mi pareva risultare soltanto opinione del Governo italiano sulla opportunità di ritornare ad un'azione comune fra gli alleati. Questo desiderio da parte dell'Italia mi sembrava perfettamente giustificato poichè egli doveva rendersi conto dell'imbarazzo in cui ci avrebbe posto un accentuamento del disaccordo fra la Francia e l'Inghilterra. Non era però a mia conoscenza, ho aggiunto, nessun fatto che potesse farmi ritenere che l'Italia avesse legato la sua linea di condotta ad altri più che alla Francia abbandonando quelle posizioni autonome che aveva sino ad ora serbato e per le quali concordava in alcuni punti con Francia ed in altri coll'Inghilterra. Il desiderio stesso che io gli manifestavo da parte del mio Governo di conoscere i propositi della Francia nei riguardi della nota inglese prima di formulare la nostra risposta, mi pareva una indicazione evidente di quella assoluta indipendenza di decisione alla quale noi avevamo sempre particolarmente tenuto. In qualità di Ambasciatore in Francia e come naturale tutore dei rapporti italo-francesi era poi mio desiderio che risultassero nel maggior modo possib~le nell'attitudine che avremmo preso in questa occasione i punti di contatto esistenti fra l'Italia e la Francia. Io non avrei perciò mancato di richiamare su di essi, come era mio dovere e mia convinzione, l'attenzione del Governo italiano. A titolo personale, facendo

ben rilevare che nessuna istruzione mi era pervenuta al riguardo, e soltanto per norma della mia condotta in quel giudizio che mi riservavo esprimere sulla situazione, io mi permettevo chiedergli se l'Italia poteva continuare a contare sopra una disposizione della Francia a portare nella conclusione di tutti gli accordi fra i due paesi uno spirito di conciliazione e di arrendevolezza per gli interessi italiani così di natura generale che riguardanti la nostra suscettibilità nazionale. Poincaré mi ha risposto che egli non poteva che ripetermi le assicurazioni all'occorrenza altre volte datemi e di cui aveva dato prova concludendo con me l'accordo per l'Oriente e dando ora disposizioni perchè fosse concluso nello spirito maggiormente liberale l'a,ccordo sulle sete. Lo stesso animo avrebbe portato in tutte le altre trattative. Ho replicato al Presidente del Consiglio che pur tenendo nel debito conto le buone disposizioni constatate nella conclusione degli accordi surriferiti, nel porgli la questione il mio pensiero andava sopratutto alla Tunisia. Qualunque fossero i sentimenti della Francia a questo riguardo egli voleva ,constatare quanto la nostra opinione pubblica sia sensibile a tutto ciò che riguarda lo statuto degli Italiani in Tunisia. L'incerto seguito alla denunzia dell'Accordo del 1896 era causa di un nervosismo che nessun Governo poteva

trascurare. Esso era stato accentuato dalla recente approvazione fatta dalla Camera dei Deputati della legge sulla nazionalizzazione che io non potevo ancora una volta che deplorare in quanto aveva acuito inutilmente questo stato d'animo. Mi sarebbe stato perciò molto grato se avesse potuto darmi assicurazione che il Governo francese era disposto a rinnovare l'Accordo tunisino per un certo numero di anni e non vedendo perchè un regime che aveva durato con reciproca soddisfazione per così lungo tempo dovesse ora essere considerato dalla Francia come incompatibile col suo protettorato.

Poincaré mi ha detto che egli era dolente di non poter accogliere la mia richiesta per le ragioni già datemi e che l'Incaricato d'Affari di Francia a Roma aveva anche esposto al senatore Contarini. Quello che egli poteva assicurarmi nuovamente era la sua intenzione di non denunziare definitivamente l'accordo

e in tutti i casi di non farlo senza informare previamente e senza vi fossero gli elementi maturi per una revisione dell'accordo stesso. Questo accordo concedeva già in fatto di scuole una situazione di privilegio assolutamente anormale all'Italia; convenne con me che su tale punto egli avrebbe potuto transigere. Dove invece avrebbe dovuto tenere fermo il suo punto di vista era sul diritto della Francia di statuire in materia di nazionalità in Tunisi per gli stranieri che vi si stabilissero permanentemente, essendo un momento in cui il jus soli deve necessariamente prevalere sul jus sanguinis. La stessa legge sulla nazionalità che tanto fermento aveva provocato in Italia era delle più liberali poichè... (l) neppure sull'accordo francese ma riservava questa nazionalità ad una generazione successiva a quella dell'accordo vale a dire ad un altro trentennio. Non sono entrato oltre nella discussione giuridica di tale questione, non parendo il momento opportuno, ma ho potuto constatare nel Presidente del Consiglio una certa maggiore arrendevolezza quando gli ho detto che qualunque fossero gli inconvenienti che ad una parte dell'opinione pubblica francese pareva nascessero dalla situazione privilegiata degli italiani in Tunisia, i due Governi dovevano considerare la questione dal punto di vista generale dei loro rapporti polittci che ritenevo dovessero prevalere. Il Presidente del Consiglio ha concluso rinnovandomi l'assicurazione che nulla egli avrebbe mutato attuale stato delle cose tunisine senza presentire il Governo ed in vista di un nuovo accordo.

Il presente telegramma continua col numero successivo.

(l) Tel. gab. segreto n. 410/l132, trasmesso e pervenuto in pari data, non pubblicato, relativo alla prima parte del colloquio Poincaré-Romano Avezzana, avvenuto la mattina del 26, ed all'atteggiamento sostanzialmente negativo del governo francese nei confronti del progetto inglese sulla questione tedesca.

148

L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. s. 1134. Parigi, 26 luglio 1923, ore 19,35 (per. ore 0,20 del 27).

Faccio seguito ai miei telegrammi n. 1132 e 1133 (2).

Da quanto ho in essi esposto e da ciò che ho telegrafato anche iersera con mio telegramma 1131 (3), parmi che nè la Francia nè l'Inghilterra sieno per assumere un'attitudine decisa e che sieno disposte a continuare la discussione nella quale è probabile che sia per prevalere piuttosto il punto di vista francese. In tale stato di cose l'Italia non ha interesse ad affrettare una conclusione e può partecipare alla discussione mantenendo quella posizione indipendente che finora ha mantenuto. Se mi è lecito precisare in qual modo l'Italia debba intervenire nella discussione presentando una nota in risposta a quella inglese, mi sembra che i punti principali della nota stessa potrebbero essere i seguenti:

l) Riconoscere le alte finalità che il Governo britannico si è proposto cercando di ricostituire l'unità di azione degli Alleati circa il problema delle riparazioni dal quale dipende in gran parte la pacificazione dell'Europa.

2) L'Italia desidera essa stessa collaborare al comeguimento di tale resultato.

3) A tal fine essa fa osservare che i due documenti comunicati dall'Inghilterra sono intimamente connessi e che non possono avere indipendenza l'uno dall'altro. La nota alla Germania quindi non potrebbe essere esaminata e concordata senza che le proposte ed i suggerimenti contenuti nella lettera di copertura fossero prima alla loro volta esaminati e concordati dagli Alleati. Governo italiano ritiene che qualsiasi altra procedura non raggiungerebbe il resultato che l'Inghilterra e gli altri Alleati sperano di conseguire. Da ciò la necessità per il momento di lasciare da parte la nota alla Germania e arrivare invece agli scambi d'idee su tutte le questioni adombrate nella lettera di copertura. Una riunione di capi di Governo o di loro delegati o dei rispettivi Ambasciatori potrebbe certamente agevolare l'accordo su questa parte preliminare della controversia.

4) In questa riunione dovrebbero essere principalmente esaminati i punti seguenti, sui quali è indispensabile raggiungere l'accordo avanti l'invio della nota: A) La cancellazione o compensazione dei debiti interalleati, prima che si addivenga a qualsiasi nomina di esperto proposta dall'Inghilterra, nomina che implica necessariamente l'ammissione della riduzione del debito globale della Germania; B) Le modalità della nomina dei detti esperti, precisandone il numero, la nazionalità, il compito e il termine della presentazione del loro avviso; C) Procedura da seguire dai Governi per poter dare ai rappresentanti rispettivi nella Commissione delle riparazioni uniformi istruzioni circa l'ammontare del debito tedesco che non può essere fissato se non in rappcrto di Quanto è stato informato per i debiti interalleati; D) ripresa nel frattempo delle riparazioni in natura da parte della Germania che deve eseguire il programma e la consegna notificatile della Commissione delle riparazioni con impegno da parte degli Stati occupanti la Ruhr di non ostacolare in alcun modo il regolare corso; E) Esame del controllo finanziario da imporre al Governo tedesco. Mi è stato assicurato che l'Inghilterra non intende affidarlo alla Società delle Nazioni e che ha dato assicurazione alla Francia che il caso dell'Austria non sarebbe stato mai invocato come precedente nei riguardi della Germania. Esame del controllo finanziario dovrà includere necessariamente quello dei pegni da chiedere alla Germania e della loro gestione, qualora occupazione militare franco-belga della Ruhr venisse limitata o soppressa.

5) Qualora V. E. ritenesse prematura una proposta di riunione di Capi di Governo o di loro rappresentanti, di cui ho fatto sopra parola, riterrei che potrebbero accennarsi, in una preliminare risposta all'Inghilterra i punti su menzionati, sui quali è necessaria un'intesa prima di inviare la nota alla Germania.

Il sistema che ho cr·eduto di suggerire ha il vantaggio di non fare affrontare subito la questione della cessazione della resistenza passiva da parte della Germania, che è argomento riservato alla nota da dirigere al Governo tedesco. Tale nostra attitudine mentre è dettata esclusivamente dalla tutela del nostro interesse, realisticamente considerato, avrebbe alcuni punti di contatto con attitudine francese e potrebbe servirvi in relazione ai discorsi tenuti col Presidente del Consiglio francese, sui quali ho riferito nei mio telegramma 1133 (1). Essa non

dispiacerebbe neppure all'Inghilterra, sia perchè conconerebbe a mantenere e sviluppare la discussione, sia perchè ho buone ragioni per credere che l'Inghilterra non sia più così ansiosa di far pervenire una risposta alla Germania convinta anche essa della necessità di un accordo preventivo tra alleati.

(l) -Gruppo indecifrato. (2) -Per il primo, cfr. la nota l a pag. 98, il secondo è pubblicato al n. 147. (3) -Pubblicato al n. 146.

(l) Pubblicato al n. 147.

149

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE BOSDARI

T. GAB. 164. Roma, 27 luglio 1923, ore 21. Telegramma di V. E. Gab. n. 241 (1). Voglia significare Governo locale che Governo fascista e opinione pubblica

italiana seguono con attenzione manifestazioni anti.J:asciste germaniche che non hanno senso e che possono alterare profondamente rapporti fra due paesi.

150

IL MINISTRO A BUDAPEST, CARACCIOLO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 5801 (2). Budapest, 27 luglio 1923, ore 21 (per. ore 4 del 28).

Presidente del Consiglio parlandomi della proposta inglese di affidare la

decisione della questione del prestito all'Ungheria alla Commissione finanziaria

della Lega delle Nazioni mi ha detto che finanzieri britannici ne facevano una

condizione sine qua non adducendo carattere apolitico componenti detta com

missione della Lega delle Nazioni. Avendogli accennato pericolo inframmettenza

della Piccola Intesa nel controllo esercitato da detto organo egli stesso mi ha

detto esserne molto preoccupato, non potendo ammettere che l'Ungheria abbia

stesso trattamento che l'Austria e dovendo quindi agire con molto tatto ed avve

dutezza per impedire qualsiasi intromissione della Cecoslovacchia o di altre

Nazioni confinanti.

È mia viva preoccupazione che Ungheria finisca con lo stesso comitato di

vigilanza che funziona in Austria a completo detrimento dell'influenza italiana;

mi permetto perciò attirare attenzione dell'E. V. sull'argomento tanto più che

situazione finanziaria ungherese si fa giorno in giorno più critica ed esige un

urgente provvedimento.

151

L'ON. GIURIATI (3) AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 21701/2 (4). Venezia, 29 luglio 1923, ore 19,30 (per. ore 22,30).

È stato da me oggi Console Generale Grecia quì che si dichiarò incaricato dal Ministro Affari Esteri del suo Paese. Mi espose che in un recente colloquio

zioni antifasciste in Germania.

dal 4 marzo 1923 al l febbraio 1924.

col detto Ministro tu avresti manifestato intenzione di riprendere i rapporti diplomatici con la Grecia. Mi enumerò inoltre le ragioni per le quali l'Italia in genere e Venezia in particolare avrebbero interesse a vedere prontamente effettuata questa ripresa di relazioni diplomatiche che non mancherebbe di avere benefici effetti sulle relazioni commerciali. Ho promesso di riferirti quanto sopra pur avvertendo che materia esula completamente da ogni mia competenza. Resto però tua disposizione qualora tu desiderassi fare ulteriori comunicazioni per questo tramite.

(l) Tel. n. 413/241, trasmesso alle ore 18 del giorno 26 e pervenuto alle ore 23 10 non pubblicato, relativo a generiche assicurazioni date da Rosenberg di reprimere le m~nifesta

(2) -Manca il numero di protocollo particolare. (3) -L'on. Giuriati, già ministro per la Ricostruzione delle Terre Liberate ricopri la carica di commissario per la liquidazione dei beni e interessi a cittadini di Stati già nemici (4) -Trasmesso tramite il Ministero dell'Interno.
152

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA

T. GAB. 168. Roma, 29 luglio 1923, ore 21.

Ho ricevuto i suoi telegrammi n. 1124 (1), 1131, 1132, 1133, e 1134 (2) pei quali la ringrazio vivamente. Approvo le dichiarazioni da Lei fatte e concordo pienamente nelle sue considerazioni.

Attitudine italiana circa le proposte tedesche del 7 giugno. Governo italiano è sempre stato d'avviso, e Io ha chiaramente manifestato, che gli scambi di vedute e le consultazioni fra gli alleati sulla questione delle riparazioni e sui mezzi per risolverla non siano ,stati finora pari alle esigenze della situazione. In ogni caso essi non furono esaurienti e tempestivi. Non v'è dubbio che se la presentazione dei programmi di Parigi fosse stata convenientemente preparata, molte difficoltà sarebbero state evitate, e lo stesso corso degli avvenimenti di fronte alla Germania e fra gli alleati, sarebbe forse stato diverso. Il Governo italiano non ha fatto mistero che non ritiene adeguate le proposte tedesche, ma esso non ritiene nemmeno adeguata un'attitudine di semplice ripulsa e subordinata ad una condizione categorica. Ha sempre pensato invece che le proposte tedesche potevano dar luogo ad un utile chiarimento della posizione e degli intendimenti fra gli alleati specialmente per la ripresa delle conversazioni generali a fine di mantenere e sviluppare l'unità dell'intesa. E non dispera ancora che le conversazioni, che infatti stanno avendo luogo, Io abbiano in definitiva a deludere nella sua speranza.

Il carattere della politica italiana si mantiene autonomo come Ella ha giustamente dichiarato. Vi sono tuttavia certi capisaldi, come risulta dalle dichiarazioni pubbliche da me fatte (3), in cui noi siamo d'accordo con l'Inghilterra, altri in cui noi concordiamo con la Francia. Tra quest'ultimi, punto essenziale è la connessione delle riparazioni coi debiti.

Il Governo italiano è assolutamente convinto che sia di interesse fondamen·

tale che si venga all'accordo fra alleati e che si possa esplicare una azione co

mune. È anche suo giudizio che al punto in cui stanno le cose sia interesse

della stessa Francia di arrivare ad una soluzione che normalizzi la sua situazione, evitando una dispersione di forze e possibili maggiori complicazioni. Al raggiungimento di questo scopo fondamentale il Governo italiano intende di rivolgere tutti i suoi sforzi.

V. E. vorrà insistere sulla questione di Tunisi perchè Poincaré si renda conto che difficilmente il popolo italiano sarebbe favorevole ad una azione di sostegno della tesi francese quando non si trovasse un'equa e rapida soluzione della questione della tutela degli italiani in Tunisia (1).

(l) -Telegramma gab. segreto n. 405/1124, trasmesso alle ore 22 del giorno 23 e pervenuto alle 23,30, non pubblicato, relativo alle reazioni negative francesi al progetto inglesesulle riparazioni. (2) -Il primo è pubblicato al n. 146, per il secondo cfr. la nota l a pag. 98, il terzo è pubblicato al n. 147, il quarto al n. 148. (3) -Al parlamento 1'8 giugno.
153

L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. 446/658. Londra, 31 luglio 1923, ore 23 (per. ore 11,05 del l agosto).

Decifri Ella stessa.

Mio telegramma Gabinetto 654 (2).

Azione diplomatica inglese, per quanto sia possibile intravvedere oggi, continuerà probabilmente. a sforzarsi per sorpassare grave crisi nei rapporti anglofrancesi col ricostruire fronte unico alleato. Così pensiero di V. E. circa necessità di evitare in tutti i modi azione separata corrispondente all'atteggiamento assunto dal governo inglese. D'altra parte poichè dal telegramma di V. E. gab. 171 (3) ho rilevato che un punto su cui nostra risposta non può corrispondere interamente al relativo punto della nota britannica è quello concernente connessione debiti e riparazioni e poichè sembra doversi eliminare almeno per ora eventualità di una rottura colla Francia e quindi la necessità di addivenire a quei più ampi accordi già contemplati nella nostra precedente corrispondenza, ho creduto dovere cogliere l'occasione che mi veniva spontaneamente offerta da Curzon stesso e sforzarmi di ottenere la trasformazione dei nostri accordi tecnici in impegnativi (con clausole beninteso della relatività) e ciò al doppio scopo: l) di tutelare nostri particolari ii.nteressi e 2) di realizzare una piena unione di intenti e di azione col Governo britannico nell'interesse generale.

Ciò pertanto risultandomi che Tesoreria (e le stesse parole di Curzon me ne avevano dato conferma) è stata principalmente ad opporsi alla trasformazione desiderata di quell'intesa tecnica in impegnativa ho creduto dovere agire prontamente ed efficacemente presso Crowe che so essere assai sensibile ai suggerimenti della Tesoreria stessa.

Ho quindi riferito a Crowe la mia conversazione con Curzon rilevando come ormai il nostro reciproco interesse doveva consigliarci di rimuovere quel solo impedimento ad una nostra risposta in più intima armonia con le proposte

britanniche. Ho rilevato altresi a Crowe che il raggiungimento di una tale intesa avrebbe evitato per il futuro quei gravi inconvenienti già verificatisi nell'ultima Conferenza di Parigi per le riparazioni ove per la mancanza di preventiva intesa (che pur fu vivamente sollecitata da parte nostra) fummo obbligati per la tutela dei nostri vitali interessi a non agire d'accordo con Inghilterra a malgrado fondamentale corrispondenza dei nostri rispettivi punti di vista. Spiegai ampliamente a Crowe i punti di accordo raggiunti nelle intese tecniche rilevando pure la necessità dell'inclusione della clausola della relatività. Mie argomentazioni che si ispiravano sopratutto al concetto principale che un nostro intimo accordo è la sola forza reale per un utile tentativo di componimento della grave crisi nonchè mie diffuse spiegazioni tecniche non lasciarono indifferente Sottosegretario di Stato. Ciò nonostante non mi nascondo che buona volontà di Curzon e forse anche impressione favorevole che il mio discorso ha prodotto su Crowe difficilmente riuscirà a vincere resistenza della Tesoreria britannica la quale fino ad ora è sempre riuscita a fare prevalere i suoi concetti e la sua tendenza sulle direttive che Foreign Office con più larga visione politica avrebbe preferito mantenere. Tuttavia giova attendere le comunicazioni che mi saranno

per essere fatte da Curzon in merito a tale ultimo punto. Spero V. E. vorrà approvare mia linea d'azione.

(l) -Il telegramma fu trasmesso anche a Londra e Bruxelles. (2) -Tel. riservatissimo n. 432/654, trasmesso alle ore 3 del giorno 31 e pervenuto alle ore 10.30, non pubblicato, relativo ad un colloquio Della Torretta-Curzon sulla questionedelle riparazioni. (3) -Trasmesso alle ore 22 del giorno 29, non pubblicato.
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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'ON. GIURIATI

T. 7335. Roma, 1 agosto 1923, ore 9,45. Avendo io di recente accordato lungo colloquio al Ministro degli Affari Esteri ellenico quest'ultimo è perfettamente al corrente del nostro modo di vedere circa eventuale ripresa rapporti diplomatici con la Grecia. Sono quindi convinto debba essere per lo meno sorto equivoco d'interpretazione da parte di codesto console generale di Grecia quando ti ha dichiarato essere stato incaricato riabbordare questione costà. Ciò tanto più che tale tramite indiretto sarebbe non solo contrario ad ogni usanza diplomatica, ma anche superfluo dato che malgrado attuale transitoria mancanza di relazioni ufficiali persistono quotidiani contatti ufficiosi sia tra nostro incaricato d'affari Atene e quel Ministero, quanto tra Legazione di Grecia Roma e R. Ministero degli Affari Esteri.

Mentre ti ringrazio della cortese comunicazione, approvo pienamente risposta da te data al funzionario greco.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL MINISTRO DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE, GENTILE

L. GAB. 1666/13. Roma, l agosto 1923. Ricevo dalla S. Sede il seguente pro-memoria:

«È giunta a notizia della Santa Sede che il Ministero della pubblica istruzione non intende prescrivere un libro unico di testo per l'insegnamento religioso nelle Scuole Primarie, ma si propone invece di lasciare ai Provveditori e Direttori delle varie regioni piena libert~ di scelta tra quei buoni libri che ciascuno di loro crederà assegnare alle scuole da loro dipendenti.

Ora la Santa Sede non ha nulla in contrario che i sigg. Provveditori e Direttori facciano essi siffatta scelta, purchè però osservino puntualmente la condizione segnata: vale a dire che facciano la scelta tra quei libri soltanto, che portano l'approvazione dell'Autorità Ecclesiastica.

Non ha infatti mestieri di pure accennare le gravi e spiacevoli conseguenze che non mancherebbero di verificarsi, quando venisse trascurata una condizione cotanto giusta richiesta dalla qualità delicatissima della materia. Avvenendo, per esempio il caso che un Provveditore o Direttore adottasse un libro sfornito di essa, perchè dal lato della dottrina non fu trovato degno di attenerla, l'Autorità Ecclesiastica si troverebbe costretta a protestare e mettere mano alle misure che sogHono conferire massima efficacia alle sue proteste.

Suppongasi invece (come si spera verrà fatto) che il Ministero desse ordini precisi ai Provveditori e Direttori di non mai scegliere e prescrivere libro alcuno d'insegnamento religioso che non abbia già ottenuto l'Imprimatur o il Nulla asta dell'Autorità Ecclesiastica, e con ciò solo ogni pericolo verrà rimosso e il tutto procederà innanzi col debito ordine al conseguimento dell'altissimo fine cui mirano Chiesa e Stato, mentre sapientemente provvedono che la tenera età sia di buon'ora istruita nei dommi e nelle massime della fede cattolica».

Nel richiamare l'attenzione di V. E. sulla richiesta della S. Sede, La prego di esaminarla benevolmente, sembrandomi essa meritevole di accoglimento ed in armonia, d'altra parte, col capoverso dell'art. 28 dello Statuto.

Gradirò di conoscere i provvedimenti adottati (1).

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IL MINISTRO A PRAGA, CHIARAMONTE BORDONARO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 5943/191. Praga, 3 agosto 1923, ore 19,20 (per. ore 2 del 4). Reduce da Sinaia Benès mi ha chiesto se V. E. consentiva incontro da lui proposto oggetto mio telegramma n. 185 (2). Avendogli detto che nessuna ri

sposta mi era finora pervenuta mi ha confermato suo vivo desiderio incontro possa effettuarsi possibilmente fine del corrente mese. Attendo istruzioni.

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. 460/671. Londra, 4 agosto 1923, ore 15,40 (per. ore 22). Decifri Ella stessa.

Crowe mi ha detto che Curzon non volendo parlarmene personalmente per ragioni di cortese deferenza lo aveva incaricato dire nella maniera

a padre Tacch1 Venturr.

più amichevole che secondo informazioni pervenute a Londra Governo italiano intenderebbe proclamare a breve scadenza annessione Dodecanneso. Crowe mi ha detto quindi che Curzon aveva appreso tale notizia con sorpresa giacchè Governo britannico considera nota di V. E. del 3 novembre scorso (l) come un impegno preciso del Governo italiano di discutere cogli alleati una sistemazione definitiva del Dodecanneso. Crowe ha pure accennato che a Losanna Curzon ebbe la promessa che del Dodecanneso si sarebbe parlato nella Conferenza solo nei riguardi dei turchi rimettendo ad un secondo tempo esame definitivo della questione. Crowe mi ha pregato riferire quanto sopra a V. E. ed interporre miei buoni uffici presso il Governo italiano per .scongiurare grave eventuale decisione.

Crowe ha soggiunto infine che V. E. certamente vorrà riconoscere che oltre ad argomento esauriente di cui sopra anche la situazione generale cosi delicata rende necessario evitare ogni altra causa di perturbamento. Ho risposto che avrei riferito a V. E. sua comunicazione aggiungendo che indipendentemente dalle voci pervenute a Londra e sulle quali non potevo pronunciarmi dovevo rilevare che dopo avvenuta firma del Trattato Losanna imponevasi al R. Governo necessità risolvere in modo definitivo una questione cui opinione pubblica italiana era particolarmente sensibile. Forma del passo di Curzon fa ritenere egli abbia voluto evitare ogni parvenza di avvertimento diplomatico del Foreign Office e limitarsi solo ad un opportuno e tempestivo ricordo di quello che Governo britannico riterrebbe impegno formale ed inderogabile. Sarò grato a V. E. di darmi una cortese sollecita risposta per mia norma di linguaggio e di condotta. Informo pure

V. E. che non mi è stato dato di intravvedere quale possa essere linea di .condotta che si prefigge mantenere Foreign Office e dubito anzi che esso non abbia una idea chiara in proposito tranne forse sua antica tendenza ad aderire ad una intesa diretta itala-greca. Ricordo ad ogni buon fine a V. E. che Foreign Office è stato da me opportunamente informato del rifiuto opposto ad Alexandris a mettere con lui in discussione Dodecanneso (2).

(l) -C:on lettera senz? ;numero del 27 agosto, Gentile rispondeva dando assicurazione nel senso rrch1esto. da Mus;;ohm. Il contenuto della lettera di Gentile fu comunicato da Mussolini (2) -Pubblicato al n. 144.
158

IL MINISTRO AD ADDIS ABEBA, MACCHIORO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 5986/57. Asmara, 6 agosto 1923, ore 9 (per. ore 11,50).

Mio telegramma 47 del l agosto (3).

Mi risulta Degiac Tafari progetterebbe pubblicare un editto mondiale nel

settembre prossimo in occasione feste del Mascal per risolvere questione schia

vitù. Questa sarebbe trasformata in servitù domestica. Sarebbe inoltre pubbli

cata la legge «del ventre libero». Si afferma che Degiac Tafari abbia fatto

in questi giorni pratiche col Governo francese per ottenere patrocinio in favore

ammissione Etiopia nella Lega delle Nazioni. Fra i progetti che si attribuiscono

a Tafari vi è anche quello di creare una rappresentanza diplomatica etiopica a

'(3) Tel. 5985/47, che risulta trasmesso il ~iorno ~ (e, non l'l), no,n puJ?blicato, con .cu.i Macchioro comunicava il parere favorevole dt Tafan all entrata dell Etlopta nella Socteta delle Nazioni, e il parere sfavorevole dei capi abissini.

Parigi e forse una a Londra e Roma. Degiac Tafari spiega intanto grande attività per persuadere il paese dell'utilità ingresso Etiopia nella Lega Nazioni ed ha indetto a tal fine una riunione capi principali abissini. I progetti suaccennati sono tutti evidentemente, mi viene riferito, inspirati dalla politica francese. Quanto quello concernente la schiavitù non sembra che esso possa avere un carattere effettivo senza provocare gravi sconvolgimenti nel paese la cui economia è tutta fondata sulla schiavitù e si ridurrà piuttosto ad una affermazione di principio rivolta a calmare la campagna antischiavista inglese ed eventualmente a preparare un terreno favorevole alla candidatura dell'Etiopia all'ingresso nella Lega Nazioni.

(l) Pubblicata al n. 70 del yol. prec;e~ente. . . . .

(2) Annotazione di pugno dt Mussollnt: • Deploro altamente che dt una dectswne segretissima Londra sia così abbondantemente informata. M. •·

159

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL CAPO DELLA DELEGAZIONE ECONOMICA A MOSCA, PIACENTINI

T. 7502. Roma, 6 agosto 1923, ore 17.

Se V. S. ha occasione vedere Cipolla (l) gli faccia discretamente capire di essere un po' meno facilista nel giudizio cose russe poichè documenti ufficiali russi smentiscono panglossiano ottimismo prefato Cipolla cui articoli fanno giro stampa sovversiva italiana (2).

160

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA

T. GAB. 185. Roma, 6 agosto 1923, ore 18.

Decifri Ella stessa.

Rispondo a Suo dispaccio n. 671 (3) concernente Dodecanneso. Potrei anch'io cominciare col manifestarmi grandemente sorpreso della sorpresa inglese che del resto confermami appieno nel mio giudizio sulla politica della Gran Bretagna, ma a conferenza di Losanna ultimata, ho deciso regolare in maniera definitiva annosa questione isole Egeo. Poichè non è possibile restituirle ai turchi nè tampoco ai greci e poichè per il momento almeno non ho intenzione di farne un gentile presente all'Inghilterra, non resta che convertire in istato di diritto uno stato di fatto, poichè l'Italia non abbandonerà mai più quelle isole. Non credo convenga ritornare di proposito sull'argomento, ma se i Signori del Foreign Office ci ritornassero, faremo garbatamente comprendere che non conviene nemmeno all'Inghilterra sollevare « chicane » contro l'Italia a proposito del Dodecanneso e che la famosa e sin troppo tradizionale amicizia italo-inglese ci guadagnerà un tanto se finalmente anche l'Italia potrà stabilirsi di diritto su alcune isole di quel mare dal quale è stata bandita calpestando patti solenni. Del resto nota 3 novembre è stata superata conferenza Losanna e conseguente

trattato di pace firmato Inghilterra cui articolo 15 riconosce possesso Italia isole Dodecanneso. Questo dispaccio vale per sua norma personale. Nei confronti del Foreign Office V. E. si terrà sulle generali sino a quando non riceverà altre direttive (1).

(l) -Corrispondente della Stampa. (2) -La minuta è di pugno di Mussolini. (3) -Pubblicato al n. 157.
161

IL MINISTRO AD ADDIS ABEBA, MACCHIORO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. RR. 6004/56. Addis Abeba, 6 agosto 1923, ore 20 (per. ore 14 del 7).

Miei telegrammi 47 (2) e 51 (3) dell'l e 2 corrente.

Mi risulta che il 30 luglio Degiac Tafari ha trasmesso telegraficamente a Ginevra domanda di ammissione Etiopia Lega Nazioni. Sir Drummond ha risposto telegraficamente avere inscritto domanda nell'ordine del giorno prossima assemblea ed avere preso nota che dei Plenipotenziari Etiopici appoggieranno dichiarazioni contenute nella domanda. Drummond ha chiesto inoltre, in conformità articolo 1o accordo, composizione attuali forze militari Etiopiche. Sembra che Manuado che fu già incaricato missione in Inghilterra ed America per annunziare avvento al trono nuova Sovrana, sarà inviato a Ginevra per appoggiare domanda Etiopia. Non sembrami sia nostro interesse che Etiopia sia ammessa Lega delle Nazioni. Esistenza della schiavitù Etippia è d'altronde argomento sufficiente perchè domanda ammissione non sia accolta. Riterrei in pari tempo che per ragioni di opportunità non ci convenisse di prendere posizione aperta contro domanda formulata da Governo etiopico.

A mio avviso, la migliore soluzione sarebbe se si potesse ottenere che qualche potenza meno interessata di noi presentasse una proposta di dilazione in attesa dei provvedimenti che governo etiopico accetterà in materia di schiavitù.

Prego ad ogni modo farmi conoscere per mia norma di condotta punto di vista di V. E.

162

IL MINISTRO A PRAGA, CHIARAMONTE BORDONARO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. R. 6012/192. Praga, 7 agosto 1923, ore 19,20 (per. ore 23,05).

Telegramma di V. E. 2696 (4).

Benes si propone visitare V. E. a Roma uno degli ultimissimi giorni corrente mese facendola preavvisare opportunamente da cotesta Legazione cecoslovacca della precisa data suo arrivo. Pel tramite stessa Legazione cecoslovacca Benes

farà comunicare a V. E. argomenti dei quali desidererebbe intrattenerla e che a quanto mi ha detto consisterebbero specialmente scambio vedute circa questione ungherese e problema Europa Centrale in genere, esame questioni che verranno discusse Società delle Nazioni prossima riunione Ginevra e rapporti economici tra Italia e Cecoslovacchia in relazione trattative tariffarie che devono fra poco essere iniziate. Qualora V. E. desiderasse discutere con lui di altri argomenti egli la pregherebbe di fargliene conoscere tempestivamnte l'elenco. Benes lascia domani Praga per recarsi in congedo in Slovacchia e non tornerà che dopo Ginevra. Si propone trascorrere in Italia ultima decade di agosto.

(l) -La minuta è di pugno di Mussolini. (2) -Cfr. la nota 3 a pag. 107. (3) -Non rinvenuto. (4) -Trasmesso alle ore 18,50 del giorno 4, non pubblicato, col quale Mussolini, rispondendoal telegramma pubblicato al n. 156, dava il suo benestare per la visita di Bene§.
163

L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL CAPO DI GABINETTO DI MUSSOLINI, BARONE RUSSO

T. GAB. R. 473/1189. Parigi, 7 agosto 1923, ore 21,37 (per. ore 4,30 dell'B).

PregoLa particolarmente richiamare attenzione Presidente del Consiglio

sull'innegabile peggioramento della situazione per quanto riguarda organizzazione

comunista e antifascista in Francia. Le organizzazioni comuniste francesi spo

sano la causa dei comunisti italiani e li sussidiano.

Gli elementi massonici sono di nuovo in fermento benchè i loro giornali

tacciano in proposito. La legione garibaldina è sfruttata come quella che sotto

una veste legale e popolare e sotto l'usbergo del nome Ricciotti che vi fa la parte

metà di ingenuo e metà di compare, può permettere che si organizzino forte

mente alla luce del sole elementi anarchici e antigovernativi.

Non so da che parte venga il denaro che alimenta queste formazioni; se da

Mosca da Berlino o dalla Francia stessa. Certo esse dispongono di mezzi abbon

danti. La politica interna francese che, come ho già più volte informato, in vista

delle elezioni si avvia verso sinistra, fa sì che i Prefetti e la Polizia favori

scano sotto mano le organizzazioni comuniste e socialiste e perciò siano tolle

ranti verso i sovversivi, specialmente quando essi prendono parte indiretta ber

sagliare uno Stato estero. Gli incidenti di Marsiglia e Saint Maure sono mani

festazioni isolate ma pur sintomatiche dell'attitudine passiva degli organi gover

nativi verso comunisti. Di quanto precede io farò oggetto .conversazione cono

stesso Poincaré ma non spero di ricavarne alcun risultato pratico.

Mentre addito a S. E. il nostro Presidente del Consiglio tale situazione,

debbo far noto che non dispongo di mezzi per porvi riparo. Il Commissario di

Polizia che è qui all'Ambasciata è un eccellente collaboratore per aiutarmi a

diagnosticare il male nelle sue linee generali. Egli per mezzo di alcuni

organi di cui dispone può attingere informazioni ma non è in grado di eseguire

indagini profonde nè sarebbe consigliabile che allargasse il suo compito data la

sua posizione ufficiale presso l'Ambasciata. Ignoro risultati qui ottenuti dagli

agenti di Polizia direttamente inviati da Roma ma da quo.nto mi scrive il Gene

rale De Bono non sembra che essi siano soddisfacenti. È assolutamente indispen

sabile che il Presidente del Consiglio pensi seriamente a quanto ho detto sopra.

Occorre che la frontiera sia attentamente vigilata cosi all'entrata che all'uscita perchè, senza che io possa assolutamente affermarlo, ho impressione che si vadano preparando tentativi su scala abbastanza larga e dai quali il Governo non dovrebbe lasciarsi sorprendere.

164

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'INCARICATO D'AFFARI AD ATENE, DE FACENDIS

T. R. 2723. Roma. 7 agosto 1923, ore 24.

Decifri Ella stessa.

Suo telegramma n. 208 (1).

Quello che a noi interessa soprattutto è che codesto Governo addivenga al più presto a ratifica trattato Losanna, la questione della forma e della maggiore

-o minore costituzionalità ratifica stesso passa in seconda linea. D'altro canto, allo scopo di non svegliare diffidenze e sospetti anche presso alleati bisogna che V. -S. eviti di far trapelare tale nostro particolare interesse. V. S. dovrà quindi astenersi dal toccare la questione sia nei cofronti di codesto Governo, sia anche nelle sue conversazioni con colleghi. Gradirò ad ogni modo che V. S. mi tenga telegraficamente al corrente circa propositi e atteggiamenti codesto Governo in merito alla ratifica del trattato.
165

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL CONSOLE A GINEVRA, ELES, E AL MINISTRO AD ADDIS ABEBA, MACCHIORO

T. 2730. Roma, 7 agosto 1923, ore 24.

(Per Addis Abeba). Avendomi Attolico comunicato rhe Etiopia ha presentato domanda telegrafica ammissione Società Nazioni, gli ho risposto quanto segue:

(Per Ginevra). Suo telegramma 48 (2). Prego comunicare Attolico quanto segue:

(Per tutti). Da lettera 13 luglio (3) diretta da Comm. Catastini a questo Ministero con allegato processo verbale seduta segreta 4 luglio Consiglio Società Nazioni risulta come in seguito dichiarazioni Presidente Salandra che respinse proposta Francese invito Abissinia per fornire schiarimenti circa schiavitù stesso Rappresentante Francese riconobbe necessità rispettare tale dichiarazione tenendo

conto interesse italiano in quella regione e Consiglio decise in conformità. A maggior ragione sembrami che di fronte domanda Etiopia Consiglio debba seguire analoga linea di condotta e aderire punto di vista italiano che è assolutamente contrario ammissione Etiopia Società Nazioni.

(l) -Tel. n. 5924/208. trasmesso alle ore 17 del giorno 2 e pervenuto alle 2 del 3, non pubblicato, relativo alle resistenze greche alla ratifica del traEato di Losanna. (2) -Tel. n. 5889/48, trasmesso dal vice-console Ferri alle ore 16,20 del giorno 1 e pervenuto alle ore 19, non pubblicato, col quale Attolico comunicava la notizia della richiesta dell'Etiopia di essere ammessa nella Società delle Nazioni. (3) -Non pubblicata.
166

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE PARITETICA PER FIUME, QUARTIERI

L. 114092/171. Roma, 8 agosto 1923.

La prego di leggere all'atto di apertura della odierna seduta della Com

missione Paritetica, la seguente dichiarazione:

Quando nell'ottobre scorso, il Partito Nazionale Fascista giunse rivoluzio

narmente al potere, si trovò sulle braccia, fra l'altro, una pessima eredttà di

politica estera da sistemare o da liquidare, politica estera che il partito aveva

strenuamente combattuta e condannata. Il Partito Nazionale Fascista, governo

rivoluzionario, che non succedeva soltanto, ma rinnegava in un certo senso i

governi precedenti, -volle dimostrare la sua perfetta lealtà in materia di trat

tati e di relazioni internazionali.

Nel mio discorso del 16 novembre alla Camera dei Deputati io pronunciavo

queste testuali parole:

«I trattati di pace, buoni o ·Cattivi che siano, una volta che sono stati firmati e ratificati, vanno eseguiti. Uno stato che si rispetti non può avere altra dottrina. I trattati non sono eterni, non sono irreparabili; sono capitoli della storia. E seguirli significa provarli. Se attraverso la esecuzione si appalesa il loro assurdo, ciò può costituire il fatto nuovo che apre le possibilità di un ulteriore esame delle rispettive posizioni. Come il Trattato di Rapallo, così gli accordi di Santa Margerita, ·Che da quello derivano, vengono da me portati dinanzi al Parlamento ».

Queste mie esplicite dichiarazioni tranquillizzarono i circoli governativi e l'opinione pubblica Jugoslava che temeva un ritar1o nell'approvazione o la denuncia di quegli accordi di Santa Margherita che l'an. Schanzer firmò in data 23 ottobre, cinque giorni prima appena dell'inizio della marcia su Roma e a mobilitazione fascista già ordinata.

Tutto ciò va ricordato per fissare nettamente le posizioni e responsabilità. Fedele alla mia parola, presentai alla Camera ed al Senato gli accordi di Santa Margherita e ne ottenni l'approvazione entro il mese dello scorso febbraio. Nei termini prescritti provvidi alla esecuzione pratica degli accordi suddetti. Laddove l'esecutorietà di tali accordi dipendeva soltanto dalla buona volontà e dalla buona fede del Governo italiano, l'esecutorietà stessa avvenne lealmente e diligentemente nei modi e termini fissati dalle Convenzioni di Santa Margherita. Così fu sgombrata la terza zona dalmatica e delimitati i confini politici ed economici attorno a Zara. Conformemente alle Convenzioni fu proceduto allo sgombero di Sussak. Ma quando per la sistemazione di Fiume è entrata in giuoco

llZ

la volontà Jugoslava, il problema non ha avanzato di un passo. I termini di tempo fissati dalle convenzioni sono trascorsi da un pezzo, e Fiume non sa ancora quale destino le sia riservato. Le prime riunioni di Abbazia e le successive di Roma sono state completamente sterili di risultati, sebbene la Delegazione Italiana -com'Ella stessa Onorevole Senatore mi ha ampiamente dimostrato abbia fatto il possibile per avvicinare le due tesi. La v~>rità è che i problemi fondamentali di Fiume non sono stati nemmeno affrontati. Gli accordi raggiunti sono tutti di ordine assolutamente secondario e aleatori, dal momento che l'accordo base non è stato realizzato. Intanto il cronicizzarsi di questa situazione è esiziale per la dttà di Fiume, la cui vita economica, sociale, politica è totalmente disorganizzata e paralizzata e per il retroterra che non può servirsi del porto. Quanto all'Italia, il Governo fascista non intende di trascinare all'infinito una questione che se la buona volontà avesse soccorso, sarebbe già da tempo risolta con soddisfazione di tutti. Il Governo fascista dopo la constatazione palese ed inoppugnabile della sterilità assoluta di cinque mesi di trattative, è venuto nella determinazione di significare ufficialmente che se entro il 31 agosto corrente il destino di Fiume non sarà stato deciso, con una soluzione che rispetti l'italianità ,storica ed attuale della città, nonchè i diritti del retroterra, il Governo italiano si risolverà di seguire una diversa linea di condotta. Il Governo italiano attende che questa dichiarazione sia presa in considerazione dai Delegati jugoslavi della Paritetica e dal Governo di Belgrado. Se si vuole, come il Governo italiano fermamente vuole, che fra i due popoli confinanti si stabiliscano relazioni di buon vicinato, commerciali e culturali, se si vuole che Fiume ricominci, dopo tanta miseria, a vivere, è necessario precisarne la sorte senza ulteriori crudeli dilazioni.

167

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA

T. GAB. 188. Roma, 8 agosto 1923, ore 21,30.

Rispondo suo telegramma n. 1189 (1), ricordandole che già da tempo ho richiamato attenzione V. E. su incredibile negligenza autorità politiche francesi nei confronti comunisti italiani sedicenti profughi. Riconosco che situazione andata peggiorando col solidificarsi della situazione interna Governo fascista laonde elementi sovversivi si vedono disperati. È necessario a mio avviso richiamare seriamente attenzione presidente Poincaré e in secondo luogo muovere stampa amica Parigi prospettando pericolo che eccessiva indulgenza verso anti-fascisti finirà per turbare irreparabilmente le relazioni fra due Stati. P. S. italiana aumenterà vigilanza frontiera caso tentativi ch'ella mi prospetta poche migliaia camicie nere basteranno a stroncarli.

12 -Documenti diplomatici • Serie VII · Vol. II

(l) Pubblicato al n. 163.

168

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL REGGENTE L'IMPERO ETIOPICO, RASTAFARI

Roma, 9 agosto 1923.

Le message amicai (l) que V. A. a bien voulu me faire parvenir per l'entremise de M. le Marquis Gentile-Farinola a été apprécié par moi et par le Gouvernement Royal comme une nouvelle preuve encore des sentiments de sincère et profonde amitié de V. A. et de votre noble Pays envers l'Italie.

Je saisis avec le plus grand plaisir cette occasion pour manifester à V. A. I. les memes sentiments à mon nom personnel et au nom du Gouvernement que j'ai l'honneur de présider.

Je ne doute pas que, inspirés par ces communes intentions, nous réussirons à maintenir et fortifier les relations amicales déjà existantes entre l'Ethiopie et l'Italie dans l'intéret de la prospérité des deux Pays.

169

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AGLI AMBASCIATORI A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, A LONDRA, DELLA TORRETTA, E AL CONSOLE A GINEVRA, ELES

T. RR. 2751. Roma, 10 agosto 1923, ore 2.

(Per tutti). Comunico seguenti telegrammi del R. Ministro in Addis Abeba data 6 corr. (Riprodurre telegramma di collezione n. 6004/56: Riprodurre telegramma di collezione n. 5986/57) (2).

(Per Ginevra). Prego informare Attolico di quanto precede aggiungendo

che desidero conoscere suo apprezzamento circa atteggiamento Drummond e se

questi poteva di propria iniziativa rispondere domanda abissina. Gradirò avere

anche informazioni circa personali disposizioni Drummond di fronte questione

e parere Attolico sulla possibilità attuare soluzione cui accenna Macchioro che

sia presentata domanda dilazione da Potenza meno interessata di noi.

(Per Parigi e Londra). Mentre chiedo ad Attolico schiarimenti circa atteggia

mento Drummond e informazioni di costui di fronte questione per Parigi prego

V. E. indagare e riferirmi quali siano in realtà i fini di questa recrudescenza della politica filo-etiopica francese se e quali negoziati stia conducendo eventualmente Governo Parigi per assicurarsi vantaggi in cambio appoggio che darebbe al Governo abissino e quali sarebbero nelle intenzioni francesi i limiti e la portata di tale appoggio nei riguardi ammissione Etiopia Società Nazioni. Come ho già informato V. E. Rappresentante francese nell'ultima riunione segreta Con

siglio riconobbe valide ragioni nostro Delegato contrarie invito rappresentanti Etiopici per discussione questione schiavitù. Essendo d'altra parte Governo francese molto preoccupato pel probabile rinnovo domanda Germania ammissione Società Nazioni, ritengo dovrebbe essere suo interesse non prendere atteggiamento per noi sgradito nella questione abissina.

(Per Londra). Prego V. E. indagare con ogni cautela e riferirmi come in realtà Governo inglese consideri domanda entrata Etiopia Società Nazioni e fin a quale punto sarebbe eventualmente disposto favorirla.

(Per Parigi e Londra). Non vi è dubbio che nostri interessi sono contrari domanda abissina, ma occorre procedere da parte nostra con molta cautela nell'opposizione per evitare comprensibili inconvenienti tanto in caso di successo quanto in caso di insuccesso.

(l) -Del 24 aprile, non pubblicato, nel quale Tafari ringraziava Mussolini per i sentimenti di amicizia manifestati verso l'Etiopia, per l'« enrayment d'un mouvement fasciste qui se propageait à Asmara contre l'Ethiopie, et pour les assurances données à notre consul par les autorités italiennes d'Asmara». (2) -Pubblicati ai nn. 161 e 158.
170

L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. S. RR. 483/2012. Parigi, 11 agosto 1923, ore 22 (per. ore 3,30 del12).

A telegramma Gabinetto 189 (1).

Ho avuto una lunga conversazione con Ricciotti Garibaldi il quale mi ha autorizzato ad assicurare V. E. che il programma in base al quale ha organizzato le avanguardie Garibaldine resterà quello già prospettato e che egli le espose personalmente Roma. Egli è disposto in certa misura e pur conservando apparenza autonomia, collaborare per arginare incremento del comunismo italiano Francia e sarà lieto di uniformarsi alle direttive che Ella vorrà impartirgli ed a questo oggetto si terrà in maggior contatto R. Ambasciata. Ritiene però nell'interesse stesso degli scopi che si prefigge e che possono essere utilizzati dal Governo preferibile non confondersi col fascismo.

Già nei primi contatti che ebbi col Colonnello Garibaldi gli agevolai alcune transazioni che lo tolsero momentaneamente almeno dal grave imbarazzo in cui versava ed ora gli ho fatto comprendere che sarei disposto ad aiutarlo qualora venisse a trovarsi nuovamente in strettezze. Non mi è parso tuttavia in imminente necessità di denaro per cui non ho avuto l'occasione di offrirgliene ma terrò presente, quanto ne sarà il caso, autorizzazione di cui al telegr. di V. E. cui rispondo.

In questi ultimi tempi ho preso contatto anche con Campolonghi, de Ambris, Quaglino e Piemonte ed ho potuto constatare che si va in essi accentuando una tendenza a separarsi dai comunisti di cui temono la concorrenza.

Non mi è stato possibile vedere Poincaré il quale, venuto per una giornata a Parigi, è ripartito subito per la campagna. Credo che non potrò abboccarmi con lui prima di mercoledì. Dovendogli parlare così della questione di Tunisi che di quella dell'Etiopia, gli ripeterò le mie lagnanze per la tolleranza che si addimostra verso i propagandisti comunisti italiani. Ma le assicurazioni che

giamento filo-fascista.

certamente egli non mancherà di darmi non muteranno di molto la situazione la quale si impernia anche sull'alleanza dei partiti radicali coi comunisti fran· cesi per prevalere nelle prossime elezioni ed assumere potere, abbattendo il blocco nazionale. Forse potrebbero le organizzazioni democratiche italiane opportunamente consigliate prendere contatto con corrispondenti organizzazioni francesi per far comprendere il danno che verrebbe alle relazioni tra i due paesi da una politica che potrebbe essere interpretata come un tentativo di ingerenza nella politica interna dell'Italia.

(l) Trasmesso alle ore 12,45 del giorno 9, non pubblicato, nel quale Mussolini si dichia• rava disposto a compensare in denaro Ricciotti Garibaldi se questi avesse tenuto un atteg

171

VITTORIO EMANUELE III AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. 484 (1). S. Anna di Valdieri, 12 agosto 1923, ore 18,45 (per. ore 19,50). È stato da me qui l'Ambasciatore Caetani. Mi ha detto di essere stato informato dall'Ambasciatore Child che, in causa del lutto per la morte del Presidente Harding, il progetto del mio viaggio a Washington rimaneva per ora sospeso. Ne do notizia a Lei sebbene ritenga, da quanto l'Ambasciatore Caetani

mi ha detto, che il signor Child le abbia già fatto una diretta comunicazione in questo senso.

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L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 6167/2025. Parigi, 15 agosto 1923,ore 21,50 (per. ore 7 del 16). Ho posto con Poincaré il discorso sulla domanda dell'Etiopia per essere ammessa alla Società delle Nazioni e gli ho chiesto quale fosse in proposito opinione del Governo francese trattandosi di uno Stato a regime tuttora schiavista e ricordando inoltre come nel luglio scorso fosse stata respinta dal Consiglio una proposta francese con la quale Abissinia invitata a fornire schiarìmenti intorno al perdurare della schiavitù nel suo territorio. Poincaré mi ha risposto che il Governo francese era stato interpellato da quello abissino cil'ca il suo desiderio di essere ammesso alla Società delle Nazioni e che esso aveva risposto di non aver nulla in contrario trattandosi di uno Stato amico e civile. Ho detto al Presidente del Consiglio che la domanda dell'Abissinia risultava provocata da agente francese in Etiopia e che aveva alquanto sorpreso il Governo italiano il quale per ragione di vicinanza si riteneva specialmente interessato. Poincaré mi ha risposto che la Francia occupando Gibuti aveva uguale motivo di interessarsi dell'Abissinia e mi ha chiesto se noi eravamo contrari

all'ammissione di questa nella Società delle Nazioni e per quali ragioni. Gli ho detto che per il momento le mie domande avevano scopo puramente infor

mativo e che la nostra attitudine verso l'Etiopia non poteva mirare che a man. tenere con essa i rapporti di amicizia ora esistenti. Ho tenuto il discorso sopra menzionato in termini generali perchè, malgrado la comunicazione datami da

V. E. col telegramma per corriere del 9 corrente n. 3667 (l) delle istruzioni inviate a Attolico, le ho concordate piuttosto con le considerazioni che V. E. si compiaceva farmi conoscere col telegramma n. 2751 (2) e che cioè occorre in tale questione procedere con molta prudenza. In questo momento abbiamo bisogno di raccoglierei e di mantenere intatta la ·nostra forza e libertà d'azione per proteggere efficacemente gli interessi italiani in Europa. Ritengo perciò sia da evitare con l'Abissinia ragioni di attrito che abilmente sfruttate potrebbero prendere proporzioni imprevedibili. Faremmo così il gioco di quelle Potenze che vedrebbero molto volentieri deviate e disperse le nostre energie in campi lontani e per ora almeno secondari.

(l) Man('a il numero di protocollo particolare.

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L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. RR. 6172/2026. Parigi, 15 agosto 1923, ore 21,50 (per. ore 17 del16).

Oggi ho parlato di nuovo ampiamente e lungamente con Poincaré sulla questione di Tunisi. Devo premettere che la mia opinione, concordante con quella di V. E. circa la opportunità di rinnovare puramente e semplicemente l'accordo del '96, si è andata modificando dopo la presentazione e approvazione da parte della Camera dei Deputati della legge sulla nazionalità francese in Tunisia e dopo un attento esame della medesima. Una rinnovazione pura e semplice dell'accordo per 5 anni se non fosse bene chiarita la portata della legge ed esclusione da essa di ogni effetto retroattivo, potrebbe avere per conseguenza la snazionalizzazione a breve scadenza della maggior parte dei nostri cittadini in quel protettorato. Nel mio discorso al Presidente del Consiglio Francese ho tenuto a far presenti i punti seguenti: l) che era assolutamente inaccettabile, malgrado assicurazioni da lui datemi di denunziare definitivamente l'accordo, uno stato di cose precario che manteneva in agitazione opinione pubblica così in Italia che in Francia e inaspriva i rapporti tra gli Italiani in Tunisia; 2) che desideravo maggiori precisioni circa la portata che egli pretendeva potesse avere la legge sulla nazionalità recentemente votata.

Gli ho enumerato tutte le ragioni di diritto per le quali non potevamo appellarci dinanzi ad un tribunale internazionale per farla dichiarare incostituzionale ed inoperante nei rapporti del protettorato in genere e dei nostri concittadini protetti dalla convenzione del '96 e dal protocollo dell'84, ma aggiunsi che per il momento desideravo sapere se egli riteneva, come me, che la legge non potesse essere in ogni caso applicata agli italiani i quali, benchè nati in Tunisia, dovevano per le convenzioni sopra menzionate considerarsi come nati in Italia;

3) se, prescindendo dalla questione della nazionalità, egli era disposto a rinnovare integralmente l'accordo. Ho avuto cura di soggiungere che queste mie domande erano per mia esclusiva personale informazione onde avere presente in tutti i suoi lati la posizione del Governo francese, ma che le istruzioni ricevute dal mio Governo rimanevano ferme per ora nel richiedere il rinnovamento puro e semplice della convenzione del '96.

Il signor Poincaré ha risposto al primo punto che concordava con me nella necessità di trovare un accomodamento che soddisfacesse così l'opinione pubblica italiana che quella francese definendo in modo accettabile da entrambi le altre questioni della Tunisia.

Egli era desideroso di eliminare questa causa di attrito tra i due Paesi considerandola la sola che ormai restasse capace di turbare i rapporti di amicizia. Ha aggiunto che non era in grado pel momento di farmi proposte concrete ma che se ne preoccupava e che mi avrebbe fatto conoscere a suo tempo ancora il proprio pensiero.

Relativamente al 2° e 3° punto, mi ha detto di non essere in grado di darmi una risposta precisa ma che comprendeva la questione della mia domanda nel senso che qualora fosse stabilita tra i due Governi la non retroattività della legge, sarebbe stato assicurato agli italiani in Tunisia un periodo di 40 o 50 anni prima che essa operasse verso di noi. Avrebbe esaminata la questione così relativamente alla legge come alla possibilità di un integrale rinnovamento del grosso dell'accordo. Mi assicurava poi che in nessun caso vi sarebbe stato un voto di ·Sorpresa da parte del Senato e che prima della riunione di questo egli ne avrebbe discusso con me quando anche io avessi conosciuto il punto di vista del mio Governo e fossi stato disposto a trattarne.

Desidererei vivamente discorrere personalmente con V. E. e con g1i uffici competenti relativamente a tale questione per poter definirla col Governo francese prima della apertura della Camera. Poichè la questione delle riparazioni non sembra essere destinata ad avere particolari imminenti svolgimenti se Ella mi autorizza potrei venire a Roma per alcuni giorni verso il principio della settimana prossima.

(l) -Non pubblicato. (2) -Pubblicato al n. 169.
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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL MINISTRO A PRAGA, CHIARAMONTE BORDONARO

T. 2811. Roma, 18 agosto 1923, ore 14.

Suo telegramma n. 197 (1).

Sta bene arrivo Benès Roma mattino 28 agosto (2). Approvo che V. S. si trovi qui un paio di giorni prima.

(l) -Tel. urgentissimo n. 6169/197. trasmesso alle ore 10,30 del giorno 16 e pervenuto alle ore 13,35, non pubblicato, col quale il Chiaramonte Bord<maro annunciava la venuta di Benes a Roma per il 28. (2) -Benes arrivò infatti a Roma la mattina del 28 agosto e ne ripartì la sera del 29.
175

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA

T. R. 2812. Roma, 18 agosto 1923, ore 14.

Gradirò assai discorrere personalmente con V. E. su importante questione di cui è oggetto suo telegramma n. 2026 (1). Pregola però disporre suo viaggio in modo che anzichè prossima settimana Ella possa trovarsi Roma nei giorni dal 27 al 31 agosto.

176

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL MINISTRO A BUDAPEST, CARACCIOLO

D. CONF. P. RR. 1757/2. Roma, 18 agosto 1923.

Ho ricevuto il Suo rapporto n. 1830/523 (riservatissimo, confidenziale alla persona), in data del 28 luglio u. s. (2) relativo alla nostra azione nei riguardi dei rapporti fra Ungheria e Romania. Approvo gli accordi da Lei presi con il R. Ministro a Bucarest per lo svolgimento di questa azione e raccomando di usare sempre la massima prudenza.

La prego di informare il Conte Bethlen che non mancai di tener conto della sua raccomandazione cir,ca le magg,iori difficoltà d~ svolgere queste trattative con il Governo romeno attuale, e come convenisse attendere qualche tempo, per vedere se avvenisse qualche cambiamento di persone in quel Governo.

Ma poichè tale eventualità non appariva probabile negli ultimi tempi, data la venuta qui in Roma di Vintila Bratianu, che, come è noto, ha una parte molto influente nel Governo, non era possibile che lasciassi passare questa occasione senza iniziare le conversazioni che sembra abbiano avuto buonissimi risultati. La prego anzi di far rilevare al Conte Bethlen in modo opportuno l'efficacia dell'azione che prudentemente svolge il Governo italiano. Non ho difficoltà a seguire il metodo da lui desiderato circa il preventivo chiarimento di questioni specifiche ma forse il chiarimento dell'ambiente politico potrebbe giovare ancor più nella soluzione delle questioni particolari.

177

IL DELEGATO ALLA SOCIETA DELLE NAZIONI, SALANDRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

L. P. Courmayeur, 18 agosto 1923.

Fra le questioni speciali iscritte all'ordine del giorno della prossima Assemblea della Società delle Nazioni primeggia, per quanto concerne gli interessi italiani, quella della domanda dell'Etiopia di essere ammessa nella S. D. N.

Nell'ultimo Consiglio la questione, introdotta per via indiretta pel tramite del Governo francese, fu -come ebbi l'onore di esporre all'E. V. nella mia relazione (l) -facilmente eliminata dalla netta opposizione del Delegato italiano. Ma non potrà avvenire lo stesso ora che essa si presenta in via diretta e formale all'Assemblea. Ai termini dell'art. I del Patto fondamentale della

S. D. N., ad ammettere nella Società un nuovo Stato, non occorre l'unanimità; basta la maggioranza di due terzi.

Se si considera l'atteggiamento protettore della Francia verso 1'Etiopia e la benevola accoglienza fatta dalla stampa inglese, per altre ragioni, alla sua richiesta d'ammissione, si potrà agevolmente prevedere il probabile insuccesso di una recisa opposizione della Delegazione italiana, la cui attitudine assumerebbe inutilmente un carattere antipatico se non odioso.

Si potrebbero, senza formulare un diniego reciso, cercare espedienti dilatorii nelle condizioni di massima del Patto alla ammissione di nuovi membri nella Società. Ma anche di tali espedienti sarebbe dubbia l'efficacia e certa la odiosità, se, come è probabile, si determinasse una generale corrente favorevole.

A mio avviso, conviene dunque esaminare se non sia preferibile assumere un atteggiamento apertamente favorevole alla domanda dello Stato etiopico, appunto perchè diretta e non introdotta subdolamente pel tramite di un altro governo.

Ad ogni modo è indispensabile che su tale questione la Delegazione italiana abbia in tempo utile precise istruzioni del R. Governo, al quale debbono certamente essere pervenuti nuovi elementi di giudizio dal nostro rappresentante ad Addis Abeba, che non può non essersi interessato di una domanda cosi solennemente annunziata e a sostener la quale -dicono i giornali -una speciale missione Abissina è partita per Ginevra.

Anche sul modo di comportarsi personalmente rispetto a tale missione occorre che la Delegazione italiana abbia in tempo utile congrue istruzioni.

Mi son permesso di richiedere le cennate istruzioni «in tempo utile», in quanto occorre evitare che, come altre volte è accaduto, le intenzioni del R. Governo siano manifestate alla Delegazione alla vigilia della risoluzione. Mentre, come V. E. sa, le risoluzioni dell'Assemblea vanno preparate nelle Commissioni e ancor più da conversazioni private fra i Delegati dei varii Stati.

Ho scritto negli stessi termini a S. E. il Ministro delle Colonie, il quale prese vivo interessamento nella questione dell'ammissione dell'Abissinia, quando essa fu accennata innanzi all'ultimo Consiglio della S. D. N.

(l) -Pubblicato al n. 173. (2) -Non pubblicato.
178

IL MINISTRO AD ADDIS ABEBA, MACCHIORO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. RR. 6248/77. Addis Abeba, 20 agosto 1923, ore 9 (per. ore 14,30).

Vengo informato in via riservatissima che Ras Tafari aveva progettato recarsi settembre prossimo a Parigi per rinsaldare vincoii fra Governo etiopico

e Governo francese e ringraziare questo ultimo attitudine benevola da lui tenuta verso Etiopia in ogni circostanza e segnatamente nella questione armi, schiavitù, Società Nazioni.

Fu fatta constatare inoppor.tunità viaggio all'epoca indicata per il caso domanda ammissione Lega Nazioni fosse respinta e necessità che recandosi egli Parigi facesse visita contemporaneamente Londra e Roma. Gli è stato consigliato fare tutte e tre le visite aprile prossimo. Nessuna decisione è stata ancora presa, ma non riterrei probabile viaggio Parigi settembre prossimo.

Del progetto in parola nessuno sa ancora nulla tolta questa Legazione Francia. Quanto precede deve essere tenuto riservatissimo per non scoprire persona mia informatrice. Naturalmente mi adopererò perchè effettuandosi viaggio in Europa Ras Tafari venga anche in I.talia.

(l) Non pubblicata.

179

IL MINISTRO DELLE COLONIE, FEDERZONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

L. 17884. Roma, 23 agosto 1923.

S. E. Salandra mi ha dato comunicazione delle considerazioni (l) esposte a

V. E. in merito alle gravi questioni che si connettono alla domanda presentata dall'Etiopia per essere ammessa alla Società delle Nazioni. Su di esso con il mio dispaccio n. 17542 (2) già mi sono permesso richiamare l'attenzione di V. E. circa la necessità di un particolare esame delle conseguenze che possono derivare dall'accoglimento della domanda dell'Etiopia, giacchè è la visione chiara, e quanto più possibile completa, di tali conseguenze, che può determinare la nostra linea di condotta in un senso e nell'altro di fronte alla domanda medesima. I punti su cui si è indubbiamente tutti di accordo sono questi:

l) l'Italia tiene ferma, come base della sua politica nell'Africa orientale, l'integrità territoriale dell'Impero etiopico e quindi il mantenimento della sua indipendenza e sovranità piena, ciò discende chiaro e preciso dall'accordo a tre del 1906 e da tutta la nostra azione successiva;

2) noi non potremmo in nessun caso, appunto in omaggio al principio sopra formulato, assumere un atteggiamento di recisa opposizione alla domanda presentata dall'Etiopia.

Ora a me pare che la più importante conseguenza che può derivare dalla ammissione dell'Etiopia nella S. D. N. sia quella di un riconoscimento, direi, più solenne e formale della sua sovranità piena e credo che tale riconoscimento sia proprio lo scopo della domanda avanzata dall'Etiopia. In altri termini, un'aspirazione ad una elevazione di rango e di grado ben consona allo spirito di indipendenza e d'orgoglio di quell'Impero che si sente profondamente umiliato della considerazione, in cui l'opinione pubblica europea lo tiene di stato e di gente semi-selvaggia.

Io ho voluto pur considerare la questione in rapporto alla speciale condizione che la Convenzione di San Germano crea a noi, alla Francia, all'Inghilterra e all'Etiopia in riflesso alla facoltà della importazione delle armi. E mi par che la situazione di diritto e di fatto attuale non venga in alcun modo a mutare per l'ammissione dell'Abissinia nella S. D. N. giacchè in forza di quel trattato gli Stati contraenti si vincolano a vietare la importazione di armi nei loro territori dell'Africa orientale e per quelli confinanti con uno Stato sovrano, che non possa avere accesso al mare, se non attraverso i loro territori, si impegnano a consentire il passaggio con le modalità e cautele che di comune accordo debbono stabilire. Tale precisamente è il caso dell'Etiopia di fronte a noi, alla Francia ed all'Inghilterra e mi sembra che ove di seguito alla sua ammissione nella S. D. N. aderisse alla Convenzione di San Germano, questo suo passare da oggetto a soggetto della convenzione medesima non verrebbe in alcun modo a modificare la situazione che si è verificata fra noi la Francia e Inghilterra, rispetto al rifornimento delle armi in Etiopia, mentre d'altra parte, appunto perchè diverrebbe aderente alla convenzione, verrebbe a riconoscere quelle limitazioni che la convenzione medesima le impone. Ciò che indubbiamente potrà

derivare dalla ammissione dell'Etiopia nella S. D. N. è che verremo a perdere con la Francia e l'Inghilterra quella posizione di privilegio che di fronte alle altre Potenze ci dà l'Accordo a tre del 1906.

Vero è che trattasi di impressione più che di cosa reale, giacchè l'accordo a tre sia riguardo l'Etiopia sia riguardo le altre Potenze è res inter alias.

Non è da escludere, conviene riconoscerlo, che qualche riflesso l'ammis

sione stessa potrà avere sia circa l'importanza sia circa l'efficienza dell'accordo

a tre.

Da questa visione d'insieme delle conseguenze che possono derivare qua

lora l'Etiopia riesca a realizzare il suo intento, sembra a me che debba con

cludersi, come giustamente osserva il nostro delegato alla Società delle Nazioni

che, confermandosi l'atteggiamento protettore della Francia verso l'Etiopia e

quello benevolo dell'Inghilterra alla sua richiesta, una nostra opposizione sia

pur larvata ed indiretta non potrebbe essere che di dubbia efficacia e di certa

odiosità. Ed allora, valutate queste probabilità, meglio converrebbe un atteg

giamento apertamente favorevole in pieno accordo con le altre due Potenze

più interessate quali firmatarie del Trattato a Tre del 1906.

Sembrami anche che, ove da parte del nostro Ministro di Addis Abeba si

confermi la partenza della Missione speciale per Ginevra dovrebbero darsi

istruzioni alla Delegazione italiana perchè essa non rimanga mai indietro nelle

accoglienze e nei riguardi verso la missione alle delegazioni francese e inglese.

E mi pare che, qualora la missione etiopica non sia già partita, sarebbe

opportuno un passo del nostro Ministro verso il Governo etiopico per l'offerta

di ogni appoggio ed agevolazione che possa occorrere alla missione nell'esple

tamento del suo compito.

Tutto questo evidentemente, sempre nel presupposto che si confermi la

condotta di benevola accoglienza dell'Inghilterra di fronte alla domanda del

l'Etiopia giacchè in caso diverso dovremmo concertarci con l'Inghilterra stessa

come altre volte è avvenuto, per una comune linea di condotta.

In ogni modo, codesto R. Ministero che ha maggiori elementi per un p1u fondato e decisivo giudizio, chiaro essendo come questa questione si inquadri in quelle più vaste dei nostri rapporti con la Francia e l'Inghilterra, potrà valutare al loro giusto valore le considerazioni che dal punto di vista più ristretto della connessione della politica coloniale con quella dell'azione nostra verso l'Etiopia, ho creduto opportuno sottomettere all'illuminato criterio di

V. E.

(l) -Pubblicate al n. 177. (2) -Non pubblicato.
180

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA

T. RR. 2866. Roma, 24 agosto 1923, ore 5.

Anche questo Incaricato d'Affari di Francia ha qui chiesto parere R. Governo circa domanda Abissinia ammissione Società Nazioni. Gli è stato risposto in termini analoghi a quelli della conversazione avuta da R. Ambasciatore al Quai d'Orsay facendogli comprendere come toccasse piuttosto al Governo francese di spiegare motivi per cui ha favorito se non quasi provocato domanda Etiopica. Per opportuna e riservata norma personale di V. E. comunico intanto che questo Ministero dopo aver attentamente studiata questione è incline a ritenere che, pur rimanendo sempre fermi i motivi che dovrebbero consigliare una nostra opposizione, sarebbe più conveniente nel caso che Francia e Inghilterra fossero decise far accogliere a Ginevra domanda etiopica (per cui noi ci troveremmo isolati) assumere prontamente un atteggiamento favorevole anzi fare conoscere possibilmente prima degli altri a Ras Tafari tali nostre disposizioni. Sarebbe facile giustificarle anche pubblicamente mettendo in valore i progetti di Ras Tafari comunicati da Macchioro circa le riforme del sistema servile. Questo Ministero avrebbe già cominciato a predisporre la sua azione nel senso predetto se non fosse pervenuto il telegramma di V. E. n. 714 (l) dal quale rilevasi che Governo inglese non sembra abbia preso una decisione definitiva nei riguardi della domanda abissina e che esistono costì forti dubbi su linea di condotta da seguire. In tali condizioni a V. E. risulterà evidente la grandissima importanza che ha per il R. Governo il conoscere al più presto e in modo positivo decisioni inglesi e conseguenti istruzioni che riceverà Rappresentante britannico per imminente riunione Consiglio Società Nazioni e .pregola pertanto cercare possibilmente ragguagliarmi in proposito (2).

181

L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. R. 6373/731. Londra, 25 agosto 1923, ore 13,40 (per. ore 1,20 del 26).

Telegramma di V. E. n. 2866 (3). Ho avuto conversazione con Tyrrel circa domanda dell'Etiopia per essere ammessa alla Società delle Nazioni. Tyrrel mi ha detto che il Governo inglese

non aveva preso alcuna deliberazione in proposito. Dalla conversazione mi sono convinto che il Governo inglese non desidera ammissione ma che non ha intenzione di opporvisi apertamente. Ho potuto dedurre che rappresentante britannico a Ginevra si regolerà secondo tendenze che si delineeranno in seno alla assemblea. Se all'assemblea prevarrà corrente per l'ammissione Gran Bretagna vi aderirà ma rappresentante manovrerà in modo che ammis,sione sia condizionata a certe garanzie riguardanti la schiavitù (e non già il commerdo degli schiavi facilmente sopprimibile) che il Governo abissino non vorrà o potrà dare. A mio avviso quindi Governo britannico nè oggi nè più tardi prenderà una dePisione di massima circa ammissione o meno dell'Etiopia alla Società delle Nazioni, ma m'induco a credere che cercherà di rendere a Ginevra ammissione praticamente impossibile. Tyrrel mi ha inoltre confermato che da informazioni giunte al Foreign Office da Addis Abeba risultava che domanda di Ras Tafari era dovuta a spinte e consigli di quella Legazione di Francia.

(l) -Tel. riservato n. 6259/714, trasmesso alle ore 20,55 del giorno 20 e pervenuto alle ore 23,55, non pubblicato. (2) -Il telegramma fu trasmesso anche a Parigi e Addis Abeba. (3) -Pubblicato al n. precedente.
182

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, VANNUTELLI, E AL MINISTRO AD ATENE, MONTAGNA

T. 2896. Roma, 27 agosto 1923, ore 12,30.

(Per Atene). Nel comunicare RR. Ambasciate Parigi e Londra telegramma di V. S. n. 221 (l) ho aggiunto quanto segue: (Per Parigi e Londra). R. Ministro Atene telegrafa quanto segue: (riprodurre telegr. di collez. n. 6317) (1).

(Per tutti). Questo Incaricato d'Affari di Francia ha ieri verbalmente comunicato a questo Ministero che Governo francese considerava opportuno proprio Ministro ad Atene al prossimo spirare del suo congedo facendo ritorno in Grecia presentasse credenziali Re Giorgio. Incaricato d'Affari ha aggiunto che tale punto di vista del suo Governo che può apparire in contraddizione con .precedente atteggiamento opposizione Francia all'assunzione al trono di re Giorgio trova spiegazione nel fatto che tutto fa prevedere eliminazione nelle prossime elezioni in Grecia elementi di decisa tendenza repubblicana. Date del resto difficoltà per un Governo non monarchico assicurare tranquillità paese, Governo francese ritiene opportuno prevenire eventualità che riconoscimento Re Giorgio finisca coll'essere necessariamente imposto da circostanze in seguito elezioni con evidente menomazione prestigio Potenze che appariranno subire imposizione. Ha terminato col chiedere conoscere quanto prima possibile intendimenti R. Governo.

Successivamente Incarica,to d'Affari d'Inghilterra ha informato, rispondendo a quesiti precedentemente postigli circa condizioni alle quali suo Governo sa

rebbe disposto riconoscere attuale Governo Atene, che Foreign Office non è disposto riconoscere alcun Governo che non sia emanazione legale di regolari elezioni e del quale facciano parte comunque corresponsabili esecuzione Ministri Gabinetto Gunaris. Ha detto essergli note accennate intenzioni Francia e che anzi una comunicazione in tal senso dovrebbe essere stata fatta al Foreign Office da Ambasciatore di Francia a Londra. Pur dichiarando ignorare decisioni definitive Governo Britannico ha tenuto a rilevare interdipendenza esistente fra riconoscimento Sovrano e quello del Gabinetto dato che presentazione credenziali, se non altro per ragioni protocollari, porta implicitamente al riconoscimento Ministro in carica.

(Per Londra). Prego ora V. E. voler assumere e riferirmi sollecitamente più sicure notizie circa reali intendimenti Foreign Office di fronte atteggiamento Governo francese.

(Per tutti). Nostro punto di vista è in linea di principio anche per nesso logico con atteggiamento sempre seguito nella questione, evidentemente favorevole al riconoscimento Re Giorgio. In quanto alla scelta del momento più opportuno R. Governo si riserva di studiare il modo affinchè altra Nazione non possa sfruttare a proprio vantaggio effetto che produrrebbe su opinione pubblica greca il !asciarci eventualmente precedere in tale atto.

(Per Parigi e Atene). Sotto riserva quindi delle informazioni chieste a Londra circa atteggiamento quel Governo sarò grato a V. E. per quei suggerimenti che Ella credesse sottopormi al riguardo.

(l) Tel. 6317/221, trasmesso alle ore 20,45 del giorno 23 e pervenuto alle ore 23,45, non pubblicato, relativo alla intenzione francese di ristabilire normali rapporti diplomatici col governo greco.

183

IL CONSOLE REGGENTE A JANINA, LIVERANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 6397/223. Janina, 27 agosto 1923, ore 15,20 (per. ore 18,15). Addoloratissimo comunico quanto segue: Questo momento Comandante superiore gendarmeria mi ha comunicato tutta delegazione italiana recandosi stamane frontiera albanese verso 56 chilometro territorio greco stata assassinata in seguito brutale aggressione bande armate. Altre delegazioni non aggredite.

Protesterò ufficialmente Governatore Generale. Comandante superiore gendarmeria si recherà sul posto. Comunicherò dettagli (1).

184

IL MINISTRO AD ATENE, MONTAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. uu. 6413/229. Atene, 27 agosto 1923, ore 24 (per. ore 3 del 28). Ho telegrafato al R. Consolato Janina quanto segue:

Profondamente indignato attendo massima urgenza ogni possibile particolare su impressionante barbaro misfatto commesso a danno nostra Delega

zione. Voglia intanto telegrafarmi con esattezza e immediatamente: l) Nomi componenti missione trucidata; 2) in quali precise circostanze di luogo e tempo delitto è stato commesso; 3) movente che a suo avviso ha potuto presumibilmente determinare assassinio; 4) in quali condizioni trovansi salme e quali provvedimenti sono già stati presi per esse; 5) come ed in quali circostanze sono rimaste incolumi altre Delegazioni specificandomele. Ho telegrafato quanto precede al R. Ministero al quale anche La prego telegrafare direttamente risposta».

Richiamo sua speciale attenzione sui rapporti del generale Tellini n. 637 e 653 rispettivamente in data 29 luglio e 12 corrente (l) da Lescovic i passaggi dei quali circa contegno minaccioso ed arrogante del Delegato greco assumono ora carattere sintomatico. Mia prima impressione è che si tratti di un misfatto a substrato politico, dovuto in gran parte all'atteggiamento sistematicamente a noi ostile delle autorità elleniche ed a attività perfida propaganda antitaliana incoraggiata dall'attuale Governo greco a scopo politica interna segnatamente in Epiro. Noto d'altra parte .scorrettezza di avere fatto dare raccapricciante e gravissimo annunzio al nostro Consolato Janina semplicemente dal Comandante della gendarmeria locale.

(l) Il telegramma fu trasmesso anche ad Atene.

185

IL MINISTRO AD ATENE, MONTAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 6414/230. Atene, 27 agosto 1923, ore 24 (per. ore 2 del 28).

Mio telegramma 229 (2).

Questo Ministro Affari Esteri ha testè inviato alla Legazione un funzionario suo subordinato a comunicarmi assassinio nostra Delegazione ed esprimere cordoglio del Governo greco per l'atto fero.ce. L'ho fatto ricevere da Costa il quale in conformità delle mie istruzioni si è limitato rispondere che eravamo già informati del truce misfatto ed avrebbe riferito quanto egli aveva detto a me che del resto ero in attesa di ordini dal R. Governo. A richiesta di Costa funzionario greco ha precisato che i trucidati italiani sono tre fra cui lo stesso generale Tellini, che la Delegazione italiana viaggiava in una automobile preceduta da una automobile sulla quale si trovava delegazicne albanese e seguita da una terza con la Delegazione greca. Sono queste dunque le delegazioni rimaste incolumi. Tale circostanza sembra sinistramente grave. Sempre lo stesso funzionario ha tentato di attenuare gravità misfatto insinuando che assassinio è stato commesso nei pressi frontiera e forse da briganti, il che sembra doversi a priori escludere perchè verosimilmente si è trattato delle ben note bande armate e sussidiate dal Governo. Circostanza questa che se confermata toglie ogni dubbio circa natura politica del misfatto il quale non dovrebbe rimanere da noi impunito anche nei riguardi responsabili morali. D'altra parte la qualità del trucidato generale Tellini di Presidente della Commissione Internazionale emanante dalla Conferenza degli Ambasciatori non può che imporre ai nostri alleati contegno dettato dalla solidarietà morale che ad essi incombe.

(l) -Non pubblicati. (2) -Pubblicato al n. precedente.
186

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL MINISTRO AD ATENE, MONTAGNA

T. 2901. Roma, 28 agosto 1923, ore 1,30.

Da telegramma reggente Consolato Janina che per quanto già comunicatole direttamente le trascrivo qui appresso ad ogni buon fine, apprendo barbaro massacro di tutti i componenti nostra Delegazione Commissione delimitazione confini Albania avvenuto in territorio greco.

V. S. si renderà conto come, pur senza diminuire gravissima responsabilità che incombe alla Grecia, immediata ed esemplare punizione colpevoli sia indispensabile di fronte al profondo raccapriccio che desterà in Italia ed all'estero notizia che ufficiali e militari italiani facenti parte di una missione internazionale ed i quali stavano adempiendo ad un alto e pacifico incarico loro affidato in comune dalle Potenze con esemplare senso di abnegazione e di imparzialità, sono rimasti vittime di un così odioso attentato.

Ella voglia fare le più energiche rimostranze a codesto Governo facendo al tempo stesso ampie e complete riserve per tutte le riparazioni che ci saranno dovute e che pretenderemo dopo accertamento dettagliato dei fatti.

Ecco riproduzione telegramma del reggente consolato Janina: (riprodurre telegramma da Janina n. 6397/223 (1)).

187

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, VANNUTELLI.

T. 2902. Roma, 28 agosto 1923, ore 1,30.

Ho telegrafato R. Legazione ad Atene quanto segue: (riprodurre telegram

ma collezione 2901) (2).

Dato che nostra Delegazione era parte di una Commissione interalleata che

agisce per espresso e comune mandato delle potenze e che per di più generale

Tellini ne era il presidente, quanto è accaduto malgrado incolumità altre dele

gazioni rappresenta offesa contro prestigio tutte le potenze alleate.

Prego pertanto V. E. informare ,senza indugio dell'atroce massacro codesto

Governo, sulla cui completa solidarietà faccio assoluto assegnamento, interes

sandolo a dare al suo rappresentante ad Atene sollecite istruzioni di associarsi

colla energia richiesta da.J.la gravità del caso ai passi che verranno fatti da quella

R. Legazione. Pregola telegrafarmi assicurazione.

(l) -Pubblicato al n. 183. (2) -Pubblicato al n. precedente.
188

APPUNTO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

Roma, 28 agosto 1923, mattina.

l) Delitto politico, voluto da bande armate al soldo della Grecia.

2) Delicatezza della missione che compiva il Tellini.

3) L'attuale governo greco non è riconosciuto.

4) Non dà garanzie, quindi, per dare le riparazioni necessarie.

5) Nell'attesa che il Governo italiano formuli le sue richieste abbia garanzie e riparazioni e a titolo di rappresaglia l'Italia occupa militarmente l'isola di Corfù (1).

189

APPUNTO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

Roma, 28 agosto 1923.

l) Scuse da parte della più alta autorità militare.

2) Messa funebre nella Chiesa Catt. a Atene, con intervento di tutti i membri del Governo. 3) Inchiesta da espletarsi in cinque giorni dall'arrivo del C. Perrone. 4) Punizione capitale per tutti i colpevoli. 5) Indennità di 50 milioni di lire da versarsi entro cinque giorni (2). 6) Onore alla bandiera italiana (3).

190

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AI PREFETTI DI BARI, DE VITA, E DI LECCE, D'ARIENZO

T. PRECEDENZA ASSOLUTA 8139. Roma, 28 agosto 1923, ore 14,10.

Decifri Ella stessa.

Da mezzanotte di oggi (4) sino a nuovo ordine voglia disporre per fermo tutte comunicazioni cablotelegrafiche dirette Grecia comprese quelle legazione e consolati. Attendo ·Conferma immediata.

P. S. -Rimandare di 48 ore il provvedimento (3).

Annotazione marginale di altra mano : c Provvisoriamente sospeso per ordine di S. E. il

Presidente •.

(l) L'appunto è di pugno di Mussolini. (2) -In un primo tempo era scritto 8. (3) -L'appunto è di pugno di Mussolini. (4) -In un primo tempo era stato scritto: c Da domani a mezzogiorno •.

191

L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 6456/740. Londra, 28 agosto 1923, ore 21,25 (per. ore 2 del 29).

Telegramma di V. E. 2902 (1).

Ho intrattenuto Tyrrel orribile massacro di cui è stata vittima missione italiana chiedendo la completa solidarietà britannica ai passi da V. E. ordinati al R. Ministro ad Atene. Tyrrel mi ha risposto che poco prima della mia visita Ambasciata britannica a Parigi aveva telefonicamente informato Foreign Office che Incaricato Affari Italia a Parigi aveva chiesto d'urgenza riunione Conferenza Ambasciatori perchè si occupasse del grave fatto e deliberasse una inchiesta dandone poscia comunicazione telegrafica al Governo ellenico. A tale comunicazione telefonica Tyrrel aveva risposto autorizzando rappresentante britannico ad aderire. Tyrrel ha quindi aggiunto che in tali condizioni non gli sembrava fosse il caso ,telegrafare ad Atene nel senso da me desiderato. Ho replicato di non aver conoscenza di quanto era occorso a Parigi; che le istruzioni da V. E. impartite in modo preciso e categorico erano di chiedere la solidarietà britannica per l'azione che il R. Governo intraprendeva ad Atene. Ma poichè Tyrrel si mostrava ancora esitante ho -creduto aggiungere che l'Italia da sola bastava ad ottenere dalla Grecia piena soddisfazione per il grave delitto perpetrato a danno di italiani e riparazioni per l'offesa arrecata al suo prestigio, ma che il R. Governo credeva poter contare sulla solidarietà britannica in appoggio alla sua propria azione ad Atene e ciò anche in considerazione del carattere internazionale della missione di delimitazione. Tutto ciò indipendentemente da quanto poteva essere stato convenuto a Parigi e di cui pel momento non potevo tenere conto in mancanza di qualsiasi accenno da parte di V. E. Tyrrel allora non ha più parlato nè di Parigi nè della Conferenza Ambasciatori e mi ha promesso di fare pervenire ad Atene le istruzioni da me richieste. Tali istruzioni saranno telegrafate domattina ad Atene perchè esse dovranno previamente ricevere autorizzazione di Curzon. Tyrrel che si è mostrato indignato per il doloroso massacro ha infine dichiarato essere fuori di dubbio che Curzon avrebbe approvato predette istruzioni che in realtà gli venivano sottoposte come necessaria formalità. Per la :liutura azione da svolgersi qui sarei grato a V. E. telegrafarmi quali istruzioni abbia ricevuto R. Ambasciata a Parigi circa azione Conferenza Amba,sciatori.

192

IL MINISTRO AD ATENE, MONTAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. u. 6450/234. Atene, 28 agosto 1923, ore 21,30 (per. ore 24).

Telegramma di V. E. 2901 (2).

Stamane a mezzogiorno mi sono recato da questo Ministro Affari Esteri. Ho posto anzitutto in chiaro che mia visita non doveva in alcun modo essere nè

13 -Documenti diplomatici • Serie VII · Vol. II

intesa nè rappresentata come segno mutamento nei rapporti tra i due governi. Gravità del fatto di cui andavo intrattenerlo, non mi faceva esitare mettere momentaneamente da parte questione di forma anche a colorito politico. Dopo una breve ed impressionante sintesi colla quale ho messo in evidenza serie responsabilità del popolo ellenico e del Governo greco nell'inenarrabile truce misfatto, ho in tono secco, rovente, e sdegnoso fatta al Ministro dichiarazione nei precisi termini dettati da V. E. Il mio interlocutore sconvolto ha tentato provocare discussione, ma non glielo ho consentito ripetendogli recisamente che esigiamo immediata esemplare punizione degli assassini e ci riserviamo di chiedere ampia riparazione dopo accertamento fatti.

Il Ministro non ha osato nè contestare la mia esposizione nè obiettare alle mie domande, e si è limitato a reiterare rincrescimento e condoglianze del governo greco, per tragico avvenimento e ad affermare governo ha già preso misure per cattura autori massacro che esso deplora vivamente e condanna.

Gli ho risposto freddamente che secondo la sua richiesta riferirei al R. Governo tali dichiarazioni. Alla fine del colloquio che è durato in tutto dieci minuti non ho potuto trattenermi dal far notare con una punta di ironia che è occorso che io mi recassi da lui per apprendere cordoglio del Governo greco.

Alexandris ha replicato di non avermi fatto visita per tema di non essere da me ricevuto. Ho ribattuto subito attirando la sua attenzione sulle mie premesse all'abboccamento.

Mezz'ora dopo il Ministro è venuto a vedermi col pretesto di annunziarmi che d'accordo col Capo della Rivoluzione il Governo aveva deciso immediato invio Janina Comandante della gendarmeria ellenica con due ufficiali superiori e due ufficiali giudiziari militari per dirigere ed intensificare azione già iniziata per la cattura degli assassini e per procedere alla punizione loro e dei colpevoli della mancata sicurezza pubblica nella regione.

Alla sua affermazione che appena presi i delinquenti verrebbero fucilati sul luogo del misfatto ho creduto opportuno replicare occorrere in ogni caso regolare rapidissima procedura e giudizio onde non cada dubbio sulla identità dei malfattori. E ciò per evitare una facile e non improbabile sostituzione con innocenti.

Sebbene questo abboccamento pure non abbia durato che pochi minuti, ne ho profittato per ammonire il Ministro ·circa deplorevoli conseguenze del contegno ostile del governo greco verso di noi e della perfida e sistematica propaganda anti italiana della stampa locale che sarà bene nella circostanza contenere e sopratutto non aizzare con pubblicare infondate e tendenziose notizie che la

R. Legazione non mancherebbe di correggere e ribattere.

Mi dispongo a ribadire le mie dichiarazioni odierne al Ministro degli Affari Esteri con nota verbale di cui trasmetterò copla a V. E.

(l) -Pubblicato al n. 187. (2) -Pubblicato al n. 186.
193

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL DELEGATO ALLA SOCIETA DELLE NAZIONI, SALANDRA

L. u. Roma, 28 agosto 1923.

In risposta alla Sua lettera del 18 agosto corr. (1), ho l'onore di informarLa che il R. Governo, dopo avere attentamente considerata la questione dell'ammissione dell'Etiopia alla Società delle Nazioni, era venuto nelle stesse conclusioni da Lei prospettate, e cioè che nel caso la domanda abissina, pur essendo contraria ai nostri interessi avesse trovato il favore e l'appoggio della maggioranza degli altri Stati Rappresentati nel Consiglio e specialmente dell'Inghilterra e della Francia insieme sarebbe stato inutile ed anzi pericoloso che la Rappresentanza italiana avesse assunto in minoranza un contegno di recisa opposizione. Era stata anche considerata l'opportunità di prendere addirittura il passo sugli altri, facendo conoscere subito a Ras Tafari le disposizioni favorevoli dell'Italia, una volta però che si fosse stati sicuri del contegno favorevole dei Rappresentanti francesi e sopratutto inglesi a Ginevra.

Chieste quindi informazioni al R. Ambasciatore a Londra, questi fece sorgere qualche dubbio circa le reali intenzioni dell'Inghilterra che sembrerebbe preoccupata dalla ripercussione sull'opinione pubblica della questione della schiavitù. Richiesto di più precise notizie, il Marchese della Torretta risponde ora (2), in seguito ad una ·conversazione avuta col Sottosegretario di Stato al Foreign Office, che il Governo inglese non avrebbe preso alcuna deliberazione in proposito. Il R. Ambasciatore esprime la sua ·Convinzione che il Governo inglese non desidera l'ammissione dell'Etiopia nella Società delle Nazioni ma che non ha nemmeno l'intenzione di opporvisi apertamente. Il Rappresentante britannico a Ginevra si regolerebbe dunque secondo le pendenze che si delineeranno in seno all'Assemblea.

«Se all'Assemblea, aggiunge il Marchese della Torretta, prevarrà la corrente per l'ammissione, Gran Bretagna vi aderirà ma rappresentante manovrerà in modo che ammissione sia condizionata a certe garanzie riguardanti la schiavitù (e non già il commercio degli schiavi facilmente sopprimibile) che il Governo abissino non vorrà o potrà dare. A mio avviso quindi Governo britannico nè oggi nè uiù tardi prenderà una decisione di massima circa ammissione o meno dell'Etiopia alla Società delle Nazioni ma mi induco a credere che cercherà di rendere a Ginevra ammissione praticamente impossibile. Tyrrel mi ha inoltre confermato che da informazioni giunte al Foreign Office da· Addis Abeba risultava che domanda di Ras Tafari era dovuta a spinte e consigli di quella Legazione di Francia >.

In tali .condizioni V. E. comprenderà facilmente quale sia la linea da seguire nelle prossime discussioni del Consiglio e cioè : l) r-inunziare ad ogni atteggiamento di pregiudiziale opposizione alla domanda dell'Etiopia;

2) tenersi in stretto contatto col Rappresentante britannico per concretare

possibilmente garanzie da chiedere all'Etiopia, tali da rendere praticamente dif

ficile la sua partecipazione alla Società delle Nazioni;

3) nel caso invece di un atteggiamento apertamente favorevole del Dele

gato inglese, che sarebbe certamente assunto pure dal Delegato francese, mo

strarci anche noi favorevoli anzi possibilmente cercare di andare più oltre degli

altri due Delegati nell'appoggiare la richiesta abissina.

A proposito delle garanzie da richiedersi eventualmente per la questione della schiavitù, attiro l'attenzione di V. E. su di un rapporto in data 2 agosto corrente (l) pervenuto a questo Ministero dal comm. V. Catastini, del quale rapporto Ella potrà prendere visione a Ginevra. In esso si fa menzione di una proposta inviata alla Società delle Nazioni dalla Società antischiavista di Londra, che suggerisce di porre l'Abissinia sotto una forma di mandato di tipo progredito oppure sotto un mandato collettivo affidato a varie Potenze.

Nel caso che tale proposta fosse discussa costi è evidente che converrebbe agire ac,cortamente per farla respingere. In via subordinata occorrerebbe assolutamente ottenere che il mandato fosse confidato soltanto alle tre Potenze che hanno interessi preponderanti in Abissinia e cioè all'Italia, all'Inghilterra e alla Francia.

Le sarò grato di volermi tenere informato del risultato dei lavori del prossimo Consiglio e La ringrazio anticipatamente di quanto V. E. farà, col Suo tatto e col Suo illuminato senso di patriottismo, per la difesa degli interessi italiani in questa come nelle altre questioni che verranno costi esaminate.

(l) -Pubblicata al n. 177. (2) -Cfr. il n. 181.
194

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, VANNUTELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. uu. 6455/2077. Parigi, 29 agosto 1923, ore 0,10 (per. ore 2,45).

Ho comunicato stamane a Peretti contenuto tel. di V. E. 2902 (2). Egli mi ha immediatamente espresso vive condoglianze per barbaro massacro nostra delegazione Commissione Confini Albania. Alla mia richiesta di inviare ad Atene istruzioni associarsi passo del R. Ministro verso Governo greco ha risposto che il Governo francese è pronto a farlo, ma non isolatamente; bensì in sede di Conferenza degli Ambasciatori dalla quale Commissione suddetta è organo dipendente. Gli ho fatto osservare che atroce episodio giustificava manifestazione di solidarietà immediata e diretta desiderata da R. Governo ma egli si è trincerato dietro precedenti di altri attentati analoghi sebbene meno gravi di Passau, Ingolstadt, ecc. in cui ogni iniziativa è stata deferita alla Conferenza degli Ambasciatori. Evidentemente questa riluttanza di Peretti, che ho trovato immutata anche nel pomeriggio quando egli aveva già informato Poincaré del mio passo è conseguenza della politica di ravvicinamento della Francia alla Grecia di cui al tel. di V. E. 2896 (3). Intanto Conferenza degli Ambasciatori riunivasi urgente

mente di ufficio essendo ad essa giunto da Commissione delimitazione confini notizia dell'eccidio. È stato redatto progetto di telegramma che Poincaré quale Presidente della Confe;enza dirigerebbe a Ministro di Francia Atene invitandolo a fare d'accordo con i suoi colleghi italiano britannico un passo collettivo presso Governo greco per protestare con ogni energia per odioso e inaudito attentato coniro Rappresentanti delle Grandi Potenze nell'esercizio di funzioni pacifiche e per chiedere al Governo greco di procedere senza indugio ad inchiesta sulle responsabilità riservando domanda delle Potenze sanzioni e riparazioni necessarie. Ho potuto ottenere quanto precede dopo lunga discussione con Rappresentante francese che mirava attenuare per quanto possibile la portata del telegramma nei riguardi della Grecia. All'ultimo momento però Incaricato ct'Affari britannico non ha creduto assolutamente aderire alla richiesta di sanzioni e di riparazioni senza prima consultare il suo Governo, riservandosi di dare una risposta domani. Approvazione è rimasta quindi sospesa. Prego V. E. quindi di volermi telegrafare: l) Se in caso adesione inglese posso approvare invio telegramma suddetto. 2) Se in caso di non adesione inglese, posso approvare telegramma anche senza accenno a sanzioni e riparazioni sulle quali si potrebbe insistere subito dopo in Conferenza assicurandoci intanto una sollecita manifestazione morale di solidarietà interalleata. 3) Se nell'un caso o nell'altro debbo invece insistere ancora conformemente alla lettera del telegramma di V. E. 2902 (l) perchè Governo francese si associ a noi indipendentemente dalla azione Conferenza Ambasdatori. Per avere qualche probabilità di attenerla occorrerebbe però che anche il Go

verno britannico si associasse e che V. E. facesse appoggiare le mie premure da questa sua Ambasciata.

(l) -Non pubblicato. (2) -Pubblicato al n. 187. (3) -Pubblicato al n. 182.
195

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL MINISTRO AD ATENE, MONTAGNA

T. GAB. 203. Roma, 29 agosto 1923, ore 1.

Suo telegramma n. 232 ed altri precedenti circa massacro missione Tellini (2). Approvo provvedimenti che Ella ha già presi.

V. S. chieda per iscritto a codesto Governo seguenti riparazioni da considerarsi le minime compatibili colla gravissima offesa di cui la Grecia si è resa responsabile verso l'Italia:

l) scuse nella forma più ampia ed ufficiale da presentarsi al Governo italiano formulandole a codesta R. Legazione per tramite della più alta autorità militare ellenica;

2) solenne cerimonia funebre per le vittime del massacro da celebrarsi nella cattedrale cattolica di Atene con intervento di tutti i membri del Governo;

3) onori alla bandiera italiana da rendersi nello stesso. giorno della suddetta cerimonia nel modo seguente: una divisione navale italiana giungerà a Falero dopo le otto del mattino ed appena questa sarà .ivi all'ancoraggio, un congruo numero di navi da battaglia elleniche (escluse quindi le siluranti le quali anzi dovranno rimanere ancorate all'interno della rada di Salamina o del porto del Pireo) precedentemente ancorate in vista del luogo dove andrà ad ancorare come innanzi è detto la Divisione italiana, renderanno gli onori con una salve di 21 colpi alla bandiera italiana alzata in testa all'albero delle navi greche medesime. Durante la cerimonia funebre di cui al punto secondo tanto le navi greche quanto quelle italiane terranno la bandiera a mezz'asta. La sera dello stesso giorno prima del tramonto la divisione navale italiana lascierà l'ancoraggio del Falero ed all'atto di prendere il mare saluterà la piazza colla salve prescritta;

4) un'inchiesta severissima sarà compiuta dall'autorità greca sul posto del massacro coll'assistenza del R. Addetto militare colonnello Ferrone della cui incolumità personale si rende responsabile assoluto il Governo greco. Tale inchiesta dovrà essere compiuta entro cinque giorni dall'accettazione di queste richieste;

5) punizione capitale per tutti i colpevoli; 6) indennità di cinquanta milioni di lire italiane da versarsi entro cinque giorni dalla presentazione di questa nota; 7) onori militari alle salme all'atto dell'imbarco a Prevesa su nave italiana.

V. S. dovrà esigere la risposta greca con l'accettazione completa entro un termine massimo di ventiquattro ore.

(l) -Pubblicato al n. 187. (2) -Cfr. i nn. 184 e 185. Il tel. urgentissimo n. 6451/232, trasmesso alle ore 14,30 del giorno 28 e pervenuto alle 16,15, non è stato pubblicato; per il suo contenuto, cfr. la rispostadi Mussolini pubblicata al n. 196.
196

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL MINISTRO AD ATENE, MONTAGNA

T. 2912. Roma, 29 agosto 1923, ore 3.

Suo telegramma n. 232 (1).

R. Ministero Marina ha disposto che un nostro Cacciatorpediniere giunga domani Patrasso per condurre Prevesa colonnello Perrone. N e avverto telegraficamente R. Consolato Patrasso. V. S. voglia prendere necessari accordi perchè nel corso della sua missione nostro Addetto Militare abbia la più assoluta garanzia della sua incolumità personale e di tutti quei mezzi di cui possa occorrere per assolvere soddisfacentemente suo compito. InformoLa che data partenza colonnello Ferrone per Janina mi astengo impartire direttamente al Reggente quel

R. Consolato istruzioni che egli richiede col suo telegramma n. 224 (2) e mi limito telegrafargli prossimo arrivo Addetto Militare invitandolo attenersi istruzioni che riceverà dalla S. V.

non pubblicato.

(l) -Cfr. la nota 2 a pag. 133. (2) -Tel. n. 6420/224, trasmesso alle ore 1,30 del giorno 28 e pervenuto alle ore 5,30,
197

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL GOVERNATORE DI RODI, LAGO

T. 2916. Roma, 29 agosto 1923, ore 3. Nostra Delegazione alla Commissione di delimitazione frontiere Albania con a capo generale Tellini Presidente Commissione stessa è stata proditoriamente massacrata 27 corrente mentre adempiva suo compito in territorio greco da banda armata. Atroce misfatto ha prodotto ovunque profonda impressione ed unanime sentimento di orrore. Notizia è stata fatta subito da me comunicare a Governi Parigi e Londra dato che gravissime offese nella vita di membri di una Commissione che agiva per espresso e comune mandato delle Potenze investe tutti Governi Alleati. Ho dato intanto stasera stessa a R. Ministro ad Atene istruzioni richiedere per iscritto a quel Governo le riparazioni che immediatamente R. Go

verno esige come minimo compatibile con profonda offesa recataci. Una nostra divisione navale parte stasera stessa diretta Leros ove attenderà ulteriori istruzioni.

198

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, A VITTORIO EMANUELE III, A RACCONIGI

T. GAB. 204. Roma, 29 agosto 1923, ore 6.

Mentre ho l'onore di richiamare l'attenzione di V. M. sullo scambio di corrispondenze telegrafiche avvenuto ieri ed oggi colla R. Legazione ad Atene ed il

R. Consolato a Janina in merito al nefando massacro della delegazione italiana alla Commissione di delimitazione dei confini albanesi presieduta dal generale Tellini, massacro operato da bande armate in territorio greco, compio il dovere di informare la M. V. che ho telegrafato al Ministro Montagna quanto segue: (Riprodurre telegramma Gabinetto 203 (1)).

Informo altresì V. M. di aver, d'accordo coi Ministri della Guerra e della Marina, preso le disposizioni di carattere militar~ necessarie a porci in grado di fronteggiare lo svolgersi degli avvenimenti in maniera consona alla dignità ed al prestigio nazionale.

199

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON, CAETANI

T. PRECEDENZA ASSOLUTA 2923. Roma, 29 agosto 1923, ore 13,20. Come forse V. E. a quest'ora avrà appreso nostra Delegazione alla Commissione delimitazione frontiera Albania, e cioè suo capo Generale Tellini che era

anche presidente detta Commissione interalleata con due ufficiali e due militari, è stata per moventi politici proditoriamente massacrata in territorio greco da

banda armata 27 corrente mentre accudiva incarico affidatole da Potenze Alleate

che aveva costantemente assolto con altissimo esemplare senso dovere ed impar

zialità. Atroce misfatto ha prodotto ovunque profonda impressione ed unanime

orrore. Governi Alleati si sono affrettati esprimere R. Governo sentimenti soli

darietà morale e vivissima riprovazione e cordoglio che sono stati ripetuti in seno

Conferenza Ambasciatori a cui disposizione trovasi Commissione delimitazione.

Per quanto direttamente ci concerne ho intanto impartito R. Ministro Atene

istruzioni richiedere quel Governo quelle immediate riparazioni e sanzioni che

costituiscono minimo compatibile con soddisfazione cui nostro Paese così grave

mente offeso nella persona di suoi valorosi ufficiali e militari ha incontestabile

diritto.

Prego V. E. dar notizia di quanto sopra codesto Governo. Il R. Governo ed il popolo italiano hanno motivo fondato di ritenere che il Governo degli Stati Uniti ed il generoso e ,cavalleresco popolo americano saranno particolarmente sensibili al barbaro attentato che così dolorosamente ci colpisce.

(l) Pubblicato al n. 195.

200

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, VANNUTELLI

T. GAB. 205. Roma, 29 agosto 1923, oTe 14,30.

Mio telegramma n. 2902 (1).

R. Ministro ad Atene telegrafa in data del 27 corrente sera: (riprodurre telegramma di collezione n. 6414 (2) fino alle parole « natura politica del misfatto » incluse).

Ho diretto stasera R. Legazione Atene seguente telegramma: (riprodurre telegramma in corso n. 203 (3)).

V. E. voglia dare di tali mie istruzioni al R. Ministro ad Atene opportuna notizia a codesto Governo facendo rilevare come le riparazioni richieste dal

R. Governo rappresentano se immediatamente consentite quanto di meno si attende l'opinione pubblica del nostro Paese profondamente offesa ed esasperata dalla notizia del feroce eccidio.

201

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, VANNUTELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 6475/2079. PaTigi, 29 agosto 1923, ore 14,50 (per. ore 18,30).

Segretario della Conferenza degli Ambasciatori mi comunica che questo Incaricato di Affari di Grecia si è recato da lui stamane per esprimere verbalmente alla Conferenza in nome del Governo greco profondo rammarico per

eccidio Delegazione italiana Commissione confini Albania. Segretario Conferenza ne ha preso atto facendo però presente incaricato d'Affari che Conferenza ha protestato energicamente presso Governo greco esigendo immediata inchiesta con conseguenti provvedimenti che essa comporterà.

(l) -Pubblicato al n. 187. (2) -Pubblicato al n. 185. (3) -Pubblicato al n. 195.
202

VITTORIO EMANUELE III AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. 513 (1). Racconigi, 29 agosto 1923, ore 20 (per. ore 21,40).

Accuso ricevuta e ringrazio molto della Sua comunicazione di oggi riguardante il massacro della Delegazione italiana in territorio Greco. Le sarò ben grato se vorrà avere la cortesia di tenermi al corrente. Naturalmente stanno bene i Suoi avvedimenti per la dignità e l'alto prestigio del Paese.

Vorrei telegrafare le mie condoglianze, se Ella non ha osservazioni in con

trario alla famiglia del generale Tellini: Le sarei quindi molto tenuto se Ella

avesse l'amabilità di farmi sapere a chi e dove potrei rivolgere il mio telegramma.

203

IL MINISTRO AD ATENE, MONTAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. 514/238. Atene, 29 agosto 1923, ore 21,30 (per. ore 23,10).

Telegramma di V. E. Gabinetto Segreto n. 203 (2).

Ho rimesso io stesso stasera ad ore 20 nota perentoria a questo Ministro Affari Esteri, il quale dopo averla Ietta in mia presenza ha dichiarato che la sottoporrebbe subito al Governo.

Gli ho puramente e semplicemente risposto che attendo risposta entro domani sera alle ore 20.

Ministro ha affettato indifferenza.

Sino ad ora Incaricati d'Affari francese e inglese non hanno ricevuto alcuna istruzione associarsi.

204

IL MINISTRO AD ATENE, MONTAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 6489/239. Atene, 30 agosto 1923, ore 0,45 (per. ore 4,50).

È mia impressione formata anche da accenno della stampa ufficiosa locale che questo Governo si stia adoperando per ottenere un interessamento a proprio favore da parte Londra e Parigi allo scopo di contenere od attenuare nostra azione. Questo Incaricato d'affari d'Inghilterra informato dal suo governo

che in seguito ai passi di V. E. questo si limiterebbe a provocare una nota di protesta della Conferenza degli Ambasciatori al Governo greco. In relazione a dò Incaricato di affari medesimo ha ricevuto istruzioni di assodare possibilmente se autori del massacro sono greci. Prevale qui tendenza ad insinuare che autori del misfatto sarebbero stati banditi albanesi. Giudichi V. E. se non sia n caso di attirare su ciò attenzione del governo Tirana. Ad ogni modo sarebbe opportuno che esso si adoperasse dal canto suo alla ricerca e cattura dei malfattori che potrebbero essere rifugiati sul territorio albanese.

(l) -MancR il numero di protocollo particolare. (2) -Pubblicato al n. 195.
205

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, VANNUTELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. u. 6481/2083. Parigi, 30 agosto 1923, ore 1,15 (per. ore 3).

Il secondo telegramma del capitano Limperani (l) trasmesso da Roma alla Agenzia Havas e da essa pubblicato stamane è giunto a questo Ministero affari esteri soltanto nel pomeriggio. Ho riportato impressione che Quai d'Orsay dissimuli disappunto per il fatto che prove del carattere politico del misfatto sono state riconosciute dallo stesso segretal'lio francese della Commissione confini Albania. Governo francese fa pubblicare dall'Agenzia Havas all'estero un comunicato che esprime profonda indignazione e commozione opinione pubblica e sfere ufficiali francesi per vile attentato contro rappresentante nazione amica ed alleata annunziando che condoglianze ufficiali sono state immediatamente presentate al R. Governo da Incaricato d'affari di Francia. Comunicato aggiunge che Conferenza Ambasciatori prenderà provvedimenti che si impongono. Esso riepiloga i precedenti della commissione confini Albania mettendo tendenziosamente in evidenza che compianto Generale Tellini e delegazione italiana avevano operato sopratutto nel settore di frontiera greca-albanese.

206

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, VANNUTELLI

T. UU. PRECEDENZA ASSOLUTA 2930. Roma, 30 agosto 1923, ore 2.

Suo telegramma n. 2077 (2).

Autorizzala approvare invio telegramma Poincaré quale Presidente con

ferenza Ambasciatori anche se non contenga accenno a riparazioni e sanzioni.

Adesione inglese risulta del resto dal seguente telegramma del R. Ambasciatore

a Londra che ho testè ricevuto: (riprodurre telegr. di collez. n. 6456 (3) fino alle

parole « di Curzon »).

albanesi.

Approvo pienamente linguaggio tenuto da Torretta a Tyrrel che risponde esattamente a punto di vista del R. Governo. È infatti necessario che risulti ben chiaro che nell'invocare solidarietà alleati e nel partecipare in seno alla Conferenza degli Ambasciatori a quelle deliberazioni che verranno prese in seguito all'eccidio di membri di una missione dalla stessa dipendente, R. Governo lo ha fatto in considerazione appunto della funzione interalleata che in linea subordinata rivestivano le vittime, ma che ev.identemente esso non ha con ciò in alcun modo inteso nè di rinunziare al diritto che gli compete in via principalissima nè comunque di sottrarsi all'assoluto dovere di agire anche direttamente per esigere le riparazioni dovutegli per la gravissima offesa arrecata alla intera nazione italiana nelle persone di ufficiali e militari i quali prima di ogni altra veste avevano quella di cittadini italiani.

Pregola pertanto mettere chiaramente in luce al Quai d'Orsay quanto ora esposto e di cui è naturale conseguenza la nostra richiesta di riparazioni e sanzioni presentata da Montagna al Governo di Atene della quale ho dato comunicazione all'E. V. ·col mio telegramma di Gabinetto n. 205 (1).

(l) Sic, ma deve trattarsi di errore per Liverani o, più probabilmente, per il capitano francese De Lamperim, segretario della commissione per la delimitazione dei confini greco

(2) -Pubblicato al n. 194. (3) -Pubblicato al n. 191.
207

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, VANNUTELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 6483/2084. Parigi, 30 agosto 1923, ore 2 (per. ore 3).

Incaricato d'Affari britannico accetta testo integrale progettate istruzioni a Ministro di Francia Atene per passo collettivo di cui al mio telegramma 2077 (2).

Prego telegvafarmi d'urgenza se posso aderire all'invio delle istruzioni.

208

IL MINISTRO AD ATENE, MONTAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. uu. 6501/241. Atene, 30 agosto 1923, ore 12,15 (per. ore 14).

Tutti i giornali locali pubblicano stamane dichiarazioni fatte ieri sera dal Presidente del Consiglio greco ai rappresentanti della stampa nei termini seguenti:

Nota consegnata dal Ministro Montagna ad Alexandris non ha carattere di ultimatum. Nota contiene varie domande alcune delle quali sono accettabili, alcune occorrerà siano modificate, altre infine sono assolutamente inacc,ettabili. Governo greco è disposto dacchè attentato venne commesso in territorio ellenico corr1spondere al Governo italiano tutte le soddisfazioni d'amor proprio compatibili con la sua dignità. Governo greco è altresi disposto ad accordare alle fami

glie delle vittime dell'attentato una indennità ragionevole. Non è ancora accertato che gli assassini della missione italiana erano greci, anzi, al ,contrario, si sospetta che delitto venne compiuto da una banda straniera. Più volte Governo greco aveva protestato presso la Legazione albanese contro le incursioni di bande albanesi in territorio greco. Risposta alla nota italiana sarà rimessa oggi stesso.

(l) -Pubblicato al n. 200. (2) -Pubblicato al n. 194.
209

IL CONSOLE A GINEVRA, ELES, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 6502/62. Ginevra, 30 agosto 1923, ore 12,50 (per. ore 15,30).

Da Attolico quanto segue: «Riservatissimo. In relazione all'ultimatum alla Grecia mi permetto pregare

R. Governo considerare quale attitudine converrebbe adottare in caso che Grecia od altro Stato si rivolgessero alla Società delle Nazioni in base all'articolo 15 ovvero 11 del Patto.

Prego anche necessarie istruzioni Alberti in merito alla questione del prestito greco sottoposto al comitato finanziario. Salandra arriva oggi» (l).

210

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, VANNUTELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 6508/2088. Parigi, 30 agosto 1923, ore 17,15 (per. ore 20,10).

In base a quanto mi viene riferito dalla sezione italiana al Comitato Militare Interalleato di Versailles ritengo opportuno informare su taluni precedenti immediati all'eccidio Janina. l) A senso istruzioni speciali per commissione delimitazione Albania delegati Potenze Alleate albanesi e greci avevano particolarmente compito assicurarsi facilitare rapporti fra membri, alleati e popolazione della regione dove commissione era costretta soggiornare. 2) Conforme citate istruzioni Generale Tellini avrebbe potuto rimanere su tutta la frontiera albanese dove non restava che da collocare pietre confini compito che è riservato ai presidenti delle commissioni di delimitazione. Sul tratto di frontiera albanesegreca fra Canale di Corfù e Monte Grammosi si trattava semplicemente di riconoscere sul terreno la delimitazione fatta nel 1913 e prevista dal protocollo Firenze. 3) Per atto cortesia verso colleghi Alleati e per accelerare lavori nell'interesse dei paesi interessati compianto Generale Tellini propose e conferenza approvò che Delegati francesi ed inglesi sorvegliassero posa pietra confine su frontiera albanese jugoslava già completamente delimitata sulla carta riservando per lui analogo lavoro sulla frontiera greca. 4) Durante tali lavori il luglio scorso Generale Tellini dovette ricorrere a Conferenza Ambasciatori per denunziare atteggiamento del commissario greco che rivendicava due villaggi situati in territorio albanese e che Tellini secondo giustizia rifiutò attribuire alla Grecia.

Seguito azione svolta, conferenza comunicò il 7 agosto al Governo greco dandone partecipazione telegrafica a Gen€rale Tellini che protocollo di Firenze non doveva essere rimesso in discussione e lo invitò dare istruzioni proprio rappresentant€ di cessare atti ostruzionismo ripetutamente fatti in commissione. 5) A seguito tale nota questa Legazione ellenica comunicò con nota in data 16 corrente diramata dalla conferenza 26 corrente protesta proprio governo contro operato generale Tellini che qualificava parziale e sistematicamente favorevole punto di vista albanese. Ignorando ancora eccidio Janina, nella giornata 28 corrente si stava operando presso Delegazioni Alleate per provocare immediata risposta della Conferenza che riaffermasse fiducia nella commissione e nel suo Presidente. 6) Commissione arrivata sul posto 7 marzo 1922 dopo seduta preliminare tenuta a Parigi e Firenz·e. Sospese lavori nella stagione invernale giorno 11 dicembre 1922 P fece ritorno sul posto 1° maggio 1923. 7) Trasmetto per raccomandata espresso documenti relativi fatti citati (1).

(l) Cfr. il telegramma di piena solidarietà che Salandra, non appena giunto a Ginevra, inviava a Mussolini, in A. SALANDRA, Memorie politiche (1916-1925), Milano 1951, p. 101.

211

IL MINISTRO AD ATENE, MONTAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. uu. 522/245. Atene, 30 agosto 1923, ore 21,30 (per. ore 22,35).

Mio telegramma 238 (2).

In questo momento ore 20 un funzionario di questo Ministero degli Affari Esteri ha rimesso alla Legazione risposta greca. Mentre mi riservo trasmettere particolari con successivo telegramma di stanotte informo Governo greco rigetta nostra richiesta di cui ai punti quattro, cinque e sei dichiarandoli contrari all'onore e alla sovranità dello Stato se non si modifica sostanzialmente domanda di cui al n. l dichiarandosi ess€re disposto fare presente il suo « rincrescimento» dal comandante della piazza di Atene. Sopprime interamente il punto 3 (cerimonia navale) e si dice pronto a fare rendere onori alla bandiera della R. Legazione da un distaccamento della guarnigione di Atene. Accetta integralmente solo i punti 2 e 7 e si dice disposto ad accordare per misure di equità una giusta indennità alle famiglie delle vittime. Dichiara infine che se Governo italiano non riconoscesse sufficienti sue controproposte Governo greco ricorrerà alla Società delle Nazioni.

212

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL VICE SEGRETARIO GENERALE DELLA SOCIETÀ DELLE NAZIONI, ATTOLICO

T. GAB.RR.U. 210. Roma, 30 agosto 1923, ore 23,30.

Suo telegramma n. 62 (3).

Pregola telegrafarmi d'urgenza .se, nell'ipotesi che Grecia non tenesse conto sufficiente nostre giuste richieste, la comunicazione che R. Governo facesse alla

Società delle Nazioni delle misure coercitive che esso fosse indotto a prendere potrebbe, ad avviso di V. S., essere considerata come un deferire da parte nostra questione alla stessa Società delle Nazioni. Beninteso V. S. si rivolgerà in mio nome per parere a S. E. Salandra.

(l) -Non pubblicati. (2) -Pubblicato al n. 203. (3) -Pubblicato al n. 209.
213

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, VANNUTELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 6523/2093. Parigi, 31 agosto 1923, ore 2,10 (per. ore 4,10).

Telegramma di V. E. 2930 (1).

Stasera arrivato telegramma diretto da Poincaré quale Presidente Conferenza Ambasciatori a Ministro di Francia a Atene per passo collettivo presso il Governo ellenico per richiesta di sanzioni e riparazioni. Avverto ad ogni buon fine V. E. Ambasciata Britannica in seguito notizia ultimatum italiano Assemblea costituente greca aveva ritirato stamane adesione data ieri a invio telegramma suddetto e che ha nuovamente aderito soltanto dietro insistenze del mantenimento del principio dell'intervento interalleato. Trasmetto alla Stefani testo autentico delle istruzioni impartite al Ministro di Francia ad Atene. Dette istruzioni sono del resto riassunte esattamente in un comunicato Havas diramato stasera essendo affrettato fare rettificare altro comunicato incompleto già per errore pubblicato pomeriggio da Ufficio Stampa del Ministero Affari Esteri.

214

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, VANNUTELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. 524/2094. Parigi, 31 agosto 1923, ore 2,35 (per. ore 4,10 del1 settembre).

Telegramma Gab. 205 (2). Ho comunicato stamane Peretti istruzioni di V. E. a Ministro Plenipotenziario Atene facendogli rilevare che riparazioni domandate da Governo italiano rap

presentano minimum richiesto da opinione pubblica. Peretti si è limitato a prenderne atto e a dirmi che ne avrebbe immediatamente dato comunicazione a Poincaré. Mi risulta che tra il Ministero Esteri e questa Ambasciata britannica

è stato oggi discusso ultimatum italiano e che Incaricato Affari britannico avrebbe manifestato sorpresa suo Governo per grave iniziativa presa da Italia senza previo concerto con Potenze alleate.

(l) -Pubblicato al n. 206. (2) -Pubblicato al n. 200.
215

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, VANNUTELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. 523/2090. Parigi, 31 agosto 1923, ore 2,35 (per. ore 4,30 del 1 settembre).

Ho dato stamane comunicazione a Peretti punto di vista italiano circa eccidio Janina nei termini precisi di cui al telegramma di V. E. n. 2930 (1). Peretti si è affrettato a prendere atto ma nel pomeriggio dopo aver conferito con Poincaré mi ha detto che Governo francese considera Governo italiano libero prendere isolatamente quelle misure che creda di fronte alla Grecia pur insistendo sempre nella tesi assunta fin da principio che Governo francese in casi analoghi avrebbe seguito esclusivamente procedura Conferenza Ambasciatori come esso già fece quando un ufficiale fu ucciso in Alta Slesia. Ho fatto osservare a Peretti che ricorso a Conferenza Ambasciatori è una facoltà spettante alle singole Potenze alleate mentre tutela diretta vita sudditi e militari nazionali in ogni circostanza è dovere di ogni Governo. Punto di vista di V. E. comincia essere intuito da questa stampa nonostante influenza del Ministro Affari Esteri che tende a capovolgerlo anteponendo autorità interalleata Conferenza Ambasciatori alla diretta e singola azione nazionale italiana. Mi sto adoperando opportunamente per quanto è possibile perchè punto di vista suddetto sia chiarito presso i più influenti giornali francesi.

216

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, A VITTORIO EMANUELE III, A RACCONIGI

T. GAB. 211. Roma, 31 agosto 1923, ore 3.

A seguito delle mie precedenti comunicazioni circa il massacro della missione del generale Tellini ho l'onore di comunicare a V. M. seguente telegramma del R. Ministro ad Atene: «In questo momento ecc. ecc. (come nel telegramma

n. 245 da Atene (2)).

In seguito a tale risposta che equivale in sostanza al rigetto delle richieste italiane ho disposto per la partenza di adeguate forze navali e per l'occupazione a carattere pacifico e temporaneo dell'isola di Corfù mediante lo sbarco di un contingente di truppe limitato per ora a 1000 uomini.

Ho inviato inoltre a tutte le RR. Rappresentanze all'estero il seguente tele

gramma (3):

« Alle giuste domande formulate dall'Italia in seguito al barbaro eccidio della Delegazione Militarè Italiana compiuto in territorio greco, il Governo elle·nico ha risposto in termini che equivalgono in sostanza al rigetto completo delle stesse.

«Tale ingiustificato atteggiamento pone l'Italia nella necessità di richiamare

il Governo ellenico al sentimento delle sue responsabilità.

« Sono stati pertanto impartiti gli ordini per lo sbarco nell'isola di Corfù

di un contingente di truppe italiane.

« Con questa misura di carattere temporaneo l'Italia non intende compiere

un atto di guerra ma soltanto tutelare il proprio prestigio e manifestare la sua

inflessibile volontà di conseguire le riparazioni dovutele in conformità delle

consuetudini e del diritto delle genti (1).

« Il Governo italiano si augura che la Grecia non compia alcun atto che

possa modificare la natura pacifica del provvedimento.

«Quanto sopra non esclude le sanzioni che la Conferenza degli Ambascia

tori sarà per prendere pel fatto che la Delegazione italiana assassinata faceva

parte della Missione per la delimitazione delle frontiere albanesi che, presieduta

dal compianto Generale Tellini, era mandataria della Conferenza stessa».

(l) -Pubblicato al n. 206. (2) -Pubblicato al n. 211. (3) -In realtà il telegramma, n. 2945, fu trasmesso qualche ora più tardi, alle 6,30.
217

IL MINISTRO AD ATENE, MONTAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. uu. 519/246. Atene, 31 agosto 1923, ore 3 (per. ore 6,30).

Mio telegramma n. 245 (2).

Alla nota verbale da me personalmente rimessagli ieri sera alle ore 20

questo Ministro degli Affari Esteri ha risposto con nota verbale che ha inviato

alla Legazione con un funzionario subordinato che ho fatto ricevere da Costa

San Severino. Data importanza ed intonazione del documento ne riproduco qui

appresso testo integrale tradotto:

« Ministero degli Affari Esteri onorasi segnare ricevuta della nota verbale

della Legazione d'Italia in data del 29 agosto. Governo greco tiene ad esprimere

nuovamente a Governo italiano il suo vivo rincrescimento per l'odioso assassinio

(ll Prima di iniziare l'azione contro Corfù, l'ammiraglio Solari, comandante della squadranavale, inviò le seguenti due notificazioni, la prima al governatore dell'isola, la seconda

ai consoli delle potenze estere ivi residenti: « D'ordine del Governo di S. M. il Re d'Italia procederò all'occupazione pacifica dell'isola di Corfù.

Il capitano di vascello comm. Antonio Foschini, Capo di Stato Maggiore dell'Armata Navale Italiana, latore della presente intimazione farà conoscere le condizioni e modalità di tale occupazione.

Se da parte di V. S. o di qualsiasi altra autorità civile o militare saranno opposte difficoltà od ostacoli procederò all'occupazione con la forza e terrò V. S. direttamente responsabile

di ogni conseguenza.

L'occupazione sarà iniziata due ore dopo la consegna della presente, e, se spirato tale limite di tempo il mio rappresentante non avrà fatto ritorno a bordo ovvero le richieste da lui formulate non saranno state integralmente accolte inizierò azioni con i mezzi e le

forze di cui dispongo. La dilazione di due ore è concessa principalmente per dar tempo ai sudditi di potenze estere di radunarsi nei propri consolati, o dove ritenuto più conveniente, ben lontano però

da ogni edificio od opera militare ».

« Il Governo di S. M. il Re d'Italia mi ha ordinato di procedere all'occupazione pacificadi Corfù come pegno, per ottenere tutte le soddisfazioni richieste in seguito all'eccidio dei membri italiani della missione militare incaricata della delimitazione del confine greco

albanese. Se il Governatore di Corfù opporrà resistenza dovrò procedere all'occupazione con la forza. Ciò avverrebbe fra trenta minuti [una prima versione della minuta diceva: • due ore »l -tempo concesso per dare la possibilità ai sudditi di potenze estere di riunirsi nei rispettivi consolati, o in altra località opportuna, ben lontano però da ogni edificio od opera militare, sotto la protezione della Bandiera nazionale -che pregherei fare alzare in posizione

ben visibile dal mare •.

dei membri della Commissione italiana su territorio greco. Tale rincrescimento è unanimemente diviso dal popolo greco che dal primo momento e con la maggiore indignazione ha appreso il delitto. Come è accertato, assassinio dei membri Commissione italiana ebbe luogo al 54° chilometro della via carrozzabile JaninaArgirocastro a distanza di meno di un'ora dalla frontiera albanese ad una svoltata ove comincia fitta foresta. Appena notizia del delitto pervenne alle autorità, queste ordinarono a diversi distaccamenti militari inseguire colpevoli ed il Governatore generale Epiro col Procuratore del Re ed il Giudice Istruttore si recarono sul luogo. Inoltre capo della gendarmeria ed alcuni ufficiali superiori e della giustizia militare sono partiti da Atene a bordo di una nave da guerra allo scopo di seguire sforzi dell'istruttore e di fare rintracciare colpevoli il più attivamente possibile. Istruttoria iniziata già da ieri continua senza interruzione, ma fino ad ora essa 'non ha potuto assodare nè la nazionalità nè i moventi del delitto. Governo greco non può che protestare contro affermazione tendente a renderlo responsabile di una offesa all'Italia. Non si potrebbe infatti seriamente asserire che una simile offesa abbia potuto essere fatta, sia intenzionalmente che per negligenza, dal Governo greco; il quale non avrebbe motivo d'animosità, contro la Commissione italiana che eseguiva alla frontiera del paese un compito pacifico ed onorevole.

Se Governo greco avesse avuto a formulare lagnanze circa fissazione della linea frontiera essa non poteva concernere generale Tellini il quale non faceva che procedere alla demarcazione della linea già stabilita a Firenze. È vero che dei disaccordi, dovuti ad errata interpretazione, erano sorti nella Commissione da lui presieduta, ma essi non riguardavano che i punti secondari relativamente ai quali Governo greco si era rivolto alla Conferenza degli Ambasciatori pur conformandosi, per spirito di conciliazione, alle decisioni del Generale.

È opinione del Governo greco che il Generale non è mai venuto meno al suo dovere di onesto soldato e di arbitro di buona fede. Nè d'altra parte è H caso di accusare di negligenza Governo ellenico in merito alla sicurezza della Missione, considerato che a tale scopo esso aveva messo a disposizione della Commissione uno speciale distaccamento di soldati.

Interessa far notare inoltre che data presenza presso frontiera di bande di briganti albanesi sulle quali Ministro degli Affari Esteri aveva già richiamato attenzione del Governo albanese con due note verbali, le Autorità locali elleniche avevano destinato varie pattuglie. Del resto non furono mai segnalati timori e sospetti circa sicurezza della vita del Generale Tellini o di altri membri della Missione Italiana nè fu mai rivolto alcun appello in proposito al Governo greco. Per conseguenza Governo greco considera ingiusta l'affermazione del Governo italiano del contenuto nella sua nota verbale secondo cui Governo greco si è reso responsabile di una grave offesa all'Italia ed è quindi nella impossibilità di accettare le domande formulate ai numeri 4 (quattro) 5 (cinque) e 6 (sei) della nota verbale le quali intaccano onore e sovranità dello Stato. Tuttavia Governo greco considerato che l'odioso attentato è stato commesso su territorio greco e contro sudditi di una grande Potenza amica, incaricata di una missione internazionale dichiara accettare:

l) Che il Governo greco esprima il suo rincrescimento al Governo ita

liano nella forma più ampia ed ufficiale.

14 -Documenti diplomatici • Serie VII · Vol. II

A tale fine Ministro d'Italia riceverà la visita del comandante della piazza di Atene (un colonnello). 2) Governo greco farà celebrare cerimonia funebre in onore delle vittime nella chiesa di Atene a cui assisteranno tutti i membri del Governo.

3) Nello stesso giorno resi gli onori alla Bandiera italiana nel modo seguente: un distaccamento della guarnigione di Atene si recherà alla Legazione d'Italia e saluterà la Bandiera rendendo gli onori regolamentari.

4) Onori militari saranno resi alle vittime a Prevesa al momento del trasporto salme a bordo di una nave italiana. Governo greco dichiara inoltre essere disposto accordare per misura di equità, una giusta indennità alle famiglie delle vittime e che esso accetta volentieri il concorso del colonnello Perrone allo scopo facilitare istruttoria ,con utile informazione per la scoperta dei colpevoli. Governo greco spera che il Governo italiano vorrà riconos,cere il buon fondamento del punto di vista di cui sopra, il suo spirito di conciliazione ed il suo vivo desiderio di soddisfare Governo italiano nel modo più giusto.

Se ciò nonostante contrariamente a ogni attesa Gove:r;no italiano non volesse riconoscere come sufficiente la soddisfazione offerta, Governo greco ha l'onore di dichiarare alla Legazione d'Italia che basandosi sulle disposizioni del patto della Società delle Nazioni esso si rivolgerà a quest'ultima impegnandosi di conformarsi alle decisioni che essa adotterà». (Fine della nota verbale). Governo e circoli dirigenti sembrano ostentare marcata indifferenza la quale farebbe ritenere che essi o non si rendono malgrado i miei moniti perfettamente conto della gravità della situazione o confidano sull'appoggio di altri.

(2) Pubblicato al n. 211.

218

IL MINISTRO AD ATENE, MONTAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. U. 520/247. Atene, 31 agosto 1923, ore 3 (per. ore 6,30).

Mio telegramma 246 (1).

Ho fondata impressione che questo Ministro jugoslavo stia spingendo Governo greco alla resistenza. D'altra parte in conversazione odierna con me egli si è lasciato sfuggire frasi sintomatiche che non ho mancato di ribattere con energia come quella che Italia con alcune delle sue richieste ledenti sovranità Grecia avrà contro di essa opinione di tutti e che nostra attuale azione verso la Grecia è paragonabile all'ultimatum austro-ungarico alla Serbia che provocò guerra mondiale. Noti che quest'ultimo concetto è stato riprodotto da alcuni

giornali locali.

(l) Pubblicato al n. precedente.

219

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL MINISTRO A DURAZZO, DURAZZO

T. 2946. Roma, 31 agosto 1923, ore 6,30.

Il R. Ministro ad Atene telegrafa quanto segue:

« Prevale qui tendenza ad insinuare che autori del misfatto sarebbero stati banditi albanesi. Giudichi V. E. se non sia il caso di attirare su ciò ..... » (cont. fino alla fine del teleg. da Atene di collez. n. 239 (1)).

V. S. voglia tener ciò presente come norma di linguaggio con codesto Governo.

220

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, VANNUTELLI

T. 2947. Roma, 31 agosto 1923, ore 12,30.

Suo telegramma n. 2080 (2). È opportuno V. S. approfitti nel modo più conveniente e sollecito spontanea offerta fattale da codesto Incaricato d'Affari d'Albania.

221

IL DELEGATO ALLA SOCIETÀ DELLE NAZIONI, SALANDRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. 525 (3). Ginevra, 31 agosto 1923, ore 16,20 (per. ore 18,30).

Attolico mi ha informato telegramma di Gabinetto n. 210 (4).

Stavamo per rispondere quando è giunto telegramma di V. E. n. 2945 (5). In seguito misure prese R. Governo riteniamo inevitabile che la questione sia portata Società delle Nazioni tanto più che sono in corso Sessioni Consiglio ed Assemblea e che così Grecia come qualunque altro delegato hanno il diritto di farne domanda. Per tale considerazione e per evitare che l'Italia sia citata innanzi alla Lega delle Nazioni come convenuta mi sembra preferibile che

R. Governo in omaggio articolo 15 del patto, prenda iniziativa comunicazione al Consiglio che è preferibile ad Assemblea, dove possono intervenire oratori qualunque Stato. Ma conviene ricordare che il Consiglio investendo questione non potrà evitare intervento rappresentanti Grecia. Se R. Governo ritiene opportuna comunicazione Società delle Nazioni, sarebbe nostra opinione compierla al più presto possibile, insistendo in modo particolare sull'esclusione di qualunque carattere atto di guerra da parte del Governo italiano. Prego di comu

nicarmi urgenza le risoluzioni ulteriori, anche perchè questione greca ha assorbito generale attenzione dei delegati e giornalisti qui presenti. Come avevo prevenuto oggi non sono intervenuto Consiglio motivando indisposizione, ma dovrò certamente intervenire domani.

(l) -Pubblicato al n. 204. (2) -Tel n. 6482/2080, trasmesso alle ore 22 del giorno 29 e pervenuto alle 0,35 del 30, non pubblicato, relativo all'offerta fatta dall'incaricato d'affari albanese a Parigi al Vannutelli di favorire i dati comprovanti il carattere politico dell'eccidio della missione Tellini. (3) -Manca il numero di protocollo particolare, come nei successivi telegrammi spediti da Salandra fino al 3 settembre. (4) -Pubblicato al n. 212. (5) -Cfr. la nota 3 a pag. 143.
222

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, VANNUTELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. PRECEDENZA ASSOLUTA 6548/2103. Parigi, 31 agosto 1923, ore 19,12 (per. ore 21,30).

Commissario Sabatini da fiduciario ha avuto la notizia che persona che qui è considerata agente segreto inglese avrebbe dichiarato che l'Inghilterra sta apprestando a Malta squadra Mediterraneo che pare dovrebbe essere impiegata per limitare azione italiana verso Grecia.

Non ho modo di controllare notizia. La comunico per ogni evenienza.

223

IL MINISTRO AD ATENE, MONTAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. uu. 6550/250. Atene, 31 agosto 1923, ore 21 (per. ore 0,30 del1 settembre).

Telegramma di V. E. n. 2945 (1).

Oggi a ore 17 sono andato in persona a rimettere a questo Ministro degli Affari Esteri nota verbale negli esatti termini dettati da V. E. Il Ministro visibilmente impressionato mi ha chiesto se azione era già compiuta. Gli ho risposto in forma corretta ma secca che non avevo nulla da aggiungere a quanto comunicato per iscritto. Allora egli ha tentato impegnare inopportuna discussione. Ho tagliato corto dichiarandogli che io sono fedele esecutore di ordini del R. Governo, nè potevo consentire che se ne facesse critic,a. Ho aggiunto che mi ero recato io stesso a consegnargli nota per atto di cortesia.

224

IL MINISTRO AD ATENE, MONTAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 6551/251. Atene, 31 agosto 1923, ore 21 (per. ore 23,20).

Mio telegramma n. 250 (2).

Poco dopo la mia visita al Ministro degli Affari Esteri, questo Incaricato d'Affari di Francia a seguito specifiche istruzioni telegrafiche ricevute da Poincaré a nome della Conferenza degli Ambasciatori ha rimesso ad Alexandris previo accordo con me ed Incaricato d'Affari d'Inghilterra nota collettiva alleati contenente:

l) energica protesta contro attentato odioso e senza precedenti;

2) domanda di una immediata inchiesta; 3) riserva di presentare domanda di sanzioni e riparazioni che fossero necessarie. Questo passo dovrebbe contribuire a fare comprendere alla Grecia che essa si trova di fronte ad una solidarietà morale verso Italia.

(l) -Cfr. la nota 3 a pag. 143. (2) -Pubblicato al n. precedente.
225

L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 6575/754. Londra, 31 agosto 1923, ore 22,50 (per. o re 7,20 del l settembre). Telegramma di V. E. n. 2495 (1).

Ho rimesso personalmente a Tyrrel nota redatta nei precisi termini telegrafatimi da V. E. dandogliene anche lettura. Tyrrel ha ascoltato attentamente e si è limitato a rispondermi che avrebbe trasmesso mia comunicazione a Curzon tuttora in Francia. Nella conversazione di carattere assolutamente personale e privato che seguì, Tyrrel mi ha chiesto come io pensavo che il R. Governo credesse poter conciliare l'azione intrapresa con i suoi obblighi rispetto patto Società Nazioni. Ho risposto evasivamente.

Segnalo però quanto precede a V. E. perchè com'è noto qui la Società delle Nazioni ha grandi fautori nell'opinione pubblica e nella stampa. Lord Cecil, membro del Governo e delegato inglese a Ginevra, ne è sostenitore fanatico. Egli spiega costantemente una notevole attività in favore del prestigio e del rafforzamento della Società delle Nazioni. Non è quindi impossibile qualche mossa da parte sua nella prossima riunione dell'Assembla della Società delle Nazioni, mossa che può essergli facilitata da un appello greco e che troverebbe consenziente opinione pubblica e stampa. A tale proposito ad ogni buon fine mi permetto ricordare il precedente della guerra greco turca. Malgrado che Grecia facesse parte del Consiglio Società delle Nazioni e avesse gli stessi. obblighi che oggi potrebbero essere a noi ricordati, Società Nazioni non si occupò mai della Grecia e della Turchia fra loro in lotta durata per così lungo tempo.

226

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, VANNUTELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 6563/2109. Parigi, l settembre 1923, ore 0,30 (per. ore 4,05).

Mio telegramma 2090 (2).

Come V. E. rileverà dal mio bollettino stampa odierno (3) questa opinione pubblica ad eccezione di alcuni minori organi è ispirata a intonazione moderata e sovente simpatizzante per atteggiamento R. Governo. Articolo fondo Temps

rispecchiando pensiero Quai d'Orsay è generalmente interpretato come sintomo che la Francia mira profittare occasione per distaccare interamente Italia dall'Inghilterra e ottenere poi completo appoggio nella soluzione problema centrale delle riparazioni. Da più parti mi viene riferito che questo Incaricato d'Affari Inghilterra sta facendo attivissima propaganda contro azione italiana presso stampa francese e corrispondenti giornali stranieri.

(l) -Cfr. la nota 3 a pag. 143. (2) -Pubblicato al n. 215. (3) -Non pubblicato.
227

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL DELEGATO ALLA SOCIETÀ DELLE NAZIONI, SALANDRA

T. GAB. 212. Roma, 1 settembre 1923, ore 0,45.

Telegramma di V. E. in data 31 agosto (1).

Non ritengo opportuno fare per ora alcuna comunicazione al Consiglio della Società delle Nazioni. Nel caso che la Grecia investisse della questione la Società delle Nazioni V. E. vorrà sulla base del mio telegramma

n. 2945 (2) e con quegli accorgimenti che Ella giudicherà opportuni, dare speciale rilievo al fatto della esclusione di qualunque carattere di atto di guerra da parte del Governo Italiano, ed inoltre al concetto accennato nell'ultimo periodo dello stesso mio telegramma circa parte che conferenza degli ambasciatori ha già preso e dovrà ancora prendere nella determinazione delle sanzioni che il gravissimo incidente comporta, a causa della qualità di mandatari della conferenza stessa che le vittime rivestivano. Tali rilievi hanno lo scopo di ottenere al momento opportuno: a) in primo luogo che venga esclusa la competenza del Consiglio non essendosi verificata alcuna delle ipotesi prevedute dal patto della Società delle Nazioni; b) subordinatamente di escludere la competenza del Consiglio stesso pur rinviandosi la questione alla Conferenza degli Ambasciatori; c) in linea anche più subordinata di far sospendere ogni decisione da parte del Consiglio della Società delle Nazioni fino a quando la Conferenza degli Ambasciatori non abbia dato le sue definitive determinazioni in proposito.

Confido nell'autorevole azione personale di V. E. per raggiungere gli scopi accennati (3).

228

IL DELEGATO ALLA SOCIETÀ DELLE NAZIONI, SALANDRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. R. 6562. Ginevra, 1 settembre 1923, ore 2 (per. ore 3,15).

Elemento greco locale assicura Grecia deferirà questione Lega Nazioni. Tali notizie mi inducono insistere perchè R. Governo consideri convenienza agire per i primi. Se V. E. mi autorizzasse comunicazione potrebbe essere fatta come informazione dell'operato Italia redatto in conformità telegramma di

v. E. 2945 (2).

(l) -Pubblicato al n. 221. (2) -Cfr. la nota 3 a pag. 143. (3) -Il telegramma fu trasmesso anche a Parigi e Londra.
229

IL MINISTRO AD ATENE, MONTAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 6565/252. Atene, 1 settembre 1923, ore 3 (per. ore 8). Mio telegramma 251 (1). Questo Incaricato d'Affari francese è testè venuto riferirmi che Ministro Affari Esteri !}l'eco, dopo averla letta, ha preso atto nota verbale rimessagli in nome Conferenza degli Ambasciatori e gli ha detto che Governo greco già sta compiendo inchiesta e che esso si sottoporrà alle eventuali domande sanzioni è riparazioni della Conferenza. Ha procurato scagionare responsabilità Governo greco nel massacro affermando: l) che Generale Tellini non aveva mai voluto accettare scorta militare offertagli; 2) che esso Governo essendo informato della presenza di bande albanesi in territorio greco aveva sovente protestato presso Legazione albanese e provveduto a fare perlustrare regione da distaccamenti militari; 3) che attentato è stato commesso da albanesi o da greci epiroti di villaggi assegnati all'Albania. Il ministro ha poscia informato Incaricato d'Affari di Francia del mio passo. Ha qualificato sbarco a Corfù di atto bellico. Al che il suo interlocutore avrebbe ribattuto trattarsi invece di atto coercitivo che non

ha nulla a che vedere colla guerra. Il Ministro infine gli ha dichiarato che anche di fronte a ciò Governo è deciso appellarsi alla Società delle Nazioni.

230

IL MINISTRO AD ATENE, MONTAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 6566/254. Atene, 1 settembre 1923, ore 3 (per. ore 8).

Stamane ho fatto richiamare verbalmente da Costa attenzione Ministro Affari Esteri su campagna stampa eccitante all'odio e su dolosa eccitazione opinione pubblica locale contro mia persona che si accusa essere principale responsabile dell'atteggiamento ostile Italia contro Grecia.

231

IL MINISTRO AD ATENE, MONTAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 6568/255. Atene, 1 settembre 1923, o1·e 3 (per. ore 8).

Questo Ministero Affari Esteri mi ha diretto una nota verbale colla quale fa presente pretesa profonda impressione prodotta sul Governo greco dalle notizie giuntegli circa manifestazioni violente che avrebbero luogo in Italia contro

Consolati, Chiese ortodosse e proprietà di privati cittadini ellenici, e circa atteggiamento stampa italiana, che tendendo a rendere direttamente responsabile il Governo Ellenico del delitto commesso, aumenta l'effervescenza dell'opinione pubblica italiana e crea un'atmosfera di nervosismo. Aggiunge inoltre che in presenza di tale situazione e sotto le riserve che il caso comporta, attira attenzione di questa Legazione pregandola intervenire presso il Governo italiano perchè siano adottate le misure necessarie per porre fine agli incresciosi incidenti. Salvo ordini in contrario di V. E. sarei d'avviso di non tener alcun conto della nota presentatami.

(l) Pubblicato al n. 224.

232

IL MINISTRO AD ATENE, MONTAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 6569/256. Atene, l settembre 1923, ore 3 (per. ore 8). Governo greco ha dato stamane pubblicità integrale alle domande riparazioni da noi formulate ed alla nota di risposta consegnata nelle 24 ore a questa Legazione. Ciò è stato fatto al precipuo scopo di dare lo spunto alla stampa per le esercitazioni di critico risentimento ed appello alla dignità nazionale. Giornali deprecano umiliazione che vorrebbe infiiggersi alla Grecia mediante sanzioni ritenute incompatibili con la sovranità dello Stato ed in malafede fanno confronto con ultimatum austro-ungarico. Dopo aver incoscientemente tentato di ignorarlo per troppo tempo si mette ora in rilievo la forza dell'Italia Grande Potenza per chiamare ingiusta sopraffazione verso un piccolo e debole paese le riparazioni da noi domandate, si stigmatizza in modo speciale carattere di penalità dato alla richiesta d'indennizzo. Governo rivoluzionario ispiratore di tale campagna tenta scagionarsi ed apparire vittima per provocare interessamento estero alla sua grave situazione e intanto solleva sentimento nazionale per salvarsi all'interno. Sua posizione infatti già critica si va internamente aggravando ed avversari non mancano di profittare. II paese per ora è calmo. Sfere ufficiali ed ufficiose non desistono però da quell'avvelenamento sistematico dell'opinione pubblica ·Che aveva procurato disprezzo al nostro nome da parte di questa non

cattiva popolazione e di cui l'esecrato misfatto attuale sta a rappresentare sintesi della situazione greca, il triste epilogo.

233

IL MINISTRO AD ATENE, MONTAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 6564/257. Atene, l settembre 1923, ore 3 (per. ore 8). Mio telegramma 256 (1). Allo scopo evidente di eccitare opinione pubblica sono state propalate e

stampate nel pomeriggio di oggi notizie ufficiose sensazionali circa nostra occupazione di Corfù. Si parla di bombardamento della città con conseguente incen

dio di caserme e uccisioni di donne e bambini. Giudichi V. E. se non sarà opportuno che io sia tenuto al corrente dello svolgersi degli avvenimenti in modo essere in grado di controbattere opportunamente astiose manovre greche.

(l) Pubblicato al n. precedente.

234

IL CAPO DELL'UFFICIO STAMPA DEL MINISTERO DEGLI ESTERI, GIANNINI, AI RAPPRESENTANTI DIPLOMATICI ALL'ESTERO

T. 2963. Roma, l settembre 1923, ore 11,30.

Squadra italiana presentatasi davanti Corfù intimata resa città scaduto termine stabilito non essendo stata issata bandiera bianca come richiesto, e malgrado fossero stati tirati a conferma del perentorio invito alcuni colpi a salve, fu necessario farli seguire da pochi tiri di piccolo calibro diretti sul forte (1). Avendo allora Semaforo castello innalzato bandiera bianca iniziato sbarco proceduto ordinatissimo a sud e nord città effettuando occupazione forte. Alle ore 18 del 31 agosto la bandiera italiana veniva issata forte Semaforo. Gendarmeria greca ha chiesto continuare prestare servizio, consoli esteri recatisi a bordo nave ammiraglia popolazione pochissimo allarmata ha ripreso subito circolare Prefetto e Sindaco città ha preso accordi con Governatore italiano ordine pubblico perfetto.

Prego comunicare uffici dipendenti.

La versione greca diceva : c Il giorno 31 agosto alle ore 15 un ufficiale della Marina italiana si presentò al Prefetto

di Corfù al quale, nel consegnargli un plico, notificò che le forze italiane avrebbero alle

resistenza sarebbero state tenute responsabili le autorità locali.

Il prefetto, chiamate le altre autorità dell'isola ed il Console italiano, il quale tradusse

il contenuto dell'ordine, richiese all'ufficiale italiano un certo tempo per richiedere istruzioni

al proprio governo, al che l'ufficiale rispose non solo, di non poter concedere alcuna dilazione,

ma di proibire altresì qualsiasi corrispondenza telegrafica.

D'accordo con le varie autorità, il Prefetto di Corfù richiese nuovamente all'ufficiale

italiano di concedergli il tempo necessario per corrispondere sulla questione col proprio

governo, significando che qualora ciò non gli fosse stato concesso, non avrebbe consegnato

la città, ma non si sarebbe però opposto con la forza alla occupazione della medesima.

L'ufficiale italiano a tale nuova richiesta rispose che se alle 17 non fosse stata innalzata la bandiera bianca, le truppe avrebbero iniziato le operazioni di sbarco, ed allora il prefetto

mentre confermava che nessuna resistenza sarebbe stata eseguita, fece presente all'ufficiale

che nelle vicinanze della polveriera vecchia vi era un ospedale con ammalati e che nella

fortezza stessa oltre la scuola di polizia, si trovavano 6 o 7000 profughi e 350 orfani sotto

la protezione inglese.

Tornato a bordo l'ufficiale italiano, la squadra, non essendo stata innalzata la bandiera

della resa, iniziò il fuoco colpendo con vari proiettili la città, specie il sobborgo di S. Rocco.

Fu allora che per evitare un inutile spargimento di sangue, il prefetto ordinò di innalzare

la bandiera bianca ed il bombardamento cessò. Come era stato assicurato, nessun colpo di

fucile venne sparato da elementi greci sia durante il bombardamento, sia durante lo sbarco

delle truppe italiane •. La versione italiana diceva :

• Letto ed esaminato il documento rimessomi dalla E. V., che riferisce la versione greca

dell'occupazione di Corfù, debbo dichiarare in merito al suo contenuto che:

l) Effettivamente alle ore 15 (corrispondenti alle 14h dell'Europa Centrale) conse

gnai l'att~ di intimazione al Prefetto di Corfù e gli notificai con l'orologio alla mano, che,

non mezzora dopo (come detto nel documento), ma due ore dopo le truppe sarebbero

sbarcate. Ciò risulta chiaramente dal documento consegnato nelle mani del Prefetto stesso· ~) Il P~eft;tto .~i <:hiese di mettersi in relazione col suo governo, ma io glielo proibiÌ

per ovvre ragrom mrlltarr;

3) Verso le 16h (ora greca), cioè dopo che il Comandante militare aveva riaffermato

i suoi propositi di resistenza, il Prefetto mi chiese una dilazione di due ore. Io gli risposi

che le due ore già decorrevano dall'istante dell'intimazione e gli spiegai che l'ulteriore

proroga non poteva essere concessa perchè l'occupazione doveva essere ultimata prima

di sera;

(l) Sulla questione, cfr. la versione greca e quella italiana diretta da Foschini a Solari.

15 30 occupato l'isola e che delle conseguenze che avrebbero potuto derivare da un'eventuale

235

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, A VITTORIO EMANUELE III, A RACCONIGI

T. 2962. Roma, 1 settembre 1923.

Ammiraglio Thaon di Revel mi trasmette seguente telegramma inviato dall'Ammiraglio Solari da Corfù:

« Sbarco iniziato ore 16 effettuato senza difficoltà. Alle ore 18 bandiera italiana è stata innalzata sulla «Fortezza Vecchia» salutata da tutte le navi presenti con salve di 21 colpi e saluto alla voce degli equipaggi. Procede ordinatamente occupazione città e isola».

236

IL CONSOLE A GINEVRA, ELES, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 6590/64. Ginevra, 1 settembre 1923, ore 13,10 (per. ore 17,50 deL 2).

Da Attolico. Stamane Politis presentò formalmente al Segretario Generale ricorso Grecia Società delle Nazioni basato art. 12, 15 patto.

Elemento più grande interesse ricorso è che avendo Grecia nel rispondere Italia avvertito intenzione sua appellarsi Società Nazioni Italia con sua azione si sarebbe messa fuori legge.

Ricorso sarà pubblicato ore pomeridiane.

237

IL DELEGATO ALLA SOCIETÀ DELLE NAZIONI, SALANDRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 6591. Ginevra, 1 settembre 1923, ore 13,55 (per. ore 17,50).

Ricorso greco con relativi documenti sarà sottoposto esame Consiglio seduta pomeridiana che su mia domanda sarà in principio privata. Decisioni ulteriori

4) Il Prefetto non mi diede mai l'assicurazione che non vi sarebbe stata resistenza. Nè poteva darla di fronte al proposito contrario ripetutamente manifestato dal Comandante militare. [Era stato affermato che il Comandante militare era venuto dopo un'ora e mezza di discussione. (Annotazione anonima del doc.)]. Anzi il Prefetto si mostrò dolente di tale proposito ed attribui, nella conversazione avuta dopo il suo arresto con me e con altri ufficiali, al Comandante predetto la responsabilità e la colpa dell'incidente sanguinoso

prodottosi durante il tiro;

5) Il Prefetto accennò vagamente al fatto che profughi greci fossero sparsi per ognidove nella città, ricoverati in parte nei vari edifici pubblici, in caserme, ecc.; però mai specificò che ve ne fossero nella caserma sede degli uffici del Comando e nella qualealloggiavano le truppe greche, nonchè nell'altra sede della scuola di gendarmeria, ossia nei due caseggiati che costituivano obbiettivi esclusivamente militari;

6) Il tiro fu rivolto contro i due caseggiati predetti e contro qualche bastione dei forti a scopo di intimidazione ed in modo che poteva ritenersi inoffensivo per la popolazionecivile. Infatti logicamente si credette che la caserma del presidio non fosse abitata da profughi e nessuno ad ogni modo avrebbe potuto immaginare che questi vi permanessero durante il tiro, mentre, preavvertiti della imminente azione militare (direttamente od anche per telefono dalla Prefettura) avrebbero trovato comodo e sicuro rifugio in un grottone a

pochi passi dalla caserma stessa; .. 7). Ignoro se effett~vamente l~. ba!J-diera. b.i~~:nca sia stata alzata per ordine del Prefetto (sentu d1re che un fanahsta fece c1o dl sua 1mzmtiva) certo sta il fatto che il Prefetto mi disse che l'atto in questione dipendeva dal Comandante militare aggiungendo che era spiacente che questi non .si ~ostrasse disposto a. farlo ritenendo suo dovere quello di opporsi

allo sbarco delle forze 1tahane. Del resto se il Prefetto ha realmente ordinato di alzare

b~ndiera b.ianca non si comprenderebbe perchè (dato il suo intendimento di. evitare spar

f~~~~o~~ .~angue) non abbia ordinato di far ciò subito dopo i tre colpi a salve di

dipendendo prevalentemente da atteggiamento delegati francesi ed inglesi, importa che essi, e sopratutto quello inglese che in seduta mattutina manifestò incerta attitudine persino facendo difficoltà seduta privata, ricevano da loro Governi istruzioni di assecondare nel possibile nostra linea di azione.

238

VITTORIO EMANUELE III AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. s. n. Racconigi, 1 settembre 1923, ore 16,50 (per. ore 17,40).

Il 4 corrente cade il genetliaco della Regina Olga di Grecia nonna del Re alla quale ho consuetudine di telegrafare le felicitazioni d'occasione. Le sarò molto grato di farmi conoscere con cortese sollecitudine se Ella non vede inconvenienti nelle circostanze attuali, che io invii il telegramma d'uso.

239

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA

T. PRECEDENZA ASSOLUTA 2970. Roma, 1 settembre 1923, ore 19,40.

Presunto atteggiamento Governo inglese e soprattutto inconcepibile campagna stampa inglese cominciano a sollevare viva indignazione opinione pubblica italiana. Ad evitare che tutto ciò possa più o meno durevolmente alterare relazioni amichevoli fra due popoli, voglia fare opportuna démarche presso Foreign Office (1).

240

L'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, SUMMONTE, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 6608/327. Belgrado, 1 settembre 1923, ore 20,20 (per. ore 0,50 del 2).

Tutti i giornali ed agenzia ufficiosa Avala riportano un telegramma da Atene secondo cui bombardamento della flotta italiana avrebbe fatto Corfù molte vittime incendio scuole.

Stampa in genere prende difesa Grecia affermando che a Londra e Parigi azione Governo italiano è severamente giudicata. Ho attirato seriamente attenzione di questo Governo su linguaggio stampa chiedendo intervento (specialmente per ciò che riguarda pubblicazione Agenzie ufficiose) e divieto propalazioni notizie tendenziose.

(l) Cfr. anche quanto il Thaon di Revel telegrafava il giorno 2 a tutti gli addetti navali: « Confermando già date istruzioni circa carattere nostra azione esegua..... opera di rettifica negli ambienti navali appena risultassero notizie diffamatorie circoli codesta sede.

241

IL MINISTRO AD ATENE, MONTAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 6588/261. Atene, l settembre 1923, ore 21,30 (per. ore 1,40 del 2).

Mio telegramma 252 (1).

Tutta la stampa locale riferisce che Gonatas uscendo dal Consiglio dei Ministri dichiarò iersera ai giornalisti che il Governo ellenico non risponderà alla nota da me rimessagli nel pomeriggio al Ministero degli Affari Esteri.

Capo del Governo aggiunse che questo è deciso a non rispondere più ad alcun passo o nota dell'Italia non riconoscendo che Società delle Nazioni alla quale si è rivolto anche prima dell'occupazione di Corfù.

242

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL DELEGATO ALLA SOCIETÀ DELLE NAZIONI, SALANDRA

T. 2971. Roma, l settembre 1923, ore 21,50.

Telegramma odierno di V. E. (2).

Autorizzo V. E. comunicare al Consiglio della Società delle Nazioni contenuto del mio telegramma n. 2945 (3) che fu diretto a tutte le RR. Rappresentanze aU'estero perchè ne dessero conoscenza ai Governi presso i quali sono accreditate. L'E. V. vorrà accompagnare tale comunicazione con la dichiarazione ufficiale che Italia non ha creduto di deferire e non intende per ora ài deferire la questione alla Società delle Nazioni perchè non trattandosi di una vertenza contemplata nel patto, ma di tutela del prestigio e dell'opera nazionale (diritti questi nei quali la Società delle Nazioni non ha diritto d'intervento) e non essendovi d'altra parte nel nostro provvedimento carattere bellico, atto o minaccia di guerra, consideriamo non essere (ripeto non essere) il Consiglio della Società delle Nazioni competente nella questione.

La comunicazione di V. E. dovrà essere per conseguenza fatta a titolo esclusivamente informativo e di deferenza verso il Consiglio (4).

243

L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. 531/760. Londra, 1 settembre 1923, ore 23 (per. ore 4,15 del 2).

Dal riassunto di questa stampa da me telegrafato ieri ed oggi (5) V. E. rileverà che è unanime nel reclamare che presente conflitto italo-greco sia portato avanti alla Società delle Nazioni. A quanto però segnalavo col mio telegramma di

(4} Il telegramma fu trasmesso anche a tutti rappresentanti diplomatici all'estero.

ieri 754 (l) aggiungo che Lord Ceci! riceve la spinta dal consenso della stampa di tutti i partiti. Ho già avuto occasione di fare presente a V. E. che detto delegato inglese assai spesso agisce a Ginevra indipendentemente dal F. O. e dalle sue direttive. In tali condizioni è da aspettarsi una :azione ·efficace di Lord Ceci! per fare decidere drca attuale conflitto la competenza del Consiglio Società Nazioni ai termini degli articoli 11 e 12 del patto. Fino a questo momento non mi risulta che il Governo britannico abbia in animo di investire la Società delle Nazioni del conflitto italo-greco, ma credo mio dovere ricordare in questo momento che in precedenti occasioni esso ha lasciato agire Lord Ceci! di sua iniziativa, oppure pur non approvando formalmente quest'ultimo, ha dichiarato di non potere agire efficacemente sulla azione che quest'ultimo credeva dover spiegare a Ginevra nella sua qualità di delegato alla Società Nazioni, qualità che gli conferiva una assoluta indipendenza. Credo inoltre mio dovere ricordare che il Governo francese con atteggiamento deciso ed energico è riuscito ad evitare, almeno sino ad ora, che la questione della Ruhr venisse portata alla Società Nazioni malgrado attività di Lord Ceci! e della richiesta di molta parte della stampa britannica (2).

(l) -Pubblicato al n. 229. (2) -Pubblicato al n. 228. Cfr. anche il n. 237. (3) -Cfr. la nota 3 a pag. 143. (5) -Non pubblicato.
244

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AI RAPPRESENTANTI DIPLOMATICI ALL'ESTERO E AL DELEGATO ALLA SOCIETÀ DELLE NAZIONI, SALANDRA.

T. 2972. Roma, 1 settembre 1923, ore 24.

Nel mio telegramma n. 2945 (3) ho precisato il carattere pacifico e provvisorio dell'occupazione di Corfù. Reputo opportuno far presente a V. E. (V. S.) che tale occupazione è pienamente fondata nel diritto delle genti. L'impossibilità per lo stato offeso di ottenere amichevolmente e con mezzi pacifici soddisfazione giustifica secondo la comune dottrina il ricorso alla violenza adottando mezzi che se pure possono avere apparenze di guerra non hanno affatto carattere bellico ma costituiscono una semplice autoprotezione dei propri interessi. Tra i vari mezzi .coercitivi non bellici è compresa la temporanea occupazione di una parte di territorio straniero. A tale mezzo ricorse nel 1901 la Francia impossessandosi dell'isola di Mitilene e d~lle relative dogane per costringere la Turchia a soddisfare gli impegni assunti verso la ditta Turbini e Dorano. Recentissima è occupazione Vera Cruz da parte Stati Uniti. R. Governo ha scelto per ottenere soddisfazione dalla Grecia mezzo meno dannoso per essa mentre avrebbe potuto ricorrere come è consentito dal diritto delle genti al blocco pacifico del territorio

Thaon di Revel :

• Opinione stampa non ancora chiaramente decisa; in massima considerato affronto greco gravissimo se dimostrato connivente governo, ma troppo forti richieste ed eccessiva azione italiana. Notizie vittime Corfù commuove opinione pubblica allontanandola nostro favore. Accennasi violazione neutralità che Inghilterra per trattato dovrebbe far rispettare ma senza insistervi. Riassumendo apparsa e smentita notizia pertenza squadra britannica per Corfù. Allo Ammiragliato personale dirigente maggioranza finora assente per vacanze

ed altro, domani curerò avere opportuni incontri •.

ellenico, o al bombardamento di località fortificate, o alla occupazione di porti greci, o alla presa di possesso di dogane o al sequestro di beni o di crediti dello stato ellenico o dei sudditi di esso o delle navi appartenenti allo stato o ai privati. A tale uopo è da ricordare che la Francia nel 1884 bombardò l'arsenale cinese di Fu-cao per ottenere l'indennità dovuta· ai suoi connazionali e bloccò i'isola di Formosa come nel 1893 bloccò il porto di Menam in una contestazione contro il Siam. Nel 1896 furono bloccate le coste greche e nel 1897 l'isola di Creta per impedire conflitti fra la Grecia e la Turchia. Nel 1902 la Germania, l'Inghilterra e l'Italia bloccarono le coste del Venezuela e bombardarono il forte San Carlo per obbligare il Governo Venezuelano a pagare l'indennità dovute ai propri connazionali. Nel 1913 le Potenze europee bloccarono le coste del Monrtenegro per obbligarlo ad evacuare Scutari d'Albania. Nel 1882 l'Inghilterra bombardò Alessandria e vi operò uno sbarco. Nel 1916 la flotta dell'Ammiraglio Dartige operò uno sbarco ad Atene e bombardò alcune località ed infine non è inutile ricordare che la stessa isola di Corfù nel 1916 fu militarmente occupata dagli alleati i quali occuparono anche varie isole dell'Egeo senza perciò fare guerra alla Grecia. Di tali elementi Ella potrà avvalersi per sua norma di linguaggio e per azione che crederà opportuno di svolgere presso codesta stampa.

(l) -Pubblicato al n. 225. (2) -Cfr. anche quanto telegrafava il giorno 2 l'addetto navale a Londra, Bianchi, al

(3) Cfr. la nota 3 a pag. 143.

245

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A WASHINGTON, ROSSO

T. 2982. Roma, l settembre 1923, ore 24.

Bisogna energicamente reagire contro emballement grecofilo stampa Stati Uniti. Azione Italia è correttissima da tutti i punti di vista e non vuole provocare guerra.

246

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, VANNUTELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 6596/2121. Parigi, 2 settembre 1923, ore 0,15 (per. ore 1,50).

R. Legazione di Grecia ha oggi reiteratamente insistito presso Quai d'Orsay per ottenere assistenza Francia alla Grecia specialmente sotto forma di appoggio del ricorso alla Società delle Nazioni.

Laroche mi ha assicurato che Poincaré gli ha fatto rispondere per il suo tramite consigliando Governo greco ad intendersi direttamente con l'Italia e sopra tutto esortando Governo stesso ad astenersi dal compiere alcun atto che possa modificare intenzioni pacifiche dell'Italia. All'Ufficio Stampa Quai d'Orsay si comunica a tutti che atteggiamento Francia di fronte alla vertenza rimane immutato. Si insiste però molto su distinzione tra il carattere occupazione Corfù e Ruhr (distinzione formulata nell'articolo di fondo Temps da me riassunto ·in

bollettino stampa odierno) (l) allo scopo di prevenire creazione di un precedente

nella dannata ipotesi ·che occupazione Corfù dovesse venire discussa Ginevra.

Curzon venuto nel pomeriggio a Parigi ha avuto alle ore 19 un colloquio

con Poincaré. Laroche mi ha dichia~ato avergli Poincaré detto subito dopo che

tale colloquio è stato breve e si è limitato ad uno scambio di vedute sulla

situazione senza alcuna conclusione pratica. Farò tutto il possibile per control

lare esattezza o meno dichiarazione Laroche e per ottenere da parte mia infor

mazioni circa portata e risultati del colloquio. Non mi sembrerebbe tuttavia vero

simile (considerato anche il temperamento di Poincaré) che questo improvviso

abboccamento possa mutare sostanzialmente atteggiamento Governo francese il

quale continua ad apparire ispirato alla direttiva di cui segnalai a V. E. sintomi

con telegramma 2109 (2).

Ad ogni buon fine ho richiamato attenzione di Laroche su comunicato Ste

fani che ·esprime profonda riconoscenza italiana per la solidarietà francese e

formula fausti presagi sulle relazioni avvenire fra i due Paesi. Quel comunicato

giunge in buon punto ed ho impressione esso eserciterà su questo Governo effetto

che il R. Governo si ripromette (3).

247

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, VANNUTELLI.

T. uu. R. 2992. Roma, 2 settembre 1923, ore 0,45.

Mi giunge da Ginevra seguente telegramma: (riprodurre tel. da Ginevra

n. -64 (4) dalle parole «Stamane Politis »). S. -E. Salandra telegrafa inoltre : (l'iprodurre tel. senza numero «Ricorso greco con relativi documenti») (5).

Prego V. E. voler esplicare senza indugio valida azione persuasiva presso codesto Governo perchè esso impartisca subito alla propria Delegazione a Ginevra istruzioni di assecondare la nostra, facen<;io anche opportunamente rilevare come ogni opposizione eventuale alla pregiudiziale della Delegazione italiana tendente a dimostrare incompetenza Società Nazioni nella questione non possa avere oltre tutto per effetto che di complicare maggiormente la situazione ed allontanare quella sollecita composizione della grave questione che è certamente nei voti di tutti. Impegnati la dignità e l'onore d'Italia in seguito ad

un'offesa che si estende d'altronde indiscutibilmente a tutte le Grandi Potenze mandanti della Commissione di delimitazione, un atteggiamento ostile delle Delegazioni inglese e francese nuocerebbe in definitiva assai gravemente alla stessa Società delle Nazioni [e potrebbe condurre Italia a rivedere sua posizione nella Società stessa.]

Già ho richiamato col mio telegramma n. 212 (l) il principio fondamentale che non permette al R. Governo di considerare questa questione come una di quelle vertenze che il Patto rimette alla competenza ed al giudizio della Società delle Nazioni. Il R. Governo non può inoltre in alcun modo accettare una discussione da pari a pari in una questione di onore nazionale con un Governo che gli stessi Governi britannico e francese si sono finora rifiutati di riconoscere a causa della sua origine e perchè composto di persone che tutti hanno ritenuto responsabili dei troppo noti delitti. [Voglia rispondermi.] (2).

(l) -Non pubblicato. (2) -Pubblicato al n. 226. (3) -Cfr. anche quanto telegrafava il giorno 3 l'addetto navale a Parigi, Gabetti, al Thaon di Revel, circa le notizie provenienti da Roma, che • hanno prodotto presso questoMinistero della Marina profonda impressione in quanto smentiscono risolutamente quellesulle quali circoli inglesi di qui e di Londra insistono per biasimare violenza nostra azione. Alta autorità Ministero della Marina ha con me oggi riconosciuto nostro buon diritto ad opporsi a intervento Società Nazioni, e giudica essere nostra posizione assai forte, in quanto non può ammettersi che abbia veste per ricorrere alla Lega un governo rivoluzionario che non è stato riconosciuto, e il quale subito dopo inizio nostra azione ha sentito egli stesso necessità di legittimare sua posizione ed ha indetto quindi elezioni per 28 ottobre. Predetta autorità mi osservava che da informazioni avute attuale governo Atene dovrebbe continuare a mantenere sua intransigenza poichè altrimenti sarebbe certamente battuto alle elezioni». (4) -Pubblicato al n. 236. (5) -Pubblicato al n. 237.
248

IL DELEGATO ALLA SOCIETÀ DELLE NAZIONI, SALANDRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. 6652. Ginevra, 2 settembre 1923, ore 3 (per. ore 8).

Politis delegato Grecia ha domandato parlarmi prima del Consiglio. Mi ha fatto calorosa dichiarazione di desiderio che la questione possa essere composta rapidamente mediante accordi diretti tra i due Governi che Consiglio avrebbe facilmente ratificati. Ho ricambiato cortesi dichiarazioni senza accennare cooperare alcuna concessione da parte nostra. Mi ha espressamente autorizzato ad informare R. Governo del suo passo, che quindi può riguardarsi ufficiale: mi ha dato impressione che Governo ellenico si contenterebbe di qualche attenuazione delle condizioni impostegli. In seduta privata pomeridiana cui Politis è intervenuto, il consiglio ha proceduto esame ricorso greco. Politis dopo aver ricordato sua personale costante azione politica tendente mantenimento amichevoli relazioni fra Italia e Grecia ha riassunto i fatti intercorsi fra la dichiarazione italiana e risposta greca rilevando la circostanza che a breve distanza dalla risposta una flotta andava a Corfù sbarcando distaccamenti e occupando territorio ellenico. Accennò sdegno opinione pubblica greca e combattè comunicato italiano che dichiara atti pacifici e provvisori quelli. Governo ellenico tuttavia non intende in alcun modo urtare suscettibilità e onore grande Nazione Italiana. Ricordò articolo 16 del patto pur non invocandone applicazione, desiderando che consiglio concluda per un accomodamento della controversia. Governo ellenico non aspira che ad accordi a tale scopo non accetta il termine delle misure coercitive dichiarandosi solamente fin d'ora disposto accettare tutte le proposte e decisioni del Consiglio. Augura ciò per la buona intesa fra Italia e Grecia e per la Società Nazioni unica salvaguardia dell'ordine

Mussolini. Il telegramma fu trasmesso anche a Salandra a Ginevra.

internazionale messo a dura prova dall'atteggiamento italiano. In complesso dichiarazione Politis ostile, abilmente misurata nella forma verso Italia e marcatamente deferente verso autorità Consiglio Società Nazioni. Ho preso parola accettando augurio che .litigio sia composto in breve termine, ma mettendo in

. '

evidenza che Governo italiano si è trovato in·· sitÙazione dolorosissima e di fronte unanime sdegno nazionale nessun Governo avrebbe potuto diversamente agire. Osservai che missione vittima dell'•atroce massacro essendo mandataria di un organo internazionale, laConferenza dègli Ambasciatori, doveva sollevarsi questione della competenza del Consiglio e comunque conveniva preventivamente conoscere risultati esame dei fatti e della già iniziata azione dalla conferenza predetta. Ho soggiunto infine di non aver finora precisa conoscenza dei fatti nè del pensiero del mio Governo e perciò ho chiesto aggiornamento discussione. Dichiarai pure nettamente che articolo 16 Patto comunque non espressamente invocato era stato inopportunamente enunciato perchè Italia non avrebbe mai tollerato che fosse messo neanche in discussione. Delegato inglese dopo alcune parole di riprovazione per orrendo misfatto che ha commosso il mondo affermò, pur dichiarando di parlare a nome proprio e non del Governo britannico di cui non possedeva ancora istruzioni, di non comprendere come occupazione di territorio, mediante sbarco forza armata e uccisione persone, possa non essere considerata atto di guerra. Lord Cecil riaffermò la importanza della questione, la più grave sottoposta alla Società delle Nazioni dopo la sua istituzione. Non conosce l'opinione del Governo italiano s~ll'applicazione dell'articolo 15 senza completo esautoramento Società Nazioni. Non si rende conto perchè Consiglio non debba essere investito questione mentre discute la Conferenza Ambasciatori: discussione in una sede non esclude l'altra. Il caso in questione è proprio di quelli che cadono sotto competenza Società Nazioni. Intervenne Delegato Svedese Branting per affermare che Consiglio ha c~iaro dovere di non lasciare passare senza protesta che tra due Stati si insinuino avvenimenti ·che pongono in pericolo rapporti pacifici e sono contrari intenzioni autori del patto. Consiglio ha il dovere investirsi questione che costituisce violazione articolo 15 ma gli incombe di farlo nel più breve tempo possibile. Respinsi le affermazioni Branting ed avendo egli parlato di piccole Nazioni che si sentivano minacciate da Nazione grande potenza come Italia ed invocavano protezione Società Nazioni, risposi osservando completa inopportunità suo modo porre questione fra grandi e piccoli Stati, Italia facendo questione onore prestigio indipendentemente da sua potenza. Feci pure espresse riserve su competenza consiglio e proposi di deferire ad uno speciale Comitato da nominare lo studio della questione competenza. Replicò Politis chiedendo che conformemente articolo 15 Consiglio esamini questione e rinnovando affermazione che Grecia accetterà ogni sua decisione. Egli stima utile nell'interesse generale la cessazione di ogni misura coercitiva, e ristabilimento statu quo ante. Questione competenza a suo avviso non esiste. Stati non rappresentati Conferenza Ambasciatori non possono riconoscerla. Firmando Patto Società Nazioni gli Stati tutti ne hanno accettato autorità morale. Fa quindi le più esplicite riserve sulle eventuali decisioni della Conferenza Ambasciatori e esprime voto che aggiornamento chiesto sia il più breve possibile. Dopo breve discussione di forma fu votata all'unanimità risoluzione seguente: Consiglio pur concedendo proroga di corta

15 -Documenti diplomatici • Serie VII · Vol. IJ

d1J.rata esame ~14l' questione, ~prime ferma $peran~a che J-due .Stati interes~ sat~ non comp,ir:anao n.ell'at~esa atti-·di natura ·tali da: aggravax:e" la situazione. Osseryo ·che; nella ~is~ussione non c~ntervenne apertamente il delegato francese nè altx:o salvo Ceci! e-Branting.

C~m qualche difficoltà potrò ottenere che discussionE! sj.a rinviata martedì. ;,..Intap,tp: d~ppo_ pichiarare che tesi .che caso non rientra nelle disposizioni degli SJ;:ticoli ·12 e 15 del Patto è a mio giudizio insostenibile. Se sostenuta 1;\vrebbe certamente contro unanimità Consiglio. Se y. E. ritiene che debba ess_ere assolutamente sostenuta, mi permetto pregare V, E. di incaricare altro Delegato di. sostenerla. _Tes.I che questione sia di competenza Conferenza Ambasciatori comunque .debole può essere sostenuta. Infatti è stata da me rinviata senza rnenornameyte preg.iudicarla prossima seduta. Ma Ceci! e Branting si sono dichiarati recisalJlente contrari mentre q~alche ~elegato amico mi ha prevenuto che non comrenga sostenerla. Prevedo che su di essa . saremo battuti salvo che Governo francese. e Governo il1glese diano loro .delegati istruzioni di _accettarla. Prego quindi darmi .istruzioni esplicite per ipotesi. probabile che Consiglio si dichari

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competente ed entri in esame merito questione.

(l) -Pubblicato al n. 227. (2) -Le parole tra parentesi quadrate sono state aggiunte sulla minuta di pugno di
249

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL MINISTRO AD ATENE, MONTAGNA

T. 2983. Roma, 2 settembre 1923, ore 4.

Suoi telegrammi 255 e 256 (1).

In considerazione fase cui è giunta attualmente vertenza italo-greca con l'aver costituito in-nostre mani pegno necessario garantirci una soluzione consona nostro prestigio ritengo opportuno improntare relazioni con codesto Governo ad un tono di rigida correttezza che non possa essere tacciato di animosità.

Prego quindi rispondere alla nota di cui al suo telegramma 255 facendo rilevare come mezzo più efficace per calmare giusto risentimento opinione pubblica e stampa italiana sia quello non persistere da parte stampa greca ad eccitarlo maggiormente pubblicando notizie assolutamente infondate o esagerate.

R. Governo ha preso di propria iniziativa tutti i provvedimenti necessari tutela rappresentanti interessi e cittadini ellenici in Italia i quali continuano a risiedervi in condizioni perfettamente normali. Ne è prova tra l'altro il fatto che il console greco Trieste si è personalmente recato ringraziare Prefetto per misure prese tutela sede Consolato e numerosa colonia greca. Del resto pochi incidenti avvenuti Italia sotto prima impressione notizie relative eccidio nostra Missione non hanno avuto alcun seguito nè conseguenza di particolare importanza. R. Governo deplora vi siano state alcune vittime civili a Corfù in occasione sbarco ma responsabilità deve ricadere su autorità locali che .non hanno tenuto conto preavviso di sbarco dato loro in tempo utile mentre d'altra parte permettevano che nella principale opera militare di Corfù si trovassero dei civili malgrado tale preavviso. R. Governo non può che confermare sue precise dichiarazioni d,i

cui al mio telegramma 2945 (l) circa scopi e carattere sua azione e si attende a

che Governo greco da parte sua faccia il necessario per evitare nella delicata si·tuazione presente ogni fatto che possa renderla più difficile (2).

(l) Pubblicati ai nn. 231 e 232.

250

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL MINISTRO DELLA MARINA, THAON DI REVEL

T. 2984. Homa, 2 settembre 1923, ore 4.

Prego V. E. voler comunicare S. E. Vice Ammiraglio Solari quanto segue:

Mi compiaccio operazione compiuta da forze italiane agli ordini di V. E. È spiacevole che colpevole imprevidenza Comando greco abbia causato sacrificio alcuni civili malgrado dichiarati carattere e scopi pacifici nostra occupazione isola. V. E. voglia provvedere generosamente a feriti, a famiglie morti ed a conveniente seppellimento degli stessi.

Come del resto già inteso, V. E. terrà presente nell'esercizio del mandato costà affidatole carattere speciale nostra occupazione non bellica; che non rende indispensabili per conseguenza tutte quelle misure che sarebbero normali per una occupazione in seguito apertura ostilità, fino a tanto che ciò non rechi pregiudizio od effettivo pericolo all'azione delle forze occupanti (3).

251

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, A VITTORIO EMANUELE III, A RACCONIGI

T. 8362. Roma, 2 settembre 1923, ore 4.

Non solo non vedo alcun inconveniente a che V. M. non interrompa quest'anno la cortese consuetudine verso S. M. la Regina Olga di Grecia che nessuna affinità può legare agli attuali capi del Governo di Atene, ma considero anzi opportuno perseverarvi per marcare così anche meglio la distanza che separa l'Augusta Signora dai responsabili morali dell'eccidio.

252

IL MINISTRO AD ATENE, MONTAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 6636/262. Atene, 2 settembre 1923, ore 14,30 (per. ore 16,30).

Telegramma di V. E. 2971 (4).

A mezzogiorno ho fatto io stesso presso questo Ministro Affari Esteri passo

verbale prescrittomi. Il Ministro ha risposto che Governo greco non è dello

stesso avviso e che Società delle Nazioni deciderà. Ho lasciato cadere discorso

dichiarandogli puramente e semplicemente che lo rinviavo alla mia comunica

zione informativa.

(l) -Cfr. la nota 3 a pag. 143. (2) -Il telegramma fu trasmesso anche a Londra, Parigi, Washington, Rodi e a Salandra a Ginevra c per opportuna norma V. E. nei riguardi codesto Governo e stampa locale •· (3) -Il telegramma fu trasmesso anche a Parigi, Londra, Washington, Atene e a Salandra a Ginevra. (4) -Pubblicato al n. 242.
253

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL MINISTRO A BERNA, GARBASSO

T. 2993. Roma, 2 settembre 1923, ore 15,30.

Voglia agire perchè stampa svizzera non si abbandoni eccessivi commenti anti-italiani.

254

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A BRUXELLES, RUSPOLI

T. 2994. Roma, 2 settembre 1923, ore 15,30.

Voglia significare Governo belga ottima impressione provocata tutta Italia sua decisione non riconoscere Governo greco. Voglia anche vigilare ed intonare stampa belga in senso favorevole azione italiana.

255

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, GUARNERI

T. 2995. Roma, 2 settembre 1923, ore 15,30.

Voglia far sapere a chi di ragione che contegno brutalmente anti-italiano stampa berlinese non è destinato a migliorare relazioni fra i due popoli.

256

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL MINISTRO A VIENNA, ORSINI BARONI

T. 2996. Roma, 2 settembre 1923, ore 15,30.

Pregola opportunamente agire per orientare in modo meno italofobo stampa viennese.

257

IL MINISTRO A BERNA, GARBASSO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. RR. 6646/468. Berna, 2 settembre 1923, ore 21,20 (per. ore 23,30).

Stampa svizzera tedesca e francese ad eccezione « Gazette de Lausanne , ed alcuni fogli minori commenta in modo non simpatico ed anche scortese attitudine R. Governo nel conflitto con la Grecia. Dell'argomento ho discusso lungamente stamane con consigliere federale Motta esponendogli sulla base del telegramma di V. E. n. 33070 (l) nostra linea di condotta. Riassumo modo di vedere capo dipartimento politico:

l) Consigliere Motta spiega attitudine della stampa col fatto che Svizzera essendo piccolo paese è sensibile ed allarmata per ogni atto di forza compiuta da grande Potenza verso piccolo stato.

2) Consigliere Motta mi disse che forse in nessun paese al mondo Società delle Nazioni ha tanto prestigio come nella Svizzera perchè vi è la sua sede e perchè Confederazione vi entrò in seguito referendum sicchè opinione pubblica ha visto nella procedura italiana un esautoramento della Società delle Nazioni.

3) Consigliere Motta ritiene che non solo opinione pubblica svizzera ma anche quella europea sarebbe sorpresa se R. Governo sollevasse ora eccezioni della incompetenza Consiglio della Società delle Nazioni per cui sarebbe un colpo fatale. Secondo lui articolo 12 e 15 sono applicabili.

4) Consigliere Motta spiega attitudine a noi favorevole della stampa nazionalista francese col fatto che la Francia vede nella nostra politica verso la Grecia giustificazioni della sua politica nella questione della Ruhr che volle sottrarre alla competenza della Società delle Nazioni.

5) Opinione pubblica svizzera è poi stata sorpresa dalle punizioni capitali da noi richieste per i colpevoli avendo interpretato questa condizione come imposizione fatta governo greco di punirli senz'altro con pena di morte. Consigliere Motta ri.petè insistenza che nè governo federale nè paese hanno alcuna simpatia per popolo e governo rivoluzionario greco mentre tutte le loro simpatie vanno all'Italia ed al suo governo. Consigliere Motta parte stasera per lavori assemblea Società delle Nazioni. Anche capo dipartimento federale giustizia si è espresso con me in senso analogo.

258

IL CAPO DEL GOVERNO PROVVISORIO DI FIUME, DEPOLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

L. 7132/1. Fiume, 2 settembre 1923.

Quando, nell'agitato marzo dello scorso anno, fui costretto nella mia qualità di Vice Presidente dell'Assemblea Costituente ad assumere il Governo di Fiume per non lasciare la città in una pericolosa anarchia, io ritenni il mio compito di breve durata.

Dimissionari e fuggiti in territorio straniero i membri del Governo di Zanella, dispersi o dimissionari gran parte dei membri della costituente, la città, rimasta in balia delle forze armate rivoluzionarie, passionalmente pericolose, richiedeva un governo che ne temperasse la tragica passione e provvedendo ai suoi immediati bisogni le permettesse di attendere l'auspicato assetto. Tale assetto pareva imminente; l'Italia e la Jugoslavia avevano stabilito di approfittare della conferenza internazionale di Genova per esaminare e risolvere amichevolmente le gravi divergenze sorte fra loro per l'esecuzione del trattato di

Rapallo. Da quest'accordo amichevole, dal quale Fiume sperava ancora una volta di veder riconosciuta la sua ferma volontà e il suo diritto alla vita come città italiana, io attendevo la immediata cessazione del mio ufficio provvisorio.

Dalle conversazioni di Genova uscì la Convenzione di Santa Margherita che rinviava ancora la soluzione. Fiume fu delusa ancora una volta; ma disciplinatamente tacque, confidando nell'Italia per la strenua difesa dei suoi diritti in seno alla Commissione Itala-Jugoslava. Dal canto mio, pur vedendo prolungarsi il mio tormentato ufficio, mentre personalmente feci sacrificio di ogni mia aspirazione, misi al servizio dei supremi interessi della Patria tutti i miei sforzi per riuscire ad attenuare nella popolazione le gravose conseguenze della nuova attesa.

Ma se l'aiuto materno d'Italia, e in particolare la benevolenza fattiva del Governo presieduto da V. E., permise a Fiume di non morire, le condizioni della città col trascorrere dei lunghi mesi andarono aggravandosi in modo insostenibile.

Ho avuto già ripetutamente occasione di esporre a V. E. le miserie della lunga disoccupazione forzata, la esasperazione popolare per la ostilità jugoslava che impedisce a Fiume ogni traffico col suo naturale « hinterland » sospendendone persino l'ordinario movimento ferroviario, la insidiosa e perfida campagna fatta contro la materna opera di assistenza italiana da cittadini prezzolati. Ho rappresentato a V. E. fin dai primi di quest'anno quale quotidiana pericolosa svalutazione della già modesta autorità del mio Governo venisse da questa dolorosa situazione ed ho illustrato le sue gravi conseguenz,e politiche.

I gruppi e le piccole fazioni locali sfuggendo ad ogni controllo, e sarei per dire ad ogni norma legale, inaspriscono i loro metodi colpendo gli avversari e tentando di sopraffarli con la violenza. Le lotte, spesso personali, passano dalla piazza negli uffici, intaccandone profondamente il funzionamento, le cariche più delicate, i presidii stessi dell'ordine giuridico, la giustizia, la scuola, la pubblica amministrazione, sono discussi e ingiuriati liberamente. Ogni reazione da parte mia è resa vana dall'intervento diretto dei partiti presso i funzionari.

Nell'ultimo tempo la situazione era divenuta intollerabile ed io nel giugno ultimo scorso mi feci un dovere di dichiarare a V. E. che, qualora non si fosse venuti in brevissimo tempo alla soluzione del problema fiumano, io non avrei potuto più oltre sostenere la responsabilità del mio ufficio. V. E. ebbe a comunicarmi la sua ferma intenzione di risolvere rapidamente la questione. La speranza della prossima fine del suo martirio permise alla cittadinanza un periodo relativamente calmo di attesa, ma oggi che le trattative non hanno condotto ad alcuna conclusione e nulla permette di sperare un prossimo miglioramento della vita economica e politica della città, il mio ulteriore sacrificio diventa non soltanto inutile ma addirittura dannoso. La città è perduta se il Governo di V. E. non ne prende direttamente a cuore i destini. Nel cumulo di rovine morali e materiali prodotte nella tragica città dalle vicende di questi ultimi cinque anni, una sola forza sopravvive e vi è rispettata: l'Italia. È all'Italia che presidia Fiume con i suoi baldi soldati, all'Italia che ha provveduto ad alimentare le popolazioni quando è mancata ogni altra risorsa economica, all'Italia che le assicura con i suoi mezzi la continuità dei pubblici servizi; è all'Italia che Fiume guarda ansiosa e dalla quale attende e spera.

Io quindi credo di .compiere ancora 'iL mio assoluto dovere lasciando l'ufficio affidatomi. Se poteva essere giustificata la mia presenza e se io stesso potevo illudermi di rendere utili servizi fino a quando pareva imminente una composizione del dissidio internazionale, che pesa sul mio disgraziato paese, nessuna giustificazione e nessuna illusione può ammettersi oggi dopo la mancata conclusione di lunghe trattative. Una popolazione anche minuscola non può e non deve essere soffocata per una strana incomprensione dei suoi bisogni, essa non può attendere all'infinito che si svolgano su di essa esperimenti di formule irrealizzabili. Essa ha diritto alla sua vita!

Io penso fermamente che il mio ritiro varrà a ·presentare alla coscienza mondiale tale diritto nella sua interezza e potrà determinare il principio del suo riconoscimento.

V. E. voglia pertanto perdonarmi se nonostante i Suoi alti ed autorevoli incoraggiamenti io confermi la mia assoluta volontà di lasciare subito il Governo di Fiume e mi permetta di segnalare che dal giorno del mio allontanamento dall'Ufficio nessuna altra autorità rimane oltre il Comando delle RR. truppe e che la città si trova con la fine di questo mese senza i mezzi necessari alla sua esistenza.

(l) Non rinvenuto.

259

IL MINISTRO AD ATENE, MONTAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 6658/263. Atene, 3 settembre 1923, ore l (per. ore 6,35).

Miei telegrammi n. 255 e 256 (1).

Notizia della nostra occupazione Corfù preceduta da bombardamento si propagò qui dalle 17 alle 18 ieri l'altro in un baleno. Autorità avevano fatto affiggere bollettino abbastanza esatto sull'evento. Sin dal primo istante impiego delle armi sembra aver provocato nel pubblico generale senso amara costernazione, ieri ed oggi stampa di tutte le tendenze pur continuando deplorare massacro nostra Delegazione è nei copiosi commenti; unanime nel protestare violentemente contro occupazione ma in specie contro cruento bombardamento. Giornali di opposizione si mostrano più moderati ed insinuano più o meno apertamente non essere giusto che tutto un popolo debba soffrire per gli errori dei dirigenti. Linguaggio dei periodici governativi invece è aggressivo ed acre. Essi sembrano rispecchiare intenzione dei detentori del potere nel proclamare che la Grecia non commetterà alcun atto reattivo, si affidano alla Società delle Nazioni, e non fanno mistero della viva speranza che la Grecia trovi nel conflitto coll'Italia appoggio a Londra e Belgrado. Nei locali circoli diplomatici non pare prevalere ·comunque abituale senso di riserva dei rappresentanti esteri. Si sono fatti apprezzamenti a noi non favorevoli. Taluni anche riprodotti dai giornali. Alcuni colleghi sono venuti da me a smentirli categoricamente. Non cosi il Ministro jugoslavo in merito al cui contegno ho già riferito; avrebbe detto all'Estia che atteggiamento dell'Italia fu affrettato e doloroso sotto ogni

riguardo e che il popolo serbo apprenderà con vivo dolore quanto è avvenuto a Corfù e la sua simpatia sarà conforto per la Grecia nei difficili momenti che attraversa. In quanto agli uomini della sedicente rivoluzione del Governo continuo ad avere impressione che essi si cullino nella speranza già accennata e non nutro dubbio che la loro principale preoccupazione consi:sta nella minaccia, pericolosa alle stesse persone, di perdere il potere invero ruinato nelle presenti contingenze interne e più ancora esterne. Essi si affannano a sfruttare risentimento opinione pubblica contro l'Italia per creare solidarietà spirito nazionale intorno al Governo. In correlazione a tale lavorio ed allo scopo propiziarsi opinione pubblica ieri è stata inattesamente resa pubblica decisione del Consiglio dei Ministri che fissa elezioni al 28 ottobre prossimo. Non ritengo tuttavia -come forse apparirà meglio in seguito -che ciò sia sufficiente a disarmare gli avversari esponenti della grande maggioranza del paese i quali anelano di liberarsi ·comunque dal giogo insanguinato della loro tirannide.

(l) Pubblicati ai nn. 231 e 232.

260

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL DELEGATO ALLA SOCIETÀ DELLE NAZIONI, SALANDRA

T. 2998. Roma, 3 settembre 1923, ore 2. Nostro ministro all'Aia telegrafa quanto segue: <Qualora qualche membro Consiglio Società delle Nazioni dubitasse in linea giuridica circa assoluta sua incompetenza per questione Corfù, permettomi ricordare come eventuale mezzo dilatorio recente precedente in vertenza minoranze tedesche in Polonia nella quale Consiglio chiese parere alla Corte di Giustizia riguardo pregiudiziale di incompetenza. Ciò farebbe guadagnare alcuni mesi senza alterare attuazione statu quo a noi favorevole:). Prego V. E. tener debito conto questo precedente. V. E. sosterrà dunque pregiudiziale incompetenza assoluta sulle basi del mio telegramma n. 3000 (l) e

se necessario potrà sostenere in linea subordinata appello Corte Giustizia riguardo pregiudiziale stessa (2).

261

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AI RAPPRESENTANTI DIPLOMATICI ALL'ESTERO

T. 3004. Roma, 3 settembre 1923, ore 2.

In seguito ad ulteriori indagini compiute a Corfù è risultata pienamente confermata la circostanza che le poche persone colpite dai brevi tiri di piccolo calibro effettuati dalle navi italiane trovavansi noR al di fuori della fortezza di Corfù come è stato tentato di far credere ma proprio all'interno della :llortezza entro locali che erano stati indicati come alloggi soldati presidio e quindi sotto diretta responsabilità del Comandante militare il quale aveva dichiarato che si sarebbe opposto con la forza allo sbarco italiano e d'altra parte era stato preci

samente avvertito che in seguito a tale dichiarazione il fuoco sarebbe stato diretto contro obbiettivo militare. È stato pure affermato che alcuni colpi sono caduti sulla caserma degli allievi della gendarmeria greca; ciò è esatto ma nessun incendio ebbe luogo nessun gendarme fu ferito nessun ufficiale inglese trovavasi presente.

(l) -Pubblicato al n. 264. (2) -La minuta è di pugno di Mussolint.
262

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, A VITTORIO EMANUELE III, A RACCONIGI

T. 3010. Roma, 3 settembre 1923, ore 6,30.

Come V. M. avrà potuto rilevare dalle copie dei telegrammi scambiati con questo Ministero, inviate alla M. V. p€r corriere, in presenza del ricorso della Grecia al Consiglio della Società delle Nazioni, ci è convenuto far sostenere dalla nostra Delegazione l'incompetenza del Consiglio stesso in considerazione della natura della questione e delle speciali circostanze della medesima.

In proposito ho l'onore di richiamare l'attenzione della M. V. sopra il seguente telegramma che ho oggi ricevuto da S. E. Salandra:

(Riprodurre telegramma in arrivo da Ginevra 2 settembre ore 3) (1).

Ho stasera stessa risposto a S. E. Salandra col seguente telegramma di cui ho dato comunicazione agli Ambasciatori e Ministri di V. M. a Londra e Parigi, Bruxelles, Madrid, Tokio, Stoccolma, Rio Janeiro, Montevideo, Washington, Buenos Ayres, perchè agiscano prontamente ed efficacemente presso quei Governi:

(Riprodurre telegramma in corso a Ginevra n. 3000) (2).

263

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL DELEGATO ALLA SOCIETÀ DELLE NAZIONI, SALANDRA

T. PRECEDENZA ASSOLUTA 3011. Roma, 3 settembre 1923.

Bisogna ottenere rinvio riunione Consiglio mercoledì per dare tempo Giuriati poter tornare Ginevra con mie istruzioni precise circa linea condotta delegazione italiana. Attendo conferma (3).

264

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL DELEGATO ALLA SOCIETÀ DELLE NAZIONI, SALANDRA, AGLI AMBASCIATORI A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, E A LONDRA, DELLA TORRETTA

T. 3000. Roma, 3 settembre 1923, ore 9,23.

(Per Parigi e Londra). Ho telegrafato a S. E. Salandra quanto segue:

(Per tutti). Istruzioni di cui al mio telegramma 2971 (4), con l'aderire alla proposta di V. E., di fare nota comunicazione furono intese a chiarire i supremi

motivi di onore nazionale per cui l'Italia non ha sottoposto la questione alla Società delle Nazioni, ·mentre la suddetta comunicazione informativa aveva scopo di mostrare nostra deferenza verso alto consesso.

Col mio successivo telegramma 2992 (l) ho messo V. E. al corrente dei passi che conformemente al suo suggerimento, ho incaricato i RR. Ambasciatori a Londra e Parigi di compiere di urgenza presso quei Governi.

Le ragioni che col suddetto telegramma ho invitato quei rappresentanti ad esporre in appoggio della nostra tesi, e che ne costituiscono la base fondamentale, sono le stesse che V. E. dovrebbe sostenere indipendentemente da ogni discussione interpretativa di singoli articoli del patto.

Non dubito d'altra parte che V. E. saprà fare convenientemente pesare specialmente presso suoi colleghi di Francia e d'Inghilterra, ed anche al di fuori delle riunioni del Consiglio, tutta la gravità di costituire un precedente tale che vincolerebbe per l'avvenire gli stati a deferire ad un organo internazionale ogni e qualsiasi gelosissima questione che intacchi l'onore e il prestigio nazionale, instaurando così una procedura di cui fin'ora non si ebbe esempio.

In tale senso ho ampiamente parlato stamane a questi Rappresentanti di Francia e di Inghilterra interessandoli a far rilevare ai rispettivi Governi tutta l'importanza capitale dei suddetti argomenti.

Questa la nostra tesi che confido all'alto patriottismo di V. E. di sostenere in linea principale senza che qual·che apparenza di esitazione possa valere a diminuire nelle presenti gravi circostanze la posizione ed il prestigio internazionale dell'Italia ingenerando dubbi in merito all'unanime consenso degli italiani sul sacro diritto che nostra tesi difende.

D'altra parte col mio telegramma Gabinetto n. 212 (2) ho esposto a V. E. le linee subordinate alle quali potremmo adattarci alla stregua delle varie circostanze prospettate.

V. E. si renderà ad ogni modo conto della capitale importanza che rap~ presenta per noi guadagnare tempo necessario a conoscere esito delle pratiche che R. Governo sta svolgendo a Parigi e Londra.

(Per Parigi). Lascio a V. E. di agire più efficacemente possibile presso Poincaré anche nel senso di controbattere effetto possibili pressioni personali su lui fatte da Curzon nel colloquio di ieri. Ella troverà certo modo corrooorando quanto ho detto a Charles-Roux di far rilevare a Poincaré tutto il pericolo che rappresenterebbe per la Francia lo stabilire il suaccennato precedente.

(Per Londra). Raccomando nuovamente a V. E. agire con prontezza ed efficacia su Governo inglese (3).

(l) -Pubblicato al n. 248 (2) -Pubblicato al n. 264. · (3) -La minuta è di pugno di Mussolini. (4) -Pubblicato al n. 242.
265

IL DELEGATO ALLA SOCIETÀ DELLE NAZIONI, SALANDRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. RR. 6680/14. Ginevra, 3 settembre 1923, ore 11 (per. ore 18).

Ieri provocata dal famoso Nansen fu tenuta da alcuni rappresentanti piccoli stati riunione tendente a portare nei prossimi giorni direttamente nell'assemblea

questione italo-greca. Elementi amici o almeno moderati cercano evitare questo tentativo che potrebbe avere per effetto manifestazioni tumultuarie e non favorevoli all'Italia. Ritengo probabile che riesca evitarlo. Ma tale agitazione indurrà sempre più consiglio a non rinunziare propria competenza. Riguardo questione di ·competenza dopo accurati studi compiuti insieme a Scialoja sono costretto ad osservare che nessuna disposizione patto esclude da competenza consiglio assemblea questione di onore nazionale. Esclusione riguarda soltanto corte giustizia internazionale. Opinione unanime delegati consiglio assemblea è che rinunziare in questo caso propria competenza sarebbe completo esautoramento della Società delle Nazioni. Eccezione dilatoria fondata sopra necessità attendere esito della procedura iniziata conferenza degli Ambasciatori ha qualche probabilità di successo specialmente se fermo atteggiamento che sarà sicuramente mantenuto da delegazione italiana indurrà organi dirigenti società a persuadere che sia preferibile evitare grave passo da parte nostra. Non manco avvalermi di tali argomenti in private conversazioni. Ma mio dovere prospettare nettamente a V. E. situazione quale si presenta in ambienti già con noi poco simpatizzanti ora eccitati da desiderio... (l) in un caso sottoposto autorità della Lega delle Nazioni e da interessi anche finanziari che si collegano al prestito greco e si nascondono sotto intenti filantropici. Contegno inglese è ostile e freddo. Francesi si dimostrano simpatizzanti almeno a parole ed aiutano ad evitare inasprimento della questione. Di fronte alla gravità della situazione spetta decidere quale debba essere condotta della Delegazione italiana nel probabile caso che sia affermata direttamente od indirettamente competenza del consiglio dell'assemblea e se convenga tacitamente accettarla con riserva di libertà di azione dell'Italia di fronte ad eventuale risoluzione oppure respingerla fin da ora recisamente

con logica conseguenza che delegazione italiana dovrebbe dichiarare che non interverrà alle adunanze in cui si discuterebbe vertenza italo-greca. Ma è evidente in tale ipotesi posizione della· Delegazione italiana nel consiglio dell'assemblea e ·commissioni diventerebbe insostenibile e sarebbe inevitabile abbandono completo. Rinnovo quindi preghiera impartirmi precise istruzioni, che dovrebbero arrivarmi non più tardi di domattina essendo inevitabile adunanza consiglio domani martedi. Frattando cercherò ogni mezzo protrarne risoluzione deci:siva ma adempirò dovere respingere risolutamente qualunque accenno in pubblica discussione possa implicare censura Italia.

(l) -Pubblicato al n. 247. (2) -Pubblicato al n. 227. (3) -Il telegramma fu trasmesso anche a Bruxelles, Madrid, Tokio, Rio de Janelro e Stoccolma.
266

L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 6668/2129. Parigi, 3 settembre 1923, ore 14,59 (per. ore 17,15).

Mi sono occupato questa mattina dell'attitudine delegazione francese a Ginevra. Ho avuto assicurazione che delegazione francese appoggerà punto di vista italiano senza però opporsi decisione che esprimesse un voto per un'amichevole sollecita composizione della vertenza. Delegato francese ha pure avuto istru

zioni di adoperarsi per tenere a bada le piccole potenze e impedire loro di immischiarsi nella vertenza. Com'è già noto a V. E. infatti i rappresentanti di alcuni stati neutrali del nord con Nansen alla testa sembra si stiano specialmente agitando Le ragioni principali che ho esposte per le quali Italia non poteva ammettere arbitraggio Società Nazioni sono state le seguenti:

l) che come risulta dalla nostra comunicazione alle potenze nostra occupazione Corfù non costituisce atto guerra ed era ormai fatto compiuto;

2) che non era ammissibile arbitraggio Società Nazioni in questioni toccanti prestigio e sovranità nazionali. Una diversa interpretazione del Patto avrebbe conferito Società Nazioni gli attributi di un superstato;

3) che trattavasi di Governo non ancora riconosciuto e praticamente sotto stato di accusa; 4) perchè la questione era già stata deferita alla Conferenza Ambasciatori. Vedrò più tardi Poincaré ma ho creduto inviare immediatamente il risultato delle mie conversazioni con gli uffici.

(l) Gruppo indecifrato.

267

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, GUARNERI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 6676/280. Berlino, 3 settembre 1923, ore 17,25 (per. ore 21).

Telegramma di V. E. n. 2995 (1).

Avendo chiesto già intervento di questo Ministero Affari Esteri per fare cessare articoli contro politica italiana stamane essendo ritornato per rinnovare mia insistenza mi è stato subito risposto che già erano stati dati ordini a uffici stampa estera di adoperarsi con la maggiore efficacia perchè giornali cambino attitudine in una questione che non interessa la Germania la quale invece, mi è stato detto, ha bisogno di mantenersi vive simpatie e appoggio Italia. Non mancherò di insistere occorrendo.

268

IL MINISTRO A VIENNA, ORSINI BARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 6691/588. Vienna, 3 .settembre· 1923, ore 20 (per. ore 23,20).

Cancelliere federale dovendo assentarsi oggi da Vienna per vari giorni mi ha fatto pregare appena arrivato passare da lui. Si è vivamente interessato di Lei e delle varie questioni all'ordine del giorno. Ha accolto con soddisfazione comunicazione da V. E. affidatami circa colloquio di Lei con Benes e vivamente ringrazia. Gli ho riassunto situazione creatasi fra Italia e Grecia in seguito massacro Delegazione italiana. Gli ho esposto ferme direttive di V. E. che Paese compatto approva e segue e gli ho dato comunicazione del contenuto del telegramma di V. E. 2971 (2). Seipel divide tutto ribrezzo per abbominevole massacro,

comprende azione che l'Italia ha iniziata e segna (sic) i limiti prefissi. Egli ha aggiunto di sua iniziativa che appena letto primi articoli apparsi nei giornali austriaci aveva avvertito capo ufficio stampa e gli aveva dato istruzioni richiamare pubblicisti a un giudizio obiettivo della situazione e a fare loro riflettere che se volessero esprimere delle simpatie queste dovrebbero essere piuttosto verso l'Italia che non verso un... (l) indifferente colpevole di simili delitti. Cancelliere scusa primo movimento stampa austriaca col desiderio di questa di trovare nella nota italiana occasione scagionare Austria dell'accusa avere provocato luglio 1914 scoppio guerra europea con sua nota alla Serbia. Come si rileva da giornali odierni intervento cancelliere sembra riuscire efficace. Si rileva altresi grande messe di notizie più o meno fantastiche e sedicenti da Londra, Parigi, a scopo borsistico.

(l) -Pubblicato al n. 255. (2) -Pubblicato al n. 242.
269

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AGLI AMBASCIATORI A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, A BRUXELLES, RUSPOLI, A LONDRA, DELLA TORRETTA, A MADRID, PAULUCCI DE' CALBOLI, E A RIO DE JANEIRO, COBIANCHI.

T. 3016. Roma, 3 settembre 1923, ore 20,15.

Informo che pel tramite Ministro Giuriati venuto espressamente qui da Ginevra ho inviato a S. E. Salandra le seguenti istruzioni (2) per la linea di condotta che egli dovrà seguire nella prossima riunione Consiglio Società Nazioni: l) Delegazione italiana dovrà sostenere principio assoluta incompetenza Società Nazioni in una questione implicante in sommo grado onore nazionale basandosi sulle ragioni ampiamente esposte coi miei precedenti telegrammi. 2) Aggiungerà inoltre la dichiarazione che qualora consiglio non ritenesse di accogliere tale nostro punto di vista pregiudiziale di principio e che prescinde perciò dalle circostanze di fatto della vertenza italo-greca, l'Italia non potendo assolutamente adattarsi ad una posizione cosi lesiva del suo prestigio e dei suoi supremi interessi nazionali sarà costretta suo malgrado a ritirarsi dalla Società delle Nazioni.

V. E. vorrà preavvisare subito verbalmente di quanto precede codesto Governo accennando opportunamente alla grave situazione che verrebbe cosi a crearsi ma della quale noi non ci sentiremmo responsabili mentre d'altra parte non riteniamo che dal nostro ritiro dalla Società delle Nazioni possano derivare per noi inconvenienti maggiori di quelli che attualmente subiamo per effetto della posizione in cui siamo stati messi nella Società stessa.

V. E. pur procurando di dare alla sua comunicazione il carattere di recisione che essa comporta vorrà commisurarne i termini all'impressione che Ella presume possa essere suscitata costi in modo da evitare sia comunque interpretata come un atto sgradevole per codesto Governo e da lasciare nello stesso tempo ad esso la possibilità di agire, se lo ritenesse opportuno sui proprii

r~ppresentanti a Ginevra allo scopo di evitare di costringerci all'attuazione delle decisioni che per noi sono irrevocabili nel caso non fosse accolta la nostra giusta tesi (1).

(l) -Gruppo indecifrato. (2) -Il documento contenente le istruzioni a Salandra non è stato rinvenuto. Peraltro il suo testo è riportato nel presente telegramma. (Notizia comunicata da Giuriati, che su invito di Mussolini stilò la minuta del presente telegramma).
270

IL MINISTRO AD ATENE, MONTAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. u. 6678/269. Atene, 3 settembre 1923, ore 20,50 (per. ore 22). Mio telegramma n. 251 {2). Ieri sera questo Ministro degli Affari Esteri ha fatto pervenire all'Incaricato d'Affari di Francia risposta alla nostra nota verbale collettiva. Nota prolissa è di circa quattro pagine. Governo greco esprime suo cordoglio per massacro su territorio ellenico e fa presente deplorazione della stampa e del popolo. Si dilunga sulle misure adottate per la inchiesta e la cattura dei colpevoli confermando assicurazione data (verbalmente) al Ministro d'Italia di punizioni esemplari di questi colpevoli che debbono essere considerati affetti da follia criminale. Fa voti che la luce più completa sul delitto risulti dalla inchiesta iniziata, ma suggerisce come mezzo più efficace istituzione di una commissione speciale composta di rappresentanti delle tre grandi Potenze, in quanto che loro potrebbero estendere le indagini al di là del territorio ellenico, considerato che probabilmente assassini si sono rifugiati in Albania se non addirittura abitanti di quel Paese. Disgraziatamente attive ricerche delle autorità elleniche non sono ancora riuscite a stabilire nazionalità dei colpevoli nè movente del delitto (temo che non vi riuscirà mai). Tutta la successiva metà della nota è dedicata ad argomentazioni estranee al contenuto della comunicazione collettiva. Governo greco vi esprime suo profondo stupore che l'Italia, una delle potenze rappresentate nella conferenza degli Ambasciatori, prima di essere illuminata sulla responsabilità abbia presentato un ultimatum con condizioni gravose ledenti onore ed indipendenza della Grecia. E solo perchè Governo ellenico ha rifiutato sottomettersi a simili umiliazioni e fatto che il delitto fu compiuto in territorio greco, Governo ellenico non può ammettere domande umilianti la cui accettazione implicherebbe riconoscimento dei colpevoli. Governo greco quindi prega conferenza degli Ambasciatori di volere «in conformità al contenuto della nota rimessagli » impiegare tutta la sua influenza presso il Governo italiano perchè le gravose .condizioni di ultimatum siano ritirate e si ponga termine alla occupazione di Corfù. Conclude ripetendo che se risulterà provata responsabilità del Governo greco, quest'ultimo corrisponderà tutte le riparazioni che la con

ferenza degli Ambasciatori riterrà giuste. Richiamo sua speciale attenzione sul telegramma immediatamente successivo.

(ll Il telegramma fu trasmesso anche al Re e a Salandra.

(2) Pubblicato al n. 224.

271

IL MINISTRO AD ATENE, MONTAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 6681/270. Atene, 3 settembre 1923, ore 20,50 (per. ore 2~,25). Mio telegramma 269 (1).

Già sin da ieri attirai sulla seconda parte della nota greca speciale àttenzim:ié questo incaricato d'Affari di Francia che ho poi stamane convocato alla

R. Legazione insieme Incaricato d'Affari Inghilterra; dopo avere fatto loro nuovamente e chiàramentè notare indipendenza assoluta fra azione dell'Italia e quella della Conferenza degli Ambasèiatori e. prevalenza indiscutibile della prima sulla seconda, hò dichiarato che querimonie nella seconda metà della còmunicazione non avevano nulla a che vedere colla nostra nota collettiva ~d erano anzi fuori luogo. Pur ammettendo a priori che la cosa non sarebbe sfuggita alla Conferenza Ambasciatori, hò insistito che venisse da noi fatta in proposito opportuna riserva al Ministro Affari Esteri greco. Incaricato d'Affari Inghilterra si è opposto recisamente. A lui si è associato il suo collega francese aggiungendo che i rilievi potrebbero ·essere formulati dalla conferenza degli Ambasciatori cui la nota è destinata. Ho allora pregato i due rappresentanti alleati di prendere ·atto delle mie osservazioni. D'altra parte sono riuscito a fare riconoscere ad ambedue la falsità dell'inciso: c: in conformità al contenuto della nota rimessa in suo nome » compresa nell'alinea conclusionale della nota greca. Infatti nessun passaggio e nessuna espressione della nota collettiva giustificava una simile scaltra affermazione tendente ad infirmare di fronte alla Conferenza degli ambasciatori la richiesta di riparazioni e l'adozione di sanzioni da parte dell'Italia. A nome di tutti e tre, Incaricato d'Affari di Francia si è subito recato dal Ministro Affari Esteri attenendone sostituzione della nota con un nuovo esemplare nel quale non figura più inciso incriminato. Incaricato di Affari di Francia spedirà domani a Parigi a mezzo corriere, originale della nota greca.

272

L'AMBASCIATORE A RIO DE JANEIRO, COBIANCHI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 6713/1123. Rio de Janeiro, 3 settembre 1923, ore 21,15 (per. ore 7,50 del 4).

Questo Ministro Esteri mi ha letto istruzioni telegrafate direttamente a rappresentante Brasile Consiglio Ginevra appoggiare incondizionatamente punto di vista italiano nella vertenza colla Grecia, sia per simpatia verso Italia, sia per rispondere punto di vista italiano più equa interpretazione regola diritto delle genti.

(l) Pubblicato al n. precedente.

273

L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 6683/2135. Parigi, 3 settembre 1923, ore 21,20 (per. ore 2 del 4).

Poincaré che ho visto oggi e col quale ho avuta lunghissima ed esauriente conversazione su tutta la situazione del conflitto italo-greco mi ha confermato essere sua intenzione di appoggiare lealmente e incondizionatamente Italia perchè avesse le soddisfazioni dovutele. Mi ha detto aver inviato al delegato a Ginevra il testo del telegramma col quale codesto Incaricato d'Affari di Francia riportava argomento prodotto da V. E. per eccepire incompetenza Società delle Nazioni con istruzioni a riconoscere sopra tutto che non esiste pericolo di guerra e che perciò non sia il caso intervenire con l'aggiunta di qualche voto platonico a riferirsi alla Conferenza Ambasciatori. Non gli era noto esattamente pensiero Governo inglese. Lord Cecil si era naturalmente dichiarato nel senso che la vertenza fosse di competenza del Consiglio ma le opinioni di lui non coincidevano sempre con quelle di Curzon. Nel breve colloquio avuto l'altro ieri quest'ultimo, pur facendo una allusione al conflitto italo-greco aveva parlato piuttosto della Conferenza Ambasciatori che della Società Nazioni per cui egli Poincaré aveva lasciato cadere l'argomento, bisognava perciò cercare indurre Governo inglese imporre accoglimento punto di vista sopra menzionato. Ho ringraziato Poincaré della sua amichevole attitudine e gli ho detto che questa aveva prodotto in Italia grandissima impressione. Gli ho detto poi che quando fosse stata superata la presente fase della Società Nazioni e la questione fosse stata riportata alla Conferenza degli Ambasciatori io tenevo a precisare ben nettamente che con questo l'Italia non intendeva rinunziare ad ottenere diretta soddisfazione dalla Grecia per Hccisione suoi ufficiali. Non potevo infatti concepire che l'Italia avesse occupato Corfù per ottenere riparazioni attraverso altri. Che anzi non avrebbe potuto considerare che come una maggiore insolenza che la Grecia cedesse alle intimazioni altrui anzichè a quelle del Governo italiano. Poincaré mi ha risposto che conveniva perfettamente col mio modo di vedere. Presidente del Consiglio francese mi ha chiesto se noi avevamo esaminato bene situazione Corfù relativa trattato. Se al trattato di Sèvres e Losanna potevano considerarsi abolite garanzie stabilite dai trattati 1834 e 1864 dalle Potenze protettrici, sussisteva tuttavia neutralità contemplata da quegli stessi strumenti che trattati di Sèvres e Losanna non avevano cancellato. Egli mi diceva questo e m'invitava studiare questione non perchè egli intendesse sollevarla ma perchè poteva essere eccepita alla Lega delle Nazioni ed era bene

che fossimo preparati a rispondervi. Così per esempio come presunzione dell'... (l) neutralità avrebbe potuto citare occupazione avvenuta Corfù durante ultima guerra senza consenso Grecia.

(l) Gruppo indecifrato.

274

L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. 535/768. Londra, 3 settembre 1923, ore 23,30 (per. ore 8 del 4).

Curzon ha fatto ritorno ieri sera a Londra. Ho avuto con lui lunga conversazione sull'attuale conflitto italo-greco. Curzon ha tenuto prima di ogni altro a esprimermi sua indignazione per massacro Missione Italiana. Dopo avere premesso che era lontano da lui ogni pensiero di criticare atteggiamento del R. Governo circa incidente, ha cercato spiegarmi le ragioni per le quali opinione pubblica britannica sembra abbia preso atteggiamento non favoreV"ole all'Italia, enumerando i principali argomenti usati da questa stampa. Ho ribattuto spiegando l'infondatezza degli argomenti stessi e correggendo le erronee informazioni. Gli ho dato quindi comunicazione del telegramma di V. E. 2971 (1). Curzon si è mostrato assai dolente della decisione del R. Governo di non deferire la questione alla Società delle Nazioni. Ha soggiunto che Società delle Nazioni esiste appunto per dirimere i conflitti come quello che era sorto fra l'Italia e la Grecia e con il testo del Trattato in mano ha cercato di mostrarmi che il patto non .fa cenno a casi di esclusione del genere di quello da noi addotto. Ho replicato efficacemente dilungandomi a svolgere tutti gli argomenti da V. E. suggeritimi. Ho continuato poi a discutere conformandomi alle istruzioni contenute nei telegrammi di V. E. 2992 e 3000 (2). Curzon ha risposto che a me doveva essere perfettamente noto che la stampa inglese di tutti i partiti reclama insistentemente intervento Società delle Nazioni; che politica dell'attuale Governo si fonda sulla valorizzazione di essa, che il Governo britannico non aveva mosso alcun passo, ma ora che Grecia aveva investito Società delle Nazioni della questione era assolutamente impossibile per lui arrestarne il corso. Egli soggiunse essere certo che istruzioni impartite a Lord Cecil nel senso da noi richiesto avrebbero provocato la caduta del Ministero. Ho replicato e discusso lungamente portando questione nel campo generale dei rapporti fra i due Paesi. Curzon è stato irremovibile ed ha replicato rifiutarsi ammettere che il lavoro comune di parecchi mesi, la cordialità esistente fra i due Governi potesse essere compromessa da

un semplice movimento dell'opinione pubblica italiana eccitata dal semplice fatto che Governo britannico non si opponeva allo svolgimento di una azione imparziale della Società delle Nazioni di cui Italia è membro principale.

Ha insistito sul punto che arrestare Società delle Nazioni nello svolgimento della sua azione costituirebbe per Governo britannico una rinunzia ai suoi principi politici e contribuirebbe alla fine di quella Istituzione nella quale il popolo britannico aveva grande fiducia e che desiderava anzi vedere sempre più aumentare. La conversazione si è protratta a lungo con repliche e controrepliche senza però giungere ad un risultato favorevole alla tesi italiana. Riferisco inoltre che ad un certo momento Curzon in tono confidenziale ha rilevato che atteggiamento del Governo britannico nel sostenere diritto della Lega delle Nazioni ad intervenire era completamente immune da ogni difesa di particolari interessi.

16 -Documenti diplomatici · Serie VII · Vol. II

Ciò non poteva dirsi invece della Francia, la quale nel presunto suo odierno atteggiamento favorevole alla nostra tesi più che sposare la causa italiana provvederebbe difendere una tesi ritenuta da essa favorevole circa Ruhr. Dalla conversazione che fu alle volte concitata ma sempre estremamente cordiale e amichevole si può trarre conclusione: l) com'era da prevedere il Governo britannico favorisce azione della Società delle Nazioni; 2) che nel suo pensiero tale suo atteggiamento non contiene alcuna ostilità verso di noi; 3) che l'atteggiamento politico dell'Inghilterra nella situazione creatasi per l'incidente italo-greco non esce almeno per ora, dall'ambito della Società delle Nazioni. Da tutta la conversazione ho tratto anche impressione che Curzon, benchè assai preoccupato

dell'evenienza, non si opporrebbe per le stesse ragioni suddette a che Società delle Nazioni continuasse ad occuparsi dell'incidente itala-greco, anche nel caso di un eventuale nostro ritiro.

(l) -Pubblicato al n. 242. (2) -Pubblicati ai nn. 247 e 264.
275

L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 6693/769. Londra, 3 settembre 1923, ore 23,35 (per. ore 5,20 del 4).

Telegramma di V. E. 2970 (1).

Ho attirato attenzione di Curzon sull'atteggiamento stampa inglese che provoca vivo risentimento nell'opinione pubblica italiana. Curzon se ne è mostrato dispiacente ed ha tenuto a precisare che incidente italo-greco è scoppiato quando al Foreign Office non vi era alcun capo responsabile, e perciò stampa non aveva potuto avere nessuno speciale indirizzo o subire alcuna influenza. Mi ha fatto poi rilevare che stampa era stata unanime a deplorare massacro missione italiana e nel riconoscere diritto Italia a giusta riparazione. Ha aggiunto che data la fiducia ed il prestigio di cui gode qui la Società delle Nazioni non si poteva attendere che la stampa interprete dell'unanime opinione pubblica non sostenesse i diritti della Lega delle Nazioni, anche se da noi contestati. Devo inoltre riferire a V. E. che Curzon, alla fine del colloquio, ha voluto darmi lettura di qualche resoconto telegrafico della stampa italiana, da lui giudicato non corrispondente alle attuali relazioni italo-inglesi. Si è lamentato specialmente del « Messaggero ~ osservando che anche prima dell'attuale incidente usava linguaggio per nulla amichevole e misurato.

276

IL MINISTRO AD ATENE, MONTAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. u. 6692/262 (2). Atene, 4 settembre 1923, ore 1 (per. ore 4,50).

Miei telegrammi 269 e 270 (3). Questo Ministro Affari Esteri ha fatto pervenire oggi all'Incaricato d'Affàri di Francia una nota verbale con cui facendo seguito alla comunicazione di

ieri sera di cui ai miei telegrammi sopra menzionati, informa i locali Rappresentanti di Inghilterra Francia ed Italia di quanto segue': poichè Consiglio della Società Nazioni si è già occupato, in conseguenza del ricorso del Governo greeo, dell'esame della vertenza sorta per l'assassinio dei membri della Missione italiana, il primo delegato ellenico a Ginevra è stato autorizzato proporre una inchiesta sul luogo sotto il controllo di un rappresentante rispettivo dei Governi britannico francese ed italiano e di uno dei due membri della predetta Società cittadino di Stato neutrale. Analoga comunicazione anche dell'originale di questa nota sarà spedita domani dalla Legazione di Francia a Parigi.

(l) -Pubblicato al n. 239. (2) -Il numero di protocollo particolare è errato. (3) -Pubblicati ai nn. 270 e 271.
277

L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 6718/2137. Parigi, 4 settembre 1923, ore 18,05 (per. ore 23).

Telegramma di V. E. n. 3016 (1).

V. E. conosce i miei sentimenti relativamente alla Società delle Nazioni tanto che in mio precedente telegramma anteriore però di qualche settimana all'incidente italo-greco io Le manifestavo i miei dubbi sull'utilità dell'Italia di restarvi. Mi permetto però di osservare che il momento presente non sarebbe opportunamente scelto per uscire vantaggiosamente così in relazione alla soluzione del conflitto con la Grecia che alla situazione generale dell'Italia nel mondo. S. E. Salandra può contare sull'appoggio del Delegato della Francia e forse di quelli di qualche altra Potenza latina, come ad esempio il Brasile per tentare di far prevalere una soluzione di conciliazione che pur essendo riguardosa per la Società delle Nazioni assicuri a V. E. ed all'Italia il successo di averne eliminato l'arbitraggio e di aver riportato la definizione del conflitto nei termini enunciati dalla nostra comunicazione alle Potenze del giorno 30 agosto, comunicazione con la quale mentre si considerava uccisione dei nostri ufficiali come oggetto di diretta soddisfazione da darsi all'Italia da parte della Grecia, si riconosceva anche la competenza della Conferenza degli Ambasciatori a cagione del carattere interalleato della Missione. Mi riporto perciò al mio telegramma n. 2135 di ieri sera (2) come a quello in cui sono definiti i termini di una sperabile soluzione innanzi al Consiglio della Società delle Nazioni; soluzione che ripeto dovrebbe consistere nel far constatare alla Società delle Nazioni che senza entrare nei motivi giuridici da noi esposti essa non ha ragione di intervenire per il semplice fatto che non esiste pericolo di guerra in seguito alìe dichiarazioni sia dell'Italia che della Grecia e perchè la Conferenza degli Ambasciatori è già investita della questione. Al Quai d'Orsay dove ho fatto conoscere eventuali propositi di V. E. di uscire dalla Società delle Nazioni non mi si è nascosto l'imbarazzo in cui sarebbe posta la Francia da una tale decisione nel momento attuale e mi si è chiesto in qual modo questa mossa potrebbe giovare dato che saremmo impegnati a partecipare alla Società delle Nazioni per due anni consecutivi alla denuncia. Mi si è invece manifestata la possibilità

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dell'appoggio francese per una trasformazione della Società delle Nazioni da provocarsi opportunamente in modo che essa risponda meglio a garantire il funzionamento e le tolga la possibilità di sopraffare con preordinate combinazioni i legittimi interessi dei singoli stati.

(l) -Pubblicato al n. 269. (2) -Pubblicato al n. 273.
278

L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELI ESTERI, MUSSOLINI

T. 6730/2139. Parigi, 4 settembre 1923, ore 22,10 (per. ore l del 5). È qui giunta risposta greca alla Conferenza Ambasciatori e, benchè io non abbia ancora il testo, da quanto mi risulta essa non potrà essere ritenuta in alcun modo soddisfacente. Così per esempio il Governo greco metterebbe in dubbio la propria responsabilità per eccidio occorso mentre per il fatto che esso ha avuto luogo sul suo territorio questa responsabilità non può escludersi. Ugualmente la risposta tenderebbe a dare carattere di brigantaggio ordinario alla uccisione dei nostri ufficiali mentre è patente il suo carattere politico. In seguito a tale risposta Conferenza Ambasciatori verrà riunita domani ciò che potrà fornire occasione anche al Consiglio della Società Nazioni, di addivenire alla decisione di cui al mio telegramma 2137 (1). Sulla base del nostro ultimatum alla Grecia e della nostra comunicazione alle Potenze del giorno 30 agosto, allo scopo conseguire una soluzione che soddisfi in pieno offesa fatta all'Italia ed al tempo stesso alla Conferenza Ambasciatori, avrei in animo di proporre la grave linea di condotta seguente: La Conferenza Ambasciatori, vista la sua decisione del 30 agosto 1923, e la risposta del Governo greco del 2 settembre 1923, constata: a) che la responsabilità del Governo greco per l'assassinio dei membri della Delegazione italiana alla Commissione di delimitazione frontiera albanese esiste per il fatto che la Delegazione disimpegnava un mandato internazionale in territorio greco, col consenso del Governo ellenico, e che assassinio fu commesso su tale territorio con carattere evidentemente politico, dimostrato dalla circostanza che di tutta e sola la delegazione italiana fu premeditato e compiuto l'eccidio, e che per com·· pierlo fu scelto il momento in cui la delegazione si recava ad adempiere il suo mandato; b) che la detta responsabilità si fonda sulla garanzia di incolumità personale che il Governo greco deve prestare a tutte le missioni legalmente accreditate nel suo territorio e perciò sussiste qualunque siano gli autori dell'eccidio; c) che le sanzioni domandate dal Governo italiano al Governo greco corrispondono alla gravità del fatto ma, in considerazione di ciò, poichè la delegazione faceva parte della Commissione internazionale di delimitazione alla dipendenza della Conferenza Ambasciatori, e nella quale Francia e Inghilterra sono rappresentate, le sanzioni stesse debbono essere estese alla Francia ed alla Gran Bretagna, e per conseguenza le scuse del Governo ellenico, di cui al n. l della richiesta italiana, debbono avere luogo anche alle legazioni di Francia e

di Inghilterra, e gli onori alla bandiera di cui al n. 3 della richiesta debbono essere resi anche alla bandiera francese e alla bandiera inglese in presenza di

navi delle due potenze; d) che alla inchiesta da compiersi dalle autorità greche

affinchè siano accertati gli autori dell'eccidio e sia loro inflitta la punizione

adeguata, oltre al colonnello Perrone designato dal Governo italiano, assiste

ranno anche i signori A e B in rappresentanza della Conferenza degli Ambascia

tori. Il Governo albanese sarà pregato dalla Conferenza degli Ambasciatori di

coadiuvare alla ricerca dei colpevoli per il caso che essi si siano rifugiati sul

suo territorio; e) che la mtsura della indennità in denaro dovuta dalla Grecia

all'Italia per l'assassinio, e le modalità del pagamento sono da dibattersi sol

tanto tra l'Italia e la Grecia; f) che alle onoranze di cui ai numeri 2 e 5 della

richiesta italiana già accettati dalla Grecia, cioè alla cerimonia funebre ed al

saluto alle salme al loro imbarco a Prevesa interverranno rappresentanti fran

cese ed inglese.

Probabilmente domani alla Conferenza Ambasciatori nè Ambasciatore d'In

ghilterra nè io avremo ancora le nostre istruzioni ma riunione avrà per effetto

di constatare che la conferenza è ormai investita della questione.

Aggiungo che nella proposta di cui sopra ho escluso limiti di tempo, i quali non hanno più ragione di essere data la nostra occupazione di Corfù che permane fino a che l'Italia si dichiari soddisfatta.

(l) Pubblicato al numero precedente.

279

L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 6753/773. Londra, 4 settembre 1923, ore 23,50 (per. ore 9,50 del 5).

Tel. di V. E. 3016 (1).

Già ieri nella mia conversazione con Curzon ho lasciato intravedere possibilità di un nostro ritiro dalla Società Nazioni e col mio telegramma 768 (2) ho già riferito a V. E. che tale evenienza, mentre preoccupava assai Segretario di Stato non sembrava essere tuttora sufficiente ad indurlo ad un cambiamento dell'atteggiamento preso.

Ho fatto oggi a Tyrrel nel modo e nei termini prescrittimi comunicazione di cui al telegramma di V. E. cui mi riferisco. Tyrrel riferirà stasera a Curzon.

Per le ragioni già indicate a V. E. dubito assai ci\e Curzon possa essere indotto ad un radicale mutamento delle sue direttive. Bevo anzi aggiungere che da mie indirette e sicure informazioni mi risulta che Dominions operano fortemente presso Governo di Londra perchè in caso di urgenza lasci svolgere liberamente meccanismo Lega Nazioni messo in moto dalla domanda greca. Come è noto a V. E. politica dei Dominions, capitanati dal generale Smuts fa della Società delle Nazioni un caposaldo essenziale anche per il fatto che solo per il tramite di essa Dominions stessi possono partecipare in certo modo alla politica estera dell'Impero britannico. Tyrrel si è perfettamente reso conto del contenuto e dello spirito della mia cOmunicazione e alla sua volta ha tenuto a precisare come del resto aveva già fatto ieri Curzon che: l) Società delle Nazioni era stata investita dell'incidente italo-greco esclusivamente dalla Grecia stessa. 2) Che messa in moto azione Società delle Nazioni non era nel potere di

nessuno di arrestarne il corso. 3) Che la Gran Bretagna non poteva per le ragioni già espostemi dichiararsi contraria alla competenza della Società delle Nazioni ma che questo atteggiamento del Governo britannico non aveva nulla di meno che amichevole e riguardoso verso l'Italia. A quest'ultimo proposito Tyrrel ha lamentato la strana ,confusione fatta dalla stampa italiana la quale basandosi su articoli di qualche giornale, ha voluto attribuire al Governo britannico atteggiamento poco amichevole che gli era assolutamente estraneo.

(l) -Pubblicato al n. 269. (2) -Pubblicato al n. 274.
280

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, SUMMONTE

T. 3031. Roma, 4 settembre 1923.

Telegramma stampa di Belgrado riassume articolo giornale Vreme nel quale accennasi come Governo S.C.S. segua con speciale interesse vertenza italo-greca e si prepari prendere decisioni adeguate (sic) nel caso Società Nazioni non riesca imporre sue decisioni. Pregola telegrafare urgenza a quali decisioni effettivamente si alluda in detto articolo quali siano origini e scopi simili pubblicazioni sulle quali converrà eventualmente V. S. richiami senza indugio attenzione codesto Governo facendogli presente deleteria impressione che nell'attuale momento esse producono sull'opinione pubblica italiana.

281

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA

T. 3043. Roma, 5 settembre 1923, ore 4.

Suo telegramma 2135 (1).

Approvo pienamente quanto Ella ha detto a Poincaré specialmente circa

netta distinzione tra riparazioni chieste da Conferenza Ambasciatm.·i e quelle

chieste da Italia. Per quanto concerne neutralità Corfù mi riferisco al comu

nicato Stefani di ieri in cui è esplicitamente detto che non avendo partecipato

a Trattato 1864 Italia non è legata da esso. D'altra parte con lo stesso comuni

cato fu messo in rilievo precedente citato dallo stesso Poincaré che stessi Stati

firmatari detto Trattato si servirono dell'isola senza consenso Grecia come base

militare (2).

282

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL DELEGATO ALLA SOCIETÀ DELLE NAZIONI, SALANDRA

1'. UU. RR. 3062. Roma, 5 settembre 1923, ore 14,45.

Se il Consiglio della Lega emette un voto col quale praticamente si disinteressa dell'esame del merito della questione italo-greca, V. E. non prenda decisioni circa uscita Società delle Nazioni prima di aver ricevuto mie ulteriori istruzioni.

(l} Pubblicato al n. 273. (2} Il telegramma fu trasmesso anche a Londra.

283

IL DELEGATO ALLA SOCIETÀ DELLE NAZIONI, SALANDRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 6781/25. Ginevra, 5 settembre 1923, ore 15 (per. ore 19,35).

Risulta che famoso Nansen delegato ufficiale Norvegia Società Nazioni è il principale organizzatore agitazione piccoli Stati in seno assemblea contro atteggiamento italiano questione Grecia. Corre ora fondata voce che egli vada facendosi iniziatore formazione blocco contro l'Italia che sfugge patto Società Nazioni.

284

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA

T. GAB. RR. 215 bis. Roma, 5 settembre 1923, ore 16,30.

Telegramma di V. E. n. 2131 (1).

Il Governo jugoslavo mi ha manifestato (2) suo proposito di deferire all'arbitrato questione di Fiume previa registrazione trattato di Rapallo presso Società delle Nazioni.

Ho esposto (3) lealmente al signor Antonievich la mia sorpresa per questo intendimento, facendogli chiaramente rilevare come io ritengo assai più conforme ai grandi interessi dei due Stati il raggiungere un accordo diretto che riesca a superare la questione particolare di Fiume. Questa a miG avviso può trovare una soluzione radicale, semplice e sopratutto amichevole quando si tenga conto della realtà e cioè della materiale impossibilità di lasciare Fiume abbandonata alle pericolose incontrollabili fazioni locali. A tale realtà si sono inspirati tutti i progetti italiani per una soluzione che contemperi le esigenze delle due opinioni pubbliche e dei due Stati; disponibilità completa dei mezzi commerciali e portuali per la Jugoslavia, aggregazione all'Italia della città storicamente italiana offrendo ancora in compenso una notevole rettifica di confine che faccia entrare nel Regno S.H.S. verso Fiume alcune altre migliaia di slavi ora esclusi dalla frontiera fissata dal Trattato di Rapallo. Ciò comprende beninteso la consegna alla Jugoslavia del Porto Baros e Delta.

Ho invitato pertanto Antonievich a far sapere chiaramente a Pasic il mio fermo desiderio di fare di Fiume una piattaforma di collaborazione fra i due Stati anzichè un eterno pomo di discordia.

Antonievich mi è sembrato persuaso e ad avvalorare la sua azione ho scritto personalmente a Pasic (4) mettendo in rilievo l'accennata finalità politica supe

dove il presidente del consiglio iugoslavo si sarebbe recato da Parigi.

riore delle buone relazioni fra i due Stati, segnalandogli come riterrei gravissimo errore deferire ad altri la soluzione prima che siano definitivamente fissate fra i due Stati le posizioni reciproche che essi debbono avere a Fiume; poichè solo tale fissazione preventiva fatta di comune. accordo potrebbe rendere accettabile dalle due opinioni pubbliche una qualunque soluzione.

V. E. farebbe opera utilissima qualora potesse esercitare azione persuasiva in tal senso presso Pasic inducendolo a considerare l'errore che sarebbe per il superiore interesse delle nostre buone relazioni il ricorrere fin da ora all'arbitrato. La prego inoltre di volere anche adoperarsi affinchè possibilmente consigli amichevoli ma efficaci in tal senso vengano anche dati a Pasic dal Signor Poincaré, che V. E. potrà intrattenere all'uopo sull'argomento.

Gradirò cortese sollecita comunicazione al riguardo.

(l) -Tel. 6679/2131, trasmesso alle ore 21,20 del giorno 3 e pervenuto alle 2,15 del 4, non pubblicato, col quale Romano Avezzana chiedeva notizie sullo stato della questione di Fiume e si offriva di prender contatti con Pa~ié, di passaggio a Parigi. (2) -Con lettera n. 873 del l settembre, non pubblicata, di Antonievié a Mussolini. (3) -Nella conversazione avvenuta in occassione della consegna della lettera di cui alla nota precedente. (4) -Con lettera datata 6 settembre, non pubblicata, in quanto riassunta nel presentetelegramma. La lettera venne consegnata a Antonievié perchè la recasse a Pa§ié a Ginevra,
285

IL DELEGATO ALLA SOCIETÀ DELLE NAZIONI, SALANDRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 6782/29. Ginevra, 5 settembre 1923, ore 16,40 (per. ore 22).

Risposta suo telegramma n. 3062 (1). Mia dichiarazione (2) redatta insieme Giuriati-Scialoja secondo istruzioni di

V. E. non accennare uscita Italia da Società delle Nazioni ma tutti ritengono probabile tale evento dopo comunicazione Stefani resoconto Consiglio dei Ministri (3). Tuttavia ritengo possibile rinvio Conferenza Ambascìatori ma senza che Consiglio ammetta propria incompetenza. In tale ipotesi desidero sapere se potrò associarmi voto oppure astenermi senza aggiungere altra dichiarazione e riferendomi alla formula Governo per aspettare sue decisioni. Data eccitazione ambiente in maggioranza ostile devo ritenere probabile qualche manifestazione contro l'Italia durante discussione generale Assemblea che comincerà domani. Nuovo Presidente Assemblea non ha alcuna autorità nè vi è modo di impedire discorso di qualche delegato di piccoli Stati eccitato per conto proprio o come agente provocatore. Desidererei conoscere opinione di V. E. circa opportunità immediata risposta in eguale tono di cui potrebbe incaricarsi Giuriati oppure sua assenza nostro delegato seduta assemblea.

286

IL MINISTRO A VIENNA, ORSINI BARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. R. 6779/597. Vienna, 5 settembre 1923, ore 19,20 (per. ore 23).

Da Atene Patriarcato greco dopo... (4) ha diretto a Cardinale Vienna lungo telegramma protesta contro uccisione Corfù cittadini bambini da parte nostra e per invocare interessamento.

Cardinale attualmente Carlsbad ha inviato Segretario presso Nunzio Apostolico per consiglio circa risposta. Nunzio Apostolico lo ha consigliato andare guardingo nel prestar fede a quanto gli è stato telegrafato e di tener presente che ad Austria anzitutto conviene stare in buoni termini ·coll'Italia e rispettare· sentimenti popolo italiano. Cardinale ha risposto breve telegramma anodino..

(l) -Pubblicato al n. 282. (2) -Vedine il testo in A. SALANDRA, op. cit., pp. 108-111. (3) -Cfr. ivi, pp. 105-106. (4) -Gruppo indecifrato.
287

L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINL

T. 6773/2141. Parigi, 5 settembre 1923, ore 21,30 (per. ore 0,30 del 6) .. Stamane si è riunita Conferenza Ambasciatori sotto la presidenza di Cambon per esaminare risposta greca al passo collettivo dei Ministri delle tre Potenze alleate in Atene. Laroche ha rifer.ito su tutti i precedenti e la sua relazione, pur essendo obiettiva, ha avuto intonazione nettamente favorevole· al punto di vista italiano, evidentemente ispirata dalle istruzioni di Poincaré_ Egli ha concluso ribadendo che la nota greca merita da parte della Conferenza una risposta recisa sul pu11to della responsabilità del governo greco' fondata sul fatto che delitto è stato commesso in territorio greco. Ha aggiunto che deve essere proclamato il principio dell'inchiesta da parte· dei Rappresentanti delle tre Grandi Potenze partecipanti alla Commissione Confini Albania. Ha anche accennato che a suo personale avviso la presidenza del co-· mitato di inchiesta dovrebbe essere affidata al membro italiano che sarebbe naturalmente il colonnello Perrone già da noi designato. Ha poi dato lettura di una protesta di questa Legazione d'Albania contro le insinuazioni contenute nel testo risposta greca per rigettare eventuali responsabilità sul governo albanese, ma ha concluso che, pur riconoscendosi che la responsabilità di quest'ultimo non è in causa, Conferenza non può fare a meno di invitarlo ad ammettere che il comitato di inchiesta possa estendere le sue indagini anche sul territorio albanese.. Ho anzi tutto riaffermato che azione della Conferenza non si sostituisce per noi in alcun modo alla azione diretta del R. Governo verso la Grecia. Ho poi insistito sul fatto che la responsabilità territoriale che incomberebbe in ogni modo alla Grecia e che è stata la cagione delle richieste da noi fatte al Governo· greco, è confermata dal patente carattere politico del misfatto. Ho infine spiegato che la atmosfera di eccitazione creatasi da molti anni in Grecia contro l'Italia non consente alcuna fiducia ad atti istruttori o repressioni compiute dalle sole· autorità greche. Ho poi domandato che la constatazione della responsabilità territoriale greca (che è frutto di questa discussione preliminare) venisse consacrata nel comunicato da farsi tanto alla stampa quanto al Consiglio Società delle Nazioni perchè siano informate di quello che fa Conferenza Ambasciatori. Per ciò che concerne la costituzione del comitato d'inchiesta ho riserbato la mia opinione a dopo aver ricevuto istruzioni da V. E. Ambasciatore d'Inghilterra ha riconosciuto il principio della responsabi

lità territoriale della Grecia e la necessità che l'inchiesta non sia abbandonata alle sole autorità elleniche.

Ha dichiarato però non trovare opportuno di affidare all'Italia Presidenza Comitato inchiesta accennando che piuttosto di un comitato a tre presieduto da un italiano sarebbe preferibile affidare inchiesta ad un solo mandatario della Conferenza il quale potrebbe essere americano o subordinatamente un giapponese. Ad ogni modo ha riservato anche egli la sua opinione dopo aver consultato suo governo.

Ho risposto che pur mantenendo la mia riserva sulla ·Costituzione del comitato dovevo far presente che in nessun ·caso l'Italia avrebbe desistito dalla decisione che un suo rappresentante militare assistesse alla inchiesta da noi domandata alla Grecia.

Tanto Laroche che io abbiamo poi rilevato che le indennità reclamate in simili casi rappresentano una penalità, e perciò sono dovute ai governi che possono poi devolverle in tutto o in parte alle famiglie delle vittime, ed abbiamo rammentato H caso del comandante ... (1), ucciso in Alta Slesia e quello degli ufficiali inglesi e francesi ad Ingolstadt. Si è quindi deciso di fare alla stampa, e per tutti gli effetti alla Società delle Nazioni, un comunicato nel senso sopra esposto e che V. E. avrà già conosciuto dai giornali. Conferenza essendosi poi aggiornata a posdomani venerdl mattina prego V. E. telegrafarmi in tempo utile se posso consentire alla nomina del progettato Comitato di inchiesta.

Sarei d'avviso che a noi converrebbe l'accoglimento della proposta di Laroche che comitato sia composto di un Presidente italiano di due membri uno francese l'altro inglese.

Qualora però opposizione inglese a tale proposta si dimostrasse irreducibile sarei d'avviso di completare il comitato con un membro giapponese (e non americano) che credo ci darebbe affidamento di giustizia.

Tale decisione sarebbe logica in quanto il Giappone fa ufficialmente parte della Conferenza degli Ambasciatori.

Con la creazione del Comitato di inchiesta della Conferenza verrebbe a

trovarsi esaurita la richiesta numero quattro del nostro ultimatum ma riterrei

che da ciò il raggiungimento dei nostri fini sarebbe praticamente molto agevo

lato in quanto la coesistenza di un controllo individuale esercitato dal colon

nello Perrone sulla istruttoria greca e di una inchiesta che gli Alleati certa

mente farebbero anche senza la nostra partecipazione rischierebbe di condurre

ad un conflitto che potrebbe anche non risolversi in grado vantaggioso.

Quando la seduta era già stata tolta è pervenuta all'Ambasciatore d'Inghilterra notizia della decisione che sarebbe stata presa stamane a Ginevra nei termini seguenti: c Consiglio della Lega delle Nazioni ha preso in considerazione la discussione italo-greca di stamane ed ha deciso: di chiedere a ciascun membro della Società delle Nazioni il cui Governo è rappresentato alla Conferenza degli Ambasciatori di informare il suo Ambasciatore a Parigi della proposta che il consiglio designi uno o più Rappresentanti di Paesi neutrali a sovraintendere alla inchiesta sui luoghi ed a prendere parte nell'opera della Commissione che si recherà in Albania per stabilire le circostanze che precedettero e accompagnarono il delitto; di nominare un giudice greco ed uno italiano ed un'Alta autorità giudiziaria quale il :Presidente del Tribunale federale svizzero

ovvero il Presidente della Corte permanente di Giustizia Internazionale per fissare il giusto compenso alle famiglie delle vittime. La Grecia nel frattempo dovrebbe depositare come garanzia in una Banca svizzera cinquanta milioni di lire italiane. Consiglio Società delle Nazioni e Ceci! confidano che la suddetta procedura sarà accettata dalla Conferenza degli Ambasciatori ».

La portata di questa comunicazione che non è ancora giunta per il tramite ufficiale del Segretariato ha bisogno di informazioni complementari per essere pienamente valutata sopratutto in relazione alla interpretazione che proposta Hanotaux abbia potuto dare alle istruzioni di Poincaré. Da uno scambio di vedute sommarie con Cambon abbiamo però riconosciuto che la forma della decisione quale ci è finora nota, implicitamente riconosce la competenza della Conferenza degli Ambasciatori la quale è libera di tenere nel conto che crederà opportuno decisione del Consiglio Società delle Nazioni. Decisione Consiglio Società delle Nazioni mi spinge ancora più a pregare V. E. di voler ·considerare con la maggiore attenzione la proposta di cui alla prima parte di questo mio telegramma e cioè che la costituzione di un comitato di inchiesta nominato dalla Conferenza degli Ambasciatori nel quale oltre a colonnello Perrone siederebbero un rappresentante francese ed uno inglese potrebbe essere considerato dall'Italia come l'esaurimento della richiesta numero quattro del nostro ultimatum. Voglia altresì V. E. considerare che mentre la Francia ci dà il suo leale appoggio ci conviene facilitarle il compito (1).

(l) Gruppo indecifrato.

288

L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 6790/2143. Parigi, 5 settembre 1923, ore 21,30 (per. ore 24).

Seguito mio telegramma n. 2141 (2).

Apprendo ora che decisioni prese da Consiglio Lega delle Nazioni non cor

rispondono a quelle telegrafate da Lord Ceci! la cui comunicazione deve consi

derarsi per lo meno tendenziosa e diretta a impressionare Conferenza degli

Ambasciatori. Secondo quanto comunica Hanotaux visconte Ischi Presidente del

Consiglio ha presentato seguente mozione ordine: «Conto che i nostri colleghi

rappresentanti qui i Governi alleati da cui rileva la missione delle frontiere

albanesi trasmetteranno ai lòro Governi le proposte greche perchè la Conferenza

degli Ambasciatori possa averne conoscenza». Consiglio ha approvato questa

mozione. Hanotaux ha anche ·comunicato che è stata respinta una proposta di

Lord Cecil concepita nei seguenti termini: « È desiderabile che i lavori del

Consiglio e quelli della Lega delle Nazioni possano svolgersi in armonia».

Hanotaux infine informa si sta designando Ginevra movimento per sottomettere

Corte Arbitrale Aja questione competenza Consiglio nella questione italo-greca.

Poincaré mi ha fatto chiedere mio parere in proposito. Gli ho fatto dire che a

mio avviso potevamo declinare di andare davanti tribunale Aja e che nè a Grecia nè a Inghilterra conveniva prolungare questione bizantina se intendevanO> che evacuassimo Corfù. Poincaré mi ha fatto anche chiedere mia idea su quella parte proposte greche che avessero potuto considerarsi accettabili da Italia. Gli ho fatto dire che ne avrei informato V. E. ma intanto mi pareva non dovremmo allontanarci come Conferenza dalle linee accennate nella riunione di stamane per quanto concerneva inchiesta mentre per la somma di 50 milioni Conferenza avrebbe potuto accertare fosse depositata in Svizzera o altrove ma mi riservavo sempre conoscere parere V. E. Ho aggiunto che in mezzo a tutte queste manovre non doveva dimenticarsi che Italia occupava Corfù e che non l'avrebbe abbandonata fino a soddisfazione avuta.

(l) -II telegramma fu trasmesso anche a Salandra a Ginevra. (2) -Pubblicato al n. precedente.
289

IL MINISTRO AD ATENE, MONTAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. u. 6774/279. Atene, 5 settembre 1923, ore 21,40 (per. ore 24). Ad ore 18 per incarico di questo Ministro degli Affari Esteri è venuto alla

R. Legazione Capo della Sezione politica che ha fatto a Costa seguente dichiarazione verbale: la squadra ellenica ancorata a Salamina ha ricevuto dal governa ordine partire domani verso il nord per trasferirsi nelle acque di Volo. Scopa di tale ordine è di eliminare qualsiasi malinteso ·Che potrebbe derivare dall'ap-parizione di unità leggere della marina italiana nelle vicinanze del golfo di Saronico.

Quindi in ragione dell'allontanamento della squadra greca la quale potrebbeforse essere considerata come difesa di Atene, la Capitale dovrà essere riguardata come una città indifesa. Funzionario greco ha sottolineato quest'ultimo concetto. Identica comunicazione verbale è stata fatta alla Legazione d'Inghilterra e di Francia.

Questo R. Addetto Navale, da me informato, ha riferito quanto precede: direttamente allo Stato Maggiore della R. Marina.

290

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL DELEGATO ALLA SOCIETÀ DELLE NAZIONI, SALANDRA, E ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA

T. uu. 3067. Roma, 6 settembre 1923, ore 0,20.

(Per Ginevra). R. Ambasciatore a Parigi telegrafa quanto segue: (riprodurre telegramma di collezione n. 6718/2137) (1). (Per Parigi). Nel dar comunicazione a Salandra del telegramma della E. V.

n. 2137 ho aggiunto quanto segue:

(Per tutti). Questo Incaricato d'Affari di Francia mi ha stamane confermato verbalmente il vivo desiderio francese di serbare atteggiamento quanto più benevolo possi:bile a nostro riguardo nell'attuale vertenza colla Grecia e mi ha dichiarato reiteratamente essere state date precise istruzioni in tal senso ad Hanotaux, specialmente pel lavoro persuasivo da farsi nelle coulisses.

Poincaré, ha aggiunto Charles Roux improntando tutta la sua conversazione al tono più amichevole, si preoccupa unicamente della ricerca da farsi in pieno accordo con noi ed in maniera che non si abbia a dare ad essa il minimo carattere di mediazione che potesse venire interpretata come limitazione della nostra libertà d'azione, di una soluzione la quale pur soddisfacendo pienamente l'amor proprio dell'Italia col mantenere in sostanza la posizione da questa assunta, giri possibilmente la questione dell'incompetenza della Lega delle Na-zioni senza darle un colpo così diretto e palese come quello di obbligarla a prodamare essa stessa tale incompetenza. Mi ha quindi esposto il seguente progetto generico di una combinazione tipo che Poincaré considererebbe rispondente in massima al criterio suenunciato:

l) Consiglio Società Nazioni constaterebbe assassinio in territorio greco di tutta una missione militare italiana investita di mandato dalla Conferenza ,degli Ambasciatori;

2) Constaterebbe anche che il Governo italiano e Conferenza Ambasciatori hanno reclamato delle sanzioni e che il Governo italiano non avendo ottenuto le soddisfazioni da lui richieste ha occupato Corfù;

3) Prenderebbe atto della dichiarazione fatta dal Governo italiano che .questo non ha occupato Corfù che per ottenere soddisfazione e secondo i termini -della comunicazione italiana ai vari Governi;

4) Prenderebbe atto della dichiarazione del Governo italiano circa sua intenzione non fare guerra alla Grecia e dichiarazione che allo stato delle cose non vi è pericolo di guerra;

5) Non si pronuncerebbe sulla questione della competenza, aggiornerebbe -esame dell'ammissibilità del ricorso greco ed emetterebbe il voto che la questione sia regolata al più presto mediante accordo diretto fra le Potenze interes.sate sotto gli auspici della Conferenza degli Ambasciatori.

A mia richiesta l'Incaricato d'Affari di Francia ha chiarito che le parole «sotto gli auspici > non debbono interpretarsi nel senso letterale di un deferimento della questione alla Conferenza degli Ambasciatori ma nel senso che la questione stessa dovrebbe essere esaminata con l'assistenza della Conferenza degli Ambasciatori.

È stato in seguito a tale comunicazione francese che ho creduto opportuno di telegrafarle stamane (l) pregandola nel caso Consiglio emettesse voto col quale praticamente si disinteressasse dell'esame del merito della questione italo-greca, -di non prendere decisioni circa la nostra uscita dalla Società delle Nazioni prima di avere ricevuto mie ulteriori istruzioni.

Da un esame approfondito del suggerimento francese sono venuto a convin.cermi che in realtà nulla potrebbe ostare da parte nostra alla accettazione di una deliberazione del Consiglio della Società delle Nazioni in conformità ai

suddetti punti l, 2, 3 e 4, i quali corrispondono sostanzialmente alla verità dei fatti e alle dichiarazioni del R. Governo. Quanto al punto 5 osservo: a) che non converrebbe· accettare la parola « soprassedere » in quanto essa lascerebbe aperta la possibilità di una nuova discussione nel Consiglio della Società delle Nazioni nel caso in cui la Grecia non volesse accettare le decisioni della Conferenza degli Ambasciatori. Sarebbe invece accettabile una formula analoga a quella prospettata da Romano e mediante la quale il Consiglio deliberasse non procedere all'esame della vertenza italo-greca. Sarà conveniente sostituire alle parole «sotto gli auspici» una formula che lasci più chiaramente comprendere la coesistenza del diritto dell'Italia alle proprie dirette riparazioni coll'analogo diritto della Conferenza degli Ambasciatori. Ho fatto comprendere a questo Incaricato d'Affari di Francia che su queste basi non sarei stato alieno dal pregare V. E. di tenersi in contatto con Hanotaux (il quale riceverà rinnovate analoghe istruzioni da Poincaré) per concretare la formula che meglio risponda ai suddetti concetti e che sarebbe opportuno possibilmente sottoporre precisa

mente all'approvazione dei rispettivi Governi.

È bene inteso che non essendo per noi ammissibile dimostrare comunque intenzione di recedere dalla posizione presa ogni iniziativa al riguardo di quanto sopra dovrà essere lasciata ad altri e principalmente ad Hanotaux il quale se necessario potrà anche adoperarsi per un ulteriore rinvio della discussione del Consiglio.

Charles Roux che mi ha detto aver intenzione di telegrafare subito a Parigi ha insistito ancora sul carattere per ora generico da conservarsi al progetto su esposto in guisa da non dargli (specie di fronte ai terzi) aspetto di proposta francese in tutte le due parti.

(l) Pubblicato al n. 277.

(l) Cfr. il n. 282.

291

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL MINISTRO A BUDAPEST, CARACCIOLO

T. 3066. Roma, 6 settembre 1923, ore 0,45.

Non avendo ricevuto da codesta Legazione alcuna informazione circa atteggiamento e opinione codesto Governo nei riguardi vertenza italo-greca, prego telegrafarmi in proposito nonchè darmi notizie relative correnti opinione pubblica delineatasi costà in occasione discussione Consiglio Società Nazioni.

292

IL MINISTRO AD ATENE, MONTAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 6864/283. Atene, 6 settembre 1923, ore 1,30 (per. ore 4,30).

Ministro Affari Esteri greco avendo oggi chiesto al corrispondente straordinario del Corriere della Sera dott. Berri di intervistarlo questi ha risposto che il momento non gli sembrava opportuno ma che ciò si potrebbe fare in seguito beninteso ad un questionario che il pubblicista si riserva di presentare al Ministro. Nella stessa circostanza si è fatto chiaramente intendere dal Capo del· l'Ufficio stampa del Ministero degli Affari Esteri che a prescindere da altre decisioni della Società delle Nazioni il Governo greco sarebbe disposto trattare direttamente componimento amichevole del conflitto col Governo italiano a Roma escludendo dai negoziati R. Legazione Atene riguardata attualmente nella circostanza come ostilmente ispirata verso la Grecia.

293

IL MINISTRO AD ATENE, MONTAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. u. RR. 6789/280. Atene, 6 settembre 1923, ore 1,30 (per. ore 4,35).

Mio telegramma 279 (1).

Questo pomeriggio prima Incaricato d'Affari d'Inghilterra e poi un Segretario della Legazione di Francia, essendo Incaricato d'Affari infermo, sono venuti a vedermi e mi hanno rispettivamente detto essere stati sollecitati dal Ministro Affari Esteri di farmi in suo nome comunicazione di cui al mio telegramma sopra menzionato circa trasferimento della squadra greca e relative supposte conseguenze. Ho risposto ad ambidue i!l forma assai ,cortese ma esplicita che trovavo strana ed incomprensibile tale procedura del Governo greco al quale non mancava modo di farmi direttamente simili comunicazioni. Ho aggiunto che se Ministero Affari Esteri non avesse agito in quest'ultima guisa dovrei considerare comunicazione come non avvenuta. I due Incaricati d'Affari si sono subito resi conto dell'errore commesso e mi hanno pregato di voler riguardare anche per quanto concerne la loro persona il passo come non fatto. Essi si sono subito recati al Ministero Affari Esteri a fare conoscere che non avevano creduto di dare corso alla sua richiesta. In seguito a ciò il Signor Alexandris ha incaricato un funzionario del suo Dicastero di compiere il passo alla Legazione. Ho creduto opportuno di mettere così le cose a posto per varie ovvie ragioni fra le quali quella di non consentire che il Governo ellenico procurasse subdolamente di stabilire intervento di terzi nelle nostre faccende e di impedirgli di fare sorgere impressione circa rapporti con la R. Legazione diversi dalla realtà e di ignorare l'esistenza della R. Rappresentanza.

294

lL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL DELEGATO ALLA SOCIETÀ DELLE NAZIONI, SALANDRA

T. uu. 3068. Roma, 6 settembre 1923, ore 3,30.

Suo telegramma n. 29 (2).

Dal mio telegramma 3067 (3) V. E. avrà rilevato come formula per noi accettabile sarebbe deliberazione Consiglio «non procedere» all'esame vertenza

italo-greca in base alle constatazioni contenute nei primi quattro punti indicati da francesi. Ma tanto nell'ipotesi che Consiglio prendesse una deliberazione così formulata quanto se adottasse una diversa formula ritengo preferibile V. E. si astenga dal voto dichiarando di dover riferire al R. Governo.

Circa seduta assemblea sembrami convenga nostro delegato vi assista in ogni caso per evitare impressione che Italia desideri comunque sottrarsi al dibattito. Nostro delegato Assemblea dovrà tuttavia, regolandosi sull'andamento della discussione, riferirsi, serenamente soltanto alle dichiarazioni fatte da V. E. nel Consiglio e, se necessario ripeterle senza allargarle però con argomentazioni -d'altro genere. In caso di intemperanza di linguaggio e di escandescenza da parte delegati altri Stati dovrà limitarsi a protestare abbandonando l'aula.

(l) -Pubblicato al n. 289. (2) -Pubblicato al n. 285. (3) -Pubblicato al n. 290.
295

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL PREFETTO DI TORINO, PALMIERI

'T. 3072. Roma, 6 settembre 1923, ore 16. Sembra che sera 30 agosto alla notizia massacro delegazione italiana Albania ,gruppi dimostranti emettendo grida «abbasso la Francia» siansi recati sede cCamera Commercio Francese dove obbligarono segretario ad esporre bandiera .a mezz'asta. Medesima sera verso ore 11 un centinaio di persone sarebbensi -riunite dinnanzi sede consolato di Francia sostandovi e gridando ostilmente. Alle :rimostranze presentate il giorno seguente da Console di Francia tanto la S. V.

•quanto questore avrebbero espresso loro meraviglia dichiarando ignorare acca·duto. Prego la S. V. riferirmi su veridicità e portata fatti sopracLetti e prendere precauzioni atte a prevenirli.

296

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL MINISTRO AD ATENE, MONTAGNA

'T. 3076. Roma, 6 settembre 1923, ore 16. Suoi telegrammi 279 e 280 (1). Approvo pienamente suo operato. Voglia far conoscere al Governo greco nel modo che riterrà più opportuno che non essendovi nè minaccia di guerra nè tanto meno stato di guerra fra Italia e Grecia, non comprendiamo in che cosa possano interessarci i movimenti della flotta greca sempre che non abbiano carattere di ostilità contro di noi (2).

(l) -Pubblicati ai nn. 289 e 293. (2) -n telegramma fu trasmesso anche a Londra, Parigi e a Salandra a Ginevra.
297

L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. 539/2148. Parigi, 6 settembre 1923, are 19 (per. ore 21,30).

Mio telegramma 2131 (1).

Ho avuto già ieri l'altro con Poincaré un lungo discorso preliminare a proposito di quanto V. E. mi disse relativamente a Fiume tenendomi però in termini vaghi sia perchè effettivamente io non conosco esattamente la situazione delle ultime trattative sia per non allarmare lontanamente Presidente del Consiglio francese. Poincaré al quale espressi speranza che avremmo anche in questa questione trovato la Francia al nostro fianco non potè nascondere una certa emozione a tale richiesta. Egli mi disse di essere vivamente desideroso di renderei servizi e che era sua ambizione di eliminare qualsiasi causa di attriti fra la Francia e Italia e credeva di avermene dato cosi nel passato con i vari accordi conclusi come nella attuale fase del conflitto italo-greco una concludente dimostrazione. Egli riteneva che l'avvenire e la salvezza della Francia e dell'Italia dipendessero da una intesa fra i due paesi. Tuttavia per quanto riguardava la questione di Fiume e la Jugoslavia in generale V. E. doveva tenere presente i rapporti che corrono fra la Francia e Jugoslavia la cui amicizia rappresenta uno dei punti fondamentali della politica francese. Anche se egli volesse modificare questa situazione non sarebbe seguito dal paese. Gli ho detto che mi erano troppo note le basi della politica francese perchè io mi decidessi a rivolgergli domande e richieste che fossero in contraddizione con quella e che lo avessero posto in imbarazzo. Ma nel caso che io gli adombravo V. E. era animato da un vivissimo desiderio di consolidare i suoi rapporti con Jugoslavia facendo di Fiume (per citare le parole di V. E.) un pegno di amicizia fra i due paesi. Dalla definizione della nota di Fiume venivano a trovarsi principalmente i rapporti fra l'Italia e Jugoslavia come lo dimostravano le stesse apprensioni da lui manifestatemi. Senza perciò entrare nel vivo dell'argomento al quale non ero preparato mi riservavo di pregarlo di adoperare la sua influenza per raggiungere la soluzione da noi prospettata e che l'Italia propugnava considerandola non solo vantaggiosa a sè stessa ma rispondente a quei fini di generale pacificazione che gli avevo accennato. Poincaré mi rispose che in questi termini egli si sarebbe posto a nostra disposizione. E gli suggerii allora se non fosse stato il caso di profittare della presenza di Pasich a Parigi per indurlo ad essere più arrendevole beninteso quando io fossi stato a caso di precisargli meglio il nostro punto di vista. Avrei anche potuto forse contribuire a raggiungere questo scopo parlandone anch'io al Presidente del Consiglio Serbo al quale sono legato da buona amicizia. Poincaré mi rispose Pasich era ormai un poco vecchio e cristallizzato nei suoi preconcetti e che assai più efficace avrebbe potuto essere il suo intervento se avesse potuto parlarne col re di Serbia la cui mente è più aperta ad accogliere suggerimenti di carattere più pratico e generale. Mi assicurò che in ogni modo avrebbe riflettuto e che avremmo riparlato della questione. Mi pregò

17 -Documenti diplomatici • Serie VII · Vol. II

di attirare l'attenzione di V. E., a titolo di sincera amiCIZia, sulla gravità che assumerebbe una riapertura della questione di Fiume e sui pericoli che essa racchiuderebbe se fosse riacutizzata in questo momento.

(l) Cfr. la nota l a pag. 183.

298

IL MINISTRO A VIENNA, ORSINI BARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 6837/601. Vienna, 6 settembre 1923, ore 19 (per. ore 22,50).

Ho segnalato a S. E. Salandra telegramma da Ginevra alla Neue Freie Presse da quel suo corrispondente ad intonazione sensazionale anti-italiana. Qui in generale stampa e circoli politici sono molto riservati. Fra i diplomatici, mio informatore mi ha detto Ministro di Serbia assai violento contro l'Italia che accusa essersi condotta contro Grecia con minore cavalleria dell'Austri.a nel 14 contro Serbia e che preannunzia complicazioni gravi fra l'Italia Jugoslavia a causa Fiume. Ministro Cecoslovacchia poi dice che atteggiamento stampa cecoslovacca contro Italia dipende dalla poca soddisfazione riportata da Benes nei suoi colloqui di Roma. In questa borsa forte speculazione a danno yen, marco e dracma.

299

IL MINISTRO A SOFIA, RINELLA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 6840/215. Sofia, 6 settembre 1923, ore 21,10 (per. ore 24).

Telegramma di V. E. 3066 (1).

Per riferire attendevo incontrarmi col Presidente del Consiglio dei Ministri ciò che soltanto oggi mi è stato possibile. Opinione pubblica si mantiene calma e segue vertenza con evidente favore per il punto di vista italiano. Governo bulgaro si mostra imparziale e conferma sue disposizioni pacifiche ma teme vertenza possa fomentare complicazioni nei Balcani. Questo accenno si riferisce eventuale intervento armato Jugoslavia in Bulgaria in relazione questione Macedone.

300

L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 68471790. Londra, 6 settembre 1923, ore 21,25 (per. ore 4,30 del 7).

Da informazioni pervenute testè risulta che il Foreign Office avrebbe mandato a Cecil istruzioni di moderare sua azione e suo linguaggio.

inviato anche a Sofia.

(l) Pubblicato al n. 291. Quantunque non risulti, detto telegramma fu evidentemente

301

IL MINISTRO AD ATENE, MONTAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 6828/287. Atene, 6 settembre 1923, ore 22 (per. ore 23,30).

In data 4 corrente telegrafai al R. Consolato Corfù quanto segue:

« 2427. Urgente. Prego chiedere a codesto Comando forze occupazione e telegrafarmi massima urgenza se esso, come suppongo, è disposto consentire sbarco nell'isola ad abitanti civili di Corfù che desiderando fare ritorno alle proprie case si sono all'uopo rivolti a questa Legazione:.. Quel R. Ufficio mi ha risposto in data di ieri col seguente telegramma: « 975. Suo teleg. 2427. Comando in Capo risponde: « Nulla osta per il ritorno a Corfù dei corfioti transitati in continente purchè siano insospettabili sotto ogni ·aspetto. Se possibile con lo stesso mezzo che li porta si potrebbero mandare in Macedonia i profughi di Anatolia nel massimo numero possibile:.. In quanto al primo punto mi propongo che si tratti di pochi civili pacifici isolani che desiderano rientrare nelle proprie case e che a quanto pare intendono compiere il viaggio recandosi prima in qualcheduna delle isole ioniche e di là a mezzo di imbarcazioni a vela pas&J.re a Corfù. Ciò premesso nel caso specifico non è attuabile richiesta di cui al secondo punto.

Tuttavia poichè essa implica importante questione di carattere politico vi richiamo l'attenzione di V. E. Risposta negativa farebbe pessima impressi<me se RR. Autorità italiane procedessero all'allontanamento forzato dei profughi da Corfù. Se movente di simile misura è spesa che importa loro mantenimento, essa potrebbe essere da noi sostenuta in via provvisoria a debito del Governo greco. Prego V. E. informarmi decisioni R. Governo impartirmi e fare impartire al Comando eventuali istruzioni al riguardo.

302

IL MINISTRO A BUDAPEST, CARACCIOLO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 6857/304. Budapest, 6 settembre 1923, ore 22,40 (per. ore 2,10 del 7).

Telegramma di V. E. 3066 (1).

Come da mio telegramma 296 (2), fin dal 1° di settembre Presidente del Con

siglio e Ministro Affari Esteri sono partiti per Ginevra. Non mi è (pertanto

possibile, essendosi assentati principali esponenti politici Ungheria, rendere

esattamente conto a V. E. opinione Governo ungherese circa vertenza itala

greca.

Tale opinione peraltro si desume chiaramente da atteggiamento stampa

governativa di cui, valendomi circostanza partenza corriere, ho inviato detta

gliato spoglio a V. E. con mio rapporto 2040/582 del 4 settembre corrente, a

cui allegavo traduzione articoli (l) pubblicati in proposito dagli organi vari

partiti.

Non posso pertanto che confermare a V. E. che impressione al riguardo

è generalmente ottima. Quanto all'opinione pubblica, influenzata dalla stampa,

ne segue direttive. Cristiano-nazionali approvano incondizionatamente opera di

V. E. benchè forse al ricordo del passato si mescola una certa invidia per atto di energia e di forza che è concesso all'Italia di compiere, mentre è diffuso sentimento che all'Ungheria sia vietato far valere propria causa. Sono comunque generalizzate in questi circoli espressioni di elogio e ammirazione per l'Italia e V. E. Opinione liberali è più fredda e si lascia impressionare da considerazioni pessimiste circa possibili conseguenze conflitto pur riconoscendo necessità Italia difendere proprio prestigio. Opinione pubblica contraria Italia manca assolutamente, mancando d'altra parte, come V. E. potrà rilevare dal mio rapporto suddetto, tale atteggiamento nella stampa. Per mia parte ho concorso influenzare opinione pubblica facendo pubblicare e dando massima diffusione comunicato di V. E. in proposito. Circa discussione di competenza Lega Nazioni, stampa non si mostra molto diffusa. Brevi commenti alle corrispondenze cristiano-sociali riconoscono vittoria italiana decisione conferenza Ambasciatori, mentre stampa liberale vede in pericolo tradizionale amicizia italo-inglese e crede vedere oscurarsi anche orizzonte jugoslavo. A titolo notizia comunico a V. E. che sono informato che stamane doveva essere affisso per la città manifesto a firma Lega Ungherese Ridestati inneggiante Italia e V. E. ed alla amicizia italo-ungherese additando agli ungheresi energia italiana invitando a una dimostrazione di simpatia da tenersi oggi alle 17 davanti questa Legazione. Invio testo all'E. V. col prossimo corriere. Ministero degli Affari Esteri essendo informato di ciò, Segretario Generale Kanya ha pregato evitare affissione e dimostrazione data speciale situazione Ungheria verso Inghilterra e Piccola Intesa per questione prestito. Mi è stata frattanto annunziata per sabato prossimo visita varie rappresentanze associazioni politiche che desiderano esprimermi loro simpatia per Italia e ammirazione per azione politica di V. E. Vari deputati sono venuti personalmente informarmi loro propositi presentare mozione assemblea nazionale per indirizzo cordoglio da presentarsi dal Governo ungherese al R. Governo. Non mancherò tenere ulteriormente informata V. E. al riguardo.

(l) -Pubblicato al n 291. (2) -Tel. 6605/296, trasmesso alle ore 14,30 del giorno l e pervenuto alle 18,50, non pubblicato, relativo alla partenza di Bethlen e di Daruvary.
303

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA

T. 3084. Roma, 6 settembre 1923, ore 24.

Telegramma di V. E. n. 2141 (2).

Approvo pienamente linguaggio di V. E. specialmente per quanto concerne riaffermazione responsabilità greca trattandosi delitto politico e principio che azione Conferenza non si sostituisca per noi alla azione diretta dell'Italia verso la Grecia.

Quanto al Comitato di Inchiesta V. E. dovrà insistere perchè triumvirato sia presieduto da un italiano facendo rilevare come ciò ci indurrebbe a considerare assorbita la nostra richiesta n. 4. Nel caso di assoluta irreducibilità inglese Ella potrà accettare partecipazione di un membro giapponese (1).

(l) -Nè il rapporto nè gli articoli sono stati pubblicati. (2) -Pubblicato al n. 287.
304

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA

T. 3086. Roma, 6 settembre 1923.

Suo telegramma 2143 (2).

Pretese decisioni Consiglio Lega Nazioni comunicate da Cecil non sono altro che proposte presentate al Consiglio stesso da Politis nella seduta del 4 corrente. Approvo quanto V. E. ha detto a Poincaré circa tribunale Aja. Per quanto riguarda proposta greca circa deposito 50 milioni V. E. comprenderà come non sia compatibile con la nota posizione da noi nettamente assunta, prenderla in esame senza che sia prima precisato suo grado interdipendenza col complesso delle rimanenti proposte elleniche e se non quando ci sia presentata o direttamente o per tramite della Conferenza degli Ambasciatori. Per sua norma di linguaggio tenga presente quanto ho già più volte fatto incidentalmente rilevare a questi Incaricati d'Affari di Francia e di Inghilterra e cioè che ingenti spese cui ci obbliga occupazione di Corfù per inadempienza greca vanno ogni giorno accumulandosi (1).

305

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL DELEGATO ALLA SOCIETÀ DELLE NAZIONI, SALANDRA

T. u. 3089. Roma, 6 settembre 1923, ore 24.

Telegramma di V. E. n. 23 (3).

Italia Inghilterra Belgio oltre alcuni Stati minori non hanno finora riconosciuto attuale regime greco nè hanno col Governo di Atene relazioni diplomatiche ufficiali. Per quanto concerne Francia essa non ha ancora riconosciuto Re Giorgio. Nei giorni precedenti massacro Missione Tellini Governo francese aveva informato Italia ed Inghilterra di considerare opportuno che suo Ministro ad Atene presentasse prossimamente sue credenziali Re Giorgio. Secondo ebbe a spiegare questo Incaricato d'Affari di Francia nel farci verbalmente tale comunicazione, punto di vista suo Governo era motivato dalla convenienza prevenire e non subire necessità riconoscimento attuale regime monarchico che non mancherebbe essere conseguenza delle prossime elezioni in Grecia, le quali, secondo opinione Parigi, porterebbero rafforzamento monarchia unico regime capace assi

curare tranquillità paese. Dal canto suo Governo britannico ci fece sapere tener ferma sua decisione non riconoscere presente regime in Grecia se esso non sarà legalizzato dalle prossime elezioni e non saranno allontanati dal Governo i responsabili dell'assassinio dei membri del precedente Gabinetto. Tale decisione è stata portata a conoscenza del Governo di Parigi facendo presente che Inghilterra l'avrebbe mantenuta anche nel caso che Francia procedesse da parte sua al riconoscimento di Re Giorgio. È infatti evidente che riconoscimento Sovrano avrebbe avuto come necessaria conseguenza quello dei membri del Gabinetto attualmente in carica.

Quanto a Ministro del Belgio ad Atene che era sul punto di presentare credenziali Re Giorgio, ha avuto istruzioni da Bruxelles di sospendere presentazione fino a risoluzione questione italo-greca.

Punto di vista italiano era, al momento in cui è sorta tale questione, favorevole in linea di massima al riconoscimento di Re Giorgio, e ciò conseguentemente all'atteggiamento da noi sempre tenuto a tale riguardo, ma R. Governo intendeva riservarsi scelta del momento più opportuno di procedervi in relazione situazione politica interna Grecia e decisioni Governi alleati.

(l) -Il telegramma fu trasmesso anche a Salandra a Ginevra. (2) -Pubblicato al n. 288. (3) -Non rinvenuto.
306

L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. 540/2151. Parigi, 7 settembre 1923, ore 0,35 (per. ore 3).

Telegramma di V. E. 215 {1).

Ho avuto questa sera colloquio con Pasic al quale ho fatto parte della

sorpresa prodotta in V. E. dal proposito manifestato dal Governo jugoslavo di

deferire ad arbitrato la questione di Fiume previa registrazione del Trattato

di Rapallo e gli ho esposto i motivi di ordine superiore che nell'interesse delle

due Nazioni rendevano altamente consigliabile un accordo diretto tra i due

Paesi sulla base che V. E. mi ha detto col telegramma cui rispondo. Pasic ha

cominciato con schermirsi dicendo che gli attacchi di cui era stato oggetto da

parte dei Croati per la nota sua inclinazione a venire ad accordi con l'Italia

e stabilire con essa rapporti cordiali di amicizia e di vicinanza conformi ai veri

interessi dei due Paesi lo avevano obbligato a dichiarare che si sarebbe astenuto

dall'intromettersi più nella questione. In linea di massima Pasic ritiene che

la questione di Fiume deve essere trattata con molta pazienza dai due Governi

perchè essa in verità non ha nè per la Jugoslavia nè per l'Italia quell'impor

tanza che l'opinione pubblica dei due Paesi gli attribuiscono e che perciò occorre

attendere che queste passioni si calmino. Secondo Pasic ciò non può avvenire

che mediante accordi di natura provvisoria che servano di esperimento e che

permettano ai.. ... (2) discorsi. Se questi accordi non risponderanno allo scopo i due

Governi tratteranno di nuovo per modificarli. Ad ogni modo questi primi espe

rimenti non possono essere basati secondo lui che sul trattato di Rapallo che

egli ha..... (2) a la costituzione dello Stato libero. Trova giuste le considerazioni di

V. -E. sugli inconvenienti che un esperimento su queste basi è destinato probabilmente a produrre, ma non vede altra maniera per condurre le opinioni pubbliche a constatare la necessità di una soluzione più pratica. Ritengo superfluo ripetere tutta la lunga conversazione e gli argomenti da me apportati per ridurre il Presidente del Consiglio Serbo ad uscire dal suo riserbo e ad accogliere punto di vista di V. E. Per concludere egli mi ha pregato di ringraziare V. -E. per avergli manifestato propositi così amichevoli nei riguardi di un accordo con la Jugoslavia, propositi che egli condivide. Mentre poi non ho potuto modificare la sua opinione riguardo accettazione pura e semplice del progetto di V. E. egli mi ha pregato di farLe conoscere: l) che come mi aveva più sopra detto egli non interviene più direttamente nelle trattative per Fiume; 2) che avrebbe non pertanto manifestato a Nincich e al Governo la sua opinione contraria a ricorrere ora all'arbitrato; 3) che avrebbe manifestato anche la sua opinione che occorreva fare ancora un tentativo fra Italia ed Jugoslavia per raggiungere accordo diretto sia pure di natura provvisoria. Pasich parte domani sera venerdì per Belgrado per essere presente alla redazione atto stato civile del principe ereditario testè nato. Sarà raggiunto in viaggio da Antonievitch che lo informerà della situazione e al quale ripeterà assicurazioni datemi. Pasich mi ha detto di non aver parlato con Poincaré della questione fiumana. Avendo io chiesto se ne aveva fatto parola nel rispondermi negativamente, ha aggiunto che è preferibile trattare direttamente. Ciò corrisponde pure a quanto mi aveva detto Poincaré quando si mostrava reticente a trattare di questa questione con Pasic come ho riferito nel mio telegramma 2148 (1).
(l) -Pubblicato al n. 284. (2) -Gruppo indecifrato.
307

IL DELEGATO ALLA SOCIETÀ DELLE NAZIONI, SALANDRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. u. 6844/39. Ginevra, 7 settembre 1923, ore 3 (per. ore 5,15).

Seguito al mio telegramma n. 38 (2).

Risultato seduta di oggi (3) prova attitudine recisamente contraria del Governo inglese in cui due volte Lord Cecil ha dichiarato che riteneva competenza Società delle Nazioni. Questione competenza a stento evitata oggi sarà portata prossima seduta per pressioni Cecil assistito dai rappresentanti dei piccoli Stati. Dopo dichiarazioni dei Rappresentanti Inghilterra Svezia Belgio Uruguay il Consiglio sarà unanime contro nostra tesi salvo che Francia nettamente si dichiari favorevole nostra tesi o trovi il modo di eludere questione. Condotta Hanotaux e delegato spagnolo suo strumento è stata amichevole ma fiacca. Ne sia prova essersi essi indotti propugnare mediante premure presentazione proposta di cui Delegato spagnuolo si è fatto portavoce pur riconoscendola con me confidenzialmente inaccettablie. Bisogna quindi essere preparati prossimo voto affermazione competenza Consiglio comunque, forse condrito di frasi benevole. Sarebbe umiliante ed inutile ogni tentativo di rinvio da parte nostra essendo evidente partito

preso portare cose all'estremo. Potrebbe evitarle od almeno differirle soltanto atteggiamento risoluto della Francia. Occorre quindi che V. E. precisi nostra eventuale attitudine. Proporrei subito dopo il voto dichiarazione che ne riferirò al R. Governo il quale esaminerà situazione e prenderà sue risoluzioni. Ma i delegati italiani non potranno più intervenire consiglio ultime commissioni, nostra uscita dalla Società ritenendosi da tutti inevitabile dopo la pubblicazione del resoconto ultimo consiglio dei Ministri (1).

Ritengo probabile seduta sabato.

(l) -Pubblicato al n. 297. (2) -Non rinvenuto. (3) -Sulla seduta del 6 settembre cfr. A. SALANDRA, op. cit., pp. 112-113.
308

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, A VITTORIO EMANUELE III, A RACCONIGI

T. GAB. 217. Roma, 7 settembre 1923, ore 8,30.

Avendo occasione di parlare con Re Alberto, sarebbe il caso di fargli conoscere discretamente che atteggiamento rappresentanti Belgio aeropago Ginevra ha prodotto qualche sorpresa opinione pubblica italiana. Nessuna novità importante (2).

309

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, E AL DELEGATO ALLA SOCIETÀ DELLE NAZIONI, SALANDRA

T. 3090. Roma, 7 settembre 1923, ore 12.

(Per Parigi). S. E. Salandra telegrafa notte 7 corrente: (riprodurre telegramma di coli. n. 6844/39 (3)).

Ho risposto :

(Per tutti). Nel comunicare suo telegramma n. 39 al R. Ambasciatore ho incaricato il barone Romano far rilevare con tutta la necessaria efficacia a Poincaré come, malgrado il vivo desiderio dell'Italia conformare la propria azione allo spirito più amichevole e conciliante verso i propri alleati e le altre nazioni amiche, le sarebbe impossibile recedere dalla posizione fondamentale che essa ha ponderatamente e con perfetta coscienza di equità assunto in difesa del suo onore e del suo diritto.

Dato quanto precede e date le previsioni che si debbono fare in seguito alla intensificazione dell'opposizione alla nostra tesi che si delinea a Ginevra, sarebbe possibile evitare nostra uscita dalla Società delle Nazioni solamente se Poincaré desse categoriche istruzioni ad Hanotaux di sostenere risolutamente e fermamente almeno l'applicazione di una formula che escludendo competenza accogliesse progetto comunicazioni di questo Incaricato d'Affari di Francia di cui mio telegramma n. 3067 (4).

In considerazione di quanto precede approvo proposta di V. E. di limitarsi a far·e, dopo il ·voto del Consiglio dichiarazione che ne riferirà al R. Governo il quale esaminerà la situazione e prenderà sue risoluzioni.

(Per Pari~i). Prego V. E. prospettare con la massima urgenza quanto precede a Poincaré facendogli rilevare nostro forse eccessivo spirito moderazione e cercando ottenere da lui invio immediato ad Hanotaux di istruzioni in base a quanto sopra.

(l) -Cfr. la nota 3 a pag. 184. (2) -La minuta è di pugno di Mussolini. (3) -Pubblicato al n. 307. (4) -Pubblicato al n. 290.
310

L'ON. GIURIATI AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. s. n. Ginevra, 7 settembre 1923, ore 15,40 (per. ore 20).

Permettomi sottoporre tuo giudizio mio avviso intorno situazione. Secondo comune opinione nostra e secondo ogni probabilità prossimo Consiglio delibererà implicitamente o esplicitamente competenza Società Nazioni. Ti ho espresso recente nostro colloquio mia opinione necessità uscire dalla Lega appena presa deliberazione competenza senza seguire procedura ultimo comma articolo primo del Patto. Non ho ragioni modificare questo mio concetto. Potrebbe darsi però che avvenimenti posteriori da me ignorati rendessero impossibile o estremamente pericoloso atteggiamento da me suggerito. Tu solo puoi giudicare. Nella ipotesi impossibilità del ritiro immediato diventa a mio avviso necessario seguire procedura articolo primo e notificare subito preavviso ivi contemplato. Simile atteggiamento sembrami minimo indispensabile dopo pubblicazione deliberazione Consiglio Ministri. Atteggiamento stesso importa (l) necessità eseguire per due anni impegni verso Società Nazioni. Sarà indubbiamente grave danno la limitazione nostra libertà d'azione durante questo tempo ma ci metteremo situazione moralmente forte ed eviteremo danno certo maggiore di non eseguire deliberazione Consiglio Ministri e di rimanere qui dopo sconfitta. Qualora tu decidessi adozione procedura articolo primo si (2) potrebbe abbandonare lavori Società Nazioni lasciando personale strettamente necessario ordinaria amministrazione e soddisfare a impegni che Italia dovrà eseguire durante anni.

311

IL DELEGATO ALLA SOCIETÀ DELLE NAZIONI, SALANDRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. RR. 6882/45. Ginevra, 7 settembre 1923, ore 15,40 (per. ore 21,20).

Ho conferito lungamente· con Hanotaux le cui istruzioni concordano completamente con telegramma 3067 (3). Mi sono attenuto istruzioni di V. E. circa eventuale modificazione 5 punti egualmente proposti ad Hanotaux. Questi si

dichiara pronto studiare modificazione d'accordo con me quindi proporrebbe soluzione direttamente oppure mediante delegato spagnolo. Se possibile telegraferò formula che approverei. In seguito a nostro reciso atteggiamento ieri e mie energiche osservazioni circa inopportunità improvvisazioni in sedute pubbliche fu decisa convocazione consiglio soltanto lunedì per dar tempo trattative preparatorie. Sono pure informato che Ambasciatore Inghilterra a Parigi esercita azione calmante sopra Lord Robert Ceci! che ieri aveva intenzione portare cose all'estremo proponendo persino evacuazione Corfù ma se ne lasciò dissuadere. Ma non escludo che buone intenzioni siano frustrate da prevalenza sopra Lord Robert e quindi sopra Segretariato di Nansen ed altri agenti provocatori che sperano invio flotta a Corfù. Prego evitare che giornali e amici Governo come Tribuna diano leggermente notizie smentite dai fatti. Uruguay fece ieri dichiarazioni circa competenza, comunque non necessarie, perchè sperò elezioni consiglio con voto piccoli Stati. Brasile non si è menomamente pronunciato; ma è assurdo credere che uscirebbe da Lega Nazioni se usciremo noi.

(l) -Il testo della minuta autografa, in possesso del Giurati, reca, anzichè • importa., c involge •· (2) -Il testo della minuta autografa reca, anzichè c si •, c Delegazione •. (3) -Pubblicato al n. 290.
312

IL MINISTRO DELLA MARINA, THAON DI REVEL, A TUTTE LE AUTORITÀ PERIFERICHE MARITTIME (USM)

T. 35556. Roma, 7 settembre 1923, ore 17.

Decifri ella stessa. Per norma V. E. informo che situazione politica riguardi Inghilterra è molto delicata e potrebbero derivarne complicazioni. Risulta Jugoslavia iniziata mobilitazione. Assicuri ricevuta (1).

313

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A MADRID, PAULUCCI DE' CALBOLI

T. 3097. Roma, 7 settembre 1923, ore 22,35.

Proposte fatte da Delegato spagnuolo nel Consiglio Società Nazioni non corrispondono a quell'atteggiamento primamente amichevole che R. Governo poteva aspettarsi dalla Spagna, in quanto esse proposte contrastano coi principi fondamentali della tesi .italiana. V. E. trovi modo di far presente col dovuto tatto quanto sopra a codesto Governo, mettendo in rilievo come avremmo avuto diritto sperare se non addirittura un appoggio esplicito, per lo meno una benevola astensione. Confido che nell'ulteriore svolgimento delle trattative attitudine del Delegato spagnuolo corrisponderà alle nostre aspettative.

(l) Cfr. le notizie che il giorno 6 l'addetto navale a Parigi, Gabetti, telegrafava al Thaon di Revel: secondo la stampa francese ed anglosassone • se la Lega delle Nazioni decidesse che l'Italia deve evacuare Corfù Inghilterra metterebbe volentieri sua flotta a disposizione Lega per fare eseguire decisione dell'Assemblea Ginevra. Resterebbe inteso che la flotta britannica agirebbe a nome Lega e non della Gran Bretagna •.

314

PROMEMORIA DEL SEGRETARIO DI CONTARINI, ROCCO, PER IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

Roma, 7 settembre 1923.

Le tre formule presentate dall'Italia per la soluzione della questione Fiumana sono le seguenti:

l) Riconoscimento della sovranità jugoslava sul Porto Baros e sul Delta. Larghe concessioni nel restante porto grande. Rettifica dei confini stabiliti dal trattato di Rapallo nelle zone circostanti il comune di Castua e Fiume. Annessione del rimanente territorio all'Italia.

La proposta fu presa in considerazione ma il Governo Jugoslavo domanda ulteriori compensi territoriali in Dalmazia (Zara e Lagosta).

2) Assunzione del Governo della città da parte della paritetica, che ne avrebbe delegato subito l'esercizio agli organi amministrativi e politici italiani per un anno. Riconoscimento della Sovranità jugoslava sul porto Baros e sul Delta con esercizio sottocosto al controllo della paritetica. La delegazione jugoslava rifiutò tale controllo su'l suo commercio; fu allora presentata la

3) formula. Delega del governo della Città agli organi italiani senza limitazione di tempo. Libera disponibilità da parte jugoslava del porto Baros e del Delta per i commercio jugoslavo. Accordi per il commercio di transito.

Mancata l'accettazione di questa ultima formula da parte Jugoslava, Antonievich ha chiesto a nome Governo deferimento arbitrato previa registrazione S. d. N.

La lettera di V. E. a Pasich, corollario del colloquio con Antonievich, mentre espone lealmente un chiaro progetto (annessione di Fiume, evacuazione

P. Baros e Delta, accordi portuarii e messa allo studio di accordi economici di vasta portata, nonchè -eventualmente -di accordi politici), segnala come un errore politico non scevro di pericoli il deferimento all'arbitro e la regiostrazione del trattato alla S. d. N.

Contemporaneamente si è attuata un'azione diplomatica di indiretta pressione sulla Jugoslavia, mediante:

a) azione personale di Romano Avezzana presso Pasich

b) azione di Poincaré presso Pasich sollecitata da Roma

c) azione di Benes presso Pasich sollecitata dal Ministro Bordonaro che si reca a Ginevra stasera d) eventuale azione del Foreign Office che si è lasciato a Torretta di sollecitare o meno secondo il suo giudizio sul momento e sull'utilità e) azione affidata ad Antonievich di illustrare la lettera autografa di V. E. I risultati di tale azione sono stati finora: a) Colloquio Poincaré-Pasich. Poco è trapelato. Sembra che Fiume sia stata poco in discussione, o almeno tale è la parola d'ordine.

b) Colloquio Romano-Poincaré. Questi si è schermito dall'assumersi un compito che vada oltre l'espressione di un generico desiderio di buone relazioni italo-jugoslave. In tali limiti si è però dichiarato a disposizione. Ha suggerito un diretto colloquio Romano-Pasich conoscendo i reciproci buoni rapporti personali, ed ha affacciato l'idea di un passo presso il Re Alessandro, mente più aperta e meno cristallizzata del vecchio Pasich.

c) Colloquio Romano-Pasich. Risultati più concreti del precedente. Ma Pasich ha tentato il riserbo di una pregiudiziale di astensione per motivi di politica interna. Tuttavia ha dichiarato: l) che egli non interviene direttamente nelle trattative per Fiume -2) che avrebbe non pertanto manifestato a Nincich sua opinione contraria ricorrere ora all'arbitrato -3) che avrebbe manifestato anche la sua opinione che occorra fare ancora un tentativo fra Italia e Jugoslavia per raggiungere accordo diretto sia pure provvisorio.

d), e) Non si hanno ancora notizie da Londra cui si è telegrafato nella notte del 6, mentre Bordonaro parte stasera pel passo presso Benes.

Gli elementi di fatto di certa imminenza sono:

a) Incontro Antonievich-Pasich-Nincich a Ginevra.

b) Inevitabile discussione plenaria a Belgrado dove si incontreranno tutti, compreso il Re per la redazione dell'atto di nascita dell'erede.

c) Il 15 settembre, scadenza del termine che l'opinione pubblica ritiene segni una data fissa per una decisi<me. d) Concomitanza dell'incidente italo-greco e della tensione generale. e) Da chiarimenti al riguardo risulta che la precettazione personale dei

r1servisti in Jugoslavia non è un atto di mobilitazione ma un atto ordinario di reclutamento semplicemente anticipato di uno o due mesi. (Col. Carletti). f) Non sembra neppure allarmante l'anticipata assunzione di gestione diretta della rete ex austriaca della Sudbahn in territorio shs. (Carletti).

Conclusione l)-Sembra che si possa fare qualche assegnamento su una battuta d'attesa, anche breve, nei riguardi della registrazione del trattato alla S. d. N. 2) -Tale periodo deve essere utilizzato per completare l'azione diplomatica e studiare l'atteggiamento da prendere secondo le diverse ipotesi.

3 -L'intonazione alla stampa italiana in questo periodo dovrebbe essere nel senso di serena attesa senza allarmi e senza « ballons d'essai». «Un'azione diplomatica (vedi colloqui già di pubblica ragione) è in corso. L'azione del

R. Governo merita ed esige la più ampia fiducia da parte del pubblico italiano. Tutte le voci di rottura o di conclusione dei negoziati sono premature». Tale dovrebbe essere a un dipresso la nota d'intonazione.

4) -La più grande vigilanza va raccomandata a Belgrado, cui si telegrafa in tal senso, invitando quel R. Incaricato d'affari a studiare e riferie d'urgenza anche intorno all'opportunità di un passo presso il Sovrano S.H.S.

315

L'ALTO COMMISSARIO A COSTANTINOPOLI, MAISSA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

R. 10247/1388. Costantinopoli, 7 settembre 1923.

Ho l'onore di trasmettere a V. E. la traduzione di alcuni articoli comparsi ' nella stampa turca, dal 1° al 7 corr. (1), che parlano dell'incidente italo-greco.

Come V. E. potrà rilevare, questa stampa vede, in complesso, piuttosto favorevolmente l'azione italiana, sia l'ultimatum alla Grecia che l'occupazione di Corfù. Tale atteggiamento è in parte dovuto naturalmente all'odio istintivo che è qui nutrito verso i Greci, e che è manifestato senza ambagi. c Disons tout d'abord, scrive un giornale, que tous les malheurs qui s'abattent sur la Grèce nous comblent de joie et que notre désir est de voir l'Italie lui écraser la tete :.. Non mancano però, anzi accennano aumentare di giorno in giorno, man mano che ci si allontana dall'impressione prodotta dal delitto di Janina, anche considerazioni diverse e preoccupazioni varie di carattere politico. La Turchia, come piccola potenza, si preoccupa dell'azione di una grande potenza, come l'Italia, contro la Grecia. c Cet incident prouve une fois de plus -si è scritto qui -que les droits des Nations relativament faibles comme nous ne seront plus reconnus ». A ciò si aggiunge uno spirito di diffidenza verso ogni affermazione di prestigio

o di influenza italiana nel Mediterraneo Orientale e timori che l'occupazione nostra si allarghi nell'Egeo o che la situazione si complichi maggiormente. Specialmente preoccupato di tutto ciò si dimostra il c Tevhid Efkiar », organo nazionalista intransigente di Costantinopoli, sul cui violento articolo del 6 settembre mi permetto perciò di richiamare l'attenzione di V. E. Osservazioni analoghe a quelle del «Tevhid Efkiar » sono fatte dall'c Hakimiet Millie », giornale di Angora notoriamente antieuropeo ed in fama di ufficioso, nel suo articolo del 5 corr.

(l) Non pubblicati.

316

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI COMMERCIALI E PRIVATI DI EUROPA E LEVANTE, ARLOTTA, AL CONSIGLIERE DI LEGAZIONE A MADRID, TOSTI DI VALMINUTA.

T. 3100. Roma, 8 settembre 1923.

In considerazione ulteriori notizie qui pervenute circa sv·olgimento Ginevra delicata discussione nota vertenza, prego V. S. soprassedere comunicazioni di cui al precedente telegramma di questo Ministero N. 3097 (l) circa atteggiamento delegato spagnuolo in attesa di nuove istruzioni che Le verranno telegrafate direttamente da Milano dove si è recato stasera S. E. il Presidente del Consiglio.

317

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI COMMERCIALI E PRIVATI DI EUROPA E LEVANTE, ARLOTTA, AL CAPO GABINETTO DI MUSSOLINI, BARONE RUSSO, A MILANO (2).

T. 3111. Roma, 8 settembre 1923, ore 3.

In seguito telegramma Salandra n. 45 (3) dal quale appare essere intenzione Hanotaux servirsi delegato spagnuolo per proporre formula da concordarsi con

noi, mi è sembrato opportuno non rischiare indisporre questo ultimo con eventuali richiami troppo rigidi da noi provocati per parte suo Governo ed ho quindi telegrafato Tosti quanto segue:

(Riprodurre telegramma a Madrid n. 3100 (1)).

Qualora S. E. il Presidente credesse invece mantenere ordine fare comunicazione di cui all'ora detto telegramma, occorrerà confermare urgenza istruzioni a Madrid direttamente da Milano.

Ad ogni buon fine trascrivo testo nostro citato telegramma n. 3097 anche pel caso si giudicasse opportuno modificarlo parzialmente: (Riprodurre telegramma in partenza n. 3097 (2)).

(l) -Pubblicato al n. 313. (2) -Mussolini parti da Roma la sera del 7 settembre diretto a Milano, dove arrivò la mattina dell'O e rientrò a Roma la mattina dell'll. (3) -Pubblicato al n. 311.
318

IL MINISTRO AD ATENE, MONTAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 6899/295. Atene, 8 settembre 1923, ore 3 (per. ore 5).

Mio telegramma n. 266 (3) ed analoghi precedenti. Come presentivo, alla nota verbale di questa Legazione da me redatta conformandomi scrupolosamente alle istruzioni impartitemi da V. E. col telegramma

n. 2983 ( 4) questo Ministero degli Affari Esteri ha risposto oggi con nota verbale ispirata alla consueta malafede, ed in tono piuttosto arrogante, in contrasto con la moderazione e la rigida correttezza della nostra comunicazione. Preso nota delle misure adottate dal R. Governo per impedire il ripetersi di incidenti antigreci in Italia, Ministro degli Affari Esteri insiste a enumerare atti offensivi che sarebbero stati commessi in violazione trattati ed usi internazionali, e perciò implicanti responsabilità Autorità italiana che avrebbe potuto prevederli. Governo greco rigetta poi ogni responsabilità sue autorità circa conseguenza micidiale bombardamento Corfù dovuto ad azione precipitosa ed ingiustificata della Marina italiana contro fortificazioni smantellate in forza accordo internazionale ed ora adibite a ricovero rifugiati. Giustifica grave risentimento opinione pubblica ellenica determinato da bombardamento e da occupazione parte territorio greco risentimento che esso asserisce aver contenuto nelle manifestazioni della stampa ad evitare violente polemiche. Governo greco quindi chiede da parte sua intervenire Governo Italiano per impedire pubblicazione notizie fantastiche che provocano repliche (sic) da parte giornali greci e conclude richiamando nuovamente attenzione su informazioni date da Agenzia Stefani oggetto mio telegramma 285 (5). Presente telegramma continua col n. di protocollo successivo (6).

non pubblicato, relativo a false notizie diramate dalla Stefani circa presunte manifestazioni antitaliane ad Atene.

(l) -Pubblicato al n. precedente. (2) -Pubblicato al n. 313. (3) -Tel. n. 6653/266, trasmesso alle ore l del giorno 3 e pervenuto alle 6,35, non pubblicato. (4) -Pubblicato al n. 249. (5) -Tel. n. 6816/285, trasmesso alle ore 14,30 del giorno 6 e pervenuto alle 16,30, (6) -li telegramma fu ritrasmesso a Milano col n. 8668.
319

IL MINISTRO AD ATENE, MONTAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 6897/296. Atene, 8 settembre 1923, OTe 3 (per. OTe 6,30).

Seguito al precedente.

Mentre attendo mi sia fatto conoscere se lamentate informazioni Stefani siano effettivamente apparse prego V. E. telegrafarmi se non convenga rispondere in modo reciso e definitivo a simile artefatta asserzione. Del resto, linguaggio stampa governativa (venizelista) non decampa da pubblicare notizie false e tendenziose e dall'usato linguaggio aggressivo ed insultante, mentre Governo greco cerca sfruttare conseguente eccitazione per creare consensi e proseliti, anche a scopo di politica interna abitualmente mistificatrice. Atteggiamento non chiaro degli alleati e specialmente Inghilterra non è causa ultima del provocante contegno greco dal quale potrebbero da un momento all'altro derivare incidenti per lo meno incresciosi a danno nostre Colonie e nostri interessi, contegno tanto più imperdonabile dopo propositi pacifici da noi adottati per ottenere riparazioni alla gravissima brutale offesa arrecataci e che qui si è messa completamente in oblio. Giudichi pertanto V. E. se in tale circostanza non sarebbe opportuno rivolgere nuovo energico monito a questo Governo richiamandolo alla realtà schiacciante delle responsabilità in corso e di quelle in cui potrebbe ancora incorrere.

320

L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 6920/2157. Parigi, 8 settembre 1923, ore 3,40 (per. ore 14,15).

Faccio seguito al mio telegramma n. 2155 (1). Dopo otto ore di discussione abbiamo potuto raggiungere nella conferenza accordo sul testo della risposta da darsi alla Grecia che invio separatamente.

Come V. E. potrà rilevare da esso la Conferenza degli Ambasciatori ha quasi testualmente sottoscritto alle domande da noi rivolte alla Grecia secondo il piano che io Le avevo sottomesso col mio telegramma del 4 settembre n. 2139 (2) rimasto senza risposta, che ho creduto svolgere ampliandolo e migliorandolo. La pericolosa situazione poi che si era andata formando a Ginevra facendo obbligo di assumere la responsabilità delle decisioni che la conferenza aveva urgenza di prendere per prevenire quelle di carattere a noi ostili ,che il Consiglio non avrebebe mancato di vot~re mi ha indotto a consentire l'ultimo paragrafo della nota diretta alla Grecia col quale senza compromissione per l'ulteriore corso che V. E. crederà di dare alla nostra azione, la Conferenza degli Ambasciatori ha però confermato che l'occupazione di Corfù in conformità della nostra

comunicazione alle Potenze ed alle di lei dichiarazioni non aveva altro obiettivo che l'accoglimento delle nostre domande di riparazioni ed ho lasciato che la Conferenza considerasse come coperte dalle proprie domande quelle da noi formulate. A questo sono stato consigliato anche dalla approvazione da V. E. data col telegramma 3084 (l) alla mia proposta di considerare esaurita la nostra domanda numero quattro con la costituzione della Commissione di inchiesta composta dei rappresentanti italiani francesi ed inglesi sotto la presidenza del Giappone. La proposta fatta in Conferenza di affidare la presidenza della Commissione a un delegato belga è stata da me respinta come quella che insinuava nella Commissione stessa un elemento estraneo alla Conferenza, e che non vi siede che in casi particolari. Ho invece insistito amichevolmente presso il delegato giapponese mostratosi da principio restio per indurlo accettare. Il contegno fiacco di Hanotaux che V. E. ha segnalato col telegramma 3090 (2) non corrispondente alle istruzioni di Poincaré, tanto il Temps gliene fa nel suo articolo di fondo velatamente rimprovero, minacciava di lasciare isolato nel Consiglio della Società delle Nazioni l'onorevole Salandra, obbligando l'Italia a prendere atteggiamento in cui la Francia stessa non avrebbe potuto seguirla. Mentre l'Italia ha ottenuto così il riconoscimento da parte della stessa Inghilterra della giustizia delle sue domande la cui esecuzione viene garantita dalla solidarietà alleati, anche la questione dell'indennità trova soddisfacente soluzione affidandone la determinazione ad un tribunale come quello dell'Aja di cui V. E. stessa ha riconosciuto la competenza previo versamento da parte Grecia di una cauzione uguale alla somma da parte nostra richiestale assicurando preservare in tal modo un nuovo pegno reale dell'esecuzione di questa parte della nostra domanda. Nè deve considerarsi come trascurabile avere ottenuto riconoscimento da parte della Conferenza degli Ambasciatori che indennità sia dovuta come penalità e non come risarcimento alle famiglie delle vittime secondo la tesi adombrata dal Consiglio della Lega delle Nazioni. L'insieme delle domande poi della Conferenza degli Ambasciatori è presentata in maniera da porre in rilievo la speciale soddisfazione dovuta all'Italia risultante in particolar modo dalla domanda numero tre relativa al saluto della bandiera italiana nella forma solennissima voluta da V. E. e colla marcata precedenza per la Divisione navale italiana cui si associa in seconda linea una nave francese inglese. Non debbo però nascondere a V. E. che negli stessi ambienti francesi si attende ora che l'Italia risponda al riconoscimento della sua offesa ed alla piena soddisfazione delle sue domande con dichiarazioni che soddisfino la opinione pubblica non solo inglese francese ma anche quella che abbastanza violenta si trovava a Ginevra fomentata dai piccoli Stati così europei che extra europei relativa alla evacuazione di Corfù. Governo francese teme che a Ginevra sotto l'influenza di Lord Cecil a cui mal si contrappone Hanotaux, possa risollevarsi tutta la questione e che esso non sia più in grado prendere con noi una posizione troppo netta che lo porrebbe in una situazione difficile mentre ha già sulle braccia la questione della Ruhr e conflitto con la Germania e Inghilterra. Ho creduto necessario prospettare quanto sopra a V. E. affinchè qualora anche a Lei appaiano meritevoli di considerazione i pericoli sopra accennati, Ella possa indirizzare

(li) -Pubblicato al n. 309.

stampa e opinione pubblica a dare alle decisioni della Conferenza Ambasciatori il valore di una completa soddisfazione per l'Italia. Tutto ciò, naturalmente, qualora la Grecia accetti la nota degli Ambasciatori e il Consiglio della Lega delle Nazioni desista da ogni altra sua velleità di intervento. Non mancherò di eseguire le istruzioni di V. E. di cui al telegramma 3090 (l) in relazione alla nuova situazione. Telegrafato a Salandra Montagna per le eventuali istruzioni che V. E. crederà loro dare.

(l) -Non pubblicato. (2) -Pubblicato al n. 278. (l) -Pubblicato al n. 303.
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IL DELEGATO ALLA SOCIETÀ DELLE NAZIONI, SALANDRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 6914/51. Ginevra, 8 settembre 1923, ore 18,20 (per. ore 20,10).

Impressione decisione conferenza Ambasciatori è qui ottima nel senso si ritiene esservi avviamento soluzione incidente. Non mancano fanatici che dicono in qualunque ipotesi dovere trovarsi il modo di affermare competenza Società Nazioni. Ma elementi più temperati che non potevano non votare contro nostra tesi la quale avrebbe a giudizio comune completamente svalutata Lega Nazioni adesso riconoscono che esaurita questione merito sarebbe assurdo lasciare in piedi questione competenza. Noi potremo validamente sostenere che Consiglio volendo affermare inutilmente sua competenza diventerebbe eccitatore di dissidi internazionali già esauriti. Tutto dipende da contegno Governo italiano verso decisione Conferenza. Se questo l'accetta, questione potrebbe considerarsi chiusa e soluzione considerata con vittoria nostra, intonando nello stesso tempo stampa italiana. Se invece Governo italiano non si dimostrasse completamente soddisfatto e lasciasse questione aperta nostri avversari ne profitterebbero per insistere affermazione competenza Società delle Nazioni.

Da mie impressioni e autorevoli informazioni risulterebbe che nostra mancata accettazione risoluzione Conferenza Ambasciatori produrrebbe delusioni ambiente francese.

Mi permetto esprimere mia opinione personale che questo sarebbe momento propizio chiudere vertenza constatando reale successo sia verso Grecia cui responsabilità è stata solennemente riconosciuta sia verso Lega delle Nazioni che non potrebbe più svolgere desiderata ingerenza. Piccole differenze di forma fra riparazioni ordinate da Conferenza e quelle da noi domandate non sembrano importanti. Se mancasse nostra completa accettazione ci troveremmo probabilmente costretti uscire dalla Lega delle Nazioni rimanendo anche diplomaticamente isolati. Ritengo dopo questa esperienza ci converrà esaminare seriamente nostra posizione nella Lega delle Nazioni e prendere definitivamente soluzione ma preferibilmente non prenderla con gesto violento e ponendo contro di noi opinione pubblica generale.

Soggiungo che sono vane speranze manifestate da giornali circa appoggio tesi italiana altri Stati in questione competenza. In quest'ambiente nessuno oserà mettersi con noi, la stessa Francia non oltre certi limiti. Inoltre eccessiva prote

18 -Doc11menti diplomatici • Serie VII · Vol. Il

zione altrui non è come V. E. bene intende senza pericolo. Comunque io manterrò con altri delegati massimo riserbo in attesa istruzioni di V. E. che prego possibilmente sollecite per norma linguaggio e perchè probabilmente convocato Consiglio lunedì.

(l) Pubblicato al n. 309.

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 69251799. Londra, 8 settembre 1923, ore 21,15 (per. ore 3,30 del 9).

Intonazione stampa in generale migliorata. Continuo adoperarmi efficacemente per cercare influire a migliorarla. Grey pronunciato discorso misurato ed amichevole nei riguardi Italia ma ha sostenuto fermamente punto di vista necessità che Società delle Nazioni si occupi del conflitto itala-greco. Lloyd George ha pubblicato speciale articolo nel Daily Telegraph in appoggio tesi Società delle Nazioni. Tale tesi ha confermato in un discorso politico opposizione al Ministero. Foreign Offi.ce direttamente ed indirettamente insiste per confermare che appoggio dato dal Governo inglese alla Società delle Nazioni della competenza della Società delle Nazioni non contiene nelle sue intenzioni nulla di poco amichevole nei riguardi dell'Italia e nulla a favore della Grecia.

323

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA

T. GAB. l. Milano, 8 settembre 1923, ore 23.

Prego comunicare alla Conferenza degli Ambasciatori che il R. Governo prende atto della nota che la Conferenza stessa ha indirizzato alla Grecia e vi dà la sua approvazione riconfermando il suo proposito di evacuare Corfù ed isole adiacenti non appena la Grecia avrà dato piena e definitiva esecuzione a tutte le riparazioni richieste (l).

324

IL CAPO DELL'UFFICIO STAMPA DEL MINISTERO DEGLI ESTERI, GIANNINI, AI RAPPRESENTANTI DIPLOMATICI ALL'ESTERO, AL DELEGATO ALLA SOCIETÀ DELLE NAZIONI, SALANDRA, AI GOVERNATORI DI RODI, LAGO, DI TRIPOLI, VOLPI DI MISURATA, DI BENGASI, BONGIOVANNI, E AL VICE AMMIRAGLIO SIMONETTI, A CORFÙ

T. 3119. Roma, 9 settembre 1923, ore 2,10.

Stefani comunica:

Governo italiano ha preso conoscenza deliberazione adottata ieri Conferenza Ambasciatori circa sanzioni da imporre Grecia per massacro Delegazione

italiana pei confini albanesi. R. Governo ha preso atto con soddisfazione fatto che domande rivolte alla Grecia da Conferenza Ambasciatori sono [sostanzialmente] identiche quelle che Italia aveva rivolto essa stt:'.ssa direttamente alla Grecia [il che dimostra che esse erano perfettamente eque]. Governo italiano considererà quindi ·come soddisfatte sue domande [quando Grecia avrà eseguito in modo pieno e definitivo tutte richieste] Conferenza Ambasciatori. Circa somma cinquanta milioni lire italiane da pagarsi dalla Grecia è superfluo affermare che R. Governo non ha mai pensato conseguire vantaggio finanziario in occasione inumano eccidio Missione Tellini ma che invece esigendo applicazione alto diritto internazionale universalmente riconosciuto ha chiesto pagamento penalità dovuta dallo Stato responsabile. Soltanto dopo che Grecia avrà dato piena definitiva esecuzione sanzioni deliberate da Conferenza Ambasciatori dando così soddisfazione richieste italiane, R. Governo conformemente sue precedenti dichiarazioni farà evacuare Corfù da forze italiane (1).

(l) Copia del testo del telegramma, minutata da Mussolini, venne inviata in paridata a Roma e comunicata dalla Stefani il giorno successivo.

325

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA

T. GAB. RR. 3. Milano, 9 settembre 1923, ore 2,30.

Credo opportuno ed urgente significarle che pronta accettazione da parte Grecia richieste formulate Conferenza Ambasciatori non può voler dire simultanea evacuazione Corfù. Anzitutto ac·cettazione non signi.fica esecuzione. Anche deposito somma 50 milioni rappresenta garanzia esecuzione una sola clausola -quella d'ordine finanziario-mentre rimangono tutte altre, fra quali importantissima quella numero 5 che concerne ricerca e punizione assassini e la cui esecuzione definitiva non solo richiederà un congruo periodo tempo, ma rappresenta conditio sine qua non perchè Italia proceda evacuazione Corfù. Lascio

V. E. arbitro scelta momento opportuno per significare quanto sopra Conferenza Ambasciatori scopo evitare deplorevoli equivoci. Desidero conferma (2).

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, SUMMONTE

T. GAB. R. 219. Roma, 9 settembre 1923, ore 19,30.

Riassumo sommariamente per riservata norma di V. S. ultima fase questione Fiume (3). Lavori Commissione paritetica sospesi 31 agosto dopo vani tentativi accordo su tre successive formule di sistemazione che comunico per corriere. Stabilito periodo sino 15 settembre per esame conclusioni della commissione da parte rispettivi Governi, Antonievitch mi ha rimesso 1° corrente lettera che

notificava proposito suo Governo deferire questione arbitrato previa registrazione trattato di Rapallo presso Società Nazioni.

Ho risposto con lettera personale a Pasich consegnatagli da Antonievitch nella quale ho rilevato con sorprf:sa precipitazione jugoslava che scartando accordo diretto rischiava compromettere finalità politica superiore dei buoni rap~ porti fra i due Stati, mentre deferimento puro e semplice del problema a terzi sembrami grave errore riaprendo discussione capace turbare buoni rapporti italo-jugoslavi e creare Fiume atmosfera pericolosa anche contrariamente volontà dei due Governi.

In tale lettera mi richiamavo anche al lungo colloquio avuto con Antonievitch nel quale ho proposto soluzione radicale cioè: Mano libera all'Italia a Fiume; evacuazione e ·consegna a S. H. S. Porto Baros a Delta; considerevole rettifica della frontiera di Fiume a favore Jugoslavia nella zona di Castua e nel territorio stesso di Fiume; vasti accordi pel funzionamento sistema portuario da essere subito integrati da larghi accordi economici mentre non mi rifiuterei considerare anche opportunità accordi politici. Concludevo sottolineando che mie proposte più che semplice soluzione problema fiumano costituiscono offerta di un vero patto di pace e di amicizia.

Ambasciatore Romano Avezzana ha illustrato questi concetti a Pasich il quale ha dichiarato: l) Non ingerirsi per ragioni di politica interna direttamente nelle trattative ,per Fiume. 2) Che avrebbe tuttavia manifestato a Nincic opinione contraria ricorrere per ora all'arbitrato. 3) Che avrebbe manifestato anche sua opinione che occorra fare ancora un tentativo fra Italia e Jugoslavia per raggiungere un accordo diretto sia pure di natura provvisoria.

Avverto nella via più confidenziale che Poincaré in colloquio con Romano Avezzana ha manifestato sua migliore disposizione collaborare a buone relazioni italo-jugoslave ed ha fatto accenno a buone disposizioni altissima personalità S. H. S. sul quale Le riferirà verbalmente Sola che arriverà subito.

V. S. vorrà seguire attentamente svolgersi prossimo annunciato consiglio dei Ministri che dovrebbe essere presieduto da Re Alessandro e vigilare atteggiamento e propositi di codesto Governo informandomi costantemente e telegrafandomi all'occorrenza proposte che ritenesse opportune nella linea del programma politico accennato (1).

(l) -Il telegramma fu redatto a Milano il giorno 8, trasmesso In pari data al Ministero e da questo alla agenzia Stefani. Le parole fra parentesi quadre sono autografe di Mussolini sulla minuta dattiloscritta redatta a Milano. (2) -La minuta è di pugno di Mussolini. Il telegramma fu trasmesso anche a Salandra a Ginevra. (3) -Cfr. il n. 314.
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L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 6961/2165. Parigi, 9 settembre 1923, ore 20,30 (per. ore 22,05).

Telegramma di V. E. 3 da Milano (2). Ringrazio l'E. V. dell'approvazione data all'azione nella Conferenza degli Ambasciatori alla quale parteciperò contenuto telegramma inviatomi in chiaro (3).

2U

Così il delegato francese che quello inglese ed il sig. Laroche, da parte di Poincaré, mi hanno manifestato ieri in Conferenza loro preoccupazione relativa alla evacuazione di Corfù, non già perchè potesse dubitarsi della nostra assicurazione che solo obbiettivo dell'occupazione fosse il conseguimento delle riparazioni richieste, ma perchè l'incertezza della data dell'evacuazione anche dopo accoglimento delle nostre domande da parte della Conferenza potrebbe dare occasione al Consiglio Società delle Nazioni e alla stessa assemblea della Società di riaprire una questione da cui essi si vedono malvolentieri esclusi. Io risposi che senza pregiudicare le decisioni di V. E. non doveva prevedersi che l'Italia uscisse da Corfù troppo rapidamente, trattandosi di una occupazione fatta sopratutto per tutelare il prestigio della Nazione dinanzi alla insolenza greca. Anzi a questo proposito pregai privatamente Crewe di richiamare su quanto dicevo attenzione di Curzon anche perchè in vista dell'antica amicizia tra i due paesi considerasse che la occupazione di Corfù pure essendo temporanea e pacifica ed avesse come unico obbiettivo le note richieste, non poteva avere termine in condizioni che non fossero soddisfacenti per l'onore dell'Italia in rapporto alle offese ricevute. Ciò premesso, azione di V. E. deve ora esercitarsi soprattutto a Ginevra ed a Londra. La principale domanda che mi sarà fatta dalla Conferenza degli Ambasciatori in seguito alla comunicazione di V. E. di cui al suo telegramma in chiaro, avrà per oggetto di ottenere spiegazioni circa la portata della comunicazione stessa relativa al punto che riguarda la scoperta e la punizione dei colpevoli trattandosi della clausola che richiede maggior tempo per l'esecuzione, e ciò sempre in riguardo agli effetti che questa indeterminata azione può avere sull'attitudine della Lega delle Nazioni. Sebbene 11 telegramma di V. E. da Milano n. 3 possa soltanto da me essere interpretato nel senso che l'occupazione debba durare fino alla punizione dei colpevoli per cui le mie istruzioni in proposito sono precise, mi si eccepirà che la garanzia della Francia e dell'Inghilterra ratificata dal Consiglio della Lega delle Nazioni, equivalga all'occupazione territoriale dell'isola. Cosi pure mi è stato richiesto ieri in Conferenza che Governo italiano non metta come condizione alla sua evacuazione il pagamento delle spese di occupazione temendosi che questo possa produrre l'impressione di un pretesto per protrarla indefini:tivamente. Si è anzi insinuato che questa spesa dovrebbe essere a carico dell'Italia e mi sono stati citati alcuni esempi di occupazioni precedenti in cui tale criterio sarebbe stato eseguito. Ho risposto che ne avrei informato V. E. senza esprimere opinione in merito. Ritengo che farebbe buona impressione se io fossi autorizzato a dichiarare che pur non rinunziando al rimborso delle spese di occupazione, il Governo italiano se ne rimetterà al Tribunale dell'Aja e non lo considererà come motivo di protrarre la sua occupazione. Inoltre potrei chiarire che circa il punto settimo (pagamento delle indennità) essendovi la cauzione, esso non· fa parte dei punti la cui cauzione deve precedere la nostra evacuazione. Signor Herbette del Temps è venuto a vedermi per conoscere il mio pensiero riguardo alle preoccupazioni sopra accennate che si andavano facendo soprattutto strada a Ginevra. Gli ho risposto che esse non avevano ragione di essere e ritenevo che la stampa dovesse avere come intonazione il ·compiacimento per l'accettazione italiana delle decisioni della Conferenza Ambasciatori e la soddisfazione di vedere confermato H proposito di evacuare Corfù immediatamente dopo esecuzione delle richieste

della Conferenza. Per cui dipende ora esclusivamente dalla Grecia di vedere compiuta tale evacuazione anche tra pochi giorni dato che l'inchiesta che essa dke di avere aperta immediatamente dopo l'assassinio dovrebbe essere ormai inoltrata (1).

(l) -Il telegramma, come gli analoghi seguenti, fu trasmesso a firma Mussolini, sebbene questi fosse assente da Roma. Con telegramma gab. riservatissimo n. 226, trasmesso alle ore 1,30 del giorno 12, non pubblicato, Mussolini faceva analoga comunicazione a Salandra a Ginevra. (2) -Pubblicato al n. 325. (3) -Cfr. il n. 324 e la nota l a pag. 211.
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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL DELEGATO ALLA SOCIETÀ DELLE NAZIONI, SALANDRA, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, DELLA TORRETTA, A MADRID, PAULUCCI DE' CALBOLI, A BERLINO, DE BOSDARL ALL'ALTO COMMISSARIO A COSTANTINOPOLI, MAISSA, E AL GOVERNATORE DI RODI, LAGO

T. 3130. Roma, 9 settembre 1923, ore 22.

Trascrivo testo integrale risposta Governo greco alla nota della Conferenza Ambasciatori rimessa personalmente stamani da Ministro affari esteri greco a Montagna (2). « Le gouvernement royal de Grèce a pris connaissance de la note que MM. les représentants de la Grande-Bretagne de la France et de l'Italie à Athènes lui ont fait l'honneur de lui adresser en date d'hier sur numéro 168 au nom de la Conférence des Ambassadeurs.

Lors de sa précédente démarche auprès du gouvernement royal la conférence des Ambassadeurs :s'était bornée à lui demander de procéder sans délai à une enquete au sujet du meurtre du .général Tellini et de sa suite en vue d'établir les res,ponsabilités; elle subordonnait au résultat de cette enquète toute demande éventuelle de reparations.

Le gouvernement royal dans son sincère désir de voir les efforts de la justice aboutir à la découverte des coupables non seulement a fait activer l'enquète ouverte dès le pr~mier moment mais il s'est empressé de proposer en outre la formation d'une commission d'enquète internationale qui pùt étendre ses recherches au delà des frontières du royaume.

Modifiant cependant la. base de son intervention la Conférence des Ambassadeurs vient faire connaitre par sa nouvelle communication au gouvernement royal qu'elle admet indépendemment de toute enquete la responsabilité civile de l'état sur le _territoire duquel le crime fut commis et formule certaines demandes de reparation de sanction.

Le Gouvernement royal animé des dispositions les plus loyales et tenant compte du fait que l'attentat fut malheureusement commis en 1erritoire hellénique et sur la personne de citoyens d'une puissance arnie faisant partie d'une mission offi.cielle relevant de la conférence des ambassadeurs s'empresse de déclarer qu'il admet intégralement les sept chefs de demande énoncés dans la note susvisée.

Le gouvernement royal prend acte du fait relevé dans la communication de la conférence des ambassadeurs que le gouvernement italien a confirmé

rinvenuto.

que l'occupation de Corfou a pour objet d'obtenir satisfaction aux demandes qu'il .avait présentées au Gouvernement hellénique et que ces demandes se trouvent couvertes par les conditions formulées par la Conférence.

Ces conditions étant acceptées en entier par le gouvernement royal il est de toute opportunité que ce dernier insiste sur sa Qrière précédemment adressée à la conférence des Ambassadeurs et tendant à faire assurer au plutòt l'évacuation de l'ile».

(l) -Il telegramma fu trasmesso anche a Milano. (2) -Il telegramma col quale Montagna trasmetteva il testo della nota non è stato
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L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. CONF. 6962/802. Londra, 9 settembre 1923, ore 22,20 (per. ore 3 dellO).

Foreign Office si mostra particolarmente lieto della piega data alla soluzione del conflitto italo-greco. Tyrrel mi ha stamane scritto in forma del tutto personale «essere felice che si sia giunti ad una soluzione che conferisce grande credito a tutte le parti».

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IL DELEGATO ALLA SOCIETÀ DELLE NAZIONI, SALANDRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 6980/61. Ginevra, 10 settembre 1923, ore 14,30 (per. ore 17,45).

Il consiglio stamane ha trattato affari secondari. Nessuna specialità della vertenza italo-greca. Ritengo che telegramma alla Conferenza degli Ambasciatori non sia stato comunicato al Consiglio per non provocare l'intervento dei fanatici come Lord Ceci! e Branting. Costoro in una riunione amichevole di membri del Consiglio tenuta iersera senza il mio intervento sostennero non essere possibile lasciare cadere la questione senza trovare il passo di affermare in qualche guisa la competenza della Società delle Nazioni. Dicono che è indispensabile dare questa soddisfazione all'assemblea prima che questa si sciolga. Si prevede che l'assemblea durerà fino al 28 settembre. Fino allora è difficile non si abbiano traslochi della questione anche nell'assemblea dove sono imprevedibili le improvvisazioni oratorie. Ma oramai siamo in posizione molto migliore per sostenere la nostra tesi.

331

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL DELEGATO ALLA SOCIETA DELLE NAZIONI, SALANDRA

T. GAB. 19. Borgotaro, 10 settembre 1923, ore 24.

Secondo notizie che mi pervengono da parecchie parti e che mi sembrano non prive di fondamento agitazione che tuttora permane costà e maneggi che si continuano a compiere contro nostra tesi sono dovuti più che altro a personale risentimento e tendenze demagogiche di alcuni rappresentanti nella Società delle Nazioni, i quali vorrebbero profittare dell'occasione per dare un colpo al Governo ed al movimento fascista. Sarà bene che V. E. faccia comprendere costì che una tale intenzione mentre può essere pericolosa per l'esistenza della Società Nazioni che si trasformerebbe in una lotta demagogica ed in una competizione di politica sociale non impressiona menomamente Governo Fascista Italiano che è forte del consenso non di una parte soltanto dell'opinione pubblica, ma di tutto il paese (1).

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L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 7001/2174. Parigi, 11 settembre 1923, ore 1,10 (per. ore 7).

Faccio seguito al mio telegramma n. 2165 (2).

Oggi si è riunita Conferenza Ambasciatori, alla quale ho dato comunicazione della accettazione da parte del R. Governo della decisione presa dalla Conferenza Ambasciatori il 7 corrente nei termini di cui al telegramma di V. E. da Milano (3). È stata anche data lettura della nota greca che accetta le domande della Conferenza Ambasciatori. L'ambasciatore di Inghilterra ha quindi chiesto se in seguito a tale accettazione Italia intendeva evacuare Corfù. Egli ha osservato che Governo britannico aveva aderito alla domanda della Conferenza degli Ambasciatori e la garanzia data dalle Potenze per la loro integrale esecuzione toglieva ogni ragione alla continuazione della occupazione. II comunicato italiano invece di cui io avevo dato lettura poneva in dubbio questo punto poichè si era affermato che Italia avrebbe posto termine alla occupazione soltanto quando Grecia avrebbe dato piena e definitiva esecuzione a tutte le riparazioni richieste. Egli accennò alla impressione che avrebbe prodotto non solo sulla Lega delle Nazioni ma anche sulla opinione pubblica inglese e sul Governo britannLco una tale dichiarazione se avesse dovuto interpretarsi soprattutto per quanto riguardava i punti 5 e 6 nel senso che doveva attendersi per f'onsiderare eseguite le domande della Conferenza Ambasciatori l'arresto e la punizione dei colpevoli. Potevano infatti verificarsi condizioni per le quali non fosse possibile procedere all'arresto dei medesimi come per esempio se essi fossero riusciti a fuggire in America. In questo caso l'oc.cupazione sarebbe durata indefinitivamente. Chiedeva perciò che fosse precisato il pensiero del Governo italiano al riguardo di questa grave questione. Ho fatto osservare che nella decisione presa dalla Conferenza Ambasciatori si parlava di soddisfazione delle domande e non di accettazione delle medesime, che non potevasi richiedere all'Italia di contentarsi · della loro semplice accettazione e che era indispensabile soprath~tto per quanto riguardava i numeri 5 e 6 di continuare la pressione esercitata dall'occupazione per far sentire alla Grecia la necessità eseguire effettivamente la parte

pervenuto.

principale delle riparazioni richieste. Con ciò Governo italiano non intendeva modificare in nessuna parte i propositi spontaneamente manifestati fin dal suo sbarco a Corfù circa gli obbiettivi dell'occupazione. Io perciò non ero in grado di dare altra interpretazione alla comunicazione fatta per ordine di V. E. che quella risultante dai termini della comunicazione stessa. Rendendomi tuttavia conto che i termini usati nella comunicazione di V. E. e cioè quelli di attendere « piena e definitiva esecuzione delle riparazioni » potevano essere suscettibili interpretazioni, avrei sottomesso a V. E. le obiezioni formulate dall'Ambasciatore d'Inghilterra. Ritenevo pertanto che la formula della semplice accettazione propugnata dal Governo britannico non sarebbe stata accolta come quella che era contraria allo spirito che aveva condotto il Governo italiano a occupare Corfù e considerandola non ·conforme al pre-stigio dell'Italia. Come V. E. vede, la questione si va spostando e il conflitto italo-greco può dar luogo a una contestazione italo-inglese essendo ormai la Grecia fuori di causa e prevalente la preoccupazione dell'Inghilterra di vederci insediare a Corfù. Se è nel pensiero di V. E. di non prolungare la vertenza italo-greca e di non restare a Corfù per le conseguenze che potrebbero avere sulla nostra politica generale e sui nostri rapporti con l'Inghilterra, il termine medio che io avrei in animo di proporre sarebbe quello di mantenere la posizione pre:,a di esigere la piena e definitiva esecuzione delle riparazioni, nel senso di attE-ndere prima di decidere evacuazione, l'esecuzione dei nuiJ?.eri l, 2, 3 e 4 delle domande rivolte alla Grecia, mentre per i numeri 5 e 6 il Governo italiano attenderebbe l'assicurazione della Commissione di Controllo che l'inchiesta si svolgesse con tutte le garanzie di serietà e di rigore da essa offerte considerando che l'affidamento così dato da una Commissione interalleata di cui fa parte un ufficiale italiano sia soddisfacente; nello stesso modo che la somma depositata da Governo greco garantisce l'esecuzione del n. 7 delle domande. In tale linea potrei contare anche sull'appoggio del Governo francese e se V. E. vuole liberarsi di questo incidente per riacquistare quella libertà d'azione che le è necessaria per collaborare autorevolmente ai più gravi problemi che si presentano imminenti nella questione delle riparazioni e dei debiti interalleati, credo sia migliore. La Conferenza Ambasciatori si riunirà domani alle 17 e mi sarebbe grato avere di urgenza le sue istruzioni le quali se concordassero con queste mie considerazioni, ci permetterebbero di mettere il Consiglio della Lega Nazioni dinanzi al fatto compiuto. Il prestigio dell'Italia non mi sembrerebbe menomato da questo atto con cui risponderemmo alla deferenza dimostrata da Conferenza

Ambasciatori e da stessa Inghilterra in seno alla medesima adottando interamente le riparazioni da noi imposte alla Grecia (1).

• Conferenza ambasciatori seduta oggi ha preso conoscenza nota con la quale Governo greco accetta in ogni sua parte le decisioni Conferenza Ambasciatori e quindi ha avuto scam

bi vedute circa evacuazione Corfù. Punto di vista inglese sarebbe in massima che evacuazione debba avvenire senz'altro visto che Grecia ha accettato richieste alleati che sono quelleitaliane. Punfo di vista francese invece è che evacuazione debba avvenire solo quando Commissione alleata abbia constatato che Governo Greco sta compiendo inchiesta con dovuta serietà. Nostro Ambasciatore e Ambasciatore inglese hanno dichiarato sottoporranno diversi

punti di vista ai rispettivi Governi chiedendo istruzioni •.

(l) Il telegramma fu trasmesso anche a Londra. Il testo pubblicato è quello ivi

(2) -Pubblicato al n. 327. (3) -Pubblicato al n. 325.

(l) Cfr. anche quanto telegrafava il giorno 10 l'addetto navale a Parigi, Gabetti, al Thaon di Revel:

333

L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. s. 546/803. Londra, 11 settembre 1923, ore 3,05 (per. ore 4).

Confermo informazioni da me telegrafate il 6 corr. col teleg. n. 790 (1).

Aggiungo anzi che lo stesso Tyrrel mi ha confidato oggi in via strettamente confi

denziale e personale che tanto Curzon quanto primo Ministro hanno dato nei

giorni scorsi istruzioni a Lord Robert Ceci! di agire a Ginevra con gTande

moderazione. Tali istruzioni sono state ripetute a Lord R. Cecil anche oggi nel

fargli presente opportuna linea di condotta da seguire nel caso che qualche

Delegato di altra Potenza risollevasse questioni drca conflitto italo-greco.

Tyrrel mi ha accennato al malinteso che pare siasi prodotto alla Conferenza

degli Ambasciatori relativamente al momento in cui dov:rà effettuarsi evacua

zione di Corfù. Egli ha aggiunto che Foreign Office pur desiderando che situa

zione ritorni normale al più presto possibile, pensa che chiarimento di tale

malinteso dovrà avvenire esclusivamente tra Conferenza degli Ambasciatori e

Governo Italiano, senza cioè che Foreign Office abbia ad esprimere alcun avviso,

trattandosi di .precisare una questione di fatto. Odierna stampa è unanime nel

l'esprimere vivo compiacimento per la soluzione data al conflitto italo-greco

pel tramite Conierenza degli Ambasciatori, ,soluzione ,che dà soddisfazione al

l'Italia e che non dà motivo di scontento alle altre parti. Mi risulta in modo

preciso ,che Foreign Office per ordine di Curzon ha spiegato tutta la sua in

fluenza perchè risultato Conferenza degli Ambasciatori venisse commentato in

tal .senso e venisse evitata ogni polemica nei ,riguardi Società delle Nazioni.

Dalle mie ultime conversazioni ,con TyrJ:'el e da tutte le altre informazioni che

ho potuto raccogliere al Foreign Office risulta ormai che mentre formalmente ed

esteriormente azione del Governo britannico è stata per le note considerazioni in

appoggio al prestigio Società delle Nazioni, azione diplomatica di fatto è stata

in favore soluzione pel tramite Conferenza degli Ambasciatori ed in quel senso

che potesse riuscire meglio accetto al punto di vista italiano.

334

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, A VITTORIO EMANUELE III, A RACCONIGI

T. GAB. 225. Roma, 11 settembre 1923, ore 11,30.

Ho l'onore di 'segnalare alla M. V. la convenienza .politica che V. M. faccia pervenire le sue felicitazioni e quelle di S. M. la Regina ai Sovrani Jugoslavi in occasione del fausto evento nascita Principe Ereditario.

All'uopo sottopongo all'Alta 'approvazione di V. M. un progetto di telegramma che prego V. M. di voler esaminare:

« A nome anche della Regina prego V. M. e S. M. la Regina di gradire le nostre più cordiali feltcitazioni per fausto evento nascita Principe Ereditario che allieta Reale famiglia e popolo amico dei Serbi, Croati e Sloveni » (l).

(l) Pubblicato al n. 30().

335

IL MINISTRO AD ATENE, MONTAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. 553/319. Atene, 11 settembre 1923, ore 22 (per. ore 0,50 del 12).

Circoli governativi greci seguono con vivo interesse tensione rapporti italajugoslavi, parlano di grandi preparativi militari italiani, illudendosi che Governo Belgrado possa contribuire affrettare evacuazioné Corfù, ostentano tendenza, come opportuna, che Grecia si ,schieri nella circostanza a fianco Serbia, mal celano speranza che da intorbidamento situazione questo paese possa trarre profitto.

336

L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. 556/808. Londra, 11 settembre 1923.

Telegramma V. E. Gab. 216 (2).

Curzon non si è recato a Foreign Office. Stante urgenza prospettata da

V. E. ho creduto opportuno intrattenere Tyrrel delle trattative in ,corso circa :Fiume esprimendo il desiderio che il Governo britanni·co faocia pervenire a Belgrado amichevoli consig1i di •Continuare trattative con l'Italia e di abbandonare quindi il proposito di deferire fin da ora la questione ad arbitrato. Ho .creduto dovermi tenere sulle generali insistendo però con i motivi suggeritimi da V. E. sulla grande utilità rappresentata da una soluzione convenuta dalle due parti in .confu'onto di un arbitrato .imposto da un terzo. Ho avuto 1'1mpressione che

Tyrrel sia rimasto persuaso dagli argomenti de me esposti e dalle considerazioni di ordine generale ,che gli ero andato prospettando. Egli mi ha detto che non poteva darmi una risposta definitiva giaochè gli era necessario presentire Segreta11io di Stato. Che quindi doveva riservarsi di farmi ulteriori comunicazioni al riguardo. Ho notato tuttavia ·che al princtpio della nostra .conversazione Tym-el ha ricordato che Foreign Office da Rapallo in poi ha tenuto sempre a mantenersi ·completamente estraneo allo svolgimento della questione di F,iume.

comunicare a Della Torretta il tel. di cui al n. 284, lo invitava a fare un eventuale analogo passo a Londra.

(l) -Con tel. trasmesso alle ore 17 del giorno 12 e pervenuto alle 20,30, non pubblicato, il Re comunicava a Mussolini di aver inviato le sue felicitazioni a Re Alessandro. (2) -Trasmesso alle ore 18,40 del giorno 7, non pubblicato, col quale Mussolini, nel
337

IL CONSIGLIERE DI LEGAZIONE TOSTI DI VALMINUTA AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

L. P. Ginevra, 11 settembre 1923. Fra i Delegati del Regno S. H. S. alla Società delle Nazioni vi è, come è noto a V. E., il Ministro Nintchitch, che conosco da parecchi anni e col quale ebbi a trattare per conto del Governo Italiano sia a B€lgrado per alcune convenzioni economiche e per la Convenzione di Brioni, sia a Genova per gli accordi di S. Margherita. Egli in questi giorni a più riprese mi ha fatto dire che avrebbe avuto volentieri un colloquio con me, e ieri, dopo averne avvisato S. E. Salandra e S. E. Giurati, non ho creduto potermi esimere dall'incontrarmi con lui, sicuro che avrei potuto da una conversazione ottenere informazioni e notizie che aVTebbero potuto riuscire di qualche utilità a codesto Ministero nei riguarru della soluzione del problema Fiumano. Del lungo colloquio avuto, riassumo fedelmente la parte più importante: Nintchitch ha cominciato per esprimermi tutta la sua amarezza per il successo della politica di avvicinamento all'Italia che egli da oltre due anni persegue e che gli ha fruttato attacchi feroci dalla stampa jugoslava, minacce di morte e vivacissime opposizioni nel suo paese, nel suo partito e perfino in seno ai diversi Gabinetti dei quali ha fatto parte. Egli mi ha detto che ora la sua posizione è insostenibile. Membro di un Governo di partito, che è in minoranza al Parlamento sia per l'opposizione aperta degli Sloveni e dei Croati, del partito democratico e di quello di Korosec, sia per l'assenza nel Gabinetto di membri di altra nazionalità oltre la serba, egli non ha neanche la piena solidarietà degli altri Ministri e deve talvolta, vincere non lievi difficoltà per persuadere lo stesso Presidente Pasic. L'unico vero sostegno alla sua politica di avvicinamento all'Italia 1'0 ha trovato finora nel Re Alessandro che ne divide le idee e che finora lo ha aiutato. Questa posizione sua e del Gabinetto Pasic egli paragona alla posizione del Gabinetto presieduto da V. E., che è circondato dall'unanime consenso di tutti gli Italiani e che non ha opposizione apprezzabile nel Pru-lamento e nella stampa, per far risaltare sempre più •le difficoltà in cui egli si trova, difficoltà che possono portare da un momento all'altro alle sue dimissioni ed alla sostituzione con altro uomo politico che disponga di maggiore popolarità per le sue tendenze meno italianofile, e che potrebbe iniziare una politica dalla quale le relazioni fra i due paesi non ritrarrebbero certo un miglioramento. E ciò egli ritiene sarebbe gravissimo danno per il giovane Regno S. H. S., che ha bisogno di vivere in pace con tutti ma sopratutto con la Grande Nazione italiana. Ha aggiunto (riferisco testualmente) che egli vide con trepidazione il cambiamento di Govel'lno in Italia ma sin dai primi atti del Governo di V. E. egli fu rassicurato e guardò con piena fiducia l'avvenire sicuro che in poco tempo i due paesi avrebbero stretto relazioni ben cordiali sia nel campo economico che in quello politico; in quest'ultimo sopra tutto perchè egli ·riteneva e ritiene (malgrado le difficoltà del momento) che l'Italia grande paese di 40 milioni di abitanti ricco

di mirabili energie, compatto nella sua fede nazionale e sicuro dei suoi alti destini, deve finire per esercitare una positiva attrazione sui giovani Stati dell'Europa Centrale e dei Balcani formatisi dopo la guerra. È questa una antica idea di Nintchitch e di altri Serbi «puri » che io più volte ho sentito loro ripetere per il passato, sopratutto quando (ed è avvenuto di frequente) hanno sentito tutto il peso della protezione francese verso la Piccola Intesa o dell'egemonia Cecoslovacca nel senso di quell'aggruppamento di Stati.

Un uomo come V. E. per il quale Nintchitch dice di professare grande ammirazione e simpatia, avrebbe tutte le doti per polarizzare attorno all'Italia queste giovani forze non disprezzabili e per creare al centro dell'Europa un insieme di Stati uniti da comunione di interessi economici e da identità di ideali nazionali.

Ma «la maledetta questione di Fiume » (ripeto sempre testualmente le sue parole) tenta di rovinar tutto, avvelena le relazioni e, mentre si è alla ricerca di sempre nuove soluzioni dell'aggrovigliato problema, crea un'atmosfera di diffidenze e di rancore fra i due paesi confinanti. È uno stato di cose che deve in ogni modo finire. Per i Serbi, per Nintchitch in particolare, la questione di Fiume avrebbe un'importanza molto relativa. La Serbia non ha alcun interesse al porto del Nord Adriatico: ha bisogno invece di ingrandire e rafforzare l'organizzazione portuale di Spalato, ha bisogno di spingere ancora più a Sud il suo traffico, a Cattaro, deve, come già l'Austria, guardare a Salonicco. Fiume è fuori completamente dal suo sistema, rappresenta una diversione di traffici a danno soprattutto della Serbia, del Banato, della Bosnia, delle regioni cioè più ricche del nuovo regno.

Ma Fiume è il porto croato, ma Fiume è la ragione di vita della feroce opposizione croata, Fiume rappresenta la bandiera di tutti gli scontenti della Croazia e della Slovenia che congiurano contro l'esistenza e la coesione del Regno Trialistico. Si deve quindi trovare una soluzione del problema Fiumano. L'ultima proposta del Governo italiano ha trovato grande opposizione in Jugoslavia: è considerata come una annessione déguisée. Il termine perentorio posto da V. E. per il15 settembre, è suonato anche presso alcuni membri del Gabinetto Pasic come un vero e proprio ultimatum. Alcune allusioni alla Jugoslavia nelle di<:hiarazioni fatte da V. E. a proposito della questione Greca, hanno rafforzato tale convincimento e Nincich ritiene che la sua posizione nel Gabinetto Pasic è resa estremamente difficile e potrà render necessarie forse anche le sue dimissioni.

Tutti chiedono la regi.strazione del Trattato di Rapallo ed annessa lettera Sforza alla Società delle Nazioni ed il ricorso all'arbitrato. Come può egli resistere a questa pressione? Con molti argomenti gli ho dimostrato, come mio parere personale, quale grave errore sarebbe il ricorrere a questi mezzi che sono di assai dubbio risultato e che in ogni modo si allontanerebbe di molto la soluzione mentre in attesa si creerebbe un pericoloso stato di tensione fra i due Paesi. Egli ha convenuto con me, ed io ritengo che in effetti egli farà di tutto per resistere a tale tendenza.

Nincich ha visto ieri l'altro sera Pasich al suo passaggio da Ginevra. Antonievich venuto qui non ha potuto consegnare la lettera autografa di V. E. a Pasich (1), e tale lettera è ora nelle mani di Nincich, che ho spinto a leggerla ed a trasmettere telegraficamente il contenuto a Pasich.

Domando se debbo continuare a tenere contatto con Nincich, ed al caso quale norma di linguaggio debbo serbare.

P. S. -Nincich ha tenuto a farmi notare il contegno di assoluto riserbo da lui tenuto qui nei riguardi della vertenza italo-g>:eca.

(l) Cfr. la nota 4 a pag. 183.

338

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA

T. 3161. Roma, 12 settembre 1923, ore l.

Telegramma di V. E. n. 2174 (1).

Confermo ancora una volta l'esplicita dichiarazione di principio espressa

già ripetutamente e per ultimo mio telegramma n. 20 da Borgotaro (2) secondo

cui la nostra occupazione di Corfù ha carattere temporaneo, subordinatamente

però, per quanto riguarda il termine di essa, alla piena esecuzione delle nostre

giuste richieste di sanzione. Tale è d'altronde il solo significato che può logica

mente attribuirsi all'espressione c obtenir satisfaction aux demandes qu'il a

présentées ~ con la quale la Conferenza degli Ambasciatori ha precisato nella

sua ultima nota alla Grecia, lo scopo della nostra occupazione dell'isola.

I dubbi che ora sorgono da parte del suo collega britannico circa eventua

lità che, malgrado l'obbligo categoricamente imposto alla Grecia dal punto 5

dell'anzidetta nota, di assicurare cioè non solo la ricerca ma la punizione esem

plare dei colpevoli, e malgrado la pretesa efficacia della garanzia delle potenze,

si verifichino nella pratica condizioni che non permettano tale punizione, col che

verrebbe a mancar in sostanza la fondamentale riparazione dovuta al nostro

prestigio ed al nostro onore nazionale, non possono che rendere anche più ma

nifesta per l'Italia la imprescindibile necessità di conservare il pegno che è stata

costretta a prendere di fronte al malvolere della Grecia, quale indispensabile

garanzia di ottenere tale soddisfazione cui unanime la Nazione Italiana esige con

diritto indiscutibile.

Non posso dubitare che i suoi colleghi della Conferenza degli Ambasciatori

riconosceranno tutta la giustezza di tale punto di vista.

A dissipare però qualsiasi vag;o senso di preoccupazione ·Che po~sa essere suscitato dalla indeterminatezza della data della nostra evacuazione, l'Italia per dar nuova prova della perfetta lealtà delle sue intenzioni, si dichiara disposta nel caso che i risultati dell'inchiesta non dovessero condurre ad immediata esecuzione, ad esaminare, a seconda dei vari casi che si potessero presentare la possibilità di determinare le condizioni indispensabili per permettere di liberare eventualmente il pegno anche prima che fossero integralmente eseguite le clausole di cui ai punti 5 o 6.

Qualora ad esempio si verifi.casse il caso o che l'inchiesta non riuscisse ad individuare i colpevoli o che li dichiarasse irreperibili, l'Italia verrebbe a tro

varsi nella situazione inammissibile di non essere stata soddisfatta nella sua giusta richiesta fondamentale ed in tal caso perchè possa verificarsi la possibilità dell'evacuazione sarebbe indispensabile provvedere con altra riparazione quale potrebbe essere il pagamento integrale della somma di 50 milioni quale penalità per il Governo greco per la mancata possibilità di esecuzione della sanzione prevista dal numero cinque. Ed in tal caso bisognerebbe anche risolvere diversamente la questione delle spese di occupazione (1).

(l) -Pubblicato al n. 332. (2) -Non rinvenuto.
339

L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. 56112186. Parigi, 12 settembre 1923, ore 18,30 (per. ore 21).

La Conferenza di stamane si è aperta sotto gli auspici difficili avendo Ambasciatore d'Inghilterra ricevuto istruzioni di mantenere fermo punto di vista già precedentemente manifestato che evacuazione di Corfù dovesse seguire alla accettazione da parte della Grecia delle domande nostre e della Conferenza degli Ambasciatori. Con grande difficoltà sono riuscito a mantenere intatta la posizione assunta da V. E. ma servendomi delle concessioni che Ella mi ha autorizzato a fare coi suoi telegrammi da Borgotaro e n. 3161 (2) le ho precisate alquanto. Vale a dire ho dichiarato che nel caso che inchiesta non riuscisse ad individuare i colpevoli o li dichiarasse introvabili, l'Italia sarebbe disposta ad evacuare Corfù, ma in questo caso Governo italiano esaminerebbe d'accordo con la Conferenza degli Ambasciatori quelle altre misure e sanzioni che dovrebbero essere sostituite all'occupazione dell'isola. La parte della risposta della Grecia che riguarda que,sto punto sarà ripresa in esame nella riunione di questa sera non essendosi potuto fare l'accordo stamane avendo io insistito perchè da esso emergesse la completa soddisfazione ricevuta dall'Italia. Telegraferò testo della risposta non appena terminata la Conferenza. Mi sono permesso di assumere una certa responsabilità perchè ho creduto che anche a costo di qualche lieve sacrificio convenisse ·consolidare il successo ottenuto da V. E. insidiato da molte parti e permetterle di affrontare la lotta con il Consiglio della Società.

340

IL DELEGATO ALLA SOCIETÀ DELLE NAZIONI, SALANDRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 7060 (3). Ginevra, 12 settembre 1923, ore 18,35 (per. ore 22,30).

Hanotaux mi ha detto amichevolmente avere ricevuto da Poincaré lettera con cui lo invitava mettersi in rapporto con me per cercare formula accettabile per determina·re possibilmente epoca eva·cuazione ·corfù tenendo conto ambiente

Ginevra. Ho risposto che formula definitiva deve cercarsi non a Ginevra bensì a Parigi presso Conferenza Ambasciatori. Ha convenuto ma ha insistito ricerca dov:rebbe essere fatta da noi due senza impegno per trasmetterla come suggerimento ai rispettivi Governi. Ho rinviato appuntamento a domani nel pomeriggio. Intanto attenderò istruzioni di V. E.

(l) -Il telegramma fu trasmesso anche a Londra e a Salandra a Ginevra. (2) -Per il primo cfr. la nota 2 a pag. 222. Il secondo è pubblicato al n. precedente. (3) -Manca il numero di protocollo particolare.
341

L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. 563/812. Londra, 12 settembre 1923, ore 23,30 (per. ore 10 del 13).

In seguito alla lettura del telegramma di V. E. 3161 (l) testè pervenutomi credo ad ogni buon fine segnalare a V. E. che Tyrrel nell'accennarmi alla questione evacuazione di Corfù (mio telegramma n. 803) (2) e nel dirmi che il chiarimento doveva avvenire fra Conferenza degli Ambasciatori e Governo Italiano senza che Foreign Office dovesse esprimere alcun avviso in proposito, si basava sulla certezza di un « equivoco » da chiarire perchè dalle sue informazioni risultava che Conferenza degli Ambasciatori era rimasta .sotto impressione che con accettazione da parte italiana dei punti concordati restava anche stabilito il momento in cui avrebbe dovuto aver luogo la restituzione del pegno. Tyrrel mi disse anche che Consigliere dell'Ambasciata britannica a Parigi qui ora venuto in congedo e che fu presente alle discussioni della conferenza era rimasto anche lui sotto impressione dianzi rifedta. Secondo Tyrrel si trattava quindi di un equivoco da essere chiarito nella stessa sede ove si era prodotto. Non ho mancato da parte mia di fare opportune riserve riferendomi anche alla nota primitiva impostazione di tutta la questione (mio telegramma 740) (3) ma Tyrrel continuò a dichiararsi persuaso della versione da lui sostenuta e passò anzi oltre nella conversazione. Poichè questione risulta oggi ben diversa da quella che Tyrrel prospettava nella sua conversazione di ieri l'altro, credo mio dovere avvertire che non è da supporre che il Foreign Office si limiti «ad esprimere desiderio che situazione ritorni al più presto normale » (come riferivo nel mio telegramma gab. 803) ma che vorrà invece esplicare una sua speciale azione al riguardo.

Mia continua azione intesa chiarire ed a riaffermare preciso punto di vista ed intenzioni di V. E. circa evacuazione di Corfù è resa intanto assai difficile anche pel fatto che opinione pubblica è divenuta quasi unanime nell'insistere per una pronta nostra evacuazione dell'Isola allo scopo non solo di scongiurare temute o sopposte complicazioni nel vicino Oriente ma anche di tutelare interessi Mediterranei britannici ritenuti salvaguardati dal precedente stato delle cose.

(l) -Pubblicato al n. 338. (2) -Pubblicato al n. 333. (3) -Pubblicato al n. 191.
342

L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. 562/2188. Parigi, 12 settembre 1923 (per. il 13).

Seguito al mio telegramma 2186 (1).

La seduta pomeridiana ha portato una seria modificazione della situazione. Questo Ambasciatore d'Lnghilterra in seguito ad istruzioni del suo Governo e Delegazione francese, in segutto alle .informazioni circa provvedimenti militari ed amministrativi nella isola, che sono interpretati come nostre intenzioni di restarvi, hanno d'accordo richiesto che io faccia la seguente dichiarazione invece di quella prospettata nel mio telegramma 2186:

« Anche nel caso che risultasse dal rapporto della Commissione (di cui alla nota alla Grecia che riproduco in appresso) che l'inchiesta non sia stata condotta dalle Autorità elleniche in modo soddisfacente, il Barone Romano Avezzana dichiara spontaneamente che l'Italia evacuerà Corfù al più tardi il 27 settembre, data fissata dalla Conferenza come termine per l'inchiesta greca. In questo caso tuttavia sulla domanda del Governo Italiano la Conferenza esaminerà quali misure interalleate d'altra natura potranno essere sostituite all'occupazione di Corfù sia come mezzo di .coercizione ,sia a titolo di penalità. Egli ammette che questa dichiaraztone che fa a nome del suo Governo possa essere fatta valere ma domanda.ai suoi colleghi di conservare ad essa un ~arattere assolutàmente confidenziale ».

La nota alla Grecia sarebbe poi redatta nei termini seguenti che riassumo: Nella prima parte di essa la Conferenza degli Ambasciatori prende atto del deposito dei 50 milioni fatto dalla Grecia e stabilisce come debbono essere eseguiti i punti l, 2, 3 e 4 delle riparazioni chieste con la nota del 7 corrente.

Per il numero 5 dice testualmente: «Commissione di controllo comtncerà

i suoi lavori il 17 settembre a Gianina. Cinque giorni dopo il suo arrivo ren

derà conto telegraficamente alla Conferenza degli Ambasciatori delle sue con

statazioni. Su visione di questo rapporto Conferenza degli Ambasciatori consta

terà se la 5" condiztone della sua nota del 7 ·Corrente può essere considera.ta

come eseguita, in questo caso ne informerà il Governo italiano per metterlo in

grado di dare .seguito alle dichiarazioni che esso ha fatto relativamente all'eva

cuazione di Corfù. Nel caso in cui ,i colpevoli non abbiano potuto essere scoperti

e se inchiesta fatta dal Governo greco sarà considerata dal detto rapporto come

insufficiente la Conferenza esamtnerà le misure collettive d'altra natura che po

trebbero essere prese dalle tre Potenze alleate in sostituzione dell'occupazione di

Corfù allo scopo di affrettare esecuzione definitiva della 5" condizione d'assilcu

rare cosi per il delitto commesso contro Presidente della Commissione interal

leata e altri membri della Delegazione italiana giusta e completa riparazione

verso l'Italia .come verso Conferenza degli Ambasciatori».

Non mi è stato possibile di fare cedere più oltre nè la Delegazione inglese

nè la Delegazione francese le quali anzi sostengono di avere dato all'Italia tutte

19 -Documenti diplomatici • Serie VII · Vol. II

le soddisfazioni da essa domandate alla Grecia e che le loro richieste non possono essere mal viste dall'Italia se questa intende, come dichiara, evacuare Corfù. In un momento Delegazione inglese giunse perfino ad esigere immediata accettazione delle due formule suddette riservandosi altrimenti di riprendere domani completa libertà di azione nella intiera questione. Mi sono rifiutato ad accettare le due formule senza previa autorizzazione di V. E. Conferenza è stata quindi rinviata a domani giovedì ore 17. Prego urgentemente darmi istruzioni.

Con mio telegramma 2165 (l) ho già prevenuto V. E. che Governo francese non ci avrebbe sostenuto ·oltre certi limiti e da questo momento sento di non poter più contare sull'appoggio in·condizionato. In tale stato di cose non posso che rHerirmi alle considerazioni che sottomisi a V. E. con telegramma 2174 (2) dove le prospettavo la pericolosa situazione che poteva nascere dal fatto che la vertenza itala-greca andava tramutandosi in un ·conflitto anglo-italiano. Non è poi da sperare un deciso intervento della Francia troppo preoccupata altrove (3).

(l) Pubblicato al n. 339.

343

L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. 564/2189. Parigi, 13 settembre 1923, ore 11 (per. ore 11,50).

In base informazioni di stamane cwca atteggiamento Inghilterra ho sempre maggior ragione di attirare attenzione di V. E. considerare egposto nel mio telegr. 2188 di ieri sera (4) e sul pericolo che successo da noi finora riportato possa venire annullato. Mi è assolutamente necessario urgentissimo •avere rigposta oggi stesso prima ore 17 ripeto l 7.

344

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA

T. GAB. 236. Roma, 13 settembre 1923.

Suoi telegrammi 2186 e 2188 (5). Mi rendo pienamente conto delle gravi difficoltà d'ambiente in ·Cui si svolgono le .conversazioni alla Conferemz:a degli Ambasciatori che naturalmente

R. -Governo non facesse, circa evacuazione Corfù, dichiarazioni di cui telegramma sopra citato. :È da ritenersi secondo tali informazioni che scoppierebbe violento dissidio italo-inglese. R. -Ambasciatore ha conoscenza di quanto precede •. Cfr. anche quanto il Gabetti telegrafava al Thaon di Revel il giorno 13:

• Stampa stamane pur dichiarandosi convinta che possa raggiungersi accordo definitivo in conferenza ambasciatori si mostra preoccupata delle conseguenze che potrebbero aversi se accordo non fosse raggiunto. Petit Parisien dice· chiaramente che in tale ipotesi Inghilterra prenderebbe immediatamente sua libertà di azione. È evidente vivissimo desiderio francese vedere risolta questione greca nell'imminenza della discussione di quella delle riparazionitedesche per c~i si conferma da ogni parte essere in corso conversazioni con governo tedesco •.

sono influenzate dalle perfide correnti che costì arrivano da Ginevra o direttamente o indirettamente attraverso i Governi. Approvo atteggiamento ·tenuto da

V. E. e non vi è dubbio che formula da Lei proposta corrisponda al mio pensiero ed alle istruzioni datele. Devo anzi aggiungere che l'esemplificazione indicata in fine mio telegramma 3161 (l) intendeva chiarire fin d'ora ·Che le riserve dell'Italia circa la data dell'evacuazione non avevano uno scopo di.latorio sine die nell'eventualità della mancata esecuzione di quello che rappresenta la riparazione fondamentale, cioè la punizione dei colpevoli dell'atroce misfatto aggravato dalla circostanza che le vittime sono state colpite in quanto erano investite di mandato internazionale nell'interesse della Patria. L'esemplificazione ioleva indicare la possibilità di una soluzione realistica immediata e che permettesse all'Italia di procedere all'evacuazione. Ed anzi, poichè costì si insiste per la determinazione di una data fissa di evacuazione in qualunque evenienza, non ho difficoltà che tale da.ta sia fin da oggi stabilita, purchè fin da oggi sia ugualmente concordata la condizione alla quale avverrebbe la evacuazione nel caso di impossibilità di esecuzione del punto n. 5. E cioè che venendo a mancare la sanzione principale del delitto e ritenendo gli alleati preferibile non ritardare ulteriormente la liberazione del nostro pegno, dovrebbe essere a noi pagata immediatamente a titolo di ammenda la somma di 50 milioni depositata dalla Grecia. Rimetteremmo sempre la questione delle spese di occupazione alla decisione del tribunale dell'Aja. Naturalmente dovrebbe però risultare chiaro che l'Italia non intendeva fare delle riparazioni una questione finanziaria, tanto è vero che si rimette al futuro giudicato del Tribunale dell'Aja. In seguito a questo radicale chiarimento delle mie istruzioni se non esiste la malafede le difficoltà della Conferenza degli Ambasciatori dovrebbero ces•sare in quanto si può pervenire ad una formula che stabilisce l'evacuaz~one a data fissa.

Con tale soluzione non avrebbe più ragione di essere la dichiarazione che le è stata rkhiesta.

(l) -Pubblicato al n. 327. (2) -Pubblicato al n. 332. (3) -L'addetto navale Gabetti, riferendosi al presente telegramma, comunicava al Thaon di Revel • che secondo informazioni sicure da me avute questa sera, dopo fine Conferenza in ambiente Ambasciata inglese, si ritiene che situazione diventerebbe gravissima qualora (4) -Pubblicato al n. 342. (5) -Pubblicati ai nn. 339 e 342.
345

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA

T. GAB. 237. Roma, 13 settembre 1923. Seguito del precedente. Data la gravità di essa debbo tuttavia formalmente dichiarare che trovo contraria ad ogni principio di moralità inrternazionale la frase « nel .caso in cui risultasse dal rapporto della Commissione che l'inchiesta non sia stata condotta dalle autorità elleniche in modo soddisfacente». È questa una frase che fa torto a chi la propone e che dimostra a qual genere di giustizia s'inspirino le idealità della Conferenza degli Ambasciatori e della Società dt>lle Nazioni attraverso

l'azione del Governo inglese. È un documento istruttivo che sarà bene consegnare alla storia della politica altruistica praticata dalla Gran Bretagna in que

sto grigio periodo del dopo guerra. Sarà bene infine fare osservare che il sentore di questa dichiarazione ecciterebbe la Grecia a sottrarsi alla esecuzione di quella condizione che più sta a cuore all'opinione pubblica italiana ed al R. Governo, cioè la ll"icerca e la punizione dei colpevoli.

È chiaro poi che la nota alla Grecia dovrà essere opportunamente modificata in correlazione alla soluzione da noi accettata ed in questo proposito ritengo opportuno ,chiarire che il R. Governo non avrebbe d'altra parte nessuna difficoltà ad associarsi a quelle sanzioni o condizioni che la Conferenza degli Ambasciatori intendesse mantenere nella nota come misure collettive per il delitto commesso contro il Presidente della Commissione internaz~onale.

Qualora Conferenza non accettasse punto di vista italiano V. E. ne prenderà atto e si riserverà di avvertire R. Governo per necessaria libertà d'azione.

(l) Pubblicato al n. 338.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL DELEGATO ALLA SOCIETÀ DELLE NAZIONI, SALANDRA

T. GAB. RR. 240. Roma, 13 settembre 1923, ore 21.

Telegramma di V. E. n. 70 (1).

In presenza della richiesta di registrazione del trattato di Rapallo da parte jugoslava ritengo conveniente procedere anche da parte nostra alla registrazione. Documenti difficilmente potranno partire stasera e quindi sarà bene fissa,re la data contemporanea di registrazione per lunedì. Confermo quanto è stato già fatto presente per telefono dal Segretario Generale, e cioè che le eventuali polemiche potendo sorgere principalmente intorno alla questione di Fiume, nella quale pokebbero intervenire anche terzi, sarebbe opportuno che la registrazione fosse accompagnata dalla ,seguente dichiarazione: « In relazione agli art. 4 e 5 del trattato di Rapallo i Governi: del Regno d'Italia e del Regno S.C.S. dichiarano che fino a quando l'organizzazione e il regolare funzionamento dello Stato di Fiume non saranno pienamente assicurati, il Regno d'Italia ed il Regno

S. C. S., di comune accordo riservano a sè esclusivamente il diritto di prendere tutte le determinazioni a tal fine occorrenti».

Confido che V. E. e codesta Delegazione riusciranno a far comprendere a Nincich ed ai membri delLa Delegazione jugoslava il comune interesse che abbiamo a riservarci un tale diritto di esclusività.

In quanto alla lettera Sforza, Le ,confermo che qualora i Delegati jugoslavi insistessero per la sua registrazione noi dovremmo opporci con tutte le valide ragioni di cui disponiamo all'uopo, fra cui importantissime le speciali caratteristiche della lettera stessa, e che lascio alla competenza di codesta Delegazione di svolgere e sostenere.

Trattato di Rapallo alla Società delle Nazioni.

(l) Tel. n. 7034/70, trasmesso il giorno 12 e pervenuto alle ore 17, non pubblicato col quale Salandra comunicava avere Nincié presentato la richiesta dl registrazione dei

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MEMORANDUM DEL MINISTRO DELLA MARINA, THAON DI REVEL, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI (USM)

L. 18762. Roma, 13 settembre 1923. Il dipendente Ufficio di Stato Maggiore ha dovuto in questi ultimi tempi per i suoi studi, presupporre che l'Italia fosse impegnata contro una coalizione formata dalla Jugoslavia con la Grecia appoggiata dall'Impero Britannico. Mentre per la parte militare marittima nessuna preoccupazione darebbe per il momento l'unione delle due potenze balcaniche, difficoltà gravi si presenterebbero se a quelle nazioni si unisse la potenza navale della Gran Bretagna. Ma la partita non potrebbe essere, a priori, considerata disperata se codesto Commissariato (l) potesse radunare in Sicilia una forza aerea di non meno 200 apparecchi, se il rifornimento dei combustibili e di materie prime fosse assicurato d'oltre Alpe e se dalla Cirenaica partissero uomini e denaro per fare insorgere l'Egitto. Si deve infatti considerare che l'Inghilterra, a parte le basi che potrebbe formarsi, e si formerebbe in Egeo, dipende specialmente dalle sue basi navali di Malta, Gibilterra ed Alessandria. Se le due ultime rimangono inattaccabili da parte nostra sia per mare che per aria (per la loro lontananza e per la mancanza di navi porta aerei e di sommergibili adatti) non così deve dirsi di Malta a così breve distanza dalla Sicilia. Se l'aviazione riuscisse a rendere proibitivo per la flotta il permanere in quella importante base, l'Italia potrebbe considerare con maggiore tranquillità la coalizione Greco-Jugoslava-Britannica. Rimartebbero è vero, da considerare le navi porta aerei Inglesi, di cui due unità fanno già parte della flotta del Mediterraneo, e altre 5 sono nel mare del Nord con la possibilità di lanciare 120 apparecchi, ma all'inutilizzazione di queste provvederà la Marina a mezzo del naviglio sottile di ogni specie e degli idrovolanti che codesta Aviazione deve mettere a sua disposizione. Ora, per precedenti intese con codesto Commissariato, la R. Marina aveva richiesto che base aerea principale in Sicilia dovesse essere Trapani: ciò rispondeva al concetto di provvedere alla difesa più urgente. Le considerazioni più sopra esposte ci dicono che è anche indispensabile la formazione di un vasto nucleo aviatorio nella parte meridionale dell'i·sola, che, mentre integrerebbe la difesa della costa meridionale, mirerebbe alla distruzione dell'Arsenale di Malta e delle Navi eventualmente in porto. Ho accennato alla possibilità da parte della Gran Bretagna di formarsi delle basi in Grecia: quella più pericolosa per noi, Corfù, è per ora in nostre mani: ma dobbiamo tener presente il futuro e concludere che grande dovrà essere la forza aerea nella penisola Salentina. Nei riguardi della Sardegl).a i nuovi studi, conseguenti alla presupposta coalizione, non portano a nuove richieste: essi confermano la necessità di forti

raggruppamenti di aerei nella parte sud ovest e in quella settentrionale dell'isola che dovrebbe avere, nel caso in questione, funzione specialmente difensiva:

impedire cioè la presa di possesso dei principali ancoraggi, che la Marina Britannica, coi suoi larghi mezzi, potrebbe in breve trasformare in basi navali, malgrado i nostri attacchi da mare.

Per quanto precede concludo prospettando all'E. V. l'opportunità che sia, al più presto, provveduto alla formazione del campo di aviazione Sud Sicilia oltre degli altri nominati.

(l) Il Commissariato generale dell'aeronautica, retto da Mussolini.

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IL MINISTRO DELLA MARINA, THAON DI REVEL, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

(USM)

L. 18818. Roma, 13 settembre 1923.

Per il caso di eventuali prossime complicazioni politiche mi pregio prospettare a V. E. alcune osservazioni relative alla difesa del fronte marittimo verso ponente.

l) La frontiera di ponente è completamente sguarnita sul fronte a mare. Si provvederà con due treni armati della R. Marina, uno per Taggia e l'altro per Savona.

2) Per Genova è inutile pensare a qualsiasi difesa terrestre verso mare. Si potrà soltanto provvedere per qualche sommergibile in agguato di quando in quando nel golfo.

3) Difesa della Piazza di Spezia poco efficiente. Urge che le batterie obici del R. Esercito siano messe in condizioni di far fuoco. 4) Isola d'Elba ·completamente sguarnita: può essere facilmente occupata con un colpo di mano. Occorre inviarvi soldati, mitragliere e qualche obice terrestre.

5) A Civitavecchia non esiste apprestamento difensivo.

6) La Piazza di Maddalena è completamente dominata dagli aerei francesi che hanno base ad Aiaccio. In Sardegna non abbiamo alcun apparecchio aereo.

7) Golfo di Napoli indifeso. La R. Marina potrà soltanto provvedere a mettere in ·Condizione di far fuoco due esploratori che si trovano in riparazione nel porto di Napoli, ed un altro a Castellammare.

8) Il Golfo di Cagliari e Sant'Antioco sono aperti a qualsiasi offesa. Non è possibile provvedere seriamente in una quindicina di giorni agli indispensabili apprestamenti difensivi che accorrerebbero. La R. Marina potrà dislocare in Sardegna i tre sommergibili di grosso tonnellaggio che ha pronti.

9) Trapani è completamente indifesa. Occorre rinforzare le guarnigioni delle isole Egadi e dell'isola di Pantelleria.

10) Palermo è completamente indifesa.

11) A Messina occorre che l'Esercito armi le batterie di obici.

12) Catania ed Augusta sono indifese. A Siracusa si sta cercando di appron

tare una batteria da 1!52 della R. Marina. 13) Cotrone indifesa. 14) Per Taranto e Brindisi si provvederà. 15) Per Ancona sono in corso provvedimenti. 16) Per Venezia e Pola si provvede.

17) Lungo la costa Adriatica la R. Marina potrà dislocare due treni a~ati uno ad Ancona e l'altro ad Ortona a Mare. 18) Manca qualsiasi mezzo di esplorazione aerea per Biserta e Tolone. È indispensabile provvedere.

Nei riguardi del commercio marittimo occorre sin d'ora prevedere lo sgombro e l'inutilizzazione dei porti di Savona, Genova, Livorno, Civitavecchia, Cagliari, Trapani e forse Palermo. Ne consegue che il commercio marittimo dovrà far capo ai porti dell'Italia meridionale e della Sicilia Orientale. La R. Marina ha scarsi mezzi per la difesa dei piroscafi in navigazione.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AGLI AMBASCIATORI A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, E A LONDRA, DELLA TORRETTA.

T. 3198. Roma, 14 settembre 1923, ore 1.

Onorevole Salandra telegrafa da Ginevra ·che è intenzione approfittare comunicazione alla Lega Nazioni nota r>imessa Grecia da parte ·conferenza Ambasciatori per riaprire dibattito su competenza tanto in sede di Consiglio della Lega quanto in sede di Assemblea. Onorevole Salandra si opporrà acchè questione sia comunque rimessa tappeto in .s-ede consiglio e meno ancora davanti assemblea. Prego V. E. significare immediatamente codesto Governo su necessità che reppresentanti Francia (o Inghilterra) Consiglio Lega si associno senz'altro atteggiamento on. Salandra. Prego tnoltre comuntcare codesto Governo che qualora questione venisse riaperta sede Ginevra dopo essere stata chiusa con accettazione ambo Governi a Parigi, Governo italiano che ha documentato suo spirito assoluta moderazione rivendicherà sua libertà d'azione confronto Governi alleati circa vertenza italo-greca.

(Parigi soltanto). Date le difficoltà di comunicazione con Tokio prego fare uguali comunicazioni suo collega Giappone perchè ne informi delegato Giappone Lega Nazioni (1).

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 7093/816. Londra, 14 settembre 1923, ore 1,20 (per. ore 5,45).

Frase attribuita da Pertinax nell'odierno Echo de Paris ad Ambasciatore di Inghilterra a Parigi e cioè che l'Inghilterra assumerebbe libertà d'azione se Conferenza degli Ambasciatori non giungerà oggi ad una decisione circa Corfù,

e giapponese a Ginevra.

ha provocato un comunicato Reuter. In esso si afferma non essere vero che l'Inghilterra abbia suggerito una data precisa per E:vacuazione di Corfù. Comunicato aggiunge esser possibile che Conferenza degli Ambasciatori indichi qualche forma di possibile termine ma che sembra molto improbabile che venga intrapresa una qualche azione per stabilire una data esatta la quale anzi sarebbe probabilmente lasciata definire all'Italia stessa. Giornali della sera commentano notizia data dall'Echo de Paris in senso anche più largo di quello del comunicato Reuter. Si dice infatti che sarebbe un errore che Conferenza degli Ambasciatori favorisse una così drastica misura come la determinazione di una data fissa di evacuazione.

In seguito conversazione avuta con Tyrrel sono portato a credere che comunicato Reuter e commenti stampa di natura evidentemente ufficiosa rispondono sopratutto al proposito di questo Governo di mantenere il più stretto segreto sulla •sua reale azione a Parigi allo scopo di non urtare suscettibHità opinione pubblica italiana e facilitare quindi eventuale nostro consenso ai desideri anglo-francesi.

(l) La minuta è di pugno di Mussolini. Con telegramma autografo n. 3199, non pubblicato, Mussolini invitava Salandra a fare pressioni analoghe sui rappresentanti francese, inglese

351

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE BOSDARI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. RR. 573/297. Berlino, 14 settembre 1923, ore 2 (per. ore 14,30).

Ho avuto un lungo colloquio con Stresemann. Mi ha detto che appena giunto al potere egli aveva desiderato far cessare boicottaggio della diplomazia francese e belga, da lui disapprovata nel Gabinetto, di qui i suoi colloqui con Margerie e Del Faille. Contenuto ne è ormai noto al R. Governo ed è del resto pienamente confermato dal suo discorso di giovedi. Mi ha ripetuto assicurazioni che di negoziati separati o seg.reti con una o con l'altra Potenza non poteva essere il caso. Mi ha pregato poi ringraziare vivamente V. E. sua attitudine benevola concilia· toria. Si è !agnato dell'Inghilterra sempre incerta e contraddittoria. Alla fine mia richiesta cosa sperasse dalla Francia ha risposto che notizie che gli giungevano da Parigi erano di natul.'a assai diversa non gli permettevano farsi concetto chiaro. Certo che se Poincaré persisteva ripetere meccanicamente sua formula di cessazione resistenza passiva senza condizione ogni possibilità accordi veniva preclusa, ed il Gabinetto attuale avrebbe fatalmente subito la sorte del suo predecessore ed avrebbe dovuto ritirarsi davanti constatazione impossibilità recare un miglioramento a una situazione che fra breve diverrà disperata. Cancelliere mi ha chiesto notizie sulla situazione in Italia specialmente riguardo possibilità nostro conflitto colla Jugoslavia e mi si è mostrato assai perplesso circa attitudine che la Germania dovrebbe assumere in tal caso specialmente se Francia prendesse apertamente partito per Jugoslavia. Mi ha fatto comprendere che egli desiderava riparlarmi fra breve su questo argomento; Mi ha formalmente promesso di non !asciarmi ignorare nulla di quanto Governo possa in qualsiasi campo deliberare.

352

L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 7089/2194. Parigi, 14 settembre 1923, ore 2,50 (per. ore 6,30).

Conferenza Ambasciatori riunitasi stasera ore 18 e trenta. Dopo vivace discussione colla delegazione inglese, ma coll'appoggio che sono riuscito preventivamente ad assicurarmi di quella francese, ho potuto fare accettare sostanzialmente le proposte che V. E. mi aveva autorizzato a fare. Premetto che non mancai di esprimere in termini appropriati il nostro risentimento per la diffidenza manifestata sulle nostre dichiarazioni circa obiettivi dell'occupazione di Corfù come pure il nostro apprezzamento sulla immoralità delle pretese britanniche concretate nella formula che ci si voleva ieri imporre. I termini della dichiarazione da me fatta e che ho già trasmesso per telefono sono riprodotti nel mio telegramma 2196 (1). In conformità di queste dichiarazioni venne definitivamente redatta la nota alla Grecia che riproduco testualmente col mio telegramma 2195 (2). Credo che questa nota nell'insieme possa considerarsi come un documento soddisfacente per Italia giacchè non mi sovviene di altra simile offesa che sia stata seguita da sanzioni politiche cosi solenni. La Nazione italiana può essere fiera e deve essere riconoscente a V. E. per avere ella tanto efficacemente tutelato il suo prestigio, mentre le concessioni fatte agli alleati fissando la data della evacuazione di Corfù saranno giudicate un atto di alta saggezza. Non avrebbe infatti corrisposto nè ai fini che V. E. si proponeva nè agli interessi del paese nel presente complesso momento internazionale il trasformare una azione morale e punitiva in una questione di equilibrio Mediterraneo.

353

L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 7088/2195. Parigi, 14 settembre 1923, ore 2,45 (per. ore 10,30).

Trascrivo qui appresso testo nota diretta oggi dalla Conferenza degli Ambasciatori al Governo greco per il tramite Ministri tre Potenze alleate in Atene:

« La Conférence, ayant pris acte de l'acceptation par le Gouvernement Hellénique des conditions énoncées dans la note qui lui a été remise le 8 septembre, ayant pris acte également de la demande que lui a adressée ce Gouvernement concernant l'évacuation de l'ile de Corfou, ayant d'autre part pris connaissance de la lettre du Ministre de Grèce à Paris en date du 11 septembre concernant, en particulier, le versement de 50 millions à la Banque Nationale Suisse, dans les conditions stipulées, a l'honneur de porter à la connaissance du Gouvernement Hellénique que les Gouvernements Alliés sont aussi soucieux que le Gouvernement Hellénique de mettre fin le plus tòt possible à la situation anormale créée

par l'attentat du 27 aoiìt, et que l'évacuation de Corfou sera effectuée lorsque les conditions fìxées dans la note du 8 septembre auront été exécutées de la manière suivante:

l) les Représentants diplomatiques alliés à Athènes arreteront d'accord avec le Gouvernement Hellénique la date à laquelle leur seront adressées les excuses prévues par la note de la Conférence et qui devront etre présentées au plus tard le 18 septembre;

2) le service funèbre en l'honneur des victimes aura lieu à Athènes le 19 septembre à 10,30 du matin;

3) les bàtiments des trois puissances Alliées arriveront en rade de Phalère le meme jour. Les détails d'exécution de la troisième condition seront communiqués au Ministre de Grèce à Paris;

4) les honneurs seront rendus aux corps des victimes le 19 septembre, date à laquelle ils ,seront embarqués à Prevesa; 5) la Commission de contròle intéralliée commencera ses travaux le l 7 septembre à Janina.

Cinq jours au plus après son arrivée elle rendra compte télégraphiquement de ses premières constatations. Au cas où les coupables n'auraient pas encore été découverts elle fera connaitre les conditions dans lesquelles s'est effectuée leur recherche. Sur le vu de ce rapport la Conférence constatera si la cinquième condition de sa note du 8 septembre peut etre considérée comme remplie. Dans le cas où cette condition ne serait pas remplie comme le Gouvernement Italien a fait savoir qu'il était décidé, en toute éventualité, à évacuer Corfou le 27 septembre, date fìxée par la Conférence des Ambassadeurs pour la clòture de l'enquete hellénique, la Conférence se réserve de faire connaitre à la Grèce les mesures d'autre nature qui pourront etre prises à son égard, par les Puissances Alliées, à titre de coercition ou de pénalité. Ces dernières mesures pourront consister, notemment, dans le versement à l'Italie d'une somme de 50 millions de Iires italiennes, auquel cas la Conférence demandera à l_a Cour Permanente de Justice Internationale de la Haye de libérer la Grèce de la caution déposée par elle, et renoncera à tout recours à la Haye aux termes du paragraphe 7 de la note du 8 .septembre, sauf recours particulier de l'Italie devant la dite Cour pour le.s frais d'occupation » (1).

(l) -Pubblicato al n. 354. (2) -Pubblicato al n. seguente.
354

L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 7087/2196. Parigi, 14 settembre 1923, ore 3,30 (per. ore 10).

Per illustrazione della nota diretta alla Grecia dalla Conferenza degli Ambasciatori trascrivo qui appresso testo delle mie dichiarazioni fatte oggi alla Conferenza e da essa approvate: « Je tiens à faire connaitre à la Conférence que, dans son désir de témoigner de son attachement à la paix, le gouvernement italien, conformément à ses déclarations réitérées, est résolu à évacuer Corfou et il a

décidé de le faire le 27 septembre, date fixée par la conférence des Ambassadeurs pour la fin de l'enquète. Mais, si à cette date, les coupables ne ·Sont pas découverts et s'il n'est pas établi que le Gouvernement grec n'a pas commis aucune négligence dans leur poursuite et leur recherche le gouvernement italien estime qu'il serait contraire à la morale et à la justice, aussi qu'à la dignité de l'Italie que celle-ci renonçat aux gages dont elle s'était saisi pour avoir satisfaction, sans que satisfaction lui soit accordée. Il demande donc que la conférence, prenant acte de la d~cision spontanée du Gouvernement italien relative à la évacuation de Corfou à la date du 27 septembre, décide à présent que, dans l'éventualité ci dessus visée, la conférence infligera à la Grèce, à titre de pénalité le versement de la somme de cinquante millions de lires italiennes à l'Italie, laquelle se désistera dès lors de toutes requètes à la Cour permanente et de Justice de la Haye, aux termes des paragraphes sept de la note du huit septembre, sauf recours du gouvernement italien devant la Cour permanente pour les frais d'occupation » (1).

(l) Il telegramma fu trasmesso anche ad Atene.

355

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA

T. PRECEDENZA ASSOLUTA 3193. Roma, 14 settembre 1923, ore 3,30.

Un esame più approfondito (2) mi fa considerare sua dichiarazione comunicata per telefono come soddisfacente. Stampa deve intonarsi successo italiano.

356

L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 7092/814. Landra, 14 settembre 1923, ore 13,20 (per. ore 14,20).

Continuando Curzon ad essere assente ho avuto oggi con Tyrrel altra conversazione circa Corfù. Egli mi ha detto che Conferenza Ambasciatori era alla ricerca di una formula che pur dando all'Italia sicura garanzia per ottenere dalla Grecia le dovute riparazioni permettesse tuttavia di por fine all'occupazione dell'Isola e ciò nell'interesse della pace. Tyrrel riferendosi alle conversazioni di Parigi si mostrava ottimista. Da parte mia ho rivelato che non avevo recenti notizie ma che se le discussioni di Parigi procedevano sulla base delle informazioni pervenutemi ieri l'altro non potevo condividere suo ottimismo. Dovevo infatti escludere che il R. Governo potesse essere indotto a evacuare Corfù prima che la parte essenziale dell'ultimatum e cioè ricerca e punizione dei colpevoli venisse eseguita. Al che Tyrrel ha risposto che solidarietà franco britan

nica con l'Italia verso Grecia e la composizione interalleata della Commissione d'inchiesta costituivano già da esse stesse il migliore pegno per l'ottenimento di una completa soddisfazione. Ho replicato opportunamente insistendo sul prevalente carattere italo-greco del ·Conflitto. Tyrrel ha allora sostenuto che dal momento che Conferenza Ambasciatori era stata investita col nostro consenso dell'incidente veniva a mancare all'Italia ogni ragione di azione separata. Nello stesso tempo Tyrrel rilevava con grande enfasi che io dovevo convenire con lui che Conferenza di Parigi stava nel fatto compiendo sforzo per salvaguardare prestigio e sentimento italiano. Ho replicato ribadendo la nostra tesi. Ho poi lamentato che nella questione sorta circa evacuazione Corfù Governo britannico si era fatto parte dirigente malgrado V. E. avesse dichiarato a sazietà che Corfù sarebbe stata restituita alla Grecia non 'appena ottenute le richieste riparazioni. Tyrrel ha replicato con la maggiore energia affermando che il governo britannico non aveva nessun punto di vista particolare e che alla Conferenza Ambasciatori rappresentante francese agiva nello stesso senso che quello britannico sia circa evacuazione Corfù sia nella ricerca di una soluzione soddisfacente per i tre alleati. Ha aggiunto che in pratica in tutto Io svolgimento dell'incidente governo britannico non aveva fatto nulla di più o di meno che il Governo francese. Egli ha quindi vivamente lamentato che da parte francese e da altri interessati si era lasciato intendere in Italia che la Francia aveva tenuto un atteggiamento a noi più favorevole che quello inglese mentre sforzi per una soluzione soddisfacente per l'Italia erano identici. Ha aggiunto che ciò che più premeva al Governc britannico non era fissare una data precisa per l'evacuazione ma solo l'indicazione di un determinato momento; potendo verificarsi ipotesi che i colpevoli non venissero identificati. Mi sono persuaso che questa ultima considerazione è quella che ispira tutto atteggiamento britannico che sarebbe secondo Tyrrel pienamente condiviso dal Governo francese. Avvalendomi allora del contenute ultima parte del telegramma V. E. 3161 (l) ho creduto poter dire a Tyrrel che difficoltà da lui prospettate potevano essere fronteggiate con lo stabilire fin da ora le riparazioni complementari che Grecia dovrebbe dare per la mancata identificazione dei colpevoli. Mi è sembrato che Tyrrel non respingesse ·tale linea di condotta. Tyrrel ha ispirato sua conversazione ad un tono assai ami

chevole.

(l) -Il telegramma fu trasmesso anche a Atene e a Salandra a Ginevra. (2) -Come si rileva dal tel. n. 7090/2197, trasmesso da Parigi alle ore 2,50 e pervenutoalle ore 6,30, non pubblicato, le riserve di Mussolini alla dichiarazione di Romano Avezzana erano state fatte nel corso della conversazione telefonica di cui al n. 352.
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IL DELEGATO ALLA SOCIETÀ DELLE NAZIONI, SALANDRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 7100/77. Ginevra, 14 settembre 1923, ore 17,15 (per. ore 18,45).

Conferenza degli Ambasciatori ha ufficialmente comunicato Consiglio Società delle Nazioni nota diretta alla Grecia in seguito deliberazione ieri. Consiglio sarà convocato domani per decidere come rispondere Conferenza e che cosa comunicare Assemblea. Intanto Assemblea ha sospeso discussione generale ad istanza di coloro che vogliono portarvi questione italo-greca per riaffermare in

(l} Pubblicato al n. 338.

qualsiasi modo competenza Società delle N azioni. Delegazione italiana non può ammettere nè affrontare discussione assemblea in ambiente del tutto ostile non modificabile da tiepidi ed equivoci amici.

Risultato sarebbe certamente sfavorevole ed umiliante per noi e peggiorerebbe impressione già poco simpatica di risoluzione Parigi. In tali condizioni ritengo indispensabile nostro prestigio non acconsentire a qualsiasi anche indiretta riapertura vertenza che dobbiamo ritenere esaurita. Si può ammettere che Consiglio prenda atto con soddisfazione di comunicazione Conferenza Ambasciatori ma non che ne riferisca alla Assemblea provocandone discussione. Se mia opinione non potrà prevalere dichiarerò che Delegazione italiana si asterrà dall'intervenire a discussione Assemblea che ritiene contraria al patto articolo 13 e pericolosa per la pace e riferirò al Governo italiano per sue ulteriori deliberazioni. Così non sarebbe neanche pregiudicata questione definitiva uscita Italia dalla Società delle Nazioni ma naturalmente attuale Delegazione non potrebbe più partecipare ulteriormente lavori Consiglio assemblea.

358

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA

T. GAB. RR. 242. Roma, 14 settembre 1923, ore 21,35.

Decifri Ella stessa.

Telegramma di V. E. n. 2197 (1).

Risultato Conferenza Ambasciatori non può riferirsi esattamente mie istruzioni contenute telegramma n. 236 (2). Io 'avevo posto queste precise condizioni: aut identificazione colpevoli aut versamento immediato cauzione cinquanta milioni lire italiane. Ora dal ,comunicato risulta che questo versamento è subordinato alla documentazione negligenza Governo greco. Ne consegue che se anche a semplice maggioranza non verrà stabilita negligenza Governo greco, Italia non avrà affatto cinquanta milioni. Inciso restrittivo contenuto comunicato può determinare non adempimento clausola sei, bensl una mostruosa mistificazione che bisognerà impedire ad ogni costo. Sarebbe infatti mostruoso che al 27 si constatasse:

l) che il Governo greco è stato diligente;

2) che malgrado tanta diligenza non si sono trovati colpevoli;

3) che quindi Italia non ha diritto totale indennità;

4) che Italia deve cionondimeno evacuare Corfù giusta impegni presi Conferenza Ambasciatori. Prego riflettere su queste mie osservazioni la cui logica sembrami incoercibile e darmi risposta (3).

(l) -Cfr. la nota 2 a pag. 235. (2) -Pubblicato al n. 344. (3) -La minuta è di pugno di Mussolini.
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L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. 576/2200. Parigi, 14 settembre 1923, ore 21,40 (per. il 15).

Telegramma di V. E. senza numero (1).

Sono lieto che V. E. abbia trovato soddisfacente la soluzione da me data alla questione di Corfù interpretando nei soli termini possibili le istruzioni da V. E. ricevute colla dichiarazione di cui V. E. ha anche ormai il testo telegrafico. Posso assicurarLe che non era sperabile ottenere una soddisfazione maggiore e che abbiamo in tempo evitato complicazioni che certo la di Lei fermezza avrebbe superato ma che avrebbero pure mantenuto in agitazione l'opinione pubblica europea creando una atmosfera non favorevole all'Italia per il conseguimento degli alti fini della sua politica. Del resto l'occupazione di Corfù (poichè essa non era stata fatta con intendimenti definitivi) aveva compiuto l,a sua funzione avendo obbligato l'Inghilterra in sede di conferenza a ratificare quell'ultimatum che aveva in un primo tempo ritenuto eccessivo per la Grecia e costretto quest'ultima ad accettarlo ed eseguirlo virtualmente anche nel punto dell'inchiesta mercè la costituzione della Commissione di controllo interalleata. V. E. ha riportato anche una vittoria sulla Lega delle Nazioni avendone esclusa la competenza ed impedito che essa prendesse alcuna parte nella soluzione dell'incidente. Mi permetto pregare V. E., se lo crede opportuno, di fare sottolineare da qualche giornale, a incidente definito, la cordiale ed amichevole attitudine tenuta dalla Francia in una questione che involveva così da vicino il prestigio dell'Italia affinchè tali giudizi possano essere riprodotti dalla stampa francese. Ho ragione di credere che una tale attitudine riuscirebbe oltremodo gradita a Poincaré ed a questa opinione pubblica.

360

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE BOSDARI

T. GAB. RR. 243. Roma, 14 settembre 1923, ore 24.

Decifri Ella stessa.

Suo telegramma n. 297 (2) assai importante specie ultima parte riferentesi nostro colloquio (3). Non è dubbio che in caso conflitto itala-iugoslavo posizione Germania può diventare interessante nei rapporti eventuale atteggiamento francese di maggiore o minore solidarietà con Belgrado. Prego V. E. tenere su questo argomento contatti con Stresemann (4).

c Nel mese di settembre 1923 visitai Mussolini, e mentre gli esponevo in termini generali le mie idee e le mie impressioni sulla situazione in Germania quale io avevo potuto osservarla nei 9 mesi fino allora trascorsi a Berlino, Egli quasi improvvisamente interruppe il normale andamento della conversazione e mi chiese se, in caso di conflitto dell'Italia colla Jugoslavia, cui, in favore di quest'ultima, prendesse parte la Francia, io credevo che la Germania nelle sue circostanze attuali, avrebbe potuto almeno servire di remora immobilizzando sul Reno una parte dell'esercito francese. Rimasi alquanto perplesso da una domanda cosi subita

nea ed inattesa, e chiesi tempo per rispondere >.

La risposta è contenuta nel telegramma pubblicato al n. 351.

(l) -Si tratta evidentemente del telegramma pubblicato al n. 355. (2) -Pubblicato al n. 351. (3) -Su questo colloquio, cfr. quanto dice lo stesso De Bosdari in uno scritto inedito di memorie relativo al suo periodo berlinese :

(4)' La minuta è di pugno di Mussolini.

361

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA

T. 3217. Roma, 15 settembre 1923, ore 2.

Dal momento che Governo inglese in"tende disinteressarsi questione Fiume, sarebbe opportuno che anche stampa britannica moderasse suoi ardori jugoslavofili (1).

362

L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. 581/2204. Parigi, 15 settembre 1923, ore 21,55 (per. ore 0,15 del16).

Telegramma di V. E. Gabinetto 242 (2). Non ;potevo ch~edere alla Conferenza di escludere il caso della assoluta innocenza e diligenza del Governo greco.

Nella formula adottata occorre che la diligenza greca sia unanimamente constatata dal'la Commissione di controllo. La Conferenza è già impegnata a comminare l'ammenda di 50 milioni quando questa constatazione non possa aver luogo. La Conferenza è un corpo politico atto a misurare le conseguenze di una interpretazione che violasse spirito dell'impegno preso.

La Conferenza è convocata per il 24 corr. per far la constatazione di cui sopra in base al primo rapporto telegrafico della Commissione di controllo. Evacuazione di Corfù essendo stabilita per il 27 corrente, il Governo italiano ha il tempo per giudicare se ·conferenza è venuta meno ai suoi impegni. È questo un motivo giuridico ·che potrebbe autorizzare l'Italia a riprendere la propria libertà d'azione verso la Conferenza, (quando R. Governo credesse di poterlo e doverlo fare), meglio che una eventuale dichiarazione di competenza da parte del Consiglio della Società delle Nazioni.

363

IL MINISTRO AD ATENE, MONTAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 7127/333. Atene, 15 settembre 1923, ore 22,15 (per. ore 3 del 16).

Telegramma di V. E. 3196 (3).

Ieri previo accordo ·con miei colleghi alleati feci rimettere da Costa Sanseverino a questo Ministro degli Affari Esteri nota verbale per comunicargli la data e l'ora nelle quali dovranno avere luogo scuse ufficiali, cerimonia funebre e resi onori alle salme aggiungendovi ·che modalità esecuzione dovevano essere concre

tate col Ministro d'Italia. Oggi mezzogiorno mi sono incontrato col Signor Ale· xandris ed abbiamo formalmente stabilito:

l) che ad ore 11,30 di martedi 18 corr. Ministro della Guerra si recherà in alta uniforme e decorazioni a presentare c scuse ~ al Ministro d'Italia. Il medesimo andrà poi direttamente alla Legazione di Francia e da ultimo alla Legazione d'Inghilterra. Riceverò il Ministro nel salone della R. Rappresentanza alla presenza di tutto il personale della Legazione in abito da visita. Gli addetti militare e navale indosseranno la grande uniforme e decorazioni. Prego telegrafarmi se durante visita Ministro della Guerra greco debba, a rendere più solenne la cerimonia, fare innalzare bandiera Nazionale sulla sede della Legazione;

2) servizio funebre avrà luogo colla maggiore solennità a spese ed a cura del Governo greco. Oltre tutti i membri del Governo ellenico vi assisterà tutto il corpo diplomatico in uniforme. Governo greco inviterà anche una larga rappresentanza della colonia italiana. Ministro degli Affari Esteri ha preso accordi del caso e continuerà a tenersi in ,contatto con Arcivescovo cattolico ed il decano del Corpo diplomatico ,che io pure ho già visto;

3) una compagnia di soldati con bandiera renderà a Prevesa 19 corr. contemporaneamente alla cerimonia funebre onori militari alle sa'lme. Non ho mancato di fare noto in forma cortese ma persuasiva al Ministro degli Affari Esteri come convenga alla Grecia di eseguire tali cerimonie senza restrizioni mentali, con larghezza di spirito e colla massima buona volontà rifuggendo altresl da inopportuni svisamenti giornalistici. Il Ministro ha mostrato di apprezzare suggerimenti e promesso che tutto sarebbe fatto colla massima esattezza e ,con soddisfazione per noi. Delle intese cosi corse fra Alexandris e me ho informato i due rappresentanti alleati.

(l) -La minuta è di pugno di Mussolini. (2) -Pubblicato al n. 358. (3) -Trasmesso alle ore 18,30 del giorno 14, non pubblicato, relativo alla cerimonia da farsi ad Atene in riparazione del massacro della missione Tellini.
364

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL MINISTRO A STOCCOLMA, MARTIN FRANKLIN

T. 3223. Roma, 16 settembre 1923, ore 8. Sono molto sorpreso che malgrado comunicazioni di V. S. signor Branting rappresentante di codesto Governo continui a tenere atteggiamento ostinatamente ostile all'Italia nella vertenza con la Grecia che trae origine da un misfatto di carattere politico contro onorati ufficiali che ,compivano una missione nell'interesse della pace e che costituisce perciò una vergogna per la civiltà e pei principi che dovrebbero essere sostenuti dalla Società delle Nazioni. Fatto risaputo produrrà una penosa· impressione nell'opinione pubblica italiana che interpreterà tale atteggiamento come un ingiustificato atto di ostilità del nobile popolo svedese verso l'Italia. Pregola di recarsi immediatamente presso codesto Ministro degli Affari Esteri e intrattenersi su questo argomento comunicandogli le frasi salienti del presente telegramma, e facendogli comprendere come Governo italiano abbia dato prova della massima moderazione nell'accordo raggiunto alla Conferenza degli Ambasciatori e che atteggiamenti come quello del signor Branting non possono che

produrre nell'opinione pubblica italiana un giustificato sentimento di reazione con effetto contrario ai fini pacifisti che egli forse si proporrebbe di raggiungere.

365

IL DELEGATO ALLA SOCIETÀ DELLE NAZIONI, SALANDRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 7158/85. Ginevra, 16 settembre 1923, ore 13 (per. ore 14). Il testo riprodotto della deliberazione del Consiglio preparato in adunanza privata iersera è integralmente quello stesso della nota alla Grecia della Conferenza degli Ambasciatori. Riducendosi a una pura e semplice riproduzione senza aggiungervi di suo altro che congratulazioni per felice risultato il voto del Consiglio è giudicato anodino e insignificante. Difatti Benès molto malcontento non lo nascose. Ceci! pretendeva almeno speciale menzione di evacuazione Corfù aUa quale io recisamente mi opposi. Quindi terzo e quarto periodo del primo progetto furono soppressi. Ritengo molto importante per nostra tesi la conclusiva constatazione che conflitto ha· avuto termine. Ceci! pareva costretto a cedere di malincuore probabilmente per istruzioni suo Governo di evitare rotture. Infine si riservò libertà di parola innanzi al Consiglio per spiegare suo voto soggiungendo che essendo stato attaccato doveva difendersi. Anche Branting si riservò parlare. Io pure soggiunsi analoga riserva non per difendere me· stesso ma se lo richiedesse dignità interessi Italia. Avremo quindi domani alle 11 seduta pubblica Consiglio probabilmente movimentata con applauso a Cecil. Poi sarà votata risoluzione comunicata per telefono. Ma con ciò questione non sarà esaurita. Deliberazione domani riguarderà soltanto risposta del Consiglio alla Conferenza Ambasciatori. Poi verrà questione della comunicazione da farsi dal Consiglio all'Assemblea. Poi discussione nell'Assemblea nella quale si sfogheranno gli umori a noi avversi eventualmente concludendo con una deli· berazione. Nel Consiglio potrei probabilmente ottenere che le comunicazioni all'Assemblea si riducano al semplice fascicolo dei documenti acquisiti alla vertenza italo-greca senza commenti. Ma comunicazione fascicolo basterà a informare Assemblea della questione provocando una discussione cui è impossibile presta· bilire limite. Tutto ben considerato mia opinione sarebbe oppormi recisamente a qualunque comunicazione del Consiglio Società Nazioni all'Assemblea perchè questione esaurita. Se nonostante mia opposizione comunicazione fosse deliberata dichiarerò che delegazione italiana si asterrà dal partecipare a discussione Assemblea riservandosi ogni ulteriore decisione Governo. Così prenderemmo netta posizione di ritenere priva per noi di qualsiasi valore qualunque discussione e deliberazione Assemblea cui non parteciperemo. Se invece vi partecipassimo potremmo avere pregiudicata situazione di fronte a risultati certo per noi non accettabili. In questo punto decisivo attendo istruzioni preferibilmente per telegramma urgente perchè comunicazioni tele

fonkhe riescono imperfette e spesso involontariamente alterate da impressioni personali di chi trasmette o riceve.

zo -Documenti diplomatici · Serie VII · Vol. II

366

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AI RAPPRESENTANTI DIPLOMATICI ALL'ESTERO

T. 3226. Roma, 16 settembre 1923, ore 18.

Nel problema di Fiume vanno messi in rilievo i seguenti punti da valere

come intonazione alla stampa.

l) L'Italia ha dimostrato durante quattro anni la sua ferma volontà di eseguire lealmente il trattato di Rapallo giungendo all'estrema abnegazione di ordinare ad un generale italiano di sparare contro italiani che condotti da popolarissimo ed eroico D'Annunzio ne rivendicavano l'italianità. Successivamente ha indetto le elezioni per un'Assemblea costituente e insediò al governo della città il partito Zanella non favorevole all'Italia.

2) A sua volta il Governo fascista ha compiuto sforzi inauditi per !',adempi

mento patti esistenti, accettando onerosa eredità precedf.'nti governi profonda

mente ostica al sentimento nazionale ed al fascismo.

3) Ìl Governo fascista, continuando nella politica di buone relazioni col Regno S. H. S. fece così ratificare dal Parlamento gli accordi di Santa Margherita, evacuò subito terza zona dalmata e città Sussak e si è volenterosamente adoperato per trovare a Fiume una soluzione pacifica e per quanto possibile soddisfacente per i due popoli.

4) La vita autonoma di Fiume si è dimostrata impossibile. Gli esperimenti tutti dolorosi e sterili hanno dimostrato come Fiume abbandonata a se stessa diventi inevitabilmente teatro di violenze e di lotte pericolosi,ssime, capaci di turbare i buoni rapporti fra i due Stati vicini.

5) Dal punto di vista economico la separazione del bacino Barros dal sistema portuario isterilisce tutto il traffico del porto togliendo alla città sua unica fonte di vita.

6) La vita finanziaria ed economica non può essere assicurata dalle risorse locali perchè quarantamila abitanti non possono essere gravati di tali oneri da poter soddisfare a tutte le esigenze politico-amministrative che ascendono a circa 40 milioni all'anno. Essa deve quindi necessariamente essere alimentata con larghe sovvenzioni che finora si è addossate l'Italia per una cifra che ascende a varie centinaia di milioni.

7) L'esigenze di un'amministrazione e dell'ordine pubblico di fronte allo stato di anarchia sempre più allarmante impongono a chi ne ha la grave responsabilità di assicurarne nel miglior modo possibile il funzionamento.

8) Fermo intendimento Governo italiano è di mantenere buoni rapporti col Regno S. H. S. finalità politica superiore al problema locale di Fiume nella quale si inquadra programma del R. Governo nella sua azione a riguardo di Fiume.

367

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AGLI AMBASCIATORI A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, A LONDRA, DELLA TORRETTA, A WASHINGTON, CAETANI, A BERLINO, DE BOSDARI, A MADRID, PAULUCCI DE' CALBOLI, AI MINISTRI A VIENNA, ORSINI BARONI, A VARSAVIA, TOMMASINI, A PRAGA, CHIARAMONTE BORDONARO, A BUCAREST, ALOISI, A BERNA, GARBASSO, E AL DELEGATO ALLA SOCIETÀ DELLE NAZIONI, SALANDRA

T. R. 3225. Roma, 16 settembre 1923, ore 20.

Odierno Consiglio dei Ministri ha votato seguente decisione:

«Il Consiglio dei Ministri presa visione della lettera (l) con cui il dottor Depoli Vice Presidente della Costituente fiumana dichiara di lasciare l'Ufficio Governo della città, data l'anormalità delle condizioni di Fiume e nell'attesa che la situazione della città sia definita, nomina governatore della città S. E. il Generale Giardino, Senatore del Regno, col compito di tutelare l'ordine pubblico e PJ"OVVedere civica amministrazione».

Facendo senza eccessiva solennità comunicazione di questa decisione, faccia notare: l) che provvedimento è imposto da condizioni assolutamente eccezionali cui versa città documentate lettera De,poli che verrà resa pubblica ragione; 2) che esso non ha significato di annessione come è chiaro stesso testo decreto ministeriale; 3) che esso anzi, ristabilendo assoluta normalità ordine pubblico, renderà possibile esecuzione clausole eventuale accordo pacifico cui Governo italiano non intende assolutamente rinunziare; 4) voglia V. E. (V. S.) orientare stesso senso stampa; 5) invio Governatore italiano Fiume è imposto da necessità evitare qualsiasi azione violenta da parte elementi irregolari contro Jugoslavia, per evitare quindi complicazioni pericolose pace balcanica eul'opea. Questo spiega scelta caduta su Giardino uomo energico capace imporre disciplina tutti.

Prego mettere in particolare rilievo quest'ultimo punto che è il ;più importante.

368

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL DELEGATO ALLA SOCIETÀ DELLE NAZIONI, SALANDRA

T. 3230. Roma, 16 settembre 1923, ore 20,50. Suo telegramma 85 (2). Sono disposto ad acconsentire che V. E. dia la sua approvazione nella seduta

del consiglio di domani alla formula riferitami col suo telegramma n. 84 (3) a condizione che sia bene stabilito che questione sarà considerata del tutto esaurita e non verrà portata in nessun modo alla Assemblea. Non comprendo perchè vi sia stata una così lunga e laboriosa discussione preventiva confidenziale per

trovare una formula conciliativa in riguardo della vertenza itala-greca quando questo accordo ormai raggiunto dovesse servire ad iniziare una discussione pubblica su una comunicazione del Consiglio che darebbe inizio ad una discussione alla assemblea. Ho già dichiarato (mio telegramma 3199) (l) che la vertenza italo-greca essendo stata chiusa a Parigi con accettazione governi alleati non può non deve riaprirsi a Ginevra coi rappresentanti di quegli stessi governi perchè altrimenti non si comprenderebbe più quale portata avrebbero le decisioni di Parigi e noi potremmo rivendicare la nostra libertà d'azione nei confronti dei governi alleati.

Autorizzo quindi V. E. ad esprimersi in questo senso coi delegati francesi giapponesi dichiarando loro che si opporrà in ogni caso a qualsiasi comunicazione del Consiglio all'assemblea.

(l) -Pubblicata al n. 258. (2) -Pubblicato al n. 365. (3) -Te!. n. 7156/84, trasmesso alle ore 11,45 del giorno 16, non pubblicato.
369

L'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, SUMMONTE, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. R. 586/358. Belgrado, 16 settembre 1923, ore 21,10 (per. ore 4,50 del 17).

Prima di una risposta a V. E., Pasich desidera conferire con i ministri assenti che sono Nincich, Skrikic, Jankovic e Koich questi due ultimi a Salonicco (mio tel. 345) (2). Ministri Peric, Gavrilovitch e Nesic con cui sono in continuo contatto mi hanno confidenzialmente fatto comprendere che Pasich sarebbe in massima favorevole accettazione proposta di V. E.

Qualora Nincich malgrado ripetuti inviti non si trovasse a Belgrado fra due giorni credo che Governo si pronuncierà ugualmente. Atteggiamento Nincic continua ad essere poco chiaro tanto più che il Vreme giornale di cui egli è il principale azionista e che prima era molto sereno a nostro riguardo da qualche tempo ha mutato completamente linguaggio. È confermato quindi sospetto che Nincic subisca influenza ambiente Ginevra. A questo Ministro degli Stati Uniti che particolarmente si interessa (in senso contrario a noi) della questione fiumana Gavrilovitch avrebbe detto ieri testualmente: «La questione fiumana segnerà forse una nuova era di amicizia fra l'Italia e la Jugoslavia». Ministro degli Affari Esteri aggiunto mi ha più tardi dichiarato che molti Governi (anche alleati) sarebbero contrari se intervenisse un accordo completo fra i due paesi.

370

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, A VITTORIO EMANUELE III, A RACCONIGI

T. GAB. 246. Roma, 16 settembre 1923, ore 24.

V. M. ha certamente seguito attraverso il carteggio diplomatico le ultime fasi del problema di Fiume nei rapporti tra Italia e Jugoslavia. Nel fermo pro

posito di raggiungere una ,soluzione di accordo diretto attraverso lavori commissione paritetica il Governo di V. M. ha proseguito le trattative diplomatiche anche dopo che commissione stessa aveva constatato che suoi lavori non avevano condotto ad una conclusione.

Frattanto Governo jugoslavo ha manifestato suo proposito deferire questione ad arbitrato previsto dal trattato di Rapallo previa registrazione di quest'ultimo alla Società delle Nazioni. Avendo direttamente illustrato al Capo del Governo S. C. S. l'inopportunità dell'arbitrato in una questione che l'interesse superiore dei buoni rapporti fra i due Paesi, nonchè ragioni di dignità consigliano in modo assoluto di risolvere mediante accordo diretto, ho creduto tuttavia opportuno di accedere all'invito di registrare con procedura simultanea il trattato di Rapallo presso Società delle Nazioni; tanto più che il ,signor Pasich, in un colloquio avuto a Parigi con Romano Avezzana ha convenuto che l'arbitrato non sia opportuno per ora.

Tale essendo lo stato attuale della situazione diplomatica, che è tuttora in pieno svolgimento, è sopravvenuto un aggravarsi della situazione locale a Fiume con nuove minacce di violenze, di lotte locali e di situazioni pericolose, capaci di turbare i buoni rapporti tra i due Stati. Quale sintomatica documentazione di tale stato di fatto mi è pervenuta una lettera del prof. Depoli Vice Presidente dell'assemblea costituente e reggente il Governo di Fiume dal marzo 1922 il quale di fronte alla situazione insostenibile declina il proprio incarico di governo segnalando al Governo di V. M. come l'unico effettivo potere cui restino affidati l'ordine e la sicurezza di Fiume siano le RR. truppe che la presidiano.

Il Governo di V. M. presa visione di tale lettera, data l'anormalità delle condizioni di Fiume e nell'attesa che la situazione della città sia definitiva, ad evitare la possibilità di gravi incidenti ha ritenuto conveniente d'inviare a Fiume con pieni poteri e con il titolo di Governatore S. E. il Generale Giardino, Senatore del Regno, col compito di tutelare l'ordine pubblico e provvedere civica amministrazione.

Di tale provvedimento è stato informato il Ministro Antonievitch con opportuni chiarimenti sul 'Significato di esso che ha scopo puramente pacifico, in quanto mira essenzialmente ad evitare che a Fiume elementi irresponsabili possano riuscire a turbare buoni rapporti fra i due Paesi.

Il generale Giardino prenderà possesso del suo ufficio domani.

(l) -Cfr. la nota l a pag. 231. (2) -Tel. n. 7023/345, trasmesso alle ore 21,55 del giorno 11 e pervenuto alle 2,30 del 12, non pubblicato.
371

IL DELEGATO ALLA SOCIETÀ DELLE NAZIONI, SALANDRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. s. 588/87. Ginevra, 17 settembre 1923, ore 10,50 (per. ore 13). Risposta ai telegrammi di V. E. 3225 e 3226 (1). Non debbo tacere a V. E. che provvedimenti per Fiume appena qui cono

sciuti saranno sfruttati da nostri numerosi avversari come prova di carattere fazioso Governo Italiano e di sua tendenza a turbare pace europea. Nonostante

preliminari assicurazioni che daremo in conformità suggerimenti V. E. tutti crederanno essere questi provvedimenti primo atto definitiva annessione. Sopra stampa locale Ginevra non abbiamo alcuna influenza non essendosene mai nessuno precedentemente occupato. Non so se Legazione Berna abbia qualche influenza sopra rimanente stampa svizzera. Gazette de Lausanne è per quanto io so solo giornale 'Che ci sostenga con simpatia in questione greca. Mi sarebbe intanto necessario conoscere impressione provvedimenti a Belgrado anche per norma nostri rapporti con Nincich e gli altri delegati jugoslavi, rapporti che furono fino a ieri assai cordiali. Prego V. E. considerare anche eventualità che Governo jugoslavo in seguito registrazione Trattato di Rapallo presenti ricorso alla Società delle Nazioni.

(l) Pubblicati ai nn. 367 e 366.

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L'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, SUMMONTE, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. s. 598/362. Belgrado, 17 settembre 1923, ore 15 (per. ore 21).

Mi riferisco al mio telegramma gabinetto n. 361 (1).

Riferisco testualmente quanto mi ha detto generale Bodrero circa dichiarazioni fattegli iersera da S. M. il Re Alessandro: «Ho preso buona nota di ciò che mi avete riferito. Ringrazio il signor Mussolini di avere ingaggiato voi quale suo inviato e se per l'avvenire avrà ancora qualche comunicazione importante da farmi, spero che si servirà sempre di voi che considero quale vecchio e provato amico che rivedo sempre con piacere. Circa accordo politico accetterò qualunque proposta e metterò ogni ,impegno per la sua realizzazione. Per il momento questione importante da liquidare è quella di Fiume per voi e per noi. Noblesse oblige e senza dubbio come il signor Mussolini è venuto apertamente a me così io vado apertamente a lui. Assicuro che mi adopererò personalmente non solo per facilitare gli accordi ma per farli approvare. È la prima volta dopo mio arrivo da Bled che ho preso visione di tutti i precedenti di tale spinosa questione ed ho fatto ciò perchè, come il signor Mussolini, anche io desidero assolutamente finirla una buona volta con questa questione che non ha fatto che avvelenare rapporti fra i due paesi. Comprendo che il signor Mussolini desidera risolvere questione fiumana che interessa tanto opinione pubblica italiana ma nel suo spirito di giustizia egli deve comprendere che per noi non si tratta soltanto di un problema d'indole sentimentale ma anche e sopra tutto economica. Poichè il signor Mussolini ha l'abitudine di trancher pevsonalmente e rapidamente ogni questione così deve ora trancher con il nostro Governo privatamente questione del porto cioè assicurandoci che avremo Porto Baros e il Delta senza limitazioni di sorta. Contemporaneamente Italia potrà avere proceduto alla annessione città e del corridoio. Che egli faccia dunque pervenire una proposta in tal senso ed io mi impegno di farla accettare senz'altro.

Regolata tale questione (che potrà essere definita in qualche giorno) mio più grande desiderio sarà quello di stabilire relazioni di buona amicizia e di ottimo vicinato. È mio vivo interesse di vedere il signor Mussolini e di parlare a lungo con lui: e spero poterlo fare appena questa tempesta sarà calmata ».

(l) Tel. segreto n. 590/361, trasmesso alle ore 11 del giorno 17 e pervenuto alle 13,30, non pubblicato, relativo all'incontro fra Bodrero e re Alessandro. Bodrero si recò a Roma per riferire a Mussolini in merito a detto incontro.

373

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE BOSDARI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. P. 596/298. Berlino, 17 settembre 1923, ore 20,30 (per. ore 22,30).

Riannodando la conversazione di che al mio telegramma 297 (l) ed a quello di V. E. 243 (2) ho creduto comunicare al signor Stresemann i telegrammi 32253226 (3) e senza numero. Egli li ha ascoltati con molta attenzione. Mi ha detto che credeva dedurne inasprimento deila situazione contrariò a quanto potevano far credere i comunicati ufficiali apparsi nella stampa in questi ultimi giorni. Ha aggiunto avere seriamente riflettuto agli svolgimenti che situazione europea avrebbe potuto subire nella eventualità di un conflitto fra l'Italia e Jugoslavia. Ilrisultato delle sue riflessioni era che la Germania necessitando di consacrarsi al suo ristabilimento economico e alla soluzione del problema delle riparazioni non avrebbe veduto la possibilità di prendere posizione in un simile conflitto. Non gli restava dunque che da augurarsi che il conflitto non avesse luogo e da sperare che la attenzione dell'Italia non venisse cosi completamente assorbita da questa nuova difficoltà da portarla ad abbandonare l'azione moderata che fino ad ora nel problema delle riparazioni aveva potuto esercitare.

Mi ha chiesto di quali forze disponesse il Generale Giardino a Fiume e se aveva fondamento la voce qui sparsa di nostri accordi con Cecoslovacchia in caso di un nostro conflitto con la Jugoslavia. Gli ho detto che a queste due questioni non ero in grado di dare una risposta.

374

L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. 599/824. Londra, 17 settembre 1923, ore 21,10 (per. ore 3,30 del. 18).

Telegramma di V. E. 3225 (4).

Ho intrattenuto oggi Tyrrel su questione Fiume e su provvedimenti presi dal R. Governo con invio Generale Giardino quale Governatore della città. Mi sono espresso nel modo e nei termini prescrittimi.

Tyrrel non ha fatto alcuna osservazione e mi ha detto che secondo le sue informazioni a Belgrado vi erano migliori disposizioni per la continuazione di trattative dirette con Italia.

Mi adopero per orientare stampa nel senso indicatomi da V. E.

(l) -Pubblicato al n. 351. (2) -Pubblicato al n. 360. (3) -Pubblicati ai nn. 367 e 366. (4) -Pubblicato al n. 367.
375

IL DELEGATO ALLA SOCIETÀ DELLE NAZIONI, SALANDRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. 600/95.. Ginevra, 18 settembre 1923, ore 1,40 (per. ore 5,30).

Motta mi ha detto ieri a Berna che Governo svizzero si è occupato della eventualità di arbitrato per Fiume. Mi ha pregato di far sapere a V. E. in via riservata e amichevole che presidente della Confederazione pur apprezzando fiducia della E. V. desidererebbe vivamente non essere messo nella dura condizione di pronunziare sentenze fra Stati amici anzi mi ha fatto intendere che sarebbe con rincrescimento costretto rifiutare. Ho risposto che, a quanto sapevo, era ferma intenzione invitare Governi risolvere questione fiumana, mediante negoziati diretti senza ricorrere arbitrato. Ho suggerito che facesse uguale comunicazione a Nincich, mi ha assicurato che lo avrebbe fatto.

Giornali hanno annunziato senza commenti nomina Giardino dimissioni Depoli, pubblicando sua lettera. Non mi risulta che finora provvedimenti abbiano prodotto molta impressione. Riterrei molto utile che stampa italiana non Ii magnificasse troppo, anzi cercasse attenuare importanza politica spiegando necessità amministrativa.

376

IL MINISTRO AD ATENE, MONTAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 7191/340. Atene, 18 settembre 1923, ore 3,15 (per. ore 4,10).

Miei telegrammi n. 325 {l) e 332 (2).

Governo rivoluzionario abilmente manovrato con la sua stampa è riuscito a fare risaltare fra tutte le formule contenute nell'ultima nota della Conferenza degli Ambasciatori, annunzio sicura evacuazione Corfù per il 27 corrente. In sintesi governo medesimo ha insinuato nell'opinione pubblica impressione suo successo, in quanto Grecia obbligata a piegarsi per le riparazioni dinanzi a tre Grandi Potenze e non dinanzi all'Italia sola non esce umiliata dalla vertenza e si è tosto liberata dalle strettoie dichiara [sic] ottenuto sollecito allontanamento di questa da Corfù. Predomina qui un senso di sollievo come si fosse sbarazzata da un incubo. Del che rumorosamente e concitatamente i giornali ligi al Governo dando il consueto spettacolo di servilità tributano gratitudine in una certa misura alla Francia, ma accentuatamente all'Inghilterra la cui pressione avrebbe trionfato. Stampa di tutte le tendenze sorvola sulle cerimonie espiatrici che dovranno essere compiute in questi giorni e si limita ad insistere che ad esse è costretta soggiacere Grecia ufficiale, ma esorta ed intima che il popolo vi rimanga estraneo evitando anche di esserne spettatore. Sono convinto

che l'autorità prenderanno minute ed energiche misure perchè fenomenale senso di curiosità di questa gente sia represso. Intanto in ispecie i giornali ufficiosi malgrado censura continuano a vilipenderei e ad ingiuriarci come se lezione da noi data non fosse sufficiente, fomentando risentimento ed odio ~in ogni grado sociale contro l'Italia. Si presume che la Grecia è abbastanza protetta da Inghilterra e Francia per dover paventare la sferza italiana.

(l) -TeL riservato n. 7091/325, del giorno 13, non pubblicato, relativo alle pressioni del governo greco sulla diplomazia europea per l'evacuazione di Corfù da parte dell'Italia. (2) -TeL n. 7103/332, trasmesso alle ore 21,30 del giorno 14 e pervenuto alle 23,30, non pubblicato, col quale Montagna dava notizia della presentazione al governo greco della nota della Conferenza degli Ambasciatori.
377

L'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, SUMMONTE, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. 602/364. Belgrado, 18 settembre 1923, ore 14,30 (per. ore 18).

Mio telegramma 363 (1).

Opinione pubblica sembra tranquillizzarsi e dopo comunicato questo Ministero Esteri che spiega ragioni che determinarono nomina Generale Giardino Governatore Fiume, anche stampa è più calma.

378

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A MADRID, PAULUCCI DE' CALBOLI

T. GAB. RR. 251. Roma, 18 settembre 1923, ore 19.

Decifri Ella stessa.

Ho letto con vivo interesse suo resocùnto (2) colloquio con Derivera al quale vorrà esprimere attestazione mia simpatia personale e politica. Credo che col cambiamento operatosi in Spagna sarà :possibile fortificare in tutti sensi intese economiche e politiche fra due paesi mediterranei. Prendo atto con soddisfazione che viaggio S. M. non è rinviato e che trattative doganali saranno riprese prossimo ottobre. È necessario che un conveniente trattato commercio preceda qualche giorno visita Alfonso. Voglia se lo ritiene opportuno significare nella forma che V. E. ·crederà la più conveniente e appropriata che Governo fascista non sarebbe alieno dal considerare la possibilità di stabilire intese ordine politico militare con Spagna. Trovi opportunità manifestare mio compiacimento per conferma Reynoso che potrà rendere utili servizi ·entrambi paesi. Prego V. E. seguire attenzione situazione e riferirmi ampiamente (3).

(l) -Tel. gab. 595/363, trasmesso alle ore 23,30 del giorno 17 e pervenuto alle 3,45 del 18, non pubblicato, relativo a voci allarmistiche sparse dalla stampa di Belgrado in seguitoalla nomina di Giardino a governatore di Fiume. (2) -Comunicato con tel. gab. 589/213, trasmesso alle ore l del giorno 17 e pervenutoalle ore 14, non pubblicato. (3) -La minuta è di pugno di Mussolini.
379

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA

T. GAB. RR. 250. Roma, 18 settembre 1923.

A proposito del nostro successo diplomatico alla Conferenza degli Ambasciatori che V. E. continua ad esaltare, mentre io continuo a ritenerlo una graziosa e impudente mistificazione ai danni dell'Italia, sottometto alla meditazione di

V. E. il seguente telegramma che mi giunge da Atene (l): (riprodurre il telegramma da Atene n. 340 collezione n. 7191) (2).

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IL SEGRETARIO GENERALE DEGLI ESTERI, CONTARINI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA

T. GAB. P. S. 252. Roma, 18 settembre 1923, ore 20.

Decifri Ella stessa.

Credo doveroso avvertirti che Presidente non riesce a persuadersi di quanto telegrafi (3) circa significato riserva contenuta nella tua dichiarazione a proposito della negligenza greca.

È però suo pensiero che soltanto risultato proverà se tu abbia ragione o torto giacchè egli non ha di mira che interesse obbiettivo Italia. In tale situazione è assolutamente indispensabile ottenere pagamento immediato cinquanta milioni qualora non vi fosse possibilità punizione colpevoli prima del ventisette.

381

L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. 604/2224. Parigi, 18 settembre 1923, ore 21,25 (per. ore 23).

Telegramma di V. E. 3225 riservato (4).

Ho informato verbalmente Quai d'Orsay della nomina del Generale Giar

dino al Governatorato della città di Fiume aggiungendovi chiarimenti di riserva

e di aspettativa avendo ricevuto per parola d'ordine di non scrivere nulla che

possa turbare negoziati diretti fra l'Italia e Jugoslavia nella speranza che essi

abbiano esito favorevole. Governo francese, come mi è stato detto da Laroche,

desidera mantenere una attitudine amichevole cosi verso Italia che verso Jugo

slavia. Sarei grato a V. E. se vorrà tenermi al corrente dello svolgersi della situazione per rettificare le eventuali notizie tendenziose che potessero essere pubblicate al riguardo.

(l) -La minuta è di pugno di Mussolini. (2) -Pubblicato al n. 376. (3) -Il testo ha • telegrafai • . Ma cfr. il n. 362. (4) -Pubblicato al n. 367.
382

L'AMBASCIATORE A MADRID, PAULUCCI DE' CALBOLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. 609/214/67. Madrid, 18 settembre 1923, ore 22 (per. ore 3,20 deL 19).

Ho avuto lunga udienza da S. M. il Re.

Non mi nascose essere egli meravigliato molto di vedersi da quattro giorni Re assoluto. Ma egli anelava tornare al più presto Re costituzionale in un ambiente politico differente da quello in cui aveva regnato fino ieri, ambiente più forte e più sano. Essere naturale che tutti credessero che egli era al corrente di ciò che si preparava nell'esercito tanto più che si sapeva che i quattro generali formanti primo direttorio erano stati suoi camerati di reggimento: ma egli mi dava senza esserne richiesto sua parola onore « di essere stato informato del pronunciamento a cose fatte:.; i generali per un senso di generosità e di lealtà non avevano voluto compromettere Sovrano perchè questi, ove movimento non fosse riuscito, fosse stato libero di fucilarli. Aveva accettato un fatto compiuto perchè, conoscitore come egli crede di essere del proprio popolo, aveva compreso che era necessario uscire eccezionalmente e momentaneamente dalla legge per rientrarvi. Avere notato con soddisfazione, alla sua partenza da San Sebastiano, che perfino i ferrovieri, che non sono teneri di dittatura, si dimostravano soddisfatti di quanto era successo. Non si nascondeva immensa difficoltà nuovo governo; aveva detto a Primo de Rivera di non dividere suo ottimismo circa prontezza soluzione problema. Ma gli onesti e gli intelligenti amanti della Patria non mancavano, ed egli si augurava una resurrezione della Spagna che ricordasse quella dell'Italia sotto il regime fascista cui si erano favorevolmente ispirati gli iniziatori del movimento. Questo tentativo di ricostruzione storica Spagna su più solide basi sarebbe certamente dispiaciuto a una Nazione vicina che ostacolava pure in ogni modo fascismo italiano.

S. M. ebbe parole violentissime contro ex Ministro Alba che non si fidò di lui, « quasi io potessi fare il delatore :.. Scusandosi per lettera di non potere qui alla stazione congedarsi dal Sovrano perchè doveva andare a Noia a vedere la madre malata mentre al momento stesso fuggiva a Biarritz.

Parlando del viaggio a Roma, S. M. mi confermò data dal quindici a trenta novembre se pure essa fosse sempre quella preferita dal nostro Augusto Sovrano. Entusiasta di viaggi per mare, Re Alfonso mi ha incaricato chiedere

V. E. se, invece che sbarcare Civitavecchia e Gaeta, non si potesse piuttosto approdare Napoli città piena ricordi spagnuoli. Aggiunse sperare che io avrei fatto viaggio con lui e mi pregò chiedere V. E. che questo addetto militare Colonnello Marsengo potesse pure venire con me ed essere addetto più specialmente alla Sua persona. Concluse che si riprometteva parlar Roma personalmente con V. E. di gravi delicate questioni che farebbero di questo viaggio l'evento più importante del suo regno.

383

IL MINISTRO A CRISTIANIA, CAMBIAGIO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 7229/22. Cristiania, 18 settembre 1923, ore 22,30 (per. ore 3 deL 19).

Ho avuto lungo colloquio con il Presidente del Consiglio, egli mi ha detto che gli sarebbe molto difficile il proibire di parlare a Nansen, tanto più che questi nessuna istruzione ha ricevuto di parlare, nè qui si sa su quale argomento potrà parlare. Dopo il telegramma di oggi Nansen conosce il modo di vedere del Governo ed il Ministro non può credere che egli possa mancare di uniformarsi alle istruzioni ricevute in un telegramma così dettagliato dopo la mia démarche. Nansen non potrà nei suoi discorsi mancare di benevolenza verso l'Italia perchè egli non ha diritto di fare ciò. Governo norvegese unanimemente d'accordo di fare tutto il possibile per evitare che le buone relazioni fra i due paesi corrano pericoli, ha telegrafato pure altri delegati norvegesi, ex Presidente Consiglio Blahr, e Presidente Storting, Like, personaggio prudente per assicurarsi che da parte di Nansen nulla sia detto che possa pregiudicare relazioni con l'Italia. Dopo la mia lunga, convincente conversazione ed insistenze che il Presidente Consiglio mostrò di apprezzare egli mi ha promesso che avrebbe subito telegrafato nuovamente a Nansen dandogli relazione della mia visita ed insistendo perchè abbia assolutamente riguardo ai sentimenti dell'Italia. Ministro espresse sua viva simpatia per il nostro paese e per il « Grande Ministro che ne regge i destini».

384

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA

T. 3245. Roma, 18 settembre 1923.

Suo telegramma 2209 (1).

Poichè trattasi di una corrispondenza da Parigi e poichè trattasi pure di impressioni personali del corrispondente circa intese intervenute fra delegazioni francese e inglese e non di una notizia precisa a tal riguardo, è difficile far pubblicare da qui smentita ufficiale. Autorizzo però V. E. mettersi d'accordo con autore corrispondenza che suppongo sia Buonservizi per pubblicazione altra corrispondenza rettificante quella del 13 corrente. V. E. potrà parlare in mio nome in tal senso con Bonservizi. [Quando alla rassegnazione greca per pagamento 50 milioni ci credo pochissimo. Essenziale è che V. E. tenga assolutamente duro altrimenti riparazioni greche ridurransi alle cerimonie simboliche de~ Pireo. E questa sarebbe una mistificazione inflitta alla buona fede italiana] (2).

(l) -Tel. gab. 584/2209, trasmesso alle ore 21,25 del giorno 16 e pervenuto alle 23,55, non pubblicato, relativo a rimostranze fatte dal governo francese a Romano Avezzana, per la notizia, pubblicata sul Popolo d'Italia del 13 settembre, di accordi intervenuti a Ginevra fra Inghilterra e Francia a danno dell'Italia sulla questione di Corfù. (2) -Il passo fra parentesi quadre è di pugno di Mussolini. Il telegramma fu trasmesso anche a Salandra a Ginevra.
385

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL DELEGATO ALLA SOCIETÀ DELLE NAZIONI, SALANDRA

T. 3255. Roma, 19 settembre 1923, ore 4.

Quest'Incaricato d'Affari di Francia è venuto a dire che circola notizia che qualcuno potrebbe tentare di portare la questione della Ruhr alla Società Nazioni. Ha chiesto se l'attitudine dell'Italia come precedentemente sarebbe stata solidale colla Francia contraria ad una simile intenzione. Gli è stato risposto affermativamente. Informo di ciò V. E. perchè ove sorgesse la minaccia che la questione di Fiume fosse comunque portata dinanzi alla S.D.N. V. E. possa ricorrere anche all'azione del suo collega francese, facendo comprendere che l'atteggiamento dell'Italia dovrebbe mutare per difendersi.

386

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA

T. 3256. Roma, 19 settembre 1923, ore 4.

R. Ministro Atene telegrafa in data 18 corrente quanto segue: (riprodurre telegramma da Atene n. 340 collez. n. 7191) (1).

Come V. E. potrà rilevare nostra moderazione nell'esigere riparazioni dovuteci per massacro Missione Tellini e spirito conciliante col quale, per ovviare ingiustificate preoccupazioni di codesto Governo, abbiamo fissato una data così prossima per nostra evacuazione Corfù, sono considerate ad Atene come un successo greco dovuto principalmente all'appoggio inglese e campagna velenosa e provocante della stampa greca contro Italia ricomincia più violenta che mai quando ancora noi attendiamo inizio riparazioni e sanzioni assicurateci.

L'E. V. avrà cura di lumeggiare in modo opportuno una simile situazione nelle sue conversazioni al Foreign Office.

387

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL MINISTRO A SANTIAGO, CASTOLDI

T. 3257. Roma, 19 settembre 1923, ore 4.

Suo telegramma n. 10 (2).

Pregola ringraziare vivamente in nome R. Governo Presidente Repubblica per nuova prova suoi sentimenti amicizia verso nostro Paese che li ha apprezzati al loro alto valore. Faccio pervenire ringraziamenti anche a questa Rappresentanza diplomatica cilena.

(l) -Pubblicato al n. 376. (2) -Tel. n. 7165/10, trasmesso alle ore 15,55 del giorno 16 e pervenuto alle 9,20 del 17, non pubblicato, relativo all'appoggio dato dal delegato cileno alla Società delle Nazioni all'Italia.
388

L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL SEGRETARIO GENERALE DEGLI ESTERI, CONTARINI

T. GAB. s. 618. Parigi, 19 settembre 1923, ore 23 (per. ore 1,15 del 20). Decifri Ella stessa.

Ti ringrazio tuo telegramma Gabinetto Segreto n. 252 (1). Ho sempre veduto il problema nei precisi termini in cui tu lo hai posto.

389

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE BOSDARI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

R. P. s. n. Berlino, 19 settembre 1923. Ho seriamente riflettuto al quesito che V. E. mi pose quando ebbi l'onore di essere da Lei ricevuto. La difficoltà maggiore di potere in caso di necessità contare sulla Germania, se non fosse altro come remora ad azioni della Francia, non consiste, secondo me, negli armamenti. Come già dissi a V. E., a parere dei tecnici, la Germania in fatto di aeroplani e di esplosivi è già in possesso di un materiale non dispregevole, facilmente trasformabile ed aumentabile e forse fin d'ora maggiore e più importante di quanto comunemente si creda. Di fucileria e di artiglieria ben poco sembrerebbe dover essere rimasto in Germania dopo le enormi quantità che ha ceduto; ma data la pressochè intatta efficienza industriale della Germania, al di fuori naturalmente dei territori occupati, non si vede che vi possano essere grandi difficoltà tecniche a ricostituire in gran parte quel materiale; e d'altra parte è evidente che il paese che avesse interesse a vedere riarmata la Germania dovrebbe essere pronto ad efficacemente aiutarla. Certo i servizi amministrativi ed i rifornimenti di un esercito mobilitato anche piccolo e che non dovesse oltrepassare i confini del paese, presenterebbero nelle circostanze presenti difficoltà assai grandi, ma forse non insuperabili. La difficoltà maggiore che io vedo di poter contare sulla Germania nel senso suindicato, si è lo stato morale e politico del paese. Col Governo attuale completamente in mano dei democratici sociali non vi è nulla da attendersi se non a capitolazioni vergognose. Non è questo Ministero che possa ricondurre la pace e la concordia nelle diverse tendenze politiche che dominano la Germania. Naturalmente senza un immenso sforzo morale, senza un immenso atto di volontà, è vano pensare di trovare in questo paese la forza che potrebbe permettere di superare le grandissime difficoltà materiali cui qui sopra ho accennato e che sarebbero di ostacolo ad una qualsiasi azione militare della Germania. Nel momento attuale le uniche parole che si odono sono: impossibilità assoluta,

stato di cose anormale precario, confusione negli spiriti, e impossibilità di risolvere e di agire.

Con ciò non voglio dire che lo stato di cose che, secondo me, al momento e nelle circostanze presenti ci impediscono di ragionevolmente potere fare assegnamento alcuno sulla Germania, sia generale e permanente: che anzi dei segni di risveglio e di riscossa, sebbene sporadici timidi ed incerti, giungono talora fino a me. Se V. E. lo crede necessario ed opportuno io mi adopererò del mio meglio per trarre dagli elementi che possano sembrare favorevoli, il maggior vantaggio possibile. Dai miei telegrammi 297 e 298 (l) V. E. avrà facilmente dedotto che col Governo attuale, come è costituito, vi è ben poco da fare.

(l) Pubblicato al n. 380.

390

IL MINISTRO A STOCCOLMA, MARTIN FRANKLIN, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. RR. 7286/105. Stoccolma, 20 settembre 1923, ore 19,15 (per. ore 23,20).

Ho fatto ieri sera al Presidente del Consiglio appena tornato comunicazione di cui al telegramma di V. E. 3223 (2). Presidente del Consiglio ha cominciato per dichiararmi che tutta Svezia ha simpatia per l'Italia e nessuna stima per attuale Governo greco e condanna orribile delitto Janina, ma considera come nell'interesse della pace e protezione piccoli stati necessario chiarire competenza Società delle Nazioni in tutti i ·casi che possano portare alla guerra e che occupazione Corfù sarebbe uno di questi. Replicai con tutti argomenti in contrario e poi insistendo specialmente che questione Corfù essendo oramai risoluta grazie a grande moderazione dimostrata dall'Italia non si comprende perchè secondo Branting Società delle Nazioni dovrebbe per forza ancora occuparsene. A questo, presidente del Consiglio rispose -che egli era già stato contrario entrata Svezia nella Società delle Nazioni perchè egli considera patto poco chiaro e piccoli stati troppo dipendenti Grandi Potenze. Ma dal momento che Svezia partecipa Società Nazioni deve fare possibile perchè Società delle Nazioni eserciti effettivamente benefica azione. Opinione pubblica Svezia ripone grande speranza Società delle Nazioni e soltanto per questo ha sopportato senza protestare decisioni Società delle Nazioni ostili Svezia nella questione Isole Aaland. Con il volere ·chiarire questione competenza Branting non mira compiere atto poco amichevole verso l'Italia e Governo Italiano, ma solo consolidare autorità Società delle Nazioni. Avendo insistito sulla opportunità fare raccomandazioni a Branting, Presidente del Consiglio cominciò con lo schermirsi dichiarando delegati Società Nazioni una volta nominati devono essere considerati in certo modo come giudici indipendenti e non delegati politici dei loro governi, altrimenti Società delle Nazioni perderebbe carattere suprema istanza per prendere quello di una conferenza politica che non darebbe alcuna garanzia a piccoli stati. Accennò pure al fatto che data antica sua opposizione entrata Svezia Società delle Nazioni se egli facesse ora pressioni troppo forti su Branting opinione pubblica lo accuserebbe avere approfittato occasione per scopo politica interna. Dopo nuove calde mie insistenze sulla penosa impressione in

Italia e che danneggia più che giovare Società delle Nazioni, Presidente del Consiglio finì per promettermi parlare subito con Ministro Affari Esteri tornato anche egli per decidere sul da farsi. Ho potuto rivedere stamane Ministro degli Affari Esteri che mi ha detto che ieri sera stesso Presidente del Consiglio si era deciso telegrafare a Branting e che ad ogni modo mi pregava assicurare

V. E. che governo svedese e certo anche Branting sono animati dai migliori sentimenti amichevoli per l'Italia per il Governo italiano, soltanto desiderano sia stabilita competenza Società delle Nazioni ad interessarsi di tutti quei casi in cui può sorgere minaccia guerra.

(l) -Pubblicati ai nn. 351 e 373. (2) -Pubblicato al n. 364.
391

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL MINISTRO AD ADDIS ABEBA, MACCHIORO, E AL DELEGATO ALLA SOCIETÀ DELLE NAZIONI, SALANDRA

T. 3295. Roma, 21 settembre 1923, ore 15.

(Per Addis Abeba). Ricevo direttamente da Ras Tafari telegramma (l) in cui si afferma Delegazione abissina Ginevra riferisce Delegati italiani hanno assunto attitudine nettamente ostile ammissione Etiopia Società Nazioni. Ras Tafari chiede se ciò derivi da errata interpretazione istruzioni ricevute da R. Governo e se Governo abissino può contare ·su atteggiamento favorevole Italia. Contemporaneamente mi perviene il seguente telegramma da S. E. Salandra: (riprodurre telegramma di collez. n. 7293/101 (2)).

Mentre chiedo a S. E. Salandra come siasi potuta ingenerare nei Delegati abissini impressione che atteggiamento nostra Delegazione fosse ostile domanda etiopica prego anche da parte sua indagare da qual fonte Ras Tafari abbia realmente ricevuto informazioni che lo hanno mosso a telegrafarmi direttamente. Ella vorrà subito assicurare il Ras che egli può contare sull'appoggio dell'!talia e che mai da parte nostra vi è stata intenzione contrastare azione Delegazione abissina Ginevra. Provveda insomma eliminare ogni equivoco e dissipare sospetti fomentati da parti interessate.

(Per Salandra). Suo telegramma 101. Le ho trasmesso a parte un telegramma che mi ha inviato direttamente Ras Tafari. Nel pregarLa fornirmi opportuni elementi di risposta alle affermazioni di codesta Delegazione Abissina, La informo che ho già telegrafato al R. Ministro in Addis Abeba incaricandolo assicurare il Ras che egli può contare sull'appoggio dell'Italia e che mai da parte nostra vi è stata intenzione contrastare azione Delegazione etiopica Ginevra. Ho raccomandato a Macchioro di eliminare ogni equivoco e dissipare sospetti fomentati da parti interessate (3).

(l) -Trasmesso da Addis Abeba il 18 settembre alle ore 14. pervenuto a Roma il 19 alle ore 16,50, non pubblicato, in quanto riassunto nel presente telegramma. (2) -Trasmesso alle ore 1,30 del giorno 21 e pervenuto alle ore 4,30.. non pubblicato,col quale Salandra chiedeva istruzioni in vista della ammissione nella Società delle Nazioni dell'Etiopia. (3) -L'Etiopia venne ammessa alla Società delle Nazioni il 28 settembre.
392

IL MINISTRO AD ADDIS ABEBA, MACCHIORO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 7352/119. Addis Abeba, 21 settembre 1923, ore 19 (per. ore 10,15 del 23).

Degiac Tafari mi ha trasmesso copia del telegramma (l) inviato direttamente V. E. nel quale egli si lamenta che Delegazione Italiana abbia adottato atteggiamento nettamente ostile ammissione Etiopia Lega delle Nazioni, manifesta speranza trattarsi inesatta interpretazione da parte della delegazione italiana delle istruzioni R. Governo, dichiara essere sua intenzione continuare pratiche per ottenere ammissione e ritiene poter contare appoggio Governo Italiano in vista vincoli amicizia esistenti fra i due paesi. Egli mi prega trasmettere anche da parte mia tale telegramma a V. E. Telegramma analogo è stato inviato da Degiac Tafari al Governo Britannico. Questi telegrammi sono stati ispirati e probabìlmente redatti da questa Legazione di Francia. Prego mettermi al corrente andamento discussioni Ginevra ed attitudine nostra delegazione ad evitare... (2) sfruttarsi situazione troppo... (2) converrebbe altresì che V. E. rispondesse per il tramite di questa Legazione a Degiac Tafari o mettesse legazione in grado rispondergli, facendo valere tutti quegli argomenti che possano togliere alla nostra attitudine ogni carattere di ostilità.

393

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL MINISTRO A SOFIA, RINELLA

T. GAB. S. CONF. 266. Roma, 21 settembre 1923, ore 23.

A chiarimento mio telegramma n. 3296 (3).

Informo V. S. che ho approfittato delle dichiarazioni fattemi dal signor Radeff e da me riferite col mio telegramma n. _3297 (4) per dargli delle spiegazioni sull'atteggiamento dell'Italia. Queste spiegazioni che egli ,certamente riferirà confidenzialmente al suo Governo possono servire anche di norma riservata di linguaggio per la S. V.

Nel prendere atto delle dichiarazioni del Ministro di Bulgaria infatti gli ho aggiunto che mi auguravo che le stesse valessero a porre, per quanto concerne la situazione serbo-bulgara, nella sua vera luce l'atteggiamento del suo Governo che l'Italia aveva costantemente seguito col maggiore e più efficace interesse; che l'Italia non mancherà di accordare tutto il suo appoggio alla Bulgaria nel far valere il suo desiderio di pace e le sue richieste di salvaguardia dei suoi legittimi interessi. Ho tenuto a far comprendere peraltro al signor Radeff come occorresse anzitutto che l'Italia fosse posta in grado di agire in

21 -Documenti diplomatici • Serie VII • Vol. II

tal senso con reale efficacia e come per raggiungere questo scopo che è di precipuo interesse per la Bulgaria sia indispensabile cominciare collo sbarazzare il terreno dai sospetti, che vanno sempre più facendosi insistenti fra gli stessi nostri Alleati e che si giunge perfino ad avvalorare con documenti falsi, di intese italo-bulgare che sarebbero ragione della asserita attività macedone. Tali sospetti, finchè non saranno eliminati, non possono che pregiudicare ogni azione dell'Italia in favore della Bulgaria. Ho spiegato che tali erano le ragioni per le quali R. Governo aveva ritenuto di dover aderire al passo francese a Sofia e per le quali consigliavo il Governo bulgaro a far di tutto per eliminare ogni ragione di diffidenza a suo riguardo dando prova di voler mettere effettivamente in esecuzione accordo di Nisch specialmente per quanto riguarda riunione Commissione mista conformemente alle dichiarazioni recentemente fatte da Zankoff. Qualora alcune clausole del detto accordo al momento della esecuzione siano ritenute dalla Bulgaria eccessive nulla vieta al Governo di Sofia di far valere il suo caso innanzi alla Società delle Nazioni in base all'articolo 19 del Patto, dato che accordo di Nisch è stato già da Stambuliski registrato alla Società stessa. In tal caso l'Italia non mancherebbe di appoggiare a Ginevra le ragioni della Bulgaria.

Il signor Radeff mi ha assicurato che avrebbe messo al corrente codesto Governo degli amichevoli e confidenziali suggerimenti datigli.

(l) -Cfr. la nota l a pag. precedente. (2) -Gruppo indecifrato. (3) -Pubblicato al n. seguente. (4) -Trasmesso alle ore 2 del giorno 22 a Sofia, Parigi, Londra e Belgrado, non pubblicato.
394

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AGLI AMBASCIATORI A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, A LONDRA, DELLA TORRETTA, ALL'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, SUMMONTE, E AL MINISTRO A SOFIA, RINELLA

T. 3296. Roma, 22 settembre 1923, ore 2.

Incaricato d'Affari di Francia è venuto a comunicarmi che Governo francese ha dato istruzioni al suo Ministro a Sofia di consigliare al Governo bulgaro di dar prova di voler cominciare a dare esecuzione all'accordo di Nisch proponendo riunione Commissione di cui all'accordo stesso, acciocchè le preoccupazioni serbe possano essere calmate ovviando a pericoli complicazione situazione attuale. Incaricato d'Affari ha chiesto consenso R. Governo a tale passo. Ho risposto che

R. Governo consentiva.

Condotta del R. Governo è stata dettata anche in questa occasione da sincero desiderio associarsi ad ogni passo, al mantenimento della pace nei Balcani. E spero che ciò varrà anche a fornire nuova prova, se pur ce ne fosse bisogno, dell'assurdità delle voci maligne e tendenziose che si fanno circolare in questo momento circa particolare azione dell'Italia nei dissensi serbo-bulgari.

395

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, SUMMONTE

T. GAB. R. 269. Roma, 22 settembre 1923.

Antonievich mi ha consegnato lettera di Pasich (1). Essa è redatta in termini molto cordiali e riconosciuta opportunità accordi diretti auspica favorevoli risultati alle ulteriori trattative esprimendo fiducia che esse possano svolgersi con maggiore tranquillità dopo che il trattato di Rapallo è stato registrato alla Società Nazioni, alla quale però si ricorrerebbe solo quando si fossero esauriti tutti i tentativi per una soluzione di diretto accordo di reciproca soddisfazione. Conclude invitandomi a dare disposizioni per la continuazione delle trattative (2).

396

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, DELLA TORRETTA, E A PARIGI, ROMANO AVEZZANA

T. GAB. 275. Roma, 23 settembre 1923, ore 22.

(Per Londra). Ho telegrafato alla R. Ambasciata Parigi quanto segue:

(Per tutti). Ho ricevuto dal Colonnello Beaud due rapporti riservati che mi riferiscono sull'andamento dei lavori della Commissione e sul modo come si è giunti alla deliberazione unanime da me trasmessale col telegramma odierno

n. 270 (3). La relazione del Colonnello Beaud è cosi grave che mi affretto a telegrafarla (4) integralmente a V. E. perchè non è possibile rendersi conto della deliberazione senza aver piena conoscenza di tale documento.

Non vi è dubbio alcuno, in base a quanto V. E. ha ripetutamente telegrafato che i risultati finora conseguiti dalla Commissione, se pure poco conclusivi circa l'identificazione e la possibilità di punizioni dei colpevoli, siano ampiamente sufficienti per aggiudicarci i 50 milioni versati dal Governo greco. Ma debbo prevenire V. E. che i fatti riferiti dal nostro Delegato circa l'atteggiamento e il modo di procedere dei suoi colleghi, e specialmente quello inglese, sono di tale gravità che a parte il pagamento dei 50 milioni, il Governo italiano viene messo a dura prova nel dover assistere e prender parte ad una cosi cinica azione mistificatrice che dovrebbe invece servire a dare la giusta riparazione di un truce misfatto politico di eccezionale gravità.

Debbo farle presente che nell'avvenuta discussione per indurre il Governo italiano a stabilire una data fissa per l'evacuazione di Corfù ci fu ripetutamente detto che per l'esecuzione delle condizioni accettate per la riparazione del delitto eravi la garanzia degli Alleati. Quanto avviene a Janina ci dimostra invece che questa garanzia ·come viene esercitata dai delegati alleati si risolve invece in un'azione diretta a impedire l'identificazione e la punizione degli assassini. Qualora si persistesse in questi procedimenti contraddittori colle assicurazioni dategli, il R. Governo potrebbe trovarsi costretto a riesaminare se non sia doveroso per lui di mantenere il pegno di Corfù nonostante il pagamento dei 50 milioni, allo scopo di impedire che si continui a svolgere una cosi indegna sopraffazione della giustizia internazionale. E nessuna considerazione di politica generale potrebbe prevalere contro l'esplosione d'indignazione che susciterebbero i procedimenti stessi noti all'opinione pubblica italiana.

Occorre che V. E. faccia chiaramente comprendere tanto al Governo francese quanto ai suoi colleghi della Conferenza degli Ambasciatori questa gravissima situazione che, esasperando il Governo e l'opinione pubblica, può costringerli a correre qualsiasi rischio pur di non essere conniventi in una aperta violazione del diritto e nemmeno di accettarla supinamente.

(Per Londra,). Ritengo sia un atto amichevole da parte nostra di informare il Governo inglese di quanto precede affinchè possa giudicare l'opera del suo delegato e adoperarsi se crede a che non sia riacutizzata una situazione gravissima che sembrava ormai oltrepassata.

(l) -Del 17 settembre, pervenuta al ministero il 20 alle ore 19, non pubblicata in quantoriassunta nel presente telegramma. Con detta lettera Pa§ié rispondeva a quella di Mussolini di cui alla nota 4 a pag. 183. (2) -Il telegramma fu trasmesso anche a Salandra a Ginevra, a Par~i. a Londra e al Re a Racconigi. (3) -Tel. gab. trasmesso alle ore 11 del giorno 23, non pubblicato. La deliberazione della Commissione di inchiesta con la quale si riconoscevano le negligenze del governo greco nella ricerca degli assassini della missione Tellini fu presa il giorno 22, malgradol'opposizione del delegato inglese e lo scarso appoggio dato da quello francese alle pressionidel colonnello Beaud. (4) -Con tel. n. 3324, trasmesso in pari data, non pubblicato.
397

APPUNTO PER IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

RR. Roma, 23 settembre 1923.

Da informatore fidato risulta che l'Ambasciatore Inglese Graham in un convito al quale partecipavano soltanto i suoi collaboratori fece il seguente discorso:

«L'Italia di oggi non è più quella di prima. Si deve realmente riconoscere che la disciplina impressa dal Capo del Governo in tutti gli organi statali, la compattezza del popolo e lo spirito combattivo che lo anima è una realtà assoluta evidente e perciò preoccupante per il caso che queste virtù non venissero a tempo seriamente vagliate.

Mussolini non è impulsivo, come tanti purtroppo credono e come si cerca di diffondere nelle sfere politiche estere. Egli è invece a mio parere un uomo di straordinaria energia e di non meno eccezionale saggezza, pronta percezione nel valutare uomini e cose e rapido nel prendere una decisione, sia pure di carattere gravissimo per le sue conseguenze, come del resto ·sta a dimostrarlo l'occupazione di Corfù subito dopo la strage della missione italiana a Janina.

Durante la mia ultima permanenza a Londra mi sono sforzato di far comprendere agli uomini politici di varie tendenze che in Italia non avevamo più a trattare con elementi di Governo ormai sorpassati, e che se non si vuoi perdere l'amicizia tradizionale che ci lega ad essa bisogna cambiar rotta ed operare con altra mentalità. Mussolini -secondo il mio giudizio -è uno scettico in materia di amicizia; non lo ritengo suscettibile di particolari simpatie per alcuna Potenza, e credo che lo interessino solo i fatti reali che possono comunque giovare al suo Paese. Se egli, come credo, riuscirà a conseguire la conciliazione della Chiesa con lo Stato, avrà raggiunto lo scopo più alto cui l'uomo politico può ambire; e questo atto gioverà per l'Italia più di qualsiasi potente Alleanza.

Come avete purtroppo osservato Mussolini ha saputo risolvere brillantemente il conflitto italo-greco secondo le sue aspirazioni e -bisogna convenirne -con nostro svantaggio morale. Prossimamente egli risolverà pure la questione di Fiume in pieno accordo con la Jugoslavia, ed allora l'Italia potrà andare superba per la sua posizione di forza e di sicurezza acquisite di fronte alle altre Nazioni di Europa».

Tutti i .commensali convennero con l'Ambasciatore su quanto egli aveva detto, ed il Kennard aggiunse che lo Charles Roux col quale tante volte aveva parlato in proposito gli aveva espresse delle idee consimili.

398

L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. s. 649/2251. Parigi, 24 settembre 1923, ore 16,40 (per. ore 20).

Telegramma di V. E. 275 (1).

Condivido indignazione che hanno provocato in V. E. i rapporti del Colonnello Beaud che Ella si è compiaciuta comunicarmi e non mancherò di fare opportuni .passi per ottenere che siano date istruzioni alla Commissione d'inchiesta circa quella procedura che il colonnello Beaud ritiene indispensabile per il retto funzionamento dell'inchiesta, allo scopo di ritrovare i colpevoli. Data poi la gravità della ipotesi che V. E. mi prospetta nell'ultima parte del suo telegramma, devo pregarla di darmi al riguardo precise istruzioni. Poichè se nella seduta di domani mattina sulla base del verbale ufficiale, verranno aggiudicati all'Italia cinquanta milioni di lire italiane che, a titolo di penalità, io richiederò alla Conferenza degli Ambasciatori, non vi ha dubbio che tale aggiudicazione sarà subordinata alla conferma della data del ventisette per la evacuazione di Corfù. Se V. E. invece ritiene che questa condizione non debba essere più eseguita per le ragioni esposte nel telegramma al quale rispondo, io dovrò dichiarare dato il modo come i Delegati inglese francese e giapponese hanno eseguito il mandato loro affidato, e cioè ostacolando anzichè favorendo la ricerca e l'arresto dei colpevoli l'Italia non può accontentarsi della penalità comportata alla quale per il momento R. Governo rinunzia e mantiene invece il pegno fino allo arresto e punizione esemplare dei colpevoli.

È facile prevedere che contro tale dichiarazione si schiererebbero tutti gli

Cl) Pubblicato al n. 396.

altri membri della Conferenza anche perchè i rappresentanti delle tre Potenze non ammetteranno mai che i propri ufficiali siano sospettati e sconfessati. Prego V..E. rispondere immediatamente tenendo conto che i telegrammi anche con priorità impiegano alcune volte sette ore per giungere a Parigi.

399

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA

T. GAB. 282. Roma, 24 settembre 1923, ore 22,10.

Risposta suo telegramma 2251 (1).

Se pubblico italiano venisse a conoscenza risultanze inchiesta Beaud determinerebbesi irresistibile movimento opinione favorevole mantenimento pegno sino scoperte. è punizione esemplare colpevoli ed io difficilmente potrei esimermi dal seguire questa via. Rendendomi tuttavia conto della gravità della situazione che verrebbesi a creare sono disposto a procedere all'evacuazione di Corfù al termine stabilito a condizione dell'immediato versamento della penalità fissata dei cinquanta milioni e purchè ciò sia deciso dalla Conferenza degli Ambasciatori colla massima rapidità possibile.

Nel caso manchi assegnazione penalità in contraddizione con impegni presi dalla Conferenza degli Ambasciatori, V. E. rivendichi libertà azione Governo Italiano (2).

400

L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. 652/843. Londra, 24 settembre 1923, ore 23,30 (per. ore 8,25 del 25).

Telegramma di V. E. Gab. 275 (3).

Ho intrattenuto Sottosegretario di Stato sulla gravissima situazione che potrebbe risultare se inchiesta di Janina continuasse suoi lavori nel modo con cui si svolgono al momento presente.

Nella conversazione mi sono inspirato ai precisi termini del telegramma di V. E. a cui mi riferisco ben marcando sulla necessità in cui si sarebbe potuto trovare R. Governo di riesaminare tutta la situazione specialmente nei riguardi di Corfù pegno che si era consentito di abbandonare ad una data fissa per spirito di conciliazione e sulla garanzia degli alleati per la riparazione del delitto commesso a danno di italiani. Ho poi aggiunto che la comunicazione che facevo oggi d'ordine di V. E. era nuova prova del nostro desiderio di evitare nuove maggiori complicazioni avvertendo in tempo governo britannico dei pericoli cui si andava incontro cogli atteggiamenti dei Commissari di Janina. Feci presente che si era ancora in tempo ad ovviare a tali pericoli richiamando Commissario Britannico ad una più stretta osservanza del suo dovere.

Mio interlocutore che rimase assai impressionato della mia chiara comunicazione ha cominciato col protestare contro ogni appunto alla correttezza del Delegato britannico e ha poi confermato esser volontà del Governo britannico che giustizia venga. Ho replicato che secondo le mie affermazioni Delegato inglese non aveva dato prova di correttezza e siccome non potevo dubitare della lealtà del Governo britannico dovevo concludere che si trattava di tendenza personale del Maggiore Herenc e contro il quale era interesse del Governo britannico stesso reagire. Seguì lunga discussione durante la quale mi sono servito delle informazioni contenute nel telegramma di V. E. 3324 (1). Alla fine di essa Signor Lindsay mi ha lasciato intendere che dopo aver riferito a Curzon opportune istruzioni sarebbero inviate a Janina.

(l) -Pubblicato al n. precedente. (2) -Il telegramma fu trasmesso anche a Londra. (3) -Pubblicato al n. 396.
401

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA

T. 3340. Roma, 25 settembre 1923, ore 0,30.

R. Ministro a Sofia telegrafa quanto segue: (riprodurre telegramma di collezione n. 7323) (2).

Concessione richiesta da Governo bulgaro apparirebbe effettivamente giustificata da necessità mantenere ordine interno, e converrebbe sostenerla. In questo momento per altro, in cui ogni forma d'interesse da parte nostra a favore Bulgaria può dar luogo a false interpretazioni, è indispensabile che V. E. agisca in modo da non apparire di assumerne iniziativa.

402

L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. uu. s. 657/2263. Parigi, 25 settembre 1923.

Conferenza degli Ambasciatori dopo tre ore discussione non ha potuto venire

ad una conclusione per l'opposizione inglese che si è servita di ogni sorta di

argomenti per dimostrare innocenza Governo greco.

Sulla base dei testi delle mie dichiarazioni del tredici settembre e del

rapporto ufficiale della commissione ho chiesto esecuzione della çlausola dei

cinquanta milioni.

Delegazione francese ha tenuto contegno leale ed ha riconosciuto che clausola

~ra diventata esecutoria non essendovi alcun dubbio sulla intenzione dei testi.

Delegato giapponese ha inclinato verso proposta media di attendere per esecu

zione clausola giorno 27 potendosi verificare in questo frattempo arresto colpevoli nel qual caso i 50 milioni non sarebbero più pagabili.

Ho insistito per mantenimento esecuzione letterale clausola vivamente appoggiata dalla delegazione francese. Delegato inglese ha chiesto continuazione discussione domani mattina alle ore 11 per attendere altre istruzioni dal suo governo al quale sottometterà risultato seduta di oggi.

Ho fatto presente a Crewe che qualora le nostre domande non fossero accettate considereremmo che conferenza, per la opposizione britannica, è venuta meno agli impegni assunti, ridandoci in tal modo libertà d'azione relativa alla evacuazione di Corfù (1).

(l) -Cfr. la nota 4 a pag. 259. (2) -Tel. n. 7323/24, trasmesso alle ore 19 del giorno 21 e pervenuto alle ore 5 del 22, non pubblicato, relativo al favore degli ambienti diplomatici italiani a Sofia alla domanda di quel governo per armare un corpo di 1000 uomini allo scopo di combattere sul piano interno il comunismo.
403

L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. uu. 663/2264. Parigi, 26 settembre 1923, ore 12,30 (per. ore 13,45).

Delegazione britannica avendo aderito nostra tesi Conferenza degli Ambasciatori ha attribuito 'all'Italia cinquanta milioni depositati Banca svizzera. Oggi si riunirà Segretariato per concretare formalità trasferimento.

Ho confermato data 27 per evacuazione Corfù.

404

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, DELLA TORRETTA, A WASHINGTON, CAETANI, A MADRID, PAULUCCI DE' CALBOLI, A BERLINO, DE BOSDARI, A RIO DE JANEIRO, COBIANCHI, ALL'ALTO COMMISSARIO A COSTANTINOPOLI, MAISSA, AL DELEGATO ALLA SOCIETÀ DELLE NAZIONI, SALANDRA, AI MINISTRI AD ATENE, MONTAGNA, A PRAGA, CHIARAMONTE BORDONARO, A BUENOS AYRES, COLLI, A BUCAREST, ALOISI, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, SUMMONTE

T. 3360. Roma, 26 settembre 1923, ore 18,30.

Mi è gradito informare V. E. che vertenza con la Grecia è stata risoluta in modo ,soddisfacente alla Conferenza degli Ambasciatori con l'aggiudicazione immediata all'Italia dei cinquanta milioni. Conseguentemente agli impegni presi noi procederemo domani all'evacuazione di Corfù.

Cfr. anche quanto telegrafava in pari data il Gabetti al Thaon di Revel:

• Seduta questa sera Conferenza Ambasciatori ha esaminato primo rapporto Commissione inchiesta Janina. R. Ambasciatore ha fatto presente che in base ad esso ed a decisione presa Conferenza Ambasciatori il 13 corrente si doveva senz'altro infliggere alla Grecia la ammenda di 50 milioni. Delegati giapponese e francese hanno accolto ed appoggiato vivamente nostra tesi che urtò contro decisa opposizione ambasciatore inglese, che cercò in ognimodo di mostrare che Governo greco non ha avuto nessuna negligenza nel modo di proce

dere alla inchiesta. Non fu possibile quindi prendere decisione alcuna e seduta continuerà

domani mattina avendo Ambasciatore inglese dichiarato dover in seguito alle discussioni

odierne richiedere nuove istruzioni •.

(l) Il telegramma fu trasmesso anche a Londra.

405

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE BOSDARI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. P. 671/315. Berlino, 26 settembre 1923, ore 20 (per. ore 24).

Ho avuto oggi visita di Helfferich, capo del Deutsch National Volks Partei, il quale mi ha detto che il suo partito ed in generale la destra era sommamente irritato per la politica di formale dedizione Stresemann. Questo capitolato senza nessuna specie di garanzia e nemmeno di promessa da parte Francia, cosicchè non vi è nemmeno speranza che in compenso della umiliazione del paese si possa avere un efficace miglioramento delle condizioni economiche e sociali della Germania. I partiti nazionali non dimenticheranno e non perdoneranno e si preparano ad una forte opposizione per far cadere Stresemann e prendere il potere col programma di una rottura colla Francia e di ristabilimento della situazione internazionale e del prestigio della Germania. Mi ha espresso la speranza che nell'interesse dei due paesi ed in vista di possibili radicali mutamenti nella politica internazionale Germania e Italia non tarderanno ad intendersi e riavvicinarsi (1).

406

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA

T. GAB. 288. Roma, 27 settembre 1923, ore 16.

Suoi telegrammi 2265 e 2266 (2).

Col mio telegramma Gabinetto n. 282 (3) informavo V. E. che il R. Governo era disposto a procedere all'evacuazione di Corfù al termine stabilito a condizione dell'immediato versamento della penalità fissata dei 50 milioni e purchè tale decisione fosse presa dalla Conferenza degli Ambasciatori colla massima rapidità possibile. Col suo telegramma 2264 (4) V. E. mi informava che la Conferenza aveva attribuito all'Italia i 50 milioni depositati nella Banca Svizzera e che occorrev·a soltanto ·concretare le formalità di trasferimento della somma. In base a tale comunicazione furono dati gli ordini per lo sgombero di Corfù che stamane era già effettuato. Dal telegramma di V. E. n. 2265 risulta invece

c Riferii questo colloquio a Mussolini ed aggiunsi che in esso trovavo la conferma della mia opinione che negli elementi della destra si potevano. volendo, trovare e coltivare tendenze in armonia con le possibilità da Mussolini accennatemi. Non potevo sapere se e quando i nazionalisti sarebbero tornati al potere, e se, una volta giuntivi, essi avrebbero voluto e potuto applicare il loro integrale programma. Fin d'ora dovevo far presente al R. Governo che le condizioni che consideravo necessarie per preparare uno scambio efficace d'idee con un governo nazionalista, erano due :

l) Evitare una troppo violenta politica di italianizzazione nell'Alto Adige; 2) Allontanare il sospetto che la nostra relativa acquiescenza alla occupazione della Ruhr, trovasse un corrispettivo nella acquiescenza francese in altri campi.....

A queste mie diverse considerazioni Mussolini mi rispondeva, in data 18 ottobre, che egli concordava con me che per il momento non conveniva iniziare alcuna azione. Riteneva però essere il caso che io mi tenessi con le debite cautele in opportuni contatti per potere efficacemente esplicare l'azione stessa nell'avvenire, qualora ne fosse riconosciuta la conve

nienza,. ....

che il trasferimento della somma è stato condizionato a un'ordinanza da emanarsi dalla Corte internazionale dell'Aja. È evidente quindi che questo Tribunale il quale è un organo giuridico indipendente non può emanare tale ordinanza senza consultare ed avere l'accettazione del Governo greco depositante. Se perciò il Governo greco, come ve ne sono molte probabilità, non accettasse il deliberato della Conferenza degli Ambasciatori sostenendo la propria diligenza nell'inchiesta, la Corte dell'Aja legata com'è dalla deliberazione della Conferenza degli Ambasciatori non potrebbe ordinare senz'altro lo svincolo della somma ma inizierebbe certamente un giudizio sul merito dell'esecuzione della condizione sa. Ci troveremmo dunque di nuovo trascinati ad un riesame di tale questione con due aggravanti: l) quella di aver già proceduto all'evacuazione di Corfù; 2) quella di sottoporre la questione non più ad un organo politico come la Conferenza degli Ambasciatori ma ad un organo esclusivamente giuridico innanzi al quale non potremmo più far valere le ragioni essenzialmente politiche che determinarono la nostra subordinazione dell'evacuazione di Corfù all'immediato pagamento dei 50 milioni. Siamo perciò ritornati in sede di accettazione da parte della Grecia e non siamo invece come avremmo dovuto essere in sede soltanto di materiale esecuzione della penalità decisa. Tutto dipende infatti dall'accettazione greca mentre qualora essa non vi fosse V. E. comprenderà facilmente quale impressione funesta si avrebbe nell'opinione pubblica italiana che giustamente si riterrebbe giuocata dalla Conferenza degli Ambasciatori mediante un cavilloso espediente di procedura. Ella vorrà quindi intrattenere immediatamente su di ciò i suoi colleghi di Francia e di Inghilterra facendo loro presente assoluta necessità di ottenere da Atene immediata accettazione della decisione della Conferenza ed immediato versamento dei 50 milioni [senza percorrere il giro che ritengo vizioso e pericoloso o quanto meno dilatorio rappresentato dall'intervento della Corte di Giustizia dell'Aja. Se la Grecia vuole -come le è stato imposto -pagare, il mezzo più semplice è quello di dare ordine alla Banca Nazionale Svizzera perchè la somma sia immediatamente versata alla Banca d'Italia. Potrà nel contempo dare comunicazione di ciò alla

Corte di Giustizia. Questa mi pare la via più logica, più sicura che non permetterà ai greci di riaprire la questione davanti al Tribunale dell'Aja. Le precauzioni con quei signori non sono mai troppe] (1). Soltanto così non sarà messa in dubbio la buona fede degli alleati e sarà evitato ogni pericolo di mistificazione. Intanto per metterei al sicuro contro ogni eventualità, pur avendo proceduto alla evacuazione delle forze militari da Corfù la squadra navale, che era già partita è stata fatta tornare indietro per rimanere nelle acque dell'isola in attesa di ulteriori decisioni per il caso in cui i 50 milioni non ci venissero immediatamente versati (2).

mento dei 50 milioni da parte della Grecia.

(l) De Bosdari riferiva il contenuto di questo colloquio datandolo al giorno 27 anzichè 26 in un altro documento, non pubblicato, come non è stata rinvenuta la risposta di Mussolini a questo documento. Qui di seguito si pubblica pertanto la parte delle memorie cit. di De Bosdari, relativa ai documenti suddetti:

(2) -Tell. gab. nn. 667/2265 e 670/2266, trasmessi rispettivamente alle ore 22,15 e alle ore 20,40 del giorno 26 e pervenuti alle ore 2,45 del 27 e 24 del 26, non pubblicati, relativi alla decisione della Conferenza degli Ambasciatori per il pagamento dei 50 milioni all'Italia. (3) -Pubblicato al n. 399. (4) -Pubblicato al n. 403. (l) -La parte fra parentesi quadra è autografa di Mussolini, con lievi varianti. (2) -Il telegramma fu trasmesso anche a Londra, Atene e a Salandra a Ginevra per opportuna norma. L'evacuazione di Corfù subl vicende alterne in relazione alle trattative diplomatiche condotte a Parigi, Londra e Ginevra. Il giorno 26 alle ore 13,30 Thaon di Revel telegrafava a Simonetti di sospendere l'evacuazione in conseguenza dell'opposizione inglese al pagamento dei 50 milioni da parte della Grecia. Con successivo telegramma delle ore 16,30, veniva impartito l'ordine di evacuazione in conseguenza dell'immediata aggiudicazione all'Italia dei 50 milioni. L'evacuazione avvenne infatti il giorno 27 alle ore 8,30, e poche ore dopo la squadra navale lasciava le acque dell'isola. Senonchè alle ore 13,30 fu inviato un telegrammaal comandante la squadra di fare immediatamente ritorno a Corfù, in relazione ai fatti esposti nel telegramma pubblicato nel testo. L'abbandono definitivo da parte della squadraitaliana delle acque di Corfù avvenne nel pomeriggio del giorno 29, dopo l'effettuato paga
407

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA

T. GAB. 291. Roma, 28 settembre 1923, ore 20.

Sembra che malgrado nostra opposizione Consiglio Società Nazioni insista per inviare alla Corte dell'Aja noti quesiti circa interpretazione Patto. Ci viene riferito che Hanotaux avendo ottenuto esclusione quarto quesito che implicava questione Ruhr ha solo debolmente sostenuto nostra opposizione all'invio altri quesiti. Governo francese sa che noi ci siamo sempre dichiarati solidali con lui nell'evitare discussione questione Ruhr fosse comunque anche indirettamente portata Società Nazioni e siamo disposti perseverare in questa via. È assolutamente necessario che

V. E. faccia comprendere colla massima urgenza a Poincaré che difficilmente opinione pubblica italiana sopporterebbe questo atteggiamento quando il Governo francese non sostenga ugualmente opposizione a dei quesiti che possono interessare Italia.

Vorrà quindi sollecitare adeguate istruzioni acciocchè intera questione venga risoluta con criteri analoghi servendosi anche di qualche espediente che potrebbe essere un rinvio.

Da quanto precede V. E. comprenderà quale è il mio pensiero. E ritengo che V. E. potrà, qualora non l'abbia già fatto, fare pressioni su Hanotaux per ottenere suo appoggio incondizionato. A mio giudizio qualora dei quesiti debbono essere sottoposti all'Aja è meglio che siano sottoposti tutti cinque. Tanto più che punto quinto sembra riaprirebbe all'Aja la questione del pagamento dei 50 milioni all'Italia. Prego inviaimi maggiori chiarimenti in proposito (1).

408

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL DELEGATO ALLA SOCIETÀ DELLE NAZIONI, SALANDRA

T. R. P. 3393. Roma, 29 settembre 1923, ore 2.

Suo telegramma 114 (2).

Fu promesso a Benès nostro appoggio perchè sembrava che a sua candidatura fosse assicurato successo. Non abbiamo speciale interesse sostenere l'una più che l'altra nomina, ma è preferibile regolarsi in modo da evitare essere contrari a candidatura che incontra maggior favore.

409

IL DELEGATO ALLA SOCIETÀ DELLE NAZIONI, SALANDRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 7507/137. Ginevra, 29 settembre 1923, ore 17 (per. ore 20).

Negli ultimi giorni Hanotaux si è adoperato più sicuramente e attivamente per raggiungere accordo accettabile per noi. Mi risulta che ha obbedito a

istruzioni di Poincaré. Veda V. E. se sia il caso di ringraziare direttamente Poincaré elogiando anche Rappresentante Hanotaux al quale personalmente io ho cercato mostrarmi grato. Per elezioni Consiglio d'accordo con Hanotaux voterò per Benes, il quale riuscirà certamente ed anche per Skirmunt la cui elezione avrebbe per effetto la caduta di Branting. Ma non è probabile riuscirvi avendo Branting usato ogni mezzo per acquistarsi popolarità presso piccoli stati.

(l) -Il telegramma fu trasmesso anche a Salandra a Ginevra. (2) -Tel. 7403/114, trasmesso alle ore 21,40 del giorno 25 e pervenuto alle 23,30, non pubblicato, relativo alle candidature di Bene§ e del polacco Skirmunt a membro permanentedel Consiglio della Società delle Nazioni.
410

L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. UU. 690/2282. Parigi, 29 settembre 1923, ore 19 (per. ore 20,20).

Confermo che è giunto alla Conferenza degli Ambasciatori avviso della Banca Nazionale svizzera per informarla che il Governo greco le aveva dato ordine di versare alla Banca d'Italia i 50 milioni depositati come cauzione e che aveva chiesto al tempo stesso l'assentimento della conferenza. Tale assentimento venne telegrafato iersera 28 corrente. Oggi la stessa Banca Nazionale svizzera ha telegrafato per sapere se occorreva anche l'assentimento della Corte dell'Aja. La Conferenza ha risposto immediatamente che tale assentimento non era necessario. Secondo notizie qui giunte da Atene al Governo francese, confermategli da un passo di questo Ministro di Grecia, quattro cacciatorpediniere italiane con truppe a bordo sarebbero comparse a Corfù. Poincaré mi ha fatto dire che di fronte alla sicurezza del pagamento che ormai abbiamo e che deriva oltre che dalla garanzia della Conferenza anche dal fatto materiale degli ordini dati · dalla Grecia alla Banca Svizzera e confermati dalla Conferenza stessa, qualunque inquietudine da parte nostra sulla soddisfacente definizione dell'incidente non sarebbe fondata. Nuove misure precauzionali susciterebbero nell'opinione pubblica anche francese una certa sorpresa mentre se nuovi incidenti si verificassero il Governo francese non potrebbe più seguirei malgrado tutta la sua migliore volontà. Poincaré mi ha pregato di fare presente queste sue considerazioni dettate da spirito sinceramente amichevole.

411

IL MINISTRO AD ATENE, MONTAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 7514/370. Atene, 29 settembre 1923, ore 22 (per. ore 24).

Mio telegramma 356 (1).

In ispecie dopo affrettata e mistificata previsione stampa inglese e greca circa rapporto Commissione controllo inchiesta, notizia decisioni Conferenza ambasciatori ha provocato in questi circoli politiei e nell'opinione pubblica vivo

senso di smarrimento e di ira contenuto. Si è compreso essere vano qualsiasi tentativo di reazione di fronte al verdetto unanime delle Potenze a priori accettato dal Governo greco. Tutta la stampa dedica alla decisione commenti in larga misura censurati.

Rilevasi tuttora che essa attribuisce al medesimo movente esclusivamente politico e che ha fatto completa astrazione da ogni considerazione giuridica.

Riguardo a epilogo sconfitta diplomatica Inghilterra e Francia inflitta dall'Italia implicitamente e direi per la prima volta, da tutto :t'insieme dello stato d'animo e dai rilievi si nota il nuovo sensazionale prestigio e la nuova forza dell'Italia.

(l) Tel. n. 7387/356, trasmesso alle ore l del giorno 25 e pervenuto alle 3,35, non pubblicato, relativo alla soddisfazione manifestata dalla stampa greca per l'atteggiamento dei delegati inglese, francese e giapponese in seno alla Commissione di inchiesta per il massacro della missione Tellini.

412

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AGLI AMBASCIATORI A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, E A LONDRA, DELLA TORRETTA

T. 3405. Roma, 30 settembre 1923, ore 3.

(Per Parigi). Approvo testo accordo per Siria comunicatomi con telegramma

n. 2281 (1). AutorizzaLa procedere scambio note e pregoLa telegrafarmi se occorrono pieni poteri per firma accordo definitivo. V. E. non tralascerà però, nel comunicare adesione R. Governo al testo concordato di confermare per scritto le mie reiterate dichiarazioni fin dal colloquio di Territet, e cioè che questa sistemazione particolare per l'esercizio dei mandati in Siria e Palestina è indipendente dal riesame della questione generale circa la situazione reciproca degli Alleati nel Mediterraneo Orientale quale risulta dalla nuova sistemazione di Losanna in confronto di quella precedentemente stabilita dal trattato di Sèvres e dalle altre convenzioni relative.

(Per Londra). Informo V. E. che essendo R. Ambasciatore Parigi riuscito concretare col Governo francese una soddisfacente formula di garanzia contro il pericolo di snazionalizzazione degli elementi italiani in Siria, ho autorizzato Romano Avezzana concludere accordo circa mandato siriano dandone cc;mtemporanea notizia a Salandra perchè questi possa informarne Società Nazioni e aderire entrata in vigore mandati Siria e Palestina.

V. E. vorrà informare codesto Governo di quanto precede facendo rilevare nostra sollecitudine nel togliere ostacoli che ancora si frapponevano a entrata in vigore mandato Palestina e mettendo in valore amichevole condotta da noi seguita per corrispondere desiderio Governo inglese di cui al telegramma di

V. E. n. 713 del 18 agosto scorso (2).

V. E. non tralascerà però nel fare tale comunicazione (etc. come nel soprascritto telegramma a Parigi).

(l) -Tel. urgente n. 7512/2281, trasmesso alle ore 21 del giorno 28 e pervenuto alle 1.05 del 29, non pubblicato. (2) -Tel. n. 6235/713, trasmesso alle r.re 22 del giorno 18 e pervenuto alle 3 del 19, non pubblicato.
413

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, DELLA TORRETTA, E A PARIGI, ROMANO AVEZZANA

T. 3414. Roma, 30 settembre 1923, ore 22,30.

Dalla nota di risposta greca alla Conferenza Ambasciatori V. E. avrà rilevato che Governo greco afferma voler usare diritto esercitare ricorso in revisione della decisione Conferenza Ambasciatori e chiede che questa accolga protesta greca e la sottometta all'esame Corte permanente giustizia internazionale Aja. Ritengo superfluo richiamare attenzione di V. E. su quanto precede, poichè sarebbe inammissibile tanto per dignità Conferenza Ambasciatori quanto per prestigio Governi alleati riaprire in qualsiasi modo questione alla Conferenza stessa e tanto meno alla Corte dell'Aja. Ad ogni modo V. E. vorrà adoperarsi a prevenire ogni tentativo eventuale in tal senso ottenendo formali assicurazioni da codesto Governo e telegrafandomi.

414

IL MINISTRO DELLA MARINA, THAON DI REVEL, AL COMANDANTE IN CAPO DELLA SQUADRA NAVALE, SOLARI (USM)

L. RR. S. P. 21. Roma, 30 settembre 1923.

Ultimate le operazioni navali derivate dalla vertenza ltalo-Greca, testè definita con la piena soddisfazione del nostro Paese, esprimo a E. V. il mio compiacimento per il. modo col quale le unità dipendenti hanno assolto i compiti loro affidati e di tale compiacimento prego V. E. rendersi interprete presso tutti i suoi dipendenti.

Questo risultato merita speciale rilievo anche per il rapido succedersi degli ordini, per le frequenti varianti alle disposizioni già date, inevitabile conseguenza questa del rapido succedersi delle varie fasi politiche che caratterizzarono lo svolgersi della vertenza diplomatica.

Dal particolareggiato esame delle operazioni svoltesi risaltano però alcuni inconvenienti e manchevolezze sui quali richiamo l'attenzione di V. E.

a) alle 16,35 del 30 agosto venne comunicato a V. E. l'ordine di partire, con la Forza Navale alla sua dipendenza, per Gallipoli ed alle 23,25 venne trasmesso l'ordine di immediata esecuzione dell'operazione relativa all'occupazione di Corfù.

Questo telegramma risulta subito trasmesso a V. E. e non riesce quindi spiegabile il ritardo della partenza da Gallipoli che risulterebbe avvenuta alle 1,45 del 31 agosto. ·

Poichè la distanza da Gallipoli a Corfù è di miglia 123, passando per l'imboccatura nord, è di 143 miglia, raggiungendo l'ancoraggio da mezzogiorno, ne deriva che le navi se avessero navigato alla velocità di miglia 15 sarebbero giunte a destino alle 10 passando da Nord ed alle 11,30 passando da Sud. Giunsero invece alle 15,30.

Non si comprende la necessità del passaggio delle navi da Sud e si giudicano anche non giustificate le misure precauzionali prese contro l'eventuale collocamento di torpedini da parte dei Greci, tenuto conto che l'azione, essendo stata improvvisa, sarebbe mancato il tempo materiale per la posa di sbarramenti, anche se tutto fosse stato già predisposto per l'esecuzione.

Se il ritardo della partenza per Corfù fu causato dall'attesa dell'arrivo di alcune unità minori, che ancora non erano giunte a Gallipoli, quando venne dato l'ordine di partenza, si giudica che questa circostanza non poteva in alcun modo consigliare il ritardo della partenza di tutte le unità.

Dall'insteme delle disposizioni preliminari, relative all'operazione da compiere, dalle direttive contenute nel programma di V. E. per lo svolgimento della stessa, appare evidente la convenienza che vi era di occupare l'isola al più presto nelle ore antimeridiane.

Il ritardo della partenza da Gallipoli, il passaggio per il canale Sud di Corfù, l'inevitabile rallentamento per il sistema protettivo di dragaggio impiegato, fecero invece sì che l'arrivo a Corfù ebbe luogo con un ritardo di più di cinque ore e mezzo sull'ora in cui avrebbe potuto aver luogo.

b) Per il prolungarsi della discussione, da escludersi, fra il Comandante Foschini e le autorità politiche e militari locali, il preavviso stabilito di due ore ai Consoli ester:i venne ridotto a trenta minuti. Evidentemente questo limite di tempo, che figura in un documento scritto comunicato ai Consoli, si presta a giudizi sfavorevoli essendo insufficiente per i fini che si proponeva.

c) Dal tenore del proclama per l'occupazione, confermato dalle parole che figurano nel foglio 321 del 31 agosto, diretto da V. E. ai Consoli, in cui chiaramente si parla di occupazione pacifica, doveva apparire evidente l'opportunità di non ricorrere alla violenza per l'occupazione dell'Isola, a meno di eventuali offese, che avrebbero dovuto essere represse, potendosi allora giustificare chiaramente l'uso delle nostre armi.

L'opportunità dell'occupazione. pacifica era anche consigliata dalle precise notizie circa la scarsa guarnigione di Corfù, contenute nella relazione del Tenente di Vascello Daretti e da quelle comunicate a V. E. provenienti dall'Addetto Militare di Atene, che confermavano l'inesistenza di artiglierie nell'Isola.

Ma, pur ammettendo che la resistenza verbale del Comandante militare dell'Isola alle condizioni imposte dal Comandante Foschini possa in qualche modo giustificare l'intimidazione, prima dello sbarco delle truppe, con qualche colpo in bianco dei pezzi di piccolo calibro (od al massimo con qualche colpo con proietto da esercizio contro le scarpate dei forti, in guisa da non produrre vittime e danni), non è giustificabile il notevole numero dei colpi sparati da varie unità e tanto meno si comprende l'impiego fatto dei pezzi da 149 del « Premuda », che nella prima comunicazione di V. E. non compariva.

La presenza di profughi nella fortezza vecchia di Corfù doveva esser nota

a V. E. per quanto è chiaramente detto nella relazione in data 13 agosto del

Tenente di Vascello Daretti e deve qutndi maggiormente rilevarsi la inoppor

tunità di aver scelto come bersaglio l'interno del recinto di questa fortezza,

impiegando per giunta artiglierie di medio calibro.

Manchevole fu anche il servizio R. T.: nè le successive avarie valgono a

scusare il mancato annunzio della presa di Corfù, che giunse al R. Governo

soltanto dopo la mezzanotte.

d) Nei riguardi della ritardata partenza da Porto Laki della Divisione «Doria», si è preso atto di quanto V. E. ha riferito col foglio 481 e, pur approvando la decisione ultima presa dal Contrammiraglio Comandante la Divisione da Battaglia, di rimandare la partenza delle sue navi all'alba dell'8 settembre, date le speciali condizioni di tempo e le difficoltà per l'uscita dal porto (segnalate dal Comandante predetto soltanto nel suo rapporto n. 36 del 12 corrente diretto a V. E.), devesi rilevare che il Comandante della Divisione doveva prendere, o per lo meno provocare, provvedimenti tali e con qualunque tempo, e ciò gli sarebbe riuscito assai facile essendo egli presente alla messa in opera delle ostruzioni stesse, che venne ultimata, salvo qualche particolare, la sera del 7 settembre.

Tali provvedimenti avrebbe poi dovuto adottare senza indugio, in seguito al telegramma preventivo di questo Ministero (trasmessogli 24 ore prima dell'ordine di partenza) col quale si disponeva che le navi dislocate a Leros si tenessero pronte a partire, in assetto di guer:t;a, per la delicata situazione politica del momento, nel tempo strettamente necessario per l'accensione.

Dal rapporto di V. E. n. 481 del 14 corrente non appare che di ciò sia stato mosso appunto al Contrammiraglio Frank, ma che soltanto a titolo di obbiezione gli sia stata prospettata tale manchevolezza; si prega in conseguenza di voler far conoscere se altri elementi di giudizio, non noti a questo Ministero, abbiano indotto V. E. a non far rilevare al Comandante della Divisione di Battaglia la sua imprevidenza.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, SUMMONTE

T. GAB. 298. Roma, 2 ottobre 1923, ore 22.

Telegramma di V. E. n. 391 (1).

Da informazioni confidenziali risulta che Zanella ha effettivamente richiesto Società delle Nazioni ammissione Stato di Fiume alla Società sollecitando Delegazione inglese per intervento società contro modificazioni trattato di Rapallo.

Risulta inoltre che notizie del passo di Zanella sono state inviate da Belgrado all'Agenzia Reuter.

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L'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, SUMMONTE, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. s. 707/394. BeLgrado, 3 ottobre 1923, ore 13 (per. ore 17).

Ho avuto lungo colloquio con Nincich il quale mi è sembrato depresso per la lotta che ha sostenuto e che sostiene in questo momento. Egli ha incomin

ciato col dirmi che se fosse stato presente a Belgrado non avrebbe permesso discussione su questione fiumana mentre sono in corso trattative fra i due Governi. Ciò mi ha dato occasione ripetergli che dichiarazioni Pasich circa rispetto trattato di Rapallo mi erano sembrate troppo intransigenti specialmente per il fatto che Presidente del Consiglio non ignorava grandi linee proposte da V. E. circa sistemazione di Fiume. Nincich mi ha confermato quanto mi aveva già detto Nesich che cioè Governo jugoslavo ritiene trattato di Rapallo modificato abilmente per Fiume. Ha soggiunto però che proposta V. E. (di cui aveva avuto conoscenza a voce da Antonievich a Ginevra) gli sembrava inaccettabile specialmente per ciò che riguarda regime portuario Fiume. Mi ha detto inoltre che non sarebbe possibile presentare parlamento un accordo in cui l'unico compenso alla Jugoslavia contro annessione di Fiume all'Italia sarebbe rappresentato da Porto Baros e Delta che già le appartengono. Nincich non sembra attribuire soverchia importanza alla rettifica di frontiera.

In seguito agli argomenti da me addotti che credo superfluo ripetere e quasi a cancellare sgradevole impressione prodotta dalle sue dichiarazioni Nincich ha terminato col dirmi che malgrado tutto riteneva accordo possibile ed era sempre in attesa nuove proposte di V. E.

(l) Tel. n. 7558/391, trasmesso alle ore 21,30 del giorno l e pervenuto alle 3 del 2, non pubblicato, relativo alla notizia di cui nel testo.

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L'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, SUMMONTE, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. 717/396. Belgrado, 4 ottobre 1923, ore 21,10 (per. ore 7 del 5). Nel colloquio avuto ieri con Nincich attirai sua particolare attenzione sulla perniciosa attività di Zanella a Belgrado specialmente circa pressioni da lui esercitate sulla stampa personalmente o a mezzo di profughi fiumani, zaratini ed istriani. Gli dissi che tale attività rendeva difficile auspicato accordo e che il fatto che Zanella manteneva il suo corpo di polizia accasermato in territorio jugoslavo poteva essere interpretato come atto poco amichevole del Governo che ciò permetteva. Nincich mi promise che avrebbe senz'altro provveduto convenendo con me che Zanella rappresentava un ostacolo alla sua politica di accordo e di amicizia con l'Italia. Da quanto mi ha dichiarato oggi Nesich sembra che Nincich sia veramente intenzionato porre termine azione Zanella. Egli sarà diffidato e invitato allontanarsi al più presto da Belgrado nonchè procedere scioglimento suo corpo di polizia. Nesich mi ha detto inoltre che molti militari zanelliani sono pertinenti alle nuove provincie ed alcuni sono regnicoli altri sono fiumani ed altri croati. Pare che quest'ultimi verranno in massima parte assunti in servizio a Zagabria

in qualità di guardie municipali. Per i militari originari di Fiume e del Regno, Nesich mi ha pregato interessare R. Governo per facilitare loro rimpatrio.

22 -Documenti diplomatici • Serie VII · Vol. Il

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. s. 719/873. Londra, 4 ottobre 1923, ore 22 (per. ore 4,30 del 5).

Decifri Ella stessa.

Essendo tornati a Londra dopo lunga vacanza estiva i dirigenti della politica britannica ho avuto opportunità di riprendere con essi contatti diretti ed indiretti e ho potuto rendermi esatto conto del loro pensiero e del loro sentimento circa relazioni itala-britanniche come conseguenza del conflitto italagreco. Ho dovuto constatare che rapporti fra i due paesi che hanno subito una forte scossa sono tuttora in uno stato di forte turbamento.

Al Foreign Office come ho già segnalato a V. E. Curzon e Crowe hanno ripreso la Direzione degli affari e l'uno e l'altro (specialmente il secondo) sono tornati con disposizioni a noi favorevoli. Mi riservo riferire dettagliatamente in proposito a V. E.

Intanto debbo segnalare che essendomi recato al Foreign Office per avere scambio di idee e di informazioni sulla situazione interna della Germania e sulla questione riparazioni ho dovuto constatare un grande riserbo. Ho impressione che al Foreign Office si abbia l'idea che il R. Governo abbia avuto appoggio francese nella questione di Corfù prendendo qualche impegno circa riparazioni. In ogni caso ho dovuto constatare che la fiducia in noi è assai scossa.

Non ho creduto opportuno vedere Curzon subito dopo suo ritorno Londra per avere tempo accertarmi in via indiretta del suo preciso pensiero e dei suoi reali intendimenti. Mi propongo ora di avere con lui una franca conversazione onde giungere ad un chiarimento. Intanto continuo ad adoperarmi colla maggiore efficacia e con tutti i mezzi per cercare ricondurre i rapporti tra i due Paesi al loro stato normale.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA

T. GAB. RR. 305. Roma, 4 ottobre 1923. R. Ambasciatore Londra telegrafa: (riprodurre telegr. di coli. numero 7561/863

Riferendomi al suo tele~amma n. 985 del l luglio scorso (2) e malgrado persistenza opposizione francese nostra partecipazione Conferenza esperti per questione Tangeri, stimo necessario che V. E. compia efficaci passi presso Governo francese per indurlo accedere partecipazione di un esperto italiano alla Conferenza stessa. Per controbattere pretesa francese circa nostro obbligo di disinteressamento in base accordi Libia, converrà V. E. tenga presente che accordi

itala-francesi del 1902 e del 1912 sono di natura assolutamente generica. Nella dichiarazione del 28 ottobre 1912 è detto soltanto che i due Governi confermano loro mutua intenzione non apportare reciprocamente alcun ostacolo alla realizzazione di tutte le misure che giudicheranno opportune prendere rispettivamente in Libia e Marocco. Esplicite clausole convenzioni internazionali (art. 9 trattato franco-spagnolo 1904, art. l trattato Protettorato franco-marocchino 1912, art. 7 trattato franco-spagnuolo 1912) riconoscono e confermano invece situazione speciale di Tangeri. Questo stato di diritto fu sempre sostenuto dall'Italia che non ha mai mancato fare riserve ed opposizioni sia a Tangeri sia a Parigi ogni qual volta veniva tentato d'.infirmare il principio. È fuori di dubbio quindi che rimane integra nostra libertà di azione per quanto riguarda ristretto territorio di Tangeri e sua particolare situazione dal punto di vista dell'organizzazione amministrativa. Esclusa cosi pretesa che accordi itala-francesi ci obblighino ad accettare qualsiasi decisione venisse presa all'infuori di noi circa zona Tangeri, V. E. vorrà dichiarare a codesto Governo: l) che non è nostra intenzione di partecipare alle discussioni assumendo un atteggiamento contrario ai progetti ed alle tesi francesi su cui del resto non possiamo in nessun modo pronunziarci aprioristicamente non conoscendoli; 2) che desiderando partecipare quindi alla Conferenza senza preconcetti e senza tesi prestabilite, noi potremmo trovare punti di contatto con interessi francesi, ciò che faciliterebbe anzichè complicare come sembra che costì si tema, il buon risultato dei lavori della Conferenza; 3) che nel caso si persistesse ad escluderci noi saremmo costretti a formulare fin d'ora esplicite formali riserve per le decisioni prese al di fuori di noi, in quanto trattandosi di una questione mediterranea non possiamo per principio fare ammettere che ne sia esclusa l'Italia Grande Potenza prevalentemente mediterranea ed alla cui situazione ed ai cui interessi in quel mare il R. Governo intende gelosamente vegliare. Dovrebbe quindi essere da tutti riconosciuto più conveniente ammettere l'Italia a collaborare collo spirito più amichevole, come essa intende di fare, a tali decisioni, evitando il rischio di vederle poi compromesse dalla nostra opposizione.

In una conversazione del tutto privata e confidenziale che questo Incaricato d'Affari di Francia ha avuto oggi a questo Ministero gli è stato parlato genericamente nel senso di quanto precede ed egli si è mostrato particolarmente soddisfatto di sapere che l'Italia non andrebbe alla Conferenza p€r Tangeri con una sua tesi preconcetta e tanto meno col proposito di ostacolare interessi francesi.

V. E. a cui lascio la necessaria latitudine nella trattazione della questione, potrà vedere se per riuscire nel nostro scopo non sia anche conveniente di giungere con codesto Governo a qualche intesa preventiva che, pur rappresentando una sufficiente garanzia per il Governo francese non leda quelli che POSsano essere essenzialmente interessi dell'Italia.

(1)). (l) -Trasmesso alle ore 2,30 del giorno l e pervenuto alle 3 del 2, non pubblicato, relativo alla ripresa delle trattative anglo-francesi per la questione di Tangeri. (2) -Tel n. 5147/985, trasmesso alle ore 21 e pervenuto alle 24, non pubblicato, relativo alla opposizione francese alla partecipazione italiana alla conferenza per Tangeri.
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L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. 714/2305. Parigi, 4 ottobre 1923, ore 22,30 (per. ore 4,30 del 5).

Telegramma di V. E. Gabinetto 305 (1). Ho avuto oggi una prima lunghissima conversazione con Peretti il quale è in modo particolare incaricato della trattazione della questione di Tangeri.

Malgrado tutti gli argomenti suggeritimi da V. E. e quelli che ho creduto aggiungere a sostegno della nostra tesi egli è rimasto fermo sull'assunto che per l'accordo libico l'Italia si sia disinteressata in blocco del Marocco e per ciò anche di Tangeri che ne fa secondo lui parte integrante.

Peretti mi ha assicurato essere anche il pensiero di Poincaré che negoziò personalmente il trattato del 1912. Ho pregato Peretti di riferire al Presidente del Consiglio tutte le ragioni da me addotte a dimostrare la legittimità della nostra richiesta e la convenienza per la Francia di accoglierla.

Mi riservo di tornare ad insistere domani sull'argomento.

Non posso però nascondere a V. E. che prevedo una resistenza ostinata che temo mi sarà difficile vincere. Fino a questa sera Peretti non aveva ricevuto notizia da Charles-Roux della conversazione avuta ieri costì.

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L'ADDETTO NAVALE A LONDRA, BIANCHI, AL MINISTRO DELLA MARINA, THAON DI REVEL (USM)

L. 137. Londra, 4 ottobre 1923. Allorquanto avvenne il feroce massacro della Missione Italiana di Confine presso Janina e per tutto lo svolgimento delle pratiche ed azioni che succedettero a tale fatto, Londra era deserta ed anche i dirigenti del Governo erano assenti e non mi fu possibile allora avere contatto con persona alcuna che potesse darmi quakhe idea sulla situazione, di più di quelle che potevano sorgere in tutti dalle manifestazioni del Governo e dalle dichiarazioni della stampa, guardate nel suo complesso. Con la fine di settembre Londra ha cominciato a ripopolarsi e per quanto la questione dell'assassinio di Janina non sia più di attualità, pure ho potuto sentire voci di persone autorevoli che credo doveroso di riferire, unitamente al complesso di quanto io ebbi a fare in quella circostanza, specie nei miei contatti con l'Ammiragliato. Ancor prima di ricevere il telegramma dell'E. V. n. 33768 del 2 settembre, dietro ordine di S. E. l'Ambasciatore mi misi in contatto con l'Ammiragliato, per

conoscere, per quanto era possibile, le idee che predominavano presso quell'Alto dipartimento del Governo Britannico, ma ciò era ostacolato dall'assenza di Sir

Amery, Primo Lord, di Lord Beatty, Primo Lord del Mare e soprattutto dall'assenza di Sir Oswyn Murray, Segretario Generale dell'Ammiragliato, col quale gli Addetti Navali hanno l'unico mezzo di contatto con personale dirigente, e fu possibile soltanto intrattenermi con sostitutori di esso, i quali in tutto e per tutto erano reticenti, intralciati tra le loro idee personali e le idee che sapevano correre per la maggiore all'Ammiragliato stesso. La più alta autorità dell'Ammiragliato presente in sede, era il Vice Ammiraglio Sir Roger Keyes Deputy Chief of Naval Staff, che conosco da lungo tempo essendo stato Addetto Navale britannico a Roma nel 1907 e 1908 mentre io ero destinato all'Ufficio del Capo di Stato Maggiore della Marina, ma dolorosamente con lui non mi fu possibile avere contatto benchè domandassi una udienza. Egli sempre volle mostrarsi scevro di politica, ma invece egli è, insieme con Lord Beatty uno dei fautori e sostenitori della Grecia e dell'aiuto britannico alla Grecia. Da quanto mi dissero in seguito persone autorevoli l'appoggio alla Grecia non solo è determinato da idee dell'Ammiragliato di avere una vassalla in Mediterraneo più che un'alleata, ciò che ebbi a riferire in vari miei precedenti rapporti, ma anche da interessi dell'Alta Banca britannica che alla Grecia avrebbe avanzato capitali e apporto finanziario in genere, sicchè in complesso l'azione forte dell'Italia non poteva aver qui che ben poche simpatie e queste poche anche scosse dal fatto che la posizione dell'Inghilterra diventava difficile e scabrosa per sostenere

la Grecia.

Mi sarebbe ben difficile riferire dettagliatamente circa i miei incontri all'Ammiragliato, ciò sarebbe lungo ed anche poco interessante, mentre credo interessante riferire nel loro complesso le mie impressioni.

In massima, all'Ammiragliato, il delitto greco fu condannato, ma più che per il fatto in sè stesso, per le conseguenze che esso portava, e la forte e pronta nostra azione ha cagionato un senso di malessere e di disturbo ben appariscente. Come dissi non potrei riferire nulla di preciso di quanto i capi possono aver pensato e detto, ma quello che intesi da subalterni si può riassumere come appresso. La Grecia è colpevole, ma l'Italia ha agito troppo precipitatamente ed in modo da poter far nascere una nuova guerra, per questo non può l'Inghilterra essere solidale come vorrebbe essere con l'Italia, che pur è ancora alleata e per la quale ha tante simpatie. A mie osservazioni circa il fatto che precisamente l'indeciso atteggiamento britannico avrebbe potuto essere causa di guerra e che la guerra era sicuramente scongiurata da un'attitudine britannica decisa in favore dell'Italia, che pur sosteneva una causa santa di diritto e di decoro per sè stessa, ma anche per tutte le Nazioni civili, non potei avere risposte altro che per dirmi che ero parte troppo interessata per poter giudicare spassionatamente e senza preconcetti, al che io feci presente che neanche la Gran Bretagna era libera delle stesse cose che mi erano attribuite.

Come ebbi altre volte a riferire all'Ammira.gliato vi è, per quanto piccola

una corrente simpatizzante per l'Italia e che troverebbe che nel Mediterraneo

la politica britannica dovrebbe appoggiarsi all'Italia ed all'Italia solamente,

ma anche coloro che a questi ·sensi so essere ligi mi parvero influenzati dal tono

che veniva dall'alto, portati, forse dal timore che i loro punti di vista· potessero

essere danneggiati dalla nostra azione, a criticare la nostra azione ed a consi

derarla pericolosa per la pace.

Questo in succinto si, ma in via esatta, quanto riflette l'Ammiragliato. La stampa inglese, è ben noto a V. E. come, in massima, sia stata poco simpatizzante con noi, come abbia cercato, fortunatamente senza riuscirvi, di ·sollevare l'opinione pubblica britannica contro di noi, sia facendo balenare il pericolo di una nuova guerra, pericolo che ossessiona il popolo britannico, che credo contrario ad ogni guerra più che ogni altro popolo, sia mettendo in luce cattiva il bombardamento di Corfù e le sue conseguenze profittando in tutto dell'ignoranza di questo popolo per tutte le questioni che non riguardano l'Impero britannico e che non siano d'interesse immediato per l'Inghilterra. Precisamente per questo fatto fu lumeggiato che vi era un pericolo di guerra, che questo pericolo era stato creato dall'Italia con la nota alla Grecia e non già dalla Grecia col misfatto dei suoi stessi funzionari, portando quindi le simpatie più sulla Grecia che su di noi. Mi è stato detto, e da persona che credo in grado di saperlo, che la Grecia ha speso parecchio per avere qui stampa favorevole per poter sfuggire, col supporto di quella, alle sanzioni che erano state da noi richieste.

La Conferenza dei Premiers dell'Impero che ora si sta svolgendo, ma sulla quale da tempo i giornali chiamavano l'attenzione del pubblico, ha fatto dimenticare presto la crisi italo-greca, ma nel pubblico fu sentito che la crisi stessa si era svolta in modo sfavorevole all'Inghilterra e pertanto, in massima, qui evitano di parlarne ancora; ma non bisogna illudersi che qui vi sia troppa simpatia per noi e che il popolo inglese, nella grande massa, possa essere in grado di giudicare e l'operato del suo Governo ed il vero valore di questioni europee. Qui vive più che altrove l'egoismo nazionale ed individuale, il desiderio di asservire tutti alla loro volontà, di evitare ogni cosa che possa anche lontanamente disturbare il quieto vivere e quindi è facile rappresentare qui come disturbatori coloro che fanno rispettare il loro diritto e la loro dignità.

(l) Pubblicato al n. precedente.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA

T. GAB. 319. Roma, 7 ottobre 1923, ore 17,15. Suo telegramma Gabinetto segreto n. 873 (1). Decifri Ella stessa. In attesa ricevere notizie della sua conversazione con Curzon stimo utile

accertarle per sua opportuna norma che punto di vista italiano circa il problema delle riparazioni rimane invariato e che nessuna intesa o connessione ha avuto luogo con la Francia in occasione dell'incidente italo-greco.

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L'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, SUMMONTE, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. S. 730/400. Belgrado, 8 ottobre 1923, ore 20 (per. ore 23).

Stamane Nesich mi ha detto che ha letto telegramma con cui Antonievich annunziaya avere trasmesso per corriere promemoria contenente nuove pro

poste (l) di V. E. circa Fiume. Nesich mi ha assicurato che tali proposte saranno esaminate con spirito amichevole e sopratutto con desiderio di raggiungere accordo. Ha soggiunto che se proposte potranno essere in massima accolte, come si augurava, riteneva necessario incontro di V. E. con Pasich per conclusione definitiva accordo. Esprimendo suo personale avviso Nesich ha detto però che per raggiungere più facilmente e rapidamente risultato riteneva preferibile che invece di Pasich incontro avvenisse con Nincich munito pieni poteri dato che questo è di mentalità più aperta e conciliante.

(l) Pubblicato al n. 418.

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L'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, SUMMONTE, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

R. 4400/635. Belgrado, 8 ottobre 1923.

A diverse riprese una parte della stampa italiana, sia a proposito del conflitto italo-greco che della questione fiumana, ha pubblicato e pubblica nei riguardi del Governo SHS apprezzamenti che non solo non sono equi ma sovente sono contrari alla verità dei fatti.

Durante il conflitto italo-greco il contegno di questo Governo è stato molto corretto. Ignoro l'atteggiamento assunto dal Signor Nincich a Ginevra (egli probabilmente ha seguito la corrente a nor ostile) ma a Belgrado resistendo alle pressioni che venivano da Atene e non tenendo alcun conto della campagna italofoba della stampa, questo Governo si è mantenuto in una riservatezza che può definirsi amichevole a nostro riguardo. La dichiarazione fattami da Nesich (mio telegramma n. 333 del 6 settembre) (2), resa nota in questi circoli politici e g.iornalistici dallo stesso Governo, valse a calmare l'opinione pubblica e servì, sopra tutto, a far cadere le illusioni che forse erano nate ad Atene sulla solidarietà in caso di inasprimento del conflitto, del Governo jugoslavo.

Circa la questione fiumana non può mettersi in dubbio che, in questo ultimo periodo, l'atteggiamento del Governo SHS sia stato ugualmente corretto. Quando giunse a Belgrado la notizia della nomina del Generale Giardino a Governatore di Fiume l'opinione pubblica si eccitò a tal punto che sembrava di essere alla vigilia di una guerra. Dopo le notizie sensazionali ed i telegrammi affissi alle cantonate, nei pubblici ritrovi, nelle strade, in Parlamento si chiedeva a gran voce un atto energico del Governo o le dimissioni del Ministero. Il comunicato diramato subito (mio telegramma 364 del 18 settembre scorso) (3) che questo Ministro Aggiunto degli Affari Esteri fece telefonare a tutte le redazioni dei giornali ebbe un effetto prodigioso. E più tardi alla Scupcina, e con pubbliche dichiarazioni, tutti i membri del Governo fecero opera di vera pace giustificando la nomina del Generale Giardino. Continuando quindi a parlare di

< tergiversazioni :. o addirittura di < malafede :. i nostri giornali evidentemente esagerano ove si voglia specialmente considerare la situazione politica interna della Jugoslavia ed il fatto che questo Governo si dibatte fra difficoltà di ogni genere alla presa com'è con un'opposizione agguerrita che non gli lascia respiro.

(l) -Non pubblicate, in quanto sostanzialmente analoghe a quelle precedenti. (2) -Tel. n. 6838/333, trasmesso alle ore 21,40 del 6 e pervenuto alle 1,45 del 7, non pubblicato, relativo all'atteggiamento neutrale del governo iugoslavo nella vertenza italo-greca. (3) -Pubblicato al n. 377.
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IL MINISTRO A PRAGA, CHIARAMONTE BORDONARO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 7756/242. Praga, 9 ottobre 1923, ore 18,15 (per. ore 23).

Mio telegramma gab. n. 241 (1).

Dal Gabinetto del Ministro Affari Esteri mi telefonano che Benès, fuori città per la giornata, non potrà ricevermi prima di domani. Siccome ritengo indispensabile conferire con lui prima andare a Parigi potrei partire soltanto giovedì se sarà ancora necessario. Intanto rileggendo attentamente telegramma di d'Amelio comunicatomi col telegramma di V. E. n. 3498 (2) mi sembra allo stato delle cose tutto quel che si potrà ottenere sarà come giustamente propone d'Amelio che controllo venga esercitato in comune da Commissione Riparazioni e da Società Nazioni con modalità da stabilirsi. Questo è del resto anche punto di vista di Benès e sin da quando fui a Ginevra si parlò di una formula per la quale Commissione di Controllo emanante da Commissione delle Riparazioni fosse presieduta da Rappresentante Società delle Nazioni e viceversa. Io non vedo come ciò potrebbe ledere nostri interessi dal momento che è assolutamente escluso si possa fare senza Società delle Nazioni della cui collaborazione Inghilterra fa condizione sine qua non. Mi pare invece che insistendo in un atteggiamento troppo intransigente di opposizione al controllo della Società delle Nazioni non eviteremmo prestito come è progettato e confermeremmo impressione già esistente a Budapest e che è nostro supremo interesse di dissipare che sia stata l'Italia la sola Potenza che abbia ostacolato opera di risanamento di vitale importanza per l'Ungheria. Con ciò faremmo il gioco della Piccola Intesa che già tende ad attribuirsi sola il merito di tale opera e ci alieneremmo Governo e opinione pubblica ungherese. Questo risultato più che il Controllo Società delle Nazioni sarebbe a mio avviso contrario al nostro interesse.

Non crederei quindi andando a Parigi di poter consigliare altrimenti d'Amelio. Partirò giovedì sempre che non riceva prima altre istruzioni da V. E. nel caso decisione definitiva fosse già presa nel frattempo (3).

(l) -Tel. gab. n. 732/241, trasmesso alle ore 14,40 del giorno 9 e pervenuto alle 21,05, non pubblicato, relativo al viaggio di Chiaramonte Bordonaro a Parigi per la questione del prestito all'Ungheria. (2) -Trasmesso alle ore 23,45 del giorno 8, non pubblicato. (3) -Il telegramma fu trasmesso anche a D'Amelio a Parigi.
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L'AMBASCIATORE A MADRID, PAULUCCI DE' CALBOLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. S. RR. P. 742/233/74. Madrid, 10 ottobre 1923, ore 14 (per. ore 21,30). Decifri Ella stessa. Telegramma V. E. Gabinetto segreto 251 (1). Mi si è presentata opportunità in un colloquio avuto Presidente direttorio ieri sera di fare cenno delle idee di V. E. e del R. Governo sulla possibilità rioserrare vincoli dei due Paesi stabilendo una intesa d'ordine economico politico militare. Generale Primo De Rivera si mostrò entusiasta nei riguardi progetto che

interpreta, egli mi disse, suoi antichi intimi desideri. Ne riferirà oggi stesso al Sovrano e mi farà sapere quando dovrò tornare da lui per concreta risposta V. E.

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L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

R. 3988/1447. Parigi, 1 O ottobre 1923.

Nel recarmi a restituire al Nunzio Apostolico Mons. Cerretti, la visita che il medesimo mi aveva fatto alla R. Ambasciata il giorno innanzi, ho cercato di riassumere informazioni sulle principali questioni attualmente pendenti tra la S. Sede e il Governo francese.

Per ciò che concerne la questione delle Congregazioni religiose ed il loro ristabilimento in Francia, Mons. Cerretti mi ha riferito che, a tale riguardo, è stato raggiunto l'accordo tra il Vaticano e il Governo della Repubblica. Egli ha tuttavia insistito nel mettere in rilievo che se tale accordo è motivo, in genere, di compiacimento per la S. Sede in quanto sarà permesso a delle Congregazioni religiose di ristabilirsi in Francia, all'atto pratico però, esso si riduce in un atto particolarmente vantaggioso per la Francia: infatti esso non è generico, vale a dire per tutte le Congregazioni, ma soltanto per quelle che si propongono di preparare i giovani francesi all'esercizio delle missioni; e chi conosce quale mezzo di penetrazione politico-religioso finiscano per essere quest'ultime all'estero, può ben comprendere l'interesse che rappresenta per la Francia, che ha tutta una tradizione secolare di protettrice della cattolicità, il vedere ricostituiti sul suo territorio quei seminari da cui poi sortiranno i nuovi missionari francesi destinati a propagare la fede cattolica, pur conservando integra, sotto le spoglie sacerdotali, la razza, la cultura, la nazionalità francese.

Il Nunzio ritiene che il progetto delle Congregazioni, già approvato alla Camera, passerà a grandissima maggioranza al Senato, essendo i membri dell'alto consesso, convinti della bontà e necessità di esso.

A tale riguardo Mons. Cerretti mi ha ricordato un episodio che mostra quanto la Francia, colla sua politica abolitrice delle Congregazioni, abbia perso nel lontano e vicino Oriente.

Benedetto XV, volendo riordinare la gerarchia ecclesiastica in Giappone dove il cattolicesimo aveva ed ha fatto progressi notevolissimi, e volendo, pertanto, costituire tre nuove delegazioni apostoliche a cui andavano preposti tre arcivescovi, osservò con sorpresa, che l'abolizione delle Congregazioni in Francia, aveva portato, come conseguenza, una sì modesta offerta di reclutamento per le alte cariche -data la mancanza di un clero appositamente educato per le missioni -da dover essere costretto ad inviare in quell'Estremo Oriente, dove la Francia aveva importanti tradizioni di protettorato e numerose case religiose, dei prelati tedeschi, non senza preoccupazione del Governo francese.

Per ciò che concerne «Le associazioni culturali» il Nunzio mi ha partecipato che anche su tale argomento si è raggiunto l'accordo, essendo intervenuto uno scambio di lettere tra lui e l'On. Poincaré. Le lettere surriferite dovevano essere portate a conoscenza del Parlamento francese or è qualche tempo; ma la pubblicazione della lettera del Papa sulla situazione internazionale e le conseguenti ripercussioni d'indole politica che essa venne ad avere, fecero ritenere opportuno al Presidente Poincaré di soprassedere alla presentazione al Parlamento dei documenti scambiati; egli però si riserva di presentarli quanto prima ed il Nunzio ritiene che anche per ciò che attiene alle associazioni culturali si avrà l'approvazione del Parlamento francese.

Nella stessa conversazione, il Nunzio, sia pure in forma velata, mi ha manifestato la impressione che ha fatto e che fa l'abile politica del Governo italiano nei riguardi della S. Sede. Una grande parte del clero e dell'E;piscopato francese non vedono di buon occhio -per ragioni ovvie -la deferenza e l'ossequio mostrato dal Governo di V. E. verso la Sede Apostolica.

L'Episcopato francese ed una grande parte di questa opinione pubblica che è molto sensibile per tutto ciò che riguarda la influenza esercitata dalla Francia in Oriente ed in Estremo Oriente attraverso quelle che un tempo furono le sue fiorenti missioni, teme che con la lungimirante politica dell'attuale Gabinetto italiano, possa aversi una sostituzione della influenza politico-religiosa italiana a quella francese nei territori predetti. Anche il Temps alcuni giorni or sono, parlando della sostituzione dell'Ambasciatore Jonnart, faceva comprendere che prima di procedere alla nomina del nuovo Ambasciatore occorreva tener presenti le relazioni intercorrenti tra la cancelleria vaticana e alcune potenze estere. Il Nunzio, sul principio, credette che tale allusione, in un giornale che assai di frequente rispecchia le idee del Quai d'Orsay, potesse attribuirsi al Governo di Angora il quale non intende più servirsi come intermediaria, della Francia, per trattare con la S. Sede desiderando invece avere un rappresentante diplomatico accreditato presso il Vaticano. Viceversa, persona venuta da Roma e che era al caso di conoscere il pensiero della Segreteria di Stato di Sua Santità, avrebbe manifestato al Nunzio l'impressione che l'articolo del Temps faccia allusione all'Italia.

Debbo in ultimo, su tale argomento, permettermi di richiamare l'attenzione della E. V. sul fatto che, or è qualche tempo, l'« Associazione per la Propagazione della Fede» che aveva sede a Lione ed era sotto la presidenza del Cardinale Arcivescovo «pro-tempore » di quella città, è stata incorporata a Roma, nella Congregazione «De Propaganda Fide » che, quantunque abbia per Prefetto Generale il Cardinale Van Rossum, olandese, è però regolata e diretta da una Congregazione di Cardinali dove, pur figurando teoricamente come membri di essa anche dei Cardinali stranieri, in realtà, dato che questi ultimi non possono allontanarsi dalle loro sedi, viene ad essere diretta dai soli Cardinali italiani.

L'importanza e l'influenza di tale Congregazione che rappresenta -per così dire -il grande impero coloniale della Chiesa, non sarà certamente sfuggito all'attenzione dell'E. V. qualora per il tramite delle Missioni cattoliche italiane, siano esse affidate ai Francescani italiani di Terra Santa, o ai Salesiani

o ad altre istituzioni del genere, il Governo italiano volesse in Oriente, completare e perfezionare una penetrazione politico-religiosa che vide i suoi albori fin dall'epoca remota delle nostre gloriose repubbliche marinare.

(l) Pubblicato al n. 378.

428

L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. RR. 745/888. Londra, 11 ottobre 1923, ore 2,25 (per. ore 16,01). Decifri Ella stessa. Mio telegramma 873 (1). Ho avuto oggi colloquio con Curzon. Conversazione si è protratta per più di un'ora. Riferisco i punti principali e la conclusione. Curzon dopo aver rifatto storia del conflitto italo-greco e ricordato passo a passo quale era stato atteggiamento del Governo Britannico ha affermato avere impressione che in Italia e non solo presso grosso pubblico, non si era ben compreso e non si comprendeva ancora quale fosse stata la reale linea di condotta del Governo britannico. Ha aggiunto che in Italia non si era tenuto conto delle difficoltà in cui egli era venuto a trovarsi a causa delle note correnti di opinione pubblica preesistenti al conflitto italo-greco (Società Nazioni) e quelle altre determinatesi a conflitto aperto (bombardamento e vittime di Corfù). Mi ha fatto poi rilevare che il Foreign Office non ha come è noto nessun serio controllo sulla stampa e che in Italia si commise grande errore di attribuire ai Governanti linguaggio e propositi tenuti dai giornali. Ha assicurato nella maniera più formale che il Governo britannico sentendo tutto l'orrore per l'eccidio di Janina non aveva mai dimenticato nella sua condotta i sentimenti di amicizia verso l'Italia e che non era stato mosso da speciale simpatia o calcolo nei riguardi della Grecia. Gli erano riuscite perciò assai dolorose le manifestazioni italiane anti britanniche e gli attacchi mossi alla sua persona e alla sua politica. Ha soggiunto che essendo stampa opposizione ispirata alla affermazione della

stampa italiana per attaccarlo egli intendeva per ristabilire la verità pubblicare un libro bianco che i suoi colleghi del Gabinetto lo spingono a fare.

(1) Pubblicato al n. 418.

429

L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. RR. 745/889. Londra, 11 ottobre 1923, ore 2,25 (per. ore 16,01).

Telegramma di V. E. Gab. n. 319 (1).

Non ho mancato replicare opportunamente facendo rilevare tutto quello che da parte Britannica aveva maggiormente ferito sentimento italiano aggiungendo che neppure da parte inglese si era mostrato ·Comprendere azione italiana nè stampa si era dimostrata più moderata ed equanime di quella italiana. Ho detto poterlo assicurare che R. Governo era come quello Britannico assai dolente del perturbamento prodottosi nella opinione pubblica dei rispettivi paesi in seguito incidente Corfù aggiungendo che, come responsabile dei rapporti italainglesi e profondamente convinto della reciproca utilità di una cordiale amicizia fra i due Paesi non dovevo tralasciare nulla per ricondurre nostri rapporti allo stato normale ed anche possibilmente rafforzarli sempre più. Se egli (Curzon) aveva impressione che suo atteggiamento era stato frainteso e le sue buone intenzioni non ancora chiarite stava a me adoperarmi con tutte le mie forze perchè queste sue intenzioni venissero giustamente apprezzate; ma che per compiere questa azione di riavvicinamento bisognava non solo chiarire passato ma liquidare convenientemente questioni fra i due Paesi ancora insolute alle quali opinione pubblica italiana si interessa in modo particolare. Ho aggiunto che sicuramente il fatto che questioni Giubaland e del Dodecanneso trascinavansi ancora insolute aveva contribuito alle lamentate manifestazioni della stampa. Ho aggiunto poi che data situazione in Germania e riparazioni non solo

sempre aperte ma che stanno per entrare in una nuova fase, utilità di ristabilire fra i Gabinetti di Roma e Londra intimi e cordiali rapporti preesistenti al conflitto italo-greco non aveva bisogno essere dimostrato. Ho trovato modo confermare che per quanto riguardava appunto questioni riparazioni e Ruhr, questioni centrali di tutta situazione europea, Italia, oggi, come prima, era perfettamente libera e desiderosa continuare collaborare coll'Inghilterra.

430

L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. RR. 745/890. Londra, 11 ottobre 1923, ore 2,25 (per. ore 16,01).

Curzon che nel prolungarsi della discussione andava riprendendo tono amichevole finì col convenire su vari punti da me toccati.

Avendo io insistito vivamente sulla poca opportunità della pubblicazione di un libro bianco sul conflitto italo-greco che invece di chiudere la pubblica discussione nella stampa dei due paesi avrebbe potuto aprirne un'altra, Curzon

finì col mostrarsene convinto e mi disse che vi avrebbe rinunziato cercando di influire sui suoi colleghi di Gabinetto perchè recedessero da loro insistenze. Ha anche convenuto che era opportuno risolvere questioni Giubaland e Dodecanneso e che era pronto ad aprire una conversazione in proposito.

Siccome egli insisteva sul punto che da parte nostra non si era esattamente valutata sua attitudine durante incidente di Corfù ho creduto dovergli dire che era mia intenzione chiedere autorizzazione di venire a Roma per avere diretta e personale conversazione in proposito con V. E. Di essa avrei potuto anche profittare per comunicare suo desiderio discutere subito e risolvere questioni ancora aperte in dipendenza della guerra prendendo anche le opportune istruzioni in proposito.

Curzon ha mostrato di apprezzare molto questo mio-intendimento.

Da tutta la conversazione ho tratto impressione che riavvicinamento col Foreign Office per quanto riguarda perturbamento politico potrà essere raggiunto in tempo relativamente breve. Il difficile sarà invece risanare amor proprio offeso di Curzon il quale, come è noto, è estremamente sensibile agli apprezzamenti che stampa e uomini politici fanno dell'opera sua.

Mia venuta a Roma gli dà già una certa soddisfazione perchè spera che essa potrà contribuire a modificare giudizio di V. E. sulla sua politica. Si potrà poi trovare qualche altra manifestazione che valga calmare le sue suscettibilità.

Se V. E. ritiene effettivamente essere desiderabile che la crisi nei rapporti italo-inglesi venga definitivamente superata e si debba subito iniziare conversazione per le questioni pendenti mi permetto segnalare opportunità adoperare ogni influenza presso stampa perchè dell'Inghilterra si occupi il meno possibile e soprattutto fuori discussione la persona del Segretario di Stato per gli Affari Esteri.

Debbo in ultimo segnalare all'E. V. che alla fine del colloquio su riportato siamo ritornati in modo generico sulla questione riparazioni e della Ruhr parlandone colla stessa reciproca fiducia ed intimità di prima. Constdero tale atteggiamento assunto da Curzon alla fine della conversazione come sintomo assai favorevole. Continuo intanto mia opera di chiarimento presso circoli politici di stampa e resto in attesa di essere autorizzato da V. E. venire Roma.

(l) Pubblicato al n. 422.

431

IL MINISTRO A VIENNA, ORSINI BARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 7819/670. Vienna, 12 ottobre 1923, ore 11 (per. ore 12,40).

Incontro Stresemann Seipel annunciato imminente rinviato tempo indeterminato seguito condizioni attuali Germania. Corrispondente romano Neue Freie Presse assicura giunto Roma corrispondente Deutsch Volkischer Beobachter Luedecke Plenipotenziario Hitler presso fascismo e Governo italiano; costui avrebbe avuto contatti personalità fasciste tentato finora invano conferire Mussolini suo scopo sarebbe ottenere appoggio fascista prossima marcia Hitler Berlino dando assicurazioni circa riconoscimento confine Italia Brennero.

432

L'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, SUMMONTE, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. s. 761/410. Belgrado, 12 ottobre 1923, ore 21 (per. ore 23,30).

Pasich ha ·ricevuto oggi Generale Bodrero intrattE'nendolo oltre un'ora.

Il Presidente ha cominciato col dichiarargli che era molto partigiano di una

intesa con l'Italia e che sarà lieto incontrarsi con V. E.: « Metteremo insieme la

mia vecchiaia e la sua gioventù » ha detto testualmente Pasich: « Per compiere

opera durevole nell'interesse due Paesi le proposte Mussolini mi sembrano tali

che potremo intel'lderci ».

Essendogli stàto osservato che occorrerebbe venire a rapide conclusioni, Pasich ha risposto poteri Governo essendo limitati egli è costretto prendere contatto uomini più in vista del Parlamento cosa imoos:>ibile ora che sessione è chiusa ed essi sono assenti da Belgrado. Ha soggiunto che fra quindici giorni si delineerà situazione parlamentare ed egli potrà essere in grado proporre commissione problema. Abbiamo in seguito visto Nincich il quale si è mostrato meno riservato di ieri. Egli ci ha detto che con mia piena soddisfazione esaminerà ancora con calma progetto insieme Presidente e ci ha fissato colloquio per domenica. Abbiamo poi interessato Nesich che ci ha promesso avrebbe usato tutta la sua influenza verso Pasich allo scopo deciderlo a pronunciarsi subito. Avendo Re Alessandro espresso desiderio essere messo al corrente giornalmente andamento trattative Bodrero lo informerà stasera, chiedendogli di far nuove pressioni su Pasich e Nincich.

433

L'AMBASCIATORE A MADRID, PAULUCCI DE' CALBOLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. S. 801/236/77. Madrid, 12 ottobre 1923.

Decifri Ella stessa.

Seguito al mio telegramma del 10 corrente Gabinetto n. 74 (1).

Il Presidente, che ha visto ieri il Re, dopo avermi incaricato di esprimere ancora una volta a V. E. i suoi ringraziamenti per l'attestato di simpatia personale e politica a lui tanto gradito, ha voluto darmi per iscritto la sua risposta alle aperture da me fattegli, concretandole nei termini seguenti:

«Trovo che la somiglianza e orientazione dei propositi dei due Governi, de· cisi entrambi a mantenere i loro Paesi in un ambiente di moralità austera e d'ordine severo, facilitano un accordo in tutti i sensi, incluso l'economico, rispetto al quale abbiamo il più gran desiderio di fare un trattato utile alla produzione dei due Paesi, trattato che dovrebbe possibilmente essere concluso prima del viaggio di S. M. a Roma.

Corrisponde sinceramente al desiderio del Governo Spagnuolo quello espresso

dal Governo italiano di studiare, cioè, col miglior animo una intesa d'ordine

politico-militare che rinforzi l'unione e l'amicizia dei due Paesi mediterranei».

Avendogli io chiesto ieri l'altro quale fosse il punto di vista attuale spa

gnuolo nella questione di Tangeri, alla quale so che tanto si interessa il R. Go

verno, il Presidente risponde pure per iscritto ·colla dichiarazione che segue:

« Non essendo stata presa in considerazione la nostra proposta di includere

Tangeri nella zona del protettorato spagnuolo, il nostro punto di vista attuale

non può essere che quello di caratterizzare il suo regime con le maggiori garan

zie internazionali. E a tal effetto non vi sono difficoltà da parte della Spagna

all'intervento di popoli amici ed interessati al problema dello stretto».

Il Generale mi ha infine pregato di « esprimere al Re ed al suo Primo Mi

nistro i sentimenti di ammirazione che ispira al popolo spagnuolo l'opera del

gran popolo italiano durante la guerra, la sua ricostruzione ed ingrandimento

attuale».

L'udienza di S. M., causa la festa, è stata rimessa a domani. Se V. E. avesse

istruzioni da darmi al riguardo, pregola telegrafarmi d'urgenza.

(l) Pubblicato al n. 426.

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IL MINISTRO AD ATENE, MONTAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

R. R. 3020/408. Atene, 12 ottobre 1923. È noto a V. E. quali siano stati i nostri rapporti con questo Governo da circa un anno.

Dopo l'assassinio camuffato di legalità dei sei Ministri Costantiniani, premeditatamente voluto e consumato -malgrado i consigli ed i moniti della

R. Legazione e della Legazione britannica -nel novembre 1922 dalla sedicente rivoluzione imbastita, istigata e condotta da Venizelos, sebbene lontano, per passione politica e vendetta personale, senza che da parte nostra si giungesse ad una vera e propria rottura delle relazioni diplomatiche, si entrò in una fase di acuta tensione che esiste tuttavia.

Gli uomini del Governo rivoluzionario nulla hanno fatto perchè essa si attenuasse. Intossicati dal veleno italofobo venizelista -more solito -hanno continuato a fare sfoggio di acrimonie e di sabotaggio rendendo sterile ogni trattativa per la risoluzione di qualsiasi affare di nostro interesse, anche se di modesta importanza.

Il linguaggio della stampa governativa ispirata e guidata a tale atteggiamento non ha mai cessato di aizzare l'opinione pubblica contro l'Italia rappresentandola, con interminabili menzogne ed ingiurie, come la nemica giurata della Grecia.

Il nostro atteggiamento benevolo e sempre efficace -come ad esempio nel grave dissidio per le riparazioni reclamate dalla Turchia -a Losanna a favore della Grecia non è valso neppure a menomamente attenuare tale astio. Venizelos, testimone diretto di tutto ciò, da lontano, falsava subdolamente la verità, facendo rappresentare dalla stampa greca che teneva colà i propri rappresentanti a sua completa disposizione, che tutto il merito era dell'Inghilterra e della Francia mentre l'Italia alla Conferenza della pacf', orientale, come nella Commissione per la delimitazione della frontiera albanese, continuava in modo ostile, ad avversare le aspirazioni e gli interessi ellenici.

Un simulacro di tentativo di riavvicinamento all'Italia si ebbe nel giugno

u. s. da parte del Ministro degli Affari Esteri Alexandris allorchè chiese ed ottenne di abboccarsi coll'E. V. a Roma. Non è un segreto ,che l'astuto politicante greco non agì d'accordo con Venizelos eppoi risultò chiaramente che quegli agì di propria iniziativa e solo per egoistici interessi personali e con speciali mire di politica interna.

Il R. Governo edotto della tresca non mancò di mettere le cose a posto.

Segui in Grecia -dopo una brevissima ed insignificante « détente » una .recrudescenza di Halofobia che si insinuava intensamente dal Governo e dalla sua stampa ad ogni ordine di autorità ed a quegli aggruppamenti di cittadini che, pur non costituendo la maggioranza del paese, ne sono la parte che è riuscita ad imporsi all'ombra del così detto regime rivoluzionario.

Da dove traevasi lo spirito per tanta temerità?

Dalla convinzione abilmente insinuata dai nostri ex alleati e largamente sfruttata da questi circoli dirigenti, che la Grecia poteva sempre contare sulle simpatie e l'appoggio dell'Inghilterra ed in ispecie della Francia.

Credo che abbiamo oramai abbastanza prove per ritenere che tale stato di cose contribui a creare quell'atmosfera velenosa ,che, in una certa misura ebbe indirettamente a determinare l'orribile eccidio della nostra delegazione in Epiro. Ad ogni modo non v'ha dubbio che quell'atmosfera esisteva in Epiro, in Atene, in tutte le regioni della Grecia ove il regime rivoluzionario-venizelista esercitò la sua influenza ed è riuscito a far prevalere i suoi principii ed i suoi metodi criminosi.

La lezione inflitta dall'Italia al recalci:trante Governo di Gonatas per l'assassinio politico dei nostri bravi ufficiali, consumato in Grecia e da Greci, è stata forte e bene assestata. In qualunque altro paese del mondo il Governo responsabile, almeno delle conseguenze onerose per la ·nazione, di un simile misfatto, avrebbe dovuto abbandonare il potere.

Invece qui non solo vi è rimasto, ma certamente, dal punto di vista delle ripercussioni dei rapporti internazionali sulla situazione politica interna, esso si è rinforzato.

Si sa come esso Governo sia riuscito a cambiare le carte in mano sotto gli occhi di tutto il mondo col pretesto del bombardamento di Corfù e come esso abbia trovato da tante parti facili e spesso subdoli sostenitori della sua tesi nel nome di una moralità internazionale tendente a porre in oblio sotto l'ipocrita svisamento di incidenti secondarii, il fallo criminoso, che non sarà mai abbastanza riparato ed emendato.

Ancora più che ciò il contegno della Francia -purtroppo non così lealmente e generalmente solidale con noi come vorrebbero far credere certe apparenze -e dell'Inghilterra, fattasi apertamente paladina premurosa di quello stesso Governo con cui affetta di essere in rotta.

Tali circostanze, in questa occasione, hanno più che mai incoraggiato la vecchia convinzione iniettata con pertinacia instancabile dal venizelismo e fornito agli attuali governanti un appoggio formidabile per consumare appieno la loro opera scaltra e tenace di mistificazione e di avvelenamento dell'opinione pubblica verso l'Italia, imprimendo alla vertenza il carattere di una questione di onore nazionale.

Oggimai qui la generalità è persuasa che il delitto fu commesso da albanesi e che l'Italia ha compiuto atto di violenza che è stato contenuto nelle sue dimensioni dal minaccioso (?) veto dell'Inghilterra e dal contegno simpatizzante della Francia. L'una e l'altra sempre vere protettrici della Grecia.

È d'altra parte certo ·che qui si sia avuto una chiara sensazione della forza dell"Ttalia e del suo prestigio di Grande Potenza in quanto, malgrado l'appoggio anglo-francese, essa è comunque riuscita ad ottenere soddisfazioni e riparazioni. Tuttavia se tale sensazione serve di monito a questo Governo ed ai circoli dirigenti rendendoli guardinghi dal commettere atti palesemente ostili all'Italia, non è men vero che il veleno seminato e che si continua a seminare reca i suoi effetti, quali quelli di una ostinata e più forte resistenza passiva nell'ambito dei rapporti ufficiali e di una antipatia e di un risentimento generale verso di noi.

È errato il ritenere che l'insolente orgoglio e l'astio dei quali erano anche da prima imbevuti a nostro riguardo i proseliti del venizelismo, siano stati rintuzzati. E mi è doveroso far presente che ancora per qualche tempo e sinchè essi terranno il potere in mano la nostra situazione in Grecia nel campo degli interessi politici ed economici attraversa una crisi acuta, che ha la sua immediata ripercussione nella trattazione di ogni specie di affari.

Dal .canto mio però ho sempre ritenuto che non vi sia situazione nei rapporti internazionali, per quanto delicata e sgradevole, che non sia emendabile nel senso ·che si ritiene conveniente per il proprio paese.

L'opera, come mi riservo di tratteggiare in un prossimo rapporto, è attuabile nel caso della Grecia. Essa sarà tanto meno difficile ad un Governo illuminato e fermo come quello che regge ora i destini d'Italia.

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L'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, SUMMONTE, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. S. 765/413. Belgrado, 13 ottobre 1923, ore 23 (per. ore 5 del 14). Ho visto stamane Ministro degli Affari Esteri aggiunto il quale mi ha detto essere sicuro che arriveremo rapidamente accordo. Gavrilovitch è rimasto molto soddisfatto smentita riunione Roma (di cui si era qui già avuto notizie) nostri Rappresentanti ·con quelli Turchia Bulgaria Albania. Mi sono intrattenuto più tardi con Nesich al quale ho comunicato telegramma di V. E. n. 331 (l) circa scuole slovene. Egli mi ha pregato di ringraziare V. E. promettendomi che ne

avrebbe informato il Presidente e Nincich con i quali deve oggi riunirsi per continuare esame proposte accordo Fiume. Alla Riunione interverrà anche Pre

23 -Documenti diplomatici -Serie VII -VoL Il

sidente Pasich, Jovanovich Ministro di Grazia e Giustizia Perich con i quali mi sono brevemente intrattenuto. Dal canto suo Generale Bodrero continua sua azione presso Sovrano. Domani vedrò Nincich ed al colloquio assisterà anche Bodrero.

È indubbio che si è fatto un notevole passo innanzi ove si consideri che Pasich per la prima volta ha ammesso revisione e modifica Trattato di Rapallo e che l'idea dell'annessione di Fiume all'Italia (che fino poche settimane addietro sembrava inconcepibile) è oramai presa in considerazione-.

Poichè sembra che veramente questione Fiumana sia questa volta alla vigilia di una soluzione mi permetto insistere presso V. E. affinchè nostra stampa non comprometta trattative in corso con pubblicazioni tendenziose o affrettate e che anche nel riportare notizie provvedimenti Governatore Fiume usi massima circospezione.

Telegraferò domani esito colloquio Nincich.

(l) Trasmesso il giorno 13, non pubblicato.

436

L'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, SUMMONTE, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. s. 772/414. Belgrado, 15 ottobre 1923, ore 15 (per. ore 17,35).

Per la prima volta Nincich mi ha parlato in termini espliciti necessità incontro V. E. con Pasich appena sarà raggiunto accordo di massima su controproposte che comunico con telegramma recante numero seguente (1).

Per mia norma di linguaggio prego telegrafarmi se progettato convegno rientri nell'ordine di V. E. e nel caso affermativo località dove dovrebbe tenersi.

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L'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, SUMMONTE, AL SEGRETARIO GENERALE DEGLI ESTERI, CONTARINI

T. GAB. s. P. 826/420. Belgrado, 18 ottobre 1923, ore 19,30 (per. ore 23,50). Nincich prega, a mio mezzo, V. E. comunicare ad Antonievich di non far mai allusioni nei suoi telegrammi a Belgrado alla piccola parte del patto di amicizia su cui occorre mantenere il segreto più assoluto. Mi ha detto che nemmeno suoi segretari ed i decifratori addetti al suo Gabinetto, per quanto siano persone di fiducia, debbono essere al corrente della cosa. Ha soggiunto che qualora Antonievich avesse qualche comunicazione da fare su tale argomento dovrà servirsi esclusivamente di corriere speciale o del

nostro corriere di Gabinetto. Circa patto stesso Nincich mi ha detto esso potrà essere esaminato dai due Presidenti nel progettato incontro.

(l) Non pubblicato.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA

T. 3607. Roma, 18 ottobre 1923, ore 24.

Suoi telegrammi 2372 e 2377 (1).

V. E. vorrà esprimere verbalmente a Poincaré tutto il rincrescimento del Governo italiano per l'ostinata intransigenza francese nel rifiutare nostra partecipazione alla Conferenza per Tangeri, insistendo nella nostra ri·chiesta. Per quanto riguarda interpretazione dichiarazione 1912 argomenti validissimi in sostegno nostra tesi sono stati già comunicati a V. E. col mio telegramma Gabinetto n. 305 (2). Chiarisco ad ogni buon fine che nella dichiarazione 1912 si stabilisce nostro impegno non porre ostacoli alla « realizzazione di tutte le misure che Francia giudicherà opportuno di emanare (édicter) al Marocco». Ora è evidente che nella Conferenza a tre non si tratterà di misure che Francia potrebbe emanare unilateralmente al Marocco, ma invece di provvedimenti che dovrebbero essere presi solo per Tangeri d'accordo fra i tre Stati partecipanti alla Conferenza stessa per essere poi sottoposti all'approvazione delle altre potenze firmatarie dell'atto di Algesiras fra cui l'Italia. È più che chiaro quindi che la dichiarazione del 1912 non solo non preclude il nostro diritto di partecipare alla Conferenza, ma ci lascia perfettamente liberi di approvare o meno le decisioni che venissero prese fra i due Stati. Il nostro obbligo è soltanto limitato a non opporci ad eventuali misure prese unilateralmente dalla Francia al Marocco e non a Tangeri.

Circa poi l'obiezione di Poincaré che l'ammissione dell'Italia provocherebbe domande di ammissione da parte di altre Potenze V. E. ha già risposto che per questi riguardi la situazione dell'Italia non può avere riscontro con altre, specialmente dopo la guerra. V. E. ha pure giustamente spiegato che gli altri Stati che eventualmente chiedessero di partecipare alla Conferenza non avrebbero gli stessi titoli dell'Italia, che è la sola grande potenza mediterranea oltre quelle che già partecipano alla Conferenza stessa.

V. E. potrà aggiungere a Poincaré che l'Italia ha poi, oltre tutto il diritto di attendersi che gli alleati e specialmente la Francia tengano nel debito conto la situazione del nostro Paese nell'alleanza e la sua partecipazione nella guerra comune.

Quanto alla ·comunicazione inglese e spagnuola circa l'ammissione dei soli rappresentanti dei tre Governi, ella deve far rilevare a Poincaré che da parte nostra abbiamo voluto agire colla massima correttezza, non facendo anche a Londra e Madrid quei passi che facevamo a Parigi appunto perchè consideravamo il Governo Francese il più direttamente interessato nella questione della nostra partecipazione alla conferenza e volevamo evitare di essere in disaccordo con lui. Eravamo e siamo sicuri che superate le obiezioni francesi gli altri go

verni non avrebbero potuto sollevarne di sostanziali per parte loro. V. E. vorrà quindi insistere nell'esprimere il nostro rammarico nel vederci infondatamente ostacolati dalla sola Francia in una questione in c-:.1i i nostri interessi avrebbero potuto benissimo concordare. Trattasi di una questione collegata colla situazione generale, perchè siamo sicuri che la nostra esclusione impressionerà molto male l'opinione pubblica italiana e sarà abilmente sfruttata da tutti gli oppositori dell'intesa italo-francese. Ella farà marcatamente rilevare a Poincaré che il Governo italiano ha fatto quanto era in lui e con la migliore buona volontà per evitare che una questione, la cui importanza è più formale che sostanziale, dovesse dare origine a turbamenti nei rapporti fra i due paesi, specie in un momento in cui ·con mia soddisfazione essi erano orientati in una atmosfera di cordialità sincera. A lui quindi spetta la responsabilità delle conseguenze che indubbiamente ne verranno.

V. E. trarrà dai miei telegrammi sulla questione gli opportuni elementi per la formulazione delle riserve scritte intendendosi con d'Amelio per la parte giuridica. In sostanza la nota dovrà constare di due parti, una di protesta per l'esclusione dell'Italia dalla Conferenza, l'altra contenente le più ampie riserve circa l'accettazione o meno da parte nostra delle decisioni prese dai tre Stati all'infuori di noi e la conseguente libertà d'azione che ne può derivare per il Governo Italiano.

Prego a suo tempo telegrafarmene testo per analoga comunicazione da farsi a Londra e Madrid (1).

(l) -Tell. nn. 7931/2372 e 7935/2377, trasmessi rispettivamente alle ore 14,30 e alle 22,10 del giorno 17, pervenuti alle ore 21,30 del 17 e 1,30 del 18, non pubblicati, relativi al rifiuto opposto dal governo francese alla partecipazione dell'Italia alla conferenza di Tangeri. (2) -Pubblicato al n. 419.
439

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, SUMMONTE

'1'. GAB. 340. Roma, 19 ottobre 1923, ore 24.

In occasione battesimo Principe ereditario prego V. S. esprimere a S. M. il Re Alessandro ed alla Real Corte le più vive e calorose felicitazioni mie e del

R. Governo nella forma che V. S. riterrà più conveniente non esclusa anche la consegna di un testo di telegramma a mia firma.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, A VITTORIO EMANUELE III, A RACCONIGI

T. GAB. 341. Roma, 19 ottobre 1923, ore 24. Come V. M. sa domenica 21 corrente avrà luogo a Belgrado con grande solennità battesimo Principe Ereditario.

In ·considerazione atteggiamento favorevole nei riguardi dell'Italia dimostrato da S. M. il Re Alessandro •specie in questo ultimo periodo in occasione

delle trattative tuttora in corso per definire questione Fiume secondo desideri Governo Italiano stimerei conveniente che V. M. qualora nulla abbia in contrario, facesse pervenire direttamente al Re Alessandro un telegramma di felicitazioni ed auguri.

(l) II telegramma fu trasmesso anche a Londra e Madrid.

441

IL GOVERNATORE MILITARE DI FIUME, GIARDINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

L. P. Fiume, 19 ottobre 1923.

Approfitto della venuta a Roma del mio ufficiale d'ordinanza per esprimerle alcune mie impressioni, di natura riservatissima e personale, sulle condizioni di Fiume.

l) Oggi, è impossibile pensare qui alla eventualità di qualsiasi forma di espressione di volontà dei fiumani. Sarebbe a noi contraria, quasi in pieno. Perciò, non ammetto elezioni, neppure di carattere economico.

2) Lo spirito pubblico sente il beneficio della giustizia e della imparzialità dell'attuale gove.rno assoluto; e lo dice. Ma occorrerà forse un anno di tale indirizzo (da chiunque tenuto) perchè si possa sperarne un efficace effetto su una votazione nell'urna, nei limiti che dirò.

3) Non vedo ancora alcuna possibilità che tranquillità, disciplina, lavoro, e magari agiatezza, possano modifi·care la intransigenza universale circa la cessione del Delta e di porto Barros. Questo mucchio di sabbia sciolta, che è Fiume, diventa un blocco di cemento soltanto su questa questione.

4) Nella eventualità che gli accordi portino a quella cessione (sia pure col correttivo del consorzio od altro), inalberare la bandiera jugoslava sul Delta sarà affare assai brusco e probabilmente sanguinoso. Io sto ora (che mi sono messi in mano i congegni idonei, fra cui il domicilio coatto, la ammonizione e la sorveglianza speciale) per tentare il disarmo. Ma che riesca radicale, sia pure con ogni mezzo perseguito, ho dubbio. Se mai, occorrerà dunque essere avvertito in tempo, prima che la notizia comunque trapeli; concentrare improvvisamente forze; occupare militarmente il Delta da cedere, e la città da tener a freno, ecc. Sarà missione assai dolorosa; e l'anima di Fiume italiana ne uscirà infranta.

5) Per attenuare tutto ciò, occorre dare rapidissimamente un po' di benessere effettivo: i due caccia non daranno effettivo lavoro che .in marzo; Whitehead, urgentissima e con le palesi garanzie sicure delle quali ho scritto a V. E. nell'altra mia lettera (l); delle concessioni doganali per il piccolo commercio, concordate col Comm. Troise delle Finanze, non so più nulla. Anche con tutto ciò, la mia impressione è che un voto, fra qualche tempo e non breve, come ho detto, sarebbe imprudente ammettere per l'annessione; al massimo, per una autonomia con protettorato.

6) Resta dunque l'annessione od il protettorato, d'autorità, con le accennate precauzioni per porto Barros, e con la successiva cura ricostituente. L'ab

bandono significherebbe l'espulsione da Fiume di tutti coloro che si sono dati a noi e che abbiamo incoraggiati: qui non potrebbero più vivere, assolutamente. Significherebbe Fiume inghiottita da ,croati, sloveni, ecc., perchè incapace oramai di reggersi da sè politicamente ed economicamente. Significherebbe una reale concorrenza a Trieste (che non capisce niente, e si inalbera contro i provvedimenti che possono attrarre Fiume a noi).

7) La vita di Fiume può essere assicurata perff'ttamente anche senza la ferrovia jugoslava e su ciò, se V. E. crede, potrò anche dirle le ragioni del mio pensiero.

(l) Non rinvenuta.

442

L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 7992/2392. Parigi, 20 ottobre 1923, ore 22,10 (per. ore 4 del 21). Ho veduto stamane Poincaré col quale mi sono intrattenuto cil'ca un'ora sull'argomento della nostra partecipazione all'elaborazione dello Statuto di Tangeri. Poincaré mi ha detto che egli era dolente di non poter accogliere il nostro desiderio. Benchè come negoziatore dell'accordo del 1912 insieme all'On. Tittoni fosse convinto che con l'accordo stesso noi ci fo3Simo disinteressati anche di Tangeri ,egli per un sentimento di amicizia verso V. E. e verso l'Italia avrebbe consentito a che noi prendessimo parte alla conversazione se non avesse la certezza che la nostra ammissione avrebbe avuto per conseguenza immediata la domanda degli Stati Uniti di parteciparvi. Gli Stati Uniti fin dal 1902 avevano sempre affacciate particolari pretese nel Marocco ed anche l'anno scorso erano stati essi soli ad opporsi all'aggiudicazione del Porto di Tangeri. La Missione americana poi faceva un'attivissima propaganda fra gli indigeni alla quale [sic] il Governo francese non era che con grande difficoltà che era riuscito finora a tenerli lontani dalle conversazioni che da 13 anni avevano luogo fra la Spagna, Inghilterra e Francia; se America fosse intervenuta proprio nel momento in cui si sperava di raggiungere un'intesa di massima fra le tre potenze la probabilità di un accordo sarebbe probabilmente sfumata. Egli mi incaricava di pregare caldamente V. E. di non insistere nel desiderio espresso facendo presente che non trattavasi di una conferenza ma di una conversazione fra esperti che incominciata a Londra veniva continuata a Parigi, e che l'intesa nella quale si sarebbe probabilmente terminata, aveva carattere puramente provvisorio dovendo previamente essere sottoposta alle altre potenze e più propriamente all'Italia e agli Stati Uniti. L'eventuale accordo non sarebbe stato quello che la Francia aveva desiderato non nascondendosi egli che l'aspirazione francese sarebbe stata di far riconoscere Tangeri sotto la letterale sovranità del Sultano come il resto del territorio marocchino. Si sarebbe invece venuti ad un riconoscimento formale della sovranità del Sultano mentre Municipalità di Tangeri sarebbe rimasta internazionale. Nè egli aveva dimenticato di tener presenti gli interessi italiani in questa municipalità poichè l'Italia avrebbe avuto il suo rappresentante.

Poincaré ha terminato dicendo che sarebbe ritenuto come un atto veramente amichevole da parte di V. E. se Ella avesse accolte queste sue dichiarazioni ed osservazioni assicurandomi che gli ulteriori desideri dell'Italia quando le sarà sottomesso l'accordo provvisorio, sarebbero stati considerati colla più grande deferenza.

Se mi limito in questo telegramma a riferire a V. E. soprattutto le parole di Poincaré voglia V. E. però essere sicuro che da parte mia non ho tralasciato di far valere tutti gli argomenti a sostegno della nostra tesi riassunti anche nel progetto di nota che in obbedienza alle istruzioni impartitemi ho progettato e comunicato col mio telegramma n. 2390 (1).

Confermo che la riunione è rinviata al 27 corrente oer indisposizione dell'esperto spagnolo.

443

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE BOSDARI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 8004/360. Berlino, 21 ottobre 1923, ore 15,15 (per. ore 17,30).

Notizie qui pervenute dalla Baviera per quanto in se stesse ed in apparenza grav1ssime vengono però in genere accolte qui con relativa calma. Si ha generale impressione dissidio fra Reich e Baviera non sia molto profondo forse facilmente sanabile ed in ogni caso attitudine del Sig. Kahr giova forse più che non nuoccia ai due principali intenti che oggi incombono al Governo germanico, ossia, da una parte opporre qualche forza morale politica alla intransigenza insolente di Poincaré e dall'altra menare a buon iìne lotta contro Comunismo sassone il che sembrerebbe ben avviato. Forse nella situazione economica del Reich, questa funzione nazionale e conservatrice, più opportuna che in altro stato e più che dal Governo centrale stesso assunta dalla Baviera, per quanto presente attitudine di questa possa far gridare alla dissoluzione ed allo sfacelo, in ultima analisi potrà giovare agli interessi generali dell'idea germanica.

444

L'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, SUMMONTE, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. P. C. 866/4761/810. Belgrado, 22 ottobre 1923 (per. il 4 novembre).

Ieri sera, a Corte, questo Ministro del Belgio, Signor Delcoigne, si rivolse a me, che gli ero accanto, ed a voce bassa brindò « aux désagréments entre l'Italie et la Jougoslavie qui sont pour nous -disse testualmente-très agréables ».

Malgrado il tono amichevole e scherzoso ed il fatto che furono pronunciate quasi al mio orecchio, tali parole rispecchiano fedelmente lo stato d'animo della maggioranza dei rappresentanti esteri qui accreditati ed avvalorano quanto è ormai noto: che amici e nemici traggono profitto dalle nostre divergenze con la Jugoslavia.

non pubblicato.

Ebbi occasione di incontrare, pochi momenti dopo, il Signor Nincich e ràmmentando che egli in diverse circostanze mi aveva dichiarato che l'Italia e la Jugoslavia con le loro querimonie fanno il giuoco degli altri -gli raccontai (senza fare il nome) quanto mi aveva detto il Ministro del Belgio. Il Signor Nincich non si mostrò sorpreso oltre misura, anzi mi disse che questo episodio confermava quanto da tempo mi andava ripetendo. Aggiunse che il completo accordo tra i due Stati specialmente sulla questione fiumana -che sperava fosse presto raggiunto -avrebbe meravigliato e forse contrariato l'Europa.

(l) Tel. n. 7994/2390, trasmesso alle ore 22,10 del giorno 20 e pervenuto alle 4 del 21.

445

IL CAPO GABINETTO DI MUSSOLINI, BARONE RUSSO, AL SEGRETARIO GENERALE DEGLI ESTERI, CONTARINI

T. GAB. P. R. 806/1. Grosseto (1), 23 ottobre 1923 (per. ore 22,30).

Presidente non intende spedire telegramma (2) progettato per questione Tangeri, eh~ considera inutile ripiegamento. Egli è convinto che, simile, se non migliore risultato, si potrà raggiungere insistendo nella linea intransigente. Desidera quindi che Romano Avezzana si limiti puramente e semplicemente a presentare nota ufficiale concordata (3). Presidente ti prega di provvedere in conseguenza.

446

L'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, SUMMONTE, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. s. 810/428. Belgrado, 24 ottobre 1923, ore 9 (per. ore 11,55).

Questo Ministro Francia Clément Simon mi ha chiesto ieri con molta insistenza a quale punto fossero trattative per Fiume aggiungendo che al suo Governo premeva molto favorevole soluzione questione fiumana. Ho risposto che trattative procedevano regolarmente ma che non ero in grado far previsione sul risultato di esse.

Interessamento Ministro di Francia che è d'ordinario un uomo poco comunicativo mi fa supporre che egli agisce in seguito istruzioni del Quai d'Orsay cui forse conviene in questo momento sostenere nostro punto di vista.

A mio 'subordinato avviso non crederei però opportuno un intervento francese perchè al punto in cui sono le cose o si raggiungerà accordo indipendentemente da qualsiasi ingerenza di terzi oppure se, per ragioni di politica interna, tale accordo non fosse possibile, non vi saranno pressioni che varranno ad indurre questo Governo a cedere. Se il Governo Serbo Croato Sloveno, nonostante diffi

a Roma la sera del 30.

coltà di ogni genere e situazione parlamentare, si decidesse per l'accordo ciò avverrebbe principalmente per il patto di amicizia da noi offerto che segnerà per la Jugoslavia inizio di una nuova politica che se non sarà proprio anti-francese significherà probabilmente la liberazione della stretta ecor.omica politica in cui la Francia la tiene avvinta. Un intervento francese sarebbe quindi a Belgrado poco accetto.

(l) Mussolini era in viaggio per Torino, da dove, la sera del 25, si recò a Milano. Rientrò

(2) -Non rinvenuto. (3) -Il progetto di nota, contenuto nel tel. di cui alla nota a pagina precedente, non è stato pubblicato essendo il suo contenuto analogo al tel. pubblicato al n. 438. In realtà la nota non fu subito presentata. Cfr. il n. 449.
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IL MINISTRO AL CAIRO, ALDROVANDI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. RR. 8094/162. Alessandria d'Egitto, 24 ottobre 1923, ore 19,45 (per. ore 22,45).

Per notizia di V. E. e per Ministero delle colonie. In un colloquio con S. M. il Re Fuad egli mi ha detto frasi dalle quali risultano buoni rapporti fra le autorità britanniche di confine colla Cirenaica ed il Senusso.

Ritengo di massima importanza non scoprire Re Fuad di frunte ad Inghilterra (telegramma 144 di questa Legazione in data 20 settembre scorso) (1). Ma ritengo tanto più urgente provvedere effettivamente istituzione Ufficio consolare Sollum (mio telespresso n. 257 del 20 luglio scorso) (2).

448

L'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, SUMMONTE, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 8108/430. Belgrado, 24 ottobre 1923, ore 20 (per. ore 23,40).

Recente ordinanza Prefetto Udine circa obbligo giornali sloveni quella Provincia pubblicare titoli e articoli anche in lingua italiana suscita molto fermento in questa opinione pubblica. Stampa in genere notevolmente eccitata. Deputati Reizner e Grisogono hanno presentato interpellanza Scupcina. Provvedimento Prefetto Udine, come quello relativo scuole, non facilita certamente trattative in corso, e sarebbe opportuno che per il momento (almeno fino soluzione questione fiumana) fosse sospeso.

Occorre considerare che que,sto Governo si dibatte in una situazione parlamentare difficile; ieri in occasione votazione comitato finanziario ha avuto maggioranza di un solo voto.

Il telespresso di cui nel testo non è stato pubblicato.

(l) -Tel. riservatissimo n. 7289/144, trasmesso alle ore 20 e pervenuto alle 22,45, non pubblicato. (2) -Trasmessa copia direttamente dall'ufficio cifra alle Colome. (Nota del documento).
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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI (1), AGLI AMBASCIATORI A PARIGI, ROMANO A VEZZANA, A LONDRA, DELLA TORRETTA, E A MADRID, PAULUCCI DE' CALBOLI

T. 3667. Roma, 24 ottobre 1923, ore 24.

(Per Parigi). Suo telegramma 2390 (2).

Approvo nelle sue linee generali progetto nota da Lei redatto ma poichè per le note ragioni non abbiamo finora presentato ai tre Governi domanda ufficiale di partecipazione alla Conferenza sembra necessario che nostra nota cominci con tale richiesta formulando quindi riserve per il caso di non accettazione. D'altra parte sembrami QPportuno sopprimere nella nota accenno ad intervento altre Potenze firmatarie atto Algesiras. Ritengo pure opportuno sopprimere frase « che del resto era tale già prima dell'accordo itala-francese del 28 ottobre 1912 » poichè se pure ciò corrisponde a verità rischia offrire altra materia di discussione sulla portata del predetto accordo. Ecco testo nota modificato per essere subito inviato a codesto Governo mentre telegrafato analoghe istruzioni ai RR. Ambasciatori in Londra e Madrid:

(Per Londra e Madrid). Riferendomi all'ultima parte del mio telegramma

n. 3607 (3) comunico testo definitivo della nota che ho concordato col R. Ambasciatore a Parigi per essere inviato subito a codesto Governo.

(Per tutti). II Governo italiano ha avuto conoscenza che i rappresentanti della Francia, dell'Inghilterra e della Spagna si riuniranr~o a Parigi per procedere alla elaborazione dello statuto della città di Tangeri. Il Governo italiano avendo dovuto con rammarico constatare di non essere invitato a partecipare a detta Conferenza, mentre importantissime e ben fondate ragioni giustificano il il suo intervento, domanda formalmente che un rappresentante italiano prenda parte alla Conferenza stessa. L'Italia come grande Potenza mediterranea ritiene di aver diritto a intervenire al regolamento di ogni questione mediterranea, dati i grandi e vitali interessi che essa possiede nel Mediterraneo. È convincimento del Governo italiano che tale suo intervento nei riguardi del Governo francese non possa trovare ostacoli nell'accordo del 28 ottobre 1912 firmato a Parigi, riguardante la Libia ed il Marocco.

I termini di detto accordo sono precisi e confermano la «mutuelle intention de n'apporter réciproqueinent aucun obstacle à la réalisation de toutes mesures qu'ils (les Gouvernements) jugeront opportun d'édicter, la France au Maroc et l'Italie en Lybie ».

Come è chiaro l'accordo contempla l'azione individuale della Francia verso il Marocco e dell'Italia verso la Libia. Invece nella imminente Conferenza a tre in Parigi non si tratterà di misure che la Francia potrebbe emanare (édicter) unilateralmente al Marocco, ma di provvedimenti che dovrebbero essere presi unicamente per Tangeri, d'accordo fra i tre Stati partecipanti alla Conferenza

stessa. Inoltre esplicite convenzioni internazionali (art. 9 del Trattato francospagnuolo del 1904; art. l par. 4 del Trattato di Protettorato franco-marocchino del 30 marzo 1912; art. 7 del trattato franco-spagnuolo del 27 novembre 1912) riconoscono e confermano la situazione speciale di Tangeri. Questo stato di diritto fu sempre affermato dall'Italia che non mancò di fare riserve ed opposizioni ogni qualvolta parve che potesse essere disconosciuto. Sicchè oggi il Govemo italiano stima che il territorio di Tangeri si trovi in una particolare situaziQne dal punto di vista del regime amministrativo; esso ritiene inoltre ·che dallo stesso atto generale di Algesiras scaturisca ner l'Italia il diritto di partecipare agli ulteriori accordi internazionali relativi al Marocco, giacchè di tale diritto l'Italia non è stata privata come Potenza Alleata, in forma della tassativa disposizione dell'art. 141 del Trattato di Versailles; disposizione che fu giudicata necessaria per impedire che la Germania quale firmataria dell'atto generale di Algesiras potesse nel futuro c intervenir dans les négociations qui pourront avoir lieu entre la France et les autres Puissances relativement au Maroc :..

In base alle suaccennate ragioni il Governo italiano ha l'onore di notificare al Governo francese, a quello inglese, ed a quello spagnuolo la dichiarazione seguente:

«Il Govemo italiano ritiene che l'Italia come Grande Potenza mediterranea firmataria dell'atto generale di Algesiras non possa non intervenire alla prossima Conferenza che si inizierà a Parigi il 27 corrente per la elaborazione dello Statuto della città di Tangeri. La sua esclusione sarebbe lesiva dei suoi diritti e dei suoi legittimi interessi. Essa inoltre, avrebbe come conseguenza di lasciare perfettamente libero il Governo italiano di accettare o meno le deliberazioni che adottino i tre Stati rappresentati nella prossima Conferenza. Il Governo italiano fa all'uopo le più ampie riserve, sopratutto per quantQ riguarda la sua libertà d'azione ·che potrebbe derivarne».

(l) -Questo, e i telegrammi seguenti in partenza da Roma, sono a firma di Mussolini, quantunque egli fosse assente dalla capitale. (2) -Cfr. la nota a pag. 295. (3) -Pubblicato al n. 438.
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L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 8174/2426. Parigi, 26 ottobre 1923, ore 1,45 (per. ore 21,10 del 27).

Seguito mio telegramma 2420 (1).

Informo V. E. che nella giornata si sono andati riavvicinando sempre più i contatti coll'Inghilterra in quanto che la Francia ha accolto nel loro complesso le proposte evidentemente concordate fra gli Stati Uniti e Gran Bretagna circa compito della Comm~ssione esperti cui parteciperebbe anche l'America e che dovrebbe essere però nominata dalla Commissione delle Riparazioni. Compito veramente così vasto da far ritenere che la Francia dinanzi alla situazione gravissima che si andava creando in Europa abbia creduto giunto il momento di

modificare attitudine di intransigenza nella quale era finora ostinata. L'accettazione della proposta americana avvenuta prima del discorso di Baldwin è certo una delle mosse più abili compiute da Poincaré poichè permette al Governo britannico di riprendere quella politica di amichevoli rapporti nella quale Baldwin ha sempre creduto malgrado la vivace opposizione di una gran parte dell'opinione pubblica inglese. Ciò malgrado, le favorevoli disposizioni generali che segnalo con questo telegramma, non possono considerarsi come definitive apparendo tuttavia difficile l'accordo circa la composizione della Commissione di esperti, nella quale così l'Inghilterra che America vorrebbero inclusione tanto di un rappresentante degli Stati ex neutrali che un delegato tedesco, a parità di condizione. Qualora Poincaré cedesse anche su questo punto e l'accordo diventsse completo credo che interverrebbe tra Inghilterra Francia e Belgio anche una transazione per una politica comune nella Renania essendo il Belgio, come ho accennato nel mio telegramma 2423 (1), poco propenso, anzi contrario a mutamenti politici in quella regione e la stessa Francia incerta sulla convenienza di appoggiarli.

Qualora si giungesse con la conclusione di questo accordo ad uno stato di minore dissenso ed anzi di coHaborazione internazionale e si dissipasse, se pure momentaneamente, la grave tensione che ha prevalso in questi giorni, apparirebbero per noi di nuovo come predominanti i problemi delle prestazioni in natura che non potremmo prelevare dalla Ruhr altrimenti che mediante accordi con le Autorità occupanti.

Ho creduto perciò opportuno di pregare il Comm. Corsi, dopo una conferenza avuta con lui ed alla quale sono intervenuti Pirelli ed Alberti, di recarsi nella Ruhr di esaminare d'accordo con i nostri Ingegneri sotto quale forma potremmo noi inserirei negli accordi che Francesi e Belgi concludono con gli industriali tedeschi per il prelevamento del carbone dovuto a titolo di prestazione

o che incamerano dagli stoc:ms ovvero che ottengono mediante l'esercizio di alcune miniere in Regia. Ciò a titolo informativo e per avere gli elementi necessari ad una eventuale trattazione quando la Germania cessasse le sue consegne (2).

(l) Tel. n. 8158/2420, trasmesso alle ore 11,40 e pervenuto alle 17 del giorno 26, non pubblicato, relativo al progettato intervento americano nella questione delle riparazioni. In questo telegramma o in quello pubblicato nel testo vi è un evidente errore di datazione nell'ora di partenza.

451

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, Al PREFETTI DI UDINE, PISENTI, E DI TRIESTE, CRISPO MONCADA

T. GAB. PRECEDENZA ASSOLUTA 3. Milano, 26 ottobre 1923, ore 12.

Prego V. S. sospendere applicazione provvedimento riguardante bilinguità giornali sloveni. Sospensiva necessaria per motivi ordine internazionale e per trattative /;penden1i fra Roma-Belgrado onde addivenire soluzione questione Fiume. In tal senso diamo comunicato Stefani (3).

pubblicato.

cato è quello pervenuto a Roma.

(l) -Tel. 8166/2423, trasmesso alle ore 21,40 e pervenuto alle 21,55 del giorno 26, non (2) -II telegramma fu trasmesso contemporaneamente a Roma e Milano. II testo pubbli

(3) La minuta è di pugno di Mussolini.

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L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, CAETANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. P. 822/331. Washington, 26 ottobre 1923, ore 13,20 (per. ore 23,25).

Da numerosi articoli apparsi sui giornali, dalla nota del Segretario di Stato a Lord Curzon in data 15 ottobre pubblicata oggi e da accenni fatti dall'Ambasciatore Child che è ospite del Presidente degli Stati Uniti alla Casa Bianca giudico che questo Governo vedrebbe con ·piacere una mossa da parte Italia per aprire trattative per regolamento debiti. l) Anche momento essere favorevole perchè Governo sarebbe attualmente disposto concedere buone condizioni considerando che avviamento sistemazione debiti con l'Italia potrà avere riflesso sulla situazione generale europea. 2) Permettere Stati Uniti esercitare pressione su Francia. 3) Impressionare favorevolmente congresso ·che si apre 4 dicembre. 4) Modo iniziativa di aprire trattative non ·spetterebbe _a noi perchè io attendo ancora dal Segretario di Stato una rispostaa quanto gli feci presente nella conversazione del 3 giugno di cui al mio telegramma 214 del 14 giugno (1). Tuttavia se V. E. è decisa procedere senz'altro alla sistemazione debiti in conformità alle istruzioni datemi a Roma converrebbe non attendere mossa da parte Segretario di Stato alla fine di godere pienamente il credito accettando mossa spontanea. Se d'altra parte V. E. giudicherà per ora procrastinare a causa trattative inglesi prego V. E. volermi informare per mia norma di condotta ri-spondendo ai tre quesiti scritti che presentai a V. E. prima di partire.

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L'AMBASCIATORE A MADRID, PAULUCCI DE' CALBOLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 8185/259. Madrid, 26 ottobre 1923, ore 18,30 (per. ore 4,12 del 27). Atteggiamento delegazione spagnuola tendente a fare apparire le concessioni già fatte da noi come insufficienti a compensare trattamento della nazione più favorita per lunga serie prodotti formanti tabella D destinata progetto trattato, indusse nostra delegazione a svolgere in due memorie scritte le considerazioni in appoggio domande italiane. Di fronte a insistenti dichiarazioni della DelegazionE:! spagnuola che per ottenere estensione all'Italia dei molti favori concessi agli altri Stati, noi dovremmo dare equivalenti compensi, Luciolli dimostrò in dette memorie che le riduzioni di dazio già offerte dalla nostra Delegazione rappresentano per l'Italia sacrificio notevole non solo economico ma anche finanziario mentre riduzioni dazio finora offerte dalla Spagna sono minime.

Delegazione spagnuola si è riservata studiare la cosa, e dare poi risposta, intanto mi procurai insieme con Luciolli colloquio con Sotto Segretario di Stato

Affari Esteri per fargli notare che in Italia farebbe impressione sfavorevole ed in contrasto con l'attuale tendenza dei due Governi sul terreno politico il fatto che nella materia della Nazione più favorita l'Italia sia trattata meno favorevolmente dell'Inghilterra e Francia. Avendo Sotto Segretario Esteri alluso alla possibilità che i negoziati non possono terminare prima del viaggio del Re di Spagna, facendosi forte del precedente del Belgio, Luciolli ed io insistemmo perchè in ·conformità degli affidamenti datici, trattato sia concluso avanti della partenza per Roma dei Sovrani. È mio avviso che per vincere poca arrendevolezza di questi organi tecnici occorrerebbe forte azione politica per la quale confido nell'azione che l'Ambasciatore Reynoso potrà svolgere da Roma contemporaneamente a quella mia qui presso Presidente Governo.

(l) Non pubblicato.

454

IL MINISTRO A SOFIA, RINELLA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. s. 821/261. Sofia, 26 ottobre 1923, ore 20,30 (per. ore 5 del 27).

Ministro degli Affari Esteri tornato oggi Sofia ha tenuto a manifestarmi sua gratitudine per le cordiali accoglienze ricevute in Italia. Ha avuto narole di profonda ammirazione per V. E. che « imprime a tutta Nazione segni evidenti di rinascita e di fervida disciplina operosità». Mi ha assicurato che le favorevoli disposizioni dell'Italia verso la Bulgaria hanno provocato un senso di sollievo e di conforto presso il Governo Bulgaro che è ben deciso conservare tale preziosa amicizia applicando lealmente trattati e lavorando con premura rafforzare organismo Stato.

Portato colloquio sulla partecipazione industria italiana alle forniture bulgare ha dichiarato aver assunto impegno eliminare qualsiasi difficoltà agevolando nel modo migliore interessi italiani.

Sono lieto confermare che nei circoli politici e nella opinione pubblica si accentua nostra influenza che può dirsi preponderante. A mio avviso conviene sostenere tale ,situazione lavorando in silenzio per non gettare allarme e raccogliere maggiori risultati.

455

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL SEGRETARIO GENERALE DEGLI ESTERI, CONTARINI

T. GAB. P. RR. 833/8. Milano, 27 ottobre 1923, ore 11,30.

Ricevo lettera Gasparri (1). Voglia chiamare padre Tacchi e significargli mio vivo desiderio che anche per re Alfonso non ci si discosti da cerimoniale adottato per arrivo re Belgio. Mi rendo perfettamente conto che re Spagna trovasi situazione diversa re Belgio e sono quindi convinto che cerimonie possono avere

maggiore ampiezza, ma tutto ciò può benissimo verificarsi con un leggero spostamento di un'ora visita regina madre. Ricordi padre Tacchi che mio governo per prove leale rispetto date verso suprema autorità cattolica merita che suo punto vista sia accolto. Preghi anche padre Tacchi di investire della questione direttamente Santo Padre (1).

(l) Non rinvenuta.

456

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, SUMMONTE

T. GAB. s. 349. Roma, 27 ottobre 1923, ore 19.

Telegramma di V. S. n. 414 (2).

Confermo essere favorevolissimo ad un incontro con Pasich purchè, anche nel suo personale interesse, si sia sicuri di suggellare con esso in modo definitivo l'accordo raggiunto nei punti più scabrosi attraverso i negoziati in corso.

Giudico che la città più adatta per l'eventuale incontro dovrebbe essere Milano maggior ,centro economico d'Italia dove l'ambiente d'affari apprezzerebbe al giusto valore un'intesa che arrecherebbe molti proficui vantaggi all'economia dei due Paesi.

457

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, SUMMONTE

T. GAB. s. 353. Roma, 27 ottobre 1923, ore 24.

Decifri Ella stessa.

Suo telegramma Gabinetto segreto n. 428 (3).

È assolutamente da escludere intervento francese nelle nostre trattative per Fiume ma interessamento Ministro di Francia è prova del buon risultato delle conversazioni qui avute con Ambasciatore di Francia per evitare che Governo francese, vedendo di mal occhio dal punto di vista della politica generale avvicinamento italo-jugoslavo, cercasse di opporvisi.

458

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL DELEGATO ALLA COMMISSIONE DELLE RIPARAZIONI A PARIGI, D'AMELIO

T. 3716. Roma, 2P. ottobre 1923, ore 1,30.

Suoi telegrammi n. 8861 e 8862 (4). Ho pregato il R. Ambasciatore di comunicarle il testo (5) della mia risposta alla nota inglese circa la partecipazione degli Stati Uniti ai lavori degli Alleati

in materia di riparazioni. Ella potrà così avere esatta conoscenza del punto di vista del Governo e trame le direttive generali del suo atteggiamento nella prossima discussione.

Il Governo italiano giudica indispensabile di ottenere la partecipazione americana che è subordinata al concorde invito degli Alleati, e perciò Ella dovrà adoperarsi al raggiungimento di tal fine, curando di tenersi in più stretto contatto con il suo collega inglese, anche per evitare il pericolo di rottura, giacchè nel caso di disaccordo occorrerebbe indurre ad un rinvio permettendo ai delegati di consultarsi con i rispettivi Governi.

Comunico copia di queste istruzioni alla R. Ambasciata a Londra cui La prego di inviare subito copia dei suoi telegrammi n. 8861 e 8862.

(l) -La minuta è di pugno di Mussolini. (2) -Pubblicato al n. 436. (3) -Pubblicato al n. 446. (4) -Tell. urgenti nn. 8195/8861 e 8196/8862, trasmessi rispettivamente alle ore 22 e alle ore 23 del giorno 26, pervenuti alle 1,45 e alle 2,25 del 27, non pubblicati. (5) -Non pubblicato.
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APPUNTO DEL SEGRETARIO DI MUSSOLINI, MAMELI, PER IL SEGRETARIO DI CONTARINI, ROCCO

Roma, 28 ottobre 1923, ore 15,30.

Il Comm. Barone Russo ha telefonato incaricandomi di comunicare quanto segue a S. E. Contarini:

S. E. il Presidente intende nel modo più assoluto che le trattative pel trattato di commercio italo-spagnuolo (vedi telegramma di collezione n. 8185) (l) siano concluse prima della venuta in Italia del Re di Spagna.

S. E. pone la conclusione del trattato come conditio sine qua non per la visita a Roma di Alfonso XIII: e prega S. E. Contarini di comunicare telegraficamente quanto sopra, in termini vibrati, al R. Ambasciatore a Madrid e d'informarne contemporaneamente l'Ambasciatore di Spagna a Roma, perchè ne riferisca al suo Governo.

Il tutto è urgentissimo: da farsi in giornata (2).

460

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON, CAETANI

T. GAB. P. 358. Roma, 30 ottobre 1923, ore 23,20.

Suo telegramma n. 331 (3).

Ho preso buona nota di quanto V. E. mi riferisce circa opportunità aprire trattative per regolamento debiti ed intendo tenerne conto nei limiti del possibile in correlazione alla situazione generale. Intanto, aderendo al suo desiderio Le invio le risposte che oggi mi è possibile darle ai tre quesiti scritti da Lei presen

tatimi prima di partire. l) Voglia attendere di essere interpellata almeno in maniera officiosa. 2) Nel easo si verifichi l'eventualità di eui al numero precedente Ella potrà certamente procedere nelle trattative indipendentemente da quelle con altri Governi. 3) Do risposta affermativa con l'intesa che se Jung non potesse trovarsi presente s'incarieherebbe altra persona specialmente idonea.

(l) -Pubblicato al n. 453. (2) -II contenuto dell'appunto fu trasmesso in giornata alle ore 21 con telegramma segreto urgente di Gabinetto n. 354, a firma Mussolini, all'ambasciata a Madrid. (3) -Pubblicato al n. 452.
461

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A MADRID, PAULUCCI DE' CALBOLI

T. GAB. 359. Roma, 1 novembre 1923, ore 17.

Suo telegramma 257 (1).

In merito progetto spagnuolo programma vi<Sita Italia codesti Sovrani non ho in genere obb.iezioni da sollevare riservandomi informarLa di qualche secondaria modificazione che sarà riconosciuta neeessaria nel definire praticamente il programma stesso. Circa però programma prima giornata nei riguardi visita Vaticano è apparso necessario portarvi alcune modifiche per evitare critiche che avrebbero potuto influenzare sfavorevolmente parte opinione pubblica, non raggiungendosi quel consenso unanime che vogliamo ottenere in occasione del viaggio. Esaminate quindi tutte le circostanze in seguito a chiarimenti ufficiosi si è stabilito d'accordo con il Vaticano di posporre l'arrivo dei Reali a Roma alle ore dodici, in modo che visita al Vaticano abbia luogo cominciando alle ore tredici e mezzo. Naturalmente le LL. MM. faranno colazione in treno immediatamente prima dell'arrivo.

Il resto del cerimoniale rimane invariato e nessuna obbiezione per le due mattinate e per l'altro pomeriggio riservato a visite ed ispezioni ai monumenti musei istituti eec. che entrano nell'orbita ecclesiastica.

462

L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 8351/2446. Parigi, 2 novembre 1923, ore 21 (per. ore 2 del 3).

Peretti mi ha detto che fino ad oggi Governi francese inglese e spagnolo non avevano ancora concertato risposta da dare alla nostra nota (2) chiedente ammissione Italia alla Conferenza per Tangeri. Mi ha aggiunto ehe Poincaré mantiene sempre fermo suo punto di vista da me riferito a V. E. con mio telegramma n. 2392 (3) e ·che risultavagli qualche rappresentante del Governo inglese avere espresso avviso che qualità di potenza mediterranea invocata dall'Italia

24 -Documenti diplomatici • Serie VII · Vol. II

si dovrebbe invocare parimenti a favore della Greeia. Per quanto lo stesso Peretti riconoscesse assurdità di tale assunto, non ho mancato di ribadire concetto della duplice qualità che Italia soltanto possiede di « grande » potenza mediterranea e di firmataria dell'atto di Algesiras, mentre ciò non si verifica nemmeno per gli Stati Uniti non essendo essi potenza mediterranea. A questo riguardo Peretti ha riportato una certa impressione dalla dichiarazione di Hugues a Caetani di cui al suo telegramma n. 3696 (l) e che io non avevo mancato di comunicargli.

(l) -Tel. gab. 813/257/85, trasmesso alle ore 23 del 23 ottobre e pervenuto alle 20,45 del 24, non pubblicato, relativo alle modalità del viaggio dei reali spagnuoli. (2) -Cfr. il n. 449. (3) -Pubblicato al n. 442.
463

IL MINISTRO A BUDAPEST, CARACCIOLO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. R. 8381/372. Budapest, 3 novembre 1923, ore 21,30 (per. ore 21,10 del 4).

Presidente del Consiglio mi ha detto aver ricevuto da fonte autorevole diplomatica che Benes durante suo ultimo viaggio in Parigi si sarebbe accordato col Governo francese per trattare a mezzo del suo un'intesa tra Russia e Francia. Conte Bethlen mi ha soggiunto che anche durante Governo austro-ungarico gli czechi hanno avuto sempre intimi rapporti con russi specialmente attraverso scambi commerciali. Attualmente Benes aiuterebbe finanziariamente gli emigrati comunisti ungheresi per conservare buoni rapporti con l'attuale Governo russo.

Benchè questione non sia nella mia sfera d'interesse mi permetto di segnalarla all'E. V. perchè pure da altre fonti mi è pervenuta la notizia di grandi progressi francesi di penetrazione finanziaria e commerciale in Russia, che Governo dei Soviety si sarebbe convinto dello scarso aiuto che può ottenere dalla Germania, tanto più che una stretta alleanza della Francia, Russia e Cecoslovacchia potrebbe, a mio modesto parere, avere conseguenze gravissime per l'Europa e, ciò che unicamente ci interessa, per l'Italia.

464

L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 8382/2451. Parigi, 3 novembre 1923, ore 22,30 (per. ore 2,10 del 4).

Telegrammi di V. E. 3777 e 3782 (2).

Poincaré è fermamente deciso per quanto mi è stato assicurato, ad esigere che il compito del comitato consultivo degli esperti sia definito in modo da escludere la possibilità che esso si pronunci per una riduzione dello stato dei pagamenti del maggio 1921 e considera che nè America nè Inghilterra possano esigere che questa riduzione venga sia pure in via consultiva, prospettata dal

degli Stati Uniti nella questione di Tangeri.

suddetto comitato quando s1 escluda da parte loro ogni discussione sui debiti interalleati. Egli fa notare che qualora ad esempio fosse stimata 50 miliardi la capacità definitiva di pagamento della Germania e ne venisse così di fatto ridotto il suo debito a tale cifra la Francia verrebbe a percepire ipoteticamente una cifra inferiore allo ammontare dei suoi debiti. Presidente del Consiglio francese ritiene che compito del Comitato dovrà essere quello di apprezzare per il momento ciò che le risorse della Germania in natura od altro le permettono di pagare fino a che essa abbia stabilizzata la sua moneta ed equilibrato il suo bilancio. Allora il Comitato potrebbe procedere ad una seconda inchiesta. Ma Poincaré ritiene impossibile che nel presente oaos della Germania si possa determinare la capacità definitiva di pagamento. Poincaré è stato molto irritato per l'accettazione con varianti insignificanti fatte dal Belgio dello schema di telegramma proposto dall'Inghilterra, atteso che tale accettazione, per il Belgio, si presentava conforme ai suoi spedali interessi in quanto i suoi debiti sono stati già ·Cancellati, ma non corrispondeva alla solidarietà assunta con la comune oocupazione della Ruhr. Ambasciatore di Francia a Bruxelles ha fatto a questo proposito alcune rimostranze a Jaspar, al quale ha chie<>to se Belgio era favorevole ad una riduzione dei pagamenti tedeschi. Jaspar avrebbe replicato che egli per momento non era in grado di dare risposta a tale questione po-ichè solo l'avvenire potrà dire ciò che la Germania sarebbe stata in grado di pagare. In questi circoli politici si seguono con interesse gli avvenimenti della Germania mentre nella Ruhr gli accordi si susseguono con gli industriali tedeschi in modo soddisfacente per il Governo francese e la situazione alimentare ne è assicurata da provvedimenti che la Francia tiene in serbo in caso à_i emergenza nel resto del Reich. Secondo le notizie qui avute si ritiene p.ros·sima una confusione anche maggiore dell'attuale che potrebbe portare al separatismo, ma più p·robabilmente ad una reazione nazionale. In Francia non si vedrebbe di malocchio istituzione di un Governo forte di carattere dittatoriale come quello che avendo maggiore autorità all'interno, ma rimanendo pur sempre debole all'estero, sarebbe obbligato a trattare con la Francia con risultato concreto.

(l) Trasmesso alle ore 18,30 del 26 ottobre, non pubblicato, relativo all'atteggiamento

(2) Trasmessi rispettivamente alle ore 9 e alle 2 del giorno 4, non pubblicati, relativi alla questione delle riparazioni.

465

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE BOSDARI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 8389/377. BerUno, 4 novembre 1923, ore 15,30 (per. ore 18,20).

Sulla crisi ministeriale apertasi nel modo preveduto nel mio telegramma 372 (l) fino ad oggi poco si può dire. Sembra che Stresemann farà ogni sforzo per restare al potere. Nessun nome però fin qui si presenta con qualche certezza e nemmeno si sa se Cancelliere ricorrerà per riempire i vuoti lasciati dai tre ministri socialisti dimissionari, a parlamentari od a tecnici. Problema di cui ancora non si vede soluzione che con rimpasto dovrebbe automaticamente cadere. Sul significato crisi ognuno dice la sua. Io inclinerei per ora credere che rappresenta vittoria tendenza nazionalista o bavarese che dir si voglia. Forse (come

accennato precitato telegramma) si farà ancora tentativo intermedio ma soluzione completa si presenterà soltanto in quella della dittatura militare, che Baviera vuole imporre al Reich e che è nei voti di tutti i tedeschi cui sta a cuore ordine pubblico e dignità nazionale.

(l) Telegramma n. 8335/372 del 2 novembre, non pubblicato.

466

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, SUMMONTE

T. GAB. S. RR. 376. Roma, 5 novembre 1923.

Telegrammi di V. S. nn. 439, 441 e 442 (1).

Tengo ad esprimere a V. S. il mio compiacimento per la solerte e sagace azione costà svolta nel condurre le trattative in corso delle cui difficoltà mi rendo perfettamente conto.

Devo però al riguardo attirare la Sua attenzione e per norma delle ulteriori trattative su un punto molto delicato del quale è bene che V. S. tenga assoluto conto. Il confine GiuHo costituendo la parte buona del Trattato di Rapallo bisogna evitare ad ogni costo qualsiasi modifica rilevante al riguardo impedendo ogni tentativo diretto ad abbinare la soluzione della questione fiumana con concessioni su quella frontiera.

Deve vestare quindi ben stabilito (come dal punto sesto pagina 6 del memorandum 18 ottobre) (2) che il R. Governo non intende complicare l'attuale discussione con l'apportarvi nuovi elementi estranei all'argomento. Fermato questo concetto di esclusione il R. Governo è tuttavia disposto, solo quando però fosse raggiunto l'accordo per Fiume, ad esaminare con animo amichevole le richieste jugoslave.

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L'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, SUMMONTE, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. RR. P. C. 920. Belgrado, 5 novembre 1923 (per. il giorno 8).

Mio telegramma n. 439 Gabinetto Segreto del 29 ottobre 1923 (3).

Ho l'onore di trasmettere qui unita all'E. V. copia della nota che, sebbene diretta a questo Ministro degli Affari Esteri, è stata da me personalmente consegnata a S. E. Pasich. Copia di essa è stata però anche da me rimessa al Signor Nincich.

.ALLEGATO

SUMMONTE A NINCié

N. 816. Monsieur le Ministre, Je crois utile, en transmettant à V. E. la réponse de mon Gouvernement aux contre propositions que Vous avez bien voulu m'exposer au cours de notre conversation du 15 octobre courant, de résumer cette dernière phase des négociations directes qui ont suivi l'échange des lettres entre S.E. M. Mussolini et S.E. M. Pasich. Les bases substantielles de l'Accord remis à Rome à M. Antonievich par mon Gouvernement étaient les suivantes: l) Evacuation du port Baross et du Delta par l'ltalie qui reconnaitrait la souveraineté pleine et absolue du Royaume des S.H.S. sur eux. 2) L'Italie consent à rectifier la frontière sur la ligne Peclin-Pasac au nord de Drenava, le saillant de Rubesi dans la zone de Castua inclus; cela permet au Royaume des Serbes Croates et Slovènes d'inclure dans sa propre frontière les localités habitées par les populations de race slave. 3) Le Royaume des Serbes Croates et Slovènes consent à ce que l'Italie procède à l'annexion de la ville de Fiume dans les limites du territoire qui, en vertu de l'article précédent, reste en dehors du Royaume des Serbes, Croates et Slovènes. · 4) Convention portuaire, douanière et de Chemins de fer qui formera partie intégrante du présent accord afin d'assurer le fonctionnement le plus pratique et efficace de l'escale maritime de Fiume dans son ensemble, tout en conservant les droits de souveraineté respectifs sur les territoires attribués à chacune des deux Parties. 5) Stipulation du Traité de Commerce entre l'ltalie et le Royaume des Serbes Croates et Slovènes dans lequel des clauses spéciales seront destinées à assurer le transit commerciai pour l'escale de Fiume. 6) Accord politique tendant à établir un pacte d'amitié -entre les deux Pays dans l'intéret de la paix. Au cours de la conversation que j'ai eu l'honneur d'avoir avec V. E. le 15 octobre courant, V. E. s'est plue de fixer, dans les 7 points suivants, la réponse aux 6 points qui formaient les bases substantielles de l'Accord proposé par mon Gouvernement: l) La rectification de frontière dont au point 2 des Bases de l'Accord proposé par le Gouvernement italien devrait etre étendue jusqu'à comprendre dans le territoire du Royaume des Serbes Croates et Slovènes la route Jugovica-BaciciLenci, jusqu'à un point à déterminer, ainsi que Drenava. 2) Au Royaume des Serbes, Croates et Slovènes devra etre donné en location pour 99 années une grande partie du port de Fiume en excluant tout projet de Consortium ou d'Association Portuaire. 3) Le régime de la gare de Fiume sera international. La gare devra avoir un raccord avec la partie du port donnée en location au Royaume des Serbes Croates et Slovènes. 4) Le Port Baross et la Banchina passeront en pleine souveraineté au Royaume S.H.S., en conformité de la ligne Sforza avec la différence en faveur du Royaume S.H.S. que la frontière au lieu de suivre l'axe de la Fiumara, devra comprendre toutes les eaux de la Fiumara, jusqu'à la rive droite. Le pont tournant, au contraire, appartiendra à l'Italie. 5) Les memes concessions dont jouissent les minorités italiennes en Jugoslavie devront etre faites aux minorités slaves qui passeront sous la souveraineté italienne. 6) La ligne frontière entre l'Italie et le Royaume des S.H.S. devra etre celle décrite à l'art. l du Traité de Rapallo et non celle indiquée dans la carte jointe au dit Traité.

7) L'ile de Lagosta, avec tout le groupe des ilots adjacents sera attribuée au Royaume des Serbes, Croates et Slovènes.

Je n'ai pas manqué de transmettre à mon Gouvernement ces contreproposi

tions par un télégramme dont j'ai eu l'avantage de Vous soumettre le texte au

cours de l'entretien que j'ai eu l'honneur d'avoir avec V.E. le 18 octobre courant.

Comme il était à prévoir mon Gouvernement a examiné avec l'esprit le plus amicai les contrepropositions de V.E. et je suis maintenant chargé de remettre au Gouvernement Serbe Croate et Slovène sa réponse qui est la suivante:

l) S.E. M. Mussolini est disposé à examiner une proposition de rectification de frontière à condition que les communications entre Fiume et l'Italie soient sauvegardées et soit surtout assuré à la ville de Fiume un hinterland pour ses besoins. Il ne croit pas possible, pour ces raisons, la cession de Drenova. M. Mussolini attend une proposition détaillée à ce sujet.

2) La cession pour 99 années d'une grande partie du port de Fiume, dans la forme voulue par le Gouvernement S.H.S. séparerait complètement le port de la ville. Le Gouvernement italien est, cependant, disposé à examiner avec le plus grand intéret n'importe quelle combinaison qui puisse assurer au trafic jugoslave l'usage complet du port de Fiume à la condition, toutefois, que de ce port puisse se servir également la ville de Fiume.

3) Régime de la gare de Fiume. Sur ce point le Gouvernement italien est disposé à accepter les conditions que les técniciens pourraient proposer dans l'intéret commun et du commerce en général.

4) Il est impossible au Gouvernement italien de changer en pire la frontière orientale de Fiume telle qu'elle a été envisagée par la lettre Sforza. Faire passer la frontière jusqu'à la rive droite de la Fiumara signifierait enlever aux habitants de Fiume toute possibilité de se servir de la Fiumara, d'y débarquer etc. ce qui pourrait représenter une condition contraire à toutes les lois du droit et de la civilisation.

5) Minorités slaves à Fiume. Ce point pourra étre accepté. Le Gouvernement Italien est méme disposé à examiner avec bienveillance toute autre proposition dirigée à assurer des facilités spéciales aux institutions S.H.S. à Fiume.

6) La ligne frontière entre l'Italie et le Royaume S.H.S. dont à l'art. l du Traité de Rapallo n'a aucune relation avec l'argument en question; cependant le Gouvernement italien est disposé à examiner avec esprit amicai les requétes du Gouvernement S.H.S. dans le cas que l'accord pour Fiume sera rejoint.

7) Il n'est guère possible d'admettre la proposition S.H.S. en ce qui concerne l'ìle de Lagosta et celà -en déhors des raisons exposées par le Chargé d'Affaires d'Italie à Belgrade -parce qu'il serait impossible de justifier une cession vis-à-vis de l'opinion publique italienne, car il s'agit de procéder à l'annexion de Fiume dans les circonstances actuelles qui représentent le moyen de trancher la question.

Veuillez agréer, Monsieur le Ministre, les assurances de ma plus haute considération.

Belgrade, le 30 octobre 1923. LE CHARGÉ n'AFFAIRES n'ITALIE SUMMONTE

(l) -Tell. gab. nn. 834/439, 838/441, 842/442, trasmessi rispettivamente alle ore 21,50 del 30 ottobre e alle 24 del 31 ottobre, pervenuti alle l ,15 del 31 ottobre, alle 5 e alle 4,05 del l novembre, non pubblicati, relativi alle conversazioni con Pa~ié e Nincié di cui al n. seguente. (2) -Cfr. il n. seguente. (3) -Cfr. la nota l. La data del telegramma non concorda.
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L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, PREZIOSI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. u. 8428/957. Londra, 6 novembre 1923, ore 16,50 (per. ore 22).

Mio telegramma n. 954 (1).

Crowe mi ha pregato testè di andare subito a vederlo. Mi ha detto che ieri sera aveva esposto a Curzon con lo spirito più conciliante richiesta di

V. -E. e tutti gli argomenti che io ho adoperati a suo sostegno. Curzon aveva voluto studiare esattamente la questione sulla base anche dei rapporti giuntigli da Parigi e lo aveva stamane pregato di dirmi che in tale attento esame era stato sopratutto guidato dalla volontà di conciliare il più possibile le vedute dei due Governi. Che voleva anzitutto rilevare ancora una volta che egli (Curzon) in tutto il doloroso incidente italo greco malgrado le divergenze del suo punto di vista con quello di V. E. e malgrado che avesse contro tutta l'opinione pubblica inglese, aveva tuttavia nel fatto, agendo opportunamente a Parigi e a Ginevra, tenuto sempre a che l'Italia ricevesse la più alta soddisfazione. Tale linea di condotta egli aveva mantenuto fino all'altro giorno col rigetto da parte della Conferenza degli Ambasciatori della domanda greca di appellarsi alla Corte dell'Aja. Ora di fronte all'ultima richiesta italiana egli intendeva fare tutti gli sforzi per evitare ogni frizione e perciò riteneva opportuno che si considerasse definitivamente chiusa attività della Conferenza Ambasciatori la cui competenza era del resto limitata al lato per cosi dire prettamente politico della questione e che si facesse cadere la proposta della Commissione di Controllo giusta la quale inchiesta giudiziaria dovrebbe essere continuata dalle competenti autorità greche ed albanesi coll'assistenza di un neutro. (Ho notato che Crowe ha accentuato la dicitura della parola «neutro » per attirarvi evidentemente mia attenzione). Curzon aveva subito segnalato questa possibile soluzione allo Ambasciatore d'Inghilterra a Parigi. Ho risposto che ero assai dolente della comunicazione di Curzon la quale non teneva conto del concetto fondamentale di V. E. che era quello, come gli avevo dimostrato ieri . cosi a lungo, di assicurare in questa nuova fase della questione il proseguimento della giustizia con ogni possibile garanzia; cioè attendere ad un'opera di cui non si poteva in alcun caso

le ricerche greche.

contestare alto ideale di giustizia.

Di fronte a tali solenni esigenze .io dovevo ripetergli tutte le considerazioni di ieri specie quella che Grecia stessa dovrebbe avere precipuo interesse a dimostrare con ogni garanzia di imparzialità, la sua buona fede nel perseguire un così immane delitto. Ho continuato con ogni possibile argomento che credo superfluo riferire più oltre. Crowe ha replicato che aveva compreso a pieno mie dichiarazioni ma che desiderava da parte sua attirare la mia attenzione sulla volontà ·conciliante di Curzon e sul fine che egli si proponeva nel voler chiudere questione la quale d'altra parte nel suo nuovo aspetto non era di ulteriore competenz·a della Conferenza degli ambasciatori ma piuttosto della Società delle Naz~oni semprechè V. E. volesse fare capo ad essa. Ho risposto obiettando vivamente ricordando anche origine del mandato assegnato alla missione Tellini. Ma Crowe mi ha rilevato di nuovo tutta l'importanza di chiudere definitivamente questione e grandi difficoltà poter ammettere una cosi netta divisione fra la parte polltica •e quella giuridica della questione stessa. Egli voleva infine ancora una volta attirare la mia attenzione sulle più amichevoli disposizioni di Curzon e sulle di lui intenzioni che anzi Segretario di Stato desiderava vivamente io rappresentassi a V. E. con lo stesso spirito del quale esse erano informate (1).

(l) -Tel. n. 8400/954, trasmesso alle ore 19,10 e pervenuto aFe 23,35 del giorno 5, non pubblicato, relativo ad un colloquio Preziosi-Crowe in merito alle indagini per la ricerca dei colpevoli del massacro della missione Tellini, e alle pressioni di Mussolini per la presenza di un magistrato italiano nella commissione giudiziaria internazionale incaricata di controllare

(l) Il telegramma fu trasmesso anche a Parigi.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, PREZIOSI

T. 3846. Roma, 7 novembre 1923, ore 24.

(Per Parigi). Suo telegramma 2465 (l) e telegramma da Londra del 6 corrente (2) contemporaneamente inviato a V. E. (Per Londra). Suo telegramma 597 (2). Ho telegrafato al R. Ambasciatore a Pa11igi quanto segue:

(Per tutti). Pure apprezzando le espressioni improntate a spirito di solidarietà e di amicizia per noi reiterate dal Foreign Office, non posso non constatare con rincrescimento che tanto esso quanto il Governo francese si ostinino ad ostacolare il raggiungimento degli alti fini della più serena giustizia ai quali unicamente si inspira l'atteggiamento del R. Governo.

Questione politica è stata oramai definitivamente chiusa con soddisfazione del R. Governo ed è quindi incontestabile che nessun interesse politico nè ma·teriale lo spinge a perseguire una obbiettiva ricerca dei colpevoli dell'efferato delitto. Se il R. Governo si adopera in tale senso è unicamente perchè ritiene suo dovere il dar,e esempio di spassionata equità e giustizia e desidererebbe che all'attivo della Conferenza degli Ambasciatori potesse iscriversi una decisione esclusivamente intesa a tali scopi superiori.

Il fatto stesso che in seguito al massacro la stessa Conferenza degli Ambasciatori non appagandosi di una inchiesta compiuta dalle Autorità locali, ha inviato sul luogo una sua apposita Commissione denota che essa non aveva fiducia nella obbiettività o nella capacità delle autorità di cui trattasi. I risultati dei lavori di quella commissione non fanno che ampiamente confermare la fondatezza di tale apprezzamento: il riconoscere ora alla giustizia locale quelle capacità che le furono cosi di recente negate oltre che e.ssere del tutto ingiustificato non potrebbe venir giudicato dall'opinione pubblica mondiale se non come manifestazione di colpevole inconseguenza.

Il R. Governo quindi -esclusivamente e sempre per ragioni di ordine etico -non può recedere dalla posizione di principio limpida e netta che esso ha assunta ed ampiamente illustrata nei miei precedenti telegrammi e riafferma il principio che la ricerca dei colpevoli debba essere continuata in modo che siano date agli Stati rappresentati alla Conferenza degli Ambasciatori ed all'Italia in particolare tutte le indispensabili garanzie pel raggiungimento dello scopo prefisso. È questo il minimo che un Governo conscio dei suoi doveri e della sua missione civile e morale possa pretendere.

Per tali motivi qualora i colleghi di V. E. alla Conferenza Ambasciatori

non volessero seguirla su questo terreno, e si rifiutassero di concede11e il rinvio

di cui al mio telegramma di ieri n. 3832 (3) che forse permetterebbe di giungere

ad una soluzione concorde con altre pratiche dirette tra Govemi prego V. E. di dichiarare che è costretto ad esprimere formalmente in nome dell'Italia il proprio dissenso da qualsiasi decisione che non dia sufficiente sicurezza e garanzia che i fini della giustizia possano essere completamente conseguiti.

V. E. aggiungerà in tal caso le dichiarazioni di più ampia riserva per quella nostra libertà d'azione che dovemmo prendere fin dall'inizio del conflitto colla Grecia, e che troverebbe oggi anche più forte giustificazione in seguito alla constatata incresciosa mancanza di solidarietà da parte degli Alleati.

(l) -Tel. n. 8438/2465, trasmesso alle ore 21,15 e pervenuto alle 24 del giorno 6, non pubblicato, relativo alla ostilità francese alle pressioni italiane di cui alla nota a pag. 310. (2) -Pubblicato al n. precedente. (3) -Trasmesso a Parigi e Londra alle ore 20 del giorno 6, non pubblicato.
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L'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, SUMMONTE, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. RR. 902/452. Belgrado, 8 novembre 1923, ore 19 (per. ore 0,25 del 9).

Telegramma di V. E. Gabinetto 376 (1). Ringrazio l'E. V. per le parole di incoraggiamento che si è compiac~uta rivolgermi.

Trattative in corso hanno subìto arresto per malattia Nincic ed anche perchè, efficacemente coadiuvato generale Bodrero, mi sto adoperando mitigare per quanto possibile pretese che saranno contenute nella risposta Pasic attualmente in elaborazione. A quanto mi è stato riferito Governo serbo croato sloveno invece della cessione Lagosta ed isGle adiacenti (scartata da V. E.) avrebbe intenzione chiedere qual compenso annessione Fiume larga rettifica di frontiera nella zona di Idria e in quella di Postumia. Personaggio di Corte ha riferito Bodrero che Re Alessandro avendo trovato che progetto risposta Pasic conteneva richiesta esagerata avrebbe invitato Presidente a formulare sollecitamente proposte più moderate.

Azione Generale Bodrero e mia è diretta appunto ad evitare domanda di modifica confine Giulio ma sarà molto difficile evitare, oltre che domanda riconoscimento della linea frontiera quale essa è descritta articolo l Trattato di Rapallo, la risposta di Pasic contenga altre richieste sullo stesso confine.

Credo superfluo assicurare che nulla è stato e sarà trascurato per raggiungere accordo nei limiti tracciati dall'E. V. però reputo mio dovere segnalare all'E. V. che noto alto personaggio, Ministri ed uomini politici amici fanno unanimemente presente necessità qualche compenso per permettere al Govemo consentire annessione Fiume all'Italia e di sostenere innanzi all'opinione pubblica malgrado urto opposizione parlamentare campagna ,che si prevede violentissima non solo da parte stampa croata ma anche serba. Oltre dalla difficile situazione interna nostra azione è resa più ardua dal fatto che giornali e riviste stranieri, giuristi e diplomatici qui accreditati fanno quotidianamente sentire a Pasic ed a Nincich che attuale situazione giuridica Jugoslavia nei riguardi del problema fiumano è molto forte.

(l) Pubblicato al n. 466.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, PREZIOSI

T. R. 3865. Roma, 9 novembre 1923, ore 4.

Credo opportuno informarLa che conversazioni avute qui con Drummond sono state molto soddisfacenti.

Atteggiamento tenuto dal Segretario Generale della Società delle Nazioni nel suo soggiorno a Roma è stato tale da consentire al R. Governo di !asciargli intravedere che se all'Italia verrà fatta alla Società delle Nazioni il posto che le spetta i rapporti dell'Italia con la Società delle Nazioni potranno divenire molto utili nell'interesse reciproco. Ciò appare anche dalle dichiarazioni fatte da Drummond alla stampa, delle quali Ella sarà certamente al corrente, e che erano ufficiosamente ,autorizzate.

V. S. vorrà tener conto nei suoi contatti di tale situazione la quale oltre il valore che ha nei rapporti fra l'Italia e la Società delle Nazioni ne ha evidentemente e notevole anche nei rapporti italo-britanni..ci.

Sarà anzi utile che V. E. cerchi di rilevare quale ne siano le effettive ripercussioni ,costà.

472

L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. u. 8505/2475. Parigi, 9 novembre 1923, ore 17,10 (per. ore 22,05).

Il Quai d'Orsay con il comunicato ufficiale comparso nei giornali di questa mattina ha voluto rettificare le voci poste in circolazione dalla stampa di un ultimatum a Berlino. Anche Peretti mi ha confermato che si tratta di far presente alla Germania che la Francia non poteva rimanere indifferente all'avvento di un Governo che pubblicamente aveva per programma la rottura del Trattato di Versailles e la guerra di rivincita. Peretti ha aggiunto che queste direttive erano state inviate ad Ambasciatore di Francia a Berlino perchè ne prendesse nota nelle sue conversazioni e nei suoi eventuali passi presso il Governo Germanico. Qualsiasi azione in conseguenza degli avvenimenti che si stavano svolgendo non poteva essere intrapresa che d'accordo fra alleati i quali se non allo stesso punto della Francia vi erano egualmente interessati. A questo scopo il Governo francese aveva ritenuto opportuno di convocare per oggi la Conferenza degli Ambasciatori per prendere accordi su di una proposta che sarebbe presentata dalla delegazione francese e di cui si rimette separatamente il testo. Crewe col quale mi sono trattenuto questa mattina si è mostrato dubbioso sulla opportunità di tale riunione e prima di aderire alla convocazione fatta si propone di chiedere al suo Governo se consideri opportuno che alla Conferenza siano devolute decisioni di cosi capitale importanza ovvero se non sia preferibile che i Governi le trattino direttamente. A seconda della risposta che sarà data da Londra la riunione avrà luogo oppure no, avendo io per parte mia dichiarato all'Ambasciatore d'Inghilterra che se la Gran Bretagna aderiva all'invito francese o..... (l) l'Italia non aveva motivi speciali per opporvisi, e che per le difficoltà di comunicare con Roma io non potevo chiederne preventivamente il parere. Ma naturalmente intervenendo alla Conferenza non avrei fatto altro che prendere atto della proposta francese per riferirne a V. E.

473

L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 8506/2477. Parigi, 9 novembre 1923, ore 22,35 (per. ore 2 del 10).

Faccio seguito al mio telegramma 2475 (2).

Governo inglese non aveva aderito fino a questa sera alla riunione della Conferenza degli Ambasciatori chiesta dal Governo francese per prendere conoscenza e discutere sul progetto di comunicazione da farsi al Governo di Berlino ed a quello di Monaco di Baviera riguardo agli avvenimenti tedeschi. È anche mia opinione che la Conferenza non sarebbe stata competente a trattare un argomento di stretta spettanza dei Governi a meno che non ne ricevesse speciale mandato. Ad ogni modo non sarei sorpreso se la riunione non avesse più luogo sopratutto dopo le recentissime notizie giunte questa sera secondo cui il movimento bavarese sarebbe stato domato rilevando in Stresemann una maggiore forza di quella che gli si supponeva. Può interessare a V. E. sapere essere stata generale impressione del Quai d'Orsay che qualora l'insurrezione capeggiata da Hitler e Ludendorff avesse preso il sopravvento l'Inghilterra si sarebbe schierata a fianco della Francia. Anche Crewe con la riserva impostagli dalla mancanza di istruzioni in proposito, mi diceva questa mattina che il movimento interessava tutti gli alleati.

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IL CONSOLE A MONACO DI BAVIERA, DURINI DI MONZA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

R. 366/11. Monaco di Baviera, 10 novembre 1923.

Miei telegrammi Gabinetto 46 e 47 (3).

Riassumo gli avvenimenti degli ultimi giorni con questi brevi dati:

Nel tardo pomeriggio di ier l'altro, giovedl, il dr. von Knilling, Presidente del Consiglio, ,spiegava conversando meco, le ragioni del dissidio fra la Baviel'a e la Confederazione, con la necessità di ritoccare lo Statùto di Weimar, principalmente in ciò che concerne l'autonomia federale degli Stati germanici ed i diritti riservati della Baviera. Una piccola guerra in famiglia, diceva, che non merita davvero il rumore che se ne fa nel mondo: non siamo per nulla separa

tisti, ma solo federalisti. A parte ciò, noi bavaresi non possiamo assolutamente sostenere il Governo del signor Stresemann. Non vogliamo contatti coi marxisti a qualunque sfumatura essi appartengano e lo Stresemann cadrà perchè, a lungo andare, non si potrà far a meno del nostro concorso. Ed aggiunse: sono stato proprio io ad insistere perchè la frazione parlamentare nostra nel Reichstag si rifiuti a qualunque combinazione che lo Stresemann proponesse e, dietro mia domanda, escluse in modo assoluto che la Baviera possa comunque sostenere od aver fiducia in Stresemann anche nel caso egli riuscisse a formare un Ministero completamente borghese o qualora pure offrisse la riforma dello statuto di Weimar. Degli assembramenti di volontari nazionalisti e nazional-socialisti sulla frontiera turingica il dr. von Knilling disse che nessuno se ne doveva preoccupare. Sono giovanotti di buone intenzioni, aggiunse, se ne andranno da sè perchè non trovano da mangiare (noto che la voce pubblica e la unanime assicurazione di giornali non bavaresi vogliono che questi giovanotti siano invece spesati di tutto dalle autorità di Coburgo che sono autorità bavaresi). In ogni modo, continuò il dr. von Knilling, nulla avverrà di grave nè di qua nè di là dei confini della Turingia. Abbiamo sul posto le nostre gendarmerie che provvederanno al buon ordine con tutta energia e, se nessuno perderà la testa, tutto procederà tranquillamente in tutta la Baviera. Alla mia domanda se questa sua fiducia comprendesse anche lo Hitler, rispose: ma sicuramente!

Tre ore dopo questa conversazione il comizio in cui il Commissario dr. Kahr intendeva esporre il suo programma nazionale dimostrando, mi si assicura, la ineluttabilità di una dittatura con pieni poteri per tutta la Germania (ben inteso purchè il dittatore fosse lui stesso) il comizio, dico, si convertì inopinatamente in una vera e propria costituente. Mentre parlava il signor Kahr, come al solito con solenne ampollosità, ecco che d'un tratto una ventina di nazional-socialisti, armati di tutto punto erompeva nella sala, con le pistole spianate. Fra lo spavento generale i Ministri presenti al comizio, compreso il presidente von Knilling, il Conte Soden capo Gabinetto del Principe Ruprecht ecc., furono portati fuori della sala. Un minuto più tardi entra lo Hitler. Procede verso il banco della Presidenza ed invita il dr. Kahr H generale Lossow ed il colonnello Seisser a seguirlo in una stanza attigua. Con poche parole tranquillizza la folla assicurando la sua intenzione d'agire d'accordo con Kahr. Passano dieci minuti d'aspettativa febbrile, e lo Hitler si ripresenta alfine assieme al dr. Kahr ed ai due ufficiali, quindi fra uno scroscio entusiastico di applausi proclama la repubblica germanica nazionale, destituisce i Governi della Baviera, della Confederazione e nomina se stesso a dittatore per gli affari politici, il signor Kahr a Luogotenente della Baviera, il generale Ludendorff a comandante supremo dell'esercito nazionale, il già presidente della polizia Poehner a Presidente del Consiglio Bavarese, il Generale Lossow a Ministro delle armi nazionali, il colonnello Seisser a ministro federale di polizia. Tutti accettano e fanno promessa di servire lealmente la patria e con la mano sul petto invocano l'aiuto di Dio! La costituente si scioglie. Lo Hitler si accomiata cortesemente dai Ministri arrestati e li fa accompagnare in automobile in una villa a Gaste-Gasteig, indi con Ludendorff, Kahr, Lossow e gli altri Ministri nazionali di nuovo conio, si ritira in una camera del Buergerbraeu ove si era tenuto il comizio, per la prima seduta del nuovo Consiglio dei Ministri.

Intanto per ordine superiore, telegrafo e telefono vengono occupati militarmente ed interrotti; il Govemo di Berlino viene informato di tutto dal Direttore del telegrafo centrale con radiogramma. Tutta la notte centurie nazionalsocialiste percorrono la città cantando e giubilando: altre centurie saccheggiano gli uffici della socialista Muenchner Post: altre ancora si recano all'abitazione del deputato socialista Auer, vice presidente del Landtag, la mettono a soqquadro e cercano invano il deputato per arrestarlo e tradurlo, come asserivano, davanti ad un tribunale di guerra come corresponsabile della rivoluzione del 1918. Ma Auer già da parecchi giomi è fuggito da Monaco. Un proclama affisso di nottetempo deferisce tutti i marxisti ad un consiglio di guerra, disponendo che i condannati sarebbero passati per le armi tre ore dopo la sentenza.

Sapendo della riunione che si annunciava ricca di avvenimenti, ne avevo potuto avere immediata fedele relazione da un amico intervenutovi: ma quando giungo al telegrafo verso mezzanotte lo trovo, come temevo, occupato militarmente: insisto per la spedizione d'un telegramma: vi è assoluto divieto: corro da un ufficio all'altro, impossibile mettere la mano su di un'autorità direttiva. Le mie proteste cadono nel vuoto.

I nazional-socialisti si ritenevano sicuri della riuscita del loro colpo di stato, fino a ieri a mezzodl. Ma appena usciti dal Consiglio dei Ministri il Kahr ed il Lossow si erano invece recati in una caserma al campo di Marte e di là per radiogramma avevano annunciato a tutte le stazioni radiografiche della Germania, che lo Hitler aveva loro imposto con le armi alla mano una promessa nulla per se stessa, e che il Governo bavarese non si era dimesso e che il Commissariato generale era tuttora ~n funzione e che le truppe e la polizia si trovavano sempre fortemente in mano delle autorità costituzionali! Il Kahr fa subito arrestare il suo intimo amico Poehner, ma non osa toccare il maggiore responsabile Hitler, e prende tutte le disposizioni per venire rapidamente alla liquidazione del colpo di mano sedizioso. Nella mattinata di ieri un generale tenta d'indurre lo Hitler a desistere dai suoi propositi. Inutilmente. Io ritento di mettermi in contatto con una qualunque autorità. Tutte sono introvabili e nascoste per tema di altri colpi di mano. Gli hitleriani occupano tutta la riva destra dell'Isar ed il vecchio Ministero della guerra nel centro della -città: ,cordoni di armati e numerose sentinelle vietano, agli estranei, l'accesso alle Buergerbraeu Quartiere generale dei nazional-socialisti. Riesco a forzar la consegna, facendomi riconoscere.

L'enorme locale è brulicante di armati, parte in uniforme, i Più in borghese con bracciali rossi dalla croce uncinata antisemita. Quei giovani sono entusiasti: evidentemente ignorano il cambiamento di scena di Kahr. Finalmente riesco a far rintracciare Hitler col quale conferisco pochi istanti: è pallidissimo, accigliato, nervoso ma pur correttissimo. Gli chiedo l'autorizzazione di poter comunicare col mio Governo, gli domando le sue intenzioni. Mi risponde che ancora non può dir nulla, che le comunicazioni debbono per ora rimanere assolutamente interrotte e che del resto solo parte degli uffici erano da lui occupati... Due ore più tardi 2500 uomini circa, muovono armati dal loro quartier generale, il Buergerbraeu, verso la città: procedono cantando inni patriottici, le truppe schierate sono a pied'arm, il popolo applaude. Giunti alla piazza dell'Odeon trovano gli accessi fittamente sbarrati dalla milizia federale: dietro ordine di un ufficiale della milizia il corteo si ferma. Allora due autocarri ed un centinaio di uomini condotti dallo Hitler e dal generale Ludendorff in persona si fanno innanzi per rompere i cordoni. Breve scambio di fucilate e qualche battuta di mitragHatrice. Lo Hitler ferito al braccio salta in un'automobile e fugge. Il Generale Ludendorff s'avanza solo, alzando la mano. Cessa il fuoco. Un ufficiale s'avvicina al generale pregandolo di seguirlo. È condotto via. I nazional-socialisti si sbandano. La tragicommedia è finita, lasciando sul terreno una quindicina di morti. Nel corso della giornata il Commissario pubblica un proclama alla popolazione asseverando che in onta alla demenza dei colpevoli delle violenze in suo danno, egli continuerà per la sua via, risoluto a restituire al popolo germanico la sua libertà spirituale. Ma intanto i suoi giornali con a capo la Muenchner Zeitung il cui direttore è ·capo dell'Ufficio stampa del signor Kahr, continuano a predica·re la fede nazionalista e la guerra alla repubblica ebraico-màssonica-capitalista.

La situazione, malgrado la facile vittoria militare delle autorità costituzionali, ottenuta a scapito del loro prestigio, non è ancora perfettamente chiarita. Si temono altri tumulti: tafferugli avvengono continuamente, nelle strade della città percorse da cortei e dimostrazioni inneggianti ad Hitler insultanti a < Kahr il traditore». L'animo della popolazione è profondamente irritato dal modo come il signor Kahr si è sbarazzato del signor Hitler. Non pochi pretendono perfino che Kahr sarebbe stato pienamente ·consapevole del colpo di mano di Hitler e Ludendorff, ed avrebbe giocata la commedia della sorpresa, e spiegano il succ.essivo voltafaccia in modo vario: per parte mia, date speciali circostanze che mi sono note, dato il carattere intero dell'uomo ed il suo passato, escludo senz'altro l'ipotesi: di uguale opinione sono del resto Monsignor Pacelli ed il collega austriaco, ottimi conoscitori della situazione per .,.agioni diverse.

I ministri arrestati ier l'altro sera, furono liberati oggi: il generale Ludendorff-universale sorpresa! -arrestato ieri è già stato liberato oggi per ordine di Kahr ad insaputa del Ministero nuovamente in carica. Sono tuttora in stato d'arresto il signor Poehner ed il consigliere Frick nominato dallo Hitler ~esidente di polizia di Monaco. Il Presidente V. Knilling, già esautorato (mi confidò oggi il Nunzio che fino dalla scorsa settimana von Knilling gli manifestò l'intenzione di dimettersi per il potere preponderante acquistato dal signor Kahr) non è più oggi che un'ombra di Ministro, assolutamente impotente.

Per finire l'impressione riportata da tutte le persone serie, degli avvenimenti di questi giorni, è estremamente penosa. Ministri, Commissari, Generali, Hitler, nazional-social1sti, tutti in blocco fecero pessima figura: leggerezza, incoscienza, mancanza di lealtà, coraggio, di energia, di stile, bollarono i due partiti contendenti d'un marchio indelebile. Permetterà V. E. a questo proposito che ricordi la definizione «monosillabica» che Ella ebbe a dare di questa gente in occasione della mia recente visita a Roma: «buffoni » definizione alla quale come allora sottoscrivo anch'io pienamente più che mai in oggi.

(l) -Grupo indecifrato. (2) -Pubblicato al n. precedente. (3) -Non pubblicati.
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L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, PREZIOSI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. R. 8551/972. Londra, 11 novembre 1923, ore 1,25 (per. ore 6,05).

Telegramma V. E. 3865 (1).

Avvalendomi dei dati fornitimi da V. E. colsi ieri l'occasione per attirare in una conversazione generica e personale attenzione di Crowe sulle dichiarazioni di Drummond apparse anche su questa stampa e sopratutto sui nuovi rapporti che potrebbero stabilirsi in conseguenza fra l'Italia e la lega delle nazioni. Ben presto ebbi avvedermi che Crowe trovavasi tuttora sotto l'impressione di qualche giudizio espresso recentemente dalla nostra stampa e che considerava con scetticismo quanto a lui prospettavo. Mi osservò infatti fra l'altro che nel mio dire v'era evidente sproporzione tra il semplice materiale fatto di un aumento di funzionari italiani ed il concetto della lega e dell'utilità di essa come valido organo internazionale. Gli replicai subito che non si tratta di una semplice questione di aumento di funzionari ma bensi del fatto assai più grave che un organo permanente formato in modo così particolarista quale è Segretadato (a prescindere dalle ragioni di diritto per una nostra adeguata partecipazione e gliele specificai) non può inspirare fiducia stante che esso svolge sua attività in una atmosfera necessariamente unilaterale non scevra di preconcetti e in ogni modo tale da non lasciare esamina·re e comprendere in tutta la loro essenza ed ampiezza problemi eventualmente sottoposti. Ricordando antica nostra conversazione aggiunsi che egli stesso era contrario per ragioni non molto diverse dalle nostre all'attuale segretariato. Crowe infatti si dolse meco anno fa della predominanza francese a Ginevra e Foreign Office se ne mostrò mesi fa assai preoccupato a proposito nota ordinanza per la Saar.

Crowe fu sorpreso e alquanto sconcertato dalla mia rapida replica sicchè non credetti ricordargli sua propensione fare addirittura sopprimere Segretariato in cambio di un'assemblea periodica di diretti rappresentanti diversi Governi.

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L'AMBASCIATORE A MADRID, PAULUCCI DE' CALBOLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. 930/301/98. Madrid, 12 novembre 1923, ore 15 (per. ore 20,45). Decifri Ella stessa. Nel colloquio avuto stanotte dopo banchetto da me offertogli, generale Primo de Rivera mi ha detto confidenzialmente essere intenzione Governo denunziare Trattato con Francia. Ciò spiega certe diffiroltà sopravvenute all'ultimo

momento per esame nostri negoziati. Passando ad altro argomento Presidente mi ha assicurato avere telegrafato a Londra che Spagna vedrebbe con soddisfa

zione intervento italiano Conferenza Tangeri. Mi ha aggiunto avere pure incaricato ambasciatore Merry del Val far conoscere Foreign Office pensiero Governo Spagnolo intensificare legami con l'Italia per porre un argine egemonia francese. Nell'idea del Presidente anche Portogallo col quale rapporti sono adesso assai più intimi, entrerebbe nel gruppo anglo-italo-spagnolo. Di questo e di altri progetti il generale si riserva intrattenere verbalmente V. E.

(l) Pubblicato al n. 471.

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L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, PREZIOSI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. P. 940/985. Londra, 14 novembre 1923, ore 18 (per. ore 23,45).

Non posso astenermi dal riferire a V. E. che questa mattina un amico del Foreign Office mi ha confidato che conversazione che Ella ha avuto cinque giorni fa con Graham (l) era apparsa a Curzon ed al Foreign Office come l'esposizione più profonda e di «maggiore sintesi politica» dell'attuale grave situazione europea. Il telegramma di Graham che la riproduceva appariva sicchè il più importante che il Foreign Office avesse ricevuto dall'estero da moltissimi mesi. Di questa esposizione e di questo sguardo politico di V. E. è passato certamente notizia al Consiglio dei Ministri. Ne ho avuto sentore da una posteriore conversazione con un membro del Governo che aveva preso parte al Consiglio dei Ministri di stamane (mio telegramma 984 (2 )) e che ho avuto meco a colazione. Questo Ministro mi ha parlato pure delle richieste francesi esaminate proprio dal Consiglio di stamane principiando coll'osservarmi testualmente: «Cosa mai può farsi con una Francia cosi armata e con una cosi poderosa flotta aerea? ». In pari tempo egli mi ha fatto intravvedere che la decisione del Consiglio dei Ministri non è stata molto positiva nei suoi suggerimenti e che forse ha piuttosto constatato uno stato di impotenza tale che Foreign Office vorrà attenuare in certa guisa facendo informare R. Governo del suo punto di vista circa nota proposta francese.

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L'AMBASCIATORE A MADRID, PAULUCCI DE' CALBOLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. 8652/316/103. Madrid, 15 novembre 1923, ore 20,20 (per. ore 22).

Mio telegramma 313 (3).

Sono lieto di partecipare a V. E. che oggi alle ore 19 è stata firmata la Convenzione di commercio e di navigazione itala-spagnola e gli atti ad essa annessi.

pubblicato.

(l) -Sul problema delle riparazioni tedesche. (2) -Tel. n. 8623/984, trasmesso alle ore 15,20 e pervenuto alle 18,25 del giorno 14, non

(3) Tel. n. 8640/313/84, pervenuto alle ore 6,30 del giorno 15, non pubblicato, relativo alle trattative commerciali italo-spagnole.

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IL CONSOLE A INNSBRUCK, PROVANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 8687/3705. Innsbruck, 17 novembre 1923, ore 11,10 (per. ore 15).

Alla Dieta provinciale da rappresentanti tutti partiti è stata ieri presentata mozione di protesta contro la politica italiana nell'Alto Adige e di invito al Governo federale a ricorrere alla Lega delle Nazioni (1).

480

IL CONSOLE A INNSBRUCK, PROVANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 8690/3707. Innsbruck, 17 novembre 1923, ore 13,25 (per. ore 17,30).

La mozione di protesta che è stata votata all'unanimità dai deputati in piedi venne accompagnata da discorsi di così vivace critica alla politica italiana interna che il silenzio e il mancato richiamo del Presidente (vice capitano Peer) non dovrebbe lasciarsi passare inosservato senza energica nostra protesta. Propongo che intanto il Consolato sia autorizzato a negare ingresso regno deputati alla Dieta e funzionari provinciali (2).

481

IL MINISTRO A VIENNA, ORSINI BARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 8705/727. Vienna, 17 novembre 1923, ore 20 (per. ore 23).

Per elevare ferma protesta contro deliberazione presa da Landtag tirolese concernente affari Alto Adige e contro stillicidio sulla stampa austriaca che influenza opinione pubblica a nostro danno, ho domandato essere ricevuto dal cancelliere.

Egli mi riceve domani mattina, domenica. Sebbene io sia convinto che se crisi ministeriale qui si produce e se Seipel abbandona potere ciò costituirebbe per la politica italiana in Austria e nell'Europa Centrale grave rischio perchè Seipel più di ogni altro uomo politico austriaco sa resistere allettamenti pressioni del signor Benès, tuttavia io ritengo che Governo federale debba prendere netta posizione contro quella manifestazione. Finora Governo federale si è riparato e si ripara sotto sua impotenza sia di fronte a diete sia di fronte alla stampa ma io penso e lo dirò a Seipel che vi è un limite a ogni manifestazione del genere. Esso è segnato dalla volontà del Governo Centrale. Si deve anche sapere se vuole o no continuare rapporti amichevoli con l'Italia. Se come credo Seipel tiene nell'interesse Austria al mantenimento dei buoni rapporti egli deve far cessare attuale snervante e pregiudizievole alternativa di atti che offende animi italiani e non scusa Governo.

25 -Docltmel'!li diplomatici · Serie VII -Vol. II

(l) -Il telegramma fu trasmesso anche alla legazione a Vienna. (2) -Annotazione di pugno di Mussolini: c Approvo niente ingresso. M. •. Il telegramma fu trasmesso anche alla legazione a Vienna.
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IL MINISTRO A BUCAREST, ALOISI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

R. 2898/613. Bucarest, 17 novembre 1923. Poichè come ho già indicato precedentemente col mio rapporto n. 2389/504 del 28 settembre u. s. (l) il partito nazionale transilvano, ora all'opposizione, sembra quello indicato dall'opinione pubblica e circoli dirigenti a costituire il fulcro della nuova combinazione politica, destinata a rimpiazzare l'attuale Governo liberale, ho creduto di mettermi opportunamente in contatto con i dir·igenti del partito per chiarire e stabilire le loro intenzioni circa le relazioni italaromene. I dirigenti del partito sono il signor Maniu che ne è il capo ed il signor Vaida, tutti e due ex deputati ungheresi allorquando il loro partito figurava all'opposizione della Camera di Budapest. E siccome il partito nazionale transilvano è stato all'opposizione in Ungheria per un lungo periodo di storia, senza mai prendere le redini del governo, si deve partire da questo precedente per stabilire la fisionomia esatta dei loro uomini e delle loro idee. Queste sono palarizzate esclusivamente sulle relazioni romeno magiare per il possesso della Transilvania e per conseguenza sul pericolo del •raffor.lamento dell'Ungheria sia con una ricostituzione absburgica che con ogni avvenimento o fenomeno politico che possa facilitarlo. I transilvani giudicano la politica estera romena esclusivamente da questo punto di vista e regolano la loro attitudine in funzione dei rapporti che le Potenze estere hanno od hanno tendenza di avere coll'attuale regime di Horthy. È indubbio che in Transilvania, per ragioni storiche e per gli avvenimenti della guerra, esiste una reale simpatia per l'Italia e un sentimento a noi favorevole, forse, se opportunamente •Coltivato, anche a scapito di altre Nazioni; ma è altrettanto vero che nel concetto dei capi e dei gregari il timore di veder ritoccati i Trattati di Pace a favore dell'Ungheria, deve regolare il sistema politico estero della Romania. Ho riscontrato tale credenza presso tutti i deputati nazionali transilvani più in vista e specialmente ciò mi è stato confermato dall'onorevole Derussi, ex diplomatico romeno, e che per l'antica amidzia che lo lega al signor Maniu, e per aver collaborato con questi all'irredentismo ·romeno, allorchè egli si trovava prima della guerra in qualità di Console generale di Romania a Budapest, sembra essere stato designato dal suo partito ad assumere eventualmente la carica di Ministro degli Affari Esteri. Una lunga convel"sazione ·col signor Maniu è stata più interessante e riferisco per sommi capi le sue argomentazioni che concernono la politica estera. Il signor Maniu è un ammiratore del nostro Paese e partigiano convinto di rinsalda·re in tutte le maniere le relazioni fra i due Paesi. Deplora che nelle masse transilvane, malgrado il sentimento generale di affezione all'Italia, si sia infiltrata la convinzione che il nostro Paese faccia una politica magiarofila, ed

all'appoggio di questa sua tesi, che ho suMto controbattuta, mi ha citato i noti argomenti circa il colonnello Romanelli, le armi, ecc.

32?

Rassicurato su questo punto egli ha insistito particolarmente sul pericolo di una ricostituzione absburgica e di una conseguente confederazione danubiana, pericolo che colpirebbe tanto la Romania e l'Italia. Egli dice che essendo stato per tanti anni deputato ungherese, ha potuto acquistare una conoscenza approfondita della psicologia di quel popolo al punto di poter con sicurezza affermare che se oggi si dovesse ricorrere ad un plebiscito circa il regime da adottarsi in Ungheria, il popolo voterebbe forse per la repubblica, che se la consultazione avesse luogo di qui a qualche anno, la fedeltà absburgica, che viene intensamente propagandata dal governo di Horthy, imporrebbe il richiamo degli eredi di Carlo.

E su questo punto egli mi ha pregato di attirare specialmente l'attenzione dell'E. V.

Il signor Maniu è altresì fautore della Piccola Intesa che è destinata ad esistere finchè prevarranno le ragioni che hanno originato la sua formazione, e poichè essa è una garanzia contro il ritorno degli Absburgo, il partito nazionale transilvano ne fa uno degli assiomi della sua politica. Debbo pure al riguardo osservare che uno degli artefici romeni della Piccola Intesa fu il Tache Jonescu e che il di lui partito si è fuso appunto in gran parte in quello nazionale transilvano, rinforzando le idee di attaccamento alla Piccola Intesa.

Quindi il 1signor Maniu, dimostrandomi ancora una volta che la Romania non permetterebbe mai che la Piccola Intesa divenisse uno strumento contro l'Italia, mi ha detto che sotto condizione del rispetto dei Trattati della Romania con la Jugoslavia e Cecoslovacchia, egli non vede nessuna ragione che si oppone, anzi molte che lo consigliano, di arrivare ad un riavvicinamento coll'Italia.

In conclusione il partito Nazionale Transilvano, fortemente partigiano della Piccola Intesa, desidera vivamente di avvicinarsi all'Italia purchè questa non faccia una politica magiarofila contraria agli interessi romeni in Transilvania.

(l) Non pubblicato.

483

IL MINISTRO A VIENNA, ORSINI BARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 8738/729. Vienna, 19 novembre 1923, ore 16 (per. ore 21,10). Seguito mio telegramma 727 (1). Trovai ieri Cancelliere nervoso molto inquieto per successive dimostrazioni nel Tirolo. Da parte sua dicevami non erano mancati insistenti consigli di riflessione e di moderazione. A ben poco avevano servito. Lo stato d'animo che si è venuto formando in Austria contro l'Italia costituisce una delle maggiori sue preoccupazioni. Oggi stesso sta riflettendo se, come altra volta mi disse, non sarebbe meglio di lasciare ad altri la cura di risolvere una situazione la quale nonostante reciproca buona volontà dei due Governi va chiaramente peggio

rando. Alle mie proteste espresse nei termini che ebbi a significare a V. E. egli rispose riprovare egli pure atteggiamento della Dieta Provinciale. Ciò egli ave

va già fatto conoscere a Stumpf ,capitano pronvinciale del Tirolo assente in quei giorni da Innsbruck. Alle mie osservazioni essere necessario che Governo federale prenda pubblicamente posizione contro queste manifestazioni egli ha taciuto. Suo silenzio sarebbe interpretato come approvazione. Seipel mi ha detto che domani in occasione delle sue dichiarazioni al nuovo Consiglio nazionale parlerà dei rapporti tra Italia ed Austria autorizzato a ciò dalle parole pronunciate da V. E. al Senato (1). Egli parlerà in modo ben misurato e tale da incontrare approvazione di V. E. sebbene debba, in un modo che egli ritiene lecito, fare accenno al dolore lasciato nel cuore degli austriaci dal Trattato di San Germano. Egli avvertirà il Paese dei pericoli cui si esporrebbe Austria se facesse pernio della sua politica generale suaccennato dolore e necessità imporre al proprio cuore moderata riserva.

Il telegramma continua col numero successivo.

(l) Pubblicato al n. 481.

484

IL MINISTRO A VIENNA, ORSINI BARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 8739/730. Vienna, 19 novembre 1923, ore 16 (per. ore 22,15).

Seguito del numero precedente (2).

Alla mozione della Dieta Provinciale risponderà pubblicamente, quando sarà presentata, non darvi seguito; tanto meno al ricorso alla Lega delle Nazioni ed alla proposta di rappresaglie. Ma se da parte nostra fosse accolta proposta

R. Console Innsbruck (vedi telegramma di questi n. 3708 (3)) Governo Federale sarebbe costretto prendere misure analoghe. I due Goverui si metterebbero così su una strada che conduce alla rottura dei rapporti. Egli sa per personale cono

scenza quali sono le idee direttive di V. E. verso l'Austria, spera quindi che

V. E. vorrà aiutarlo moderando azione dei gruppi trentini nel porre argine al dilagare dei sentimenti e risentimenti che minacciano pacifica convivenza dei due Paesi; a tutto beneficio anche di terza potenza che quel dilagare occultamente promuove. Avendo io accennato, come a conseguenza della campagna antitaliana di esaltazioni della stampa austriaca, agli incidenti lamentati in occasione della rivista del 12 corrente ed alla ostilità che gruppo italiano incontra nel concludere affare Stewag, Cancelliere mi ha detto deplorare quanto successe alla rivista come deplora rivista stessa che anno venturo non sarà ,ripetuta perchè invece di essere cerimonia nazionale degenera in una festa socialista. Quanto a Stewag, sorpreso della nuova opposizione, si riserva d'intervenire di nuovo personalmente affinchè si concluda affare che per lui politicamente ha significato quanto mai soddisfacente. Ha chiuso col dirè che partito socialista presenterà nel suo discorso a..... (4) e che oratore socialista rileverà anche accenno di V. E. fatto al Senato e dissenso Borgomastro di Vienna.

Gli è stato già fatto conoscere riservatamente che oratore si manterrà in limiti ragionevoli.

(l) -Nella tornata del 16 novembre. (2) -Pubblicato al n. precedente. (3) -Non rinvenuto. Ovvero si tratta del te!. n. 3707, pubblicato al n. 480. (4) -Gruppo indecifrato.
485

L'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, SUMMONTE, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. s. 968/465. BeLgrado, 19 novembre 1923, ore 22 (per. ore 4 deL 20).

Decifri Ella stessa.

Malattia Pasich ha avuto in questi ultimi giorni lieve recrudescenza. Presidente rendendosi conto che data importanza della questione, trattaHve Fiume non debbano subire interruzione ha incaricato Nincich continuare negoziati fino a che egli sarà in grado riprendere trattazione affari.

Nincich che ho visto ieri insieme generale Bodrero non è entrato in dettagli circa risposta che Governo S. H. S. darà alla comunicazione da me fatta con la nota numero 816 in data 30 ottobre scorso (l) trasmessa a V. E. per corriere.

Nel corso della conversazione ho tratto imp~essione che nel complesso, salvo per acque Fiumara qui si insiste per la completa sovranità. Governo S. H. S. cederebbe su quasi tutte controversie.

Non vorrei anticipare con comunicazioni soverchiamente ottimistiche quella che sarà la risposta di Pasich, però sembra certo che oltre rinunziare a pretese su Lagosta non ci si chiederà nemmeno come appariva fino settimana addietro una notevole rettifi.ca di frontiera confine Giulio. Pasich e Ninci:ch sembrano finalmente convinti che V. E. non potrebbe in nessun modo concedere Postumia

o Idria in cambio annessione di Fiume. Nei contatti che ho avuti in questi ultimi giorni con Nincich e nelle conversazioni che Bodrero ha avuto con noto alto personaggio abbiamo parti:colarmente insistito perchè risposta Pasich sia accettabile facendo chiaramente capire che come mantenimento domanda per Lagosta così pretesa su Idria o Postumia avrebbe potut0 provocare rottura trattative.

Nel colloquio di ieri Nincich ha assicurato che risposta Pasic oltre fissare azione frontiera secondo articolo p·rimo trattato di Rapallo conterrà domande di scarsa entità.

Per il porto Fiume Nincich ha detto che invece di tre moli a cui volevano fare allusione nelle prime controproposte (secondo mio telegramma 415 (2) Governo serbo croato sloveno si sarebbe limitato chiedere i due moli prossimi a Porto Baros e che la richiesta di affitto per 99 anni sarebbe stata notevolmente ridotta.

Nuove impreviste difficoltà mi sembrano però sorgere circa procedura da seguire nella conclusione dell'accordo. Nincich mi ha esposto a nome di Pasich un progetto sul quale ho fatto le più ampie riserve e di cui riferisco con rapporto (3) che parte oggi col corriere di Gabinetto che giungerà così giovedì prossimo.

(l) -Pubblicata in allegato al n. 467. (2) -Tel. gab. segreto n. 773/415, trasmesso alle ore 15 e pervenuto alle 17,40 del 15 ottobre, non pubblicato. (3) -Non pubblicato.
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IL MINISTRO A VIENNA, ORSINI BARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 88811750. Vienna, 24 novembre 1923, ore 20 (per. ore 0,40 del 25).

Il silenzio da Roma costà prodotto da dichiarazioni Seipel (l) rende questi molto nervoso. Riuscito inutile tentativo indiretto per avere almeno mia impressione personale, mi ha fatto chiamare stamane dal Ministro Esteri. Questi ha cominciato col dire che Cancelliere era rimasto turbato da un articolo «La ripartizione dell'ultima Austria » a lui pervenuto da Roma e pubbHcato nel numero 3 del giornale Le forze nuove. Quello che lo aveva più colpito era la concordanza tra contenuto articolo con quanto ebbe a dirgli ultimamente Tamaro sull'inevitabile spartizione Austria. Gli ho risposto non essere Le forze nuove giornale noto per sua importanza, che idee da esso esposte non rispondevano certo a quelle del Governo ma rappresentavano un commento ad una idea messa in pubblica discussione anno scorso dallo stesso Cancelliere: quella della riunione doganale italo-austriaca. Questo preludio era evidentemente un pretesto per parlare della cosa che qui interessa al massimo grado di conoscere cioè impressione a Roma del discorso del Cancelliere. Ad esplicita domanda del Ministro ho risposto personalmente non potere esprimere alcuna opinione in proposito e che ufficialmente non ho da Roma alcuna direttiva. Ministro mi chiese allora dato che opinione pubblica italiana non è concorde nell'approvare procedere autorità locali Alto Adige opera snazionalizzazione elementi tedeschi cosa si potrebbe fare per cercare quel compromesso che Cancelliere ha auspicato nel suo discorso. Gli ho risposto non risultarmi che oggi opinione pubblica da noi sia divisa su quel punto essere invece certo che ultime pubbliche discussioni in Austria e campagna antitaliana nella stampa austriaca hanno più che mai valso a unificare opinione in tutta la penisola e che non vi sarebbe possibile trovare un italiano disposto tendere la mano a Deputato Schumacher Presidente di quel Tribunale che condannò nostro Battisti alla impiccagione. Offerta intesa amichevole fra elementi italiani tedeschi nell'Alto Adige fatta da lui nel suo discorso ieri al consiglio nazionale suona per ogni cuore italiano come tragica irrisione. A tale proposito mi lamentai per il fatto che Seipel capo del partito cristiano sociale-nazionale non abbia voluto o potuto vietare a Schumacher Capo dello stesso partito del Tirolo di farsi oratore del partito. Ministro degli Esteri mi ha detto che Seipel aveva tentato ciò ma solo aveva ottenuto moderasse linguaggio; ciò gli è valso un nuovo attacco da parte organo socialista Arbeiter Zeitung di stamane che accusa Cancelliere di servile obbedienza alla volontà di S. E. Mussolini. Ministro ha cercato poi mettere in evidenza difficoltà nelle quali si trova Cancelliere e sua evidente intenzione procedere d'accordo con R. Governo al che ho replicato che a mio avviso una maggiore decisa energia da parte Seipel avrebbe evitato le nuove complicazioni e che anche oggi servirebbe porre il fermo ad una agitazione gravida di pericoli per i rapporti fra i due Paesi.

(l) Fatte alla Camera austriaca il giorno 22, relative ai rapporti con l'Italia.

487

IL MINISTRO A VIENNA, ORSINI BARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. P. c. 3296/1090. Vienna, 24 novembre 1923.

Per quanto postuma, è interessante la seguente notizia pervenuta da fonte serissima; L'intervista concessa dall'agitatore bavarese Hitler al corrispondente del Corriere Italiano, dove si affermava che i nazionalsocialisti consideravano la questione del Sud-Tirolo come superata, destò grandissima eccitazione negli ambienti nazionalsocialisti Austriaci, che fecero pervenire a Hitler le loro lagnanze: egli mandò immediatamente un emissario ad assicurare che le sue non erano state che parole pronunziate a fine politico, ma che la questione del Sud-Tirolo gli era cara come a tutti i tedeschi. In quel tempo il capitano Steinbruk dell'Ufficio stampa del Ministero Esteri austriaco fece « avances » verso persona che riteneva di sua fiducia per mettere in contatto diretto gli Hackenkreutzer col Fascio italiano a Vienna; ma mi si assicura non vi sia riuscito.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL PREFETTO DI TORINO, PALMIERI

T. GAB. PRECEDENZA ASSOLUTA 409. Roma, 25 novembre 1923, ore 13,55.

Stamani è venuto Ambasciatore Francia per manifestarmi sue preoccupazioni circa incidenti Torino provocati lettera Cassegrain e ·conseguente cartello sfida Gemelli. Data delicatissima situazione internazionale e non meno delicata situazione nostri rapporti colla Francia è assolutamente necessario superare incidente ed evitare ad ogni modo ch'esso provochi ulteriori manifestazioni pubbliche e clamorose sia nei giornali sia nelle strade. V. S. chiamerà membri Direttorio Fascio facendo loro comprendere mio desiderio anzi mio ordine mentre V. S. provvederà fare presidiare energicamente sedi Consolati nonchè altre istituzioni francesi. Ogni tentativo di sfregio sede Consolato o attacchi persone dovrà essere represso anche con mezzi estremi. Non dobbiamo a nessun costo precipitare livello Stati che non sanno garantire diritto genti che rende sacri rappresentanti accreditati nazioni estere. Stesse considerazioni V. S. vorrà fare Direttore giornale Piemonte perchè eviti montare campagna la quale potrebbe condurre a complicazioni ordine diplomatico che in questo momento bisogna assolutamente evitare.

Prego darmi assicurazione (1).

Come si rileva dal telegramma gab. 410, trasmesso in pari data alle ore 17 da Mussolini ai Prefetti di Milano, Bologna, Napoli, Roma, Venezia, Firenze e Palermo con istruzioni analoghe a quelle inviate al Prefetto di Torino, la medaglia d'oro Gemelli aveva sfidato i proprietari della ditta francese Cassegrain a causa di alcune loro espressioni denigratorie nei confronti dell'esercito italiano durante la guerra.

(l) La minuta è di pugno di Mussolini.

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L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE BOSDARI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

R. P. s. n. Berlino, 28 novembre 1923.

Mi riferisco alla mia corrispondenza personale con V. E. ed in modo speciale al telegramma di V. E. del 15 settembre, alla mia lettera del 19 settembre (l) ed a quella del 18 ottobre di V. E. n. 13 (2), e trasmetto qui uniti per personale conoscenza dell'E. V. due documenti (3) che mi sembrano importanti:

l) una memoria fattami pervenire, a mezzo di un italiano qui residente in cui ripongo fiducia, dall'associazione «Per il movimento nazionalista con inquadratura militare» cui appartengono tutti gli elementi più importanti nazionalisti della Germania. L'anima dell'associazione è al momento presente il generale Vorbeck ben noto durante la guerra. Nel memoriale si espongono ]P. tendenze ed i propositi di quella associazione e le possibilità di intese con l'Italia;

2) un rapporto a me personalmente diretto da questo Addetto navale marchese Denti di Piraino. V. E. ne rileverà con quale franchezza il generale Hasse ha parlato al nostro addetto navale circa le organizzazioni che si vanno compiendo in Germania, contro il controllo militare, per procurare di mettere il paese almeno in istato di difesa in vista di probabili future aggressioni della Francia, nonchè lo stato di fatto che attualmente presenta tale preparazione. Anche il generale Hasse ha parlato, con molta franchezza, della eventualità che l'azione tedesca in questo senso possa appoggiarsi sull'Italia; ed ha poi espresso la medesima opinione che io stesso manifestai a V. E. nella precitata mia lettera del 19 settembre, che il paese che, ad un momento dato, avesse interesse di appoggiarsi sopra una forza armata della Germania, dovrebbe in un primo tempo essere pronto a fornire quegli armamenti che, nelle circostanze attuali, la Germania non è in grado di completare.

Se le considerazioni e le notizie contenute nei due acclusi documenti possono presentare interesse per l'E. V. occorrerebbe naturalmente insistere e completare. A tal uopo sarei disposto a venire io stesso a Roma per conferire con l'E. V. o mandarvi persona sicura e competente che non mi sarebbe difficile di trovare.

Avverto però che nel momento attuale di assoluta confusione politica non potrei togliere ancora le riserve di ordine morale che feci nella precitata mia lettera. Non vi è dubbio che la tendenza verso un ministero nazionalista sia forte; ma le notizie di oggi ci farebbero credere che se i nazionalisti vanno ora al potere essi dovranno fare tali modificazioni al loro programma integm!e da rendere ben dubbia la loro efficacia nel senso noto. Se poi, come di nuovo oggi si asserisce, Stresemann nel nuovo governo prenderebbe il Ministero degli Affari Esteri, non ho motivo di modificare il giudizio che in tale ordine di idee dovetti portare su di lui nei miei telegrammi n. 297-298 (4). Completamente orien

32P.

tato verso la Francia, schiavo del partito socialista, incerto e poco segreto, egU certo ostacolerebbe anzichè favorire, qualsiasi intesa militare con noi. Attenderò gli ordini di V. E. per venire io stesso o per mandare altra persona.

P. S. -Per ciò che riguarda quanto è detto nel rapporto Denti intorno al controllo militare non ho che da riferirmi ai miei telegrammi al riguardo 419 e precedenti (l) che coincidono esattamente con quanto ivi è riferito (2).

(l) -Pubblicati il primo al n. 360 (con data 14 settembre) e il secondo al n. 389. (2) -Cfr. la nota l a pag. 265. (3) -Non pubblicati. (4) -Pubblicati ai nn. 351 e 373.
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L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, PREZIOSI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 8978/1083. Londra, 29 novembre 1923, ore 2 (per. ore 19).

Domenica prossima, indetta dall'Associazione anglo-italiana «Gli Amici d'Italia» avrà luogo solita riunione mensile nella quale si ha intenzione di festeggiare viaggio Sovrani di Spagna in Italia. Interverranno questo Ambasciatore di Spagna e Ministri America Latina. Dovrò pertanto intervenire anch'io e forse pronunziare breve discorso. In tal caso e qualora V. E. non sia per darmi ordini in contrario, mi proporrei leggere puramente e semplicemente messaggio inviato dal Re di Spagna al popolo italiano al momento della sua partenza aggiungendo parole di benvenuto per i Rappresentanti esteri.

Si può rispondere a S. E. Bosdari che un suo viaggio a Roma potrebbe aver luogo entro la l" quindicina di gennaio.

Telegrafare a Mosca per sapere se al numero indicato dal rapporto dell'Addetto Navale It. di Berlino esiste la fabbrica dello speciale gas velenoso tedesco. Muss. 3 dicembre 1923 •.

I telegrammi relativi a questa annotazione di Mussolini non sono stati rinvenuti. Ma cfr. ciò che scrive in proposito il De Bosdari nelle sue memorie cit.:

c Mussolini mi rispose telegraficamente che le mie comunicazioni lo interessavano al piùalto grado, e che io dovevo recarmi a Roma nei primi di gennaio per conferire. Risposi che sarei andato non più tardi dell'otto di gennaio, e che frattanto avrei cercato di radunare ulteriore materiale.

Difatti a mezzo dello stesso comandante Denti riuscii a far sondare il modo di vedere prima di von Maltzan e poi lo stesso Generale von Seeckt.

Von Maltzan fece un quadro acuto e spassionato della personalità di Stresemann, piùparlamentare ed oratore che diplomatico; schiavo delle sue combinazioni parlamentari; troppofacile alla parola e facilmente trasportato da essa, ma in sostanza persuaso della necessità di venire, un giorno o l'altro, ad un conflitto con la Francia. Persuaso dell'infinita importanzache in questo caso potre·bbe assumere l'Italia, egli desiderava di mantenere contatto con essa per queste gravi questioni, quantunque non del tutto libero da un senso di diffidenza verso il nostro paese giustificato dai recenti avvenimenti e diviso dalla maggior parte dei tedeschi. Se alle discrete aperture dell'Ambasciatore li'Italia per il caso speciale di un attacco della Francia e della Jugoslavia contro l'Italia egli aveva dovuto opporre una non dissimulata dichiarazione di neutralità, non è detto che se aperture più precise e più ampie gli venissero dall'Italia, egli non si sarebbe prestato a convenzioni di indole militare. Per il momento la sua immediata preoccupazione, dettata specialmente da motivi di opportunità parlamentare, era la liberazione della Germania dai controlli militari. Se l'Italia l'avesse aiutato in questointento, certo si sarebbe creato in questo paese un titolo di imperitura riconoscenza.

Il Generale von Seeckt disse al Comandante Denti, con la massima freddezza e con la più tranquilla decisione, che inevitabilmente la Germania avrebbe dovuto al più presto avere un'altra guerra con la Francia, per potersi liberare dalla soffocazione impostale col Trattato di Versailles, che conduce lentamente ma sicuramente il paese alla completa distruzione. Insistette sulla necessità di abolire controlli militari che, se voluti continuare, avrebbero condotto ad incidenti gravissimi. Definì la Jugoslavia, creata dall'Italia, come la peggiore nemica dell'Italia, come la Polonia, creata dalla Germania, era la peggiore nemica della Germania. Nella sua inevitabile lotta contro la Polonia la Germania, nonostante ogni sforzo in contrario della Francia, avrebbe avuto come naturale alleata la Rusbia, mentre l'Italia nella sua possibile guerra colla Jugoslavia sarebbe probabilmente rimasta sola. Ma una generaleintesa militare fra la Germania e l'Italia non era impossibile, ed a tale proposito, il von Seeckt si esprimeva più o meno nei seguenti termini:

(l) -Tell. gab. nn. 982/406, 991/410, tel. n. 8924/414, tel. gab. n. 1009/419, trasmessi il 22, 24, 26 e 27 novembre, non pubblicati, relativi alla preponderanza francese in seno alla commissione di controllo militare in Germania. . (2) -Appunto di pugno di Mussolini: c Rapporto interessantissimo e riservato.
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L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 8989/2578. Parigi, 29 novembre 1923, ore 22 (per. ore 3 del 30).

A completamento di quanto ho riferito col bollettino stampa (l) informo

V. E. che anche il Governo si è interessato in modo tutto affatto speciale alla visita del Sovrano spagnolo in Italia, al Trattato di commercio concluso fra i due paesi ed ha seguito anche con preoccupazione i commenti e i voti emessi dai giornali italiani spagnoli: questi ultimi specialmente, in quanto che sembra che nella stampa spagnola si sia apertamente auspicata una alleanza dell'Inghilterra, della Spagna e dell'Italia a detrimento della Francia. Il signor Laroche esprimendomi anche le preoccupazioni di Poincaré, mi ha chiesto quali erano

La Germania ha delle grandi simpatie per l'Italia e vedrebbe con g101a un effettivo riavvicinamento pronto chiaro e leale fra i due paesi. Un riavvicinamento leale seguitoimmediatamente da una concreta intesa e da una convenzione di accordo precisa e dettagliata. riuscirebbe sommamente utile ad entrambe le nazioni contraenti. Non aveva quindinulla in contrario, ed era pienamente autorizzato a farlo, ad inviare, se necessario, in Italia un ufficiale di sua assoluta fiducia e perfettamente al corrente della situazione in Germania e di quella mondiale, rispetto e nei riguardi della Germania, in Italia, per dare tutte quelle spiegazioni che potessero eventualmente essere desiderate e richieste dal Governo italiano. Già altra volta (sono trascorsi molti anni da allora) le prime trattative che dovevano poicondurre ad un'alleanza che ebbe la durata di molti anni, si erano svolte fra i rappresentanti militari dei due paesi. Von Seeckt si riservava di parlare con Stresemann della eventualità di un possibile accordo fra Italia e Germania, e di dirgli che riteneva opportuno che fossero date speciali istruzioni al rappresentante diplomatico tedesco in Italia, in vista di una tale possibilità.

Munito di tali documenti mi recai a Roma nell'epoca stabilita ed, ammesso alla presenzadi Mussolini, cominciai a leggergli gli ultimi menzionati documenti. Egli mi ascoltò per un poco poi mi disse che, essendo quelle cose scritte, io gliele dovevo lasciare; che egli le avrebbe lette a mente riposata e che, dopo una settimana, ne avremmo riparlato; e mi dette appuntamento a giorno ed ora precisa, dopo otto giorni. Gli esposi, in linea generale, il mio modo di vedere al riguardo; gli dissi che consideravo il von Seeckt l'esponente di quanto vi fosse di più solido e di più permanente nella Germania, che di lui mi sarei fidato per eventuali trattative; ma che intorno allo Stresemann ed anche al von Maltzan dovevo ripetere le mie già esposte riserve. Poscia la conversazione si allargò in temi generici sulla situazione politica ed economica della Germania, ed iO presi ogni occasione per ribadire il mio concetto su la pochissima fiducia che mi ispiravano gli elementi ora preponderanti in Germania, e sulla necessità di attendere le prossime elezioni per vedere se nuovi e più fidati elementi sarebbero venuti a galla. Dopo breve ora il colloquio fu interrotto dall'entrata nel Gabinetto di Mussolini del Segretario Generale, del Capo di Gabinetto e di non so quanti altri, cosi che mi parve venuto il momento di allontanarmi.

Mi recai a Bologna ad occuparmi dei miei affari, ed al giorno e ora fissata, tornato a Roma, mi ripresentai a Mussolini. Precisamente come un anno prima, in occasione dei progetti ventilati e poscia abbandonati della annessione del Dodecanneso, Mussolini mi accolse con la domanda: quando tornavo a Berlino? Gli risposi che se S. E. non aveva più bisogno di me sarei tornato anche subito, ed egli non contradisse alla mia proposta, pur non dimostrandomi nessuna fretta speciale. Mi permisi però di domandargli se aveva letto i documenti che gli avevo lasciato una settimana prima. Mi rispose che li aveva letti ed aggiunse: Ma chi sa poi se è vero ciò che dicono. Replicai che delle cose dette dagli altri mi era difficile di rendermi garante, e che ad ogni modo confermavo la mia opinione che conveniva aspettarele prossime elezioni. Al che Mussolini rispose: Aspettiamo; e mi congedò. Il giorno dopoappresi la straordinaria ed inattesa ampiezza che avevano assunto i nostri accordi colla Jugoslavia, e compresi essere almeno per il momento caduto il presupposto politico di un conflitto coi nostri vicini che, sei mesi or sono, avevano fatto pensare Mussolini alla possibilità di nostri accordi militari colla Germania.

Prima di partire da Roma ebbi un lungo colloquio col segretario generale Contarini che mi pose alcune confuse questioni sulla attitudine della Germania a nostro riguardo, sulla possibilità di fare scordare a questo paese la nostra attitudine passata, sulle probabilità di un conflitto armato fra Francia e Germania, sulla stabilità politica ed economica del paese.Risposi del mio meglio e per quanto me lo permisero la indeterminatezza delle domande e le continue e verbose interruzioni del mio interlocutore. Lasciai Roma più dubitoso che mai sulle in.tenzioni del Governo rispetto alle relazioni fra Italia e Germania, ma più persuasoche ma1 che tali relazioni debbano in un prossimo avvenire assumere, più per la forza delle cose che per f!laggezza del nostro Governo, una importanza grandissima, e più che mai deciso ad adoperarmi per essere pronto al momento voluto, anche senza e contro tutti, ad usufruirne

in vantaggio del nostro Paese. Come aneddoto per ridere, ricorderò che le carte riservatissime lasciate a Mussolini, vag~rono otto giorni pel Ministero prima che mi fosse possibile di rint.racciarle. Forse le avrà

v1ste anche Barrère! •.

i motivi del mutamento sopravvenuto nella stampa italiana che negli ultimi tempi aveva assunto un tono particolarmente ostile verso la Francia, osservando che il governo francese non aveva fatto nulla che avesse potuto dispiacere all'Italia. Gli ho detto che opinione pubblica italiana era stata poco soddisfatta del modo come la Francia aveva accolto la nostra domanda partecipazione alla Conferenza di Tangeri ed era rimasta scossa dal progetto ventilato di nuove occupazioni territoriali in Germania e che d'altra parte la stampa radicale francese si serviva di un linguaggio di una violenza inaudita verso il Governo italiano. Egli mi ha risposto che ciò e,ra vero e altamente deplorevole ma che si trattava di stampa di opposizione mentre l'ostilità a cui egli alludeva si riscontrava nella stampa governativa italiana. Non ho voluto continuare questa conversazione col signor Laroche proponendomi di parlarne con Poincaré che andrò a vedere in questi giorni per intrattenerlo della questione di Tunisi. Ho creduto però riferire il discorso tenutomi da Laroche, e a un dipresso negli stessi termini, anche da Cambon per segnalare lo stato di animo che si va formando in Francia e che troverà probabilmente la sua espressione in un mutamento di attitudine che già si disegna nella stampa.

(l) Non pubblicato.

492

L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 9000/2588. Parigi, 30 novembre 1923, ore 21,20 (per. ore 24). Credo opportuno richiamare l'attenzione di V. E. sull'articolo del Temps di ieri sera in cui si discorre particolarmente della portata degli accordi italospagnuoli come l'espressione delle reali preoccupazioni che si vanno manifestando nelle sfere governative per il ,caso che essi si sviluppino in accordo militare e specialmente navale. Come V. E. sa la Francia annette importanza vitale alle libere comunicazioni con suo impero africano dal quale conta trarre gli effettivi per sostenere una eventuale guerra in Europa. Nei circoli competenti si considera che un'alleanza navale fra l'Italia e la Spagna potrebbe avere conseguenze gravissime per gli scopi sopra accennati e che se essa si effettuasse la politica francese dovrebbe prendere in tali condizioni misure necessarie per porvi riparo. Fra i rimedi che si preconizzano quello che primeggia per ora consiste nell'informare la politica francese ad una maggiore condiscendenza verso l'Inghilterra allo scopo di concludere un accordo

navale ed aereo diretto a garantire per entrambi i paesi contatti rispettivi coloniali.

493

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, PREZIOSI

T. 4155. Roma, 1 dicembre 1923, ore 2. Suo telegramma n. 1083 (1).

Approvo. Occorre peraltro evitare che riunione dia occasione a qualsiasi manifestazione politica che sembri diretta contro altri.

(l) Pubblicato al n. 490.

494

IL DELEGATO ALLA COMMISSIONE DELLE RIPARAZIONI A PARIGI, SALVAGO-RAGGI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 9031/9781. Parigi, l dicembre 1923, ore 18,15 (per. ore 22,15).

Bianchini e Stoppani mi hanno riferito conversazioni Londra per conclusione prestito Ungheria. Risulta da ciò confermato quanto questa Delegazione scriveva con lettera 6 agosto 1921 n. 7187 ed ha continuato a riferire nella sua corrispondenza finora. Ora infatti si presenta un progetto che favorisce Ungheria assicurandone risanamento finanziario e quindi la sua situazione politica in Europa ma che particolarmente equivale abbandono riparazioni. R. Governo si trova quindi ora dinanzi dilemma che ho sempre prospettato dal 1921 in poi:

o seguire concetto politico e favorire assetto Ungheria e trascurare riparazioni oppure esigere applicazione trattato per salvaguardare interesse Tesoro ottenendo riparazioni. Continuando ad esitare fra le due vie opposte credo non si acquisterà alcun merito presso Ungheria dei vantaggi che questa finirà per ottenere nè d'altronde si riuscirà a conseguire riparazioni di qualche importanza. Rinnovo perciò preghiera accennata nel mio 9548 del 23 novembre di voler far conoscere alle varie Rappresentanze diplomatiche interessate ai rappresentanti a Ginevra ed a questa Delegazione decisioni R. Governo affinchè tutti possano seguire unica linea di condotta secondo le intenzioni di V. E.

Prego comunicare Tesoro.

495

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL DELEGATO ALLA COMMISSIONE DELLE RIPARAZIONI A PARIGI, SALVAGO-RAGGI

T. R. 4181. Roma, 3 dicembre 1923, ore 14,45.

Telegramma di V. E. 9781 (1).

Ignoro quali siano i termini del progetto per il prestito ungherese preparato a Londra con il concorso di Bianchini e Stoppani. Mi riservo quindi di pronunciarmi su di esso dopo averlo conosciuto. Ma a parte tale questione che riguarda piuttosto l'avvenire debbo francamente osservarle che non riesco a spiegarmi il contenuto del suo telegramma in quanto si riferisce al passato.

Ebbi occasione di pormi il dilemma cui la E. V. accenna fin da quando fu a Parigi presentato il progetto di Bonar Law ed anzi una delle fondamentali ragioni per cui non credetti di accedervi senz'altro fu appunto la situazione in cui l'Italia si sarebbe venuta a trovare per la questione delle riparazioni e dei crediti verso gli Stati minori. Fui costretto a risolverlo quando posteriormente il Governo inglese ci chiese formalmente quale atteggiamento l'Italia volesse prendere per facilitare un prestito ungherese per la ricostruzione econo

mica-finanziaria del Paese. E tracciai fin da allora le direttive seguenti alle

quali l'azione del Governo si è sempre fedelmente e costantemente ispirata.

l) Non opporsi al risanamento finanziario dell'Ungheria anche perchè senza

risanamento nessun pagamento di riparazioni sarebbe possibile.

2) Non ammettere rinunzia definitiva e totale delle riparazioni trovando

però una formula che conciliasse in massima il diritto alle riparazioni con la

necessaria elasticità per il risanamento dell'Ungheria.

3) Valorizzare praticamente nei confronti dell'Ungheria l'eventuale sacrificio italiano.

Queste direttive hanno trovato pratica applicazione appunto nella risoluzione della Commissione riparazioni in data 17 ottobre e d'altra parte ripetuti ringraziamenti mi sono stati fatti per l'azione dell'Italia in varie occasioni dal Governo ungherese.

Ma tanto meno posso rendermi conto del suo telegramma in quanto che l'azione di codesta Delegazione, quando ebbe luogo la discussione dell'ottobre scorso, si dimostrò perfettamente in armonia a queste direttive interpretando così efficacemente i complessi elementi della delicata questione che io sentii il bisogno di manifestarle il mio compiacimento nel mio telegramma n. 3517 in data 10 ottobre scorso (1).

Essendo stato comunicato il telegramma di V. E. al Ministero del Tesoro ho dato comunicazione allo stesso della presente risposta (2).

(l) Pubblicato al n. precedente.

496

L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 9057/2605. Parigi, 3 dicembre 1923, ore 21 (per. ore 0,20 del 4).

Mio telegramma 2588 (3).

Mi viene riferito da fonte autorevole che in seguito ai presunti accordi italo-spagnuoli l'Inghilterra presentita da questo Governo si sarebbe mostrata disposta a trattare con la Francia relativamente alla libertà ed allo statu quo del Mediterraneo.

Trasmetto questa notizia con ogni riserva.

497

IL CAPO DELLA DELEGAZIONE ECONOMICA A MOSCA, PATERNO', AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 9077/24. Mosca, 4 dicembre 1923, ore 13,20 (per. ore 20,35).

Txesta (sic) pubblica discorso V. E. Camera (4), commenti favorevoli unanimi stampa italiana. Articolo fondo inneggia realismo V. E. da cui risulterà

indipendenza politica estera realizzazione parità altre grandi potenze mediterranee sottolineando Governo italiano essendo primo riconoscere Russia otterrà condizioni tutto favore che negheransi Paesi speranti ritrarre .intransigenza illusori guadagni.

Pravda, altri giornali estremisti riportano integralmente servizio telegrafico da Roma senza commentarlo.

(l) -Non pubblicato. (2) -Il telegramma fu infatti trasmesso anche alla Direzione Generale del Tesoro ed al Ministro delle Finanze De Stefani. (3) -Pubblicato al n. 492. (4) -Pronunciato nella tornata del 30 novembre sui rapporti itala-russi.
498

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA

T. RR. P. 4222. Roma, 6 dicembre 1923, ore 24.

Suo telegramma n. 2606 (1).

Non ho ancora scelto successore Corsi. Situazione che si viene determinando nella Ruhr e in genere nei territori occupati rende più che mai necessario che azione Italia, pur col rispetto della nota distinzione fra misure politiche e coercitive e misure tecniche ed economiche sia sotto ogni aspetto tale da assicurarci la dovuta partecipazione economica e la piena tutela dei nostri interessi. Riservomi pertanto nominare successore Corsi al più presto, in guisa anche da permettere a quest'ultimo di assumere suo nuovo incarico a Parigi.

499

L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

R. P. s. n. Pa1·igi, 7 dicembre 1923.

Mi onoro rimettere, qui unito, a V. E. il riassunto di una conversazione

avuta con il Re Alessandro di Serbia, la quale ha valore in quanto il Re possa

effettivamente imporre al proprio Governo le sue vedute.

Il generale Bodrero ritiene di si.

Credo anche opportuno informare V. E. che per mezzo di un mio amico

inglese, Raditch che trovasi esule in Inghilterra sotto falso nome (con l'assen

timento del Governo britannico) mi ha fatto ripetutamente sapere che desiderava

incontrarsi con me, desiderando accordarsi col Governo italiano (2). Dovrei però

• Ho parlato ancora con lui sulla sua idea circa l'ItalJa, quando gli ho fatto l'intervista pubblicata dal Secolo. Afferma il Radich che in uno degli ultimi tentativi di accomodamento fatto mediante persona di fiducia mandata a Londra, Pasich gli fece dire che era inutile che egli contasse sull'Italia, perchè la Serbia si è già accordata col Governo italiano per il caso d'una rivoluzione croata. Secondo la comunicazione di Pasich, esisterebbe un patto segretofirmato o da Sforza o da Schanzer, per cui, quando scoppiasse una rivoluzione croata e riuscisse a imporsi, oppure quando la Serbia stimasse opportuno compiere l'amputazione della Croazia, l'Italia accorderebbe alla Serbia il suo consenso per l'occupazione della Slavonia e la Serbia riconoscerebbe libertà d'azione all'Italia sulle terre del patto di Londra, ma ter

rebbe per sè la Dalmazia meridionale: sicchè la Croazia non riuscirebbe a essere se non una piccolissima terra senza vitalità. Mentre gli dava notizia di questo preteso trattato

io recarmi in Inghilterra, Raditch temendo che se venisse a Parigi potrebbe

con qualche pretesto essere arrestato ed espulso.

Un incontro con Raditch potrebbe essere interessante, soprattutto se le

trattative per Fiume non venissero ad alcun risultato e non apparisse possibile

una reale intesa con la Jugoslavia.

Ma non ho creduto di aderirvi finora senza aver prima istruzioni di V. E.,

anche perchè travasi in territorio di giurisdizione del mio collega della Torretta.

Le sarò grato se vorrà farmi conoscere il Suo pensiero, per mezzo del cor

riere e non per telegramma, data la delicatezza dell'argomento.

ALLEGATO

CONVERSAZIONE FRA ROMANO A VEZZANA E RE ALESSANDRO

Parigi, 7 dicembre 1923.

Il Re Alessandro di Serbia mi ha fatto dire per mezzo di Bodrero che desiderava vedermi, ricordando i rapporti di amicizia e di devozione da me avuti con

S. M. il Re Pietro e con lui stesso durante il mio soggiorno in Serbia e mi ha perciò fissato spontaneamente un'udienza.

Nella visita che gli ho fatto, il Re ha posto immediatamente la conversazione

sulle relazioni fra l'Italia e la Jugoslavia, manifestando il vivissimo desiderio di

venire ad un accordo che permettesse ai due Paesi vicini di annodare sinceri

vincoli di amicizia.

Ho detto a S. M. che se Egli si riferiva alla questione di Fiume, consideravo anch'io che essa fosse rimasta per troppo tempo uria causa di dissenso fra le due Nazioni e che mi pareva quindi tempo di definirla.

Il Re mi ha risposto essere dello stesso pensiero. Fiume non aveva nè per l'Italia nè per la Jugoslavia l'importanza attribuitagli ed anche Pasic era di tale opinione. Tanto egli che il suo Governo avevano però dovuto fino ad ora tener conto sopratutto delle suscettibilità croate.

Gli ho fatto osservare che queste ragioni -di cui apprezzavo l'importanza non potevano pesare indefinitivamente sopra una decisione che s'imponeva ormai come urgente. Io non avevo nessuna qualità per trattare della questione e conoscevo per via indiretta e solo approssimativamente quale fosse il progetto di V. E.

segreto, Pasich faceva appello al patriottismo di Radich, dicendogli che solo l'unità deglislavi tutti poteva difendere le terre slave e che una rivoluzione non avrebbe avuto altro risultato se non quello di ridurre la Croazia ai minimi termini. Radich crede che tale trattato segreto esista. Dice però d'aver risposto a Pasich, che, se anche il trattato esistesse, egli non se ne lascerebbe impressionare in alcun modo, perchè, avendcme parlato tosto coi suoi amici inglesi, ha raggiunto la convinzione che l'Inghilterra non ne permetterebbe mai l'esecuzione : informatosi a Parigi, dove pur la causa croata ha pochi amici, si è convinto ancora che la Francia, messa tra il fare un favore alla Serbia e l'impedire la conquista italiana della Dalmazia, prenderebbe senz'altro il secondo partito. Radich, che, come dicevo, contrariamente alla risposta data a Pasich, crede all'esistenza del preteso trattato segreto, se ne duole amaramente. Egli si dichiara pronto e disposto sinceramente a fare quel qualunque passo che l'Italia chiedesse per dimostrare che i Croati vogliono veramente la rivoluzione e l'indipendenza e non l'autonomia. Egli stima di dovere -per riguardo all'opinione pubblica internazionale -esaurire tutte le azioni possibili per tentare un accordo coi Serbi, ai quali deve rimanere la responsabilità della rottura e del sangue. Dice che la sua azione non mira all'accordo, perchè egli sa che questo è impossibile, ma solo a conquistare il favore dell'opinioneinternazionale. Si dichiara tanto desideroso di vedere la lotta dei Croati per la loro libertà messa sotto gli auspici dell'Italia, che sarebbe disposto anche a mutare la sua linea di condotta, se da Roma questo gli fosse domandato. Egli dice che la parte più radicale del croatismo (il partito del diritto) per influenza di Saks è decisamente italofila, ma che la sua parte non vuoi esserlo meno di quella. Dispera tuttavia di avere il consenso morale e il soccorso dell'Italia, perchè fu trattato male dal nostro incaricato d'affari a Londra, quando andò da lui per parlargli della quistione croata. Ricordatogli che l'altra volta m'aveva detto di non aver mai discusso con altri Italiani, mi rispose che non aveva voluto sembrare indiscreto, ma che comunque questa con me era la prima volta che avesse una discussione politica con Italiani sul problema nazionale croato. Mi soggiunse d'aver parlato a Londra qualche volta anche con certo prof. Prister, che egli ritiene venisse da lui per informare poi il Governo

italiano •. Tamaro aveva precedentemente informato Mussolini di altrù colloquio con Radié, con rapporto dei l gennaio 1924, non pubblicato.

Esso, se non erravo, consisteva nell'annessione all'Italia di Fiume e nell'annessione alla Jugoslavia di Porto Baros e del Delta, lasciando all'Italia l'amministrazione della città con speciali facilitazioni per il commercio jugoslavo.

Ho chiesto al Re se Egli sarebbe stato disposto ad accogliere questa soluzione. Ho anche aggiunto che V. E. aveva già così fatto le massime concessioni compatibili con lo spirito pubblico italiano e che pertanto il Governo serbo avrebbe dovuto accettare il progetto senza cercare ulteriori compensi in una rettificazione di frontiera da includersi nell'accordo, mentre non dubitavo che il Governo italiano si mostrerebbe accomodante nella determinazione di quella parte di frontiera non ancora delimitata.

I motivi per i quali ritenevo che il Governo serbo avrebbe dovuto consentire all'accordo erano di varia natura. In primo luogo, l'avvenire della Jugoslavia non risiedeva nelle roccie dell'Istria, bensì verso Oriente e l'Egeo.

A questo punto il Re mi ha interrotto per dirmi che ciò era tanto vero che il Governo serbo faceva trasmigrare i contadini di quelle regioni sterili per popolare le terre più ubertose della Macedonia.

Riprendendo il discorso, ho rilevato che tanto la Jugoslavia che l'Italia erano state finora prigioniere della questione di Fiume, la quale, mettendo in sospetto i due popoli, paralizzava la loro azione verso gli scopi realmente interessanti delle rispettive politiche. L'instaurazione di rapporti di amicizia fra due nazioni che economicamente si completavano avrebbe forse potuto portare anche a legami più intimi, come quelli di una vera e propria alleanza. I benefici che potevano derivarne erano di grande portata, principalissimo quello di stabilizzare la situazione dell'Europa Centrale, sottraendola all'influenza francese ed inglese che alternativamente se la disputavano con l'esclusione dell'Italia e della Jugoslavia che pur vi erano più direttamente interessate. L'orizzonte europeo poi appariva poco chiaro. Era perciò indispensabile definire le rispettive situazioni e l'Italia doveva sapere con precisione, per orientare la sua politica, quale fosse quella assunta dalla Jugoslavia. Una pacificazione sopra basi ampie e sincere fra i due Paesi, avrebbe ipso facto accresciuto notevolmente il prestigio di entrambi, costituendo un sistema autonomo d'interessi che non dovevano necessariamente più dipendere da Londra

o da Parigi, pur senza escludere i migliori rapporti con la Francia e l'Inghilterra. Chè anzi, la definizione dei rapporti itala-jugoslavi avrebbe contribuito a facilitare le relazioni amichevoli della Francia con l'Italia, togliendo a questa la preoccupazione di un'intesa franco-jugoslava a proprio danno.

Il Re mi ha detto che non aveva nulla da mutare a quanto gli avevo esposto e mi ha fatto comprendere che era anch'egli desideroso di uscire da quella tutela in cui, al pari degli altri Stati di Europa, la Jugoslavia si trova come parte degli aggruppamenti di Nazioni di cui la Francia e l'InghUterra si contendevano la direzione.

L'ho confortato in questo ordine di idee, notando che allo stato attuale delle cose, era realmente imbarazzante non poter prendere alcuna decisione nè esprimere alcuna opinione senza essere esposti ad osservazioni poco gradevoli da parte delle due potenze sopramenzionate, le quali ritenevano tutti gli altri Stati dovere agire in funzione delle politiche francese ed inglese e che non vi fosse campo ad altre attività indipendenti.

Il Re ha soggiunto che si rendeva talmente conto degli inconvenienti di questa situazione, che desiderava egli stesso porvi riparo e considerava che a tale scopo avrebbe contribuito principalmente un'alleanza fra l'Italia e la Jugoslavia. Egli ne era sinceramente partigiano, ritenendola grandemente utile al proprio Paese.

Avendogli io osservato che se desiderava veramente promuovere un'era di rapporti proficui fra le due Nazioni non doveva tardare a definire la questione fiumana nei termini proposti da V. E., Egli mi ha risposto che l'avrebbe fatto immediatamente non appena tornato a Belgrado.

Ho chiesto a S. M. se mi autorizzava a riferire queste Sue parole a V. E. ed il Re mi ha pregato di farlo.

S. M. mi ha chiesto quale fosse l'indirizzo di V. E. in materia di politica estera.

Gli ho detto che mancavo da molto tempo dall'Italia e che mi era difficile dare una risposta precisa alla sua domanda; ma che dall'insieme degli atti compiuti dall'E. V. mi pareva risultarne due tendenze. La prima, di carattere economico, diretta a concludere trattati di commercio ed a rinnovare le correnti di scambio fra l'Italia ed i mercati esteri ancora aperti. La seconda, dettata dalla rivalità franco-inglese e dal conflitto franco-tedesco.

V. E., considerando che l'Italia non era direttamente partecipe di queste lotte, di cui risentiva soltanto i danni, tendeva a stabilire un sistema di rapporti con le Nazioni che si trovavano nelle stesse condizioni, sistema possibilmente abbastanza vasto da poter assicurare ad esse una maggiore autorità ed un più libero gioco dei rispettivi interessi.

Il Re mi ha chiesto poi della politica di V. E. verso la Russia. Egli mi ha detto di non condividere l'opinione espressa da V. E. alla Camera, e cioè che l'Italia avrebbe potuto trarre dal riconoscimento del regime russo dei vantaggi commerciali, non essendo la Russia in grado di procurarne a nessuno ancora per molto tempo e che anche politicamente il riconoscimento non avrebbe portato gran frutti.

Gli ho risposto che non conoscevo la questione e che mi pareva trattarsi di uno di quegli atti politici di cui il giudizio era solo riservato all'avvenire.

S. M. mi ha chiesto anche della situazione greca e se l'Italia si fosse interessata al mantenimento del regime Monarchico. Mi ha poi detto che l'Inghilterra aveva fatto dei passi abbastanza energici in questo senso.

Parlando sempre della Grecia ha detto che l'Inghilterra andava disinteressandosene non essendo più in grado di essere utilizzata ai propri fini. Gli ho risposto che ciò mi pareva esatto fino ad un certo punto, l'atteggiamento dell'Inghilterra verso la Grecia dipendendo soprattutto dall'avvenire della Turchia e della Russia.

L'interesse del Re nell'attitudine dell'Inghilterra verso la Grecia deriva dalle mire, che egli non mi ha nascosto, su Salonicco. Mi ha anzi ripetutamente detto

che questo era lo sbocco naturale della Jugoslavia ed io ho osservato infatti che Salonicco ed eventualmente la vallata del Drin potevano costituire gli sbocchi della Jugoslavia e non Fiume che è il porto di una parte soltanto della Croazia e del

l'Ungheria.

Il Re mi ha chiesto anche informazioni sulla situazione in Germania e sui rapporti franco-tedeschi. Egli si è mostrato partigiano di una sollecita ricostituzione germanica.

S. M. ha chiuso la conversazione ripetendomi che avrebbe proceduto quanto prima all'accordo con l'Italia per Fiume essendo anche desideroso di venire nel nostro Paese per visitarvi le LL. MM. ed abboccarsi con V. E.

(l) -Non rinvenuto. (2) -Radi"' si incontrò ripetutamente qualche tempo dopo a Vienna con Tamaro, il quale così riferiva a Mussolini, con rapporto da Vienna del 16 gennaio 1924, la parte relativa all'Italia di uno dei colloqui:
500

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL MINISTRO A VIENNA, ORSINI BARONI

T. 4241. Roma, 9 dicembre 1923, ore 6.

Ritengo che se il Cancelliere avesse usato nel suo discorso al Parlamento un linguaggio meno ambiguo ed avesse mostrato più chiaramente e fortemente il desiderio e l'interesse dell'Austria di andare d'accordo con noi anche l'agitazione antitaliana che fa capo ad Innsbruck avrebbe trovato un ritegno ed una remora.

Ad ogni modo prego richiamare la più seria attenzione del Cancelliere su questa agitazione che invece di calmarsi mostra di intensificarsi e che può arrivare a compromettere le buone relazioni tra i due Paesi mentre non ha alcun fondamento perchè non è neanche giustificata dai provvedimenti scolastici nell'Alto Adige i quali del resto riguardano esclusivamente l'Italia.

26 -Documenti diplomatici -Serie VII -Vol. II

501

IL GENERALE BODRERO ALL'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, SUMMONTE

T. GAB. s. 430. Roma, 12 dicembre 1923, ore 20,45.

Re Alessandro recasi con Spalaicovic ministro Serbia a Parigi a Serajevo ove rimarrà diecina giorni. Nei frequenti colloqui con me Spalaicovic si è mostrato favorevole accordo immediato con Italia anche senza rettifica confine Giulio ed in tale senso farà pressioni d'accordo con S. M. presso Pasic e Nincic. Ritornerò Belgrado verso venti corrente.

502

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA

T. GAB. s. 431. Roma, 12 dicembre 1923, ore 21.

Con telegramma odierno n. 429 (l) ho risposto al Suo n. 1116 (2) specialmente per quanto riguarda la questione delle riparazioni. Date dichiarazioni fatteLe da Curzon e probabile cambiamento di Gabinetto o di Ministro degli Affari Esteri se V. E. ritiene che momento possa essere propizio per un chiarimento generale delle nostre questioni pendenti, La prego anche telegrafarmi possibilmente qualche notizia circa eventuale ratifica britannica del Trattato di Losanna.

503

L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. S. RR. 1066/1127. Londra, 13 dicembre 1923, ore 21,40 (per. ore 4 del 14).

Decifri Ella stessa.

In un colloquio avuto con Curzon essendo conversazione caduta sulla visita dei Reali di Spagna alla nostra Corte Segretario di Stato mi ha detto che Governo britannico aveva visto con compiacimento riavvicinamento fra l'Italia e la Spagna. Curzon mi ha poi confidato che il Governo spagnuolo l'aveva presentito circa visita stessa e che mentre visita aveva luogo questo Ambasciatore di Spagna lo aveva informato che se fra l'Italia e Spagna si fosse addivenuto a qualche intesa politica Governo britannico ne sarebbe stato informato e l'eventuale accordo gli sarebbe stato comunicato. Ambasciatore di Spagna gli aveva anche chiesto suo pensiero circa tale eventuale accordo.

Curzon mi ha detto avere risposto che trovava naturale che due potenze Mediterranee come Italia e Spagna legate da comuni vincoli di razza e religione si mettessero d'accordo per la tutela di interessi comuni, e che da parte sua non aveva nulla da obiettare sicuro come era che le due potenze nulla avrebbero fatto che potesse ledere gli interessi inglesi. Curzon ha aggiunto che da allora non aveva ricevuto dalla Spagna nessun'altra comunicazione. Segretario di Stato mi ha chiesto poi se io ero in grado fornirgli qualche informazione. Ho risposto che delle conversazioni che ebbero luogo a Roma fra V. E. e Primo de Rivera avevo conoscenza assai vaga; ma che invece mi risultava in modo preciso pensiero di V. E. e che cioè ogni eventuale intesa data da giornali non potrebbe avere altra base ·Che l'assoluto rispetto degli interessi inglesi e la tendenza di armonizzare questi ultimi con quelli italo-spagnoli. Curzon si è dimostrato perfettamente persuaso di questa affermazione, ma tuttavia desiderava pregarmi di chiedere a V. E. qualche informazione al riguardo. Ciò stante secondo il mio modo di vedere onde evitare il sorgere di sospetti e malintesi senza fondamento, appare conveniente non lasciare più a lungo Curzon nella incertezza e fargli pervenire una comunicazione conforme allo stato reale delle cose.

Credo opportuno aggiungere che a quanto mi ha detto questo mio collega Spagnolo fino ad oggi egli non ha ricevuto nessuna istruzione nè di tenersi in contatto nè di far una qualsiasi comunicazione a Curzon.

(l) -Trasmesso alle ore 19,30, non pubblicato. (2) -Tel. gab. segreto n. 1058/1116, trasmesso alle ore 2,55 e pervenuto alle 9 del giorno 11, non pubblicato.
504

L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. S. P. Rlt. 1064/1126. Londra, 13 dicembre 1923, ore 21,45 (per. ore 6,45 del 14). Decifri Ella stessa.

Coi miei precedenti telegrammi segreti ho già riferito a V. E. che Curzon ritiene che attuale Governo britannico potrà restare in carica non oltre riapertura del Parlamento (otto gennaio) e che dovrà poi cedere il posto ad un governo laburista. Ho riferito ugualmente preoccupazione di questo Ministro degli Esteri circa futuri rapporti anglo-francesi e circa pericoli che può correre mantenimento dell'Intesa da lui ritenuta necessaria per la tranquillità e la pace in Europa.

Debbo ora aggiungere che Curzon in conversazione di carattere assolutamente amichevole e personale mi ha detto nutrire anche serie preoccupazioni per le difficoltà che potrebbero sorgere fra Italia e Inghilterra coll'avvento di un Ministro Affari Esteri laburista. A V. E. è infatti noto che stampa laburista si è costantemente dimostrata avversa alla politica interna ed estera del R. Governo. È anche da ricordare che perturbamento dei rapporti italo-inglesi avvenuto in seguito all'incidente di Corfù si può considerare sorpassato nei riguardi dell'attuale Governo e del partito conservatore, nei riguardi del partito liberale e laburista, invece, permane vivo il risentimento come lo dimostrano i recenti discorsi dei vari leaders pronunciati durante la campagna elettorale. Conse

guentemente Lord Curzon animato da sentimenti di amicizia verso l'Italia mi ha detto apparirgli assai opportuno nell'interesse dei due paesi profittare del breve periodo in cui i conservatori resteranno ancora al potere per risolvere le questioni ancora pendenti fra l'Italia e l'Inghilterra. Nella conversazione Lord Curzon si riferiva specialmente al Dodecanneso.

Gli ho risposto che mi riusciva assai gradito il suo proponimento di risolvere rapidamente le questioni pendenti, proponimento ispirato a sentimenti di amicizia e nell'interesse superiore dei rapporti fra i due Paesi. Ho aggiunto che gli avrei chiesto sollecitamente un nuovo colloquio per avere con lui un franco ed amichevole scambio di idee per sottoporre poi a V. E. il risultato della nostra conversazione. A V. E. è noto come Curzon sia sempre stato un caldo fautore dell'intesa e perciò oggi animato da un interesse superiore fa ogni possibile per sistemare le maggiori questioni pendenti fra gli alleati onde eliminare ragioni gravi di possibili frizioni fra questi ultimi ed i laburisti che venuti al potere potrebbero profittare di questa frizione per dare alla politica inglese un altro indirizzo da Curzon ritenuto pernicioso all'Inghilterra stessa ed a tutti gli alleati. Ciò non ostante e malgrado Curzon mi abbia parlato con tono di sincerità non potrei nello stesso tempo esclw;lere che il desiderio di liquidare le maggiori questioni pendenti prima di lasciare Foreign Office non possa essere anche motivato da considerazioni di ordine personale. Ad ogni modo ho considerato con ogni ponderazione se a noi convenisse risolvere le questioni pendenti (Dodecanneso e Giubaland) con Curzon o coi probabili successori laburisti. Ho dovuto però convincermi della utilità della prima ipotesi tanto più che non vedo inconvenienti di tentare ogni sforzo per una soluzione anche se il desiderio espressomi di propria iniziativa da Curzon di giungere ad una soluzione delle nostre questioni pendenti, sia che esso provenga dalle ragioni da lui espressemi, sia che esso derivi da motivi personali, parmi costituire condizione favorevole da non lasciarsi sfuggire.

Mi propongo perciò di vedere subito Ministro degli Affari Esteri ed intavolare conversazione informando V. E. andamento miei colloqui.

505

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, CAETANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 9350/375. Washington, 15 dicembre 1923, ore 12,55 (per. ore 23,50).

Stampa americana più influente ha commentato con unanime favore notizia della chiusura presente sessione legislativa italiana per procedere nuove elezioni. Ha interpretato questo atto come segno evidente che il Governo di V. E. gode fiducia intera della nazione ed è sicuro vedersela confermata da voti popolo. Si compiace che vita pubblica italiana rientri nelle normali forme costituzionali abolendo anche apparenza della pretesa dittatura.

506

IL CAPO DELLA DELEGAZIONE ECONOMICA A MOSCA, PATERNO', AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. 1074/12. Mosca, 15 dicembre 1923, ore 13,30 (per. ore 18).

Pervengono notizie per ora incontrollabili movimento per avvicinamento Russia da parte Jugoslavia. Movimento è qui posto in relazione con nostro atteggiamento verso Russia che desterebbe preoccupazione Belgrado.

507

L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. 1078/2671. Parigi, 15 dicembre 1923, ore 15,50 (per. ore 9,30 del 16).

Faccio seguito al mio telegramma n. 2669 (1).

Ho avuto ieri un colloquio con Poincaré allo scopo di chiarire gli intendimenti del Governo francese dopo il voto della legge sulla nazionalità in Tunisia. Se infatti colle dichiarazioni interpretative da me ottenute siamo riusciti a sottrarre ai suoi effetti gli italiani protetti dalla convenzione 1896 non è meno vero che la situazione di costoro sia divenuta precaria e che si impongano nuovi accordi per stabilizzarla. Ho trovato Poincaré di pessimo umore. Egli si è lamentato vivamente della attitudine assunta dall'Italia verso Francia definendola come ostile per le manifestazioni così del Governo (discorso di V. E. al Senato) come della stampa e i commenti coi quali ha accompagnato la visita dei Reali di Spagna. Si è pure risentito dell'attacco fatto dal Popolo d'Italia ai rappresentanti (sic). Mi ha detto che io non potevo ignorare che la grande massa radica-repubblicana era per questioni di principio avversa al regime fascista e che egli aveva sempre avuto grande pena a frenarla. Le manifestazioni sopra menzionate e l'onda di francofobia che da qualche tempo prevaleva in Italia, lo esponevano a attacchi di ogni genere. Nella seduta di venerdì scorso egli aveva dovuto sostenere alla Camera dei Deputati l'urto delle sinistre che gli rimproveravano l'attitudine presa nella questione di Janina e nell'incidente colla Grecia dove egli aveva preso posizione netta e leale per noi. Non se ne attendeva nessun compenso, ma brusco mutamento della politica italiana non poteva non averlo penosamente sorpreso come aveva ferito l'opinione pubblica francese. Per queste considerazioni egli non era in grado prendere un atteggiamento arrendevole relativamente alla questione di Tunisi. Ho risposto a Presidente del Consiglio che non riscontravo nelle dichiarazioni di V. E. e negli atti del Governo italiano quella ostilità alla quale egli aveva fatto allusione, giacchè noi non ci eravamo distaccati dal programma di cui più volte io avevo definiti i limiti e che, certamente, collo svolgersi degli avvenimenti egli avrebbe avuto occasione di persuadersi di questo mio apprezzamento. Poichè egli mi aveva

parlato di Corfù tenevo a dirgli ehe l'appoggio ottenuto dalla Francia era stato dovutamente apprezzato dal Governo italiano, il quale sicuramente non avrebbe mancato di reciprocarlo quando se ne fosse presentata l'opportunità, ma intanto poichè egli mi aveva richiamato al sentimento di questo nostro debito io avrei potuto osservargli che nel gennaio, così nella commissione riparazioni che alla conferenza di Parigi, noi avevamo dato un àppoggio non indifferente alla Francia. Poincaré mi ha risposto che lo riconosceva ma che le Nazioni non erano mai riconoscenti per gli aiuti dati a metà e mi portò ad esempio che la Francia di Napoleone III avendo concesso il suo appoggio al Piemonte ed essendosi ritirata a metà strada, mettendosi inoltre contro risoluzione questione romana non aveva mai avuto, e giustamente, alcuna riconoscenza da parte dell'Italia per il suo gesto iniziale. Io ho detto allora che ciò non mi pareva esatto poichè era forse a quel gesto che si doveva se l'Italia aveva potuto schierarsi a fianco della Francia nella grande guerra. Ho quindi rimesso il discorso sull'oggetto della mia visita osservando che la risoluzione della questione adriatica e di quella di Tunisi della quale intendevo esclusivamente trattare, erano condizioni essenziali dei buoni rapporti tra i due Paesi e che il dubbio che tuttora pesava sulle due situazioni era al fondo del malanimo che regnava in Italia verso Francia, specialmente in alcune regioni ed in alcuni corpi politici. Qualunque fosse il Governo dell'Italia, esso doveva contare con questo stato d'animo. Dominio partiti radicali francesi che intervenivano con violazione di ogni corretta intenzione, nella politica interna dell'Italia e istigavano gli estremisti della penisola, si mostravano (sic) assai male consigliati se ritenevano con ciò di preparare un ambiente ligio agli interessi della Francia. La questione della nazionalità tunisina interessava al vivo ugualmente tutti i partiti di qualsiasi colore. Poincaré mi ha detto allora che ad ogni modo la convenzione del 1896 non poteva essere rinnovata indefinitivamente e che occorreva perciò sostituirla con altra. In ogni caso rendendosi conto che ciò non poteva fare nello spazio di tre mesi mi offriva di rinnovarla per sei mesi a partire dal primo gennaio per avere tempo di conciliare nuovi accordi entro questi termini. Gli ho ricordato che nell'estate scorsa quando fu votata alla Camera la legge sulla nazionalità ora approvata dal Senato egli mi aveva assicurato che nè lui nè i suoi successori avrebbero pensato a denunziare la convenzione attuale e perciò ero sorpreso da questa sua dichiarazione ed indugio.

Poincaré mi fece comprendere che le cose erano mutate (alludendo evidentemente alla pretesa ostilità dell'Italia) e che oggi egli non poteva assumere l'impegno di lasciare rinnovare l'accordo senza termine. Gli dissi allora che quantunque io non conoscessi ancora il pensiero del Governo al riguardo avrei però potuto esaminare l'eventualità di raccomandare a V. E. l'accoglienza della sua proposta qualora intervenisse fin da ora una intesa circa l'interpretazione della legge sulla nazionalità testè votata dalle Camere e cioè che vi fosse fin da ora uno scambio di note colle quali si convenisse che agli effetti della detta legge dello Stato tutti gli italiani già stabiliti nella Reggenza al momento della sua entrata in vigore fossero parificati agli stranieri nati fuori del territorio della Reggenza stessa. Il privilegio da noi goduto per l'art. 13 della convenzione vigente essendo di origine capitolare poteva perfettamente ammettersi l'interpretazione da me progettata. D'altra parte noi avremmo fatto alla Francia una

rilevante concessione riconoscendo che le disposizioni della legge fossero applicate in Tunisia. Ho ripetuto trattarsi di idee mie personali e che avrei dovuto più maturamente studiare ma che tenevo a conoscere il suo pensiero per poter sottomettere qualche cosa di concreto al mio Governo. Poincaré mi ha risposto che un simile accordo non poteva farsi con scambio di note ma che doveva eventualmente essere sottoposto all'approvazione del Parlamento c·on il nuovo progetto di convenzione. Avendo insistito per conoscere il suo parere egli mi ha risposto non potere pronunciarsi senza mettere allo studio questa mia possibile proposta e che pertanto gliela avessimo fatta tenere per iscritto ma che aveva l'impressione che non fosse accettabile. Gli ho allora detto che avrei riferito a V. E. e che speravo nella mia prossima visita trovarlo in uno stato di spirito migliore più rispondente alla delicatezza della questione.

Segue altro telegramma.

(l) Tel. 9315/2669, trasmesso alle ore 21,40 del giorno 14 e pervenuto alle l del 15, non pubblicato.

508

L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. s. 1075/2672. Parigi, 15 dicembre 1923, ore 15,20 (per. ore 19,20).

Facendo seguito al mio telegramma 2671 (1).

Perchè V. E. possa spiegarsi l'atteggiamento del Presidente del Consiglio francese nella questione tunisina è opportuno che io informi come da un insieme di indizi pervenuti a questo Governo (indizi di cui non posso valutare la portata perchè mi sono parzialmente ignoti) si è venuti qui nella convinzione che la Francia non possa assolutamente contare sulla collaborazione italiana in caso delle previste difficoLtà con la Germania (mio telegr. 2633 (2)) e che essa debba cercare in qualsiasi altra combinazione ma non nella nostra, le basi della sua politica. Si ritiene anzi che alle primissime difficoltà l'Italia prenderebbe un atteggiamento minaccioso, che la stessa sua neutralità dovrebbe essere pagata a caro prezzo e che sarebbero immediatamente affacciate pretese per la Tunisia. Ho informato già V. E. (miei telegrammi 2588 e 2605 (3)) come circoli navali fossero rimasti più impressionati dalla voce di accordi italo-spagnoli. Sebbene le apprensioni a questo riguardo siano alquanto calmate per la poca importanza che si attribuisce al coefficiente spagnolo, non è meno vero che vengono proseguiti alacremente i lavori per mettere la flotta in stato di efficienza nel più breve tempo possibile onde poterla risolutamente opporre a noi quando si verificasse il caso che la Francia teme.

(l) -Pubblicato al n. precedente. (2) -Non rinvenuto. (3) -Pubblicati ai nn. 492 e 496.
509

L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 9363/2676. Parigi, 15 dicembre 1923, ore 21,10 (per. ore 4 del 16).

Seguito miei telegrammi 2669 (1), 2671, 2672 (2).

Da quanto coi precedenti telegrammi ho riferito a V. E. risultano disposizioni non favorevoli di questo Governo per definitivo regolamento questione Tunisi. Ma siccome si rende ormai necessario negoziare la stipulazione di una nuova convenzione appunto perchè non vi è alcuna garanzia che la Convenzione attuale ad una scadenza più o meno prossima non sia denunziata sottopongo a V. E. se non sia il caso di aprire trattative con Governo francese sulla base proroga della convenzione per un termine adeguato (ad esempio nove mesi) e della discussione nel frattempo di nuove norme fra le quali saranno da studiarsi quelle che hanno già fatto oggetto questioni particolari fra i due Governi. Le trattative dovrebbero ad ogni modo iniziarsi colla discussione delle norme destinate a disciplinare per l'avvenire la nazionalità degli italiani come quella che ha carattere fondamentale. Tali ultime norme se V. E. consente dovrebbero informarsi al principio di cui ho già intrattenuto V. E. dell'accettazione da parte nostra della nuova legge francese, purchè questa: a) si applichi qual'è ai soli italiani che in avvenire si stabiliranno nella Reggenza; b) non si applichi agli italiani già stabiliti al momento della sua pubblicazione se non considerandoli tutti come nati fuori del territorio della Reggenza. L'effetto pratico sarebbe che acquisteranno la nazionalità francese, con facoltà di ricusarla soltanto l'italiano che nascerà in Tunisia da un genitore che a sua volta vi sia nato dopo la pubblicazione della nuova legge, e l'acquisterà definitivamente soltanto l'italiano di una generazione successiva. In altri termini l'applicazione della legge per gli italiani sarebbe ritardata in media di due generazioni. Bene inteso, nell'intavolare trattative nei sensi su esposti, riterrei doveroso premettere la duplice riserva che esse non implicano da parte nostra alcun riconoscimento: l) n è che la Francia od il Bey possano considerare gli italiani non protetti dal loro statuto personale quando, per insuccesso delle negoziazioni, la Convenzione italo-tunisina del 1896 venisse definitivamente denunciata; poichè il diritto degli italiani allo statuto personale in Tunisia deriverebbe in ogni caso dall'essere la reggenza antico paese di capitolazioni e sarebbe sempre sancito dal protocollo 25 gennaio 1884 portante, non già rinunzia alle capitolazioni, ma semplice sospensione della giurisdizione consolare; 2) nè che la Francia abbia potestà di legiferare essa stessa circa l'acquisto della nazionalità francese in Tunisia jure soli; poichè invece è opinione del Governo italiano che soltanto allo Stato protetto e non allo Stato protettore, spetti il disciplinare l'acquisto della nazionalità locale per parte di stranieri, e da tale opinione esso Governo non è disposto a derogare, solo ammettendo, nel caso speciale, come l'Inghilterra, l'applicazione della legge francese se ed in quanto abbia luogo nei limiti di cui sopra. Se poi mi risulterà che sia sostenibile, secondo la dottrina e giuri

sprudenza francese, il concetto che la determinazione da parte della nuova legge delle condizioni di fatto per l'acquisto della nazionalità francese non può retroagire a una data in cui una di tali condizioni erasi verificata nella Reggenza dando luogo alla forma di una situazione giuridica contraria, che il Governo tunisino era tenuto a riconoscere e rispettare, aggiungerò la riserva che qualunque sia l'esito delle trattative, il Governo italiano non ammetterà mai una interpretazione della legge difforme da quel concetto. Naturalmente queste tre riserve non corrispondono al punto di vista del Governo francese, il quale ne contesterà il fondamento giuridico: ma esse potranno in ogni caso permetterei di far valere ulteriormente le nostre tesi davanti a giurisdizioni internazionali.

(l) -Cfr. la nota a pag. 341. (2) -Pubblicati ai nn. 507 e 508.
510

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA

T. GAB. s. P. 437. Roma, 15 dicembre 1923, ore 22. Decifri Ella stessa. Poichè argomento di cui suo telegramma Gab. segreto n. 1127 (l) è di natura assai delicata, giudico necessario riassumerle anzitutto in modo preciso lo stato reale delle pratiche nei riguardi di un'intesa italo-spagnuola. Ancor prima del viaggio dei Reali di Spagna a Roma erano stati fatti a Madrid al nostro Ambasciatore in conversazioni confidenziali, ripetuti accenni, per quanto vaghi, della possibilità ed utilità di accordi (come giustamente Le ha osservato Curzon) fra due potenze mediterranee legate da comuni vincoli di razza e di religione per la tutela d'interessi comuni. Era quindi naturale che nelle conversazioni intervenute in occasione del viaggio, che con la visita dei Reali di Spagna al Re d'Italia e al Santo Padre generalizzava il consenso dei due popoli anche negli ambienti animati da un più intransigente spirito di clericalismo, si disco["resse delle modalità più idonee a tradurre in atto tale desiderio d'intesa. Si giunse così alla redazione di uno schema di accordo che fu dalle due parti riconosciuto come rispondente in massima agli scopi che i due contraenti si proponevano di raggiungere, ma rimase indeterminato anche come progetto in quanto che il generale De Rivera ritenne da parte sua doveroso di consultare e sentire i suoi colleghi del Direttorio ancor prima di concretare lo schema di progetto. Fu però in modo definitivo convenuto che appena determinato lo schema di accordo se ne sarebbe dato confidenziale preventiva comunicazione al Governo britannico e che a tal uopo sarebbero state date opportune analoghe istruzioni ai rispettivi Ambasciatori a Londra invitandoli a tenersi in contatto per l'esplicazione della pratica. A tale riguardo stimo conveniente informarLa, per sua opportuna norma, che da parte mia non soltanto convenni di buon grado alla preventiva comunicazione del Governo di Londra, ma dichiarando anzi che

l'amicizia con l'Inghilterra era una delle mie direttive fondamentali di politica generale ho aggiunto che se da parte inglese si desiderasse nell'accordo qualche

cambiamento non avrei avuto in genere difficoltà ad accettarlo, sembrandomi che esso avrebbe cosi acquistato maggiore efficacia.

Nessuna notizia mi è fino ad oggi pervenuta da Madrid dopo la partenza di de Rivera, il quale anzi per mantenere il segreto più assoluto mi disse che avrebbe inviato un suo messo speciale per consegnarmi personalmente Je sue ulteriori comunicazioni al riguardo. Escluse categoricamente che delle trattative fosse informata questa Ambasciata di Spagna e solo ammise che ne fosse tenuto a corrente il Marchese Paulucci. Questi attualmente trovasi assente per congedo da Madrid ed in conseguenza io non ho alcun mezzo di fare urgenti segrete comunicazioni a De Rivera. Questa la situazione esatta.

In base a quanto precede V. E. si renderà conto che noi non possiamo fare alcuna formale comunicazione a Curzon in quanto non trattasi di affare esclusivamente italiano ed il Governo spagnuolo si potrebbe con ragione dolere di questo nostro passo se per esempio venisse nella decisione di non roncludere

-o semplicemente rinviare la conclusione dell'accordo. Credo in conseguenza che V. -E. dovrebbe semplicemente aver l'aria di fare un'indiscrezione personale spiegando il come e perchè nessuna comunicazione egli possa attendersi da parte nostra senza che si giunga prima alla definitiva decisione di stipulare l'accordo e senza che analoga comunicazione venga fatta da parte spagnuola.

Quanto a Madrid credo se Ella lo ritiene utile che l'unica cosa da farsi per il momento sia che il suo collega riferisca personalmente a De Rivera, ma in modo generico, la domanda a lui fatta da V. E. se avesse ricevuto istruzioni circa eventuali contatti da tenere per qualche pratica comune con Curzon.

(l) Pubblicato al n. 503.

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IL MINISTRO AD ATENE, MONTAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

R. 3806/529. Atene, 15 dicembre 1923.

Il preannunzio della visita di S. M. il Re di Spagna in Italia e la permanenza dello stesso nel nostro paese, trovarono eco nella stampa locale, la quale però nell'occasione si limitava a riferire con laconici bollettini i movimenti e le manifestazioni di reciproca simpatia.

Sotto l'influenza dell'organo ufficioso di questa Legazione di Francia e di qualche corrispondenza da Parigi il linguaggio della stampa ellenica ha notevolmente mutato in questi. ultimi giorni, e si è adoperato dapprima a prospettare l'accordo italo-spagnuolo come diretto precipuamente ai danni della Francia ed inteso al rafforzamento, se non all'egemonia addirittura, dell'Italia nel Mediterraneo.

Tali argomenti non han mancato di produrre il loro effetto. La preoccupazione mediterranea da un lato e la palese tendenza di queste sfere governative a circondare di blandizie ed accattivarsi la Francia, han fatto sì, che nella contemperazione dei due interessi distinti, ma integratisi per lo meno nella finalità di opposizione all'Italia, questa stampa si sia resa portavoce delle preoccupazioni altrui innestandole con le proprie.

In seguito infatti alla sensazione che la Francia per controbilanciare la portata della nostra mossa si adopera a rinsaldare i vincoli che la legano alla Piccola Intesa, verso la quale si dimostrerebbe generosa in prestiti che preluderebbero agli armamenti, la stampa ellenica, ha di nuovo iniziata la campagna per spingere all'accoglimento della Grecia nella Piccola Intesa cui in tal modo verrebbe ad aggiungersi un potente fattore mediterraneo. Sembrami superfluo rilevare quanto la megalomania ellenica abbia trovato modo di agitarsi e gonfiarsi in questa nuova possibilità di indirizzo che verrebbe tenuto vivo da pretese corrispondenze da Parigi, dalle quali risulterebbe che la Francia compresa dell'« importanza della Grecia quale fattore mediterraneo» e neWintento di controbilanciare l'accordo italo-spagnolo, si accinga, con un altro stipulato con la Grecia, a fornire a quest'ultima un prestito ed a cedere un certo numero di grandi navi da guerra.

Nessuna dichiarazione ufficiale si è avuta sull'argomento, ma l'insistenza della stampa governativa nel far risaltare la prossima importantissima parte della Grecia nelle competizioni internazionali e la presenza di Venizelos a Parigi non esclude che il megalomane cretese cercherà di sfruttare la situazione ai suoi fini particolari.

512

L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. S. RR. P. 1082/1133. Londra, 16 dicembre 1923, ore 18,20 (per. ore 6,30 del 17).

Decifri Ella stessa.

Mio telegramma Gabinetto 1126 (1).

Ho avuto lunghissima conversazione Curzon circa soluzione questioni pendenti fra l'Italia Inghilterra. Conversazione ha avuto carattere esclusivamente personale. Essa mi è servita soprattutto per indagare punto di vista di Curzon su Dodecanneso e Giubaland che come V. E. sa egli erasi sempre rifiutato di esporre. È appena il caso di assicurare V. E. nella mia conversazione ho tenuto costantemente presenti direttive da Lei indicatemi. Per brevità riferisco sommariamente punti principali colloquio colle impressioni da me riportate. Ho cercato dimostrare colla maggiore efficacia che Trattato di Sèvres essendo decaduto, che accordo tripartito essendo restato un documento diplomatico inoperante non si poteva ormai più parlare della validità dell'accordo Bonin Longare-Venizelos. Questo accordo infatti derivante direttamente dai predetti patti internazionali costituiva una parte 'integrante di un sistema generale nel bacino orientale del Mediterraneo il quale oggi risultava praticamente mutato contrariamente a quanto era stato stabilito, a tutto svantaggio dell'Italia. Non ho mancato mettere in rilievo come di fronte ai mandati attribuiti agli altri due alleati era venuto meno il corrispettivo per l'Italia e che anche più volte affer

mata parità economica degli alleati in Oriente era finora restata senza attuazione pratica per l'Italia. Ho ben messo in evidenza che tutto ciò costituiva per l'Italia un passivo ed ho ricordato le riserve in proposito da noi reiteratamente fatte. Ho concluso che in tali condizioni non era possibile ammettere ulteriori contestazioni sul Dodecanneso. Ho aggiunto che anche in considerazione del nuovo spirito predominante già da me riferito il R. Governo era obbligato ad atteggiamento intransigente.

Il presente telegramma continua col numero successivo.

(l) Pubblicato al n. 504.

513

L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. S. RR. P. 1085/1134. Londra, 16 dicembre 1923, ore 18,25 (per. ore 5 del 17). Decifri Ella stessa. Seguito al numero precedente (1).

Curzon convenne che accordo Bonin Longare-Venizelos non aveva più lo stesso valore di prima perchè era venuta a mancare l'efficienza degli altri Trattati ed accordi ai quali esso era collegato. Ma sostenne che l'Inghilterra stante tutti i precedenti della questione e le varie fasi delle trattative che all'accordo italo-greco si riferivano non poteva disinteressarsi alla questione. Ciò tanto più che importanti interessi inglesi ad essa si collegavano e precedenti impegni anglo-italiani rendevano necessaria una amichevole discussione per una soluzione definitiva. Avendogli io chiesto che cosa intendesse con l'ammissione del concetto «che accordo Bonin Longare-Venizelos non aveva più lo stesso valore di prima » Segretario di Stato alla sua volta chiese se era da supporre che l'Italia volesse indefinitamente tenere in suo possesso « tutte » le isole del Dodecanneso verso cui si sarebbero costantemente rivolte le aspirazioni irredentistiche greche.

Ho replicato che oggi si trattava di riconoscere all'Italia il diritto al possesso del Dodecanneso. In quanto all'avvenire R. Governo avrebbe a suo tempo giudicato. Alle insistenze di Curzon ho dichiarato che non era possibile per noi seguirlo nel suo concetto di cedere ora alla Grecia alcuna delle isole:

l) Perchè l'Italia per molteplici ragioni doveva oggi acquistarne il possesso integrale.

2) Perchè anche dato che il Governo italiano intendesse fare una concessione alla Grecia ciò doveva avere un significato ed uno scopo e cioè per lo meno condurre ad una amichevole collaborazione fra Italia e Grecia, ciò che oggi non appare possibile.

3) Perchè mentre da una parte il R. Governo ha il massimo interesse di sistemare al più presto anche giuridicamente il suo possesso di fatto, non era possibile dall'altra pensare a cedere al·cuna isola alla Grecia ora mentre quel paese si trova in stato di quasi anarchia con un Governo ed un Sovrano in situazione completamente anormali nei riguardi internazionali.

Seguirono repliche e controrepliche nelle quali fu messa in evidenza importanza politico-economico-strategica che l'Italia annette al possesso delle isole del Mare Egeo per la sua situazione presente e futura nel Mediterraneo.

Il presente telegramma continua.

(l) Pubblicato al n. precedente.

514

L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. S. RR. P. 1083/1135. Londra, 16 dicembre 1923, ore 18,25 (per. ore 7,30 del 17).

Decifri Ella stessa.

Il presente telegramma fa seguito al precedente (1).

Conversazione passò alla questione Giubaland che nella mente di Curzon resta sempre collegata a quella del Dodecanneso giusta i noti precedenti dell'abbinamento. Circa estensione del territorio da cedersi Curzon si è riferito a quello già pattuito fra i due Governi salvo a risolvere la nota questione delle tribù nomadi. Egli considera la maggiore richiesta fatta a suo tempo dall'On. Schanzer così eccessiva da non essere stato possibile al governo britannico di dare una qualsiasi risposta alla nota indirizzatagli al riguardo da questa R. Ambasciata il 7 luglio 1922. Da parte mia non ho mancato di svolgere con ogni forza tutti gli argomenti fornitimi a suo tempo dal Ministro delle Colonie a sostegno delle nostre maggiori richieste. Debbo altresì informare V. E. che nella conversazione ho replicatamente fatto accenno alla questione dei mandati ed a quella della parità economica in Oriente. Curzon mi ha fatto osservare che nella sua situazione di Ministro quasi dimissionario mentre credeva potere assumere responsabilità risolvere questione del Dodecanneso e del Giubaland per le quali pendevano trattative da tempo e la cui soluzione appariva così importante per i rapporti itala-inglesi, non credeva poter impegnare il Governo pure per altre questioni. Conversazione non è stata nè poteva essere conclusiva. Curzon mi ha detto che avrebbe pensato ed esaminato le cose da me dettegli per riprendere conversazione in uno dei prossimi giorni. Da parte mia gli ho detto che mi sarei pel momento astenuto dal riferrre nostro colloquio a V. E. per poterLe sottoporre solo alcunchè concreto. Da tutta la conversazione sempre svoltasi a titolo personale ho tratto in definitiva seguente impressione. Curzon cioè non è sembrato completamente restio ad ammettere che Dodecanneso debba essere oggi attribuito all'Italia, ma nel suo pensiero è però pure che bisognerebbe raggiungere fino da adesso un'intesa fra i due Governi per stabilire quali delle isole l'Italia intenderebbe tenere definitivamente quali al momento dato essa sarebbe disposta a cedere alla Grecia. Ma mi pare assai difficile che Curzon possa essere indotto a lasciare senza specificazione di una data approssimativa l'epoca in cui potrebbe avvenire su indicata cessione di qualche isola alla Grecia. Mi è sembrato invece che potrei ottenere eventuale passaggio del Giubaland nelle nostre mani contemporaneamente all'accordo di massima

per il Dodecanneso senza cioè dover aspettare la perfezione dell'accordo nei riguardi della Grecia.

· Prego V. E. indicarmi atteggiamento che dovrei prendere nel caso Curzon nel prossimo colloquio mi facesse delle proposte corrispondenti alle induzioni da me sopra esposte. Ad ogni buon fine debbo attirare l'attenzione di V. E. che nella discussione sulla futura politica estera del partito laburista viene fatto cenno nella stampa alla immediata retrocessione di Cipro alla Grecia.

(l) Pubblicato al n. precedente.

515

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA

T. GAB. s. 438. Roma, 16 dicembre 1923.

Decifri Ella stessa.

In una conversazione confidenziale avuta da Romano a proposito della questione di Fiume con Re Alessandro di Serbia questi, incidentalmente, nel chiedergli se l'Italia si fosse interessata al mantenimento del regime monarchico in Grecia gli ha detto che l'Inghilterra aveva fatto dei passi abbastanza energici in questo senso e gli ha aggiunto sembrargli che essa andava disinteressandosi della Grecia non essendo questa più in grado di essere utilizzata ai fini inglesi.

Prego l'E. V. di volermi informare di quanto Le risulti o può essere in grado di conoscere prudentemente circa a tale argomento e specialmente in relazione al primo punto.

516

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA

T. GAB. R. P. C. 439. Roma, 16 dicembre 1923. Ringrazio V. E. per i suoi interessantissimi rapporti in data del 7 e 10 corrente (l) circa le -conversazioni costì avute con Re Alessandro di Serbia e Le manifesto il mio vivo compiacimento per le precise dichiarazioni fatte da V. E. circa i fini e l'utilità anche generale dei buoni rapporti fra l'Italia e la Jugoslavia. Mi auguro che S. M. trovi la forza necessaria per imporsi ai partiti politici contrastanti e tradurre in atto i suoi buoni intendimenti. Da parte mia sono disposto a continuare a facilitare nei limiti del possibile il raggiungimento dell'accordo. Terrò V. E. informato del seguito delle conversazioni anche per decidere sul suo eventuale incontro con Raditch, che, come giustamente Ella

osserva, potrebbe essere molto interessante sopratutto se le trattative per Fiume non riuscissero ad alcun risultato.

(l) Il primo pubblicato al n. 499, il secondo non pubblicato.

517

IL DELEGATO DEL PARTITO FASCISTA A VIENNA, TAMARO, AL MINISTRO A VIENNA, ORSINI BARONI

L. s. n. Vienna, 18 dicembre 1923.

Mi si è presentato ieri il noto Vittorio Ambrosini, comunista, agente locale della III Internazionale di Mosca. Mi disse che veniva da me, benchè non in forma ufficiale, tuttavia debitamente autorizzato, avendo incarico dagli organi di Mosca, da .cui dipende, di sondare il terreno italiano Per sauere se vi siano delle possibilità (nel nostro Paese) per discutere praticamente e per reali-zzare poi un'alleanza fra la Russia, la Germania e l'Italia. Secondo l'Ambrosini, tale idea sarebbe oggi caldamente propugnata nei più autorevoli ambienti della III Internazionale. Mi ha soggiunto che aveva ricevuto ordine da Mosca di combattere il partito comunista italiano per l'atteggiamento preso questi giorni e di sostenere l'a·zione di Bombacci.

Ho ri:sposto all'Ambrosini 'che la sua persona non mi pareva affatto indicata a fare in qualsiasi modo da intermediario verso enti italiani e che in ogni caso da noi gli organi del partito non avevano funzioni rappresentative di governo, ond'io non avevo alcuna risposta da dargli in argomento così speciale.

Poichè l'Ambrosini insisteva sul fatto che, come delegato del partito potevo comunque esprimere un'opinione circa la missione di cui era incaricato, gl'i ho chiesto chi fosse in realtà l'organo da cui egli dipendeva e che autorità aveva. Non voleva rispondermi sull'argomento, ma, avendogli fatto intendere che allora era inutile proseguire ogni discussione e avendogli fatto cenno di licenziarlo, mi ha detto che l'organo da cui dipende è il Gabinetto di Trotzky e che la persona da cui era stato incaricato di parlare col rappresentante dei Fasci a Vienna (aveva già accennato la cosa col dott. Lima) è il delegato di quel Gabinetto trovantesi ora a Vienna. Ha aggiunto anzi che tale delegato desiderava parlare lui ·stesso con me, credendo che io avessi, come delegato del P. N. F., anche una rappresentanza politica ufficiale: poichè io l'avevo negata, mi ·Chiedeva con chi potesse parlare. Ho risposto, naturalmente che l'unica persona che rappresenti il Governo italiano a Vienna è il Ministro plenipotenziario: ma che, del resto, non comprendevo perchè tale delegato intendesse fare delle trattative particolari a Vienna, mentre una delegazione del Governo dei Sovieti trattava direttamente col Governo italiano a Roma. Ha risposto che in generale i commissari dei Soviet hanno una larga sfera autonoma, nella quale, pur senza essere autorizzati a concludere, po·ssono li:beramente agire nel campo internazionale: il Gabinetto Trotzky avrebbe in questo riguardo una larghezza di poteri tutta particolare. Allora, insistendo a dirgli che non avevo alcuna intenzione di rappresentare ciò che non potevo rappresentare, ho osservato all'Ambrosini che la cosa mi aveva tutta l'aria di un intrigo, fosse pure ordito da elementi potenti (1). Ho aggiunto che io non potevo altro che riferire a V. E., perchè Ella giudicasse

(l} Cfr. il rapporto riservatissimo n. 214/24 che il Paternò inviava da Mosca in data 20 gennaio 1924, non pubblicato, relativo ai contrasti fra Trotzkij e il comitato di Governo capeggiato da Stalin. Il rapporto reca l'annotazione marginale di pugno di Mussolini • Interessante •.

JSl

se poteva o no ricevere quella persona: ma che nemmeno questo avrei fatto se non avessi saputo il nome del delegato del Gabinetto Trotzky chiedente tale colloquio e la ragione per cui non si recava a Roma, dove con tutta facilità avrebbe potuto informarsi sull'argomento che principalmente l'interessava.

L'Ambrosini, dichiaratosi non autorizzato a -rispondermi, si è riservato d'interrogare la persona, di cui si parlava. E oggi mi ha fatto pervenire un biglietto, dove mi scrive che il delegato trotzkiano si chiama Krimineso (1), che «non può recarsi a Roma per mancanza di tempo e per evitare interferenze » e che mi prega di interpellare il Ministro d'Italia a Vienna circa il colloquio di cui mi ha parlato.

Ho riferito tutto questo a V. E. pregandola di prenderne nota, di riferirne a

S. E. il Presidente del Consiglio, facendo cenno di questo mio rapporto,. e di prender quelle decisioni che le sembrano più ~conformi al caso. Non intendo sopravvalutare l'Ambrosini, che è persona non seria e condannata dalle leggi della Patria. Dietro a lui compariscono elementi che -forse -non dobbiamo svalutare, ma certo non dobbiamo ignorare.

518

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA

T. GAB. s. 445. Roma, 21 dicembre 1923, ore 17.

Suoi telegrammi n. 1133, 1134 e 1135 (2).

È conveniente che V. E. continui per ora a lasciare alle conversazioni con Lord Curzon un carattere personale, cercando però di indurlo rapidamente alla determinazione di una proposta concreta di soluzione. A questo fine ritengo 11tile darle per norma },e seguenti direttive fondamentali.

Non è possibile negare a proposito del Giubaland che il testo delle lettere Scialoja-Milner subordina «l'esecuzione del complesso dell'accordo italo-inglese concernente l'Africa alla sistemazione generale di tutte le questioni che erano davanti alla Conferenza della Pace». Ma tale riserva prova appunto che la cessione del Giubaland nei limiti allora fissati (e che costituisce solo una parte di quelle ~stipulazioni coloniali italo-inglesi), era definitivamente stabilita, perchè la predetta subordinazione si riferisce soltanto ad un possibile ritardo dell'esecuzione della materiale consegna del territorio. Nèssuna connessione sostanziale poteva nè può esservi fra la cessione del Giubaland ed il Dodecanneso, tanto più che la prima rappresenta un compenso coloniale datoci dall'Inghilterra in base all'articolo 13 del Patto di Londra mentre lo stesso Patto in un altro articolo separato impegnava l'Inghilterra e gli Alleati a far sì che l'Italia ricevesse la piena sovranità sulle isole del Dodecanneso di ·cui essa aveva già il possesso.

Se l'Italia, come chiaramente esposi a codesto Governo nella nota del 3 novembre 1922 (3), aveva spontaneamente consentito a dare alla questione delle

Isole una sistemazione diversa da quella cui aveva diritto, ciò fu perchè aveva ritenuto utile nell'interesse generale e nel suo particolare di inquadrare tale sistemazione in quella più ampia del Mediterraneo Orientale insieme col Trattato di Sèvres e col Tripartito.

Qualora però fosse venuto a mancare quell'assetto generale che assicurava e garantiva all'Italia quei d-eterminati vantaggi proporzionali sarebbero venute meno le ragioni per cui l'Italia aveva creduto di consentire alla sistemazione particolare del Dodecanneso, la quale rimaneva in conseguenza annullata come tutto il resto.

Nella mia nota del 3 novembre 1922 anzi in previsione dell'impossibilità di arrivare al ristabilimento della pace in Oriente senza un'ampia revisione allo assetto precedentemente stabilito, dichiarai considerare giusto, equo ed indispensabile un preventivo riesame fra gli Alleati della complessa questione della sistemazione dell'Oriente affinchè i loro reciproci interessi avessero potuto trovare nel nuovo assetto una garanzia proporzionale corrispondente a quella precedentemente concordata. E nelle preliminari conversazioni interalleate di Losanna preavvisai che nel caso di mancanza di applic&zione del Trattato di Sèvres e del Tripartito, l'Italia per conservare nella nuova sistemazione una posizione proporzionale corrispondente alla precedente e per dare agli Alleati l'appoggio che essi ·chiedevano di fronte ai Turchi per i mandati e per le questioni economiche, avrebbe dovuto per lo meno avere garantita una partecipazione nei mandati stessi e la parità dei suoi interessi economici in Orienti:' con quelli degli Alleati.

Ma nè si credette allora di addivenire a tale riesame da me proposto, nè le questioni da me sollevate hanno finora ricevuto una qualsiasi soluzione favorevole agli interessi italiani.

Il Trattato di Losanna annullò invece definitivamente i vantaggi che sarebbero derivati prima all'Italia dall'applicazione del Trattato di Sèvres mentre d'altra parte l'Accordo tripartito, pur costituendo sempre un impegno interalleato è certo ora privo di qualsiasi valore nei riguardi della Turchia.

In tali condizioni, esclusa oramai ogni possibilità di una diversa sistemazione dell'Oriente Mediterraneo l'Italia dal punto di vista giuridico e politico nei riguardi del Dodecanneso si è venuta a ritrovare nella situazione in cui era prima di entrare in guerra, mentre nell'assetto generale del Mediterraneo Orientale stabilito successivamente alla guerra non ha ricevuto il benchè minimo vantaggio, anzi è stato turbato gravemente ai suoi danni l'equilibrio mediterraneo prebellico. L'Italia deve quindi considerare come assolutamente insoddisfatti i crediti che le avevano aperto gli Alleati per la sua entrata in guerra, e può giustamente reclamare per intero i compensi ancora dovutile.

In poche parole è necessario che dalle argomentazioni di V. E. e dalle sue definitive conclusioni risulti ben chiaro che mentre sono oramai incontrovertibili gli assoluti diritti dell'Italia sul Dodecanneso, essa rimane tuttavia creditrice verso gli Alleati per tutti i loro impegni nei riguardi dell'Oriente che non hanno ricevuto esecuzione alcuna.

Ciò premesso e ben chiarito non ho tuttavia difficoltà per far cosa gradita al Governo Inglese, tenendo conto dell'interessamento da esso ripetutamente dimostrato nella sicstemazione del Dodecanneso di avere con lui un'amichevole

27 -Documenti .diplomatici -Serie VII -Vol. II

conversazione sull'argomento. Ma naturalmente qualsiasi conversazione deve muovere dalla base che l'Italia, la quale è già creditrice insoddisfatta degli Alleati, non può essere in alcun modo chiamata ad esaminare la possibilità di fare dei sacrifici su quanto incontestabilmente e ·con pieno diritto le appartiene, anche per giustificarli innanzi alla propria opinione pubblica (finora così amaramente delusa) senza adeguati corrispettivi.

Se l'Inghilterra crede di dover intervenire nella questione per ottenere una sistemazione diversa da quella oramai stabilita e conforme invece a quelli che essa può ritenere suoi interessi di politica mediterranea, deve naturalmente essere disposta ad offrire qualche compenso al sacrificio dei nostri diritti. Qualora e>ssa fosse in quest'ordine di idee io sarei disposto ad esaminare le sue proposte.

Siccome però nella questione esiste prevalentemente un interesse greco sono anche disposto a tener conto con amichevole intendimento della difficoltà per l'Inghilterra di addossarsi da sola i compensi da offrire all'Italia comprendendo che sarebbe forse più facile giungere all'accomodamento che fosse desiderato da Curzon a mezzo di una forma. mista di compensi greco-inglesi. Qualora Curzon preferisse procedere per questa seconda via si potrebbe anche giungere subito al desiderato accordo con l'Inghilterra, salvo poi a trattare più tardi col Governo greco, ove il Governo britannico fosse disposto ad accogliere integralmente le domande dall'Italia primitivamente presentate all'inizio dei negoziati angloitaliani per i ·compensi dovutile in base all'art. 13 del P::1tto di Londra, cioè la cessione di tutta la Provincia Inglese del Giubaland seguendo il confine ovest da noi allora proposto, cioè la linea di Moyale, Paludi del Lorian fino a Ras Chiambone (Dick Head).

Questa domanda fu com'è noto a V. E. ripetuta con la Nota di codesta Ambasciata del 7 luglio 1922 per le ragioni ampiamente svolte nella stessa nota, dopo il fallimento delle trattative itala-inglesi di quell'epoca. Quanto all'accordo con il Governo greco sarebbe inutile pensarvi se prima l'Italia per fatto del Governo inglese non fosse indotta a pensare di mutare la situazione oramai definita da Convenzioni e Trattati internazionali.

D'altra parte per fare opera veramente utile dal punto di vista di politica generale sarebbe opportuno che in questa occasione si venisse anche ad una chiarificazione nei riguardi dell'attuale valore dell'accordo Tripartito. Pur senza entrare nella questione della entità della partecipazione italiana alla Società per le ferrovie di Anatolia e della adesione inglese all'accordo economico italafrancese, sui ·cui mi riservo di dare a V. E. ulteriori istruzioni per opportune comunicazioni a codesto Governo, occorrerebbe che si chiarisse come, contrariamente alla tesi sostenuta dal Governo inglese dell'assoluto annullamento dell'accordo tripartito, questo deve e può rimanere valido soltanto come un impegno interalleato, che pur non avendo efficacia pratica nei riguardi della Turchia è sempre una base giuridica per il regolamento dei rapporti anglo-franco-italiani in Anatolia.

Ritengo con ciò di averLe fornito direttive sufficienti per condurre a termine le ·Conversazioni impegnate con Curzon. Ritengo tuttavia utile insistere infine :sui concetti fondamentali della nostra tesi che qui riassumo:

a) i diritti dell'Italia sul Dodecanneso !Ono indiscutibili mentre essa rimane tuttavia ·creditrice verso gli Alleati per tutti gli impegni da loro presi nei riguardi dell'Oriente che non hanno ricevuto alcuna esecuzione;

b) per dimostrare i nostri buoni intendimenti verso il Governo inglese non ci rifiutiamo ciò malgrado ad avere con esso considerevoli spiegazioni;

c) nel caso però che le attuali conversazioni non riuscissero ad un accordo siccome hanno luogo dopo la ratifi.ca turco-greca del Trattato di Losanna, dovrebbero chiaramente rappresentare la fine di ogni nostra comunicazione con il Governo inglese circa il Dodecanneso.

Il tal caso però deve ugualmente restare assodato almeno da parte nostra;

d) che quanto al Giubaland nei limiti e termini in cui la Gran Bretagna è impegnata verso l'Italia, quel territorio è ad essa dovuto in base all'art. 13 del Patto di Londra e che sarebbe oramai un atto non amichevole da parte del Governo inglese se questo ritardasse ancora l'esecuzione del proprio impegno, dovendo considerarsi come definite tutte le questioni che erano pendenti innanzi alla Conferenza della Pace.

(l) -Ovvero Kriminew. (2) -Pubblicati ai nn. 512, 513 e 514. (3) -Pubblicata in allegato al n. 70 del vol. precedente.
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L'INCARICATO D'AFFARI A PRAGA, BARBARO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. RH. P. c. 1798/836. Praga, 21 dicembre 1923.

Mi riferisco al mio telegramma n. 779 (l) al quale V. E. rispose col Gabinetto n. 433 del 14 dicembre (2).

Da una interessante convel"sazione avuta 'con questo Incaricato d'affari di Polonia che spontaneamente mi intrattenne stamane in argomento ho potuto comprendere che la visita di Benès a Madrid sembra ormai: tramontata. Il signor Bader che per primo aveva avuto notizia del progetto data la sua intima amicizia con Carcer, Incaricato d'affari di Spagna, segnalò subito il pericolo a quest'ultimo che il Benès della inframettenza del quale in ogni questione che riguardi o meno la Cecoslovacchia è seccatissimo, volesse rendersi personalmente conto a Madrid degli accordi· od intese coll'Italia per poi propalarli a Parigi e farsene quindi un merito agli occhi di Poincaré. Mi confidò che telegrafò la notizia direttamente alla Legazione di Polonia a Madrid per vedere di dissuadere se possibile il Governo spagnuolo dall'accettare la proposta di Benès caldeggiata dal signor Erice Ministro di Spagna a Praga, grande ammiratore del Ministro degli Esteri Cecoslovacco e desideroso di mettersi in evidenza. Come V.

E. avrà rilevato dal mio telegramma n. 779 l'Incaricato d'Affari di Spagna si mostrò meco a,ssai allarmato del progetto Benès e desideroso di avere un qualsiasi argomento per rimandarlo ad epoca indeterminata. Non è estranea a questo suo contegno decisamente contrario alla visita del Ministro cecoslovacco a Madrid una viva animosità contro il suo capo ch'egli qualifica di ambizioso e pronto

a qualsiasi viltà pur di emergere non importa se anche a danno del proprio paese. Egli mostrava anzi di ritenere .che fosse stata da principio una iniziativa personale di Erice che aveva spinto Benès ad incaricarlo di preparare il terreno a Madrid per la sua visita. Non v'ha dubbio ad ogni modo che tanto Carcer quanto Bader lavorarono contro al verificarsi di un tale avvenimento.

Ma mentre mi pareva naturalissimo il contegno di Carcer al riguardo non altrettanto mi riusciva facile •scoprire le ragioni per le quali Bader agiva di conserva col primo. Ben inteso che in seguito al telegramma n. 433 io rimasi perfettamente estraneo ai loro armeggii quantunque essi non tenessero affatto a celarmeli. Io poi non so se effettivamente riuscirono allo scopo. Me lo asserì Bader e lo riferisco a V. E. che potrà facilmente controllare la notizia.

Nella conversazione amichevole avuta stamane egli francamente mi svelò il motivo della sua contrarietà alla visita. «La Polonia egli mi disse, non può seguire Poincaré e la politica del Quai d'Orsay intesa a costituire un blocco slavo nell'Europa Centrale. Essa è troppo interessata a che la Cecoslovacchia non assuma una parte direttiva in un tale aggruppamento. È la ragione per la quale non desidera far parte della Piccola Intesa. La Polonia vedrebbe invece con piacere un accordo della Francia coll'Italia e colla Spagna. Il bloeco latino, secondo Bader, è destinato a sostituire quello slavo. Benès da buon diplomatico cerca di cancellare l'impressione disastrosa prodotta in Polonia dal suo ambiguo procedere nella questione di Javorina e spera di attirare la Polonia nella sua orbita sostenuto in ciò dalla Romania. L'ideale della politica polacca è dunque la formazione di un blocco romeno-polacco-ungherese appoggiato al blocco latino». Donde le simpatie che la Polonia dimostra all'Ungheria contro la quale non intende associarsi nell'unirsi alla Piccola Intesa. Ebbe parole di critica severa contro la Romania che manifestò la propria opposizione al prestito dell'Ungheria dopo aver sac-cheggiato il paese ai tempi di Bela Kuhn.

Io non posso sapere sino a ·che punto Bader esprima il pensiero del suo Governo. Devo però mettere in speciale rilievo il fatto che dopo il ritiro del Ministro Pilz egli conserva la carica di chargé d'affaires en pied e sinora non si pensa a Varsavia di nominare un Ministro effettivo. Ciò dimostrerebbe una certa fiducia da parte del Governo polacco in lui, la sua missione essendo qui tutt'altro che facile. Ho creduto opportuno informare l'E. V. di tutto il retroscena svoltosi in occasione della prospettata visita di Benès in Spagna e delle sue opinioni e vedute ch'io non sono in grado di valutare nè per la loro sincerità nè per la loro eventuale importanza.

(l) -Tel. gab. n. 1062!779, trasmesso alle ore 19 del giorno 12 e pervenuto alle 1,10 del 13, non pubblicato, relativo alla notizia di un progettato viaggio di Benes a Madrid. (2) -Trasmesso in realtà il giorno 13 alle ore 13, non pubblicato, relativo alla notizia di cui alla nota precedente.
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L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. s. 1106/1154. Londra, 22 dicembre 1923, ore 0,55 (per. ore 14). Mio telegramma Gabinetto n. 1133 (1).

Curzon mi ha fatto pregare di andare da lui. Mi ha detto che animato dal desiderio di risolvere prima di lasciare Foreign Office note due importanti que

stioni che attualmente gravano sui rapporti italo-inglesi, voleva espormi amlchevolmente ed in modo completo il suo pensiero. L'ho ringraziato dei sentimenti che l'animavano ed ho aggiunto che avendogli già e3posto nella precedente conversazione tutte le nostre ragioni, mi sarei ora limitato ad ascoltarlo per riferirne telegraficamente a V. E. Curzon mi ha detto quindi che si era sforzato di cercare una soluzione tenendo presenti le ragioni e gli interessi dell'Italia e desiderava espormi quello che secondo lui poteva formare una base di trattative. Mi ha detto che per quanto riguardava il Dodecanneso si era messo in rapporto con Ammiragliato ed era riuscito a vincerne opposizione sempre stata assai vivace nei riguardi di possibili basi navali di altri paesi Mediterraneo Orientale. Ha aggiunto che riconosceva che a,ccordo Bonin Longare-Venizelos non aveva più lo stesso valore di quando fu concluso e rendevasi pure conto della necessità in cui si trovava il R. Governo di risolvere senza indugio questione del Dodecanneso e di risolverla in una forma che rispettasse le suscettibilità italiane. Credeva quindi che i vari interessi potessero venire conciliati colla adozione di una opportuna procedura e cioè in un primo tempo l'Italia entrerebbe in possesso delle dodici isole secondo termini del Trattato di Losanna. Italia e Inghilterra si metterebbero contemporaneamente d'accordo per fissare epoca in cui Governo italiano potrebbe cedere alcune delle isole alla Grecia. Questa data potrebbe essere anteriore al chiarirsi della situazione interna in Grecia ed al riconoscimento del nuovo Governo greco da farsi dall'Italia e dall'Inghilterra di comune accordo. Cosicchè Italia ed Inghilterra dovrebbero mettersi sin d'ora d'accordo per convenire quali isole debbano definitivamente rimanere all'Italia. Tenuto conto degli inte,ressi di diversa natura dell'Italia strategici economici ecc., Curzon aprirebbe discussione ammettendo possesso definitivo di Rodi Cos e Lero. Per quanto concerne il Giubaland Curzon mi ha detto di essersi messo in relazione col Ministro delle Colonie e di avere discusso lungamente circa domande italiane del 1922, difficoltà da noi avanzate nelle prime trattative per gli impegni che ci venivano per tribù nomadi, difficoltà che avevano reso impossibile conclusione dell'accordo già raggiunto su tutti i punti. Risultato sua azione era stato: l) Colonial Office ritiene impossibile cessione all'ItaHa del Lorian perchè attraverso il Lorian passa Nilo, che mette in comunicazione le due parti della Colonia del Kenia che resterebbe separata dal cuneo formato dal Lorian stesso qualora ceduto. 2) Per quanto riguarda questione tribù nomadi Colonia! Office si è invece dichiarato disposto recedere dalla sua prima pretesa ed a negoziare un accordo speciale per ammettere e disciplinare passaggio delle tribù dal territorio divenuto italiano a quello inglese. Di quanto precede mi ha pregato dare comunicazione a V. E. e chiederLe se ritiene Possibile condurre trattative sulle basi surriferite. Come V. E. rileverà le impressioni da me ricevute ed esposte nel mio telegramma 1133 erano abbastanza esatte. Giudicherà V. E. nella sua saggezza se convenga al R. Governo intavolare trattative sulla base sopra esposta o dichiarare a Curzon che R. Governo si vede obbligato declinare invito. Da parte mia mi corre obbligo far presente: l) Che con attuale Governo non appare possibile giungere ad una soluzione diversa da quella su prospettata le cui basi rappresentano naturalmente solo un minimo. 2) Che all'attuale Governo succederanno quasi sicuramente governi laburisti o liberali dai quali sa,rà certamente più difficile ottenere condizioni migliori e verso i quali d'altra parte

eliminazione questione Dodecanneso, se vi si potrà arrivare ora, ci gioverebbe certamente per instaurare nostri rapporti. 3) Che se in Grecia crisi interna dovesse sboccare ad un regime Venizelos nostre difficoltà potrebbero qui aumentare conservando Venizelos presso opinione pubblic·a britannica e presso uomini politici di tutti i partiti grandissimo prestigio e influenza. V. E. ha poi elementi per giudicare se eventuale avvento Venizelos potrà influenzare atteggiamento francese nei riguardi Dodecanneso. Resto pertanto in attesa delle istruzioni che piacerà a V. E. farmi pervenire con cortese sollecitudine stante approssimarsi riunione Parlamento e nota eventualità di crisi.

(l) Pubblicato al n. 512.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA

T. 4431. Roma, 22 dicembre 1923, ore 1.

Suo rapporto n. 1092 (1).

Nota britannica è identica alla francese (2) salvo accenno finale all'accordo italo-francese del 1912 che è citato senza però fare alcuna obiezione alla tesd da noi sostenuta dell'esclusione di Tangeri da quell'accordo. In sostanza ambedue le note piuttosto che controbattere gli argomenti di merito esposti nella nostra nota del 25 ottobre (3) cercano di fondare l'argomentazione su motivi di carattere esclusivamente procedurale e tentano di giustificare il rifiuto posto alla nostra domanda di partecipazione alla Conferenza col preteso ritardo della domanda stessa.

Questa risposta ci permette di considerare come maggiormente rafforzata la validità dell'argomentazione contenuta nella nostra nota del 25 ottobre contro la quale nulla è stato obbiettato.

Allo scopo di cercare di approfittare di questa situazione polemica per noi favorevole, occorre ·che la nota di controrisposta che V. E. dovrà indirizzare a codesto Governo cominci coll'esporre che il Governo britannico aff.erma sostanzialmente di non essere stato in grado di aderire alla richiesta di partecipazione di un rappresentante italiano alla Conferenza di Parigi perchè detta nostra richiesta gli è pervenuta quando la conferenza era già riunita, perchè i nego~iati di Parigi sono la continuazione delle conversazioni di Londra cui l'Italia non prese parte ed infine perchè tali negoziati cominciarono sin dal 1912 e furono interrotti nel 1914 soltanto a causa della guerra.

Premesso così che le tre suesposte ragioni hanno determinato il Governo britannico a non aderire al nostro desiderio (v. 3° alinea della nota britannica) nostra nota dovrà ribattere tali speciose argomentazioni. E dovrà anzitutto esprimere profonda sorpresa nel sentirei dire che la nostra richiesta pervenne al Governo britannico quando la ·Conferenza era già riunita. A parte la circostanza

di fatto che nostra domanda scritta contenuta nella nota fu da V. E. consegnata il 25 ottobre (suo tel. 928 (l)) mentre la Conferenza iniziò le sue riunioni il 27, è ben notoal Governo britannico che fin dal 1920 quando il Governo italiano ebbe per la prima volta sentore delle intenzioni del Governo britannico di riprendere con la Francia e la Spagna i negoziati circa lo statuto di Tangeri interrotti nel 1914, a varie riprese furono fatte pratiche per ottenere che il Governo inglese, rendendosi conto dei gravi interessi dell'Italia ·Come Grande Potenza Mediterranea e per l'intima collaborazione con gli alleati cui l'Italia aveva diritto di attendersi dopo la guerra insieme combattuta, aderisse al desiderio italiano di partecipare alle discussioni circa Tangeri.

Nel giugno u. s. in occasione dell'annunzio delle riunioni di Londra V. E. dichiarava a Lord Curzon (suo tel. 493 (2)) che l'Italia si riteneva sempre in diritto di partecipare alle discussioni per Tangeri e chiedeva quindi che venisse data soddisfazione alla sua richiesta. Al che Lord Curzon rispondeva che da più di tre anni i Governi britannico, francese, spagnolo avevano preso reciproco e preciso impegno di non ammettere nessun'altra Potenza alle discussioni su Tangeri e che perciò non era possibile derogare da tale impegno.

Dato questo impegno ed in ·considerazione del fatto che come risultò dalle conversazioni italo-inglesi del luglio 1922 (verbale riunione 3 luglio) il Governo inglese fondava le sue obbiezioni alla partecipazione italiana alle discussioni per Tangeri specialmente sugli accordi italo-francesi circ:a il Marocco, il R. Governo, quando alla fine del settembre scorso vennero riprese a Londra le riunioni dei tecnici inglesi francesi e spagnoli, credette opportuno rivolgersi subito al Governo francese per tentare di appianare amichevoJmente a Parigi le obbiezioni francesi e chiarire l'interpretazione e la portata degli accordi italo-francesi, prima di rinnovare a Londra le nostre pratiche preventive per la partecipazione italiana alle riunioni per T·angeri.

Avendo però il Governo francese opposto alle nostre pratiche un reciso rifiuto, non r·imaneva al R. Governo che rivolgersi indistintamente ai tre Governi partecipanti alle riunioni, ciò che facemmo con la Tlota ad essi consegnata il 25 ottobre.

Occorrerà in secondo luogo confutare l'affermazione che la Conferenza di Parigi debba ritenersi una semplice continuazione delle riunioni di Londra. Queste ultime per concordi dichiarazioni dei Governi interessati non avevano altro carattere se non quello di conversazioni fra esperti a scopo consultativo mentre lo scopo della Conferenza di Parigi era notoriamente quello di dare una concretazione definitiva ad un accordo tra i Governi partecipanti per lo Statuto di Tangeri.

La nota britannica rilevando che le conversazioni per Tangeri fra i Governi

interessati cominciarono fin dal 1912 e furono interrotte nel 1914 soltanto a

causa della guerra, vuole riesumare, pur senza dirlo esplicitamente, una argo

mentazione che già varie volte è stata addotta tanto a Londra che a Parigi in

occasione delle nostre precedenti richieste di partecipazione ai negoziati per Tan

blicato.

geri. E cioè che col fatto di non avere l'Italia nel 1912 avanzato una simile richiesta, essa aveva indirettamente riconosciuto di non avere il diritto a partecipare ai predetti negoziati.

Occorre che nella nostra controrisposta si metta in rilievo questo punto e si faccia bene osservare al Governo britannico che il fatto che l'Italia non partecipò fino al 1914 ai lavori preparatori del regolamento di una ·così grave questione mediterranea non ha menomamente pregiudicato il suo diritto a partecipare al Regolamento medesimo. Nessuna rinunzia neppure implicita si è avuta al riguardo da parte del nostro Governo. Le rinunzie d'altronde non si presumono. Nè può in alcun caso valere quale prt>sunzione di rinuncia la circostanza che l'Italia ebbe fiducia nell'azione dell'Inghilterra e della Francia diretta a predisporre l'eventuale conferenza nella quale si sarebbe dovuto stabilire il regime amministrativo di Tangeri col concorso dei rappresentanti di tutti gli Stati interessati o aventi diritto a parteciparvi. Questa osservazione ha tanto maggior valore in quanto che si riferisce a Tangeri. Detta città godeva da tempo di un regime di diritto e di fatto del tutto particolare, anche a causa della presenza del Corpo Diplomatico, e detto regime come non fu modifi.cato da tutte le convenzioni riguardanti il Marocco, compresa quella che stabilisce il Protettorato francese, non aVTebbe potuto neppure esserlo dalle Conferenze di Londra e di Parigi che ebbero luogo nel 1912 e nel 1914, nelle quali non si preparavano che gli elementi della sicura (sic) Conferenza plenaria cui l'Italia si riservava di partecipare. La nota dovrà inoltre far presente al Governo inglese che dopo il 1912 la guerra vittoriosa combattuta insieme dai nostri due Paesi ed i sacrifici sostenuti, danno all'Italia il diritto di attendersi una più intima e più sincera collaborazione degli Alleati nelle questioni mediterranee ed una meno limitata visione dei comuni interessi.

La nostra risposta doVTà concludere affermando che dato quanto precede il R. Governo non può assolutamente riconoscere il fondamento dei motivi che hanno determinato predetto Governo a resping.ere la nostra domanda di partecipazione alle discussioni e trattative per lo Statuto di Tangeri e che pertanto deve rinnovare tutte le riserve già formulate in proposito.

(l) -Non pubblicato. (2) -Le due note non sono state pubblicate. (3) -Cfr. il n. 449. (l) -Tel. n. 8148/928, trasmesso alle ore 12,50 del 25 ottobre e pervenuto alle 9 del 26, non pubblicato, col quale Preziosi comunicava di aver presentato la nota al governo inglese. (2) -Tel. 4455/493, trasmesso alle ore 19,30 e pervenuto alle 23 del 1 giugno, non pub
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L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T.GAB. R. 1118/2715. Parigi, 26 dicembre 1923, ore 20,45 (per. ore 24).

In una conversazione lunga avuta quest'oggi, Benès mi ha messo al corrente perchè informi V. E. del risultato dei suoi negoziati per la conclusione del Trattato di alleanza con la Francia di cui al mio telegramma 2680 (1). Benès ha dichiarato che in queste trattative egli si è preoccupato sopTatutto di non ingaggiare il proprio paese in una alleanza che potesse dare l'impressione di un infeuda

mento della Cecoslovacchia alla Francia, ovvero di un accerchiamento della Germania e ancora meno di una ·coalizione diretta a costituire uno stato di predominio nell'Europa Centrale ed una pressione sull'Adriatico di cui ragionevolmente potrebbe allarmarsi l'Italia e preoccuparsi la Gran Bretagna. Egli aveva perciò insi-stito perchè nel Trattato fossero ben definiti gli scopi dell'alleanza, acciocchè chiaramente apparisse che i rapporti di amkizia e la libertà d'azione che la Cecoslovacchia intende conservare verso l'Italia e l'Inghilterra, rimangano inalterati. In primo luogo, sebbene io non abbia ben compreso se ciò risulti dal Trattato

o se si tratti piuttosto di intese verbali, la Cecoslovacchia intende nella sua politica verso la Russia seguire piuttosto la politica dell'Italia e dell'Inghilterra riservandosi, quando queste due potenze vengano a riconoscere de jure il Governo di Mosca, a fare altrettanto indipendentemente dalle decisioni che sarà per prendere a tale riguardo la Francia: a questo proposito credo opportuno aggiungere che Poincaré incomincia anche egli a considerare la possibilità di tale riconoscimento in ·contraccambio del quale vorrebbe definire le questioni pendenti fra la Russia e Francia secondo i criteri esposti nell'articolo editoriale del Temps del 22 corr. Gli scopi quali risulterebbero dal testo del Trattato sarebbero quelli del mantenimento della pace con pieno riconoscimento dell'azione ·che a questo fine può svolgere la Società delle Nazioni, la ricostituzione dell'Europa ed il mantenimento dello statu quo territoriale determinato dai Trattati firmati in comune. A diradare ogni causa di apprensione per l'Italia sarebbero enunciate nel trattato le varie intese intervenute :lira la Cecoslovacchia e nei riguardi all'Austria e all'Ungheria inclusi gli accordi relativi alla restaurazione degli Absburgo. Benès mi ha assicurato di non aver voluto concludere per le stesse ragioni nessun protocollo di carattere militare considerandolo come superfluo sia perchè il reciproco appoggio militare deriva implicitamente dalla gara':lzia territoriale che i su riferiti Stati si assicurano, sia per la presenza in Cecoslovacchia della Missione militare francese. Ha aggiunto che su questo punto la Francia era stata esitante ad accogliere il suo punto di vista temendo che si stabilisse così un precedente che potrebbe essere invocato dall'Inghilterra da cui Poincaré sopratutto esige che un eventuale Trattato di garanzia venga accompagnato da precisi impegni di carattere militare. Ho detto a Benès che mi sarei affrettato a riferire quanto egli mi aveva comunicato all'E. V. e che egli ben si apponeva quando accennava alle preoccupazioni che avrebbe potuto destare in Italia la costituzione di un sistema di alleanza nell'Europa Centrale in dipendenza di una :].ua1siasi altra potenza occidentale e che io anzi ritenevo che il sorgere di un siffatto sistema di stati anzichè contribuire al mantenimento della pace avrebbe certamente seminato i germi di una nuova guevra a non lunga scadenza. Gli ho chiesto perciò quali sarebbero stati gli effetti dell'alleanza che egli era sul punto di concludere, sugli altri Stati della Pkcola Intesa anche in relazione al prossimo convegno di Belgrado. Benès mi ha detto di non ritenere che la F>:"ancia c:;ia per concludere una alleanza simile anche con la Jugoslavia e con la Romania la cui situazione era diversa da quella della Cecoslovacchia. Egli condivideva le mie apprensioni qualora si costituisse in alleanza, nelle condizioni da me supposte, un forte gruppo di Stati nell'Europa Centrale. Per questi motivi, malgrado il desiderio della Francia, egli era contrario all'ingresso della Polonia nella Piccola Ir.tesa. ed in questo senso avrebbe agito a Belgrado. Non già perchè egli, come da taluni si affermava,

temesse che la Polonia avrebbe assunto la direzione dell'aggruppamento, mancando quello Stato di valori morali atti a tale compito, ma perchè effettivamente considerava che l'Italia non avrebbe potuto vedere favorevolmente questo allargamento della Piccola Intesa tanto più poi in quanto l'Alleanza, per la diversità degli interessi dei vari Stati, non avrebbe al momento voluto, potuto funzionare. Non escludeva invece che vi fossero determinati soggetti che avrebbero potuto formare argomento di accordi fra la Piccola Intesa e la Polonia. Benès parte domani col testo del trattato per sottometterlo all'esame ed all'approvazione del Pvesidente Masaryk. Egli prega V. E. di tenere le informazioni di cui sopra come confidenziali.

(l) Te!. gab. riservato n. 1081/2680, trasmesso alle ore 22,20 del giorno 16 e pervenuto alle l del 17, non pubblicato, relativo al progetto di Bene di al!eanza franco-cecoslovacca.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA

T. GAB. S. P. 450. Roma. 27 dicembre 1923, ore 0,30.

Decifri Ella .stessa.

Telegrammi di Gabinetto segreti nn. 1133 e 1154 (1).

Avevo pienamente compreso che secondo colloquio con Curzon avesse avuto luogo prima che V. E. ricevesse il mio telegramma n. 445 (2) ed avevo anche rilevato che questione era stata in massima da Lei impostata secondo il mio pensiero. Le aggiungo subito che riassunto da V. E. telegrafatomi (3) per opportuno controllo delle linee principali del mio telegramma corrisponde perfettamente alle mie direttive. Ciò premesso e chiarito sembrami che miglior modo di procedere sia quello d'informare Curzon di tutta la verità e metterlo al corrente delle istruzioni da me preinviatele, escludendo però (come è il fatto) che esse rappresentino la risposta italiana alle sue comunicazioni. Ho constatato la distanza che divide il piano di soluzione britannico dal nostro, ma come da Curzon sua proposta è indicata solo ·come basi di trattative così non ho difficoltà a dichiararLe che nostra impostazione del problema avendo carattere polemico può essere suscettibile di eque attenuazioni qualora vi sia la sicurezza di giungere al desiderato accordo. Sarebbe però inutile ed anzi dannoso di ·Compromettere la nostra tesi senza alcun pratico risultato.

Stimo utile infine farle presente due osservazioni di molto valore per il proseguimento delle sue conversazioni.

l) Nel telegramma n. 1133 V. E. riferisce che Curzon si era reso conto della necessità di risolvere la questione del Dodecanneso in una forma che rispettasse le suscettibilità italiane. Ora io non comprendo come poi tenga conto di queste suscettibilità chiedendo all'Italia la retrocessione di molte isole sulle quali essa ha diritti indiscutibili, off.rendo la consegna di quella porzione del Giubaland già dovutale nei minimi limiti a suo tempo stabiliti quando è notorio che l'acquisto di questo limitato territorio è stato da molti giudicato in Italia come un pessimo affare.

2) Nella procedura proposta da Curzon per conciliare i vari interessi sarebbe stabilito che « in un primo tempo l'Italia entrerebbe in possesso delle dodici isole secondo termini del Trattato di Losanna ». Ora ooichè, come è noto, l'Italia è effettivamente in possesso di tali isole fin dal tempo della Guerra Libica, pregola volermi chiarire significato di tale formula e se con essa Curzon volesse accennare a qualche nuova condizione.

(l) -Pubblicati ai nn. 512 e 520. (2) -Pubblicato al n. 518. (3) -Con tel. gab. segreto n. 1113/1155, trasmesso alle ore 20,30 del giorno 25 e pervenutoalle 5,10 del 26, non pubblicato.
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IL MINISTRO A VIENNA, ORSINI BARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. R. 11/1. Vienna, 1 gennaio 1924, ore 14 (per. ore 19,30).

Vice Cancelliere Frank, uno dei capi partito democratico nazionale, mi confermava ieri sera che mentre Governo aiutato dal linguaggio dei giornali ha conseguito che nella opinione pubblica austriaca in generale, ripercussione notizia del Trattato franco-.czecoslovacco fosse moderata, invece, fra i deputati specialmente fra quelli del suo partito, notizia aveva provocato gravi preoccupazioni. Per non creare difficoltà al Cancelliere, egli cerca smussare pretese dei suoi amici. Trattato ha questo lato utile per tutti, di avere cioè chiarito situazione nei rapporti internazionali della Czecoslovacchia. Questa è passata ormai completamente nel campo francese rinunziando alla altalena finora seguita nei rispetti dell'Inghilterra. Pericoloso è stato d'animo della Polonia nella situazione nella quale presto si potrà trovare. Mentre da parte czecoslovacca si afferma che Governo Varsavia era stato tenuto dalla Francia al corrente del negoziato e che non ha motivo di apprensione, risulta invece al Governo austriaco che a Varsavia si è molto turbati. Vice Cancelliere aggiungeva che per quanto difficile sia andare d'accordo cogli ungheresi tuttavia più che mai conviene mantenere viva quella corrente di reciproco interesse ed amicizia che abbraccia Bulgaria, Ungheria, Austria e che fa capo all'Italia e non abbandona completamente a sè Polonia.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A PRAGA, BARBARO

T. GAB. RR. 3. Roma, 2 gennaio 1924, ore 2.

Stamane è venuto da me Kybal Ministro Cecoslovacco Roma per comunicarmi imminente arrivo delegazione commerciale nonchè desiderio vedere concluso entro gennaio trattato commercio onde poter avviare presso Cecoslovacchia prodotti agricoli italiani invernali. Egli mi ha quindi dichiarato in nome Benès che recente alleanza con Francia è assolutamente pacifica senza trattati segreti nè impegni militari e che non è diretta minim;:lmente contro Italia. Mi sono limitato prendere atto queste dichiarazioni. Kybal evidentemente dietro suggerimento suo Governo mi ha pregato esaminare possibilità stringere migliori rapporti fra Italia

e Cecoslovacchia con partecipazione Italia alla fiera Praga con istituzione camera commercio italiana Praga con invio Cecoslovacchia tenente generale Graziani che già ebbe comando Legioni ceke su fronte italiano. Mia impressione è che Benès voglia tentare dissipare preoccupazioni italiane circa recente stipulazione alleanza franco-ceka. Comunico V. S. quanto sopra per sua opportuna conoscenza e norma linguaggio, riservandomi inviarle ulteriori comunicazioni (1).

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. S. RR. P. 5/4. Londra, 2 gennaio 1924, ore 22,30 (per. ore 3,55 del 3).

Decifri Ella stessa.

In assenza di Curzon e per incarico di quest'ultimo Crowe mi ha pregato oggi di recarmi da lui per farmi seguente comunicazione da essere considerata del tutto segreta e per il momento personale: In considerazione prossima scadenza della ·carica di Presidente della Commissione riparazioni (lO gennaio) e nell'imminenza della riunione dei due noti Comitati di esperti Curzon si preoccupa del potere di cui ha usato e ;potrebbe usare in avvenire Presidente francese nel disporre del doppio voto in caso di parità di voti. Giuristi del Foreign Office sostengono che il n. l dello statuto delli 24 gennaio 1920 stabilisce in modo indiscutibile che il Presidente della Commissione non ha alcun potere od autorità divel'sa da quella degli altri membri e che diritto del doppio voto che si è arrogato Presidente francese della Commissione delle riparazioni è una interpretazione estensiva e quindi non giustificata dell'articolo 437 del Trattato di Versailles.

Curzon osserva inoltre che nessun articolo del Trattato di Versailles stabilisce che il Presidente Commissione riparazioni debba essere delegato francese e che sopratutto tutto il funzionamento della Commissione quale è prevista dal Trattato di Versailles è rimasto sconvolto dalla assenza del delegato americano che portava a cinque i delegati alleati.

Considerato tutto quanto precede e prendendo occasione dalla nuova elezione del Presidente Curzon si proporrebbe solleva!'e questione del doppio voto presidenziale arrogatosi da Barthou. Curzon sarebbe tuttavia disposto ad assicurare voto britannico per un Presidente francese sempre quando Presidente stesso si impegnasse ad esercitare doppio voto solo nei casi in cui ne fosse unanimemente richiesto da tutti i suoi colleghi. Curzon inizierebbe tale azione nel solo caso V. E. compreso della situazione per cui Francia finisce sempre col dominare nella Commissione delle riparazioni, condividesse di lui pensiero e fosse disposto agire in conseguenza. Visto che Presidenza della Commissione riparazioni dovrà rinnovarsi 10 corrente Curzon sarebbe grato di una risposta quanto più sollecita. Crowe ha aggiunto che se Francia non aderisse a tale condizione diverrebbe necessario eleggere un altro candidato che possa dare richieste assicurazioni. Nel caso non fosse poi possibile ottenere una maggioranza, commissione si troverebbe

nella condizione di restare senza Presidente. Tale circostanza mentre non invaliderebbe lavori della Commissione avrebbe nel fatto effetto di sopprLmere doppio voto. Crowe ha quindi messo in rilievo tutta la reciproca convenienza di provocare ed ottenere la nuova situazione nella Commissione Riparazioni ed espresso speranza dell'adesione di V. E. Ho risposto avrei trasrr1esso stasera stessa la comunicazione di Curzon a V. E. chiedendo una ri.JSoosta urgente. Ho aggiunto poi a titolo personale che nell'eventualità della adesione di V. E. oc,correva, una volta inscenata azione essere sicuri che entrambi i governi fossero solidali nel portarla a compimento. È appena il caso di aggiungere che qualora V. E. non credesse dover condividere punto di vista di Curzon, presente comunicazione resta assolutamente segreta.

(l) La minuta è di pugno di Mussolini.

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IL CAPO GABINETTO DI MUSSOLINI, BARONE RUSSO, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA

T. GAB. 4. Roma, 3 gennaio 1924, ore 14. Prego V. E. di voler procurare se possibile e con le cautele del caso di conoscere sentimenti Mac Donald verso S. E. Mussolini e Partito Fascista. Sarebbe

anche molto interessante poter avere giudizio che Mac Donald ha pubblicato nella stampa inglese su fascismo.

528

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA

T. GAB. s. 5. Roma, 3 gennaio 1924, ore 21. Decifri Ella stessa. In relazione al contenuto del telegramma di V. E. Gab. segreto n. 4 (1), non posso a meno di osservare che le ripetute esperienze ci dimostrano ,come codesto Governo mentre ,cerca sempre preventivamente la nostra collaborazione in appoggio di ogni azione diretta a moderare o a contrappo.-si alle eccessive direttive della politica francese, riesce poi praticamente, ritraendosi dalle primitive posizioni, a far ricadere specialmente sull'Italia l'odiosità e le conseguenze di una tale azione, ottenendo come risultato automatico che in contrapposto i rapporti anglo-francesi ne riescono migliorati e rafforzati. L'azione più decisa da me spiegata negli ultimi tempi ha ,creato nei nostri rapporti con la Francia una situazione già abbastanza delicata che non sarebbe prudente di aggravare specie in un momento in cui importanti interessi italiani sono in giuoco, quali ad esempio quelli della Colonia di Tunisi mentre ho dovuto d'altra parte constata,re che dal

mio atteggiamento favorevole alla politica di Curzon nessun aiuto realmente efficace o appoggio effettivo l'Italia abbia potuto realizzare o sembra ooter sperare da

parte inglese. V. E. sa perfettamente e meglio di chicchessia come ma1 10 abbia cercato di praticare una politica a doppio fine con l'intento di seminar zizzanie fra l'Inghilterra e la Francia per cercare di approfittare di loro dissensi per migliorare la posizione dell'Italia. Ho sempre giudicato tale politica come meschina e a lunga scadenza dannosa e cercai anzi in principio per quanto potesse da me dipendere di rafforzare i legami e in conseguenza il valore dell'Intesa. V. E. sa anche come sia stato sempre mio pensiero di mettere a base della politica italiana l'amichevole collaborazione con la Gran Bretagna, ma V. E. conosce pure perfettamente per l'alta carica che ricopre come questo mio pensiero non abbia mai potuto trovare in pratica una reale effettuazione. Certamente le mie preoccupazioni nei riguardi della Francia sarebbero molto minori e forse non esisterebbero se le relazioni dell'Italia con l'Inghilterra giungessero ad un chiarimento definitivo e assumessero un carattere determinato. In tal caso la Gran Bretagna potrebbe contare sull'assoluta collaborazione dell'Italia.

Queste mie osservazioni e considerazioni contengono implicitamente la ·risposta specifica alla richiesta di Curzon circa la questione del Presidente della Commissione delle riparazioni. Prego anzitutto al riguardo di far pervenire a Curzon un mio amichevole ·consiglio analogo a quello già dato in consimili casi e cioè che se il Governo inglese non sia deciso di andare a fondo nella questione è meglio non sollevarla. Ma nel caso affermativo sempre quando nel frattempo non si giungesse al desiderato chiarimento politico generale anglo-italiano, occorre risulti ben chiaro che la proposta circa al Presidente della Commissione delle Riparazioni dovrebbe essere avanzata dal Governo inglese. Non ho però difficoltà a dichiararLe che quando ciò avvenisse in considerazione che tutto il funzionamento della Commissione, quale è prevista dal Trattato di Versailles, è rimasto sconvolto dall'assenza del delegato americano mi riserverei di appoggiare una azione diretta ad impedire che la Francia domini sulla Commissione delle riparazioni al di là di quanto era stabilito dalle ·clausole del Trattato di Versailles.

(l) Pubblicato al n. 526.

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IL MINISTRO A BUCAREST, ALOISI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. 11/5. Bucarest, 3 gennaio 1924, ore 23,45 (per. ore 5 del 4). Decifri Ella stessa. Francesi e cecoslovacchi qua considerano come da temere che scissione tra Francia e Inghilterra metta in serio imbarazzo Romania. Stampa romena influenzata dalla Francia si sforza appoggiare Trattato (l) ma opinione pubblica è disorientata. So in modo sicuro e confidenziale che questo Governo teme che da un momento all'altro vengano effettuate delle aperture invitanti Romania aderire Trattato, aperture che si vorrebbero per il momento evitare. A tale scopo si è pensato prendere seguenti precauzioni: l) Bratianu ha deciso per ora di

non accompagnare come era già stato stabilito i Sovrani nel prossimo viaggio di primavera nelle capitali europee. 2) Telegrafare a Parigi onde sospendere

trattative per il prestito di 500 milioni franchi (mio telegramma Gabinetto 394 del 30 dicembre (l)) poi si è soprasseduto tale misura come troppo avventata. Il presente telegramma continua col numero successivo.

(l) Franco-cecoslovacco.

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IL MINISTRO A BUCAREST, ALOISI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. 9/6. Bucarest, 3 gennaio 1924, ore 22 (per. ore 4 del 4).

Decifri Ella stessa.

Seguito al n. precedente (2).

In tale occasione ho potuto controllare una volta ancora informazioni inviate con mio telegr. 316 del sei novembre (3) circa intesa militare proposta dalla Cecoslovacchia la quale doveva probabilmente preparare sotto le direttive di Parigi la strada alla estensione dell'attuale trattato cecoslovacco francese alle altre due potenze Piccola Intesa. Specialmente ho potuto sapere che il generale Pellé riuscito suo viaggio in Romania (mio rapporto 598 del 10 novembre (4)) ha sondato infruttuosamente terreno al riguardo. Mi viene riferito altresl da autorevole persona in grado di conoscere esattamente pensiero Presidente del Consiglio che Bratianu resisterà a tutù questi tentativi essendo incline piuttosto appoggiarsi sull'Italia. Pensiero di S. M. il Re Ferdinando con il quale ho avuto occasione parlare stamane è che con Trattato franco-cecoslovacco l'Europa tende dividersi due blocchi: Slavi e egemonia, slavi spalleggiati (sic). Non conoscendo pensiero di V. E. ed anche in considerazione di ciò che espongo con mio telegr. odierno

n. 7 (5) credo opportuno a mio avviso modesto mantenere qui situazione in modo che il R. Governo possa più o meno subordinare questione buoni del Tesoro ai bisogni del momento e a tal uopo ho proibito campagna del giornale italiano Nuova Italia che si proponeva iniziare.

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. RR. 20/11. Londra, 4 gennaio 1924 (per. ore 15,40 del 5).

Decifri Ella stessa.

Telegramma di V. E. Gabinetto 450 (6).

Ho avuto nuovo colloquio con Curzon. Conformemente alle istruzioni di V. E.

ho detto al Segretario di Stato che non ero ancora in possesso di una risposta

circa proposte da lui fatte, ma che mi erano pervenute delle istruzioni che mi mettevano in grado di discutere con lui per trovare una soluzione conforme al pensiero ed ai punti di vista di V. E.

Passai quindi a fare una esposizione completa e dettagliata della questione. Posso assicurare V. E. che ho posto la massima cura nel~'esprimermi secondo i concetti contenuti nel telegr. di V. E. Gab. 445 (l) svolgendo ampiamente ed efficacemente tutti gli argomenti a sostegno della nostra tesi. Nella conclusione ho avuto infine cura di mettere in rilievo i tre punti più importanti del nostro modo di vedere e cioè:

l) l'Italia si trova nella condizione di un creditore insoddisfatto;

2) che l'Italia ritiene avere diritti incontestabili sul Dodecanneso;

3) che se Inghilterra desiderava una sistemazione delle dodici isole diversa da quella alla quale noi crediamo aver pieno diritto, ciò poteva effettuarsi solamente in base a compensi da esserci dati dalla Inghilterra e dalla Grecia.

Curzon ascoltò la mia esposizione senza interrompermi. Mi disse poi che i nostri punti di vista gli erano in linea di massima già noti sia per le precedenti conversazioni avute meco, sia per informazioni pervenutegli da Roma ma che, con suo rincrescimento non li poteva condividere. Ha insistito sulla considerazione che se lo svolgersi degli avvenimenti al di fuori e al di sopra della volontà di tutti aveva impedito la realizzazione delle aspettative italiane, e se certe situazioni erano venute a mutarsi, tutto ciò a suo avviso, non costituiva una ragione sufficiente perchè tutti gli impegni italiani venissero completamente annullati néi riguardi dell'Inghilterra e si potesse tornare ora alla situazione contemplata dal Trattato di Londra. Ha ripetuto che secondo lui l'impegno assunto dall'Italia di giungere ad una sistemazione del Dodecanneso di comune accordo coll'Inghilterra permaneva e che egli pertanto si sforzava, prima di lascia·re il Foreign Offi·ce di liquidare tale questione in modo equo per le due parti. Ha poi tenuto a ricordare che l'annullamento del Trattato di Sèvres era stato immensamente dannoso anche per gli interessi britannici e che i mandati ottenuti dall'Inghilterra in Oriente da noi così spesso ricordatigli, si riducono alla Mesopotamia costata tanto danaro e ora sul punto di essere abbandonata e la Palestina che lungi dal rappresentare un vantaggio costituisce una responsabilità, un peso ed una sorgente di infinite difficoltà.

(l) -Non pubblicato. (2) -Pubblicato al n. precedente. (3) -Tel. gab. segreto n. 885/316, non pubblicato. (4) -Non pubblicato. (5) -Tel. gab. 1217 trasmesso in pari data, non pubblicato, relativo alla questione dei buoni del tesoro. (6) -Pubblicato al n. 523.
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L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. s. 21/12. Londra, 4 gennaio 1924 (per. ore 18,35 del 5).

Ho opportunamente ribattuto suoi argomenti e specialmente insistito sul nostro attuale ed integrale diritto sul Dodecanneso, ma Curzon non si è dipartito dal suo punto di vista che si può riassumere:

l) Inghilterra in base ai cambiamenti avvenuti dal Trattato di Sèvres in poi riconosce che deve venire incontro all'Italia col desistere dal domandare

l'intera retrocessione del Dodecanneso alla Grecia e raggiungere pe.rtanto un accordo col R. Governo perchè Italia acquisti la sovranità su alcune di esse;

2) Governo britannico è disposto a cedere all'Italia il Giubaland, già pattuito in base all'articolo 13 del Trattato di: Londra, ma eliminando adesso con le note concessioni di cui al mio telegramma 1154 (1), le ditrlcoltà da noi opposte circa le tribù nomadi che impedirono l'immediata cessione della Colonia.

Aggiungo che nella nostra conversazione la questione dell'abbinamento Giubaland Dodecanneso è stata solo sfiorata. Senza che io ne abbia mai ammesso il principio, conversazione si è svolta praticamente sul terreno di tentativi per una contemporanea soluzione di entrambe le questioni nel breve periodo che si frappone alla partenza di Curzon dal Foreign Office. Nel lungo colloquio fatto di repliche e controrepliche ho rilevato che la soluzione di tutta la questione si poteva trovare se da parte inglese vi fosse una maggiore larghezza in concessioni coloniali, larghezza indispensabile anche per far sopportare alla opinione pubblica italiana i sacrifizi che ci venivano richiesti pel Dodecanneso. Ho precisato che l'accoglimento da parte ingle.se alla domanda italiana presentata alla Conferenza per la Pace, e cioè il confine Mojale-Lorian-Rass Chiambone avrebbe potuto costituire una base di trattative.

Ho aggiunto che secondo il pensiero di V. E. anche Grecia dovrebbe darci nell'ipotesi prospettata degli equi compensi da pattuirsi in seguito. Curzon ha ribattuto che per quanto concerneva compensi inglesi il Colonia! Office si opponeva recisamente a qua·lunque altra concessione ·che oltrepassasse i limiti e le condizioni di cui al mio telegramma 1154; che per quanto concerneva poi i compensi greci questi compensi non avrebbero potuto consistere che nei benefici politici risultanti da più amichevoH relazioni italo-greche. Aggiunse che in ogni caso egli doveva escludere ·che si potesse parlare di non specificati compensi e che questi non fossero strettamente della natura cui egli aveva innanzi accennato. Ho chiesto esplicitamente a Curzon quale fosse il suo pensiero sull'accordo tri· partito che per noi doveva rimanere valido come impegno interalleato. Il presente telegramma continua col numero successivo.

(l) Pubblicato al n. 518.

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. 22/13. Londra, 4 gennaio 1924 (per. ore 14,35 del 5).

Il precente telegramma fa seguito al precedente (2).

Curzon ha rLsposto che l'accordo tripartito nei termini in cui redatto, non

aveva più valore pratico anche per noi, ma che lo spirito che l'aveva creato e

informato restava lo stesso e che tutte le volte che se ne sarebbe presentata l'oc

casione, il Governo britannico avrebbe agito in conseguenza in favore dell'Italia.

Avendogli io chiesto se nell'espressione «spirito del Tripartito » vi intendesse

anche comprendere la zona riservata all'Italia, egli ha risposto che dopo la pa·ce

di Losanna e lo stabilimento del nuovo regime in Turchia non si poteva parlare

28 -Documenti diplomatici -Serie VII · Vol. II

più di delimitazione di zone d'influenza, ma che il Governo britannico avrebbe potuto prendere qualche impegno per una collaborazione italo-britannica in materia di concessioni in Anatolia. Avendo io insistito oer la conferma della zona italiana, Curzon ha risposto che alla vigilia dell'avvento dei laburisti al potere egli non poteva far nulla in tal senso essendo noto che ciò che maggiormente riesce ostico ai laburisti è appunto lo stabilimento di ipoteche in territoJ"io altrui.

In conclusione Curzon ha insistito sulle sue note proposte come le sole possibili da prendere come base di trattative pregandomi di fargli conoscere al più presto, stante imminenza della crisi ministeriale, pensiero di V. E. Ha aggiunto che se l' E. V. non ritenesse possibile trattare sulle basi da lui poste ciò gli rincrescerebbe moltissimo anche perchè egli si dice sicuro che noi incontreremmo maggiori difficoltà con un Ministero laburista. Questo infatti secondo lui, si mostrerebbe maggiormente intransigente pel Dodecanneso per le note pregiudiziali democratiche ed anche meno arrendevole per un maggior compenso coloniale, allo scopo di sfuggire accusa che già vien qui fatta ai laburisti e cioè che essi possano nella loro incomprensione delle necessità imperiali liquidare domini dell'Impero. Curzon ha anche aggiunto che egli, pur di addivenire ad una intesa con l'Italia, era intanto pronto a subire i sicuri attacchi che gli sarebbero stati fatti certamente proprio dai laburisti per il di lui eventuale consenso al passaggio all'Italia di alcune isole greche e per la circostanza che questo consenso sarebbe stato dato alla vigilia di lasciare il suo ufficio.

In risposta a queste allusioni ho ricordato di nuovo a Curzon i diritti del!'Italia sul Dodecanneso che erano per noi in ogni circostanza indiscutibili, ma non ho creduto pel momento andare più oltre nel senso indicato dal punto C del telegr. di V. E. Gab. 445 (l) riservandomi di farlo nel caso dovesse mettersi fine all'attuale stadio di trattative. Riferiti così a V. E. i punti essenziali della conversazione con Curzon credo mio dovere sottoporle seguenti considerazioni:

l) Tenacia di Curzon nel mantenere fermo suo punto di vista rende ormai chiaro che accordo non potrebbe raggiungersi che sulle stesse basi da lui indicate salvo qualche lieve miglioramento.

2) È invece da ritenersi possibile l'ottenimento di un impegno britannico di natura più efficiente di quello accennato da Curzon nell'odierno colloquio per quanto riguarda la nostra situazione in Anatolia. Su questo punto particolarmente attiro attenzione di V. E.

3) Curzon è irriducibile a modificare suo concetto ehe al governo italiano incomba sempre l'obbligo di addivenire ad una soluzione concordata col Governo britannico per la sistemazione definitiva delle isole del Dodecanneso.

Ciò premesso e constatata la distanza intercedente fra la concezione di V. E. e quella di Curzon parmi che la nostra decisione circa l'a·ccettazione o meno delle proposte britanniche debba essere presa in relazione non tanto alle sole questioni in discussione ma quanto all'intero problema della nostra politica generale in quella sua parte che strettamente dipende dai rapporti italo-britannici.

Non esito infatti ad afferma,re che le future relazioni anglo-italiane saranno influenzate in modo profondo dall'esito delle odierne trattative. Se il fallimento di queste uitime dovesse effettivamente portare alla realizzazione di quanto è

contemplato nella lettera C del telegramma di V. E. 445 si determinerebbe una situazione delicata e difficile a sorpassare sia per le ripercussioni immediate, sia per il periodo di inerzia politica a cui per un ceno tempo dovremmo qui sottostare e sia infine per il contraccolpo che ne risentirebbero tutte le questioni maggiormente interessantici. Resto pertanto in urgente attesa delle istruzioni che piacerà a V. E. di vole·rmi impartire per la nuova conversazione che Curzon desidera tenere meco al più presto stante imminente crisi ministeriale (1).

(l) -Pubblicato al n. 520. (2) -Pubblicato al n. precedente.

(l) Pubblicato al n. 518.

534

L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. S. 25/17. Londra, 5 gennaio 1924, ore 14,40 (per. ore 5 del 6).

Telegramma di V. E. Gabinetto n. 438 (2) giuntomi « per corriere » e telegramma di V. E. n. 4466 (3).

Governo britannico desidera indubbiamente ma!ltenimento monarchia in Grecia. Infatti vivo è il risentimento esistente nelle sfere ufficiali verso la Francia accusata di favorire intrighi repubblicani. Le informazioni però attinte a varie fonti non confermano la notizia di energici passi fatti ad Atene da parte britannica in favore mantenimento regime monarchico. Mi risulta solo che passi furono fatti a suo tempo dall'Incarica·to d'Affari d'Inghilterra per assicurare incolumità e la sicurezza personale della famiglia Reale. Ho potuto avere poi conferma che all'infuori di tale passo le direttive della missione britannica ad Atene sono state sempre quelle di stretta neutralità nella lotta degli opposti partiti. Dalle indagini compiute ora presso Curzon mi risulta che avendo ormai Venizelos assunto parte preponderante nelle vicende della crisi interna greca e conservando egli grande stima e fiducia verso quell'uomo di Stato, governo britannico si mostra disposto ad accogliere qualsiasi soluzione che sarà da lui propugnata, e cioè consolidamento dell'attuale monarchia (ciò corrisponderebbe al vivo desiderio di Curzon), repubblica, cambiamento di dinastia. Nell'ipotesi di un cambiamento di dinastia non mi è stato dato di rilevare qui una tendenza od una simpatia speciale. Curzon mi ha detto non poter prendere sul serio candidatura del Principe Paolo di Serbia. Non corril.ponde alla realtà che Gran Bretagna sia andata disinteressandosi della Grecia. Interessamento permane quale è sempre stato, formando Grecia sotto qualsiasi regime ed in qualsiasi condizione interna una delle basi fondamentali della politica mediterranea dell'Inghilterra. L'interessamento dell'Inghilterra per la Grecia è determinato sopratutto dalla sua situazione geografica indipendentemente dalla sua organizzazione interna e dalla sua efficienza militare e perciò non soggetto a modifiche.

l) Che l'Italia deve rinunciare ad alcune isole del Dodecanneso, senza specificare quali.

2) Che questa rinuncia non sarà in alcun modo compens3ta nè in Anatolia nè in Africa

nè dalla Grecia nè dall'Inghilterra. 3) Che su queste basi è impossibile l'accordo. Mussolini •.

(l) Annotazione di pugno di Mussolini: • Dalle trattative del Della Torretta con Lord Curzon risulta:

(2) -Pubblicato al n. 515. (3) -Trasmesso alle ore 23,50 del 27 dicembre 1923, non pubblicato, col quale Mussolini comunicava la voce, giunta da Belgrado, di cambiamento di dinastia al trono di Grecia.
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L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. R. 23/16. Londra, 5 gennaio 1924, ore 22,45 (per. ore 6,30 del 6). Appena ritornato Curzon dalla campagna ho avuto colloquio con lui e gli ho chiesto se avesse delle informazioni circa trattato tra Francia e Cecoslovacchia e quale fosse suo pensiero in proposito. Curzon mi ha detto che fino dalla venuta di Masaryk a Londra (ottobre scorso) siccome si parlava già allora del progetto di alleanza franco-cecoslovacca aveva chiesto esplicitamente allo stesso presidente quali erano intenzioni del Governo di Praga in proposito. Masaryk aveva risposto che la Francia esercitava forte pressione per la conclusione di una formale alleanza politica con impegni militari ma che Governo Cecoslovacco era fermamente deciso ad aderire solo parzialmente al desiderio francese e cioè: l) Alleanza avrebbe dovuto avere solo un carattere di sol:idarietà tra i due Paesi per mantenimento della pace in Europa sulla base del rispetto dei trattati di pace ed in perfetta armonia cogli obblighi derivanti dal fatto della Società delle Nazioni; 2) Esclusione di impegni militari. Curzon ha soggiunto che le informazioni di cui era in possesso fino ad oggi facevano ritenere che il Governo di Praga ha agito conformemente alle dichiarazioni fattegli da Masaryk in modo che alleanza franco-cecoslovacca può essere considerata qualche cosa di molto simile a quanto Inghilterra offriva a suo tempo alla Francia come patto di garanzia (conferenza Cannes) e che il Governo francese rifiutò ritenendo insufficiente. Stando cosi le cose Curzon non vede alcuna ragione di preoccupazione persuaso 'come è che la nuova alleanza praticamente non modifica in nulla stato delle cose preesistente. Solamente Francia si sforza di presentare la nuova alleanza con un carattere diverso da quello che effettivamente ha per far credere alla realizzazione del suo programma di accerchiamento della Germania. Curzon mi ha detto infine che fra una settimana Benès verrà a Londra e gli chiederà informazioni precise e dettagliate promettendo tenermi informato se dai colloqui con Benès o da altra sorgente gli risultasse qualche cosa di nuovo e di diverso da quanto mi aveva detto. Curzon nello stesso tempo sarà grato a V. E. se qa parte nostra saremo in grado fornirgli qualche informazione atta a far modificare sue impressioni di oggi. Aggiungo ad ogni buon fine che sia negli uffici del Foreign Office che nella stampa di tutti i partiti, compresa quella

più vicina al Governo, alleanza franco-cecoslovacca ha destato preoccupazione che, come risulta da quanto precede, Curzon almeno pel momento non condivide.

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L'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, SUMMONTE, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. s. 28/5. Belgrado, 6 gennaio 1924, ore 10,10 (per. ore 14). Pasich esamina in questo momento basi dell'arcordo e pare che domani mi

sarà consegnata la risposta definitiva. II Presidente ha riunito ieri sera il Comitato interministeriale che si è pronunciato favorevolmente all'accordo. Alla seduta assisteva Spalaicovic, il quale si adopera per superare le difficoltà e le ulteriori esitazioni di Pasic.

Spalaicovic mi ha detto che l'accordo con noi deve costituire la base della politica jugoslava. Mi ha dichiarato che l'opera di V. E. non è finita perchè dopo avere rinnovato l'Italia l'azione ricostruttrice di V. E. deve mirare ora all'assestamento dell'Europa. Tale linguaggio rispecchia fedelmente il pensiero di Re Alessandro che dimostra sempre di essere il principale artefice dell'accordo fra i due Paesi.

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L'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, SUMMONTE, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. s. 32/7. Belgrado, 7 gennaio 1924, ore 9,.10 (per. ore 13,15).

Decifri Ella stessa.

Questo Governo propone trattato amicizia fra Italia ed il Regno S.H.S. Testo del Trattato mi è stato consegnato ieri sera dal Ministro Affari Esteri. Ho assicurato il signor Nincich che lo avrei subito trasmesso a V. E. Trattato consta di quattro articoli preceduti da una dichia·razione con cui i due Governi si impegnano al mantenimento della pa,ce e dei risultati ottenuti dalla guerra sanzionati dai Trattati. Articolo l specifica tali trattati (San Germano, Trianon e Neuilly). Articolo 2 stabilisce che ove una delle due parti fosse attaccata senza alcuna provocazione, l'altra parte dovrà mantenersi neutrale. In caso poi di moti sovversivi od incursioni violente contro una delle due parti, l'altra parte si obbliga a prestare appoggio politico e diplomatico per la rimozione della causa perturbatrice. All'articolo 3 è previsto il caso di complicazioni internazionali che potrebbero minacciare interessi dei due paesi e delle misure da prendere in comune. Articolo 4 fissa durata di 5 anni convenzione che potrà essere denunziata o rinnovata un anno prima della sua scadenza.

Invio testo trattato per corriere (1).

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L'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, SUMMONTE, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. S. 35/9. Belgrado, 7 gennaio 1924, ore 15,20 (per. ore 17,30).

Miei telegrammi 7 (2) e 8 (3).

Generale Bodrero parte col testo del trattato proposto da questo Governo e 'consegnato per iscritto da Nincich. Egli giungerà Roma mercoledì e darà personalmente a V. E. gli opportuni chiarimenti circa trattato stesso e risposte Nincich per Fiume.

non pubblicato, relativo ad alcune modifiche proposte da Nincié all'accordo per Fiume.

(l) Non pubblicato, in quanto riassunto nel presente telegramma. ~~l ~~P.b~~~-t~e~~;;o ~~e~;J:.n~~asmesso alle ore 9,10 e pervemto alle 11,35 del giorno 7,

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L'INCARICATO D'AFFARI A BUDAPEST, VINCI GIGLIUCCI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. R. 118/14. Budapest, 7 gennaio 1924, ore 21 (per. ore 24).

Mio telegramma 473 (1).

Presidente del Consiglio mi ha confermato che maggiori difficoltà per prestito sono state a Parigi sollevate dal delegato romeno tanto da far credere talvolta agisse oltre o senza istruzioni. D'altra parte segretario generale affari esteri mi ha detto in occasione ultime trattative Bucarest delegati romeni continuamente dichiaravano durante discussione varie questioni ·che se non si fosse giunti accordo, Romania non avrebbe potuto consentire prestito. Inoltre questo Ministro Romania avrebbe giorni fa ripetuto a Kanya che suo governo condizionava consenso prestito alla risoluzione questioni pendenti. Tale atteggiamento Governo romeno mi è stato fatto rilevare da tutti uomini politici con cui ho avuto occasione di parlare: Non posso giudicare disposizioni romene se non da quanto mi consta da parte ungherese; tuttavia mi permetto segnalare all'E. V. che ove Romania facesse nuove difficoltà ogni tentativo riavvicinamento con Ungheria sarebbe se non altro ritardato, mentre ora per le conseguenze dell'alleanza franco cecoslovacca tale avvicinamento sarebbe più che mai opportuno per i nostri interessi. A questo proposito sarei grato a V. E. se volesse farmi conoscere quanto possa constarLe circa ripercussione in Romania per alleanza franco cecoslovacca specialmente per quanto riguarda rapporti con Russia.

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. uu. 36/18. Londra, 7 gennaio 1924, ore 22 (per. ore 3,30 dell'B).

Ho avuto lunga conversazione con Crowe inspirata ai concetti contenuti nel telegr. Gab. Min. N. 5 (2). Conversazione è stata di carattere generale e diretta allo scopo principale giungere possibilmente ad un chiarimento politico angloitaliano ed anche allo scopo precisare nostra linea di condotta circa riparazioni in relazione atteggiamento britannico durante svolgimento delle diverse fasi della questione delle riparazioni stesse colle sue note riper·cussioni nei rapporti franco-inglesi e itala-francesi. Nella conversazione ho fatto ogni sforzo per dimostrare necessità ed utilità per entrambi paesi di venire al desiderato chiarimento dei reciproci rapporti riferendomi sopratutto alle note questioni oggi in discussione. Crowe ha cercato limitare discussione alla questione delle riparazioni insistendo sopratutto che in vista della ristrettezza del tempo (poteri del Presidente scadono 10 gennaio) era necessaria una immediata risposta precisa alla domanda

del Governo britannico fosse essa affermativa o negativa. Crowe ha tenuto però ad assicurare che attuale Governo britannico è preparato ad andare a fondo aggiungendo che se questione dovesse trascinarsi fin dopo avvento nuovo Governo quest'ultimo che sarà certamente laburista ed in ogni caso a tinta democratica e perciò antifrancese non potrà che accentuare iniziata azione. Non ho creduto potergli dare una risposta definitiva anche perchè telegramma di V. E. cui mi riferisco mi è giunto ·con alcuni errori di cifra e mi lascia dubbio sulla esattezza del pensiero di V. E.

Per l'opportuno controllo ecco come intendo le istruzioni: se non si arrivasse ora ad un chiarimento dei rapporti italo-inglesi governo italiano si dichiarerebbe disposto ad aderire alla proposta britannica restando ben'inteso che le proposte stesse dovrebbero essere avanzate dal governo inglese «e da noi appoggiate», chiarisco a V. E. che mi l:imito a dire semplicemente «da noi appoggiate», giacchè parmi che l'ultimo periodo del telegramma di V. E. N. 5 corrisponda ai motivi datimi da Crowe a giustificazione ed in appoggio della proposta inglese. Prego vivamente V. E. di far pervenire d'urgenza assoluta il suo eventuale assenso alla mia su indicata interpretazione avendo promesso a Crowe una risposta definitiva non oltre mercoledi mattina. Sarò pure grato a

V. E. di fare conoscere le istruzioni che eventualmente invierà Salvago-Raggi.

(l) -Tel. n. 9677/473, trasmesso alle ore 16 e pervenuto alle 21 del 30 dicembre 1923, non pubblicato, relativo alla questione del prestito ungherese. (2) -Pubblicato al n. 528.
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L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. P. 41/19. Londra, 8 gennaio 1924, ore 22,15 (per. ore 3,30 del 9).

Suo telegramma 4 (1).

Membro della Camera dei Comuni mi ha riferito conversazioni da esso avute con Mac Donald dalle quali risulta che leader del partito laburista ha grande stima di S. E. Presidente del Consiglio dei Ministri come uomo di Stato e uomo di Governo.

Mac Donald essendo capo del partito che ha aderito alla Terza Internazionale fa naturalmente riserva sul Fascismo e sulle direttive del Governo fascista. Le sue riserve e i suoi dissensi però espressi sia pubblicamente che privatamente sono stati sempre in forma corretta e moderata come del resto è uso costante qui quando si giudicano uomini e situazioni interne di altri paesi. Giudizi da lui pubblicamente manifestati sul Fascismo e sul Presidente si trovano in una intervista da lui concessa al Daily Herald nello scorso novembre tornando da un viaggio a Costantinopoli Grecia (Corfù compresa) Albania Italia Svizzera. Tale intervista fu trasmessa in breve riassunto al R. Ministero col solito sommario della stampa. Ne invio oggi testo completo (2) e promuovo ricerche per eventuali pubblicazioni dello stesso Mac nella stampa inglese per quanto non mi sembri che ve ne debbano essere.

Mi risulta che Mac critica piuttosto aspramente politica del R. Governo nei riguardi della Grecia. Mi risulta pure che egli. apprezzi politica del nostro

Presidente circa riparazioni quale è stata da lui esposta nel suo ultimo discorso al Senato.

Essendo questione riparazioni diventata questione centrale di tutta la poliHca europea penso che essa potrà .costituire un importante punto di contatto per una collaborazione con noi forse più efficace di quanto non sia stato possibile col Governo conservatore.

(l) -Pubblicato al n. 527. (2) -Non pubblicato.
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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA

T. GAB. s. 10. Roma, 8 gennaio 1924, ore 23.

Decifri Ella stessa.

Da quanto V. E. mi riferisce con i telegrammi di Gabinetto segreto n. 11, 12 e 13 (l) sul nuovo colloquio con Curzon drca Dodecanneso apparisce oramai la quasi impossibilità di superare le difficoltà che si frappongono alla realizzazione dell'accordo. Mentre nel telegramma n. 1154 in data del 22 dicembre

u. -s. (2) V. E. mostrava di ritenere che le proposte di Curzon potessero semplicemente ·considerarsi come una prima base minima per servire d'inizio alla discussione, sembra abbia dovuto nelle susseguenti conversazioni convincersi, come risulta dal suo ultimo telegramma, che l'accordo potrebbe unicamente raggiungersi sulle sole basi indicate da Curzon salvo qualche lieve miglioramento. Ciò prova non essere esatto che Curzon si sia reso conto delle suscettibilità italiane e del buon diritto dell'Italia in questa questione. Si vorrebbe in sostanza ·che l'Italia cedesse alla Grecia molte isole del Dode-canneso che le son costate sangue e denaro sol per far cosa gradita al Governo inglese, il quale si limiterebbe ad effettuare la consegna di un arido e insignificante territorio nell'Africa Orientale, l'unica realizzazione ormai definitiva per l'Italia degli impegni assunti dagli Alleati con l'articolo 13 del Patto di Londra, magro corrispettivo in confronto del largo bottino coloniale toccato all'Inghilterra ed alla Francia in seguito alla guerra. Ed è da quattro anni che questa desolata fetta di Giubaland si fa pesare poco decorosamente sui rapporti politici fra l'Italia e l'Inghilterra. V. -E. dovrebbe far ·comprendere a Curzon che la parte cosciente del pubblico italiano giudica il possesso di questo territorio afric:tno un cattivo affare e dopo le critiche fatte dalla stessa stampa inglese per l'attitudine del governo britannico in questo affare sarebbe forse desiderabile che la ques,tione venisse risolta anche nello stesso interesse del buon nome del Governo inglese.

Comunque un accordo su queste basi sarebbe interpretato in Italia come una imposizione inglese a favore della Grecia connessa ad un atteggiamento quasi di ricatto nei riguardi della cessione del Giubaland, che certo rivolterebbe il popolo italiano rendendo definitivo quel senso di freddezza che già nelle masse comincia a serpeggiare a causa della politica ostinatamente non favorevole che da parecchi anni l'Inghilterra pratica verso l'Italia. Si arrivebbe quindi ad un

risultato diametralmente opposto a quello che con la nostra conversazione di chiarimento e con il tentativo di accordo si cerca di ottenere e cioè invece di togliere ogni ragione di attrito fra i due Governi verremmo a crea.re nell'opinione pubblica italiana tal senso di delusione e di amarezza, che sarebbe poi quasi certamente impossibile di modificare.

Debbo ad ogni buon fine ribattere l'asserzione che l'Italia abbia preso impegni di sistemare il Dodecanneso secondo la volontà del Governo inglese. Se fosse necessario bisognerebbe chiarire formalmente a Curzon che esiste soltanto la promessa volontaria di procedere all'esame amichevole di tale sistemazione in connessione con quella generale dell'Oriente Mediterraneo che veniva a sostituire quella stabilita dal Trattato di Sèvres e dal Tripartito.

Dall'atteggiamento di Curzon traspare quale effettivamente sia la situazione e cioè che il Governo inglese deve avere assunto degli impegni con la Grecia quando la spingeva ad una guerra disastrosa, ma sarebbe certamente eccessivo pretendere che tali debiti vengano saldati a spese dell'Italia che in tale azione verso la Grecia non ebbe invece alcuna complicità e che non ha quindi nessuna responsabilità sulle conseguenze di essa. Certamente è impossibile pensare ad una realizzazione di un qualsiasi accordo fra l'Italia e l'Inghilterra se Curzon non si è persuaso che di fronte all'atto di cortesia da parte italiana debba trovar contrapposto un analogo atto da parte della Gran Bretagna che consista per lo meno nel procedere alla cessione del Giubaland in limiti territoriali meno ristretti di quelli in ultimo concordati e la cui esecuzione, a detta dei giornali inglesi, rappresenta per l'Inghilterra un debito d'onore, quale il pagamento di una cambiale debitamente firmata e da troppo lungo tempo rinviata.

In conclusione, da quanto Ella mi telegrafa si rileva ·che l'Italia dovrebbe impegnarsi a rinunciare ad alcune isole del Dodecanneso che non si sa ancora quali siano senza che questa rinuncia sia in alcun modo compensata nè in Anatolia nè in Africa -nè dalla Grecia, nè dall'Inghilterra.

Essendo su queste basi impossibile l'accordo io non nosso dare a V. E. altre istruzioni se non quelle contemplate nei punti c) e d) del mio telegramma

n. 445 in data del 21 dicembre u. s. (l) e cioè di regolarsi in modo che le attuali conversazioni possano chiaramente rappresentare la fine di ogni nostra conversazione con il Governo inglese e che l'ulteriore ritardo nell'adempimento del formale impegno assunto dalla Gran Bretagna della cessione del Giubaland sarebbe oramai un atto non amichevole verso l'Italia che è stato infatti stigmatizzato anche da parte della stampa inglese. A me sembra che non sia difficile procedere in modo che il torto del fallimento di queste trattative possa rimanere dal lato del Governo inglese, piazzatosi in un atteggiamento di assoluta intransigenza che non trova riscontro e giustificazione alcuna nella situazione di diritto e di fatto.

Debbo anzi osservare infine di aver notato una rifioritura di notizie più o meno inesatte ed infondate sul corso e sullo svolgimento di queste trattative nella stampa di origine londinese tendente più o meno a pregiudicare e portare nocumento alla tesi italiana mentre da parte nostra si è osservato il massimo ri

serbo. Queste indiscrezioni potranno obbligarci ad un dato momento a mettere in pubblico tutta la questione con poco vantaggio de~le relazioni fra i due Paesi e sembrami anche dell'atteggiamento preso dal Governo inglese in tutta la faccenda.

(l) -Pubblicati ai nn. 531, 532 e 533. (2) -Pubblicato al n. 520.

(l) Pubblicato al n. 518.

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L'INCARICATO D'AFFARI AD ATENE, DE FACENDIS, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 154/8. Atene, 9 gennaio 1924, o1·e 21 (per. ore 0,20 del 10).

Questo Incaricato d'Affari inglese si è recato a far visita a Venizelos. Avendone chiesto stamane a Bentinck, questi mi ha detto che, interpellato Londra circa atteggiamento da tenere, suo Governo gli aveva telegrafato non esservi difficoltà a che egli .si incontrasse con Venizelos che fu fedE'le alleato durante la guerra. Bentinck poi mi ha riferito essersi Venizelos espresso termini ottimistici circa situazione sostenendo necessità procedere fra 3 o 4 me.si ad un plebiscito della cui libertà egli si farebbe garante.

Venizelos restituirà visita a Bentinck non appena si sarà riavuto da indisposizione occorsagli dopo suo arrivo Atene. Ministro di Francia che ho visto anche oggi mi ha detto di non aver fatto visita a Venizelos come alcuni giornali locali avevano annunziato, ma Venizelos in conseguenza gli aveva fatto pervenire sua carta da visita che egli aveva subito restituita. Ministro di Francia mi ha aggiunto che avrebbe visto Venizelos nei prossimi giorni.

Verso questa Legazione si affetta per lo meno completa indifferenza.

544

L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. RR. 43/22. Londra, 9 gennaio 1924, ore 21,50 (per. ore 4,35 dellO).

Decifri Ella stessa.

Telegramma di V. E. Gah. 12 (1).

Ho avuto nuova conversazione col Crowe circa proposta britannica per Presidente della Commissione delle Riparazioni. Dopo aver ribadito ·concetti di ordine generale contenuti nel telegramma di V. E. n. 5 (2) e da me già esposti nella •Conversazione precedente (mio telegramma Gab. n. 18 (3)) ho concluso coll'esporgli gli intendimenti di V. E. precisando che nell'assenza di un chiarimento generale italo-inglese ed allo stato degli atti, V. E. non giudicava poter andare più oltre e dare una risposta più precisa come gli veniva richiesto. Nell"" stesso tempo ho creduto opportuno dare lettura a Crowe del parere emesso

dall'Ufficio legale del R. Ministero. Crowe mi ha risposto che in tale condizione Governo Britannico si sarebbe astenuto dal prendere qualsiasi iniziativa in proposito richiedendo essa una completa solidarietà fra due almeno sui quattro votanti.

Dopo aver rilevato che azione tendente togliere doppio voto alla Francia costituiva più ·che una adesione da parte nostra ad una domanda britannica una azione di difesa di interessi identici, Crowe ha 11icordato che la politica che Italia e Inghilterra volevano seguire nei riguardi dell'Ungheria era stata frustrata appunto dal doppio voto del Presidente francese. Circa punto di vista giuridico <>soresso dal nostro Ufficio legale Crowe ha rilevato che esso è esatto. Secondo il pensiero del Governo britannico però non doveva trattarsi nè di interpretazione nè di modifica del trattato di Versailles ma solo di spiegare a Parigi una azione diretta ritornare nell'interesse generale al vero spirito del Trattato di Versailles rimasto identico nella lettera ma modificato nella sostanza stante assenza dell'America. Per giunge·re a tale scopo Governo britannico proponeva semplicemente (astraendo della questione giuridica) di sottoporre il voto da darsi per l'elezione del Presidente all'impegno della rinunzia da parte del Governo francese ad una facoltà derivante dalla semplice lettera del trattato. Crowe mi ha per ultimo fatto presente che Commissione delle riparazioni procederà alla elezione del Presidente non più il 10 corrente ma il 20. Ciò premesso egli ha rilevato stesso preciso tenore della proposta britannica prima di pronunciarsi definitivamente e che ciò pertanto mi pregava di fornire ad ogni buon fine a Roma ogni maggiore schiarimento. Ho detto da parte mia che avrei riferito a V. E. nostra conversazione e di lui desiderio ma intanto gli confermavo la comunicazione dianzi fattagli.

Ad ogni buon fine trasmetto col corriere un promemoria (l) datomi da Crowe su tale questione avvertendo ·che promemoria mi è stato consegnato a titolo strettamente personale.

(l) -Trasmesso alle ore l del giorno 9, non pubblicato, relativo alla questione della elezione del presidente della commissione delle riparazioni. Mussolini si diceva disposto a sostenere l'azione inglese, subordinatamente ad un chiarimento generale dei rapporti italo-inglesi. (2) -Pubblicato al n. 528. (3) -Pubblicato al n. 540.
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L'INCARICATO D'AFFARI A BUDAPEST, VINCI GIGLIUCCI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. P. R. 47/20. Budapest, 9 gennaio 1924, ore 22 (per. ore 2,30 dellO). Segretario Generale per gli affari Esteri mi ha confidato a titolo strettamente personale e confidenziale, raccomandandomi di fare della informazione e specialmente della sua fonte l'uso il più segreto, di aver visto per un caso fortunato una lettera da Benès a Nincich nella quale, fra l'altro, Ministro degli Affari Esteri Cecoslovacchia dice «la Convenzione franco-czeca è stata un vero affare per la Piccola Intesa, la Francia avendo chiesto poco, mentre la Piccola Intesa .si è assicurato l'aiuto della Francia sia per la questione Absburgica, sia per la questione Ungherese, sia per qualunque velleità dell'Italia contro lo Stato S. H. S.». Kania mi ha detto di prendere tutta la responsabilità dell'autenticità della lettera e della

notizia. Si ricordava esattamente testo che mi ha Tipetuto ·come sopra ho riferito alla E. V. Mi ha vivamente raccomandato di fare uso riservatissimo della notizia.

Mi ha aggiunto poi come suo apprezzamento personale che non credeva Benès fosse esatto dicendo che la Francia avesse domandato poco, perchè certamente doveva esistere clausola per aiuto cecoslovacco contro la Germania (1).

(l) Non pubblicato.

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L'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, SUMMONTE, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. s. 45/14. Belgrado, 9 gennaio 1924., ore 22,35 (per. ore 3 dellO).

I più importanti giornali di Belgrado che sono notoriamente sussidiati da questa Legazione di Francia hanno iniziato una campagna serrata per spingere Governo a seguire esempio Cecoslovacchia e concludere un analogo trattato con la Francia. Nincich che ho visto oggi mi è parso personalmente poco disposto a tale eventualità. Avendogli detto che a mio modo di vedere la re,cente alleanza mi sembrava più favorevole per la Francia che per la Cecoslovacchia egli si è mostrato dello 'stesso avviso. È certo però che oltre a pressioni della Francia e della stampa locale, Benès nulla trascurerà per far sentire agli uomini politici che avvicinerà durante soggiorno Belgrado necessità per la Jngoslavia di una intesa più intima con la Francia. In taluni circoli politici della Capitale si ritiene anzi che Benès si sarebbe impegnato a Parigi ad agire qui in tal senso. D'altra parte è fuori dubbio che riuscendo egli a realizzare suo piano, rafforzerebbe sensibilmente posizione Cecoslovacchia. Qualora V. E. ritenga opportuno muovere qualche·passo riservato tendente a paralizzare azione di Benès, prego telegrafarmi d'urgenza prima che essa possa entrare in una fase più concreta.

547

APPUNTO DEL CAPO DELL'UFFICIO V DELLA DIREZIONE GENERALE EUROPA LEVANTE, GUARIGLIA, PER IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

Roma, 10 gennaio 1924.

La questione della ratifica da parte del R. Governo del Trattato di Losanna è stata finora tenuta in sospeso per le seguenti ragioni:

l) Anzitutto, essendosi sempr,e proc;eduto d'accordo con gli alleati nel discutere e regolare le questioni della pace turca ragione per ,cui a Losanna all'inizio della Conferenza gli Alleati si accordarono per mantenere il fronte unico, era da tener presente che ne derivava logicamente l'opportunità che anche per la ratifica del Trattato non si prescindesse, almeno in condizioni normali, da un previo scambio di vedute interalleato. Ciò è tanto vero che nello stesso mese di novembre, avendo il Governo turco fatto ,conoscere le proprie intenzioni circa

segreto n. 25, partito alle ore 24 del giorno 12.

la ratifica o meno dei differenti atti annessi al Trattato e firmati a Losanna, avvenne tra Roma Parigi e Londra una consultazione in seguito alla quale i tre Governi si misero d'accordo e risposero in modo identico il 12 novembre a Ismet Pascià, notificandogli il pensiero degli alleati ·circa gli atti da ratificare.

D'altra parte noi stessi abbiamo recentemente chie-sto all'Ambasciata di Londra di indagare le intenzioni del Governo inglese circa l'epoca della ratifica, e il Governo francese ha chiesto qualche tempo fa con una nota ufficiale a~

R. Ambasciatore a Parigi gli intendimenti del Governo italiano in proposito. Tale nota è rimasta senza risposta, essendo state espressamente impartite istruzioni al Barone Romano di ·cercare di differirla e subordinatamente di rispondere in modo evasivo.

2) Ma a parte questo previo accordo interalleato che, se pure non obbligatorio appariva necessario per non distaccarsi dalla linea di condotta finora seguita, conveniva in realtà di tenersi al corrente delle intenzioni di Parigi e Londra al riguardo della ratifica per evitare il rischio di procedere da parte nostra ad una ratifica isolata che non fosse poi seguita da quella degli altri due alleati. È noto a V. E. come il Trattato di Losanna abbia trovato delle forti opposizioni tanto in Francia che in Inghilterra in una parte dell'opinione pubblica ed in alcuni partiti politici e gruppi finanziari. È più che probabile che tali opposizioni non si •svilupperanno fino al punto da impedire la ratifica del Trattato, ma è pur certo che occorre tenerne conto nei riguardi del rischio di una ratifica isolata da parte dell'Italia. Una tale eventualità infatti mentre non apporterebbe vantaggi pratici nè a noi nè alla Turchia, non essendo sufficiente la nostra ratifica per fare entrare in vigore il Trattato (sono necessarie per ciò le ratifiche di tre Grandi Potenze oltre quelle della Turchia e della Grecia) ci metterebbe in evidente imbarazzo sia di fronte ai nostri alleati sia di fronte ad una riapertura delle questioni orientali, e potrebbe anche essere poco favorevole al nostro prestigio in Oriente.

3) Tuttavia il motivo principale per cui non si è considerata finora l'opportunità di una nostra pronta .tatifica del Trattato di Losanna è stato in realtà determinato dalla questione del Dodecanneso.

Prima che si iniziassero le conversazioni fra Lord Curzon e il Marchese della Torretta relativamente al Giubaland ed al Dodecanneso, si considerò da parte nostra più opportuno di ratificare il Trattato di Losanna dopo la ratifica britannica, allo scopo di metterei in una situazione giuridica più forte nei riguardi del Dodecanneso al momento in cui il Governo Inglese avesse voluto discorrere con noi sull'argomento in base allo scambio di note del novembre 1922.

Ma essendosi prima della ratifica britannica recentemente iniziate a Londra le suddette conversazioni italo-inglesi, se ne sono attesi logicamente i risultati per poter regolarsi in conseguenza.

Dovendosi però ora tener conto della probabilità che le conversazioni Haloinglesi non conducano a risultati soddisfacenti conviene certamente prendere in considerazione l'opportunità o meno di una pronta ratifica da parte nostra del Trattato di Losanna.

Ma se tale questione potrebbe per noi cambiare di aspetto nei riguardi del Dodecanneso dopo l'eventuale fallimento delle conversazioni in Londra, restano tuttavia invariate le considerazioni esposte nei paragrafi l e 2 della presente relazione ed esse meritano certo di essere tenute in conto.

In ogni caso se il R. Governo credesse di dover subito procedere alla ratifica del Trattato, l'Ufficio si permette di sottoporre all'E. V:

l) La convenienza di tentare di assicu11arsi in qualche modo che il Governo francese è ben deciso a ratificare e prontamente il Trattato di Losanna. Saremmo così sicuri di trovarci insieme alla Franda nel caso che il Governo britannico non intendesse di procedere alla ratifica. (A ciò si è in parte provveduto stamane telegrafando alla R. Ambasciata in Parigi).

2) La convenienza di fare qualche previa riservata pratica col Governo turco per negoziare con esso la nostra pronta ratifica e cercare di trarre da questo nostro atto qualche vantaggio nei riguardi della Turchia. È noto infatti che il Governo turco ha moltissimo interesse a che qualcuno dei tre alleati apra al più presto possibile la serie delle ratifiche. Esso potrebbe quindi essere disposto a darci qualche compenso nel caso fossimo noi a farlo. A parere dell'Ufficio il compenso potrebbe consistere per lo meno nell'impegno di iniziare e risolvere subito con uno spirito di lealtà e di amicizia le delicate ed importanti questioni derivanti dalle relazioni marittime e commerciali fra il Dodecanneso e le coste anatoliche nonchè quelle relative agli isolotti vicini a Castelrosso per quanto non controverse in ba•se alle disposizioni del Trattato da cui deriva chiaramente il diritto di sovranità alla Turchia.

(l) Il contenuto del tel. fu trasmesso da Mussolini a Summonte a Belgrado con altro tel. gab. segreto n. 18, partito alle ore 20 del giorno 10, e a Della Torretta a Londra, con tel. gab.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, SUMMONTE

T. GAB. RR. 17. Roma, 10 gennaio 1924, ore 15.

Decifri Ella stessa.

Telegramma di V. S. Gab. n. 14 (1).

Naturalmente V. S. può fare tutto quello che ritiene utile per paralizza·re Benes. Intanto può comunicare che Bodrero parte stasera per Belgrado portando risposta favorevole R. Governo.

549

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, SUMMONTE

T. GAB. S. P. 19. Roma, 10 gennaio 1924, ore 20.

Decifri Ella stessa.

Confermo che Bodrero parte stasera recando testo definitivo « Patto di Amicizia » da me approvato. È sostanzialmente identico al testo fattomi perv~nire da Nincich (2). Unica variante è stata introdotta nel secondo periodo dell'ar.

ticolo 2° essendomi sembrato conveniente di evitare l'accenno «all'ordine interno » e « ai movimenti sovversivi » che poteva dar luogo a false e malevoli interpretazioni di impegni d'intervento negli affari interni dei due Stati. Mi sono preoccupato sopratutto che tale interpretazione potesse dar motivo di critiche contro l'attuale governo jugoslavo che oramai l'Italia ha interesse di vedere rafforzato. La mia formula del resto ottiene gli stessi risultati di quella proposta da Nincich avendo sostituito alle parole « ordine interno » le parole « gli interessi».

Considerando oramai l'accordo raggiunto salvo qualche particolare di secondaria importanza, sembrami si possa effettuare il mio incontro con Pasich per dar luogo alla firma dei Patti convenuti in località da scegliersi di comune accordo.

(l) -Pubblicato al n. 546. (2) -Cfr. il n. 537.
550

L'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, SUMMONTE, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. S. 53/17. Belgmdo, 10 gennaio 1924, ore 21,15 (per. ore 3,50 dell'11).

Nel corso di un lungo colloquio avuto stamane con Nincich questi in previsione favorevole risposta massima parte del R. GCRTerno mi ha pregato di informare V. E. che progettato convegno potrebbe aver luogo prima della fine del mese a Milano (come venne indicato da V. E.) oppure a Venezia od altra località che piaccia a V. E. fissare.

Nincich a nome di Pasich ha aggiunto che in tale occasione si firmerebbe trattato di amicizia proposto da questo Governo e si comprenderebbero formule definitive per accordo Fiume.

Dato il tenore del telegramma di V. E. Gab. 17 (l) che in questo momento mi perviene pregola farmi conoscere quale è la data che converrebbe a V. E. per il detto convegno onde io possa comunicarla a questo Governo contemporaneamente alla risposta di cui è latore Bodrero.

551

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, SUMMONTE

T. GAB. S. P. 23. Roma, 11 gennaio 1924, ore 14.

Decifri Ella stessa.

Suo telegramma n. 17 (2) si è incrociato con il mio n. 19 (3).

Precedenti impegni politici che saranno del resto fra breve di pubblica ragione, mi impediscono malgrado il mio desiderio, di fissare il convegno prima della fine del mese, ma potrei darvi effettuazione immediatamente dopo. La prego quindi di far scegliere a Pasich data di suo gradimento fra il 3 (dico tre)

ed il 10 febbraio (1). Dopo matura riflessione sembrami località adatta possa essere Tarvisio perchè viaggio più breve per Pasich e perchè darebbe carattere di maggiore serietà al convegno.

(l) -Pubblicato al n. 548. (2) -Pubblicato al n. precedente (3) -Pubblicato al n. 549. '
552

L'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, SUMMONTE, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. R. 62/20. Belgrado, 11 gennaio 1924, ore 20,50 (per. ore 24). Nella prima seduta tenutasi ieri sera dai rappresentanti Piccola Intesa presieduta da Pasic è stata esaminata situazione generale europea. Delegati si sono trovati d'accordo nella necessità ,sostenere inviolabilità trattati pace. In tale riunione Benès ha prospettato vantaggio per la Piccola Intesa di seguire politica francese nella questione delle riparazioni. Negli ambienti giornalistici si afferma che Nincic e Duca si sarebbero espressi favorevolmente ad una alleanza con la Francia seguendo esempio della Cecoslovac,chia. Posso tuttavia assicurare che nessuna decisione è stata presa a riguardo. È però fuori dubbio che questo Ministro di Francia e Benès lavorano in tal senso. Nella seduta odierna è stata

iniziata trattazione argomenti che interessano Piccola Intesa e particolarmente rapporti della Jugoslavia con l'Italia.

553

L'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, SUMMONTE, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. s. 66/21. Belgrado, 11 gennaio 1924, ore 20,50 (per. ore 23,50). Decifri Ella stessa. Reputo doveroso riferire che Nincich ha informato rappresentanti Francia, Inghilterra e America che era imminente conclusione accordo politico fra Italia e la Jugoslavia e definizione questione Fiumana. Identica comunicazione Nincich ha fatto a Benès il quale mi ha felicitato assicurandomi che egli ne era particolarmente lieto essendo stato sempre fautore convinto accordo fra i due paesi. Ha aggiunto che in Cecoslovacchia notizia non avrebbe mancato di suscitare la più favorevole impressione. Dicendo che accordo odierno rappresenta passo ,più notevole per la pace fatto dopo la guerra, questo Ministro d'Inghilterra pur mostrandosi personalmente lieto dell'avvenimento mi ha però detto che non sapeva come sarebbe stato accolta in Inghilterra notizia di un accordo politico fra l'Italia e uno Stato della Piccola Intesa dato l'isolamento in cui il suo Paese si trova per opera della Francia. Ho risposto che accordo fra l'Italia e la Jugoslavia non avrà significato ostile per nessuno e tanto meno verso l'Inghilterra che esso anzi consoliderà la pace europea. La prova migliore è che Nincich si era affrettato a comunicarglielo prima ancora che fosse concluso.

Mio avviso però Nincich avrebbe forse potuto non affrettarsi a fare comunicazioni circa gli accordi su cui si era riusciti a mantenere il più assoluto segreto.

del mese.

(l) In realtà la stampa del 17 gennaio annunciava l'incontro Mussolini-Pasié per la fine

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L'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, SUMMONTE, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. s. 64/19. Belgrado, 11 gennaio 1924, ore 21 (per. ore 2 del 12).

Decifri Ella stessa.

Ieri sera Spalakovic venne a riferirmi che questo Ministro di Francia gli aveva detto essere stato informato dal suo Governo dell'esito felice delle trattative fra l'Italia ed il Regno S.H.S. sia per la questione fiumana sia per la conclusione di un accordo politico. Aggiunse che Quai d'Orsay ne era oltremodo lieto ed assicurò constargli pure che V. E. avrebbe proposto a Parigi di fare partecipare la Fran,cia a tale accordo che diventerebbe cosi una vera e propria triplice intesa. Spalaicovic mi chiese se avessi ricevuto qualche comunicazione al riguardo. Risposi negativamente.

Esprimendo quindi avviso del tutto personale dissi a Spalaicovic che per il momento mi sembrava preferibile accordo a due salvo in un secondo teiilJlo (se veramente direttive di V. E. erano quelle espresse da Clément Simon) ad estendere accordo anche alla Francia. Mi sembrò opportuno aggiungere che dopo conclusione accordo a due, sarebbe interesse francese fare delle avances.

Reputo intanto necessado prevenire V. E. che Ministro di Francia era stato già informato da Nincich dell'accordo politico di imminente conclusione fra l'Italia e la Jugoslavia.

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. s. 78/27. Londra, 12 gennaio 1924, ore 21,12 (per. ore 12 del 13).

Telegramma di V. E. Gabinetto n. 10 (1).

Ho ripreso oggi con Curzon conversazioni circa Dodecanneso Giubaland. Ho cominciato col dire che dopo i vari colloqui avuti con lui ed in seguito alle istruzioni di cui ero ormai munito era arrivato il momento di precisare i rispettivi punti di vista in una conversazione ufficiale. Ho continuato col dichiarare che il nostro ultimo colloquio da me riferito a V. E. le aveva causato assai penosa impressione, avendo esso messo in evidenza l'impossibilità di condurre a buon punto il negoziato. Ho voluto mettere ancora una volta in rilievo conclusioni alle quali la situazione ed il nostro diritto ci portavano, e che cioè se Inghilterra desiderava che l'Italia retrocedesse alcune isole alla Grecia sulle quali essa aveva acquistato incontestabile diritto, dò poteva effettuarsi solo dietro compenso, mentre Giubaland offertoci rappresentava solo quanto era stato già pattuito tra i due Governi in esecuzione dell'articolo 13 del Trattato di Londra. Curzon ha replicato che io gli avevo già esposto tale punto di vista nelle prece

19 -Dact'7T!e~ti diplomatici -Serie VI! -Vol. Il

denti conversazioni e che nostra tesi gli era perfettamente chiara. Nel confermarmi quindi che egli non poteva aderire a tale tesi mi ripetè sommariamente solito argomento a sostegno del suo punto di vista marcando specialmente ancora una volta che nostra nota del 3 novembre e conversazioni di Territet e di Losanna costituivano secondo lui in modo indubitabile atti contrari al nostro assunto. Ho naturalmente confutato ancora e con maggior forza ogni sua argomentazione ma la discussione ad altro non ha servito che a mettere sempre più in rilievo divergenti opinioni. Anzi ho notato che alle mie vivaci insistenze perchè Curzon modificasse suo intransigente punto di vista Segretario di Stato mi ha voluto dare impressione che era piuttosto lui a sentirsi sorpreso per nostro fermo atteggiamento che mal si accordava coll'idea che egli stesso si era fatta sui nostri reali intendimenti sia a seguito delle informazioni raccolte a Losanna che di quelle pervenutegli di poi da Roma. N o n ha neppure nascosto sfavorevole impressione ricevuta dalla nostra richiesta del confine MoyaleLorian che secondo lui rendeva impossibile raggiungimento accorqo.

Ho invitato allora Curzon a riflettere sulle conseguenze che sarebbero derivate una volta constatata impossibilità di raggiungere un accordo. Curzon ha risposto che stando cosi le cose e non potendo egli accedere alle nostre richieste doveva rinunziare con rincrescimento al suo proposito di sistemare le questioni in esame prima di lasciare il Foreign Office e che si augurava che trattative riprese col nuovo Governo potessero portare alla desiderata conclusione.

Ho replicato allora nel modo più categorico che questo non era affatto il pensiero di V. E.: che il R. Governo era ormai stanco di discutere questa questione, e che anzi con l'attuale discussione noi credevamo di aver adempiuto alla nostra promessa di procedere all'esame amichevole della questione ed intendevamo pertanto chiudere ogni discussione col Governo britannico circ'i il Dodecanneso.

Curzon ha replicato alla sua volta che egli non poteva ammettere in nessun modo questo nostro intendimento. Continua col numero successivo.

(l) Pubblicato al n. 542.

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. s. 79/28. Londra, 12 gennaio 1924, ore 21 (per. ore 5 deL 13).

Seguito telegramma precedente (1).

Ho allora dichiarato che non essendo intenzione di V. E. di recedere menomamente da tale linea di condotta io dovevo invitarlo a considerare che la fine delle nostre attuali conversazioni avrebbe significato:

l) che l'Italia aveva già discusso la situazione col Governo britannico; 2) che dati i diritti incontestabili dell'Italia sul Dodecanneso, ci riservavamo la libera disposizione di esso;

3) che l'Italia avrebbe chiesto senz'altro al governo britannico l'esecuzione dell'art. 13 del trattato di Londra.

Curzon mi ha allora chiesto se quanto venivo di dire costituisse una formale dichiarazione. Ho risposto che non lo era ancora, ma che sua intransigenza avrebbe certo finito col provocarla. Ho aggiunto che a lui non poteva sfuggire gravità della situazione che si andava ·formando e che era ancora in suo potere di evitare con maggiori concessioni coloniali. Mi sono quindi dilungato sul contraccolpo che ne avrebbe risentito pubblica opinione dei due Paesi e di conseguenza nostri rapporti, specie in questo momento di così delicata gravità per questione riparazioni. Curzon ha replicato che di tutto ciò si rendeva perfettamente conto, che tutto ciò lo preoccupava e lo deplorava al massimo grado, ma che non gli era consentito di agire diversamente. Come prova del suo desiderio di giungere ad un accordo, fece nuova allusione alla possibilità di collaborare economicamente per l'Anatolia. Stando cosi le cose, ho creduto mio dovere sondare terreno per conoscere eventualmente atteggiamento britannico nel caso in cui V. E. in relazione a questo mio telegramma mi prescrivesse di procedere alla formale dichiarazione di cui alla lettera C) del telegramma di Gabinetto 445 (1). Curzon mi ha fatto comprendere che se dichiarazione da me accennatagli nel corso della nostra conversazione gli fosse stata da noi fatta mentre egli era ancora al potere, egli avrebbe proceduto immediatamente alla pubblicazione dei documenti relativi alla questione di cui si trattava. Curzon ha pure lasciato .comprendere che se nostra dichiarazione fosse stata invece fatta al nuovo Governo, questo avrebbe di certo proceduto anche esso alla pubblicazione stessa, giacchè questione si riferiva ad atti la cui responsabilità ricadeva al Govemo precedente. Nell'ipotesi infine che nuovo Governo non procedesse di sua iniziativa alla pubblicazione, questa sarebbe stata sollecitata da lui stesso a difesa del suo operato.

Il presente telegramma continua col numero successivo.

(l) Pubblicato al n. precedente.

557

L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. s. 82/29. Londra, 12 gennaio 1924, ore 21 (per. ore 14 del 13).

Il presente telegramma fa seguito a quello avente il numero di protocollo precedente (2).

A tale proposito devo pure segnalare alla E. V. che ho avuto uguale cura di indagare quale fosse il pensiero degli uffici competenti del Foreign Office. Mi risulta che in appoggio all'atteggiamento di Curzon si avanza pure la tesi che il trattato di Londra fa obbligo alla Gran Bretagna di concedere all'Italia una rettifica di frontiera ma non di cedere un territorio così vasto come quello del Giubaland già pattuito ed anche che si possa discutere se il Trattato di Londra sia ancora pienamente efficace oggi a guerra finita a trattati di pace fir

mati ed a cambiamento radicale (Fiume) subito dallo stesso Patto. Riferisco

infine a V. E. che ho chiuso il mio colloquio •COn Curzon annunziandogli una mia

prossima visita per conoscere se da parte sua vi fossero eventualmente modifi

cazioni ai suoi propositi e per fargli da parte mia una ulteriore comunicazione,

la quale, se le cose restavano allo stesso punto di oggi, non poteva essere

diversa dai tre principi enunciatigli. Conversazione è stata lunga e difficile e

spesso aspra però in tono amichevole specialmente da parte di Curzon.

Continua col numero seguente.

(l) -Pubblicato al n. 518. (2) -Pubblicato al n. precedente.
558

L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. s. 80/30. Londra, 12 gennaio 1924, ore 21,55 (per. ore 5 deL 13).

Seguito al mio telegramma precedente (1).

Per quanto io sia ormai persuaso dell'impossibilità di arrivare ad un accordo conforme alle vedute di V. E. pure ho creduto opportuno frapporre un breve indugio a chiudere definitivamente la conversazione per le seguenti ragioni:

l) mettere al corrente V. E. di questo ultimo mio colloquio e riceverne definitive istruzioni;

2) per far meglio risultare la nostra buona volontà di discutere col Governo britannico ed arrivare ad un accordo generale dimostrante con ciò maggiormente come fallimento trattative debbasi alla intransigenza britannica;

3) per avere tempo di fare ulteriori tentativi presso noti consiglieri di Curzon;

4) per dare tempo codesto Ministero di preparar.e i documenti che in caso di rottura noi dovremo pubblicare per accaparrarci in tempo il favore dell'opinione pubblica e mettere questione nella sua vera luce;

5) per far si che rottura trattative e nostra formale richiesta del già pattuito compenso coloniale venga coincidere il più possibile colla crisi ministeriale. Tale circostanza mentre non darebbe a Curzon tempo e possibilità reagire nella sua qualità di ministro metterebbe nuovo Governo di fronte fatto compiuto e ad una delicata situazione internazionale dovuta al fatto del Governo uscente conservatore;

6) perchè parmi infine indispensabile, in vista sopratutto del cambiamento di Governo, che la mia dichiarazione a Curzon secondo lettera C) del telegramma di V. E. Gabinetto 445 (2), debba essere seguita da una precisa e formale dichiarazione scritta. Tale dichiarazione dovrà essere redatta colla massima cura dovendo essa raggiungere lo scopo duplice:

l) di influenzare in modo completo a nostro favore opinione pubblica;

2) di servire eventualmente da sicura base giuridicà nel caso che nuovo Governo laburista conformemente alle sue direttive creda dover ricorrere ad un tribunale internazionale od alla Società Nazioni.

Prego pertanto V. E. farmi pervenire sue superiori istruzioni e testo preciso della nota da rimettere a Cmzon a formale conferma delle dichiarazioni orali.

(l) -Pubblicato al n. precedente. (2) -Pubblicato al n. 518.
559

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, SUMMONTE

T. GAB. s. P. 24. Roma, 12 gennaio 1924, ore 23.

Decifri Ella stessa.

Mio telegramma Gab. n. 23 (1).

Poichè da parte di codesto Governo si è creduto, forse a causa di necessità

politiche, di dar al pubblico notizia dell'accordo politico in corso fra l'Italia e la Jugoslavia ritengo impossibile evitare che a suo tempo non appaia manifesto come il mio incontro con Pasich avvenga per dar luogo alla firma di tale accordo. In queste mutate condizioni ritenni fosse preferibile che il convegno avvenisse addirittura a Roma, acquistando conveniente solennità col ricevimento di Pasich da parte di S. M. e facendo in modo che potesse servire quasi di preparazione al viaggio di Re Alessandro che mi augurerei seguisse a breve scadenza.

560

L'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, SUMMONTE, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. S. 83/35. Belgrado, 13 gennaio 1924, ore 1,21 (2) (per. ore 1,40 del14).

Decifri Ella stessa.

Prima di partire Benès ha voluto esprimermi una volta ancora sua soddisfazione per accordo politico fra l'Italia e la Jugoslavia pregandomi di telegrafare a V. E. sue sincere felicitazioni. Benès ha tenuto più tardi al cospetto di personalità politiche e di un gruppo di giornalisti esteri, a ripetere tale compiacimento aggiungendovi parole di profonda ammirazione per l'opera di V. E.

Da quando avuto notizia accordo, Benès non solo ostenta una eccessiva soddisfazione ma lascia intendere che egli sia stato principale fautore riavvicinamento dei due paesi. Ha fatto dichiarazioni in tal senso anche alla stampa.

561

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA

T. GAB. S. 27. Roma, 13 gennaio 1924, ore 1,30.

Decifri Ella stessa.

Miei telegrammi n. 25 (3) e 26 (4).

Anche in relazione a quanto V. E. comunicava col suo telegramma n. 16 Gab. (5) circa preoccupazioni inglesi per accordo franco-cecoslovacco, V. E. potrà

trarre dai telegrammi comunicatile elementi per fare opportunamente comprendere al Foreign Offi.ce come fortunatamente a causa dei nostri accordi in corso colla Jugoslavia ci siamo trovati in condizioni di impedire l'accessione anche di questo Stato all'accordo franco-cecoslovacco e di conseguenza di impedire la formazione del blocco francese con la Piccola Intesa che avrebbe reso molto difficile la situazione dell'Italia, ma anche quella della Gran Bretagna.

Ci è sempre risultato del resto che l'Inghilterra giudicava assai favorevolmente una nostra politica di riavvicinamento verso la Jugoslavia.

Il convegno di Belgrado ha costretto Nincich a dar notizia degli accordi in corso non ancora definitivamente conclusi per spiegare il suo diniego ad accogliere le richieste di Benès, mentre sarebbe stato conveniente di mantenere su di ciò il massimo riserbo fino a che non fossero state perfezionate. Stimo anche superfluo aggiungere che nei nostri accordi non vi è nulla che possa non riuscir gradito a codesto Governo.

(l) -Pubblicato al n. 551. (2) -Sic, ma forse deve leggersi ore 21. (3) -Cfr. la nota a pag. 380. (4) -Trasmesso alle ore 2 del giorno 13, non pubblicato, con cui Mussolini comunicava a Della Torretta il tel. pubblicato al n. 553. (5) -Pubblicato al n. 535.
562

L'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, SUMMONTE, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. s. 84/37. Belgrado, 13 gennaio 1924, ore 21 (per. ore 1,30 del 14).

I risultati della Conferenza della Piccola Intesa terminata ieri sono completamente negativi dal punto di vista politico. Nulla è stato deciso nei riguardi della Russia che pur doveva formare principale argomento discussione. Circa Grecia e Bulgaria vi sono state solo vaghe dichiarazioni. Mi diceva ieri Nincich... {l) mi ha ripetuto quasi tutte le personalità avvicinate la notizia dell'accordo con l'Italia ha lasciato in seconda linea gli altri avvenimenti. Chi ha subito uno scacco è senza dubbio Benès il quale era venuto a Belgrado con lo scopo di legare maggiormente la Piccola Intesa alla Francia patrocinando la conclusione di una alleanza tra la Francia e Jugoslavia analoga a quella tra la Francia e Cecoslovacchia. Con i grandi mezzi di cui qui dispone la Francia e sopratutto con l'appoggio unanime della stampa Benès ha provato per un momento illusione di avere causa vinta. Dopo il telegramma Gab. segr. 17 (2) con cui V. E. mi autorizzava ad agire ho fatto sentire chiaramente a Nincich i pericoli in cui esponeva il suo paese legando le sue sorti a quelle della politica francese. Ho creduto anche opportuno fargli comprendere che uno dei vantaggi dell'accordo con l'Italia era appunto quello di liberare la Jugoslavia dalla tutela francese. Ho trovato in Nincich terreno favorevole e per quanto sia facile prevedere che azione francese non si arresterà qui posso assicurare V. E. che nulla per ora sarà concluso fra la Francia e Jugoslavia.

(l) -Gruppo indecifrato. (2) -Pubblicato al n. 548.
563

L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL SEGRETARIO GENERALE DEGLI ESTERI, CONTARINI

T. GAB. R. P. 90/43. Londra, 14 gennaio 1924, ore 2,05 (per. ore 10,25).

Decifri Ella stessa.

Dai miei telegrammi ufficiali sono ormai perfettamente note tesi inglesi per Dodecanneso e Giubaland e miei sforzi per modificarle. Per scrupolo di coscienza a me pare adesso opportuno rappresentare in modo piano e sintetico situazione sia qual'è vista da Curzon sia quale mi pare consista in fatto. Curzon e Foreign Office sono incrollabili nel ritenere pieno fondamento giuridico della loro nota tesi. Essi perciò riferiscono e proporzionano loro proposte a quel punto di partenza. Tali loro proposte mirano a soddisfare i nostri crediti orientali (decadenza del trattato di Sèvres e dell'accordo tripartito) tanto col possesso delle tre isole del Dodecanneso già menzionate (più forse qualche altra che forma con esso sistema geogra,fico e che dovremmo noi stessi indicare) quanto con qualche impegno per una collaborazione economica in Asia Minore, quanto in fine colle proposte di procedura di trasferimento del Dodecanneso. A loro avviso questa procedura di trasferimento, mentre rispetterebbe suscettibilità italiana, darebbe pure modo al nostro Governo di ripristinare nuovi proficui rapporti con la Grecia in conseguenza della cessione di alcune isole. D'altra parte Curzon ritiene che il convenuto territorio del Giubaland è più che una rettifica di frontiera (articolo 13 trattato di Londra) in quanto nella mente del Governo britannico e nello spirito della lettera Scialoja-Milner la cessione di quella colonia era messa a contrappeso della soluzione di tutte le questioni derivanti dalla pace, Dodecanneso compreso. Conseguentemente pensiero di Curzon è che nuova concessione circa tribù nomadi è ancora una aggiunta aila antica concessione già ritenuta dalle due parti soddisfacente. Ciò stante, Curzon e Foreign Office ritengono che nelle attuali trattative essi hanno fatto tanto pel Dodecaneso quanto pel Giubaland concessioni addizionali a quelle stabilite pel passato ed in relazione alla nuova situazione.

Sotto l'aspetto pratico appare poi che il negoziato sta per fallire non tanto per la questione politica e generale del Mediterraneo Orientale, ma quanto per un mancato ingrandimento coloniale e forse per l'assegnazione di quella zona su cui ci viene adesso riconosciuto (proposta di una conversazione speciale) il diritto di trasmigrazione delle tribù e forse del bestiame.

Queste mie delucidazioni tendono a richiamare tua attenzione non già sulla convenienza di addivenire ad una intesa su queste basi; ma sul pericolo che deriverebbe da una rottura anglo-italiana quando punto che divide i due Governi nel delicatissimo momento politico attuale non è una contesa per una mancata protezione degli interessi essenziali mediterranei bensì un allargamento coloniale.

Su questo stato di cose la rottura, mentre avrebbe sicuro effetto sfavorevole di politica generale, migliorerebbe di assai poco nostra situazione mediterranea (possesso di alcune isole di più e delle meno importanti) e non gioverebbe in nulla alla cessione coloniale, verrebbe ancora procrastinata ed inficiata da difficoltà giuridiche da parte di questo Governo sulla base dell'articolo 13 del Trattato di Londra e degli atti diplomatici. Non ho telegrafato quanto precede direttamente al Presidente del Consiglio avendo la piena coscienza di aver riferito ogni particolare nella corrispondenza ufficiale e fornitigli tutti gli elementi di giudizio nei vari telegrammi. Ma se tu lo credi utile ed opportuno, giudica tu stesso se è n caso di sottoporgli questo telegramma riassuntivo.

564

IL MINISTRO A VIENNA, ORSINI BARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. 87/27. Vienna, 14 gennaio 1924, ore 15 (per. ore 18). Cancelliere in mancanza qualsiasi informazione sicura su accordi tra Italia e Jugoslavia è se non nervoso almeno vivamente desideroso di avere in proposito qualche notizia ufficiosa. Egli non crede ad una alleanza tra i due paesi e quando anche ciò fosse non teme alcuna sgradevole ripercussione a danno Austria. Vedrà V. E. però se non convenga rassicurare Cancelliere con una comu

nicazione codesto Ministro Austria '0 incaricando me di comunicazione in proposito.

565

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, SUMMONTE

T. GAB. 28. Roma, 14 gennaio 1924, ore 21. Decifri Ella stessa. Mio tel. Gab. N. 24 (1). Nel caso che Pasich accetti, come spero, mia proposta incontrarsi Roma pregola prospettargli opportunità suo viaggio avvenga al più presto possibile onde evitare eventualità che prolungarsi campagna stampa internazionale possa, a lungo andare, deformare stato opinione pubblica dei due paesi che in questo

momento è molto favorevolmente disposta alla conclusione noti accordi fiumano e politico.

566

L'AMBASCIATORE A MADRID, PAULUCCI DE' CALBOLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. s. 89/6/3. Madrid, 14 gennaio 1924, ore 23 (per. ore 5,35 del 15).

Presidente mi ha parlato oggi a lungo delle questioni di Tangeri e del Marocco dicendomi aver inviato istruzioni Reynoso perchè desse completa comunicazione a V. E. di tutto ciò che aveva fatto Governo spagnuolo in proposito.

Mi ha aggiunto che la risposta preliminare del Governo francese è redatta in termini da fare ritenere che la proposta spagnuola sarebbe assai probabilmente ostica tanto più che attuale Gabinetto inglese non creerebbe difficoltà su tale assunto. Che se poi non si dovesse giungere ad un accordo, Società delle Nazioni, cui secondo informazioni sue da Londra MacDonald si appresta a dare più valido appoggio, entrerebbe in lizza. Ho trovato con mio stupore Primo de Rivera sotto il fascino del grande istituto ginevrino che egli crede sarà la panacea di tutti i mali. Avendo io osservato che ai miei ocèhi la Società delle Nazioni è piuttosto una agenzia anglo-francese, Presidente ha risposto che incombe alla Spagna e all'Italia obbligo renderne sempre più libera e spirituale l'azione. Non so se qui a Madrid dalla Ambasciata della Repubblica o a Parigi presso Ambasciata di S. M. Cattolica, siano stati fatti passi o promesse, ma è certo che mi sono trovato davanti ad un Presidente che non aveva più per la Francia il linguaggio rigido e severo di poche settimane fa ma giungeva sino a dichiararla una nazione più che mai pacifica. Il Presidente non mi ha pure nascosto la falsità della posizione della Spagna nel Marocco dove profonde denaro senza ricavare il benchè minimo profitto e la conseguente necessità di una internazionalizzazione della costa settentrionale. «Del resto, egli ha concluso, ho già esposto questo mio punto di vista anche a Roma, punto di vista che data da più di sei anni e· che se accolto allora sfavorevolmente guadagna oggi sempre più terreno».

(l) Pubblicato al n. 559.

567

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, DELLA TORRETTA, A BRUXELLES, RUSPOLI, AI MINISTRI A VIENNA, ORSINI BARONI, A PRAGA, CHIARAMONTE BORDONARO, A VARSAVIA, MAJONI, A BUCAREST, ALQISI, E AGLI INCARICATI D'AFFARI A PARIGI, VANNUTELLI, A BELGRADO, SUMMONTE, A BUDAPEST, VINCI GIGLIUCCI, E A BERLINO, GUARNERI

T. 130. Roma, 14 gennaio 1924. (Per tutti meno Parigi). Prima di lasciare Parigi Benès ha dichiarato al R. Ambasciatore che nèi negoziati per la conclusione trattato di alleanza con la Francia egli si è preoccupato sopratutto non ingaggiare proprio Paese in una alleanza che potesse dare impressione di un infeudamento Cecoslovacchia alla Francia e di un accerchiamento Germania e ancora meno di una coalizione diretta costituire stato predominio nell'Europa Centrale e pressione sull'Adriatico. Egli aveva perciò insistito perchè nel Trattato fossero ben definiti scopi dell'alleanza acciocchè chiaramente apparisse che rapporti di amicizia e la libertà d'azione che la Cecoslovacchia intende ·èonservare verso ·l'Italia e l'Inghilterra rimangono inalterati. Cecoslovacchia intenderebbe nella sua politica verso la Russia seguire piuttosto politica dell'Italia e dell'Inghilterra riservandosi, quando queste due Po

tenze vengano a riconoscere de jure Governo di Mosca, di fare altrettanto indipendentemente dalle decisioni che sarà per prendere a tale riguardo la Francia.

Scopi del trattato sarebbero quelli del mantenimento della pace con pieno riconoscimento azione che questo fine può svolgere Società delle Nazioni, ricostituzione Europa e mantenimento statu quo territoriale determinato dai trattati firmati in comune. A diradare ogni causa apprensione per l'Italia sarebbero enunciate nel trattato varie intese intervenute fra Cecoslovacchia e noi riguardo all'Austria e l'Ungheria inclusi accordi relativi restaurazione Absburgo. Benès ha assicurato di non aver voluto concludere per le stesse ragioni nessun protocollo di carattere militare considerandolo come superfluo sia perchè il reciproco appoggio militare deriva implicitamente dalla garanzia territoriale che i due Stati si assicurano sia per la presenza in Cecoslovacchia missione militare francese. Ha aggiunto che su questo punto Francia era stata esitante accogliere suo punto di vista temendo che si stabilisse cosi un precedente che potrebbe essere invocato dall'Inghilterra da cui Poincaré sopratutto esige che un eventuale trattato di garanzia venga accompagnato da precisi impegni di carattere militare. Richiesto degli effetti che l'Alleanza avrebbe avuto sugli altri Stati della Piccola Intesa Benès ha risposto non ritenere che la Francia fosse per concludere alleanza simile a Jugoslavia e Rumania la cui situazione era diversa da quella della Cecoslovacchia e ha riconosciuto legittimità apprensione per l'eventuale costituzione in alleanza di un forte gruppo di Stati nell'Europa Centrale. Per questi motivi, malgrado desiderio della Francia, si è dichiarato contrario ingresso Polonia nella Piccola Intesa, 'non già perchè temesse che la Polonia avrebbe assunto direzione aggruppamento, mancando quello Stato di valori morali adatti, ma perchè effettivamente considerava che l'Italia non avrebbe potuto vedere favorevolmente questo allargamento della Piccola Intesa tanto più poi in quanto alleanza per la diversità degli interessi dei vari Stati non avrebbe al momento

voluto potuto funzionare.

(Per tutti meno Praga). In data 31 dicembre il R. Incaricato d'Affari a Praga ha telegrafato quanto segue: (riprodurre telegramma da Praga n. 9696/287 arrivo (1)).

(Per tutti). Questo Ministro Cecoslovacco ha dichiarato nome Benès che alleanza franco-cecoslovacca è assolutamente pacifica senza trattati segreti nè impegni militari e che non è diretta minimamente contro Italia, dichiarazione di cui mi sono limitato prendere atto. Contemporaneamente Ministro cecoslovacco, evidentemente dietro suggerimento suo Governo mi ha pregato esaminare possibilità stringere migliori rapporti tra Italia e Cecoslovacchia facendo alcune proposte concrete di carattere economico e commerciale. In occa,sione poi della ripresa delle trattative doganali fra Italia e Cecoslovacchia Benès mi ha mandato per mezzo del Capo della Delegazione ,cecoslovacca una lettera che constata con compiacimento avvenuta esecuzione delle decisioni prese nella intervista nell'agosto scorso e buon andamento lavori tuttora in corso augurandosi loro prossimo felice compimento ed auspicando rapporti sempre più intimi tra i due Paesi e i due Governi. È evidente che Benès tenta dissipare preoccupazioni italiane circa recente stipulazione alleanza franco-ceka di cui si è fatta eco in un primo tempo parte della nostra stampa. Notizie pervenutemi da varie capitali

confermano quanto V. E. ha potuto rilevare anche dai giornali circa diffidenza con eui V. E. annunciò trattato franco-ceko è stato accolto sopratutto in Inghilterra Germania Polonia Austria e Ungheria. Mentre tali notizie eoncordano nell'esclusione di clausole militari o segrete e nel carattere pacifico e ricostruttivo del trattato .sono alquanto contradittorie circa l'adesione o meno degli altri Stati della Piccola Intesa al trattato stesso.

Comunico quanto precede a V. E. (V. S.) per sua opportuna notizia.

(l) Trasmesso alle ore 19,30 del 31 dicembre 1923 e pervenuto alle 1,45 del l gennaio 1924, non pubblicato, relativo a dichiarazioni di Bend a Barbaro sul carattere pacifico dell'alleanza franco-cecoslovacca.

568

L'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, SUMMONTE, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. s. 101/42. Belgrado, 16 gennaio 1924, ore 16,20 (per. ore 19,20). Telegrammi di V. E. Gabinetto segreto n. 24 e 28 (1). Pasieh, a cui non maneai di far presente opportunità che il noto convegno avvenga a Roma, accetta con piacere malgrado tarda età e malferma salute l'incontro con V. E. nella Capitale d'Italia. Avendo insistito perchè la riunione avvenga immediatamente, Nincich, dopo aver consultato Pasich, mi ha detto essa potrebbe aver luogo 25 corrente dopo cioè riunione Club radicale che era già fissata per il 22 corrente. Mi ha prevenuto però che la data del convegno potrebbe subire ritardo di qualche giorno e prega quindi V. E. non ritenerla

ancora come definitiva. Mi riservo confermarle al più presto.

569

IL MINISTRO A VIENNA, ORSINI BARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 325/32. Vienna, 16 gennaio 1924, ore 20 (per. ore 24). Servendomi di quanto scrivono in proposito nostri giornali ho delucidato per quanto è possibile presso Cancelliere contenuto accordo italo-jugo.slavo. Cancelliere ha riconosciuto il grande completo successo ottenuto da V. E. cui è riuscito di compiere atto vera pacificazione del quale approfittano Stati Europa Centrale e a scompigliare azione Benès tendente a sempre più stringere Stati Piccola Intesa legandoli alla Francia nonchè mene dei circoli macedoni ed altre nazionalità balcaniche scontente ,che preparavano qualche brutto tiro per la prossima primavera. Cancelliere si rende conto della disillusione provocata dall'accordo in Ungheria ed ha aggiunto che anche questa dovrà finire per adattarsi nuovo stato delle cose sancito trattato di pace sebbene ciò sia per

riuscire più difficile ai magiari di quello che sia stato per gli austriaci. Cancelliere mi ha chiesto se Benès viaggiando da Belgrado a Londra si era arrestato

in Italia. Gli ho risposto nulla risultarmi in proposito come anche nulla mi risulta di un eventuale viaggio Benès a Roma. Evidentemente Benès nel recarsi a Londra si era servito del Sempione espresso che passa Italia dove si era separato dalla moglie che traversando poi Vienna aveva dato come luogo provenienza Italia. Ho pregato Cancelliere influenzare capitani provinciali Stiria e Carinzia perchè moderino linguaggio di qualche giornale locale che prendendo occasione dal nuovo accordo danno sfogo al loro malanimo verso nostro Paese.

(l) Pubblicati ai nn. 559 e 565.

570

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'INCARICATO D'AFFARI AD ATENE, DE FACENDIS

T. R. 159. Roma, 17 gennaio 1924, ore l.

Suoi telegrammi n. 15, 18 e 19 (1).

Debbo ritenere che in seguito alle istruzioni da me telegrafatele V. S. abbia accusato ricevuta comunicazione relativa costituzione nuovo Gabinetto: in caso contrario prego farlo d'urgenza. Dato atteggiamento Gran Bretagna, sembrami che Italia non avrebbe interesse di prolungare rapporti non regolari interceduti finora tra Italia e Grecia.

Prego telegrafarmi suo pensiero in proposito e se possa ritenersi che comunicazione ufficiale a codesta Legazione della composizione del nuovo Gabinetto costituisca una iniziativa presa da codesto Governo per ristabilimento relazioni normali.

571

IL GENERALE BODRERO AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. S. P. 110/46. Belgrado, 17 gennaio 1924, ore 14,10 (per. ore 17,15).

Ieri sera fui lungamente intrattenuto da Re Alessandro in udienza di congedo. Sovrano era raggiante per avvenuto accordo tanto più che aveva sunto commenti stampa jugoslava ed italiana favorevolissimo. Dissemi che anche altre Potenze e Francia dovevano essere soddisfatte di questo avvenimento che egli non esitava giudicare il più importante fattore di pace dopo la guerra. Soggiunse che ammiratore dell'opera di V. E. e della Sua politica, era lieto collaborarvi. Accennò alla politica economica tra i due paesi sicuro che commercio e traffico avranno subito maggior sviluppo. Mi intrattenne su altri argomenti dei quali riservomi riferire a voce. Mostrossi d'accordo con V. E. circa località modalità epoca convegno con Pasich e Nincich aggiungendo solleciterà. A questo proposito accennò sua visita che spera prossima a S. M. nostro Sovrano al quale come

a S. M. la Regina mi ha incaricato porgere suo omaggio. All'atto del commiato mi abbracciò e volle accompagnarmi da S. M. la Regina ed a vedere il piccolo Principe ereditario.

Partirò al più presto latore lettera Nincich per dare opportuni chiarimenti e fissare dettagli imminente convegno Roma.

(l) Tell. nn. 229/15, 270/18 e 294/19, trasmessi rispettivamente alle ore 21,30 del 12 gennaio, alle 21,30 del 14 e alle 19,15 del 15, pervenuti alle ore 2 del 13, alle 23 del 14 e alle 20 del 15, non pubblicati, relativi alla costituzione del nuovo ministero greco presieduto da Venizelos e al suo riconoscimento da parte del governo inglese.

572

L'INCARICATO D'AFFARI AD ATENE, DE FACENDIS, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 342/22. Atene, 17 gennaio 1924, ore 15,30 (per. ore 16,30).

Telegramma di V. E. n. 159 (1).

Ho accusato ricevuta e preso atto della nota con cui questo Ministro degli Affari Esteri aveva partecipato a questa Legazione costituzione nuovo Gabinetto. Non avendo noi a suo tempo fatta alcuna dichiarazione, come invece l'Inghilterra, di rottura di rapporti diplomatici Governo greco ha sempre cercato di non allontanarsi dalla normale linea di protocollo, e solo ha tenuto condotta di riserva per reciprocità verso atteggiamento di risentimento che Italia, interrompendo contatti con questa Legazione e Governo greco, aveva adottato verso quest'ultimo. Non vi è dubbio che partecipazione firmata dal Ministro degli Affari Esteri e diretta a questa come alle altre Rappresentanze estere -meno l'inglese cui fu diretta Nota Verbale -volesse significare desiderio del nuovo Governo a ristabil:ire normali rapporti con noi. Ciò è confermato e dal linguaggio dei circoli governativi e da quello ter,mto ieri da Venizelos in speciale intervista data a corrispondenti del Corriere della Sera e della Stampa con i quali volle accaloratamente scagionarsi dalle accuse di inimicizia verso l'Italia, cui Venizelos dice necessario mettere argine e andare d'accordo. Quale che possa essere sincerità delle sue dichiarazioni concordo incondizionatamente con V. E. nel ritenere che ormai non avremmo interesse a prolungare rapporti non regolari interceduti finora tra l'Italia e la Grecia. In attesa di ulteriori direttive di V. E. gradirò conoscere se sia il caso che io faccia visita a Venizelos ed a Russos come già hanno fatto Rappresentanti francese, inglese ed altri (2).

573

IL MINISTRO A BUCAREST, ALOISI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. s. 114/3 (3). Bucarest, 17 gennaio 1924, ore 16 (per. ore 21).

Decifri Ella stessa.

Mio telegramma 30 ( 4).

Duca è stato fortémente impressionato arrivando a Belgrado delle notizie che qui sono state comunicate circa il riavvicinamento italo-jugoslavo.

Discutendo con i due suoi colleghi della Piccola Intesa su tale questione, ha dichiarato che i buoni rapporti fra Romania e Italia dipendevano dai rapporti economici e che egli con rammarico doveva constatare che questi non erano buoni. (Tale fu la impressione in una conversazione alquanto viva che ebbi con Duca a proposito dei buoni del tesoro). Ministro degli Affari Esteri romeno ha quindi soggiunto che autore di tale stato di cose era Vintila Bratianu e che egli si proponeva tornando a Bucarest di persuaderlo per potere riprendere subito i buoni rapporti con Italia. Probabilmente Duca ne avrà in questi giorni discusso col Ministro delle Finanze. Vedrò probabilmente domani Duca che torna a Bucarest.

Intanto mi viene segnalato da fonti sicure varie che malgrado articoli stampa italiana contrari Romania, dovremmo avere in questi giorni un revirement della stampa romena in nostro favore. Mi sarebbe perciò utilissimo conoscere in tempo risultato colloquio di V. E. con Principe Ereditario e sui risultati circa mia proposta per soluzione buoni del Tesoro (mio telegr. 19 dell'H corr. (1)).

(l) -Pubblicato al n. 570. (2) -Annotazione di pugno di Mussolini: • Si •. (3) -Il numero di protocollo particolare è errato. (4) -Tel. gab. n. 106/30, trasmesso alle ore 22,30 del giorno 16 e pervenuto alle 4,20 del 17, non pubblicato, relativo al convegno di Belgrado tra i ministri degli esteri degli stati membri della Piccola Intesa.
574

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'INCARICATO D'AFFARI AD ATENE, DE FACENDIS

T. RR. 172. Roma, 17 gennaio 1924, ore 22.

Mio telegramma n. 159 (2) e telegramma di V. S. n. 21 (3).

In considerazione della nuova situazione politica interna greca R. Governo sarebbe favorevole porre termine allo stato di tensione con codesto Governo riprendendo integralmente regolari relazioni diplomatiche con esso ciò che è anche più nell'interesse dell'attuale gabinetto Venizelos.

Ove comunicazione ufficiale costituzione nuovo Gabinetto non sembri rappresentare sufficiente iniziativa del Governo ellenico per ripresa tali normali relazioni vedrà S. V. se non siavi modo di provocare con la necessaria circospezione da Venizelos un qualsiasi atto di approccio che le consenta di far la consueta visita di cortesia a codesto Presidente del Consiglio e al Ministro degli Affari Esteri.

Naturalmente nel caso che Venizelos e Ministro Affari Esteri le facessero delle dichiarazioni V. S. si limiterà ad ascoltarli per riferirne al R. Governo ma eviterà comunque di impegnare qualsiasi discussione o di fare dichiarazioni di carattere politico. Le aggiungo per sua norma eventuale che quanto a Dodecanneso R. Governo considera questione come definitivamente chiusa dopo la conclusione del Trattato di Losanna.

(l} Non pubblicato.

(2} Pubblicato al n. 570.

(3} Tel. n. 329/21, trasmesso alle ore 20 e pervenuto alle 24 del giorno 16, non pubblicato,relativo alla ripresa di cordiali relazioni diplomatiche fra Inghilterra e Grecia.

575

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'INCARICATO D'AFFARI AD ATENE, DE FACENDIS

T. 181. Roma, 18 gennaio 1924, ore l.

Telegramma di V. S. n. 22 (1).

Confermo mio telegramma n. 172 (2).

Autorizzo V. S. fare subito visita a Venizelos e Ministro Affari Esteri.

576

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, SUMMONTE

T. GAB. S. 37. Roma, 18 gennaio 1924, ore 21.

Decifri Ella stessa.

Telegramma di V. S. n. 48 (3).

Sta bene convegno Roma pel 25. Attendo conferma 21. Dica a Pasich che

apprezzo molto il suo proposito di venire personalmente malgrado la sua vene

randa età e la lunghezza del viaggio ( 4).

577

L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 384/51. Londra, 18 gennaio 1924, ore 22,40 (per. ore 10 deL 19).

Telegramma V. E. 167 (5).

Trattandosi altri argomenti ebbi già occasione di segnalare all'E. V. che Venizelos presso Curzon Foreign Office ed uomini politici di tutti i partiti conservava intatta stima e fiducia di cui aveva sempre goduto in Inghilterra. Ho avuto egualmente occasione di riferire che se crisi interna greca avesse finito col condurre ad un Governo Venizelos, Governo britannico avrebbe appoggiato qualsiasi regime dal Venizelos stesso propugnato.

La ripresa dei rapporti diplomatici fra Londra ed Atene avvenuta in modo così rapido ed annunziata da Curzon in Parlamento con parole di calda simpatia verso la Greda è venuta a confermare mie precedenti informazioni e costituisce un indice sicuro di quelle che saranno le direttive generali del Foreign Office nei riguardi della situazione instaurata in Grecia.

('5) Trasmesso alle ore l del giorno 17, non pubblicato, relativo al riconoscimento inglesedel nuovo governo greco.

Sono in grado oggi di aggiungere per informazioni attinte ulteriormente che il Governo britannico si propone di contribuire al consolidamento dell'attuale governo e di aiutarlo nello svolgimento del suo programma nella speranza che si possa così costituire in Grecia un regime finalmente stabile.

(l) -Pubblicato al n. 572. (2) -Pubblicato al n. precedente. (3) -Tel. gab. segreto n. 115/48, trasmesso alle ore 21,20, e pervenuto alle 24 del giorno17, non pubblicato, col quale Summonte annunciava l'arrivo a Roma di Pa81é e Nincié per il giorno 25, previa conferma da dare il 21. (4) -Pa81é, Nincié e Summonte partirono da Belgrado diretti a Roma alle ore 19 del giorno 23.
578

IL GOVERNATORE MILITARE DI FIUME, GIARDINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. 128/1332. Fiume, 19 gennaio 1924, ore 13 (per. ore 15,30).

Rispondo al telegramma di V. E. 186 (1).

Ancora oggi sentimento pubblico Fiume del quale ho già segnalato all'E. V. diffidenza dipendente dalle tante delusioni si mantiene assai chiuso circa accordo con Belgrado. Secondo indagini fatte fin dal primo momento credo però potersi ritenere che freddezza riservatezza generale dipenda esclusivamente da diffidenza circa dettagli relativi concessioni nel porto e sui confini terrestri. Su tali argomenti tengono qui campo solo notizie fonte jugoslava che pretendono essere le condizioni assai restrittive per Fiume. E di tali argomenti non fanno cenno i quattro punti smentiti Governo italiano. Situazione porto e confini interessando vita giornaliera fiumani nei loro rapporti con croati assai più che con Belgrado hanno per ora sopravvento su favorevoli considerazioni generali nè valgono le prove d'interessamento avuto nè fiducia personale nè qualche prudente articolo stampa fino a quando non sarà possibile rivelare dati di fatto reali che solo possono convincere a fare manifesti apprezzamenti generali. Credo poter escludere fin da ora apprezzamenti meno che convenienti. Queste sono semplici impressioni che mi riservo confermare man mano possibile. Di concreto non vi è per ora che assoluta tranquillità generale con sole eccezioni di un piccolo manipolo estremisti che pretendono di essere vincolati da un giuramento fatto a d'Annunzio e ritengonsi impegnati, fino a quando non ne siano sciolti, a opporsi cessione Delta. Li ho fatti diffidare e farò loro oggi dichiarazione perentoria che renderò pubblica. Arditi e combattenti sono nella disciplina. Comunque credo superfluo assicurare che con mezzi preventivi legali o illegali qui nulla accadrà di sconveniente purchè sia avvisato in tempo delle condizioni e della loro pubblicazione.

579

L'INCARICATO D'AFFARI AD ATENE, DE FACENDIS, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 406/29. Atene, 19 gennaio 1924, ore 21,45 (per. ore 24).

Telegrammi di V. E. n. 172 e 181 (2). In conformità agli ordini impartitimi mi sono recato oggi a fare visita a Venizelos che avevo avuto già occasione di conoscere in un ricevimento alla

Legazione di Francia. Mi ha ricevuto con visibile compiacimento e cortesia e senza che io spiegassi il significato della mia visita -evidente per se stessa egli mi ha subito dichiarato che era lietissimo di vedermi essendo suo vivissimo desiderio che i rapporti fra i due Governi tornassero non solo normali ma ritrovassero la cordialità che fu abituale nelle relazioni fra i due paesi. Dato mio completo riserbo Venizelos non ha toccato questioni politiche: solo ha fatto accenno al raggiunto accordo italo-jugoslavo dichiarando assolutamente fuori di luogo apprensioni che si sono rivelate al riguardo in certi circoli ellenici, dovendo Grecia come ogni paese desideroso di pace plaudire alla soluzione di una spinosa controversia internazionale anche astrazione fatta legami di amicizia intercedenti fra Grecia e Jugoslavia. Mi ha rinnovato poi assicurazioni del suo maggiore buon volere nella trattazione degli affari che ci interessano di che ho preso atto esprimendo fiducia che tali affidamenti siano seguiti da fatti concreti. Ha messo infine in rilievo il severo monito fatto alla stampa con la sua lettera diretta all'Enos augurandosi che una maggiore moderazione vorrà ispirare anche la stampa italiana nei riguardi della Grecia. Ho fatto subito dopo visita al Ministro degli Affari Esteri il quale con premuroso linguaggio mi ha ringraziato di una tale visita che per il Governo greco non poteva che essere oggetto di viva soddisfazione. Si è detto con sicuro convincimento ammiratore del nostro paese che egli conosce assai bene e col quale intende stringere rapporti di vera amicizia. Mi ha dichiarato di essere a completa disposizione della

R. Legazione per eliminare di buon accordo difficoltà e controversie sperando d'altra parte che in tale compito non gli mancherà la benevolenza del Governo italiano e dei suoi rappresentanti. Nessun accenno a questioni politiche. Ministro degli Affari Esteri che mi è sembrato uomo equilibrato e aperto ha tenuto a dare alla breve conversazione intonazione molto amichevole ed ha concluso pregandomi di non risparmiarlo personalmente in tutto quanto potrà interessare a questa R. Rappresentanza.

(l) -Trasmesso alle ore 20 del giorno 18, non pubblicato, col quale Mussolini chiedeva informazioni sulle reazioni a Fiume della notizia dell'accordo italo-iugoslavo. (2) -Pubblicati ai nn. 574 e 575. ·
580

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA

T. GAB. 41. Roma, 19 gennaio 1924, ore 23. Suoi telegrammi 27 e 30 (1). Approvo idea V. E. frapporre indugio alla chiusura definitiva delle conversazioni per le ragioni esposte nel suo telegramma n. 30. Mi sono reso pienamente conto delle difficoltà da V. E. incontrate in questo negoziato e La ringrazio di quanto Ella ha fatto. Dimostratasi però impossibilità di giungere nelle condizioni attuali ad un accordo, sembrami preferibile chiudere le conversazioni con una dichiarazione ufficiale che confermi in modo assoluto la nostra tesi, ma tenti di lasciare una situazione amichevole. Ritengo però convenga evitare una dichiarazione scritta perchè a mio giu

dizio essa potrebbe essere pregiudizievole in determinate eventualità. Ho voluto sentire sulla questione anche il parere del Consiglio del Contenzioso Diplo

30 -Documenti diplomatici -Serie VII -Vol. II

matico che è stato con me d'accordo. V. E. si limiterà quindi a dare comunicazione a Lord Curzon della parte sostanziale del seguente telegramma:

«Il Governo italiano tiene anzitutto ad esprimere il vivo desiderio che rimanga in Lord Curzon e nel Foreign Offi.ce l'impressione che le recenti conversazioni si siano svolte in una atmosfera di cordialità corrispondente agli amichevoli intendimenti dei due Governi.

Il R. Governo crede di poter riassumere il proprio pensiero affermando che dopo la lunga serie delle trattative e degli accordi intercorsi e dopo le ultime conversazioni non è più possibile al Governo britannico mettere in discussione il diritto dell'Italia alla sovranità assoluta e perpetua su tutte le isole del Dodecanneso. L'opinione pubblica italiana d'altra parte non potrebbe non considerare una contestazione al riguardo come un atto di poca amicizia non giustificato da parte dell'Inghilterra, atto di cui non sarebbe in grado di spiegarsi le ragioni.

Anche il Consiglio del Contenzioso Diplomatico, al quale il R. Governo ha creduto utile di sottoporre la questione per avere il parere di eminenti giuristi e uomini politici italiani che compongono il Consiglio stesso, ha riconosciuto che l'Inghilterra non può avere alcun titolo legale per chiederci la cessione anche di una sola parte delle isole.

Il Governo italiano considera Rodi e le isole che fanno parte del sistema di Rodi e in genere quelle per le quali l'Italia ha maggiore interesse, come già virtualmente appartenenti al proprio territorio. Per le dette isole ogni idea di rinunzia non è neppure da accennare e il Governo italiano constata del resto che quello inglese per le principali di esse ha già ammesso tale nostro punto di vista>.

Prego V. E. di dare a Lord Curzon l'impressione definitiva che l'Italia è convinta che ormai nulla è più opponibile alla sua piena e completa sovranità sulle isole e che, qualora in un secondo tempo ritenesse opportuno riprendere in esame la questione, questa determinazione dovrebbe essere ed apparire di sua propria iniziativa. Le conversazioni col Governo inglese potrebbero essere riprese unicamente per sentimento di amicizia verso l'Inghilterra e solo nel caso che si verificasse immediata e pronta la manifestazione di eguale sentimento da parte del Governo inglese con l'esecuzione della cessione del Giubaland nei limiti stabiliti dall'accordo Scialoja-Milner ma con il regolamento soddisfacente della questione delle tribù e dei pozzi promesso da Curzon che sola può rendere possibile l'accessione di quel territorio del Giubaland alla' colonia italiana.

(l) Pubblicati ai nn. 555 e 558.

581

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'INCARICATO D'AFFARI AD ATENE, DE FACENDIS

T. 208. Roma, 20 gennaio 1924, ore 24. Telegramma di V. S. n. 29 (1).

Prendo atto con compiacimento dell'accoglienza fatta a V. S. da parte di Venizelos e di codesto ministro degli Affari Esteri e degli intendimenti da loro

manifestati. Presentandosene l'occasione Ella poteva dar di ciò informazione assicurando essere anche mio desiderio che i rapporti fra i due Governi possano divenire i più amichevoli, ciò che certamente avverrà qualora gli affidamenti datile siano seguiti da fatti concreti.

(l) Pubblicato al n. 579.

582

Il PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A MADRID, PAULUCCI DE' CALBOLI

T. GAB. P. S. RR. 51. Roma, 21 gennaio 1924, ore 24.

Decifri Ella stessa.

Suo telegramma (l) concernente osservazioni Presidente Direttorio a proposito conclusione accordo mi sorprende alquanto pur non preoccupandomi. Credevo e credo che ci sia, specie dopo gli accordi di Belgrado, un interesse maggiore da parte spagnuola che da parte italiana nel concludere l'accordo cui basi di massima furono gettate a Roma.

Debbo ad ogni buon fine osservare a mia volta che, come ben sa Primo De Rivera, articoli furono redatti in forma vaga e platonica solo perchè egli aveva fin da principio dichiarato impossibilità impegnarsi ad un acc·ordo senza aver prima dato luogo ad alcune consultazioni ritenute da parte sua indispensabili. Gli articoli furono poi lasciati in forma vaga perchè egli si rifiutò decisamente a procedere al loro esame prima di avere espletato queste consultazioni e nell'intento perciò di !asciargli maggior libertà di proporne le modifiche. Primo De Rivera deve ricordare che a varie riprese gli fu dichiarato a mio nome mie buone disposizioni a prendere in considerazione quelle altre formule più dettagliate che a suo giudizio sarebbero state preferibili nell'interesse della Spagna e che egli si rifiutò di procedere a tale determinazione (come del resto risulta dalla lettera (2) fattami consegnare al momento della sua partenza) senza prima aver espletato le consultazioni da lui ritenute indispensabili per la conclusione dell'accordo.

Queste mie osservazioni rispondono esaurientemente anche alla sua richiesta circa la portata della collaborazione contemplata all'articolo 4. Anche su questo punto fu detto ed io confermo al signor De Rivera di scegliere la formula che egli ritenesse più conveniente. Ella potrebbe, se lo crede opportuno, osservare in genere al Presidente del Direttorio, che data la intonazione delle conversazioni di Roma egli piuttosto che fare osservazioni generiche sul progetto d'accordo sarebbe in diritto e in facoltà di contrapporre proposte più determinate e che egli giudicasse meglio rispondenti agli interessi del suo Paese. Debbo infine rilevare per sua opportuna norma che le esagerazioni e le insinuazioni propalate circa l'articolo 4 dagH ambienti ostili o danneggiati dall'amicizia italospagnuola hanno avuto origine dichiarazioni o notizie date da parte spagnuola. Il Governo italiano ha spiegato da parte sua ogni possibile azione per distruggere

questa malefica agitazione e si può dire con successo, perchè oggi nessuno in buona fede riuscirebbe a far credere che l'accordo italo-spagnuolo possa costituire un attentato alla indipendenza delle repubbliche del centro e sud America. Prego V. E. recarsi Presidente per significargli in conclusione quanto segue:

l) Verificandosi nei mesi di aprile-maggio la visita restituzione Re Vittorio io non potrò accompagnarlo perchè in aprile avranno luogo elezioni e in maggio riapertura Parlamento, per cui mi sarà assolutamente impossibile lasciare Roma in quell'epoca.

2) Non è proprio durante i viaggi dei Reali fra un ricevimento e l'altro che si può perfezionare un trattato.

3) Se taluni articoli dello schema di patto sono vaghi e De Rivera desidera modificarli o rinforzarli, comunichi a V. E. gli articoli modificati ed io mi riservo di esaminarli.

4) Ulteriori trattative per concludere possono benissimo svolgersi per la normale via diplomatica come è facilmente avvenuto fra Roma e Belgrado.

Prego quindi V. E. di tenere su queste direttive un discorso al Generale De Rivera non mancando di fargli discretamente comprendere che patto amicizia italo-spagnuolo gli può giovare anche punto di vista interno oltre che internazionale mentre (questo io dico a V. E.) eventuale tramonto Direttorio dopo .conclusione patto italo-spagnuolo avrebbe almeno dal punto di vista ripercussioni spirituali qualche conseguenza in Italia così come l'ha avuto, sia pure indirettamente, il trionfo laburista in Inghilterra.

(l) -Tel. gab. n. 92/8, trasmesso alle ore 12,50 e pervenuto alle 17,40 del giorno 15, non pubblicato. (2) -Non pubblicata.
583

Il PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA

T. 212. Roma, 21 gennaio 1924, ore 24. Suo rapporto n. 1849 (1). Malgrado mio desiderio non prolungare polemica con codesto Governo non posso lasciare senza una sollecita risposta quella parte dell'ultima nota direttale da Poincaré il 29 dicembre scorso in cui si ritorna con evidente malafede sulla questione del preteso ritardo presentazione della nostra domanda di partecipazione ai negoziati anglo-franco-spagnoli per Tangeri. Prego pertanto V. E. di voler far pervenire subito al signor Poincaré una nota del seguente tenore: « Il R. Governo, al quale ho comunicato la nota del 29 dicembre scorso da Lei direttami, m'incarica di comunicarLe che si riserva di rispondere alla parte sostanziale della nota stessa quando farà conoscere il proprio avviso e le proprie decisioni relativamente alle disposizioni che per lo statuto della Zona di Tangeri sono state recentemente concordate a Parigi fra i delegati dei Governi francese britannico e spagnolo.

Il R. Governo però non può fare a meno di rilevare con sgradevole impressione come il Governo francese continui ad insistere su di una questione

di ritardi e di date che indiscutibilmente non esiste, dato il tono e il carattere delle conversazioni che si svolgevano fra l'Ambasciatore d'Italia a Parigi e il Quai d'Orsay prima dell'inizio dei lavori della Conferenza di Parigi.

Un tale atteggiamento del Governo francese non può che confermare il

R. Governo della necessità di mantenere interamente la propria libertà d'azione in base alle ampie riserve formulate per suo incarico dal R. Ambasciatore a Parigi».

(l) Non pubblicato.

584

L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. RR. P. 144/60. Londra, 22 gennaio 1924, ore 1,50 (per. ore 10,45).

Decifri Ella stessa.

Ho dato oggi lettura a Curzon della parte sostanziale dei telegrammi di V. E. Gabinetto 41 (l) e 42 (2) illustrando ampiamente ed efficacemente pensiero di V. E.

Curzon ha preso degli appunti della parte essenziale della mia comunicazione. È seguita breve discussione dalla quale è risultato sopratutto che nella mente del Segretario di Stato almeno come metodo di negoziati predomina il concetto della connessione della questione del Giubaland con quella del Dodecanneso. Curzon ha infatti tenuto a rilevare che gli era impossibile ammettere che Governo britannico potesse cedere immediatamente Giubaland (nei limiti dell'impegno Scialoja-Milner) col proposto regolamento della questione delle tribù e dei pozzi quando non vi era da parte nostra nessun impegno circa epoca in cui l'Italia avrebbe potuto prendere iniziativa di una nuova conversazione col Governo britannico e nessuna indicazione delle isole di eventuale cessione. Credo superfluo aggiungere che ho diretto tutti i miei sforzi ad affermare il nostro indiscutibile diritto sul Dodecanneso e dare a Curzon impressione definitiva che non è più possibile contestare all'Italia la piena e completa sovranità sulle isole.

Ho insistito egualmente nel prospettargli che unico modo di giungere ad una conclusione era ormai quello di una immediata cessione del Giubaland alla quale avevamo in ogni modo diritto indipendentemente da qualsiasi altra questione o considerazione. Alle mie ripetute insistenze, Curzon più che contraddire le mie affermazioni e le mie argomentazioni non è uscito dai limiti di quanto mi aveva precedentemente detto. Curzon ha concluso che essendo ormai giunto al fine del· l'esercizio delle sue funzioni (è atteso per questa sera stessa il voto della camera dei Comuni che metterà in minoranza il Governo) non poteva dirmi altro che nel fare consegne degli affari al suo successore avrebbe messo quest'ultimo al corrente della questione e della mia odierna comunicazione.

Tono della conversazione si è mantenuto sempre amichevole. Segretario di Stato si è dichiarato dolente di non essere stato in grado raggiungere un accordo col Governo italiano com'era stato suo desiderio e nel congedarsi ha espresso augurio che col suo successore si possa giungere ad una completa intesa.

(l) -Pubblicato al n. 580. (2) -Non rinvenuto.
585

L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. RR. P. 170/66. Londra, 23 gennaio 1924, ore 23,15 (per. ore 1,30 del 24).

Decifri Ella stessa.

Telegramma di V. E. Gabinetto 41 (1).

Ringrazio l'E. V. vivamente del suo benevolo giudizio sull'azione da me spiegata nei recenti negoziati condotti con Curzon circa Giubaland e Dodecanneso. Mi è riuscito particolarmente gradito riconoscimento da parte di V. E. delle difficoltà veramente grandi da me incontrate in queste trattative. Curzon è stato irremovibile nella sua tesi che ha sostenuto nei vari colloqui con tutta quella tenacia che costituisce, com'è noto a tutti, la caratteristica più saliente del suo temperamento.

Egli che pure per motivi di vario genere desidera liquidare le due questioni coll'Italia prima di lasciare il Foreign Office praticamente non si è mai scostato di una linea dalla sua primitiva proposta (mio tel. Gab. 1154 (2)) fermamente convinto che essa costituiva base equa e ragionevole da poter essere accettata da noi per raggiungere un accordo. Tenacia di Curzon è giunta al punto da darmi l'impressione nell'ultimo colloquio che nel mettere al corrente il suo successore della questione e delle mie ultime dichiarazioni egli avrebbe cercato di influenzarlo nel senso di continuare ad impostare questione nello stesso modo e negli stessi intendimenti già da lui adottati. Non sono naturalmente in grado di fare delle previsioni sul futuro atteggiamento del nuovo Ministro Affari Esteri su tale questione. Nè è dato oggi conoscere se e quali cambiamenti avverranno negli alti posti del Foreign Office e relative conseguenze. Ciò premesso informo V. E. che salvo istruzioni contrarie mi propongo fin dai primi contatti con Mac Donald (che prende stasera direzione Foreign Office) di rappresentargli assoluta necessità di regolare senza indugio questione Giubaland senza far accenno al Dodecanneso riferendomi per questa altra questione alle mie dichiarazioni fatte a Curzon e ciò solo nel caso Mac Donald di sua iniziativa mi facesse cenno alle dodici isole. Mi propongo egualmente al momento opportuno di riprendere una azione sulla stampa locale la quale come V. E. avrà già rilevato da me opportunamente orientata si è mostrata generalmente favorevole alla nostra tesi almeno per quanto riguarda cessione del Giubaland già pattuita. Per iniziare un proficuo lavoro con il nuovo governo mentre da parte mia mi sforzo con ogni mezzo di dissipare ogni preconcetto non favorevole nei nostri riguardi mi permetto di segnalare a V. E. opportunità influire sulla nostra stampa per una intonazione non ostile ed improntata a benevola aspettativa quale del resto è quella di tutta la stampa inglese sia conservatrice che liberale.

(l) -Pubblicato al n. 580. (2) -Pubblicato al n. 520.
586

L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T.GAB. P. RR. 171/67. Londra, 23 gennaio 1924, ore 23,15 (per. ore 10 del 24).

Decifri Ella stessa.

Telegramma di V. E. Gab. n. 27 (1).

Tutti i miei recenti colloqui con Curzon sono stati, come V. E. sa, completamente assorbiti dalle due questioni Giubaland e Dodecanneso ed il modo in cui essi si sono svolti per quanto amichevole non mi hanno consentito quell'intimo scambio d'idee e di informazioni sulle altre questioni che abitualmente ho tenuto col Segretario di Stato.

Conseguentemente non ho potuto con lui esprimermi nel senso indicato dal telegramma di V. E. cui mi riferisco. Mi risulta però per via indiretta che egli ha giudicato favorevolmente il riavvicinamento italo-jugoslavo e mi risulta sopratutto che gli accordi italo-jugoslavi hanno fatto ottima impressione negli uffici del Foreign Office ove, come segnalai a suo tempo a V. E. destò preoccupazione notizia dell'alleanza franco-cecoslovacca. Mi risulta inoltre che gli accordi italo-jugoslavi sono stati ugualmente assai bene accolti negli ambienti da dove proviene odierno governo laburista. Segnalo in ultimo a V. E. che in una conversazione avuta ieri sera con Lord Cecil questi mi ha espresso il suo vivo compiacimento per la raggiunta intesa fra l'Italia e Jugoslavia e per la piega favorevole che conseguentemente dovranno prendere rapporti fra i due paesi con generale beneficio. Dato maggiore sviluppo cui è destinata con Governo laburista politica della Società delle Nazioni e la influenza che nella Società stessa vi eserciterà sempre Lord Cecil debbo attribuire alle cose da lui dettemi in proposito una speciale importanza.

587

PROMEMORIA DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, A VITTORIO EMANUELE III

Roma, 23 gennaio 1924.

Le recenti trattative dirette fra il Governo italiano ed il Governo dei serbi, croati e sloveni, riprese nello scorso settembre, dopo la sospensione dei lavori della Commissione Paritetica, sono riuscite ad avvicinare di molto le tesi quasi opposte delle due parti alla preparazione di un progetto di massima sulla questione di Fiume, consacrato in un ultimo scambio di note dei due Governi, giusta gli acclusi testi (all. A e B (2)) che certamente serviranno per giungere alla firma dell'accordo per Fiume in questi giorni a Roma.

Essenziale corrispettivo per il Governo di Belgrado alla transazione territoriale era la conclusione di un «Patto d'Amicizia» che assicurasse le buone pacifiche utili relazioni tra i due paesi a scopo del mantenimento della pace <all. C (1)).

E poichè questo patto politico costituisce anche un vantaggio di fondamentale importanza per l'Italia ai fini della sua politica generale, fu facile raggiungere l'accordo politico, sicchè il testo allegato può consideran:i senz'a!tro definitivamente pronto per la firma.

• • *

Nell'accordo invece per Fiume, vi sono ancora talune divergenze, non sostanziali ma molto importanti.

Dai due promemoria (lettere Summonte e Nincich) nonchè dall'annesso schema di convenzione, risulta che l'accordo si informa ai seguenti concetti fondamentali:

a) riconoscimento dell'obbligo assunto dal Governo italiano di cedere in piena sovranità al Regno dei serbi, croati, sloveni Porto Barros e il Delta in conformità della lettera Sforza-Trumbich annessa al Trattato di Rapallo;

b) in seguito alla constatata impossibilità di dar vita allo Stato di Fiume qual'era previsto dall'art. 4 del Trattato di Rapallo,i due Stati si accordano per dare al problema una diversa soluzione e cioè che al Regno d'Italia resti attribuita la città di Fiume col territorio costiero in modo da assicurare la continuità territoriale ,col Regno ed un sufficiente retroterra alla città stessa, ed al Regno

S.C.S. la parte interna del territorio già assegnato allo Stato di Fiume, abitato da slavi e di nessun interesse per l'Italia;

c) allo scopo di attirare almeno una parte del traffico marittimo jugoslavo nel Porto italiano di Fiume, il Governo italiano cede in affitto per un determinato numero di anni al Governo S.C.S. un bacino del Porto Grande. Tale concessione sarà regolata da apposita convenzione mentre altre serviranno a disciplinare l'internazionalizzazione della stazione ferroviaria di Fiume, le agevolazioni doganali pel traffico delle popolazioni di frontiera ecc. nell'intento di attenuare i danni causati alla vita della città, dalla frontiera tracciata attraverso il complesso delle opere portuarie e ferroviarie.

* * *

Queste le linee e i concetti fondamentali dell'accordo.

I punti di divergenza riguardano:

l) Richiesta S.C.S. di modifica del confine Giulio stabilito dal Trattato di Rapallo. 2) Inclusione nel territorio S.C.S. della zona di Drenova. 3) Uso del canale della Fiumara e tracciamento della frontiera sulla

banchina interna di Porto Barros.

l. -Questione del confine Giulio. -Durante il corso delle trattative il Governo S.C.S., dopo aver dovuto rinunziare alla richiesta di una permuta con la città di Zara, o di una cessione dell'isola di Lagosta, ha tentato di avanzare proposte di modifiche della frontiera Giulia, compenso all'annessione di Fiume da parte dell'Italia. Ma il R. Governo ha sempre opposto una pregiudiziale di assoluta impossibilità di ammettere una revisione di quella frontiera e di abbinare ogni discussione su tale argomento, sostenendo l'intangibilità della frontiera Giulia, che rappresenta la parte buona del Trattato di Rapallo.

Questo atteggiamento del R. Governo da cui non può deflettere ha condotto all'ultima formula del signor Nincich (citato punto 10) come il risultato di successive riduzioni delle proposte avanzate dal Governo S.C.S.

Semplicemente il Governo italiano quando si trattò di far annullare le richieste di altri territori presentate dal Governo S.C.S. come compensi, pur affermando che la frontiera Giulia non poteva esser messa in relazione con la questione fiumana, dichiarò d'esser disposto ad esaminare con spirito amichevole le richieste che potessero essere presentate dal Governo S.C.S. nel caso che l'accordo per Fiume fosse raggiunto.

È certo che occorre evitare di prendere in proposito qualsiasi impegno scritto e occorrerebbe anzi persuadere i Plenipotenziari che trattasi di argomento così delicato per l'opinione pubblica italiana che al fine di attenerlo con maggior consenso nell'attuazione della politica di buona amicizia, sarebbe anzi opportuno di non insistervi.

2. Frontiera verso Fiume nella zona di Drenova. -La rettifica di frontiera che in contrapposto all'annessione di Fiume all'Italia lascia al Regno S.C.S. il retroterra slavo, deve tener conto di due esigenze imprescindibili:

a) assicurare in modo sufficiente le comunicazioni tra Fiume ed il territorio del Regno d'Italia; b) assicurare alla Città di Fiume il retroterra indispensabile al suo respiro ed ai suoi bisogni annonari, civici ecc.

Il Governo S.C.S., preoccupato dalle sue esigenze di politica interna ha cercato, naturalmente, di ottenere la maggiore area di territorio possibile e le migliori comunicazioni stradali tra le località attribuite al Regno S.C.S.

Per giungere all'accordo il R. Governo -col favorevole parere dei tecnici militari -ha acceduto alla rettifica nel territorio formante il cosi detto corridoio ·costiero tra l'Italia e Fiume, concedendo la strada Castua-Fiume fino al crocevia ad ovest di San Nicolò. Ha anche concesso che da questo crocevia la frontiera risalga verso Peklin, che rimane pure così attribuito al Regno S.C.S.

Quanto al resto è stata adoperata una formula vaga od indeterminata di una linea convessa al nord che da Peklin raggiunga un punto della Recina da determinarsi sul terreno nella metà settentrionale del tratto fra i cippi VIII e IX.

Si aveva fiducia con questa proposta di poter poi praticamente sostenere il diritto all'inclusione di Drenova nel territorio italiano di Fiume. Ma nell'ultime controproposte inviate da Belgrado è fatta menzione esplicita della inclusione di Drenova nel territorio jugoslavo.

Nelle conversazioni di Roma, il R. Governo si propone di indurre i Plenipotenziari S.C.S. a rinunziare a questa richiesta, considerando come le concessioni fatte nella strada Castua-Fiume, non gli consentano di privare Fiume del territorio di Drenova dove non esistono se non pochi casolari sparsi e nessun centro di abitati tale da giustificarne la insistente richiesta da parte S.C.S., mentre d'altra parte detta località è tradizionalmente legatissima a Fiume ed indispensabile alla città per ragioni fondiarie e per quel cennato respiro suburbano che è stato considerato come un'esigenza vitale ed imprescindibile nel nostro punto di vista.

3. Regime di navigazione del Canale della Fiumara. -La Fiumara è un canale di mare che partendo dal fondo del porto Barros separa il Delta dal resto della città.

Questo canale, lungo m. 500, largo in media 40, e profondo 5, segnerà il confine politico tra i due Regni.

La Fiumara, antico porto di Fiume quando non esistevano gli antemurali e le dighe che hanno creato il gran porto moderno è per antichissima tradizione il luogo di ormeggio del piccolo naviglio a vela peschereccio e di cabotaggio che nei porti della riva liburnica e dalmata partecipa attivamente alla vita delle città del litorale, portando dalle isole, dalla costa della penisola o da porto a porto, commestibili, ovini, agrumi, olio, vino ed altre merci di piccolo consumo che vendono al dettaglio sul posto stesso del loro ormeggio grazie alla vicinanza del centro della città vecchia alla riva occidentale del canale. È anzi consuetudine che tali navigli spesso, esaurito sulla riva ovest della Fiumara lo smercio del loro carico di importazione, accostino sulla riva orientale per far carico di legnami, imbarcandoli dai magazzini che esistono sul Delta per poi riprendere il largo.

Data la lettera Sforza-Trumbich non era possibile, specialmente in presenza dell'annessione di Fiume all'Italia di negare l'appartenenza della Fiumara al Regno S.C.S., ma il R. Governo si preoccupa di conservare ai fiumani i vantaggi di tali tradizioni, mentre il Governo S.H.S. vuole almeno assicurare per gli abitanti di Sussack l'uso esclusivo della Fiumara e di Porto Baros.

Il Governo italiano ha cercato di riservare la soluzione della questione a una speciale convenzione di carattere tecnico che dovrà esser qui stipulata.

Bisognerà premere sui signori Pasich e Nincich perchè non siano intransigenti. Essi porteranno come argomento a favore della loro tesi la possibilità d'incidenti, ma se questi erano certamente meritevoli (sic) con lo Stato libero di Fiume, sono ormai non da temere quando Fiume diventi una città italiana.

(l) -Pubblicato al n. 561. (2) -Non pubblicati. (l) -Non pubblicato.
588

IL MINISTRO A VARSAVIA, MAJONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

R. 111/33. Varsavia, 23 gennaio 1924.

La notizia dell'accordo italo-jugoslavo fu accolta in questi circoli politici con sincera soddisfazione. A parte le innegabili simpatie nutrite da quasi tutti i partiti polacchi per noi, il momento psicologico politico contribuì a dare maggìor rilievo al nuovo patto internazionale. Anzitutto essi vi hanno visto il fattore determinante per la completa svalutazione del convegno della Piccola Intesa, seguito con indifferenza forse eccessiva da quest'opinione pubblica, piena di gelosia per la nazione minore che è riuscita ad avervi la predominanza. Ed appunto per questo essi hanno voluto scorgervi essenzialmente uno smacco per il Signor Benès e per la politica di grande stile da lui perseguita, inquantochè la Jugoslavia viene ad essere sottratta all'incontrastato controllo del Ministro cecoslovacco. In un secondo tempo, si è creduto di poter assumere che la Polonia potesse ritrarne anche un indiretto vantaggio verso la Francia, che viene minorata in gran parte almeno di una quasi vassalla ed indebolita così nella sua influenza nell'Europa Centrale-Orientale. Ciò potrebbe permettere ai polacchi, indubbiamente offesi dell'alleanza di Parigi e di Praga, maggiore libertà di movimento e d'azione verso Parigi, talvolta troppo esigente senza un corrispondente compenso almeno di riguardi. Proclivi a specularè sulle divergenze di vedute e tanto più sui conflitti delle grandi Potenze, consci della loro incapacità a reggersi senza un appoggio esterno, questi partiti hanno essenzialmente considerato il fatto da un punto di vista di uno stretto tornaconto nazionale con una concezione quasi orientale. Soltanto pochi ne hanno afferrato la conseguenza principale sotto l'aspetto internazionale, a parte l'aumento del nostro prestigio e della nostra influenza. Ciò che d'altronde non è poca cosa, anche nei riflessi della nostra azione politica in questo Paese.

589

IL GOVERNATORE MILITARE DI FIUME, GIARDINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. 185/1434. Fiume, 25 gennaio 1924, ore 11,50 (per. ore 12,30).

Sono lieto annunziare a V. E. che da come si mettono le cose, riteng0 che la città risponderà bene all'onore di essere annessa alla patria italiana.

590

L'AMBASCIATORE A MADRID, PAULUCCI DE' CALBOLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. s. 194/21/11. Madrid, 25 gennaio 1924, ore 18 (per. ore 24).

Nel lungo colloquio avuto stamane col Presidente abbiamo passato in rapido esame lo schema dell'accordo italo-spagnuolo. Ma discussione più ampia e particolareggiata è stata rimessa ad una prossima riunione a quattro, desiderando Generale che vi assistano pure Sottosegretario di Stato per gli Affari Esteri e nostro addetto militare. Generale ha trovato ottimi gli articoli l e 3 quelli cioè concernenti neutralità benevola e questione mediterranea. Articolo 2 sulla localizzazione conflitti guerra coloniale non è da lui compreso e chiede spiegazioni in proposito. Sul 4 è decisamente contrario non trovando dal suo canto formula pratica. Pel 5 dati pure legami Spagna coll'Inghilterra egli teme non comprendendone forse esatta portata che quella disposizione potre.bbe mettere in una falsa e critica situazione Spagna. Naturalmente per 6 non vi è difficoltà. Queste sono le obiezioni sollevate dal Generale in questo primo scambio di idee nel quale egli non ha nascosto sue vive preoccupazioni per la attitudine bellicosa ed aggressiva della Francia e per incognita, forse troppo pacifica, del nuovo Governo laburista. Generale, senza però confessarlo, sembra purtroppo convinto della nullità assoluta che oggi rappresenta Spagna dal punto di vista navale e militare. Si direbbe che, nella sua lealtà, egli abbia quasi rimorso di legare un cadavere ad un corpo vivo quale è il nostro. Ho riportato impressione che Presidente, nella incerta situazione presente internazionale, voglia tirare un poco in lungo le cose e che azione francese non sia estranea a questa sua linea di condotta.

591

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL GOVERNATORE MILITARE DI FIUME, GIARDINO

T. GAB. 776. Roma, 25 gennaio 1924, ore 19,45.

Vegg? da giornali che si preparano cerimonie per festeggiare annessione. Desidero che tali cerimonie siano rinviate al giorno in cui sarà firmato decreto reale per annessione Fiume e creazione provincia Carnaro. Tale giorno non è lontano (1).

592

L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 534/108. Parigi, 25 gennaio 1924, ore 20,30 (per. ore l del 26).

Nei primi contatti ripresi dopo il mio ritorno a Parigi con varie personalità del governo e del Quai d'Orsay ho potuto rilevare la generale preoccupazione di porre bene in evidenza come nessuna opposizione fosse stata fatta dal Governo francese alla realizzazione dell'accordo fra la Jugoslavia e l'Italia essendo stato anzi sempre sincero desiderio della Francia di vedere eliminato il dissidio fra le due nazioni risultante dalla questione di Fiume e mi sono state ricordate le varie occasioni nelle quali da parte francese furono esercitate pressioni a Belgrado per indurre il Governo jugoslavo a disposizioni più concilianti. In questo senso si è espresso sommariamente Poincaré che ho veduto di sfuggita in un ricevimento all'Eliseo e col quale avrò occasione di intrattenermi fra qualche giorno. Più distesamente me ne ha parlato il Presidente della Repubblica col quale ho avuto una lunghissima conversazione su tutti i soggetti della politica europea su cui riferirò a parte.

Per quanto riguarda accordo in questione, Millerand mi ha espressa la sua soddisfazione ed ha cercato di porre il discorso in modo da conoscere il mio avviso e la mia impressione sulle conseguenze che l'accordo stesso avrebbe avuto nei riguardi delle relazioni fra Italia e Francia.

Ho detto al Presidente della Repubblica che la definizione della vertenza per Fiume e la convenzione di amicizia fra l'Italia e la Jugoslavia dalla quale sarebbe stata accompagnata non poteva avere che un'influenza favorevole sui rapporti itala-francesi in quanto che veniva ad essere allontanata così una preoccupazione che indubbiamente aveva pesato sul nostro spidto pubblico e cioè che la Francia da una parte potesse speculare sul dissidio e dall'altra con l'accordo militare con la Jugoslavia venisse a costituire un accerchiamento che ponesse l'Italia in una situazione di inferiorità e legasse la sua libertà di azione in Europa.

Non dovevo nascondergli anzi che questa preoccupazione negli ultimi tempi era andata prendendo sempre più corpo e che la situazione che avrebbe potuto nascerne non sarebbe stata esente da pericoli, per cui l'accordo con la Jugoslavia era venuto a tempo opportuno ad eliminare una delle principali ragioni di diffidenza fra i due nostri Paesi. Millerand ha convenuto nella giustezza delle mie osservazioni ed ha espresso la speranza che tutti i malintesi fra i due paesi potessero venire successivamente allontanati, eliminate le questioni che non comportassero una soddisfacente soluzione per ambe le parti, assicurandomi che tale era il desiderio non solo suo e del suo governo, ma di tutta la nazione francese.

Così da questo come da altri discorsi con altri uomini politici che per brevità non riassumo, constato un senso generale di aspettativa sull'atteggiamento che tanto l'Italia che la Jugoslavia saranno per prendere verso la Francia dopo l'accordo intervenuto tra di esse.

È èvidente che la Francia male si adatterebbe ad una combinazione politica per sè stante. Se l'accordo intervenuto non fosse accompagnato da manifestazioni che ne chiarissero la cosa naturalmente e se non comportasse accordi similari con la Francia questa sarebbe costretta a cercare di ripararvi, poichè potrebbe considerare il nuovo aggruppamento come diretto a minare il sistema di alleanze orientali così laboriosamente da essa edificato.

Di questa tendenza si è fatto specialmente interprete il Ministro di Serbia a Parigi signor Spalaicovich il quale mi ha fatto comprendere che se la Francia finora si era astenuta, per non allarmare l'opinione pubblica italiana, dal fare pressioni sulla Jugoslavia per concludere con essa una ,convenzione, queste ragioni erano cessate dopo l'accordo con l'Italia ed ha accennato all'eventualità e convenienza di un accordo a tre. Ho risposto a Spalaicovich che era questa una materia nella quale occorreva andare assai cauti se non si voleva distruggere l'effetto raggiunto dall'accordo che si stava per firmare sebbene io non conoscessi a questo riguardo le intenzioni di V. E. Era mia impressione personale che la nostra opinione pubblica che con tanto favore aveva accolto l'annunzio dell'intesa col suo paese non era però preparata a vedere l'accordo stesso incluso o parte di una intesa a tre potendo ravvisare un'adesione incondizionata dei due paesi alla politica francese. Pur non escludendo che ciò potesse verificarsi più tardi sarebbe stato più conveniente attendere le condizioni più favorevoli per una intesa fra l'Italia e la Francia la quale si presentava come possibile in quanto l'Italia, avendo definite le sue questioni orientali, poteva per ragioni di simmetria essere portata a definire anche quelle occidentali e mediterranee.

Spalaicovich mi rispose che egli ne aveva parlato in linea generale avendo in mente di invitare anche l'Inghilterra a tale accordo e rinvigorire l'alleanza con questa convenzione speciale.

Ho informato di tutto quanto precede V. E. perchè ne risulti che l'accordo con la Jugoslavia non può considerarsi come un fatto isolato.

Procedendo esso stesso dall'accordo fra la Francia e la Cecoslovacchia è destinato a promuovere altri accordi di cui è preferibile, a mio avviso, che l'Italia si faccia iniziatrice invece di seguirli. Sarebbe opportuno, qualora V. E. approvasse le mie considerazioni, che la stampa del Governo preparasse l'opinione pubblica mostrandole i più larghi orizzonti nei quali per il suo stesso aumentato prestigio è destinata a muovere la politica dell'Italia.

(l) La minuta è di pugno di Mussolini.

593

L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. R. 195/74. Londra, 25 gennaio 1924, ore 21,45 (per. ore 4,30 del 26).

Mac Donald avendo già preso possesso del Foreign Office mi ha oggi fatto pregare di recarmi da lui. Egli mi ha fatto la più cortese accoglienza, ha avuto parole di simpatia per l'Italia, ha ricordato gli antichi vincoli di amicizia fra l'Italia e l'Inghilterra. Mi ha detto di avere sempre avuto vivissimo il desiderio di fare la personale conoscenza di V. E. ma di non averne avuto purtroppo opportunità nelle due occasioni che gli si erano presentate, e cioè durante l'ultima conferenza di Londra per le Riparazioni e poscia pochi mesi fa a Roma dove egli si era recato. Nella prima occasione brusco scioglimento della conferenza stessa fece disdire a Bonar Law un ricevimento cui egli Mac Donald era stato invitato e nella seconda la circostanza che mentre egli era a Roma V. E. si trovava a Milano. Mac Donald mi ha pregato farle pervenire suo personale saluto unitamente espressione suo desiderio· ed augurio di una intima e feconda collaborazione. Ho risposto mi sarei affrettato a farlo sicuro che questo saluto le sarebbe riuscito graditissimo e che da parte di V. E. non sarebbe certamente mancata la buona volontà della collaborazione alla quale alludeva.

Ho soggiunto che mie istruzioni erano di compiere ogni sforzo per migliorare sempre più rapporti tra Italia e Inghilterra e giungere alla più intima, collaborazione rilevando che per raggiungere questo fine occorreva sopratutto smuovere qualche ostacolo di cui gli avrei parlato in altra occasione. Avendo Segretario di Stato chiesto quali fossero maggiori questioni fra noi pendenti, gli ho risposto che mentre nella maggiore questione del momento cioè quella delle riparazioni le due pubbliche opinioni correvano sulle stesse linee, esisteva invece una questione e cioè quella della cessione del Giubaland la quale per non essere stata ancora risoluta creava in Italia una speciale atmosfera che era necessario subito dissipare. Segretario di Stato mi ha risposto che non conosceva ancora tale questione ma che certamente essa sarebbe stata da lui studiata e che avrebbe cercato di risolvere con spirito di giustizia.

Non ho creduto opportuno nè insistere nè replicare trattandosi di una prima visita più che altro di cortesia e dato anche che la sua risposta aveva eviden

temente carattere generico e corrispondente più che altro alla fraseologia socialista. Macdonald dopo avermi rivolto alcune parole assai lusinghiere a mio riguardo, mi ha rinnovato preghiera di far pervenire a V. E. suo saluto ed ha espresso la sua intenzione di intrattenermi in un prossimo colloquio dei vari affari che oggi si trovano sul tappeto.

594

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA

T. GAB. 65. Roma, 26 gennaio 1924, ore 21.

Suoi telegrammi Gab. 73 (l) e 74 (2).

Voglia comunicare Macdonald che sue espressioni mio riguardo mi sono giunte particolarmente gradite. Sono anch'io dolente che circostanze non mi abbiano concesso fare conoscenza personale con lui. Voglia aggiungergli che sarò personalmente lieto tutte le volte che mi sarà dato lavorare per una azione italo-inglese ai fini generali pace europea e che confido di poter non solo confermare ma fortificare vecchia amicizia italo-inglese.

Telegramma continua nel numero seguente (3).

595

L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 552/112. Parigi, 26 gennaio 1924, ore 21 (per. ore 1 del 27 ).

Benès è venuto a trovarmi quest'oggi per confermarmi l'avvenuta firma del trattato fra la Francia e la Cecoslovacchia sui cui termini ho già informato V. E. col mio telegramma (4). Egli ha confermato il carattere assolutamente pacifico ed amichevole verso l'Italia di questo trattato e mi ha espresso la più viva soddisfazione per l'accordo intervenuto tra la Jugoslavia e l'Italia dicendo che aveva anch'egli consigliato vivamente Re Alessandro ed il Governo di Belgrado ad accettare idea di un tale accordo lanciato la prima volta da V. E. a Losanna nel suo incontro con Nincic. Ho chiesto a Benès se egli fosse al corrente di pressioni da parte della Francia sulla Jugoslavia per indurla ad una alleanza con la Francia. Avendomi egli risposto affermativamente, ho osservato che un passo di tale natura mi pareva per lo meno precipitato atteso che avrebbe potuto neutralizzare i buoni effetti che nei rapporti appunto della Francia si andavano riscontrando nell'opinione pubblica italiana in seguito all'accordo fra

l'Italia e Jugoslavia e che occorreva pervenire ad una definizione fra l'Italia e la Francia nell'interesse di un accordo generale. Benès mi ha risposto che egli era dello stesso avviso ma che Poincaré mancava di psicologia. Benès è passato a parlarmi dei negoziati per il prestito ungherese e mi ha detto che egli si trova al loro riguardo in grande imbarazzo; a cagione della questione dei beni trasferiti gli era difficile di fare accettare all'opinione pubblica cecoslovacca la concessione fatta all'Ungheria senza presentare qualche vantaggio. Ed in Cecoslovacchia era considerato ingiusto che mentre venivano accordati all'Austria e all'Ungheria così grandi facilitazioni l'Italia si mostrasse intransigente verso gli Stati alleati della Piccola Intesa. Gli ho risposto che egli non ignorava essere la situazione completamente diversa e che la questione dei beni trasferiti poteva se mai collegarsi con quella dei debiti interalleati per cui l'Italia avrebbe potuto consentire eventualmente alla loro cancellazione solo in caso regolamento generale di quelli. Benès ha obiettato che egli non poteva fare a meno di tener conto dello stato della sua opinione pubblica e che aveva dovuto dichiarare a Bethlen (che trovasi Parigi donde ripartirà oggi stesso) che qualora questa questione non fosse risolta egli non poteva dare la sua adesione ai progetti elaborati a Londra. Egli si rendeva tuttavia conto del punto di vista italiano e si chiedeva se non fosse possibile trovare una formula che completasse quella proposta dalla Francia in guisa tale che l'Italia potesse far valere nel regolamento dei debiti interalleati le concessioni che ora farebbe agli Stati della Piccola Intesa. Gli ho domandato se avesse pronta questa formula. Mi ha risposto di no e che vi avrebbe riflettuto al suo ritorno a Praga. Egli era pure desideroso anche di concludere con l'Italia un accordo di carattere politico da cui risultasse chiaro che il Trattato con la Francia non influiva in nessun modo sulla intimità dei rapporti fra la Cecoslovacchia e l'Italia. Se il Governo italiano entrasse in questo ordine di idee la conclusione di questo accordo potrebbe essere la sede per definire anche la questione dei beni trasferiti assicurando per esempio all'Italia la solidarietà della Piccola Intesa nella questione dei debiti interalleati. Egli mi pregava di trasmettere questa proposta e sperava che V. E. avrebbe voluto fargli conoscere a Praga il suo modo di vedere al riguardo. Parlando della situazione generale ho avuto impressione che Benès sia tornato da Londra alquanto allarmato dall'unanimità dei sentimenti ostili alla Francia che vi ha constatato e mi è parso anche preoccupato delle difficoltà che la Francia stessa dovrà superare in questo periodo nei rapporti della questione della Ruhr.

(l) -Tel. segreto riservatissimo n. 192/73, trasmesso alle ore 21,30 del giorno 25 e pervenuto alle 4,30 del 26, non pubblicato, relativo al riconoscimento del gùverno sovietico, ed alla proposta inglese di inviare a Mosca un semplice incaricato d'affari. (2) -Pubblicato al n. precedente. (3) -Si tr?tta in realtà del tel. pubblicato al n. 597. (4) -Cfr. il n. 522.
596

IL CAPO GABINETTO DI MUSSOLINI, PAULUCCI DE' CALBOLI BARONE, AL GOVERNATORE MILITARE DI FIUME, GIARDINO

T. GAB. 70. Roma, 27 gennaio 1924, ore 15.

Oggi alle ore 14 è stato firmato accordo itala-jugoslavo.

597

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA

T. GAB. s. 71. Roma, 27 gennaio 1924, ore 21.

Decifri Ella stessa:.

Seguito telegramma n. 65 (1).

Quanto alla questione legata al riconoscimento del Governo dei Soviet e alla ripresa dei rapporti diplomatici con esso V. E. può informare MacDonald che era già noto al Governo di Mosca mio intendimento di procedere senz'altro, appena avesse luogo il riconoscimento, alla nomina di un Ambasciatore, poichè da parte di S. M. il nostro Re non poteva esservi altra considerazione se non quella dell'interesse del nostro paese. Tuttavia, trattandosi della prima domanda che mi viene rivolta da MacDonald e poichè mi rendo conto delle ragioni delicate della sua richiesta e delle difficoltà che egli certamente incontrerebbe con l'adozione di un procedimento diverso, sono disposto per fargli cosa gradita di affrontare le difficoltà che a me creerà il mutamento di procedura già prestabilito ed impegnandomi a fare in modo che anche la ripresa dei rapporti diplomatici dell'Italia col Governo dei Soviet avvenga per un primo periodo con la nomina di un Incaricato d'Affari, senza tuttavia prestabilire la durata di questo periodo.

Intenderei con ciò dargli una prova tangibile ed importante dei miei sentimenti verso di lui e verso l'Inghilterra, acciocchè V. E. profittando dell'occasione possa fargli chiaramente intendere come io sia assolutamente convinto dell'utilità per i due paesi e per il consolidamento dell'Europa della loro intima collaborazione. Ma che d'altra parte tale mio intendimento non può riuscire ad alcun pratico risultato, se da parte del Governo inglese non siavi uguale persuasione che lo induca a seguire una linea decisa, togliendo di mezzo alcune questioni di secondaria importanza che pesano oramai da ·troppo tempo sulle relazioni dei due Stati in modo che cessando dagli ondeggiamenti si stabilisca un indirizzo fermo e chiaro di politica estera che permetta un'effi·cace collaborazione.

598

IL GOVERNATORE MILITARE DI FIUME, GIARDINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. 209/1500. Fiume, 27 gennaio 1924, ore 23,35 (per. ore 1,25 det 28).

Già ieri città cominciato imbandierarsi e preparare vasta illuminazione. Oggi ore sedici giunta notizia firma accordo al suono storica campana torre civica e chiese e prolungato urlo sirene popolazione che già attendeva da più ore annunzio si è riversata nelle vie. Raccolta in corteo con bandiere e musiche

32 -Documenti Jiplomalici • Serie VII • Vol. II

portò corona alloro e fiori ancora nave Filiberto e riletto da avvocato Bellasich plebiscito trenta ottobre, si addensò acclamando nella piazza antistante palazzo governatore. Sull'ampio balcone senatore Crossich ricordata lunga lotta sostenuta dalla città nell'ultimo quinquennio per ricongiungersi alla Patria, dopo avere inneggiato V. E. che quel voto ha saputo esaudire, a nome di Fiume mi ha dato incarico inviare S. M. il Re ed al Governo d'Italia l'espressione dell'esultante animo cittadino. Fiero di rappresentare l'Italia in questa solenne occasione adempio il grato compito unendo il mio al vibrante palpito della città pregando V. E. esserne interprete presso la Maestà del Re. Fiume ha veramente risposto in modo meraviglioso. Mi assicurano che neppure per il plebiscito trenta ottobre 1918 tanta folla di cittadini ha dimostrato tanto fervore. Stasera intera città comprese le più povere case città vecchia è illuminata con colori nazionali e finora non si è verificato il minimo incidente. Per necessarie predisposizioni relative annessione ufficiale sarei grato V. E. mi facesse conoscere in anticipo tale data.

(l) Pubblicato al n. 594.

599

L'INCARICATO D'AFFARI AD ATENE, DE FACENDIS, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 586/41. Atene, 28 gennaio 1924, ore 21,30 (per. ore 0,40 del 29).

Credo dovere segnalare all'E. V. linguaggio eccezionalmente amichevole che tutta questa stampa governativa tiene a nostro riguardo specialmente dopo visita resami da Venizelos e comunicazioni da me fattegli circa desiderio anche di V. E. che rapporti fra i due Governi possano divenire i più amichevoli. Vero osanna si è levato dai maggiori quotidiani di tutta Atene che inneggiano diffusamente alla rinnovata promettente amicizia itala-greca.

« Estia ~ torna anche oggi sull'argomento e dice «graduale sistematico miglioramento che si sta compiendo nei rapporti fra Italia e Grecia è degno del maggiore rilievo. L'avere Presidente del Consiglio d'Italia, di cui rammentiamo ancora scoppio collera contro Greci, significato al Signor Venizelos suo desiderio riannodare amichevoli rapporti con noi è un fatto che crea molta buona impressione per l'avvenire. Sig'lor Mussolini può essere certo che popolo greco attende con fiducia che rapporti fra i due paesi entrino nuova fase che possa facilitare sollecita firma di un accordo itala-greco simile a quello italaserbo firmato ieri ~.

Signor Spiridis, Ministro dell'Economia, col quale ho personali rapporti di amicizia mi assicurava ieri sera che atteggiamento Venizelos verso Italia non è fatto di formale espressione di deferenza ma ispirato da sua volontà di intendersi sinceramente con noi. Potrebbe darsi che a siffatto atteggiamento di Venizelos contribuisse anche un certo stato di freddezza che attraversano in questo momento rapporti franco-greci. Non mancano infatti accenni a diffidenza da parte Parigi e Venizelos stesso nel mostrarsi con me dolente delle non giuste interpretazioni che spesso la nostra stampa dà alle sue parole ed ai suoi intendimenti (mio telegramma 37 (l)) mi aggiungeva: «Così ora avviene in ,certe sfere

elevate ove a torto mi si vuole fare credere esponente della politica di Londra. S'intende che un paese ·come la Grecia nella necessità di appoggiarsi ai grandi Stati in dati momenti si rivolga con occhio più fiducioso a ·Chi mostra una maggiore benevolenza ai suoi interessi ma con ciò io non intendo affatto che la Grecia debba essere infeudata a chicchessia)). Si parla qui di prossimo trasferimento di questo Ministro di Francia.

(l) Tel. 544/37, trasmesso alle ore 20 e pervenuto alle 21 del giorno 26, non pubblicato.

600

IL MINISTRO A VIENNA, ORSINI BARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 605/54. Vienna, 29 gennaio 1924, ore 19,30 (per. ore 24).

Giornali stamane hanno avuto da Belgrado testo del Trattato itala-jugoslavo. Ministro degli Affari Esteri mi ha pregato di far pervenire a V. E. non solo felicitazioni pel grande successo diplomatico ottenuto ma anche espressione viva soddisfazione pel contenuto dello stesso dal punto di vista anche austriaco. Accordo infatti consolida quella pace tra vicini e sul continente europeo che costituisce la più viva aspirazione del governo federale. Egli mi ha accennato alla forte disillusione prodotta in Ungheria. Ma egli ha detto non vi è da preoccuparsi dato che a tutti è noto quanto ungheresi siano masse eccentriche e scontente dello stato attuale delle cose, scontentezza che proibisce loro di rendersi conto dell'impotenza nella quale si trovano. Ministro ha a·ggiunto che anche nel Consiglio nazionale austriaco, trattato ha trovato generalmente ottima accoglienza.

601

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL MINISTRO A DURAZZO, DURAZZO

T. GAB. RR. 76. Roma, 29 gennaio 1924, ore 23. Decifri Ella stessa. Preoccupazioni albanesi non hanno veramente alcuna seria ragione di essere. Domani mercoledì saranno resi di pubblico dominio tutti i protocolli dai quali sarà palese vera portata patto amicizia che non è diretto contro terzi e meno ancora contro albanesi. Debbo manifestare mia alta sorpresa contro interpretazioni artificiose divulgate costì dopo mie concrete prove amicizia date governo albanese. Quanto a questione Naum governo italiano non ha preso impegni di sorta dovendo questione essere rimessa conferenza ambasciatori. A dimostrare che agi1azioni albanesi sono veramente ingiustificate faccia intendere locale governo che io come già dissi altra volta sono pronto negoziare

con governo albanese vero e proprio trattato indole politica che stabilisca in maniera definitiva rapporti fra i due paesi.

602

L'INCARICATO D'AFFARI A BUDAPEST, VINCI GIGLIUCCI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 622/75. Budapest, 30 gennaio 1924, ore 14,20 (per. ore 19).

Presidente del Consiglio è ritornato da Londra assai soddisfatto dell'accoglienza ricevuta e delle trattative per il prestito, mi ha detto che opposizione attaccherà la politica estera del Gabinetto, accusato di passività mentre sono stati firmati alleanza franco-ceca e accordo italo-jugoslavo. Anche in seno al partito governativo vi è preoccupazione per patto fra Roma e Belgrado. Bethlen mi ha detto che comprende, come io gli avevo fatto osservare, le ragioni dell'accordo e necessità per l'Italia di risolvere la questione di Fiume per rendere più agile sua politica nelle competizioni internazionali, mi ha aggiunto quindi non aver ragione di ritenere mutate le favorevoli disposizioni di V. E. in tante occasioni dimostratesi come anche ultimamente a Londra dato l'appoggio continuo del Conte Bonin del che ringrazia ancora una volta V. E. Mi ha pregato tuttavia rivolgermi a V. E. perchè possa ricevere una sua dichiarazione ufficiale che nulla è cambiato nel nostro atteggiamento verso l'Ungheria; egli potrebbe eventualmente servirsene per rispondere agli attacchi che gli saranno mossi. Ho creduto rispondergli come mia impressione personale ritenevo ingiustificati gli allarmi ungheresi l'accordo essendo limitato ai rapporti fra l'Italia e la Jugoslavia, e che anzi avevo ragione di credere che se mai influenza italiana avrebbe potuto avere un effetto moderatore nella politica jugoslava verso l'Ungheria, che ad ogni modo avrei trasmesso sua richiesta a V. E. Sarei grato di istruzioni in proposito.

603

L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. 224/124. Parigi, 30 gennaio 1924 (per. ore 20,30).

In conformità delle istruzioni verbalmente datemi da V. E. nel congedarmi

da lei, appena giunto a Parigi non ho mancato di scandagliare se nell'ambiente

vi fossero favorevoli disposizioni all'immediato inizio dei negoziati relativi alla

questione Tunisina.

Ne parlai in primo luogo ·con Presidente della Repubblica al quale feci

presente la necessità di risolvere in modo soddisfacente per entrambi i paesi

questa grave causa di divergenza che pendeva sui loro rapporti.

Millerand mi assicurò che quando avessimo ritenuto opportuno intavolare

le trattative avrei trovato nel governo francese le migliori disposizioni.

Peretti mi ha informato, a sua volta, che Poincaré desidera sinceramente la

presentazione delle nostre proposte che egli avrebbe esaminate con spirito con

ciliativo: il Governo francese si rende conto che per ottenere un effettivo muta

mento della opinione pubblica italiana nei riguardi della Francia, non basta l.a

soluzione della questione fiumana che può fare dimenticare alcuni atteggiamenti

poco simpatici attribuiti alla Francia nell'Adriatico, ma che occorre anche defì,. nire in modo stabile la questione tunisina specialmente nei riguardi della nazionalità degli italiani residenti da più generazioni nella reggenza.

Non è da nascondersi che queste migliorate disposizioni del governo francese debbono attribuirsi alla sua aspettativa di vedere seguito eventuale accordo sulla Tunisia, da una qualche manifestazione di carattere politico che garantisca per lo meno alla Francia un benevolo atteggiamento dell'Italia in caso di conflitto europeo.

Il presente telegramma continua con n. protocollo successivo.

604

L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. 222/125. Parigi, 30 gennaio 1924, ore 19,20 (per. ore 21,45).

Seguito telegramma 124 (1).

V. E. conosce il mio pensiero in proposito. Io ritengo che all'Italia non convenga una egemonia francese ma neppure che la Francia cessi di poter esercitare la sua funzione di argine del germanesimo nella spinta di questo verso il Mediterraneo.

Per fare a meno di tale baluardo contro cui si è finora infranto il flutto tedesco, bisognerebbe che l'Italia si sentisse giunta a tale grado di potenza da contenere da sola la pressione germanica.

In principio quindi non sono contrario, e ritengo anzi utile contribuire al consolidamento della pace, a un atto capace di porre termine ad uno stato di diffidenza nociva ad entrambi i paesi. Non mi nascondo però quanto vi sia poco preparata la nostra opinione pubblica, la quale non può essere richiamata al riconoscimento di queste considerazioni di politica generale o di carattere storico, se permangono le attuali ragioni di dissenso ,così per le questioni mediterranee che per quelle continentali.

Qualora V. E. fosse in questo ordine di idee io la pregherei in primo luogo di farmi pervenire senza ritardo le sue istruzioni sulla impostazione della questione tunisina richiamandomi ai miei telegrammi 2669, 2671, 2672, 2676 (2), dove posi le basi di quella che mi pareva potesse essere la soluzione più suscettibile di accoglimento e più utile in quanto che risolverebbe per un periodo di tempo superiore a due generazioni la questione della nazionalità italiana in Tunisia. Quella proposta ha il vantaggio di poter essere attuata sotto forma di interpretazione della legge sulla nazionalità votata dal parlamento francese e perciò di formare oggetto di un accordo immediato tra i due Governi senza obbligo di portarla davanti alle camere dove il partito coloniale farebbe forte opposizione senza contare le lungaggini della procedura parlamentare e le incognite della

situazione politica.

(2} Per il primo cfr. la nota a pag. 341, gli altri sono pubblicati rispettivamente ai nn. 507, 508 e 509.

Altra questione di cui pure occorrerebbe parlare se si dovesse venire ad un riavvicinamento franco-italiano è quella di avere una formale assicurazione dal Governo francese che qualora intervenisse un accordo tra i francesi ed i tedeschi questo accordo non sarebbe concluso dalla Francia senza l'Italia, non già nel senso di un nostro apporto di capitali o mercati (di cui per il momento non disponiamo) ma con una rappresentanza avente sopratutto per scopo di prevenire qualsiasi decisione da parte degli eventuali sindacati franco-tedeschi e probabilmente anche inglesi, che potessero essere lesivi dei nostri interessi e non tenessero conto delle nostre necessità.

Un qualche impegno in proposito, come V. E. conosce, è già stato preso dal Governo francese ma esso dovrebbe essere completato, per fare anche comprendere alla pubblica opinione italiana, tutta la saggezza e tutta la preveggenza della politica fatta da V. E. nei riguardi della Ruhr.

(l) Pubblicato al n. precedente.

605

L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. RR. 225/87. Londra, 30 gennaio 1924, ore 22,15 (per. ore 10 del 31).

Decifri Ella stes.sa.

Telegramma di V. E. 65 (1).

Essendosi Mac Donald recato per alcuni giorni in Scozia ho fatto a Crowe

comunicazione di V. E. civca rappresentanza diplomatica Russia. Ho avuto cura

di mettere in rilievo le difficoltà che V. E. si prepara ad affrontare adottando

la procedura proposta del Governo inglese, difficoltà alle quali Ella va incontro

per dare una prova tangibile dei suoi ,sentimenti verso H nuovo Primo Ministro

e verso l'Inghilterra in una questione così delicata.

Crowe si è dimostrato veramente lieto della comunicazione da me fatta e nel ringraziare caldamente mi ha assicurato che il Primo Ministro avrebbe apprezzato in modo del tutto speciale atteggiamento tenuto da V. E. in questa occasione. Crowe ha aggiunto che Mac Donald avrebbe portato in Consiglio dei Ministri questione della rappresentanza russa a Londra col proposito di fare approvare da esso procedura da lui proposta e mi avrebbe comunicato al più presto decisione definitiva in proposito. Ad analoga mia richiesta Crowe mi ha detto che riconoscimento Governo russo da parte del Governo inglese avrebbe avuto luogo a breve scadenza e senza essere preceduto da trattative per sistemare interessi inglesi in Russia. Trattative ,si svolgeranno invece a riconoscimento avvenuto. Crowe ha soggiunto che inizio rapporti diplomatici col Governo Soviet per :mezzo incaricato d'Affari offriva anche il vantaggio sia di potere compiere un esperimento sulla persona che sarebbe stata elevata in un secondo tempo al rango di ambasciatore, sia di avere opportunità regolare tutte le questioni grandi e piccole inerenti alla ripresa rapporti diplomatici avendo ancora qualche cosa da offrire al Governo di Mosca e cioè elevazione incaricato d'affari al grado di Ambasciatore.

Allusione fatta da Crowe all'« esperimento sulla persona ecc. » si riferiva alla questione della propaganda comunista verso la quale Mac Donald, già informato d~ quella che con grande attività e larghezza di mezzi compieva questa Missione Commerciale Russa, si propone di essere estremamente severo.

(l) Pubblicato al n. 594. In realtà Della Torretta si riferisce al tel. pubblicato al n. 597.

606

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA

T. GAB. P. 80. Roma, 31 gennaio 1924, ore 20,15.

Decifri Ella stessa.

Comunico a V. E. per sua opportuna notizia, che questo Ambasciatore d'Inghilterra è venuto a farmi sapere, su istruzioni di Mac Donald che Premier inglese aveva ricevuto telegramma felicitazioni da Nitti. Volendo evitare che una sua diretta risposta potesse dar luogo a false interpretazioni, o potesse essere comunque sfruttata, Mac Donald ha incaricato Ambasciatore rispondere Nitti con semplice formula cortesia, informandomene contemporaneamente.

607

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA

T. GAB. P. 81. Roma, 31 gennaio 1924, ore 24.

Decifri Ella stessa.

Debbo manifestarLe mia sorpresa per non avere sin qui ricevuto da Mac Donald alcuna diretta comunicazione circa suo avvento governo, come è cortese consuetudine costantemente osservata fra capi governi amici. V. E. vorrà indagare, con tutte le cautele del caso, e riferirmi circa moventi cui tale omissione può attribuirsi (1).

608

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA

T. GAB. P. 82. Roma, 31 gennaio 1924, ore 24.

Decifri Ella stessa.

Giornali pubblicano notizia che Mac Donald avrebbe diretto lettera a Poin· caré. M'interessa conoscere possibilmente contenuto tale lettera, anche per poter valutare portata atto nei riguardi politici. Prego V. E. indagare e riferirmi (2).

Donald avrebbe potuto avere l'amabilità di mandarmi un tel. come si usa o usava etc. Personalmente me ne infischio. M. •.

(l) Una traccia della minuta del telegramma è autografa di Mussolini: • Il signor Mac

(2) Una traccia della minuta è di pugno di Mussolini.

609

L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. P. RR. 246/99. Londra, l febbraio 1924, ore 2,10 (per. ore 13,05 del 2).

Decifri Ella stessa.

Con mio telegr. 97 (l) di ieri che si è evidentemente incrociato con quello di V. E. G. M. 82 (2) ho informato V. E. di quanto avevo appreso in via confidenziale al Foreign Office circa lettera di Mac Donald a Poincaré. Dallo stesso mio telegr. V. E. avrà -potuto rilevare quali sono stati i motivi per cui nuovo Primo Ministro si è rivolto direttamente soltanto a Poincaré.

Posso confermare a V. E. che mi è stato chiaramente spiegato che Mac Donald non ha fatto alcuna comunicazione ai governi alleati per sua assunzione potere ma solamente ha diretto lettera a Poincaré c a scopo esclusivamente politico», stante delicatezza stato dei rapporti fra Inghilterra e Francia. Aggiungo aver appreso altresì che Mac Donald desidera che la pubblica opinione francese che si appresta ad esprimere sua volontà nelle prossime elezioni sia pe:rfettamente compresa della buona volontà e spirito di cooperazione che anima governo laburista verso la Francia, per quanto riguarda problema riparazioni, nel senso più complesso. Mi consta pure che l'azione di Mac Donald sarebbe diretta cattivarsi il più possibile opinione pubblica francese allo scopo di farla convergere verso un nuovo e migliore orientamento politico preparando così vittoria del blocco di sinistra che qui si ritiene guadagni terreno. Da tutto ciò risulta evidente che la parte protocollare consuetudinaria circa avvento potere Mac Donald ha inteso espletarla con nuovo metodo diplomatico a mezzo degli Ambasciatori e per quanto riguarda Italia col messaggio a V. E. trasmesso per mezzo mio (mio 74 (3)). Ho conseguentemente convinzione che mancata consuetudinaria comunicazione a

V. E. non debba essere attribuita a nessuno speciale motivo. Inoltre delicatezza richiesta circa rappresentanza diplomatica russa che Mac Donald rivolse personalmente a V. E. quasi lo stesso giorno della sua assunzione al potere mi sembra costituire prova evidente della stima e fiducia che egli ripone nel R. Governo e dell'assenza di un qualsiasi pensiero che possa avere motivato una volontaria mancanza di formale consuetudinaria cortesia. Tutte le informazioni riferite nel mio 97 e quelle complementari contenute presente telegramma sono state da me raccolte con quella indispensabile cautela che V. E. stessa ha voluto prescrivermi col suo telegramma di iersera. Aggiungo che le dette informazioni e spiegazioni mi sono state date in via strettamente confidenziale da un'alta personalità del Foreign Office con cui mi trovo in relazione di personale amicizia. Ritengo che V. E. apprezzerà chiarimenti surriferiti. Diversamente le sarò grato volermi impartire istruzioni. Avverto ad ogni buon fine che avendo esaurite tutte le indagini colle cautele che il caso richiede non mi resterebbe che agire in via per lo meno officiosa.

(l) -Tel. gab. riservatissimo n. 232/97, trasmesso alle ore 22,30 del 31 gennaio e pervenutoalle 8,30 del l febbraio, non pubblicato, col quale Della Torretta comunicava le notizie assunte in merito alla lettera di Mac Donald a Poincaré: questa sarebbe stata scritta per dissipare i malintesi fra i due governi. (2) -Pubblicato al n. precedente. (3) -Pubblicato al n. 593.
610

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL GOVERNATORE MILITARE DI FIUME, GIARDINO

T. GAB. 84. Roma, l febbraio 1924, ore 11.

Ricevuto libro lettera con documenti (l) riguardanti noto arrestato Trieste. Molte rivelazioni appartengono già passato antecedente adunata Ronchi che tennesi 23-24 ultimo scorso e non dette luogo a incidenti. Non credo che ne sorgeranno adesso davanti alla unanimità degli italiani e credo anche fiumani. Darò istruzioni opportune prefetture limitrofe. Comunque prego V. E. continuare opera chirurgica necessaria epurazione ambiente fiumano. Dato delicatezza momento prego V. E. restare Fiume sino alle prime fasi esecuzione nonchè promulgazione decreto annessione e costituzione provincia Carnaro. Dopo potrà venire Roma per conferire restando inteso che V. E. tornerà a Fiume la quale avrà'bisogno per qualche tempo ancora di un uomo che sappia tenerla pugno (2).

611

L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. 241/144. Parigi, l febbraio 1924, ore 21,35 (per. ore 0,30 del 2).

Seguito miei telegrammi 124 e 125 (3).

Nelle conversazioni che hanno avuto luogo tra Poincaré e Jaspar e Benès prima della sua partenza per Praga in occasione di un pranzo dato dal Presidente del Consiglio dei Ministri francese questo ultimo ha informato suoi ospiti che probabilmente non appena definita la questione di Tunisi avrebbe luogo fra l'Italia e Francia uno scambio di lettere di carattere politico. La premura del Presidente Consiglio Ministri francese nell'anticipare una manifestazione di amicizia fra i due paesi che potrebbe essere conveniente ad entrambi a seconda i termini in cui verrebbe concretata, è motivata dal desiderio che egli deve avere di dare assetto alle relazioni della Francia coi suoi vicini con accordi speciali prima che il Gabinetto inglese non cominci la sua offensiva contro gli accordi particolari per ricondurre tutte le relazioni internazionali dell'Europa alla Società Nazioni rafforzata dall'Istituto (sic) della Germania e della Russia. Da parte nostra può convenire di affrettare le trattative per la Tunisia atteso che malgrado i suoi difetti Poincaré è oggi l'uomo più adatto per condurle a termine e che la sua situazione non è più cosi sicura come poteva sembrare prima della presentazione dei progetti finanziari per arginare la discesa del franco. La maggioranza parlamentare che in un primo tempo pareva decisa ad appoggiare

incondizionatamente Poincaré ricevendone in cambio l'assicurazione che il Governo l'avrebbe appoggiato nelle elezioni appare ora scossa dall'impressione poco favorevole prodotta dalla presentazione di provvedimenti che come ho accennato nel mio telegr. 107 (l) sono considerati affrettati e non improntati ad una assoluta giustizia fiscale.

D'altra parte la tregua concessa da Mac Donald, il quale attenderà per iniziare il suo attacco il termine dei lavori dei Comitati di esperti, dovrebbe essere posta a profitto non potendosi prevedere quali turbamenti siano per nascere quando la tregua sarà cessata.

(l) -Non rinvenuti. (2) -La minuta è di pugno di Mussolini. In risposta a questo telegramma e facendo seguitoad un suo telegramma del giorno l, non pubblicato, Giardino inviava a Mussolini, in data 2 febbraio, una lettera non pubblicata, in cui proponeva alcuni provvedimenti, di carattere economico, sociale e amministrativo, da prendersi in relazione all'annessione di Fiume. (3) -Pubblicati ai nn. 603 e 604.
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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA

T. GAB. RR. 86. Roma, 2 febbraio 1924, ore 12,30.

Decifri Ella stessa.

Suoi telegrammi nn. 74 e 87 (2) e miei telegrammi 65 e 71 (3).

Debbo manifestare a V. E. tutta mia sorpresa pel fatto che mentre sono ancora in attesa di una risposta da Mac Donald nei riguardi della conversazione iniziata a sua esplicita richiesta circa il riconoscimento de jure del Govemo dei Soviets leggo nei giomali il testo di una nota ufficiale inglese definitiva sull'argomento che sarebbe stata rimessa ieri a Mosca.

A parte la impressionante sconvenienza di un simile .procedimento, che pregola far rilevare subito al :F'oreign Office, è superfluo aggiungere che rimango libero di regolarmi sulle ulteriori pratiche russo-italiane nel modo che giudicherò più utile agli interessi dell'Italia.

613

IL CAPO DELLA DELEGAZIONE ECONOMICA A MOSCA, PATERNÒ, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. P. 249/23. Mosca, 2 febbraio 1924, ore 18,15 (per. ore 3,30 del 3).

Il presente telegramma fa seguito a quello (4) avente il numero di protocollo con riferimento mio telegr. di Gabinetto 6 del 12 gennaio (5). Reputo mio dovere insistere risposta al mio telegramma Gab. 21 (6) essendo importante poter precisare mie atteggiamento in vista di quanto Litvinoff ebbe a rivelarmi nel telegr.

Gabinetto 6 suddetto. Rappresentante britannico mi ha detto che egli giudica venuto momento intesa anglo-italiana circa Russia necessaria prevenire conseguenze temibili da un accordo franco-russo. Alla decisione Governo Britannico già prevista da tempo non sarebbe stato estraneo timore espansione politica francese in Russia. Prego V. E. volermi rassicurare circa arrivo presente telegramma.

(l) -Tel. n. 530/107, trasmesso alle ore 19,15 e pervenuto alle 22,30 del 25 gennaio, non pubblicato. (2) -Pubblicati ai nn. 593 e 605. (3) -Pubblicati ai nn. 594 e 597. (4) -Non rinvenuto, ma cfr. qui sotto la nota 6. (5) -Tel. segreto riservato n. Bll/6, trasmesso alle ore 20,35 del 12 gennaio e pervenutoalle 9,20 del 13, non pubblicato, relativo al pericolo, agitato da Litvinov, che il governo laburista inglese riconoscesse quello sovietico prima del governo italiano. (6) -Tel n. 227/21, trasmesso alle ore 9,04 e pervenuto alle 14,30 del 31 gennaio, non pubblicato, col quale Paternò insisteva per avere notizie circa la firma del trattato italo-russo.
614

IL CAPO DELLA DELEGAZIONE ECONOMICA A MOSCA, PATERNÒ, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. 248/24. Mosca, 2 febbraio 1924, ore 20,44 (per. ore 3,30 del 3). Decifri Ella stessa. Stanotte avutasi elezione in seduta segreta Presidente commissari del popolo, eletto Ricoff. Manca ancora annunzio ufficiale. Nomina Ricoff deve considerarsi ottima

soluzione trattandosi uomo di destra assertore nuova politica economica, tecnico distinto. Kameneff è stato eletto commissario per il lavoro e la difesa.

615

L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. RR. 253/101. Londra, 2 febbraio 1924, ore 22 (per. ore 15,02 del 3).

Decifri Ella stessa.

Conforme a quanto ho riferito col mio telegr. 87 (l) Primo Ministro ritornato dalla Scozia ha riunito Gabinetto per discutere questione russa e far approvare per rappresentanza diplomatica procedura nota a V. E. Mi risultava che Primo Ministro si sarebbe trovato di fronte, come effettivamente è accaduto, a gravi difficoltà. Da una parte alcuni membri del governo si dimostravano decisamente contrari al riconoscimento dei Soviets senza speciali garanzie e comunque prima opportune trattative. E d'altra parte questo Ambasciatore degli Stati Uniti fin dal suo primo colloquio con Mac Donald aveva insistito nel prospettare noto punto di vista del Governo degli Stati Uniti circa riconoscimento Governo di Mosca cercando con ciò di influire sul governo laburista in senso contrario all'atteggiamento da esso assunto di immediato ed incondizionato riconoscimento. A tutto ciò si univa la forte pressione del partito laburista per il rispetto integrale dell'immediato riconoscimento giusta quanto era stato promesso nella campagna elettorale. In tale situazione io mi attendevo una pronta decisione di Mac Donald e quindi la comunicazione di essa in .conformità di quanto mi era stato detto da Crowe (mio telegr. Gab. 87). Ho invece letto stamane con viva sorpresa testo della nota britannica inviata a Mosca. Quasi contemporaneamente mi è

gtunta una lettera urgente e personale di Crowe di cui credo opportuno trasmettere qui appresso testo integrale: «Confido mi perdonerete se ,scrivo soltanto ora per esprimere sinceri ringraziamenti del Primo Ministro per l'attitudine così amichevole del Signor Mussolini nella questione del riconoscimento russo. Compito di Mac Donald è assai agevole e reso più grato dal sapere che il Governo italiano è disposto seguire una eguale linea di condotta limitando rappresentanza russa per il momento ad Incaricato d'Affari. Voi potrete anche essere sicuro, sebbene io debba dire ciò in tutta confidenza, che il Re è rimasto molto soddisfatto per questa provvisoria soluzione di un delicato problema. Avrei desiderato dirvi tutto ciò dapprima ma questa sera soltanto Primo Ministro che fu assente per tre giorni ha trovato modo di venire in ufficio e prendere una decisione definitiva largamente aiutato dal messaggio del Signor Mussolini. Supponevo che per qualche giorno nessuna pubblicità sarebbe stata data a tale notizia lasciando così tempo al Signor Cicerin ricevere prima la notificazione della nostra decisione. Ma a mia sorpresa, il Primo Ministro proprio ora ha deciso che per varie ragioni che non occorre di precisare, un annunzio debba apparire sulla stampa di domani. Comprenderete come in questa circostanza mi sia stato impossibile darvi antecedentemente informazioni». Crowe continua con frasi gentili. Non ho potuto vedere Crowe nel pomeriggio di oggi (sabato inglese) ma mi riservo vederlo lunedì e fargli le più vive rimostranze per la mancata esecuzione della promessa fatta malgrado sua premura per giustificare

provvedimento.

(l) Pubblicato al n. 605.

616

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON, CAETANI

T. GAB. P. 94. Roma, 3 febbraio 1924, ore 3. Decifri Ella stessa. Per norma dei suo linguaggio e presentandosi l'oppoiTtunità segnalo a V. E. che R. Governo pure non intendendo per nulla limitare al Governo americano suo diritto di scelta e designazione della persona a lui meglio gradita per suo Ambasciatore a Roma desidererebbe che esso scegliesse a preferenza per suo ambasciatore un grande finanziere od un grande industriale o un uomo eminente politico conoscitore profondo dell'economia americana il quale potesse assecondare la politica di affari che il R. Governo ha in animo di attuare. Facendo affidamento sulla laboriosità e parsimonia dei nostri meravigliosi lavoratori vorremmo fare del nostro Paese data la sua situazione geografica una specie di emporio di merci e prodotti da spandere nei paesi bagnati dal Mediterraneo e sopratutto nell'Oriente mediterraneo dove dopo la guerra sorgono mercati importanti di penetrazione. Se America ci desse il suo capitale e le sue materie prime l'Italia darebbe le sue braccia e un paese dove l'ordine e la pace sociale regnano. Associati in una miriade di imprese industriali e commerciali potremmo assicurarci con beneficio comune enormi sbocchi di commercio sopratutto nell'Oriente a noi prossimo. R. Governo accoglierebbe con sommo

favore la personalità rappresentativa che Governo americano scegliesse come meglio qualificata a preparare ed attuare questo programma di comune azione.

617

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A BUDAPEST, VINCI GIGLIUCCI

T. RR. 339. Roma, 3 febbraio 1924, ore 3.

Suo telegramma n. 75 (1).

Approvo linguaggio tenuto dalla S. V. In relazione poi alla domanda formale rivoltale dal Conte Bethlen Ella può dichiarargli che dopo la pubblicazione delle clausole del patto di amicizia risulta chiara e ben definita la situazione italo-jugoslava. Può garantirgli che nessun accordo esiste all'infuori di quelli pubblicati e che perciò Governo italiano non ha motivo per modificare suo atteggiamento di cordiale amicizia verso Ungheria.

Naturalmente non sarebbe in questo momento opportuno ch'egli ripetesse in pubblico formalmente questa mia dichiarazione ma del contenuto di essa egli potrebbe eventualmente servirsi per rispondere a possibili attacchi.

618

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL CAPO DELLA DELEGAZIONE ECONOMICA A MOSCA, PATERNÒ

T. GAB. S. P. PRECEDENZA ASSOLUTA 95. Roma, 4 febbraio 1924, ore 3,15.

Decifri Ella stessa.

Suoi telegrammi di Gabinetto nn. 25 e 26 (2).

Debbo assolutamente protestare per il modo con cui Litvinoff ha con S. V. impostata la questione della precedenza del riconoscimento inglese su quello italiano ricollegandolo alle dichiarazioni fattele il 12 gennaio. Se tali dichiarazioni potevano avere un valore nella situazione indecisa di allora non ne hanno alcuno oggi risultando dai documenti che l'atto del Governo inglese è stato anzi provocato e affrettatamente attuato per la notizia del già concordato riconoscimento italiano. Risulta dal processo verbale dell'ultima seduta plenaria da me personalmente presieduta il 3 gennaio scorso che essa fu chiusa con una mia dichiarazione formale nella quale affermavo che essendo ormai ultimati i lavori, si poteva considerare come avvenuto il riconoscimento del Governo dei Soviets da parte dell'Italia. Non si procedette immediatamente alla firma del Trattato e dei relativi accordi soltanto per le necessità materiali di revisione e di coordinamento dei testi trattandosi di documenti abbastanza voluminosi.

V. S. farà inoltre osservare che la ripresa dei rapporti diplomatici con Inghilterra attraverso un Incaricato d'Affari rappresenta un periodo transitorio a tempo indeterminato, mentre debbono ancora iniziarsi e condurre a termine i negoziati che si presentano come non facili per l'effettivo ristabilimento delle relazioni fra i due paesi. In contrapposto essendo oramai perfettamente rego

lata tutta la situazione con l'Italia, la immediata ripresa dei rapporti diplomatici con essa sul piede di perfetta eguaglianza potrà essere di molto giovamento al Governo di Mosca anche nelle trattative da condurre con il Governo inglese.

Se si vuole evit~re di creare una giustificata ostilità nel pubblico italiano che attende ormai da qualche giorno la firma del trattato occorre procedervi senza ulteriore ritardo.

Il Governo di Mosca dovrebbe rendersi conto di queste considerazioni e dell'utilità di procedere senz'altro alla firma ed all'approvazione del Trattato. Qualora però volesse insistere nel suo concetto di rivedere gli accordi, assumerebbe la responsabilità delle conseguenze di questo ingiustificato atteggiamento e dell'irritazione che ne verrebbe nel pubblico italiano, mentre dal canto mio mi riserverei di prendere le mie decisioni dopo aver conosciuto il pens~ero del Governo di Mosca.

Prego V. E. di spiegare l'azione più efficace perchè codesto Governo acceda al mio punto di vista impartendo immediate analoghe istruzioni a questa Delegazione Commerciale.

(l) -Pubblicato al n. 602. (2) -Tell. riservati nn. 251/25 e 250/26, trasmessi rispettivamente alle ore 20 e 20,45 del giorno 2 e pervenuti alle 12 e alle 3,30 del 3, non pubblicati, relativi alla dichiarazione fatta da Litvinov a Paternò che la firma del trattato italo russo sarebbe stata rimandata se fosse stata preceduta dal riconoscimento inglese del governo sovietico.
619

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, CAETANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 711/36. Washington, 4 febbraio 1924, ore 3,30 (per. ore 9).

Il Sottosegretario di Stato mi assicura che le prove di propaganda russa fornite alla Commissione d'Inchiesta del Senato sono schiaccianti. Il Dipartimento di Stato ha dimostrato che il Governo dei Soviet non ha mai mantenuto

o rispettato gli accordi presi. È mia impressione che il riconoscimento del Governo russo da parte del R. Governo e dell'Inghilterra con simile tendenza da parte di altri Stati dà al Governo degli Stati Uniti una spiacevole sensazione di isolamento nonchè preoccupazioni di ordine commerciale.

620

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA

T. GAB. s. 97. Roma, 4 febbraio 1924, ore 4,20.

Decifri Ella stessa.

Suo telegramma Gab. n. 101 (1).

Sono sempre più sorpreso della disinvoltura che usa cotesto Governo nei

rapporti con i Governi esteri, e non posso a meno di osservare che la lettera

indirizzatale da Crowe oltrepassa i limiti di ogni impudenza. Sono sicuro che

V. E. troverà modo di far comprendere l'assoluta sconvenienza di siffatto modo di procedere.

(l) Pubblicato al n. 615.

621

L'INCARICATO D'AFFARI A BUDAPEST, VINCI GIGLIUCCI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. RR. 720/81. Budapest, 4 febbraio 1924, ore 20 (per. ore 22).

Telegramma di V. E. riservatissimo n. 339 (1).

Il Presidente del Consiglio a cui ho fatto la comunicazione di ·cui al telegramma di V. E. cui mi riferisco, mi ha espresso la sua grande soddisfazione ed ha vivamente ringraziato per la chiarezza delle assicurazioni avute da V. E. quantunque non avesse avuto ragi-one di dubitare dell'atteggiamento dell'E. V. come dal mio telegramma n. 75 (2). Mi ha assicurato che naturalmente per ovvie ragioni di opportunità si servirà del contenuto della comunicazione solo in caso di possibili attacchi da parte dei suoi avversari, limitandosi a dichiarare che dall'attitudine del R. Governo può dedursi che nulla vi è di mutato nelle cordiali relazioni fra l'Italia e l'Ungheria.

622

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, SOLA

T. GAB. s. 99. Roma, 4 febbraio 1924, ore 24.

Decifri Ella stessa.

Suo telegramma n. 73 (3).

Nincich mi aveva confidato prima di partire che da questa Ambasciata di Francia erano state fatte vivissime insistenti pressioni per persuadere Pasich ad andare a Parigi direttamente prima di rientrare a Belgrado. Pasich si era schermito, adducendo la necessità del suo urgentissimo ritorno per approvazione parlamentare degli accordi, ma era stato alla fine costretto di promettere che si sarebbe recato a Parigi dopo tale approvazione. Nincich si mostrò anzi non perfettamente convinto degli scopi che i francesi si propongono di ottenere con tale viaggio.

È superfluo osservare come sarebbe nostro interesse che tale viaggio non avvenisse o che per lo meno fosse quanto più è possibile procrastinato. Faccio perciò assegnamento su vigile efficace azione personale della S. V. e di Bodrero tenendo tuttavia presente che fino alla ratifica degli accordi occorre agire con somma prudenza per evitare qualsiasi azione indiretta che aumenti le difficoltà dell'ambiente.

(l) -Pubblicato al n. 617. (2) -Pubblicato al n. 602. (3) -Tel. gab. segreto n. 244/73, trasmesso alle ore 21 e pervenuto alle 24 del giorno l, non pubblicato, relativo alla voce di un imminente viaggio di Pasié a Parigi.
623

L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. RR. 259/112. Londra, 5 febbraio 1924, ore 3,35 (per. ore 12).

Decifri Ella stessa.

Telegramma di V. E. Gab. 88 (1).

Ho oggi rappresentato a Crowe la grande e sgradevole sorpresa ricevuta da V. E. nell'apprendere dai giornali la decisione del Governo britannico circa Russia, senza che ci fosse stata preventivamente comunicata definitiva deliberazione del Consiglio dei Ministri circa rango rappresentante diplomatico russo. Ho ricordato a Crowe che quando gli avevo comunicato gentile adesione di

V. E. alla domanda di Mac Donald per l'identica qualità dei rappresentanti diplomatici, egli mi aveva promesso di far conoscere al più presto la decisione definitiva che sarebbe stata presa dal Gabinetto in proposito. Ho messo in rilievo sconvenienza di quanto era accaduto sia nei riguardi del R. Governo sia nei riguardi della mia persona visto che ero stato tramite delle comunicazioni riservate scambiate sull'argomento. Ho rinnovato rimostranze da parte V. E. ed ho concluso col dichiarare che dopo quanto era accaduto V. E. si riteneva libero di regolarsi nelle ulteriori pratiche russo-italiane nel modo che avrebbe giudicato più utile nell'interesse dell'Italia. Crowe che aveva già conoscenza del risentimento di V. E. e della sua decisione di ritenersi libero da ogni impegno per notizie pervenute al Foreign Office dalla ambasciata di Roma si è mostrato imbarazzato nel rispondermi perchè mentre egli deplora l'accaduto e conviene che vi fu mancanza da parte del Foreign Office nel non fare in tempo promesso comunicazioni dall'altra cerca naturalmente di difendere il suo capo. Mi ha detto infatti che Mac Donald nella preoccupazione predominante di far giungere la sua decisione a Mosca in tempo per l'apertura del Congresso dei Soviets ha trascurato ogni altra considerazione. Crowe mi ha anche confidato che lo stesso Re Giorgio ha appreso dai giornali avvenuto riconoscimento dei Soviets.

Mi ha detto inoltre che Mac Donald è ora impressionato assai sfavorevolmente per i telegrammi ricevuti da Graham circa conversazione avuta con V. E. Primo Ministro ha dato istruzioni a Graham di ritornare sull'argomento con

V. E. per affermare assoluta buona fede del Governo britannico e per spiegare che egli avuto la comunicazione che V. E. era d'accordo per la nomina di un Incaricato d'Affari russo a Roma e a Londra non aveva giudicato accorressero ulteriori ·Comunicazioni. Alle mie opportune ed insistenti repliche Crowe che appariva assai dolente dell'incidente ha concluso che sperava che Graham riuscisse a dare una adeguata spiegazione delle corrette intenzioni di Mac Donald in guisa da poter indurre V. E. a riesaminare lo svolgimento dei fatti e a non dare pratica grave attuazione alla decisione di ritenersi libero da ogni impegno. Ho replicato che da parte mia non potevo che confermare rimostranze e dichiarazioni fattegli.

(l) Trasmesso alle ore 19 del giorno 2, non pubblicato, relativo ad un colloquio MussoliniGraham in merito al riconoscimento inglese del governo sovietico.

624

IL GOVERNATORE MILITARE DI FIUME, GIARDINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. 260/1582. Fiume, 5 febbraio 1924, ore 13,16 (per. ore 14,30). Informo V. E. che, a mio telegramma in cui segnalavo la necessità discipli.n,a nazionale e lo mettevo in guardia speculazioni che qualche elemento tentava fare suo nome, Gabriele d'Annunzio non ha risposto. Segnalo alla E. V.

pel caso non fosse stata fatta comunicazione Ufficio Stampa unione spirituale dannunziana su vari giornali tra altri il Resto del Carlino del 3 corrente.

625

IL CAPO DELLA DELEGAZIONE ECONOMICA A MOSCA, PATERNÒ, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. s. 264/30. Mosca, 5 febbraio 1924, ore 22,50 (per. ore 12,40 del 6). Dopo una giornata laboriosa trattative da me condotte col Governo russo sono riuscito riunire Consiglio Ministri. Discussione finita in questo momento. Allo scopo di mostrare a V. E. che esame trattato non deve intendersi connesso con riconoscimento inglese, ma solo dovuto necessità aver notizie pochissimi punti su cui codesto Rappresentante non riferl con sufficiente chiarezza, questo Governo telegrafato istruzioni a Jordanski di procedere firma del trattato con riserva circa esame da farsi in sede ratifi·ca soli punti dubbi da elencare e sottomettere preventivamente a V. E. che farebbero eventualmente oggetto protocollo addizionale. Su tali punti autorità V. E. potrà certo ottenere che siano ridotti a pressocchè nulla. In cambio di atto omaggio che questo Governo intende cosi rendere alla persona di V. E. esso prega che all'atto firma trattato V. E. voglia rilasciare una nota al Rappresentante Soviets e per riconoscimento ufficiale Soviets si da costituire un atto di fiducia e benevolenza che Governo russo considererebbe di maggior portata di quello che ha fatto Gran Bretagna. Esame parziale verrebbe fatto in pochi giorni e resterebbe segreto. Serpeggia qui malumore per riconoscimento inglese a mezzo semplice incaricato d'affari ciò darebbe al nostro riconoscimento uno speciale valore che spero

sfruttare convenientemente. Prego V. E. telegrafarmi sue decisioni per mia norma.

626

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA

T. GAB. RR. 100. Roma, 6 febbraio 1924, ore 17,30. Decifri Ella stessa. Ricevuto suo telegramma gab. n. 112 (1) concernente suo colloquio con Crowe.

Riesame svolgimento dei fatti non mi induce a modificare mio giudizio complessivo sui medesimi. Sta di fatto che malgrado annuncio lanciato da

33 - Documenti diplomatici • Serie VII • Vol. II

Kameneff a Mosca, Signor Mac Donald non si sarebbe precipitato a strappare priorità riconoscimento all'Italia se non avesse avuto assicurazioni da mia parte per quanto concerneva incaricato d'affari. Dato che nessun altro Stato occidentale era in trattative coi Russi, non si spiega fretta governo inglese se non col proposito precedere governo italiano. Precisato ciò prego V. E. significare Crowe che se situazione non si modificherà in senso favorevole legittimi interessi nonchè dignità Italia io continuerò riservarmi libertà azione tutte future evenienze italo-russe (1).

(l) Pubblicato al n. 623.

627

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL GOVERNATORE MILITARE DI FIUME, GIARDINO

T. GAB. 101. Roma, 6 febbraio 1924, ore 20.

Non si preoccupi mancata risposta comandante troppo impigliato affare marinaro. Quanto sua unione spirituale trattasi gruppo insignificante isolato fra unanimità assoluta nazione. Ciò malgrado governo sempre vigilante onde impedire gesti inconsulti (1).

628

IL GENERALE BODRERO AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. s. 270/78. Belgrado, 6 febbraio 1924, ore 20 (per. ore 23,10).

Decifri Ella stessa. Suo telegramma Gabinetto Segreto 99 {2).

V. E. non dubiti. Il viaggio di Pasich a Parigi sarà procrastinato secondo il desiderio di V. E.

629

L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. (P. R.) 13/121. Londra, 7 febbraio 1924, ore 21 (per. ore 1,45 dell'B).

Per opportuna conoscenza di V. E. riproduco un brano di un telegramma del corrispondente romano del Times in cui è fatto speciale cenno alla mia persona: «Nei circoli ufficiali e diplomatici di Roma viene asserito che Tomasi della Torretta sarà immediatamente richiamato per avere fornito al Signor Mussolini imprecise e ingannevoli informazioni sulla data e sul carattere del riconoscimento britannico del Governo dei Soviets. Non v'è dubbio che Governo italiano credeva che Governo britannico desiderava ed aveva chiesto collaborazione sulla questione e che riconoscimento britannico in ogni modo non avrebbe avuto luogo prima 3 o 4 mesi»·

(l) -La minuta è di pugno di Mussolini. (2) -Pubblicato al n. 622.
630

NOTA DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL COMMISSARIO DEL POPOLO PER GLI ESTERI SOVIETICO, ClCERIN

421. Roma, 7 febbraio 1924.

Mi è grato parteciparLe in occasione della firma del Trattato di Commercio, qualmente in armonia con le dichiarazioni da me fatte alla Camera dei Deputati il 30 novembre u. s. avevo dichiarato nella seduta di chiusura della Conferenza per il Trattato predetto, tenutasi il 31 gennaio u. s., che essendo raggiunto l'accordo, consideravo come risolta la questione del riconoscimento de jure del Governo della Unione delle Repubbliche Socialiste Soviettistiche. Il Governo Italiano provvederà pertanto senz'altro alla nomina dell'Ambasciatore presso il Governo dell'Unione, ed in questo modo intendo che a partire da oggi 7 febbraio 1924 i rapporti politici normali sono definitivamente stabiliti tra i due Paesi.

Nell'esprimerLe la mia fiducia che la data d'oggi segnerà l'inizio di una opera feconda di bene nell'interesse dei due paesi, voglia gradire, signor Commissario del Popolo, gli atti della mia alta considerazione (1).

631

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL CAPO DELLA DELEGAZIONE ECONOMICA A MOSCA, PATERNÒ

T. GAB. s. 105. Roma, 8 febbraio 1924, ore 1,15.

Decifri Ella stessa.

Suo telegramma Gab. n. 30 (2).

Le sono molto grato dell'azione spiegata e dei risultati ottenuti tenendo sopratutto conto delle gravi difficoltà da superare. Questa delegazione ricevette istruzioni generiche in analogia a quelle dalla S. V. preannunziatemi, eccettuato però quelle relative alla precisa elencazione dei punti da rivedere. Per arrivare a formulare tale elenco che mai sarebbe riuscito preciso occorreva una lunga e non facile corrispondenza telegrafica che avrebbe indubbiamente ritardato di parecchi giorni la firma del Trattato. D'altra parte la dichiarazione nella forma richiesta da codesto Governo all'atto della firma pel riconoscimento ufficiale Soviet, avrebbe marcatamente distrutto nostra tesi priorità sull'Inghilterra perchè in tal caso indubbiamente data del nostro riconoscimento sarebbe coincisa con quella della firma e non avrebbesi potuto negare che veniva rilasciata a causa del precedente atto britannico.

In questa situazione, considerando pericolo dell'immediata nomina di un Ambasciatore inglese, (di cui telegramma della S. V. n. 31 (3)) ho deciso per evi· tare qualsiasi possibilità di sorprese, di giungere ad una definitiva sistemazione dei nostri rapporti politici con la Russia all'atto della firma del Trattato, in modo

da raggiungere oggi stesso una situazione nella quale l'Italia non può essere più oltrepassata. La S. V. si renderà più perfettamente conto della via da me prescelta con la lettura della nota (l) da me indirizzata a suo mezzo a Cicerin che le viene trasmessa con telegramma in chiaro.

Contemporaneamente alla firma si è dato luogo alla nota di riserva di cui al suo telegramma n. 30, ma redatta in forma generica. Si è stabilito perciò di tenere segreti i testi firmati fino a tanto che non siano note le modifiche da apportarvi.

Sono sicuro che la S. V. saprà sfruttare il gesto completo fatto dall'Italia, che d'altronde rafferma senza più alcun dubbio la sua posizione di prima linea per indurre codesto Governo a limitare al minimum le sue proposte di modificazione. In risposta al mio gesto io mi attenderei dal sig. Cicerin la immediata e completa ratifica.

(l) -Come si desume dalla minuta, la nota in uv primo tempo era stata indirizzata a Jordanskij. Cfr. il doc. n. 625. (2) -Pubblicato al n. 625. (3) -Tel. gab. segreto n. 273/31, trasmesso alle ore 12,43 e pervenuto alle 16,20 del giorno 7, non pubblicato.
632

IL GENERALE BODRERO AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. s. 286/83. Belgrado, 8 febbraio 1924, ore 18 (per. ore 19,55).

Decifri Ella stessa.

Commissione parlamentare per esame trattato di Fiume già nominata. Ho chiesto un giorno per l'esame documenti, è assolutamente favorevole. Ratifica quindi anche perchè Pasich vuole pronunciare un discorso si avrà lunedi sera. Nincich si propone di rispondere ai deputati cattolici croati che fanno opposizioni formali al trattato per Fiume che Santo Padre nella visita da lui e da Pasich fattagli li felicitò vivamente per gli accordi conclusi che costituivano una vera opera di pace che egli approvava di cuore. Inoltre che Cardinale Gasparri nel restituire la visita si compiacque come Segretario di Stato e come italiano per l'opera compiuta.

Ho creduto opportuno far sapere quanto precede a questo Nunzio Apostolico col quale sono in ottimi termini e che secondo Nincich esercita una reale influenza su questi deputati onde possa influire sul loro atteggiamento.

633

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA

T. GAB. s. 108. Roma, 8 febbraio 1924, ore 20.

Decifri Ella stessa. È noto come atto inconsulto di Mac Donald mi abbia creato difficoltà gravi per la conclusione del Trattato con il Governo dei Soviet e come già manife

stavasi anche pericolo che pubblico italiano venisse a conoscenza richiesta sop. pressione clausole favorevoli all'Italia da parte Russi per causa del gesto di codesto Governo.

In questa situazione sarebbe stato doppiamente dannoso ulteriore rinvio firma del Trattato e per procedervi ho dovuto impegnarmi all'immediata nomina Ambasciatore.

Naturalmente modo di procedere di Mac Donald e mie precedenti dichiarazioni rendono superflue ulteriori comunicazioni a codesto Governo su quest'argomento. Ma se V. E. lo stimasse conveniente potrebbe in modo opportuno far giungere a S. M. il Re Giorgio qualche spiegazione circa nostra decisione resa indispensabile dalla condotta del suo Governo.

(l) Pubblicata al n. 630.

634

IL CAPO DELLA DELEGAZIONE ECONOMICA A MOSCA, PATERNO', AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. P. 282/35. Mosca, 8 febbraio 1924, ore 20,40 (per. ore 2 del 9). Profondamente grato soddisfazione manifestata preziosa ricompensa mio lavoro. Fatta comunicazione messaggio V. E. Cicerin ringrazia vivamente esprime a V. E. sua ammirazione per gesto compiuto persuasione che Italia guidata da lei raggiungerà sicuramente suoi alti destini. Cicerin tenuto riaffermare sua fede proficua collaborazione due paesi. Annunzio speciali feste,ggiamenti onore Italia appena cessato lutto cioè 21 febbraio. Impressione su Governo e opinione

pubblica partiti estremi è vantaggio di gran lunga superiore riconoscimento inglese. Governo voluto consacrare film cinematografica cerimonia consegna nota

V. E. Cicerin dà ordine Jordanski assumere qualifica Ministro Plenipotenziario intendendo che con dò codesta Ambasciata abbia titolare sia pure provvisorio cosi come avviene con questa R. Ambasciata. Mi ha autorizzato dare V. E. piena assicurazione circa segreto clausole trattati fintantochè non sia avvenuta ratifica Ricevuto istruzioni relative tale ratifica.

635

L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. s. 283/126. Londra, 8 febbraio 1924, ore 21,50 (per. ore 2,20 del 9). Vedrò Crowe domani per fargli comunicazione di cui al telegramma di V. E.

100 (1). Intanto informo V. E. che a quanto mi risulta Graham anche con telegramma privato e personale ha :ricevuto istruzioni di compiere ogni sforzo presso

V. E. per far risultare chiarimento che nel deplorevole incidente è assolutamente estraneo da parte britannica ogni pensiero politico e persuaderlo della buona fede da parte Mac Donald.

Per mia norma personale sarò grato a V. E. di telegrafarmi se nel suo pensiero «il cambiamento della situazione in senso favorevole agli interessi ed alla dignità dell'Italia > comprende una rapida conclusione dell'accordo italo-russo.

(l} Pubblicato al n. 626.

636

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL CAPO DELLA DELEGAZIONE ECONOMICA A MOSCA, PATERNÒ

T. GAB. UU. PRECEDENZA ASSOLUTA 110. Roma, 9 febbraio 1924, ore 12.

Decifri Ella stessa.

Manifestazioni soddisfazione che V. S. annunciami sono particolarmente gra

dite nonchè significative. Prego V. S. rilevare presso Cicerin utilità opportunità

di una sua immediata risposta ufficiale telegrafica a mia lettera di comunicazione

ufficiale rkonoscimento (1).

637

L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 848/175. Parigi, 9 febbraio 1924, ore 15 (per. ore 19).

Con mio telegramma 166 (2) ho riassunto il contenuto del futuro libro giallo dove il Governo francese si propone di porre in chiaro i termini in cui viene a trovarsi la questione della sicurezza francese nell'ora attuale. Questa decisione prelude ad un dibattito fra le due tesi probabilmente opposte. Benchè il primo Ministro inglese non abbia fatto conoscere le sue idee in proposito, sembra poco verosimile che il Governo inglese possa essere indotto a concludere con la Francia un patto di garanzia contenente clausole militari come quelle che Poincaré mise nel suo programma quando provocò la caduta di Briand. In tale previsione e senza anticipare i concetti che prevarranno in Inghilterra, dove probabilmente la questione della sicurezza s'impernierà sulla Società delle Nazioni, non è inutile esaminare la posizione che potrà essere presa dalla Francia. Il recente Trattato concluso con la Cecoslovacchia ed i termini in cui è redatto indicano la direzione della politica francese la quale tende a concludere accordi separati. di garanzia col maggior numero di Potenze europee, inclusa l'Italia, per costituire una serie di trattati conformi allo spirito della Società delle Nazioni in modo da renderle tutte solidali dello «statu quo » risultante dai trattati di Versailles San Germano ecc.... La Francia cercherà di condurre la Gran Bretagna ad aderire a tale punto di vista rilevando che la Società Nazioni ha ammesso la tesi degli accordi particolari nella sfera della Società. La situazione che si prospetta merita di essere seguita con molta attenzione; poichè vi è pure connessa la forma in cui potranno essere fissate le nostre relazioni con la Francia, che non possono prescindersi dalla situazione europea.

La stessa pace dell'Europa dipende dall'accordo che potrà farsi su questo punto, poichè non è da ritenere che la Francia possa consentire a che le con

dizioni della sua sicurezza stabilite dal Trattato di Versaglia vengano cancellate senza essere sostituite da una qualche forma di solidarietà interalleata, sia pure di carattere morale, e rimpiazzate da una funzione per se stessa vaga qual'è quella che può esercitare un organo come la Società delle Nazioni. La Francia sarebbe costretta a mantenersi su posizioni che a lungo andare rischierebbero di provocare ancora una volta la guerra in Europa. Si ritiene infatti che qualora nell'anno corrente potesse essere definita, come si spera, la questione delle riparazioni, la Germania riprenderebbe rapidamente prosperità e forza. Per cui, se nel tempo stesso non fosse definita la questione della sicurezza, Francia si troverebbe esposta da sola ad una azione di rivincita da parte della sua secolare nemica. Tutto ciò è del maggiore interesse per noi in vista di eventuali più intimi rapporti con la Francia, poichè come io facevo osservare ad un uomo politico francese, pure eliminando le cause di dissenso che sono speciali alla Francia e all'Italia, come per esempio la questione di Tunisi, l'Italia non poteva fare a meno di occuparsi della situazione continentale ed era portata a desiderare che la Francia uscisse dalla situazione di guerra in cui ora virtualmente si trova.

Gli esprimevo però il pensiero che fosse venuto il momento per la Francia di trovare una soluzione di carattere economico e politico tale che le permettesse di uscire dalla Ruhr in condizioni che salvaguardassero la sua sicurezza e potessero al tempo stesso essere accettate dall'Inghilterra, rassicurandola sopra i pericoli che questa temeva da una eccessiva prevalenza industriale della Francia. Mac Donald poteva essere l'uomo adatto a collaborare ad una siffatta soluzione, purchè gli si fosse data opportunità di proclamare un successo avendo egli come uomo nuovo, capo di un partito giovane, l'autorità ed il prestigio per fare accettare compromessi che non avrebbero potuto essere imposti dal Gabinetto conservatore che pure si dichiarava amico della Francia. Secondo il mio modo di vedere questa soluzione politico-economica poteva consistere nella costituzione di una regia interalleata sulle ferrovie tedesche, che assicurasse un controllo anche sulla eventuale mobilitazione della Germania, sopratutto nei paesi di frontiera, come pure nella costituzione di ,cointeressanze inglesi e francesi nelle industrie tedesche, specialmente in quelle della Ruhr e della Renania le quali alla loro volta controllerebbero le industrie stesse perchè non fossero adibite alla fabbricazione di materiali bellici.

Naturalmente a questa partecipazione contribuirebbe l'Italia, cosi per la questione della sicurezza che per prevenire qualsiasi manovra o decisione che potesse essere pregiudizievole ai suoi interessi, o non tenesse conto dei suoi bisogni, atteso che una partecipazione effettiva di carattere industriale era da escludersi da parte nostra per ovvie ragioni.

Era mia opinione che un tale contegno sarebbe riuscito assai più efficace della permanenza di guamigioni nella Ruhr, che non sarebbero state mai in grado di sorvegliare l'attività delle industrie tedesche e sarebbero state virtualmente prigioniere nelle loro caserme.

Il mio interlocutore convenne che i concetti da me espressi erano meritevoli di considerazione e mi disse che ad ogni modo si imponeva la necessità di trovare a breve scadenza una formula da sostituire a quella sin ad ora prevalsa, che potesse essere accolta dall'Inghilterra.

Le idee da me adombrate rendono possibile la evacuazione della Ruhr, potevano rappresentare per il Governo laburista appunto quel successo del quale io avevo fatto cenno. Ciò avrebbe reso più facile l'attuazione di quella istituzione degli accordi separati nell'ambito della Società delle Nazioni che nel momento presente specialmente interessa l'Italia e la Francia.

(l) -La minuta. del telegramma è di pugno di Mussolini. Per quanto si riferisce alla risposta richiesta a Cicerin, il cui testo non è stato rinvenuto. cfr. il seguente appunto senza data, con agni probabilità di Arlotta: c Caro Paulucct [Barone], Contarini crede che è forse preferibile non pubblicare il messaggio di Cicerin. A. •. (2) -Tel. n. 809/166, trasmesso alle ore l e pervenuto alle 3 del giorno 8, non pubblicato.
638

L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. P. RR. 296/129. Londra, 9 febbraio 1924, ore 21,25 (per. ore 15 dellO).

Decifri Ella stessa.

Mio telegramma Gabinetto 126 (1).

Mentre avevo chiesto fin da ieri vedere Crowe per fargli comunicazione

prescrittami col telegramma di V. E. gab. 100 (2), mi è pervenuto telegramma di V. E. 108 (3). Conseguentemente ho creduto opportuno ripetere a Crowe tutte le difficoltà in cui V. E. era venuta a trovarsi per il fatto di Mac aggiungendo che V. E. si era impegnato ormai definitivamente col Governo di Mosca per l'immediata nomina di un Ambasciatore. Crowe non ha fatto alcun rilievo in merito. Si è sforzato invece ad esprimere insistentemente suo rammarico per quanto era accaduto tra Roma e Londra. Nella conversazione che ne è seguita Crowe a titolo amichevole e personale ha osservato che in vista della situazione che si era purtroppo determinata dovevamo preoccuparci delle relazioni dei nostri due paesi adoperandoci insieme perchè del penoso incidente restasse minore traccia possibile. A tale riguardo mi ha detto confidenzialmente essergl1 giunta notizia che V. E. avrebbe accennato alla possibilità di una pubblicazione della corrispondenza intercorsa in proposito tra Roma e Londra. Egli nutriva fiducia e speranza che V. E. non contemplasse più tale eventualità mettendo in rilievo che una siffatta pubblicazione avrebbe scoperto persona stessa del Re Giorgio. Ad ogni buon fine credo opportuno segnalare a V. E. che la mia domanda di cui al mio telegramma 126 rispondeva ad una azione che mi proponevo svolgere e cioè fare impiegare influenza di Mac presso Governo russo per deciderlo alla firma del trattato italo-russo. E ciò perchè mi constava che Crowe avrebbe agito con impegno in tal senso. Conforme suggerimenti di V. E. non mancherò far pervenire opportunamente a S. M. Re Giorgio qualche spiegazione circa necessità in cui è venuto a trovarsi R. Governo per nomina Ambasciatore a Mosca .

. (l) Pubblicato al n. 635.

(2) -Pubblicato al n. 626. (3) -Pubblicato al n. 633.
639

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL MINISTRO A SOFIA, RINELLA

T. 424. Roma, 9 febbraio 1924, ore 24.

Da suo telegramma n. 23 (l) rilevo con rincrescimento che fra codesta R. Legazione e la Delegazione italiana presso la Commissione interalleata in codesta stessa residenza non vi sono i continui rapporti necessari per la più efficace tutela dei nostri interessi in codesto Paese. Se infatti la S. V. avesse avuto tempestiva notizia dei telegrammi da me diretti proprio di questi giorni al Conte di Carrobio sull'argomento in parola, si sarebbe reso perfettamente conto della quistione ed avrebbe potuto dare al riguardo ogni più opportuno schiarimento. Mentre telegrafo al Conte di Carrobio di comunicarle subito quei telegrammi, richiamo l'attenzione della S. V. sul fatto che mentre a tutela dei nostri interessi nei rapporti interalleati abbiamo insistito come insistiamo sulla giusta valutazione delle spese di occupazione da noi sostenute, praticamente il maggior vantaggio della linea di condotta da noi adottata ridonderebbe alla Bulgaria che vedrebbe accettata in pieno la proposta di transazione da essa fatta che sarebbe in vero suscettibile di molte osservazioni sia per l'ammontare della cifra offerta a tale titolo sia per le condizioni di pagamento ove il R. Governo non fosse animato da amichevoli disposizioni intese a facilitare la ricostruzione economica di codesto Paese. Che gli altri minori alleati fruiscano indirettamente di qualche vantaggio grazie alla buona disposizione del Governo italiano di favorire la sistemazione proposta dallo stesso Governo bulgaro non giustifica certo i commenti e le impressioni alle quali la S. V. accenna nel telegramma anzidetto.

640

IL MINISTRO A SOFIA, RINELLA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. s. 299/25. Sofia, 10 febbraio 1924, ore 15 (per. ore 17,15).

Mio telegramma 20 (2).

In questi circoli dirigenti perdura amarezza e incertezza circa esatta portata accordo italo-jugoslavo. Ministro Affari Esteri mi ha fatto comprendere che formulazione articolo 2 patto amicizia lascia supporre sia stato previsto caso incursione bande Macedoni ciò che è motivo di continue preoccupazioni nelle relazioni bulgare con la Serbia. Questa ha sempre avanzato accuse e reclami per pretesa organiz~azione bande su territorio bulgaro mentre tale organizzazione si è mostrata agevolata in Se:rbia a scopo provocazione e per suscitare compii

cazioni a mezzo dei fuorusciti agrari e comunisti che hanno trovato favorevole accoglienza. Ho rilevato che a mio avviso patto Roma va considerato anche per le relazioni bulgaro-serbe come elemento importante chiarificazione potendo ora Italia agire più efficacemente Belgrado in eventuali difficoltà nell'intéresse della pace nei Balcani. Essendo opportuno non lasciare consolidarsi falsa e inesatta situazione a noi sfavorevole prego V. E. esaminare convenienza che io faccia a nome R. Governo dichiarazioni rassicuranti per ristabilire in queste sfere dirigenti e quindi nell'opinione pubblica sentimenti fiducia e devozione verso Italia che andavano prenc~endo sempre più maggiori radici.

(l) -Tel. n. 812/23, trasmesso alle ore 22,30 del giorno 7 e pervenuto alle 5 del giorno 8, non pubblicato, relativo ad alcune sfavorevoli reazioni bulgare all'accordo italo-iugoslavo, per quanto riguardava il problema delle spese di occupazione. (2) -Tel. 672/20, trasmesso alle ore 22 del giorno l e pervenuto alle 3,50 del 2, non pub· blicato, relativo alle negative reazioni dell'opinione pubblica bulgara all'accordo italo-iugoslavo.
641

IL MINISTRO AD ATENE, MONTAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 887/57. Atene, 10 febbraio 1924, ore 22,35 (per. ore 1,30 dell'll).

Diretto oggi stesso nota a questo Ministero Affari Esteri informandolo avere riassunto direzione questa legazione. Non riscontrando motivi nè formali nè sostanziali in contrario mi propongo prendere subito contatto con questo Ministero Affari Esteri allo scopo sollecitare in questa mia breve permanenza Atene soluzione di almeno alcune delle vertenze che più stanno a cuore a codesto Ministero.

642

IL MINISTRO AD ATENE, MONTAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 909/59. Atene, 11 febbraio 1924, ore 23 (per. ore 24).

Mio telegramma 57 (1).

Questo Presidente del Consiglio e Ministro degli Affari Esteri ha stamane prevenuto mia visita che mi disponevo a fargli oggi stesso venendo alla Legazione.

Kafandaris si è trattenuto in prolungato cordiale e deferente colloquio. Mi ha dichiarato essere proposito di Venizelos e dell'attuale gabinetto, che segue le direttive di quello, di stabilire stretti rapporti di amicizia coll'Italia che è la prima grande potenza con la quale la Grecia ha tutto l'interesse d'intendersi. Essere proposito dei medesimi di liberarsi da qualsiasi vincolo di dipendenza politica da altre Potenze. Ho preso atto della sua dichiarazione e manifestato il mio compiacimento. Ho d'altra parte profittato della circostanza per fargli intendere chiaramente che attendiamo attestato palpabile di bili buone disposizioni colla pronta favorevole soluzione di almeno alcune delle varie vertenze che da tempo restano sospese. Il Ministro mi ha assicurato che da parte sua è in tale ordine di idee. Siamo rimasti d'accordo che domani mattina gli restituirò

442_

la visita al Ministero e lo intratterrò sulle questioni che maggiormente urge liquidare. Questo pomeriggio lascerò la mia carta da visita a Venizelos a titolo cortese atto personale che trae motivo dai rapporti diretti che avemmo a Losanna.

(l) Pubblicato al n. precedente.

643

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA

T. GAB. (P. R.) 16. Roma, 11 febbraio 1924, ore 24.

Suo telegramma gab. 121 (1). Tutto quanto si è detto nella stampa circa suo richiamo è assolutamente fantastico. Del resto è stata fatta qui recisa smentita sulla stampa.

644

IL MINISTRO A PRAGA, CHIARAMONTE BORDONARO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 919/36. Praga, 12 febbraio 1924, ore 12 (per. ore 16).

Mio telegramma 35 (2).

Campagna contro pagamento oneri finanziari imposti Cecoslovacchia trattato di pace dilaga in tutta la stampa. Ceskeslovo organo di Benès protesta contro tentativi comunisti sfruttare questione a scopo di opposizione. Sostiene ingiuste decisioni Commissione riparazioni ed afferma che Cecoslovacchia si solleverebbe contro trattamento che non fosse almeno uguale a quello fatto alle nazioni vinte. Aggiunge che la questione non essendo stata ancora regolata non bisogna agitar.si nè lasciarsi trascinare da pressioni di parte. Venkov organo del Presidente del Consiglio calcola pagamento 20 miliardi riparazioni rovinoso per economia cecoslovacca, sostiene che la questione deve far parte integrante del programma generale riparazioni e non essere trattata a parte, afferma che si vuole infliggere Cecoslovacchia immeritata punizione. Altri giornali prendono posizione nello stesso senso. Specialmente violenti sono Narodni Lioty National. Sostiene Czecoslovacchia non si adatterà ingiuste pretese, l'insistere sulle quali provocherebbe conseguenze enormi politiche e unirebbe tutta la nazione in una resistenza. Accenna all'Italia senza nominarla in una frase in cui. dice che la Cecoslovacchia non si lascierà dissanguare per indennizzare uno Stato che ha fatto dopo la guerra i più grandi acquisti territoriali non coperti nemmeno dal principio di autodecisione ed il cui regime si avvicina in modo impressionante a quello imperialista contro il quale fu condotta la guerra. Questa campagna che ha avuto agio di svilupparsi pel ritardo di una nostra decisione avrebbe

potuto forse essere evitata se dopo il mio telegramma del 30 gennaio (1) fossi stato in grado dare una risposta a Benès da lui più volte sollecitatami. Quantunque questione, divenuta di dominio pubblico, è ora fortemente pregiudicata farò il possibile per mantenerla nei suoi giusti limiti in attesa di istruzioni di V. E. Ho voluto informare V. E. di quanto precede perchè V. E. sappia quale maggior resistenza dovremo affrontare a sostegno del nostro punto di vista.

(l) -Pubblicato al n. 629. (2) -Tel. n. 834/35, trasmesso alle ore 19 e pervenuto alle ore 21 del giorno 8, non pubblicato.
645

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINIS'fRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINl, ALL'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, SUMMONTE

T. 453. Roma, 12 febbraio 1924, ore 15,25.

Per norma sue comunicazioni a codesto Governo, tengo farle presente seguenti considerazioni circa Trattato italo-russo testé firmato:

Il R. Governo pur tenendo conto nostri vitali interessi economici nello stabilire basi futuri rapporti colla Russia è stato sopratutto guidato dal convincimento che ogni atto diretto a risolvere attuale situazione internazionale Russia e a facilitare ritorno dello Stato e dell'economia russa nella sfera dell'attività politico-economica mondiale si risolve in effettivo vantaggio pace e prosperità generale con particolare riguardo penisola balcanica.

Superando infatti notevoli difficoltà accordare due sistemi economici tanto diversi, Italia rivendica merito di avere per la prima affrontato studio e soluzione di un difficile problema, a beneficio di tutti, mentre d'altra parte, ponendo i russi sempre più nettamente di fronte principi dell'economia occidentale ed iniziando stretta connessione dei loro interessi con tale economia ritiene avere adottato arma più efficace per provocare ed affrettare evoluzione pratica economia russa verso principi compatibili coi nostri.

Inoltre, togliendo barriere diplomatiche e riconoscendo Governo russo perde importanza per Mosca costosa propaganda comunista e togliesi -insieme ai partiti estremi -punto d'appoggio morale in un mondo comunista per sè stante in opposizione e negazione aJ. mondo borghese.

Per quanto riguarda russi vecchio regime è convincimento R. Governo che la scomparsa ultima larva loro rappresentanza diplomatica e consistenza statale sia per riuscire benefica alla parte tecnicamente e intellettualmente migliore fuoriusciti russi distruggendo vane speranze troppo lungamente ed interessatamente coltivate, ponendoli per forza di fronte al problema loro rapporti con nuovo regime creando loro necessità collaborazione patria. Tali elementi se costretti a dimettere sogni di riconquista porterebbero certamente valido con· tributo accelerare evoluzione Russia.

Per quanto riguarda particolarmente Jugoslavia, la S. V. potrà aggiungere che R. Governo, ispirandosi suoi sentimenti amicizia e collaborazione con codesto, è disposto valersi sua posizione favorevole di fronte Russia e interporre suoi buoni uffici per qualsiasi cosa possa interessare codesto Governo al riguardo.

(l) Cfr. la nota 2 a pag. 447.

646

IL SEGRETARIO GENERALE DEGLI ESTERI, CONTARINI, AL MINISTRO A SOFIA, RINELLA, E AL DELEGATO ALLA COMMISSIONE DELLE RIPARAZIONI A SOFIA, CARROBIO

T. GAB. (P. R.) P. S. 21. Roma, 13 febbraio 1924, ore 24.

Decifri Ella stessa.

Credo necessario riferire in via amichevole confidenzialmente per opportuna norma che S. E. Mussolini mi ha detto testualmente: c Attiro sua attenzione su azione discorde e non efficace che svolgono Rinella e Carrobio a Sofia. Bisogna liquidarli ». Occorre rimediare per evitare provvedimenti.

647

IL GOVERNATORE MILITARE DI FIUME, GIARDINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 312/1742. Fiume, 14 febbraio 1924, ore 16,30 (per. ore 18,30).

Pervenutemi ieri firma Finzi disposizioni preparatorie elezioni politiche nonchè schema decreto per estensione legge elettorale politica a questo territorio. Stamane invece Capitano Host Venturi che si dice autorizzato da V. E. mi afferma che elezioni politiche qui non avranno luogo. Prego V. E. darmi conferma tale nuovo orientamento anche per poter far cessare agitazione già pronunciatasi fra gruppi locali per effetto designazione candidati.

648

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL GOVERNATORE MILITARE DI FIUME, GIARDINO

T. 1494. Roma, 15 febbraio 1924, ore 23.

Telegramma di V. E. n. 1742 (1).

Per Fiume si faranno elezioni a parte mancando il tempo per preparare le liste ed essendo necessario prima di convocare gli elettori che la situazione a Fiume si sia definitivamente stabilizzata.

Ne informo direttamente S. E. Finzi (2).

649

IL CAPO DELLA DELEGAZIONE ECONOMICA A MOSCA, PATERNÒ, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. 323/51. Mosca, 16 febbraio 1924, ore 16,10 (per. ore 19,20).

Decifri Ella stessa. Ricoff che ho veduto in udienza di congedo mi ha incaricato esprimere

V. E. suoi vivi ringraziamenti per firma trattato; ha aggiunto che Russia deve

(2} La minuta è di pugno di Mussolini.

a V. E. se altre Potenze si sono messe sulla via del riconoscimento. Egli spera e ha su ciò insistito particolarmente che grazie alla di lei autorità a V. E. riuscirà ricondurre la pace in Europa, pace politica e economica. Per gli speciali interessi italo-russi Ricoff si è particolarmente raccomandato perchè Io esponga a V. E. a viva voce tutto ciò che due Paesi potranno compiere pel comune bene. Ha infine pregato di assicurarLa che egli non permetterà mai che una propaganda comunista russa tenti penetrare in Italia. Su questa importante conversazione avrò l'onore di intrattenere V. E. al mio prossimo arrivo. Ricoff ha avuto per me vive parole di riconoscenza. Quanto precede sarà da me con tutti i particolari riferito Conte Manzoni.

(l) Pubblicato al n. precedente.

650

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, SUMMONTE

T. GAB. PRECEDENZA ASSOLUTA 121. Roma, 16 febbraio 1924, ore 20.

Condivido pienamente parere circa necessità che ratifica da parte governo

S.H.S. non subisca ritardi ulteriori che potrebbero essere variamente ed anche obliquamente interpretati. Mentre formulo augurio per Nincich r~tengo che se Peric può sostituirlo efficacemente nella difesa del resto non difficile di un trattato che ha definito i rapporti fra i due Paesi e costituisce uno degli elementi più importanti di pace per tutta Europa V. S. può promuovere opportuni passi presso Pasich (1).

651

IL SEGRETARIO GENERALE DELLA ASSOCIAZIONE NAZIONALE «DALMAZIA», RONCAGLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

L. s. Roma, 16 febbraio 1924.

Da un personaggio croato, in intimo contatto con Radic, mi è stato comunicato da Vienna come informazione proveniente da sicura fonte croata quanto appresso:

« Mussolini e Pasic si sono segretamente accordati sui seguenti punti:

l) In caso di torbidi interni in Jugoslavia, l'Italia si obbliga a mandare truppe in aiuto, se richiestane. In ogni caso, essa conserverà una benevola neutralità verso Belgrado.

2) L'Italia acconsente a che la Jugoslavia, a momento opportuno, occupi Salonicco e il suo retroterra, e in contraccambio riceve dalla Jugoslavia delle concessioni territoriali in Dalmazia.

Queste notizie hanno suscitato una grande impressione in Croazia, specie nei circoli italofili. Si deve principalmente a questi la decisione di mandare

alla Scupcina i deputati Radiciani, per tentare di mandare a monte il Patto

di Roma:..

Seguono considerazioni sul « pericolo italiano » e la sua possibile ritorsione

contro l'Italia stessa, indi il personaggio conclude: «Qualche pronta smentita,

da parte almeno della stampa ufficiosa, gioverebbe molto a calmare gli animi».

Non potendo io smentire nulla pubblicamente, visto che nulla sinora è

apparso in pubblico, ho fatto rispondere dichiarando di ritenere inventate le

notizie da chi può avere interesse di mandare a vuoto gli accordi ora conclusi;

e mi è stato facile dar ragione di questa mia opinione, rilevando le assurdità

anche troppo palesi che si contengono nelle notizie stesse, la cui concezione

ha, in qualche punto, dell'infantile, tanto appare ingenua.

Vedrà V. E. nella sua alta saggezza, se e come sia il caso di provvedere

altrimenti (1).

(l) La minuta è di pugno di Mussolini.

652

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL MINISTRO A PRAGA, CHIARAMONTE BORDONARO

T. 507. Roma, 17 febbraio 1924, ore 2,30.

In seguito suoi telegrammi nn. 24 e 25 (2) dopo rinnovate insistenze presso Ministro delle Finanze ero riuscito indurlo ad una proposta di formula conciliativa. Stavo quindi per telegrafarle nei seguenti termini:

«Malgrado gravi difficoltà che presenta questione pregola comunicare al signor Benès che per dimostrargli spirito amichevole del quale sono animato non sarei alieno dal prendere in esame una formula che dicesse che la questione dei beni ceduti e dei buoni di liberazione verrebbe regolata mediante accordi diretti prima del l gennaio 1926 in base a criteri equitativi che tenessero conto del modo come saranno regolati gli altri maggiori obblighi finanziari internazionali derivanti dalla guerra». Essendomi però sopraggiunto il suo telegramma n. 36 (3) debbo francamente dichiarare che non posso ammettere un atteggiamento avente quasi carattere di sopraffazione. Premetto che dai termini e dalla intonazione del suo telegramma non appare che la S. V. si sia reso sostanzialmente conto della questione che si dibatte. Il pagamento dei buoni trasferiti non ha nulla a che vedere con le riparazioni dovute all'Ungheria. Trattasi di rimborso del valore di beni effettivamente posseduti ed il cui importo deve essere ripartito fra gli alleati secondo la percentuale di Spa. La Cecoslovacchia non deve pagare questi suoi debiti all'Ungheria, ma agli alleati e fra essi in prima linea all'Italia la quale ha riguardo al provento di tali beni un interesse preponderante perchè come è noto essa è la sola che abbia una quota di riparazioni austriache ed ungheresi superiori a quelle delle riparazioni germaniche. Francia ed Inghilterra si trovano in situazione inversa.

Il signor Benès potrà insinuare che si voglia infliggere alla Cecoslovacchia un trattamento peggiore che ai vinti ma quella tesi non ha alcun fondamento di fronte alla realtà che cioè i Paesi vinti non hanno avuto ceduti di questi beni. Al contrario la tesi di Benès imporrebbe all'Italia un doppio sacrificio e cioè la rinuncia alle riscossioni immediate delle quote di riparazioni ungheresi ed il rinvio della esazione della sua quota per l'importo dei beni ceduti. Queste affermazioni sono assiomatiche ed è vano discuterne.

Ella quindi ben comprende come invano si tenti di capovolgere i termini della questione e come non tocchi a noi di ricondurla nei suoi giusti limiti.

Che se il signor Benès e certa stampa cecoslovacca conducono una campagna palesemente basata su termini inesatti adoperando un linguaggio poco amichevole otterranno risultati diametralmente opposti a quelli che si propongono e si assumono non lievi responsabilità.

Il R. Governo ha dovuto in questi ultimi tempi esercitare una azione assidua e non facile presso la stampa italiana per trattenerla dall'attaccare Benès e la sua politica, ma tale azione non avrebbe certo alcuna efficacia il giorno in cui fossero noti i veri termini di questa controversia e la tesi quasi ricattator~ sostenuta da Benès.

I commenti che in tal caso la stampa italiana non mancherà di fare e con ragione non gioverebbero nè al signor Benès nè ai buoni rapporti tra i due paesi. E poichè il Governo Italiano non ha in tutto ciò alcuna colpa ricadrebbe su lui la responsabilità delle conseguenze. Sono convinto che oggi più che mai è necessaria alla Cecoslovacchia l'amicizia dell'Italia e quindi l'acuire il sentimento di malcontento che già qui serpeggia per un paese che è accusato di ingratitudine non sembrami sia opera politicamente molto utile.

(l) -Annotazione di pugno di Mussolini: c balle •. Con lettera riservata n. 5690/89 del 2 marzo indiril'!Zata al comandante Giovanni Roncagli, Mussolini smentiva la notizia. (2) -Tell. nn. 614/24 e 624/25, trasmessi rispettivamente alle ore 13,35 e 19,30 e pervenutialle 16, 20 e 21,35 del 30 gennaio, non pubblicati, relativi al prestito ungherese e all'atteggiamento del governo cecoslovacco in merito a questo problema. (3) -Pubblicato al n. 644.
653

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA

T. GAB. s. 127. Roma, 17 febbraio 1924, ore 21,45.

Decifri Ella stessa. Nessuna comunicazione di politica generale mi è pervenuta da parte di V. E. posteriormente al suo telegramma Gab. 129 del 10 febbraio (1).

In esso era detto che Crowe, esprimendo insistentemente suo rammarico per quanto era accaduto, aveva osservato che b1sognava sopratutto preoccuparsi delle relazioni dei due Paesi, e fare in modo che del penoso incidente restasse minor traccia possibile. Per tali dichiarazioni e in considerazione del contraccolpo che una crisi nei rapporti italo-inglesi avrebbe recato al problema della Ruhr e alla situazione politica generale in Europa, mi sono astenuto da ogni manifestazione che potesse aver conseguenze dannose ed ho anzi fatto spiegare ogni possibile azione sulla stampa per impedire che dilagassero disr.ussioni e critiche sull'accaduto.

Quest'azione ha avuto efficaci risultati, ma occorre non dissimularsi che essi possono essere distrutti da un momento all'altro da un ritorno a discussioni intempestive fomentate da qualche avversario se non si giunga in modo esplicito e formale a chiarire, anche nel pubblico, quale sia la vera portata dei rapporti fra l'Italia e l'Inghilterra dopo l'avvento al potere del governo laburista. Per un complesso di circostanze, in parte forse anche fortuite, nessuna conversazione esiste ora fra i due governi, e nel pubblico potrebbe generarsi l'impressione che siano stati fra di essi troncati i rapporti.

Io non ho avuto recente occasione di fare delle dichiarazioni di politica estera, ma Mac Donald nelle sue frequenti manifestazioni ha dovuto astenersi da qualsiasi lontano accenno all'Italia. Tale assoluto silenzio nei riguardi di una Potenza di 48 milioni di abitanti che fa parte della Intesa e la cui azione è indubbiamente di una importanza fondamentale nell'attuale situazione politica dell'Europa finirà per provocare malevoli commenti che certo non gioverebbero a migliorare i rapporti tra i due popoli.

Nè bisogna dimenticare che molti nei due Paesi e all'estero per spirito di parte, se non per convinzione, avrebbero interesse ad accreditare la tesi dannosissima dal punto di vista internazionale che fra i due governi per le differenti loro origini non esiste possibilità di intesa. Mentre, in realtà se Mac Donald non ha mutato le sue idee sulla questione della Ruhr, sarebbe suo fondamentale interesse di curare la collaborazione dell'Italia, il cui punto di vista fra le grandi Potenze interessate si avvicina di più a quello della Gran Bretagna. E d'altra parte le decisioni che dovranno essere prese dopo le conclusioni degli esperti su molti punti fondamentali del problema delle riparazioni impongono nel reciproco interesse che il chiarimento dei rapporti itala-inglesi non sia più oltre differito.

Dopo quanto è accaduto sarebbe certamente consigliabile che Mac Donald facesse luogo a qualche gesto amichevole col quale potrebbe guadagnarsi tutta l'opinione pubblica italiana ed io non potrei che esserne soddisfatto. Ma dopo averle esposte le mie considerazioni non voglio imporre suggerimenti o limiti all'azione dell'E. V. !asciandola libera di agire nel modo e nel senso che reputerà più conveniente affinchè nell'interesse comune si cancelli l'impressione penosa di un atto inconsulto che può essere interpretato come poco amichevole verso l'Italia, riuscendo ad una situazione in cui possibilmente le relazioni fra i due paesi si presentino come cordialmente rafforzate.

(l) Pubblicato al n. 638.

654

L'AMBASCIATORE A MADRID, PAULUCCI DE' CALBOLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. 358/41/25. Madrid, 19 febbraio 1924, ore 17 (per. ore 20,30 del 20).

Faccio seguito a mio telegramma n. 21 di Gabinetto 11 (1) rimasto sino ad oggi senza risposta per informare V. E. del colloquio avuto ieri sera col generale de Rivera, presenti pure Sottosegretario di Stato per gli Affari Esteri Ba

34 -Do,umenti diplomatid -Serie VII -Vol. II

rengo. Il Presidente ripetè solite obiezioni sui due articoli concernenti localizzazione conflitto e cooperazione itala-spagnola nell'America Centrale Meridionale. Fece capire che i ~suoi colleghi del Direttorio si mostravano titubanti sottoscrivere patto segreto che prima o poi sarebbe stato conosciuto ed avrebbe provocato più fastidi all'Italia che alla Spagna. Che se Lord Curzon ed il Gabinetto conservatore vedevano con simpatia riavvicinamento itala-spagnolo, egli non sapeva ancora che cosa ne pensavano Mac Donald e Partito Laburista. Ad ogni modo, scritto o non scritto, l'unione intima e sincera esisteva fra i due Paesi e fra i due Governi e per il momento era inutile, se non dannoso, volere di più. Io suggerii, ed il Presidente accettò, che il nuovo Ambasciatore a Roma nel quale il Governo ha piena fiducia sia incaricato trattare della cosa con V. E. per eliminare ogni equivoco e serrare sempre più vincoli fra Spagna e Italia. Il Vinaza è al corrente di un accordo fatto al tempo clel Ministero Moret fra i due Governi pel Mediterraneo, accordo che potrebbe eventualmente servire di base per nuove trattative.

(l) Tel. gab. 310/35/21, trasmesso in realtà il giorno 12 alle ore 20,45 e pervenuto alle 3,30 del 13, non pubblicato, relativo al progettato accordo itala-spagnolo.

655

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA

T. GAB. 133. Roma, 19 febbraio 1924, ore 21;.20.

Quest'ambasciatore di Germania mi ha rimesso una nota documentata, di cui le spedisco copia per corriere (1), relativa alla conversazione in corso del Governo tedesco con quelli francese e belga sul regime della Ruhr e le riparazioni. Analoga comunicazione è stata fatta a codesto Governo.

Premesso che, per rendere possibile anche prima della definitiva soluzione delle questioni Renana e della Ruhr un modus vivendi nei territori occupati il Governo germanico si era limitato a raccomandare delle misure tecniche, la nota avverte che il governo germanico, nella speranza di indurre il governo francese ad un'attitudine più arrendevole per il modus vivendi, ha aderito al desiderio del signor Poincaré di estendere lo scambio di vedute a problemi generali. Tale estensione non intende però in alcuna guisa pregiudicare nè le risoluzioni dei Governi alleati, nè i pareri dei Comitati degli esperti, ma preparare anzi l'attuazione pratica di questi ultimi. Dichiara da ultimo che la comunicazione è fatta affinchè anche da Roma e da Londra possa venir preparato il terreno per le risoluzioni da prendersi dopo l'azione dei Comitati.

V. E. ricorda come per la costituzione dei Comitati degli Esperti, Italia e Inghilterra abbiano proceduto d'accordo e come una ta).e unità di intenti si verificÒ anche a proposito della precedente proposta di una conferenza economica con l'intervento degli Stati Uniti, la quale (pur non riuscita non per fatto italiano

-o inglese) rappresenta il punto di partenza per la costituzione dei Comitati degli Esperti attualmente in funzione. Le idee fondamentali italiane e inglesi circa il problema delle riparazioni, anche nei suoi aspetti più latl, non identiche si sono sempre mantenute assai vicine.

Non è errato affermare che questa analogia di vedute italo-inglesi che pure in altre occasioni evitò gravi complicazioni nell'interesse della pace europea, avrebbe potuto essere più feconda di risultati, se da parte del Governo inglese fosse esistita una maggiore determinazione di propositi.

Nella questione particolare del regime della Ruhr, nonostante la assenza di truppe di occupazione, Italia e Inghilterra sono direttamente e vivamente interessate (e così pure a quella della Renania), specie ora, che dalla semplice·considerazione di misure tecniche, si è passati all'esame di problemi generali. Il regime dei pegni produttivi e dei controlli tecnici da cui nn-suna soluzione sembra poter prescindere, vi è evidentemente e largamente connesso. D'altro canto i lavori degli esperti, superato ormai il periodo istruttorio, si avviano a quello conclusivo, in cui potrebbe assumere particolare importanza la collaborazione chiestaci da codesto Governo e da noi volenterosamente assicurata quando si iniziarono i lavori stessi.

L'odierno passo tedesco dovrebbe dare origine immediata di uno scambio di idee tra noi e ·codesto Governo, che definendo in modo costruttivo le vedute comuni potrebbe rappresentare un utile punto di partenza all'incerta situazione attuale, e in ogni caso, varrebbe a rendere edotti con reciproco vantaggio due Governi delle rispettive posizioni. Potrebbe inoltre dare anche inizio tra Roma e Londra a quelle aperture indispensaibili per preparare la Conferenza internazionale, a cui ha più volte accennato Mac Donald, nei termini da me sempre sostenuti, e cioè che possa dare buoni frutti, solo se chiamata a risolvere punti politici, dopo che attraverso l'elaborazione tecnica delle questioni un accordo di massima possa considerarsi raggiunto.

Vale anche far presente che l'odierna comunicazione accenna pure all'even

tualità (che ad ogni modo il Governo Italiano ed il Governo Inglese non possono

evidentemente trascurare) di un accordo economico e politico diretto tra Francia

e Germania· e della conseguente creazione di un gigantesco blocco industriale

e finanziario sul Reno e sulla Ruhr ·capitanato dalla Francia.

Quanto precede potrà opportunamente far parte delle conversazioni d'ordine

più generale che V. E. avrà certamente iniziato con codesto Governo in seguito

alle istruzioni da me impartite col mio telegramma di Gab. n. 127 del 17 cor

rente (1).

(l) -Non pubblicata.
656

L'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, SUMMONTE, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. 357/99. Belgrado, 19 febbraio 1924, ore 23 (per. ore 2,50 del 20). Votazione odierna hanno preso parte 147 Deputati. Hanno votato favorevolmente l'accordo 108 deputati radicali, 11 mussulmani macedoni e 4 tedeschi, complessivamente quindi 123 voti favorevoli. Hanno votato contro 16 democratici ed 8 agrari, complessivamente 24 voti sfavorevoli. Si sono astenuti dal par

tecipare alla votazione gruppo clericale sloveno (Korosec) e quelli mussulmani bosniaci; si è astenuta pure maggior parte deputati democratici.

Sloveni e mussulmani bosniaci hanno presentato insieme vibrata dichiarazione di protesta contro accordo e la politica di rinunzia del gabinetto Pasich accusandolo di aver mutilato la Croazia con la cessione di Fiume all'Italia.

Nell'opinione pubblica (che aveva seguito con estremo interesse dibattiti parlamentari svoltisi durante questi due giorni) si nota una generale impressione di sollievo.

(l) Pubblicato al n. 653.

657

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'ALTO COMMISSARIO A COSTANTINOPOLI, MAISSA, AL GOVERNATORE DI RODI, LAGO, E AL MINISTRO AD ATENE, MONTAGNA

T. RR. P. 532. Roma, 19 febbraio 1924, ore 24.

(Per Atene e Costantinopoli). In relazione alla recente corrispondenza telegrafica circa provvedimenti Santo Sinodo per Diocesi Dodecanneso e nomine nuovi Metropoliti, ho telegrafato al Governatore di Rodi quanto segue:

(Per Rodi). Suo telegramma 1254 e precedenti (1).

(Per tutti). Convengo con V. E. che non possiamo accettare provvedimenti Santo Sinodo i quali avrebbero dovuto in ogni caso essere con noi previamente concordati.

Una nostra acquiescenza comprometterebbe nostra situazione. Nell'imminenza però delle discussioni per la ratifica del Trattato di Losanna al Parlamento inglese conviene evitare una polemica che interessati potrebbero sfruttare a nostro danno nelle predette discussioni.

V. E. comprenderà quindi che, data la delicatezza della questione del Dodecaneso, non è nostro interesse sollevare questioni collaterali che si prestano ad essere presentate all'opinione pubblica specie anglosassone come indizi di preteso atteggiamento del R. Governo contrario alla libertà di coscienza di popolazioni allogene proprio nel momento in cui deve compiersi l'ultimo atto che le pone definitivamente sotto la nostra Sovranità.

In tali condizioni è opportuno cercare con ogni espediente di procrastinare ogni discussione sino alla ratifica del Trattato di Losanna senza compromettere la situazione.

Prego regolarsi in conformità.

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. RR. 364/167. Londra, 20 febbraio 1924, ore 22 (per. ore 9,10 del 21).

Decifri Ella stessa. Da informazioni pervenute ad alcuni miei colleghi risulta che l'avvento al potere dei laburisti in Inghilterra ha svegliato presso socialisti di altri paesi una

certa attività diretta ad agire al disopra dei propn Governi cercando solidarietà ed appoggio nel Governo britannico. In relazione a questo movimento è stato dato notare a Londra l'arrivo di vari socialisti forestieri. In questo momento, ad esempio, si trovano qui alcuni socialisti polacchi.

Miei colleghi ed io siamo perfettamente sicuri della correttezza del Presidente del Consiglio dei Ministri britannico ma questo lavorio intrapreso dai socialisti forestieri fra gli elementi che sono più vicini al Governo non può non destare una certa preoccupazione. Per quanto riguarda più particolarmente l'Italia non mi risulta almeno che socialisti italiani siano qui venuti o che comunque abbiano intrapreso attività di cui sopra rilevata da qualche mio collega.

Mi è stato dato invece constatare attività di origine non puramente socialista tendente a porre in non buona luce R. Governo presso opinione pubblica britannica specialmente nei riguardi della politica interna. Avendo infatti Times riprodotto notizie di incidenti elettorali nelle Puglie (deputati Velia e De Vittorio) ho colto l'occasione per fare rilevare al direttore stesso del giornale mia sorpresa perchè un fatto di semplice cronaca e non dissimile da altri avvenuti in Inghilterra nella recente campagna elettorale venisse presentato quasi come un sistema prevalente nella nostra lotta elettorale. Direttore si è scusato rilevando che per fatti da me rilevati si trattava di corrispondenza da Milano e che per quanto concernevalo doveva ricordarmi giudizio espresso dal Times in articoli editoriali riguardosi deferenti pel Governo fascista e per suo capo. Nel corso del colloquio ho dovuto tuttavia rilevare vari accenni alla nostra situazione interna (compressione fascista in Romagna) che non mi risulta abbiano fatto oggetto di speciali polemiche nei nostri giornali. Ho dovuto anche rilevare che in fatto di politica estera italiana la direzione del Times ha dirette informazioni che non solo non corrispondono a verità ma hanno carattere di tendenziosità.

Sono dovuto perciò giungere alla conclusione che mentre il Times, per quanto riguarda la direzione di Londra, ci è piuttosto favorevole (noti articoli editoriali per Giubaland e riparazioni, materia finanziaria ecc.) esso è tuttavia influenzato da notizie inviate dall'Italia dai corrispondenti da Roma e Milano e da altre sue speciali fonti d'informazione.

All'E. V. non mancherà il modo di sapere quali contatti hanno tali corrispondenti in Italia e chi abbia eventualmente interesse ad influenzare sfavorevolmente l'opinione pubblica britannica.

(l) Non pubblicato.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL GOVERNATORE MILITARE DI FIUME, GIARDINO

T. GAB. RR. P. 140. RO'·na, 21 febbraio 1924, ore 22.

Decifri Ella stessa.

Per motivi di carattere non politico S. M. è costretto ritardare sua venuta costì. Ritardo forse gioverà a compiere meglio preparativi solenni festeggiamenti.

Riterrei comunque preferibile che domanda formale di rinvio mi fosse indirizzata da V. E. non dovendo risultare che ritardo sia dovuto a desiderio di S. M. Probabilmente nuova data potrebbe essere quella del 16 (1).

660

L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. R. 370/168. Londra, 21 febbraio 1924, ore 22 (per. ore 9,50 del 22).

Nel mio primo colloquio con Mac Donald richiamai la sua attenzione sulla questione del Giubaland. Mi rispose che l'avrebbe esaminata con spirito di giustizia. Di poi in conversazione personale al Foreign Office mi fu segnalata opportunità di non aprire subito tale questione per lasciare che il nuovo Ministro si orientasse opportunamente. Cosi stavano le cose allorchè una risposta assai vaga del Governo ai Comuni, su tale argomento, ha sollevato un certo numero di interrogazioni. A queste tanto il Primo Ministro che il Sottosegretario di Stato agli Esteri si erano limitati a rispondere che la cessione del Giubaland all'Italia era in dipendenza dell'articolo 13 del Trattato di Londra. Iersera invece rispondendo ad una nuova interrogazione Sottosegretario di Stato dichiarò giusta resoconto del Times: «Circa cessione Giubaland un accordo fu raggiunto fra lord Milner e Scialoja nell'aprile 1920. I negoziati non hanno ancora raggiunto una conclusione perchè Governo italiano ha chiesto maggiori concessioni territoriali che il Governo britannico non vede come poter soddisfare. Qualunque accordo dovrà naturalmente includere una equa sistemazione in rispetto alla connessa questione dello statuto definitivo del Dodecanneso ». Sottosegretario di Stato ad analoga domanda ha replicato che non credeva che potesse aver luogo una immediata soluzione della questione.

Come V. E. rileverà Sottosegretario di Stato ha rimesso la questione nei termini preesistenti al mio ultimo negoziato. E cioè ha ignorato le mie finali d~chiarazioni verbali a Curzon (mio telegr. 60 (2)) dimostrando cosi che il nuovo Governo condivide pienamente il parere dell'antico Segretario di Stato e di seguirne in questa questione strettamente le orme e le raccomandazioni (fine dello stesso mio telegramma Gab. n. 60).

In tale stato di cose non mi pare che dichiarazioni surriferite del Sottosegretario di Stato possano essere lasciate passare senza U"la controdichiarazione italiana. Segnalo nuovamente a V. E. quanto ebbi già a significare circa necessità di mettere per iscritto ed in modo formale nostro punto d~ vista e la base giuridica e politica su cui riposa (mio telegramma Gabinetto n. 30 (3)). Ciò stante

V. E. vorrà giudicare tenore e forma della eventuale nostra controdichiarazione la

quale per aver maggiore efficacia dovrebbe essere resa egualmente di pubblica ragione anche allo scopo di influenzare opportunamente questa opinione pubblica per ulteriore svolgimento questione. Per la necessaria norma di azione e di linguaggio sarò grato a V. E. farmi conoscere appena possibile sue decisioni.

(l) -La data precedentemente stabilita annunciata da Mussolini nella sua relazione in merito alle trattative italo-iugoslave, fatta nella riunione del consiglio dei ministri del 21 febbraio e pubblicata dalla stampa del giorno successivo, era il 2 marzo. La notizia del rinvio al 16 marzo fu data dalla stampa del 24 febbraio, motivata da una indisposizione del re. (2) -Pubblicato al n. 584. (3) -Pubblicato al n. 558.
661

IL GOVERNATORE MILITARE DI FIUME, GIARDINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. RR. P. 372/1846. Fiume, 22 febbraio 1924, ore 11,20 (per. ore 12,35).

Rispondo al telegramma di V. E. 140 (1).

Riferendomi mia lettera programma 2 corr. confermo ritenere di improrogabile urgenza risolvere talune questioni fondamentali specialmente relative finanze commercio industria prima che intervenga nuova situazione che si presenterà immediatamente dopo formale annessione. A mio avviso da tali risoluzioni tempestiv·e può dipendere molto dell'avvenire e perciò debbono avere precedenza su ogni altra per evitare di essere sorpresi da più rapide decisioni di altri. Sottopongo pertanto a V. E. se non convenga differire proclamazione annessione per consentirmi venire a Roma appena eseguita ·cessione Delta Porto Baros e territori. Prego rispondere d'urgenza. Segue telegramma 1847.

662

IL GOVERNATORE MILITARE DI FIUME, GIARDINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. RR. P. 373/1847. Fiume, 22 febbraio 1924, ore 12,.20 (per. ore 13,35).

Seguito telegramma 1846 (2).

Addobbo città fu eseguito fin dai festeggiamenti popolari del 27 gennaio. Dopo annunzio prossima visita S. M. fu ancora perfezionato cosicchè non potrei in alcun modo addurre in questo campo plausibile richiesta di rinvio tanto più che io stesso ho imposto limitazione nuovo apprestamento in obbedienza telegr. di V. E. devolvere quattro quinti somma assegnatami alla beneficenza. D'altra parte lavori preparatori applicazione trattato sono stati condotti in modo che esecuzione sarà rapidissima; neppure questa offre quindi motivo rinvio. Cittadinanza tranquilla attende con comprensibile ansia annunziata solennità. Non avrei dunque alcuna ragione concreta per giustificare richiesta rinvio all'infuori di quella da me addotta nel mio telegramma precedente; la quale toccando direttamente interessi sentiti dalla popolazione farà meglio accettare ritardo senza spegnere entusiasmo.

(l) -Pubblicato al n. 659. (2) -Pubblicato al n. precedente.
663

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL GOVERNATORE MILITARE DI FIUME, GIARDINO

T. GAB. P. S. PRECEDENZA ASSOLUTA 142. Roma, 22 febbraio 1924, ore 22.

Decifri Ella stessa.

Suoi telegrammi nn. 1846 e 1847 (1).

Sono convinto improrogabile urgenza risolvere preventivamente talune questioni fondamentali specialmente relative finanze commercio industria. Sollecito

a tal uopo pratiche ancora non risolute. Sembrami rhe questa opportunità possa

essere la ragione plausibile del rinvio. Pregola tuttavia non muoversi da Fiume

per un solo istante finchè situazione non siasi assolutamente solidificata e quindi

dopo venuta di S. M. Pregola telegrafarmi.

Confermale stasera scambiate ratifiche e pubblicato decreto legge per ren

dere esecutivi accordi (2).

(l) -Pubblicati ai nn. 1161 e 6112. (2) -È il R. D. n. 211, col quale veniva istituita la provincia del Carnaro. Con altro R. D. in pari data n. 213 il generale Giardino veniva nominato c Governatore della Provincia del Carnaro •·
<
APPENDICI

APPENDICE I

AMBASCIATE E LEGAZIONI DEL REGNO D'ITALIA ALL'ESTERO

(Situazione at gennaio 1924)

AFGANISTAN

Kabut -PATERNÒ di MANCHI di BILICI nob. Gaetano, inviato straordinario e ministro plenipotenziario (assente).

ALBANIA Durazzo -DURAZZO marchese Carlo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario. ARGENTINA Buenos Ayres -CoLLI DI FELIZZANO conte Giuseppe, inviato straordinario e ministro plenipotenziario. AUSTRIA Vienna -ORSINI BARONI Luca, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

BELGIO Bruxelles -S. E. RusPOLI Mario principe di Poggio Suasa, ambasciatore.

BOLIVIA La Paz ~ AGNOLI RuFFILLO, inviato straordinario e ministro plenipotenziario (residente a Lima). BRASILE Rio de Janeiro -S. E. BADOGLIO Pietro, ambasciatore.

BULGARIA Sofia -RINELLA Sabino, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

CECOSLOVACCHIA

Praga -CHIARAMONTE BoRDONARO Antonio, inviato straordinario e ministro plenipotenziario. CILE Santiago -CASTOLDI Fortunato, inviato straordinario e ministro plenipotenziario. CINA Pechino -CERRUTI Vittorio, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

COLOMBIA Bogotà -MANACORDA Aroldo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

COSTARICA

S. Josè de Costarica -N. N.

CUBA

Avana -NASELLI Gerolamo, conte e nobile di Savona, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

DANIMARCA

Copenaghen -DELLA ToRRE DI LAVAGNA conte Giulio, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

EGITTO Cairo -ALDROVANDI MARESCOTTI Luigi conte di Viano, inviato straordinario e ministro plenipotenziario. EQUATORE Quito -FILETI Vincenzo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

ESTONIA RevaL -AMADORI GIOVANNI, reggente la legazione (residente a Riga).

ETIOPIA

Addis-Abeba -MACCHIORo VIVALBA Gino, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

FINLANDIA

Hel.singfors -KELLNER Gino Lodovico, incaricato d'affari.

FIUME Fiume -CAsTELLI Michele, reggente la legazione.

FRANCIA Parigi -S. E. RoMANO AvEZZANA barone Camillo, ambasciatore.

GERMANIA BerLino -S. E. DE BosDARI conte Alessandro, ambasciatore.

GIAPPONE Tokio -S. E. DE MARTINO nob. Giacomo, ambasciatore.

GRAN BRETAGNA

Londra -S. E. ToMASI DELLA ToRRETTA nob. Pietro dei principi di Lampedusa. senatore del Regno, ambasciatore.

GRECIA

Atene -MoNTAGNA Giulio Cesare, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

GUATEMALA

Guatemala -N. N.

HAITI Haiti -NASELLI conte Gerolamo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario. HONDURAS

Tegucigalpa -N. N

LETTONIA Riga -AMADORI Giovanni, reggente la legazione.

LIECHTENSTEIN

Vaduz -PROVANA DEL SABBIONE nob. Luigi, console (residente a Innsbruck).

LITUANIA Kaunas -AMADORI Giov<.nni, reggente (residente a Riga).

LUSSEMBURGO

Lussemburgo -CoMPANS de BRICHANTEAU CHALLANT marchese Alessandro, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

MAROCCO Tangeri -BRAMBILLA Giuseppe, agente diplomatico.

MESSICO

Messico -NANI MocENIGO conte G. Battista, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

MONACO (Principato) Monaco -PITTALIS Francesco, console.

NICARAGUA

Managua -N. N.

NORVEGIA Cristiania -CAMBIAGIO Silvio, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

PAESI BASSI L'Aja -MAESTRI MOLINARI marchese Francesco, inviato straordinario e ministro plenipotenziario. PANAMA

Panama -N. N.

PARAGUAY

Assunzione -MEDICI nob. Francesco dei marchesi di Marignano, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

PEhSIA

Teheran ... CoRA Giuliano, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

PERU' Lima -AGNOLI RUFFILLO, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

POLONIA Varsavia -MAJONI Giovanni Cesare, inviato straordinario e ministro plenipotenziario. PORTOGALLO Lisbona -BoRGHESE dei principi don Livio, inviato straordinario e ministro plenipotenziario. ROMANIA Bucarest -ALoisi barone Pompeo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

RUSSIA (Federazione delle Repubbliche Soviettiste Socialiste). Mosca -PATERNÒ DI MANCHI DI BILICI marchese Gaetano, capo della delegazione economica. SALVADOR San Salvador -N. N.

SAN DOMINGO San Domingo -NASELLI Gerolamo conte e nobile di Savona (residente all'Avana).

SAN MARINO San Marino -GoRI Giuseppe, console.

SERBI CROATI SLOVENI (Regno dei) Belgrado -SUMMONTE Consalvo, incaricato d'affari.

SIAM Bankog -BoRGHETTI Riccardo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

SPAGNA

Madrid -S. E. PAULUCCI DE' CALBOLI marchese Raniero, senatore del Regno, ambasciatore.

STATI UNITI D'AMERICA Washington -S. E. CAETANI don Gelasio dei duchi di Sermoneta, ambasciatore.

SVEZIA

Stoccolma -MARTIN FRANKLIN Alberto, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

SVIZZERA Berna -GARBAsso Carlo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

TURCHIA Costantinopoli -S. E. MAISSA Felice, alto commissario ad 'interim.

UNGHERIA

Budapest -CARACCIOLO Gaetano principe di Castagneto, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

URUGUAY

Montevideo -ALLIATA DI MONTEREALE E DI VILLAFRANCA princ'ipe Giovanni, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

VENEZUELA

Caracas -VIGANOTTI GIUSTI conte Gianfranco, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

APPENDICE II

UFFICI DEL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI

(Situazione al gennaio 1924)

MINISTRO SEGRETARIO DI STATO AD INTERIM

MussoLINI on. Benito, presidente del Consiglio, deputato al Parlamento.

SOTTOSEGRETARIO DI STATO

N. N.

GABINETTO DEL MINISTRO

Affari confidenziali -Ricerche e studi in relazione al lavoro del Ministro -Rapporti colla stampa e le Agenzie telegrafiche -Relazioni del Ministro col Parlamento e col Corpo Diplomatico -Udienze -Tribuna diplomatica.

CAPO DI GABINETTO

PAULUCCI DE' CALBOLI BARONE Giacomo, lo segretario di legazione.

SEGRETARIO DEL MINISTRO

MAMELI Francesco Giorgio, vice segretario di legazione.

SEGRETARIO GENERALE

CoNTARINl Salvatore, senatore del Regno, consigliere di Stato, ambasciatore onorario.

UFFICI ALLA DIRETTA DIPENDENZA DEL SEGRETARIO GENERALE UFFICIO STAMPA

Rivista della stampa estera e della stampa italiana nei riguardi della politica estera -Informazioni a giornali ed agenzie italiane ed estere Traduzioni.

Capo ufficio: ARoNE (dei baroni di Valentino) nob. Pietro, consigliere dl legazione.

35 -Documenti diplomatici -Serie VII -Vol. II

UFFICO CIFRA

Corrispondenza telegrafica e ordinaria in cifra -Compilazione e distribuzione dei cifrari.

Capo ufficio: DuRANO DE LA PENNE marchese Enrico, console generale.

UFFICIO CORRISPONDENZA

Registrazione e sunto della corrispondenza in arrivo e in partenza Rubriche per ragioni di luogo, di materia, di persona -Schedari -Spedizione della corrispondenza -Corrieri di Gabinetto.

Capo ufficio: CHIOSTRI Giuseppe, console generale.

UFFICIO DI COORDINAMENTO ECONOMICO

Segreteria della Commissione Internazionale per l'azione economica alL'estero -Collegamento in materia economico-commerciale fra le Direzioni Generali Europa e Levante ed Africa, America, Asia ed Australia ed i Ministeri tecnici competenti

Capo ufficio: CIANCARELLI Bonifacio Francesco, console generale.

UFFICIO DEL SEGRETARIATO DEL CONTENZIOSO DIPLOMATICO Segretario generale: GIANNINI Amedeo, consigliere di Stato.

UFFICIO CONTENZIOSO E LEGISLAZIONE

Studi sulle questioni aventi carattere giuridico e risoluzione di quesiti sulla legislazione attinenti a pratiche del Ministero.

Capo ufficio: N. N.

UFFICIO TRATTATI E SOCIETA DELLE NAZIONI

Lavori preparatori delle sessioni dell'Assemblea e del Consiglio della Società delle Nazioni per tutto ciò che concerne l'opera dei delegati italiani; cooperazione e assistenza loro occorrenti -Coordinazione, a questo fine, del lavoro delle varie Amministrazioni del Regno -Collega mento fra gli organi della Società, le Amministrazioni del Regno e i Regi delegati all'Assemblea ed al Consiglio -Ordinamento e custodia degli atti e documenti relativi alla Società. Congressi conferenze e convenzioni collettive in attinenza coi compiti della Società delle Naziom. Raccolta e pubblicazione delle convenzioni internazionali -Atti relativi alla loro efficacia: ratifiche, adesioni, denuncie, leggi e decreti di

esecuzione

Capo ufficio: SANDICCHI Pasquale, console generale.

RAGIONERIA CENTRALE

Capo ufficio: FANO Alberto, direttore capo di ragioneria.

DIREZIONE GENERALE AFFARI GENERALI

Direttore generale: CACCIA DoMINION! di Sillavengo conte Carlo, console generale.

UFFICIO PERSONALE

Capo ufficio: LoJACONO Vincenzo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

UFFICIO CERIMONIALE

Regole del cerimoniale -Lettere reali -Credenziali -Lettere di richiamo -Pieni poteri -Privilegi ed immunità degli agenti diplomatici e consolari -Franchigie in materia doganale ai regi agenti stranieri in Italia -Massimario -Visite e passaggi di Capi di Stato, Principi e autorità estere -Decorazioni nazionali ed estere -Libretti e richieste ferroviarie per n personale.

Capo ufficio: CAVRIANI dei marchesi nob. Giuseppe, console.

UFFICIO AMMINISTRATIVO

Capo ufficio: CRIVELLAR! dott. Quirino.

UFFICIO LEGALIZZAZIONI E PASSAPORTI

Legalizzazione di atti -Corrispondenza e contabilità relativa -Passaporti diplomatici ed ordinari.

Capo ufficio: N. N.

Archivista capo: MoRONE Vittorio.

ARCHIVIO STORICO

Conservazione ed incremento delle collezioni manoscritte del Ministero e dei Regi uffici all'estero -Conservazione degli originali degli atti internazionali -Conservazione delle carte del Ministem riservate dagli archivi delle direzioni -Ricerche e studi su materie storiche e questioni internazionali per incarico degli uffici del Ministero-Inventari e schedari.

Direttore: N. N. -FossATI Oreste, ff.

BIBLIOTECA

Conservazione ed incremento delle pubblicazioni; proposte per acquisti di libri e periodici -Scambio di pubblicazioni con altri Ministeri od istituti italiani ed esteri -Collezione e custodia di carte geografiche per uso del Ministero -Cataloghi, schedari, raccolta sistematica della legislazione straniera per ciò che può concernere le relazioni internazionali e l'amministrazione degli affari esteri -Forniture di pubblicazioni a corredo di Regi Uffici diplomatici e consolari.

Bibliotecario: PIRONE Raffaele.

DIREZIONE, GmNERALE AFFARI POLITICI, COMMERCIALI E PRIVATI D'EUROPA E LEVANTE

Direttore generale: ARLOTTA Mario, consigliere di legazione di la classe.

UFFICIO I

Belgio -Francia -Germania -Gran Bretagna -Lussemburgo -Monaco -Olanda -Portogallo -Spagna -Svizzera.

Capo ufficio: ToscANI Angelo, console generale.

UFFICIO II

Danimarca -Norvegia -Polonia -Russia -Stati Balcanici -Stati Caucasici -Svezia

Capo ufficio: MELI LuPI DI SoRAGNA marchese Antonio, 1° segretario di legazione.

UFFICIO III

Austria -Cecoslovacchia -Regno dei Serbi Croati e Sloveni -Ungheria.

Capo ufficio: BIANCHERI CHIAPPORI Augusto, consigliere di legazione.

UFFICIO IV

Albania -Bulgaria -Grecia.

Capo ufficio: N. N.

UFFICIO V

Africa Mediterranea -Egiaz-Etiopia -Mesopotamia -Palestina -Siria Turchia.

Capo ufficio: GuARIGLIA Raffaele, consigliere di legazione.

UFFICIO VI

Affari privati nei suddetti Paesi (Rogatorie -Estradizioni -Atti giudiziarii -Atti di Stato civile -Pensionati -Ricerche nell'interesse di cittadini italiani -Successioni di cittadini italiani).

Capo ufficio: DE Rossi del LION NERO nob. Pierfilippo, console.

DIREZIONE GENERALE AFFARI POLITICI, COMMERCIALI E PRIVATI DI AFRICA, AMERICA, ASIA E AUSTRALIA

Direttore generale: FARA FoRNI Giacomo, console.

UFFICIO I

America

Capo ufficio: SILVESTRI Ugo, console gene.rale.

UFFICIO II Asia, Australia ed Africa (salvo le regioni attribuite alla Direzione Generale Europa e Levante). Capo ufficio: vedi Ufficio l. UFFICIO III Affari privati in America del Nord -(Rogatorie -Estradizioni -Atti giudiziarii -Atti di stato civile -Pensionati -Ricerche negli interessi di cittadini italiani -Successioni di cittadini italiani). Capo ufficio: N. N. UFFICIO IV Affari privati in America centrale e del Sud, Asia, Australia.e Africa non mediterranea -(Rogatorie -Estradizioni -Atti giudiziarii -Atti di stato civile -Pensionati -Ricerche nell'interesse di cittadini italiani Successioni di cittadini italiani). Capo ufficio: SILVESTRI Ugo, console generale.

DIREZIONE GENERALE DELLE SCUOLE ITALIANE ALL'ESTERO

Direttore generale: TRABALZA prof. Ciro, ispettore centrale per le scuole medie e normali.

UFFICIO DIRETTIVO Capo ufficio: SARTORI Francesco, console generale.

COMMISSARIATO GENERALE DELL'EMIGRAZIONE

Commissario generale: DE MICHELIS Giuseppe, commissario generale per l'emigrazione.

APPENDICE III

AMBASCIATE E LEGAZIONI ESTERE IN ITALIA

(Situazione al gennaio 1924)

Afghanistan: Serdav AZIMOOLLAH KHAN, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; YARR MoHAMMED KHAN, 1° segretario; MrRZA ABD-UL-Azrz KHAN, 2° segretario.

Albania: N. N., inviato straordinario e ministro plenipotenziario; dott. Tewfìk MBORYA, incaricato d'affari; Réshad AsLAN, segretario.

Argentina: Ferdinando PEREZ, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; Conrado RoLANDONE, segretario di ta classe, incar:icato d'affari; Oscar ONETO AsTENGO, 2o segretario; Nicolas C. AccAME, addetto militare; Riccardo UGARRIZA, addetto navale; Carlos BREBBIA, addetto commerciale onorario.

Austria: dott. Lothar von EGGER MoELLWALD, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; Karl FREUDENTHAL, •consigliere di legazione., 1° segretario; Alfred ScHMID, 2° segretario; Iwo JoRDA, addetto.

Belgio: S. E. conte Werner van den STEEN DE JEHAY, ambasciatore; Louis LECLERCQ, consigliere; Joseph BERRYER, segretario di ta classe.

Brasile: S. E. Oscar de TEFFÉ, ambasciatore; Paulo de NrEUWERVE CoELHO DE ALMEIDA; 1° segretario; Leopoldo TEIXEIRA LEITE FILHO, 2° segretario; Labienno SALGADO DOS SANTos, 2° segretario; cap. di corvetta Manoel Ignacio BRrcro GurLHON, addetto navale; Deoclecio de CAMPOS, addetto commerciale.

Bulgaria: Georgy P. RADEV, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; Dimitri M. DAFINOV, segretario; Nicola GELEV, segretario.

Cecoslovacchia: dott. Vlastimil KYBAL, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; dott. Anton PAPIRNIK, consigliere; dott. Franz NEUGEBAUER, to segretario; magg. Victor MrLLER, addetto militare; Miroslav KuNDRAT, addetto commerciale.

Cile: Enrique VrLLEGAS, inviato straordinario e ministro plenipctenziario; Alvaro BAEZA YAVAR, 1° segretario; magg. Otto NASCHOLD ARGOMEDO, addetto militare; Alfredo VrEL CABERo, consigliere commerciale.

Cina: TANG TsAr Fou, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; HouANG SHou-KAN, 1° segretario; TcHou YrN, segretario; CHu PAo-LUEN, 2o segretario; SuN SzE-YuE, addetto.

Colombia: N. N., inviato 'straordinario e ministro plenipotenziario; Roberto GoENAGA, 1o segretario, incaricato d'affari ad interim.

Cuba; dott. Carlos DE ARMENTEROS Y DE CARDENAS, inviato straordinario e min'inistro plenipotenziario; dott. Alfonso FoRCADE Y JoRRIN, consigliere.

Danimarca: N. N., inviato straordinario e ministro plenipotenziario; dal 19 gennaio 1924 Harald de ScAVENIUS, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; P. O. von TRESCHOW, segretario; A. F. BAssE, segretario onorario.

Egitto: AHMED-ZIVER pascià, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

Equatore: gen. Delfin B. TREVINO, inviato straordinario e ministro pienipotenziario; Victor Ugo EscALA, 1° segretario; magg. Luigi LARREA ALBA, addetto militare.

Estonia: Herman HELLAT, consigliere, incaricato d'affari; Alessandro JURGENSON, l o segretario.

Finlandia: Herman Gregorius GuMMERus, inviato straordinario e ministro pie.. nipotenziario; Johannes NYYSSONEN, segretario.

Francia: S. E. Camille BARRÈRE, ambasciatore; François CHARLEs-Roux, consigliere; Jean RoGER, lo segretario; Armand BAROIS, 2° segretario; Jacques TRUELLE, 3° segretario; Henri GUEYRAUD, addetto; col. André DETROYAT, addetto militare; cap. di fregata JouBERT, addetto navale; cap. D'AsTIER DE LA VIGERIE, addetto aeronautico; ministro plenipotenziario J. O. G. HARISMENDY, addetto commerciale; Joseph SANGUINETTI, addetto commerciale aggiunto.

Germania: S. E. bar. Kostantin von NEURATH, ambasciatore; Friedrich Wilhelm von PRITTWITZ und GAFFRON, consigliere; dott. Kurt RIETH, lo segretario; Hans Georg von MACKENSEN, segretario; dott. Max LoRENZ, segretario; dott. Gunther ALTENBURG, segretario; Heinrich STROHEKER, consigliere di commercio.

Giappone: S. E. Kentaro 0TCHIAI, ambasciatore; Minoru FUJII, 1° segretario; Shigenori TASHIRO, segretario di 3a classe; Toshitaka OKuBo, addetto; Seiichi lNOUYE, 2° segretario interprete; magg. Sadakata IlDA, addetto militare; cap. di fregata Nobuto Tsunu, addetto navale.

Gran Bretagna: S. E. sir Ronald GRAHAM, ambasciatore; Howard William KENNARD, consigliere d'ambasciata; Henry John Edward LESLIE, lo segretario; Oliver Charles HARVEY, 2° segretario; James Wenceslav TonR, 2o segretario; sir Thomas ELLIOT, consigliere onorario; G. ScoTT, 1° segretario onorario; William McCLURE, lo segretario onorario; Herbert Dugdale CREEK, addetto onorario; ten. col. W. F. BLAKER, addetto militare; R. T. DowN, addetto navale;

J. H. HENDERSON, 1° segretario per gli affari commerciali; Henry Cave Ayles CARPENTER, 3° segretario per gli affari commerciali; magg, Robert BRACKEN, addetto commerciale aggiunto.

Grecia: N. N., inviato straordinario e ministro plenipotenziario; KoNSTANTINOS PsAROUDAS, consigliere di legazione, incaricato d'affari ad interim; Alexandros ARGYROPOULOS, 2o segretario; Dimitri NICOLOUPOLOS, 2° segretario; gen. di brigata H. PAPAVASILIOU, addetto militare; cap. di vascello S. PAPAELIOUPOULOS, addetto navale; P. ScARAMANGA, addetto onorario.

Guatemala: Adriano RECINos, inviato straordinario e ministro plenipotenziario (residente a Parigi).

Haiti: Felix VIARD, incaricato d'affari.

Hegiaz: Principe Habib LoTFALLAH, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; Ayet bey LIBOHOVA, 2° segretario.

Lettonia: dott. Michael WALTERS, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; Ernest REDIGER, addetto; Erika WILSON, 2° segretario.

Lituania: Petras KLIMAS, inviato straordinario e ministro plenipotenzlario; Adalbert STANEIKA, 1° segretario.

Messico: Ing. don Giulio MADERo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; dott. Leopoldo BLÀSQUEZ, consigliere; ten. col. Francisco J. AGUILAR, addetto militare.

Monaco (principato): conte Henri de MALEVILLE, 'inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

Norvegia: Johan lRGENS, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; Ove

C. L. VANGENSTEN, segretario; Anders FJELSTAD, addetto.

Paesi Bassi: Jan Herman van RoYEN, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; A. W. MossELMANS, consigliere; dott. J. J. L. van RIJN, addetto commerciale.

Panama: Antonio BURGOS, inviato straordinario e ministro plenipotenziario (assente); dott. Alejandro TAPIA, segretario, incaricato d'affari ad interim.

Paraguay: Ettore VELASQUEZ, inviato straordinario e ministro plenipotenziario (residente a Parigi).

Persia: Mustafà KHAN SAFAOL MEMALEK, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; Mirza Mohammed KHAN RAIS, 1° segretario; barone Lazzaro de PoLLIAKOFF, addetto commerciale.

Perù: Pedro MuJICA, incaricato d'affari; Adolfo OYAGUE y SoYER, 2o segretario; Attilio A. 0LIVARI, addetto; Luis BARUA Y UGARTE, addetto; cap. di vascello Ernesto CABALLERO Y LASTRES, addetto navale.

Polonia: August ZALESKI, inviato straordinario e ministro plenipotenziario·; Mattias LORET, consigliere; Leon Ladislaw SrEMIRADZKI, segretario; conte Ivan DROHOIOWSKI, segretario; conte .Josef MrcHALOWSKI, addetto onorario; magg. Luis MoRSTIN, addetto militare; Boleslaw MIKULSKI, addetto commerciale.

Portogallo: dott. Eusebio LEAO, inviato straordinario e ministro plenipotenziarlo; .Justino de MoNTALVAO, consigliere; Gastào de AVELLAR TELLES, 2° segretario; Antonio de MANTERO BELARD VELARDE, addetto; Valdemar de FONSECA ARAUJo, addetto.

Romania: Alexandru LAHOVARY, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; Alexandru CRETZIANO, 2° segretario.

Russia (Federazione delle Repubbliche Soviettiste Socialiste): JORDANSKIJ, rappresentante diplomatico.

Salvador: dott. G. Gustavo GUERRERO, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

San Domingo: N. N., inviato straordinario e ministro plenipotenziario; Pedro Maria RuBIROSA, segretario, incaricato d'affari.

Serbi Croati e Sloveni: Voislav ANTONIEvré, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; Miodrag LAZAREVIé, lo segretario; Ivan Albert ILLié, 2° se,.. gretario; Vladimir MILANOVIé, 2° segretario; Ciril KoTNIK, addetto; gen. Milan YEUCMENié, addetto militare.

Siam: Phya SARBAKICH PRIJA, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; Luang Sman MAITRIRAKS, 3° segretario; Luang BAHIDDHA, 3o segretario.

Spagna: S. E. Francisco de REYNoso Y MATEO, ambasciatore; Diego del ALCAZAR conte de VrLLAMEDIANA, consigliere; Bernardo RoLLAND, segretario; don Josè de la GANDARA Y PLAZAOLA marchese de la Gandara, addetto onorario; Josè Maria SERT, addetto onorario (assente); Manoel CARRASCO, addetto onorario; ten. col. Carlos EsPINOSA DE Los MoNTEROS, addetto militare; cap. di fregata Francisco Xavier DE SALAS Y GoNZALEs, addetto navale.

Stati Uniti d'America: S. E. Richard Washburn CHILD, ambasciatore; Franklin MoTT GuNTHER, consigliere; Frederic Ogden DE BILLIER, segretario; CoPLEY AMoRY, 2° segretario; John STAMBAUGH, 3° segretado; col. Edward T. DoNNELLY, addetto militare; J. E. CHANEY, addetto militare aggiunto; cap. Raymond HASBROUCK, addetto navale; Henry C. MAc LEAN, addetto commerciale;

A. A. OsBORNE, addetto commerciale aggiunto.

Svezia: bar. Karl Augustin BEcK FRIIS, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; conte de RosEN, addetto onorario; bar. Karl DE BILDT, consigliere onorario; Widar BAGGE, 1° segretario; cap. di cavalleria bar. F. BENNET, addetto militare; ten. di vascello Thorsten JoHNSON, addetto navale.

Svizzera: Georges WAGNIÈRE, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; Theoring von SoNNENBERG, consigliere; Alfred BRUNNER, 2° segretario.

Turchia: S. E. SUAD bey, ambasciatore; MEHEMET-HILMI bey, 1° segretario; LouTFONLLAH bey, 2° segretario; Akil EMROULLAH bey, 2° segretario; Mehmed ALI bey, 3° segretario.

Ungheria: conte Albert NEMEs DE HIDVEG, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; dott. Istvàn DE HEDRY, consigliere; Soltan DE MARIASSY, segretario; Nicolas DE GHYCZY, segretario; bar. Giorgy BAKACH-BESSENICY, segretario.

Uruguay: Manoel M. BERNARDEZ, inviato straordinario e mlnis~ro plenipotenziario; Federico GRUNWALDT GuESTAS, 1° segretario; Arturo PoZZILLI, addetto; col. prof. Nicola REVELLo, addetto militare; Leandro L. SoRMANo, addetto commerciale onorario; Andrés PoDESTÀ, addetto commerciale onorai"io.

Venezuela: Cesare ZuMETA, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; dott. Juan Manuel HURTADo-MACHADO, 1° segretario; Pedro CENTENo VALLEMILLA, addetto.